COMUNICATI

2011.05.21 – L’INCHIESTA SULLA POLIZIA NAZIONALE VENETA…IL SISTEMA MAFIOSO DI INQUIRENTI BUGIARDI E ADESSO ANCHE LADRI.

E così, dopo tutto questo tempo, dopo tutti i reati commessi dagli inquirenti italiani, sebbene non sia emerso e non sussista alcun elemento probatorio, questi si ostinano a creare l’ennesimo pretesto per non restituire i beni sequestrati… perché?
Il giorno di venerdì 20 maggio 2011, personale della digos della polizia di stato italiana a Treviso ha notificato a questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto nelle persone del Presidente Sergio Bortotto e del Vice Presidente dott. Paolo Gallina, il provvedimento della procura della repubblica italiana a Treviso nr.5416/2009 R.G. N.R. Mod.21 datato 18 maggio 2011 a firma del procuratore della repubblica italiana Antonio Fojadelli col quale ha disposto “che tutta la strumentazione informatica sequestrata in data 5 novembre 2009 sia data in affido con utilizzo alla polizia giudiziaria della digos della questura di Treviso”  (affido ???).
Il pretesto addotto sarebbe un asserito rifiuto, senza riserve, di ritirare il materiale informatico sequestrato in occasione di perquisizione operata il 5 novembre 2009 e per il quale sarebbe stata disposta la restituzione.
Niente di più falso.
Ad oggi non è mai stato notificato ad entrambi alcun decreto motivato di restituzione del materiale sequestrato né in fase di indagini preliminari, né da parte del giudice per l’udienza preliminare così come prescritto dall’art.263 del codice di procedura penale italiano.
Nel provvedimento della procura della repubblica italiana a Treviso nr.5416/2009 R.G. N.R. Mod.21 datato 18 maggio 2011 a firma del procuratore della repubblica italiana Antonio Fojadelli, notificato il 20 maggio 2011, c’è solo un mero riferimento ad una non meglio precisata disposizione di restituzione.
Ad oggi, pertanto, non ci è dato ancora di sapere nulla sull’esistenza di tale decreto di restituzione.
All’atto di quest’ultima notifica della disposizione del procuratore italiano Antonio Fojadelli, (per la notifica di questo atto si muovono e vengono personalmente presso le abitazioni e i posti di lavoro), la digos della polizia italiana ha rifiutato copia e anche la semplice visione del decreto di restituzione nonostante le ripetute legittime richieste degli aventi diritto, avanzate anche innanzi a testimoni.
I notificatori della digos della polizia italiana a Treviso hanno motivato il rifiuto ad esibire e notificare copia del decreto di restituzione adducendo a pretesto che tale atto lo avrebbero volutamente lasciato in questura;    hanno, infatti,  ribadito che loro non avrebbero mai provveduto a restituire gli effetti sequestrati secondo le legittime e ripetute richieste scritte di questo MLNV presso le rispettive abitazioni e i luoghi di lavoro dove erano stati sottratti.
In più occasioni, in precedenza, la digos della polizia italiana è tornata, come oggi, presso le abitazioni e i posti di lavoro del Presidente e del Vice Presidente del MLNV, senza peraltro mai adempiere all’obbligo di notificare il decreto di restituzione e provvedere a riconsegnare gli effetti sottratti;   anche in occasione dell’ulteriore abusivo accompagnamento coattivo in questura a Treviso del Presidente del MLNV in data 17 gennaio 2011 e del suo trattenimento presso gli uffici della digos per alcune ore, non è mai stato notificato alcun decreto di restituzione e non sono mai stati restituiti gli effetti e il materiale informatico illegalmente sottratto il 5 novembre 2009.
A sconfessare l’illecito operato della digos della polizia italiana a Treviso vi è anche il verbale di restituzione di cose sequestrate al Sig. QUAGLIA Daniele, coimputato nello stesso procedimento, e redatto e notificato in difetto del decreto di restituzione.
Lo stesso Sig. QUAGLIA Daniele, sentito nel merito, conferma di non aver mai ricevuto o visionato alcun decreto di restituzione.
Tutto ciò premesso, preme rilevare come in più occasioni, questo MLNV abbia sollecitato la legittima e dovuta restituzione di tutto il materiale sequestrato con istanze notificate agli inquirenti italiani.
Consti la natura degli effetti sequestrati, taluni strettamente personali , altri di stretta competenza di questo MLNV ed altri ancora di evidente natura professionale di soggetti terzi estranei all’inchiesta-farsa giudiziaria, questo MLNV nel richiedere la restituzione degli effetti sequestrati ha fatto espressa richiesta che fosse verbalizzata l’eventuale manipolazione ed estrazione anche parziale di dati informatici con le dovute precisazioni in ordine alle modalità di custodia, di conservazione e di ogni operazione tecnica compiuta considerata l’appartenenza e anche la proprietà intellettuale di soggetti terzi del materiale informatico ancora illegalmente trattenuto.
Tutte le legittime istanze inoltrate da questo MLNV agli inquirenti italiani hanno solo preteso il rispetto delle stesse norme di legge italiane a garanzia della correttezza dell’operato degli inquirenti stessi e dei diritti degli indagati.
Atti inoltrati e notificati agli inquirenti con richiesta di restituzione delle cose sequestrate:
  • 29.03.2010 – istanza inoltrata alla questura italiana a Treviso;
  • 07.05.2010 – diffida inoltrata a procura e questura italiana a Treviso;
  • 05.07.2010 – comunicazione, diffida e ingiunzione a notificare il decreto di restituzione, inoltrata alle stazioni di carabinieri di Crocetta del Montello (Tv), Villorba (Tv), procura e questura italiana a Treviso;
  • 13.12.2010 – ultimatum inoltrato allo stato straniero italiano e p.c. all’O.N.U.;
  • 07.02.2011 – denuncia di aggressione e rappresaglia inoltrata all’O.N.U., al tribunale italiano a Treviso, alla procura italiana a Treviso, alla questura italiana alla stazione carabinieri di Villorba (Tv)
  • 14.03.2011 – diffida ad estrazione dati informatici in altro procedimento penale con ulteriori sequestri di strumentazione informatica inoltrata all’O.N.U., al perito giudiziale, al tribunale italiano a Treviso, alla procura italiana a Treviso, alla questura italiana alla stazione carabinieri di Villorba (Tv).
A tali istanze non è mai seguito alcun riscontro.
Il provvedimento oggi notificato palesa il diabolico caparbio accanimento degli inquirenti italiani che col pretesto di un’inchiesta giudiziaria – farsa calunniosa, abusando del loro ufficio, si appropriano indebitamente di effetti personali, di  strumenti e di dati informatici irrilevanti ai fini probatori e che per legge dovevano essere subito restituiti.
E così, dopo tutto questo tempo, dopo tutti i reati commessi dagli inquirenti italiani, sebbene non sia emerso e non sussista alcun elemento probatorio, questi si ostinano a creare l’ennesimo pretesto per non restituire i beni sequestrati… perché?
Se falsamente il procuratore italiano a Treviso Antonio Fojadelli asserisce che il Presidente e il Vice Presidente del MLNV “rifiutano senza riserve di ritirare il materiale informatico […] per il quale è stata disposta la restituzione”, mentre invece le istanze di restituzione e le diffide di questo MLNV sconfessano quest’ennesimo spregevole espediente, sorge il ragionevole dubbio che si voglia infierire ad oltranza contra legem, o si voglia nascondere qualcosa.
È non è un diritto sapere cosa è stato fatto con questi computer in tutto questo tempo… che cosa hanno da nascondere in questura se adesso tentano di giustificarne l’appropriazione e la conseguente cancellazione dei dati in essi contenuti?
È alquanto sospetta la manovra posta in essere dagli inquirenti se si considera l’ulteriore e successivo procedimento-farsa aperto contro il Presidente del MLNV per delle lettere anonime contenenti minacce contro un funzionario della polizia italiana. In proposito, come pubblicamente dichiarato alla stampa tempo addietro, questo MLNV aveva subito riscontrato elementi tali da ritenere che l'autore delle stesse lettere anonime potesse essere un poliziotto;     non essendo dato di sapere e di capire come possa la procura italiana addebitare al Presidente del MLNV la responsabilità di lettere anonime sorge ora il fondato sospetto che le stesse possano essere state scritte usando uno dei computer sequestrati e che una volta restituiti potrebbero rilevare, con un'appropriata perizia, tutte le illecite manomissioni, l'estrazione e la manipolazione dei dati informatici sicuramente realizzati dagli inquirenti italiani.
Cosa avranno da nascondere?
Cosa temono che si scopra sul loro operato?
Il MLNV non ha mai rifiutato la restituzione dei beni sequestrati ma ha solo legittimamente preteso il rispetto della stessa normativa italiana vigente, che prescrive la restituzione e non il ritiro da parte degli aventi diritto alle condizioni imposte dalla digos della polizia italiana.
Ma non basta.
I beni sequestrati e che ora non si vogliono più restituire con un volgare espediente, sono beni personali e di proprietà;     taluni beni sono anche di incommensurabile valore affettivo e non possono costituire il pretesto per gli inquirenti italiani che, invece di provvedere all’obbligatoria restituzione prevista per legge, pretendono che sia il MLNV a ritirarli solo presso la sede della questura italiana a Treviso.
Siccome il MLNV, soggetto di diritto internazionale, non può essere né soggetto né assoggettabile – per sua natura –   alla giurisdizione dello stato straniero italiano, questo furto risulta ancora più grave perché oltre a violare le norme di legge italiana, viola anche le norme di diritto internazionale e integra l’ennesimo atto di aggressione e di guerra contro questo MLNV.
Con l’ordinare pertanto l’immediata restituzione  di tutti i beni illegalmente sottratti, ivi compresi gli strumenti informatici con tutti i dati in essi contenuti di cui al provvedimento notificato in data 20 maggio 2011, siamo a chiarire, ancora una volta l’illegalità di tutto il procedimento posto in essere dalla procura e dalla questura italiana a Treviso.
Il 16 luglio 2009 ha formalmente inizio l’inchiesta giudiziaria avviata dalla digos della polizia italiana e dalla procura italiana di Treviso contro questo MLNV ed altri soggetti.
L’inchiesta, dai risvolti grotteschi, ancora indefinita e sicuramente costata centinaia di migliaia di €uro ai cittadini italiani, risulta priva di qualsiasi fondamento giuridico.
L’ambiguità delle motivazioni addotte dagli inquirenti italiani sono state falsamente escogitate e poi strumentalizzate dall’azione calunniatoria e diffamatoria aggravata dal reiterato e distorto abuso dello strumento mediatico.
Abbiamo un procuratore e un questore italiano che si credono dei Padri Eterni e che invece di limitarsi ad applicare la legge credono di poter disporre della vita di cittadini che politicamente non la pensano come loro e vogliono la liberazione della propria Patria e l’indipendenza del Popolo Veneto.
Sono state necessarie due diffide inviate alla procura e alla questura italiana, da parte della Polisia Nationale Veneta e del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto, per veder notificato in data 17 e 18 maggio 2010 l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, formalmente concluse il 13 maggio 2010; questo rivela un'inerzia censurabile sotto il profilo procedurale, in quanto è stato eluso il termine del 16 gennaio 2010 per la notifica del proseguimento, chiusura o rinvio a giudizio.
In conseguenza di ciò vi è nullità assoluta di ogni eventuale successiva richiesta di rinvio a giudizio…e questo lo dice il codice di procedura penale italiano.
Nella comunicazione di chiusura delle indagini il procuratore italiano precisa anche in più punti che esistono solo degli “…aspiranti all’arruolamento…” e tale esplicitazione conferma l’insussistenza di qualsiasi struttura paramilitare.
Come può esistere una struttura paramilitare se vi sono solo aspiranti?
Dov'è il corpo paramilitare che la digos e la procura vantano di aver sventato?
Se di fatto esistono solo degli aspiranti a quali soggetti si riferiva il questore Carmine Damiano quando faceva le sue deliranti, sconclusionate, facinorose e mendaci dichiarazioni mediatiche, attribuendo agli indagati l’esistenza di campi di addestramento e di esercitazioni?
E’ tale l’evidenza di questa contraddizione che nessuno degli “aspiranti” risulta iscritto nel registro degli indagati.
Un altro inquietante e squallido aspetto dell’inchiesta si evidenzia quando ai rimanenti quattro indagati (all’inizio si parlava di ben ottanta, poi ridotti a tredici e infine a soli quattro), il procuratore italiano Antonio FOJADELLI ne aggiunge altri due, nella fattispecie Giuliana MEROTTO e Danilo ZAMBON, col solo fine di integrare l’aggravante, prevista dalla norma di legge contestata, del concorso di più di cinque soggetti per la medesima ipotesi di reato.
Questa inchiesta è una strumentalizzazione politica esercitata con l’abuso dell’attività e della polizia giudiziaria; essa nasce con lo solo scopo di ostacolare l’irreversibile processo di indipendenza della Nazione Veneta.
Giovedi’ 25 giugno 2009 in via l’italia 113 a Conegliano (Tv), in occasione del disposto pignoramento di beni mobili presso la sede della LIFE, (sede condivisa con quella dell’Autogoverno del Popolo Veneto, Soggetto Giuridico Istituzionale previsto dalle norme del Diritto Internazionale e dalla stessa legge italiana) si concreta un’azione posta in essere dagli inquirenti italiani, che palesa due condotte antitetiche:
  • la polizia italiana recepisce e si astiene dal violare la territorialità della sede dell’Autogoverno del Popolo Veneto, (riconosce e si astiene dall’accedere nei locali);
  • la polizia italiana non interviene per impedire che l’ufficiale giudiziario italiano proceda con l’esecuzione del pignoramento giudizialmente disposto; pur essendo stata pubblicamente resa edotta delle violazioni di legge, l’autorità di polizia italiana non si adopera nemmeno per rendere edotta l’autorità giudiziaria ordinante dell’incongruità normativa del provvedimento emesso… non impedisce così l’esecuzione di un ordine illegittimo in conseguenza del quale si concretano reati gravi con le conseguenze da essi derivanti e il successivo abuso e omissione di atti d’ufficio a carico della polizia italiana.

Per tali ragioni si possono configurare anche le seguenti ipotesi di reato:

  • violazione del patto internazionale sui diritti civili e poltici, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966 ed entrato in vigore nel diritto internazionale il 23 marzo 1976.
  • violazione della legge italiana 25 ottobre 1977, nr. 881, di ratifica ed esecuzione del patto internazionale sui diritti civili e poltici, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966 ed entrato in vigore nel diritto internazionale il 23 marzo 1976;
  • violazione della convenzione sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale entrata in vigore il 04.07.1950 e denominata “circolare C87” adottata dalla Conferenza generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, convocata a San Francisco dal Consiglio di amministrazione dello Ufficio Internazionale del Lavoro, ed ivi riunitasi il 17 giugno 1948, nella sua trentunesima sessione.

L’inchiesta denota a grandi linee le seguenti altre gravi violazioni di legge compiute dagli inquirenti:

  • 1. l’inchiesta si intraprende sulla base di inesistenti ipotesi di reato per la cui sussistenza si arriva ad attestare falsamente circostanze fantasiose e ad ipotizzare la creazione di un’associazione paramilitare in violazione di una legge del dopoguerra, la nr.43 del 1948;
  • 2. nonostante le ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, la procura italiana di Treviso su richiesta della digos, autorizza la polizia di stato italiana, ad effettuare intercettazioni telefoniche in danno degli indagati e di tutti i soggetti che con questi ne sono entrati in contatto; spesso si sono verificate anche interruzioni di conversazioni e impedimenti sospetti ma anche strane interferenze nell’attività informatica, dalla posta elettronica alla conversazione telematica diretta a mezzo chat; è indubitabile anche il tentativo o la realizzazione di intercettazioni ambientali poste in essere anche con l’ausilio e la collaborazione di agenzie investigative private.
  • 3. giovedì 5 novembre 2009 la polizia italiana, nonostante le ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, procede con la perquisizione dei posti di lavoro, degli uffici e delle abitazioni private con grave pregiudizio della reputazione personale e professionale degli indagati e grave nocumento nei rapporti familiari.
  • 4. giovedì 5 novembre 2009 la polizia italiana, nonostante le ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, sottrae illegalmente agli indagati beni ed effetti personali,strumentali e di lavoro che nulla hanno a che vedere con la commissione di delitti; ad oggi tali effetti sono ancora illegalmente trattenuti mentre, per quelli per i quali gli stessi inquirenti ritengono di disporre la restituzione, essi stessi si rifiutano di riconsegnarli agli interessati là dove sono stati sottratti… (come dire: te li ho portati via con l’inganno se vuoi vieni a riprenderteli).
  • 5. giovedì 5 novembre 2009 la polizia italiana, nonostante le ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, priva della liberta’ personale e addirittura “accompagna”coattivamente presso la questura di Treviso gli indagati, taluni membri del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (qualcuno addirittura in malattia; ad uno è stato impedito di presenziare alle esequie di un genitore); li trattiene sorvegliandoli a vista e impedendo loro di comunicare, taluni addirittura per dieci ore. Tutto ciò senza alcun verbale di accompagnamento, e quindi senza alcun avviso ai difensori.  
  • 6. giovedì 5 novembre 2009 la polizia italiana, nonostante le ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, sottopone illegalmente a rilievi fotodattiloscopici gli indagati, taluni membri del Movimento diLiberazione Nazionale del Popolo Veneto, configurando anche l’ipotesi di violazione dell’art. 4 del Testo Unico della Leggi di Pubblica Sicurezza insieme all’art.11 della legge 59/78 per le cui disposizioni è consentito all’Autorità di P.S. (nella fattispecie proprio il questore Carmine Damiano), di sottoporre a rilievi dattiloscopici, fotografici ed antropometrici solo le persone PERICOLOSE o SOSPETTE e coloro che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identità, circostanze inapplicabili per tutti i destinatari.
  • 7. giovedi’ 5 novembre 2009 la polizia italiana, nonostante le ipotesi di reato prive  di qualsiasi fondamento, dopo aver disposto la sottrazione delle armi al dott. Paolo Gallina, di cui nella mattinata era già stata accertata la legale detenzione presso la sua abitazione, (vedasi lo stesso verbale di perquisizione della digos), organizza una conferenza stampa e radiotelevisiva.  Nella circostanza il questore Carmine Damiano con il silenzioso assenso del procuratore Antonio Fojadelli presente al suo fianco, innesca un’offensiva mediatica trasformando la conferenza stampa in una spudorata e menzognera sceneggiata, calunniando e diffamando il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto. Carmine Damiano, compiaciuto, dichiara che la digos ha recuperato un arsenale mostrando le armi sottratte illegalmente al dott Paolo Gallina, comandante della Polizia Locale di Cornuda (Tv); come può il questore non essere a conoscenza che tali armi erano detenute legalmente dal dott. Paolo Gallina da oltre vent’anni senza alcun pregiudizio segnalato né dalla locale stazione dei carabinieri e ancora più dalla stessa digos solo poche ore prima?  E’ evidente come gli inquirenti italiani abbiano tentato di avvalorare le iniziali ipotesi di reato prive di qualsiasi fondamento, con l’unico elemento certo che abbia loro consentito di mentire alla pubblica opinione: l’esistenza di armi; un’associazione paramilitare, infatti, non può esistere se non dispone di capacità o potenzialità offensiva, e le armi legalmente detenute dal dott. Paolo GALLINA sono servite ad enfatizzare l’artificioso impianto accusatorio, e sono state utilizzate nell’occasione come un volgare espediente.
  • 8. La sceneggiata mediatica, così ingannevolmente organizzata, prosegue dando ad intendere che tali armi erano destinate e usate dagli indagati sia per non meglio precisate esercitazioni in località di montagna che per commettere eventuali azioni delittuose. E’ tale la calunnia presso la pubblica opinione che persuade anche esponenti parlamentari italiani (NACCARATO e RUBINATO) i quali in data 12.11.2009 nella seduta nr.245 dei lavori assembleari, promuovono una interrogazione a risposta in commissione al ministro dell’interno italiano attribuendo responsabilità inesistenti quali il ritrovamento di armi presso le abitazioni, gli uffici e i posti di lavoro degli indagati e presso la sede della stessa LIFE. L’interrogazione parlamentare si riferisce alla “Polisia Veneta” come una pericolosa struttura paramilitare e continua affermando che la digos di Treviso avrebbe sventato anche un non meglio precisato disegno eversivo, che avrebbe dovuto concretizzarsi con un atto dimostrativo contro i carabinieri e in più generale contro le forze dell’ordine italiane, considerate nemiche dell’Autogoverno del Popolo Veneto.
La calunniosa e persecutoria inchiesta-farsa della polizia e della procura straniera italiana di Treviso sotto la direzione del questore Carmine Damiano e del procuratore Antonio Fojadelli ha messo in luce per l’ennesima volta il criminale modus operandi del giudice straniero italiano, che ora ha assunto i contorni del grottesco.
Nel corso della mattinata di venerdì 21 gennaio 2011, il giudice per l’udienza preliminare italiano di Treviso Elena Rossi, titolare del calunnioso procedimento-farsa, ha accolto l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal procuratore Fojadelli con riferimento al decreto legislativo italiano 15 marzo 2010, n. 66, che con la norma di cui all’articolo 2268, comma 1, n. 297, abroga espressamente il decreto legislativo 14 febbraio 1948, n. 43, sulla scorta del quale gli inquirenti italiani hanno pretestuosamente perseverato con il chiedere il rinvio a pubblico giudizio degli appartenenti al MLNV, imputando loro violazioni mai commesse, e ipotizzando circostanze fantasiose e reati di fatto inesistenti quali la costituzione di una fantomatica associazione paramilitare.
Tragicomico: un magistrato inquirente e uno giudicante che in barba a tutte le elementari regole del diritto e dell’ordinamento giuridico italiano, invece di sottoporre al giudizio di legittimità costituzionale della Corte la norma di legge che sono chiamati in quella fase processuale ad applicare – tra l’altro ABROGATA con decorrenza 8 ottobre 2010 – eccepiscono con fervida fantasia interpretativa un asserito eccesso, a loro dire da ravvisarsi nel provvedimento legislativo abrogativo della norma incriminatrice, rispetto alla delega contenuta nella legge parlamentare delegante.
Delirio di onnipotenza o prove tecniche di regime? Sta di fatto che i due magistrati italiani, già resisi responsabili di innumerevoli reati nel corso del procedimento-farsa, invece di fare il loro dovere nel rispetto della legge, si mettono a disquisire di politica e di politica legislativa in particolare, polemizzando sui rapporti tra parlamento e governo italiani e sui contenuti delle leggi del primo delegate al secondo.
Il giudice per l’udienza preliminare Elena Rossi, per di più, soggetta per costituzione italiana alla legge, della legge italiana se ne fa invece ripetutamente un baffo, così come hanno fatto il procuratore e il questore di Treviso.
Con uno strabismo tipicamente italiano, il gup Rossi omette, tra le altre, di eccepire la nullità assoluta di diritto della tardiva richiesta di rinvio a giudizio del procuratore, sorvola bellamente su tutti quei gravissimi reati commessi da questore e procuratore contro gli indagati – quali i sequestri di persona, interrogatori informali e inaudite violenze morali e psicologiche, furto di identità personale con illeciti rilievi foto-dattiloscopici, etc. – in spregio agli stessi diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti, e sulle altre omissioni gravi del procuratore nel corso del calunnioso procedimento-farsa, mentre persiste nell’azione persecutoria poliziesco-giudiziaria italiana contro il MLNV e i suoi fondatori con lo stesso procedimento che doveva obbligatoriamente definire quanto meno pronunciandosi con il non luogo a procedere per intervenuta abrogazione della legge incriminatrice.
Le norme di legge italiana sulla procedura penale, infatti, avrebbero obbligato anche il gup Elena Rossi a definire dall’8 ottobre 2010 il procedimento-farsa contro questo MLNV, non solo per non aver commesso il fatto gli indagati, come risultava palese, ma anche perché la norma penale incriminatrice era stata espressamente posta nel nulla da una legge dello stato italiano, volenti o nolenti.
Il gup Elena Rossi sarebbe stata altresì obbligata a trasmettere tutti gli atti alla procura competente affinché procedesse contro procuratore e questore per tutti i reati da questi commessi nel corso dell’inchiesta, alcuni dei quali erano già stati evidenziati da questo MLNV in altri comunicati. La legge italiana imponeva inoltre al gup Elena Rossi l’obbligo di restituire agli aventi diritto tutti i beni illegalmente sottratti e trattenuti, ma tant’è. 
I “nostri”, ahinoi, tradiscono ancora una volta una scarsa conoscenza del diritto internazionale, laddove si versa in tema di soggetti di diritto internazionale qual è questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto: con diabolica pervicacia persistono con la loro condotta criminale a porre in essere atti di forza – che per il diritto internazionale integrano veri e propri atti di guerra – contro lo stesso MLNV, in spregio a tutte le norme di legge internazionali e del diritto interno italiano.
Non per niente la polizia straniera italiana di Treviso, sotto la direzione di un sostituto procuratore italiano di Treviso, il giorno di lunedì 17 gennaio 2011 ha portato ad esecuzione e compimento l’ennesimo violento e inequivocabile atto di guerra contro questo MLNV e il suo Direttivo: alle 7 del mattino ha eseguito un’ulteriore irruzione armata nell’abitazione privata del Presidente di questo MLNV, Sergio Bortotto.
Nell’occasione, la polizia italiana, dopo aver sottoposto a perquisizione la sua abitazione lasciandola a soqquadro, ha perquisito la sua persona, la sua autovettura e il luogo del suo posto di lavoro, arrivando a sottrargli illegalmente, ancora una volta, beni ed effetti personali tra i quali tre personal computer e altro materiale, tuttora trattenuti illegalmente.
Degno del miglior regime inquisitorio il pretesto addotto dagli inquirenti stranieri italiani per giustificare una simile aggressione scomposta e violenta: nel decreto di perquisizione, il pubblico ministero italiano Miggiani fa riferimento a tre scritti ANONIMI minatori indirizzati al medico della polizia italiana Marco Sartore in servizio a Treviso, e li addebita calunniosamente al Presidente Sergio Bortotto.
Sulla base di quali elementi probatori o indiziari il pm abbia voluto associare quegli scritti anonimi al Presidente di questo MLNV Sergio Bortotto, in verità assolutamente estraneo alla vicenda, non è dato sapersi.
Alla faccia delle garanzie difensive e dei diritti fondamentali e inviolabili delle persone costituzionalmente sanciti.
Ed a nulla rileva il fatto che quello stesso medico della polizia italiana possa aver falsificato un certificato medico che porta la sua firma, nel lontano anno 1998, al fine di coadiuvare nel diabolico mobbing avviato molti anni prima dalla polizia italiana contro l’allora Ispettore Bortotto: al Presidente e a tutto il Direttivo di questo MLNV ripugna la sola idea di agire al di fuori della legalità o con modalità così riprovevoli.
Questo MLNV e le singole persone che ne compongono il Direttivo hanno da sempre compiuto – così come compiranno in futuro – ogni singolo passo rigorosamente e volutamente entro gli argini e nell’alveo del diritto, anche e soprattutto internazionale.
Tutto ciò premesso chiediamo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano di voler disporre appropriati accertamenti sull’operato del questore a Treviso Carmine Damiano e sull’operato del procuratore capo Antonio Fojadelli, sull’operato del Gup Elena Rossi e del p.m. Miggiani in merito alle inchieste-farsa e persecutorie avviate contro questo MLNV e di attivarsi affinché i legittimi proprietari possano rientrare al più presto in possesso di tutti i beni illegalmente sequestrati, impedendo da subito qualsiasi cancellazione di dati informatici dai computer ancora illegalmente trattenuti.
Il Presidente del MLNV Sergio Bortotto

2011.05.13 – IL PARTITO ITALIANO “VENETO STATO” … E LE INGANNEVOLI DICHIARAZIONI DI GIANLUCA BUSATO

Prendiamo atto delle ingannevoli dichiarazioni di Gianluca BUSATO, che in un'intervista del 27 aprile scorso alla tribuna elettorale di RAI 3, in rappresentanza del partito italiano "VENETO STATO" che concorre alle elezioni amministrative straniere italiane, ha dichiarato che tale partito ha unito tutti i partiti e i movimenti a favore dell'indipendenza del Veneto.
Smentiamo categoricamente che tale partito rappresenta politicamente e in qualsiasi altro modo il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto che non concorre ad alcuna elezione politico/amministrativa straniera italiana.
Se per qualche voto si è disposti ad essere così spudoratamente falsi, cosa potrà mai convincerci della giustezza del programma politico di questo partito???
 
NOI DICIAMO NO AI PARTITI E AI CAREGARI DI OGNI ORDINE E GRADO!!!

2011.05.10-CARMINE DAMIANO… UN PICCOLO QUESTORE MALATO DI PROTAGONISMO.

ecco un'intervista del questore italiano Carmine Damiano… il bandito nr.2 e che appena possibile assicureremo alla Giustizia Veneta anche se dovessimo scovarlo in campo al mondo.
"c'è radice ideologica" risponde al giornalista il questore… e aggiunge inoltre… "queste persone non riconosco l'autorità dello stato ma rivendicano l'indipendenza…la pericolosità dell'associazione (???) sta proprio nel tentativo di organizzare una polizia della quale per la verità nessuno ritengo in Veneto … ne senta la necessità…".
Ha parlato il questore staniero italiano carmine damiano a nome dei Veneti… ma pensa un pò, questo emerito bugiardo, questo delinquente che disonora perfino l'uniforme che indossa.
E' talmente borioso e arrogante che non sa neppure quello che dice… non c'è nessuna associazione, e rivendicare l'indipendenza della Nazione Veneta non è affatto un reato e poi anche se lo fosse, chi se ne frega… W SAN MARCO e FUORI L'ITALIA DALLA NAZIONE VENETA.
Le armi che dici di aver sequestrato al dott. Paolo Gallina, ma che in realtà gli hai rubato e ancora le detieni illegalmente, sono armi che lui ha da vent'anni e sempre regolarmente detenute… sei o non sei il questore della provincia di Treviso… sai leggere o fai finta di non capire… lo stesso verbale di perquisizione della digos dice che le armi sono legalmente detenute… come la mettiamo allora… chi è il pagliaccio, chi è il bugiardo, chi è l'eversivo e il ladro???
 

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07.05.2011 – CONFERENZA STAMPA SULLA STORICA IMPRESA PATRIOTTICA DEI SERENISSIMI E CONTRO L’IMPOSTAZIONE ANTI-VENETA DELLA VISITA DEL PAPA.

Per ragioni ambientali legate alla prossima visita del Papa a Venezia (7/8 maggio), si ritiene opportuno anticipare e spostare la conferenza stampa commemorativa della presa del campanile del 1997 a sabato 7 maggio, ore 16, in Campo Santa Fosca, davanti al Monumento a Paolo Sarpi, eroe dell’indipendenza della Serenissima.
Dalle 16 alle 16.15 sarà osservato un quarto d’ora di silenzio per protestare contro l’impostazione antiveneta data alla vista del Pontefice (“Il Papa visita il NordEst”).
Il Veneto non è il NordEst!
 
Indipendentisti ricordano in silenzio l'impresa dei Serenissimi dell'8/9 maggio 1997 che diede inizio alla Risorgenza Veneta.
La spiegazione della comunicazione silenziosa sarà fornita in un testo scritto che sarà consegnato ai giornalisti presenti. Partecipate.
 
 

2011.05.07 – IL CONTROLLO DEI CARABINERI AL PROCURATORE DELEGATO DEL MLNV SERGIO PES

Il giorno 11.03.2011 alle ore 01.30 circa, mentre rientravo a casa, con l’autovettura, dopo aver partecipato ad una riunione del direttivo del MLNV all’altezza di Cimadolmo mi accorgevo di avere alle spalle una macchina dei carabinieri targata CC….. .
Quasi al centro di Tezze tramite segnalazione con i lampeggianti e paletta venivo invitato a fermarmi. Scesi dall’autovettura venivo invitato ad esibire la patente di guida e il libretto di circolazione.
Li consegnavo unitamente al tesserino del MLNV ma quello che pareva comandare la pattuglia disse che non gli interessava, lo rifiutava ed entrava nella sua auto.
In quel momento telefonavo a Sergio Bortotto per informarlo degli avvenimenti.
Al ritorno del carabiniere era mia premura informarlo che, sebbene provassi del rispetto verso di loro, non riconoscevo la loro autorità sul territorio della Venezia in quanto rappresentavano uno Stato straniero, che si trovavano al di fuori della loro giurisdizione.
Accorgendomi del loro stupore gli chiarivo che quello che facevano era illegale in base al fatto che lo Stato della Venezia non aveva mai cessato di esistere e comunque gli ricordavo anche che con l’abrogazione del regio decreto fatto da Calderoli, anche nel caso assurdo che prima di questo si trovassero in italia, ora, in ogni caso, non lo erano.
Nel frattempo arrivava un’altra autovettura di loro colleghi targata CC…..  che scendendo dalla macchina partecipavano alla conversazione.
Loro ribattevano affermando che comunque il loro lavoro era importante per la difesa della comunità e per il bene dell’ordine pubblico.
Io confermavo la sua teoria ricordandogli però che lo si poteva fare anche senza spacciarsi come autorità in un Paese straniero.
Gli chiarivo cosa è un Movimento di Liberazione Nazionale e quali sono i suoi compiti mentre venivo invitato ad aprire il baule della mia auto.
Vedendo le copie del Giornale delle Venezie che si trovavano al suo interno mi chiedevano spiegazioni che venivano pienamente soddisfatte dalla mie risposte.
Al termine della conversazione, che è avvenuta in toni ed atteggiamenti assolutamente cordiali da ambedue le parti, regalavo a ciascuno di loro quattro una copia di ogni numero del giornale che veniva, almeno apparentemente, apprezzata.
Quindi ci salutavamo augurandoci la buonanotte.
11 Marzo 2011
SERGIO PES

2011.05.04 – DISCRIMINAZIONE E PERSECUZIONE RAZZIALE NEI CONFRONTI DEL POPOLO VENETO–STATO ITALIANO DIFFIDATO E DENUNCIATO ALL’ONU

Oggetto: discriminazione e persecuzione razziale nei confronti del Popolo Veneto.

DIFFIDA e DENUNCIA dello stato straniero occupante italiano.

 

ALla PRESIDENza DEL CONSIGLIO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Palazzo Chigi – Piazza Colonna, 370 – 00187 Roma (Italia)

 

AL MINISTeRO DELL’ISTRUZIONE, UNIVERSITà E RICERCA

Viale Trastevere, 76/a – 00153 Roma (Italia)

 

ALLA DIREZIONE SCOLASTICA LICEO SCIENTIFICO STATALE “Giuseppe Berto”

Via Francesco Barbiero, 82 – 31021 Mogliano Veneto (Tv)

 

E per quanto di competenza

 

O.N.U. – DIRECTOR GENERAL

Mr. Sergei ORDZHONIKIDZE

Palais des Nations Avenue de la Paix 8-14, 1211 Geneva 10, Switzerland

 

 

Abbiamo saputo del richiamo formulato dalla direzione scolastica del Liceo Scientifico statale in indirizzo a carico di un docente per aver portato in classe, esposto e fatto oggetto di lezione scolastica il Gonfalone della Serenissima Repubblica di Venezia, in altre parole la bandiera Nazionale del Popolo Veneto.

Le semplici ed esaustive spiegazioni del docente non avrebbero inoltre “appagato” l’esigenza della direzione scolastica che avrebbe avanzato formale richiesta di spiegazioni scritte portando a pretesto la violazione del regio decreto n. 965 del 1924 di manifesto stampo ed epoca fascista.

La direzione scolastica avrebbe inoltre precisato e ribadito disposizioni secondo le quali si dovrebbe evitare di parlare della Repubblica Serenissima e di tutto quello che a essa è collegato, storia compresa.

Vi è però un altro gravissimo episodio che si è recentemente consumato in ambito scolastico presso il Centro di Formazione Professionale “Ferracina” di Bassano del Grappa (Vicenza); a uno studente sarebbe stata inflitta una sanzione di sospensione per due giorni per aver risposto in lingua veneta ad una domanda dell’insegnante, anche se correttamente.

Dal febbraio 2010 inoltre, sempre a Bassano del Grappa (Vi), in molte scuole sarebbe onorato il tricolore con l’alza e l’ammaina bandiera con grave pregiudizio didattico e pedagogico sulla verità storica della presenza straniera italiana sul suolo della Repubblica di Venezia.

Questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV), pertanto, ancora una volta denuncia alle Nazioni Unite tali provvedimenti d’autorità perché concretano palesi atti di discriminazione razziale contro il Popolo Veneto, contro la sua millenaria cultura e tradizioni.

Si configura un vero e proprio razzismo istituzionale promosso e sostenuto dalle istituzioni straniere italiane presenti sul territorio occupato della Repubblica di Venezia allo scopo di annientare l’Amor Patrio e l’identità Nazionale Veneta del Popolo Veneto che sono valori universali per ogni Popolo e quindi inalienabili, irrinunciabili, incedibili e imprescrittibili.

Il Popolo Veneto s’identifica nella propria bandiera che non è il tricolore dello stato occupante italiano ma il Gonfalone di San Marco.

Il Popolo Veneto s’identifica nelle millenarie radici storiche delle proprie tradizioni, dei propri usi e costumi radicati e insiti nel territorio della propria Patria Veneta, a oggi ancora occupata dallo stato straniero italiano.

Questo MLNV, facendo seguito

       alla denuncia di occupazione, dominazione e colonizzazione della Nazione Veneta da parte dello stato straniero italiano, depositata personalmente presso la sede dell’O.N.U. di Ginevra nel settembre del 2010;

       all’ultimatum notificato allo stato straniero occupante italiano e alla sede O.N.U. di Ginevra nel dicembre del 2010;

       alla denuncia di aggressione rappresaglia contro lo stato straniero italiano, notificata al medesimo e alla sede O.N.U. di Ginevra nel febbraio 2011;

       alla diffida a procedere con l’attività di spionaggio contro questo MLNV posta in essere dalle autorità straniere italiane e notificata alle medesime e a codesta sede O.N.U. di Ginevra nel marzo 2011;

       alla comunicazione e denuncia degli atti di aggressione attuati dallo stato straniero occupante italiano contro i membri di questo MLNV, notificata alla sede O.N.U. di Ginevra e alle Ambasciate degli Stati terzi nel mese di aprile 2011 e al contemporaneo reclamato vigoroso appello al determinarsi di codesta Organizzazione delle Nazioni Unite contro lo stato straniero italiano.

 

D I F F I D A

 

Lo stato occupante straniero italiano dal persistere con simili provvedimenti di natura razziale nei confronti del Popolo Veneto, ordinando l’immediata cessazione e rimozione di ogni impedimento che possa costituire pretesto giuridico, materiale, morale e in qualsiasi maniera espressione d’intolleranza nei confronti della libertà per il Popolo Veneto di essere ciò che è secondo i propri usi, costumi e tradizioni e soprattutto di autodeterminarsi secondo quanto previsto dal trattato di New York del 1966 ratificato anche dallo stato straniero occupante italiano con legge 881/77 e da quant’altro previsto secondo le norme di diritto internazionale.

 

Questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto

IN NOME DEL POPOLO VENETO

 

denuncia, ancora una volta, lo stato straniero occupante italiano all’Organizzazione delle Nazioni Unite, avvertendola che non sarà accettato un mancato sollecito riscontro, perché costituirebbe grave violazione delle stesse norme di diritto che tale Organizzazione emana e tutela.

 

Repubblica di Venezia, 4 maggio 2011

 

il Presidente del MLNV

Sergio Bortotto

 

 


 

articolo sulla Tribuna di Treviso di gioved' 12 maggio 2011:

ecco come disinforma la solita stampa di regime… bugiardi, bugiardi e bugiardi.

 

2011.05.12 – LA TRIBUNA – IL MINISTERO MANDA GLI ISPETTORI AL BERTO

2011.05.02 – EMAIL AI BUGIARDI DELLA POLIZIA DI STATO ITALIANA

alla polizia di stato italiana – email a mezzo sito www.poliziadistato.it
 
Ancora oggi 2 maggio 2011 è visibile sul vostro sito ( http://questure.poliziadistato.it/Treviso/articolo-6-643-5972-1.htm ) l'offensivo e menzognero articolo riguardante l'inchiesta farsa effettuata con spregiudicata e vergognosa  menzogna dalla digos di Treviso.    
Il questore italiano a Treviso Carmine Damiano, gia responsabile delle diffamazioni aggravate fatte in concorso col procuratore capo italiano a Treviso Antonio Fojadelli e in concorso con i responsabili in ogni ordine e grado degli appartenenti alla polizia di stato italiana, risponderanno alla Giustizia Veneta appena sarà ripristinata la legalità sulla nostra Patria, la Repubblica di Venezia.
Nel frattempo vi sollecitiamo a rimuovere o correggere l'articolo in questione perchè falsamente informa la pubblica opinione di fatti inattribuibili agli indagati e che sono solo frutto di menzogne create appositamente dalla questura italiana e straniera a Treviso e dalla procura della repubblica italiana straniera a Treviso.
Firmato il Presidente del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto , Sergio Bortotto,
(per fortuna ex ispettore della polizia di stato italiana).

2011.04.19 – IO NON VOTO A ELEZIONI STRANIERE ITALIANE

IO NON VOTO!!!
a elezioni straniere italiane
.

Come gia sapete il MLNV non concorre ad alcuna elezione politico/amministrativa italiana.  
C’è inoltre da registrare l’attività apparentemente indipendentista posta in essere da Veneti che si professano tali ma che in realtà si riconoscono nelle istituzioni straniere italiane e ambiscono a incarichi e funzioni all’interno delle stesse, (partiti e movimenti politici che concorrono a elezioni amministrative e politiche italiane a qualsiasi livello).  
Di questi soggetti politici noi del MLNV diffidiamo assolutamente perchè illudono il Popolo Veneto di poterli portare all’indipendenza attraverso un percorso referendario nell’ambito delle istituzioni straniere italiane.  
Questa strada è impercorribile attualmente in italia e perderemmo solo ancora tempo.   E’ alto, inoltre, il rischio di ritrovarci a che fare con abili cacciatori di “careghe” e di poltrone, pronti a cavalcare la causa indipendentista pur di “galleggiare politicamente” o per godere di visibilità mediatica; questi personaggi non servono alla causa indipendentista, pur ammantati di titoli accademici, dottorati e quant’altro.  
Di partiti ce ne sono fin troppi in italia e di sicuro non abbiamo bisogno di mantenere anche partiti indipendentisti… la lega nord si prefiggeva il medesimo fine ed è sotto gli occhi di tutti il palese tradimento.  
Vi mettiamo seriamente in guardia da questi pseudo partiti indipendentisti poiché mettono in discussione l’esistenza della Patria Veneta, accettano le istituzioni straniere italiane e ambiscono ruoli al loro interno chiedendo di essere eletti in tali istituzioni.
 
 
 
 

2009.11.09 – CODARDIA DI UN VENETO POLITICANTE E LE GRATUITE OFFESE DI GIANLUCA PANTO (P.N.V. ORA VENETO STATO).

ecco i veneti  codardi e politicanti di turno che vogliono l'indipendenza; probabilmente non servono parole… si commentano da soli.
 
 
 gianluca-panto
 
 
 
di Gianluca Panto
(gia Segretario del Partito Naxional Veneto ora confluito nel partito VENETO STATO)
ovviamente ora anche candidato alle elezioni amministrative straniere italiane… da buon "indipendentista". 
 
 
 
Il 5 Novembre 2009 è un altro giorno storico per la nostra nazione Veneta.
Non l’anniversario di Vittorio Veneto, non dell’alluvione del 1966.
Leggiamo che oggi le autorità italiane hanno arrestato un gruppo di sedicenti secessionisti armati. (non è stato arrestato nessuno, nessuno era armato, pensa un pò)
Un gruppo onirici sbandati mitomani militaristi esaltati falliti idealisti nostalgici. (grazie per le offese, basta che le cose le dicano le autorità italiane e allora è tutto vero… almeno un pò di decenza per ascoltare la versione opposta)
Eppure questa volta c’è qualcosa di diverso nell’atteggiamento dei veneti verso questa vicenda.
C’è la netta sensazione che parte della vicenda sia stata costruita, che si siano infiltrati dei provocatori dall’esterno per neutralizzare un movimento, che qualcun altro alla fine, ben informato abbia anche trovato l’occasione per farsi pubblicità, per lucrarci sopra, per strumentalizzare. (che tutta la vicenda sia una montatura è palese, ma il Movimento di Liberazione Nazionale Veneto non è affatto stato neutralizzato, anzi…;   caro Panto se poi sei a conoscenza di chi sono gli infiltrati, fai pure i nomi, li confronteremo con quelli che noi abbiamo scoperto… se poi c'è qualcuno che si è fatto pubblicità o ci ha lucrato sopra, pendiamo dalle tue labbra, illuminaci!!!)
Che pena farsi belli sopra le disgrazie altrui.
Questa volta sembra proprio che qualcuno che non centra niente sia stato coinvolto suo malgrado, magari sarà stato imprudente , magari sarà stato ingenuo. (nessuno del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto, coinvolto nell'inchiesta Polisia Nationale è stato coinvolto ingenuamente o imprudentemente…ti dirò di più caro Panto: quelli che nel corso delle indagini sono stati "scagionati" dagli accertamenti della digos italiana, si rifiutano ancora oggi di sentirsi fuori dalla questione e hanno respinto formalmente le decisioni del procuratore italiano di ritenerli fuori dalle responsabilità e di essere stati prosciolti: uniti fin dall'inizio e uniti fino alla fine)
Questa volta i giornali hanno fatto la solita tiritera, ma non sono stati così convincenti come altre volte.
Troppo facile dargli al veneto, inbriagon e razzista, non attacca più.
Tredici Vigili urbani con tredici pistole. (dovresti informati meglio, non si è mai parlato di 13 vigili urbani, eventualmente di un ex ispettore della polisia di stato italiana che io sono e del comandante di un Corpo di polizia locale, che è il dott. Paolo Gallina… tutti gli altri sono Cittadini del Popolo Veneto e Autorità delle Istituxion dell'Autogoerno del Popolo Veneto… ma forse questo a te non dice nulla)
Per forza! Se hanno il porto d’armi per servizio… (non esiste il porto d'armi per servizio) 700 e passa proiettili, sarà.
Roba da multa venatoria non certo da terroristi.
Insomma mi sa che questa volta qualcosa non torna proprio .
La sensazione che ci sia stata una qualche ingiustizia è ben presente. (compresa la tua delazione che è doppiamente grave perchè fatta da un Veneto contro altri Veneti attaccati dallo stato occupante)
Questa volta c’è l’impressione che dalla parte sbagliata , dalla parte dei cattivi, degli impostori, dei pressappochisti, degli inventori di complotti inesistenti ci siano altri. (ma che strano caro Panto… pensi di essere tanto diverso da questi, visto che spari giudizi su di noi prima ancora di sapere come stanno le cose???)
Accendiamo il cervello, certo, isoliamo questi individui dalle nostre associazioni, movimenti partiti, siamo tutti daccordo. (caro Panto, io e il dott. Paolo Gallina siamo cofondatori del Partito Naxional Veneto, ma poi abbiamo maturato e intrapreso un percorso diverso per l'indipendenza, che è quello dell'Autogoverno e poi del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto… e allora???       Da cosa ci vuoi isolare e perchè sei convinto che tutti siano daccordo con la tue avventate dichiarazioni, a noi non risulta!!!) 
Se ne parla tra gli amici e siamo sempre nella stessa lunghezza d’onda.
Ma non si fa così.
Arrestare le persone, metterle alla gogna, umiliarle, far perdere il lavoro, la famiglia, la vita. Per quale reato?
Marciare in parata come gli Schützen.
Un dispetto, una provocazione, vedremo cosa hanno veramente fatto questi qui, aspettiamo i giudici. (aspettiamo i giudici??? i giudici italiani??? eh eh eh,  andiamo avanti così che fra cento anni saremo ancora qui ad organizzare sagre e costexine)
Intanto non c’è niente da fare, il messaggio che è passato non è quello che vorreste voi sui vostri media controllati, ma un altro.
Ovvero che molti veneti si sono sentiti offesi, maltrattati. (ma va!   ma non mi dire caro Panto, mai offesi quanto da quello che tu hai scritto su di noi… dai nemici mi guardo io ma dagli "amici" mi guardi Iddio)
L’occasione che ci mancava per interrogarci e scoprire che evidentemente in questi anni si è rafforzata la nostra identità, la nostra veneticità ha attecchito, ci dovrete in qualche modo fare i conti.
L’avete sottovalutata, non la conoscete ancora, nemmeno noi forse.
Non è un fatto di cattiveria,questi contro quelli, ma è una situazione storica.
Le società stanno diventando claniche, policulturali.
Lo sviluppo dell’economia in senso transnazionale ha trasformato la cultura in uno degli input fondamentali del processo di creazione dei valori.
Voi pensate ancora che i veneti siano ignoranti, noi invece siamo colti. La nostra cultura vi spaventa perché non l’avevate previsto.
Siamo consapevoli che il concetto di veneticità ci permette di essere immediatamente collocabili geograficamente e ci restituisce una nostra eccellenza.
Non cerchiamo nemici da combattere, non ci servono le armi da fuoco, ci basta quella nostra potentissima che è rappresentata dal territorio e dalla cultura millenaria.
Siamo consapevoli che vi state indebolendo, che non avete più la capacità di controllare i processi, le mutazioni.
Noi invece ora la vediamo, la tocchiamo l’idea del progresso, è li davanti a noi.
Ma dall’esterno è sembrata a molti decisamente inutile ed intimidatoria.
E fermare la marcia del popolo veneto verso la libertà sarà probabilmente altra cosa. (perchè mai la marcia del Popolo Veneto, verso la libertà dovrebbe essere fermata da qualcos'altro??? sembra quasi che tu lo dia per scontato! dov'è il tuo patriottismo, il tuo amor patrio???)
Gianluca Panto

"…In qualunque stato si travesta la calunnia è sempre un male contro la carità e la giustizia.
C’è un aspetto sostanziale e sottile, che è questo: la calunnia colpisce non le cose ma la persona…".
Comunque grazie caro Panto… grazie per gli insulti e per il tuo amor patrio e sentimento nazionale, sappi che ci riserviamo qualunque idonea iniziativa legale per la diffamazione aggravata che ci hai reso.
Sergio Bortotto
e tutto il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto
(n.b.: i commenti in azzurro sono scritti da Sergio Bortotto)

 
   

2011.04.19 – STATO ITALIANO FASCISTA E RAZZISTA

Un professore che si deve giustificare per aver portato il Gonfalone di San Marco in aula per una lezione.
Cari studenti Veneti, pretendete che si insegni anche la Nostra storia, quella della Repubblica di Venezia.
Che la Polizia Nazionale Veneta avvii un procedimento con la messa a ruolo del procedimento a carico dei responsabili per crimini contro il Popolo Veneto aggravati da finalità razziste.
Non basta essere indignati… i responsabili devono sapere che prima o poi risponderanno alla Giustizia Veneta di questi crimini.
 
 
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2011.04.07 – IL GONFALONE DI SAN MARCO NON E’ UN SIMBOLO POLITICO MA LA BANDIERA DELLA NAZIONE VENETA… NON LO SCORDI NEPPURE LA CHIESA!

0.01Porta a questi squallidi risultati lo sfruttamento politico da parte della Lega Nord, della Bandiera della Nazione Veneta che è il Gonfalone di San Marco.
C'è però di che indignarsi di questi preti che ignorano e non rispettano la Nostra Bandiera..
La volontà di quell'uomo non ha offeso nessuno, anzi ha onorato tutti i Veneti, (anche se io non sono leghista)… invece, il disprezzo di quel prete e l'opportunitistica diplomazia delle gerarchie ecclesiastiche offendono il Popolo Veneto e l'intera Nazione Veneta.
E' strano come nel Veneto occupato e colonizzato dallo stato straniero italiano la chiesa ignori i suoi doveri rispetto alla Repubblica di Venezia che ha dato tantissimo per la difesa della Cristianità.
Finirà presto però anche questa deriva e l'ingerenza di una chiesa che con il ripristino della Repubblica di Venezia dovrà sicuramente rivedere le proprie pretese e imparare a stare al proprio posto, essere meno istituzione, fare meno politica, meno investimenti immobiliari o bancari e magari un pò più di carità.
Si vergogni patriarca, quanta ipocrisia … chissà come mai nessuno dei prelati o Lei si è indignato o ha vietato di portare in chiesa il tricolore italico in occasione di altre esequie.
Il Presidente del MLNV Sergio Bortotto
 
ed ecco gli articoli:
 
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Il prete al funerale respinge la bara «Togliete la bandiera veneta»
Leghista di Mestre l’aveva voluta per il suo funerale. Amarezza tra amici e famigliari: «Era una delle sue volontà, il leone di San Marco non è simbolo di partito»
 
VENEZIA — L’aveva confidato agli amici di una vita: «Quando muoio, seppellitemi avvolto nella bandiera di San Marco». Luigi Sartorelli, d’altra parte, con quel leone nel cuore aveva vissuto un’avventura lunga vent’anni, tirando su decine e decine di ragazzi cresciuti leghisti a Mestre e dintorni. E proprio loro, quando la bara di «Gigi» è stata sollevata giovedì sul sagrato della chiesa di Santa Maria di Lourdes in via Piave, a Mestre, hanno voluto rendergli l’ultimo omaggio, tener fede all’ultima promessa, spiegando una bandiera della Serenissima e stendendola sopra il feretro. Che però così ornato ha fatto solo pochi passi.
Don Renato Mazzuia, il parroco chiamato a celebrare le esequie, ha infatti fermato il corteo funebre: «Con quella bandiera lì sopra, non lo benedico neppure» avrebbe detto ai famigliari. Ne sarebbe nato un diverbio, secondo quanto riferiscono gli uomini del Carroccio, che alla fine hanno ceduto: la bandiera del Veneto è stata tolta e solo allora la bara è stata lasciata entrare in chiesa, dove il funerale si è poi svolto normalmente. «Un episodio che ci ha amareggiato moltissimo – racconta Alessandro Vianello, segretario cittadino della Lega – ci è sembrata una forzatura senza senso, in un momento triste, in cui si cerca soltanto di salutare degnamente chi ci ha lasciato, dando pace alle sue ultime volontà e stando vicini alla sua famiglia». E Gigi Sartorelli non aveva chiesto poi molto: d’essere benedetto in chiesa e d’essere accompagnato nell’addio dai simboli della terra che aveva amato e del partito in cui aveva creduto. Per lui, che aveva fondato la sezione mestrina della Lega all’inizio degli anni Novanta, che era stato segretario cittadino fino a quattro anni fa ed aveva guidato la circoscrizione del partito sulla terraferma fino al tragico arresto cardiaco che l’ha stroncato a 67 anni, il movimento aveva portato in via Piave un cuscino di rose a comporre il Sole delle Alpi e, appunto, il vessillo del Veneto.
«Abbiamo evitato di portare con noi le bandiere del partito – spiega Vianello – che pure gli avrebbero fatto piacere, proprio perché abbiamo pensato che potessero essere strumentalizzate e potesse nascerne qualche polemica spiacevole». Per scatenare un putiferio è bastata quella della regione. Pare che all’origine della decisione di don Mazzuia di non lasciare che la bara entrasse coperta dalla bandiera via sia una precisa disposizione del Vaticano, che vieta di esporre all’interno delle chiese simboli di partito. «Il punto è che il leone di San Marco non è il simbolo della Lega Nord ma quello del Veneto – continua Vianello – dunque non si capisce dove sia il problema». A ben vedere il 19 agosto scorso, l’arcivescovo di Sassari monsignor Paolo Mario Virgilio Atzei ed il vescovo di Nuoro monsignor Pietro Meloni accolsero senza alcun problema il feretro dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga nella Chiesa di San Giuseppe a Sassari, avvolto dal tricolore sì, ma anche dai quattro mori della bandiera sarda.
Difficile anche appellarsi a ragioni di decoro, visto che di fronte al dolore spesso si indulge, lasciando che i famigliari e gli amici espongano quanto di più caro vi era stato per il defunto, non ultime le bandiere della squadre del cuore. Tant’è, alla fine le esequie si sono svolte come da rigido regolamento vaticano. Ma gli amici di Gigi non hanno rinunciato ad una piccola rivincita. Si sono infatti organizzati in fretta ed all’uscita dalla chiesa l’hanno accolto schierati con le bandiere del Veneto sollevate al cielo. Per fargli ombra, col leone di San Marco. Come avrebbe voluto, per il suo ultimo viaggio.
Marco Bonet
01 aprile 2011

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Bara «serenissima» respinta, il Patriarca difende il prete
 
Venezia, il sacerdote aveva fatto togliere la bandiera di San Marco. Zaia: «Decisione ideologica»
 
VENEZIA — «Un’umiliazione», arrecata dalla «volontà punitiva e ideologica di un uomo di Chiesa». Il governatore Luca Zaia commenta duramente, seguito da ampie schiere di leghisti indignati, il rifiuto del sacerdote don Renato Mazzuia di non far entrare in chiesa la bara di uno militante del Carroccio, Gigi Sartorelli, avvolta nella bandiera di San Marco. «Non tocca a me entrare nel merito dei regolamenti ecclesiastici – ha detto Zaia – dietro i quali si è manifestata l’evidente volontà punitiva e ideologica di un uomo di Chiesa, che, invece, dovrebbe conoscere i fondamenti della pietà cristiana. La sostanza è che per alcuni burocrati la bandiera che per milleedieci anni ha difeso il mondo cristiano, sventolando a Lepanto, non può entrare in chiesa». Il governatore si è quindi rivolto al Patriarca di Venezia, Angelo Scola: «Mi auguro, anche come semplice battezzato, che le gerarchie trovino i tempi e i modi per dare un segnale a tutti noi che siamo rimasti evangelicamente scandalizzati da tanta arroganza. Trovo infine sorprendente che un uomo di Chiesa sia così ignorante dei fatti del passato e della storia del popolo che dovrebbe guidare. Un altro buon motivo per chiedere ai suoi Pastori una parola che chiarifichi».
Ed il Patriarcato è intervenuto, con una nota dell’ufficio stampa in cui sostanzialmente si difende la decisione di don Mazzuia. Innanzitutto, «in nessun modo il sacerdote ha inteso mancare di pietà cristiana nei confronti del defunto e dei suoi familiari; la sua scelta è stata improntata al rispetto di un’indicazione della Chiesa cattolica a non esporre nei luoghi di culto, durante l’atto religioso, simboli che possano essere identificati politicamente, a prescindere dal loro riconosciuto valore tradizionale». In secondo luogo, «l’atto del sacerdote, motivato dal rischio di un uso politico del simbolo in questione in chiesa – e in ogni caso la bara su invito dello stesso sacerdote è stata avvolta nella bandiera sui gradini esterni del tempio -, può essere valutato come un eccesso di prudenza, ma non merita in nessun modo gli epiteti eccessivi con cui l’episodio è stato commentato». Non solo Zaia, infatti, è intervenuto per condannare l’episodio accaduto nella chiesa di Santa Maria di Lourdes, a Mestre. Prima di lui aveva usato accenti di fuoco l’onorevole ed ex segretario provinciale del Carroccio veneziano, Corrado Callegari, che aveva chiesto a don Mazzuia di scusarsi pubblicamente «dopo aver affondato il coltello nella ferita dei famigliari dell’amico che abbiamo perduto» mentre il senatore Piergiorgio Stiffoni ha parlato di «atteggiamenti da teologia della Liberazione, che confondono simboli identitari e simboli politici». Chiude Roberto Ciambetti, assessore al Bilancio: «Proprio sostenendo che il vessillo della Serenissima è un simbolo politico, mentre la politica dovrebbe star fuori dalla chiesa, don Renato ha compiuto un gesto politicamente scorretto dentro la chiesa».
Ma.Bo.
02 aprile 2011

2011.04.06 – COMUNICAZIONE ALL’O.N.U. E AMBASCIATE STATI TERZI

Venetie, 6 aprile 2011
 
Oggetto: COMUNICAZIONE
inviata a mezzo posta elettronica certificata (mlnveneto@pec.it)
 
Spett.
O.N.U. – DIRECTOR GENERAL
Mr. Sergei ORDZHONIKIDZE
Palais des Nations Avenue de la Paix 8-14, 1211 Geneva 10, Switzerland
 
– ALBANIA, Cancelleria Via Asmara, 5 – 00199 Roma
– ARGENTINA, Cancelleria Piazza dell'Esquilino, 2 – 00185 Roma
– ARMENIA, Cancelleria Via XX Settembre, 98/E – Scala A – int.9 – 00187 Roma
– AUSTRALIA, CancelleriaVia A. Bosio, 5 – 00161 Roma
– AUSTRIA, Cancelleria Via G. Pergolesi 3 – 00198 Roma
– BELGIO, Cancelleria Via dei Monti Parioli 49 – 00197 Roma
– BRASILE, Cancelleria Piazza Navona 14 – 00186 Roma
– BULGARIA, Cancelleria Via P.P. Rubens, 21 – 00197 Roma
– CANADA, Cancelleria Via Salaria, 243 – 00199 Roma
– REPUBBLICA CECA, Cancelleria Via dei Gracchi 322  – 00192 Roma
– REPUBBLICA POPOLARE CINESE, Cancelleria Via Bruxelles 56 – 00198 Roma
– CIPRO, Cancelleria Via Ludovisi 35 – Piano 5 – Scala A Int. 10 – 00187 Roma
– CROAZIA, Cancelleria Via L. Bodio 74/76 – 00191 Roma
– DANIMARCA,Cancelleria Via dei Monti Parioli, 50 – 00197 Roma
– ESTONIA, Cancelleria Viale Liegi, 28 int. 5 – 00198 Roma
– FINLANDIA, Cancelleria Via Lisbona, 3 – 00198 Roma
– FRANCIA, Cancelleria Piazza Farnese, 67 – 00186 Roma
– GERMANIA, CancelleriaVia San Martino della Battaglia, 4 – 00185 Roma
– GRAN BRETAGNA, Cancelleria Via XX Settembre, 80/a – 00187 Roma
– GRECIA, Cancelleria Viale G. Rossini, 4 – 00198 Roma
– INDIA, Cancelleria Via XX Settembre, 5 – 00187 Roma
– IRLANDA, Cancelleria Piazza di Campitelli, 3 – 00186 Roma
– ISRAELE, Cancelleria Via M. Mercati, 14 – 00197 Roma
– KAZAKHSTAN, Cancelleria Via Cassia 471 – 00189 Roma
– KOSOVO, Cancelleria Via Tolmino, 12 – 00198 Roma
– LETTONIA, Cancelleria Viale Liegi, 42 int. 4-5 – 00198 Roma
– LITUANIA, Cancelleria Viale di Villa Grazioli, 9 – 00198 Roma
– LUSSEMBURGO, Cancelleria Via S. Croce in Gerusalemme, 90 – 00185 Roma
– MACEDONIA, Cancelleria Via Viale Bruxelles, 73-75 – 00198 Roma
– MESSICO Cancelleria Via Lazzaro Spallanzani, 16 – 00161 Roma
– MOLDOVA, Cancelleria Via Montebello, 8 – 00185 Roma
– MALTA, Cancelleria Lungotevere Marzio, 12 – 00186 Roma
– MONACO, Cancelleria Via Antonio Bertoloni, 36 – 00197 Roma
– MONTENEGRO, Cancelleria Via Antonio Gramsci, 9 – 00197 Roma
– NORVEGIA, Cancelleria Via delle Terme Deciane, 7 – 00153 Roma
– NUOVA ZELANDA, Cancelleria Via Clitunno, 44 – 00198 Roma
– PAESI BASSI, Cancelleria Via Michele Mercati, 8 – 00197 Roma
– POLONIA, Cancelleria Via P. Paolo Rubens, 20 – 00197 Roma
– PORTOGALLO, Cancelleria Viale Liegi, 21 – 00198 Roma
– ROMANIA, Cancelleria Via Nicolò Tartaglia, 36 – 00197 Roma
– RUSSIA, Cancelleria Via Gaeta, 5 – 00144 Roma
– SAN MARINO, Cancelleria Via Eleonora Duse, 35 – 00197 Roma
– SANTA SEDE, Cancelleria Via Po, 27a/29 – 00198 Roma
– SERBIA, Cancelleria Via dei Monti Parioli, 20 – 00197 Roma
– SLOVACCHIA, Cancelleria Via dei Colli della Farnesina, 144, – 00194 Roma
– SLOVENIA, Cancelleria Via Leonardo Pisano, 10 – 00197 Roma
– SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA, Cancelleria Villa Malta – Piazza               Cavalieri di Malta, 4 – 00153 Roma
– SPAGNA, Cancelleria Palazzo Borghese – Largo Fontanella Borghese, 19 –               00186 Roma
– STATI UNITI D'AMERICA, Cancelleria Palazzo Margherita – Via Vittorio               Veneto, 119/a – 00187 Roma
– SUD AFRICA, Cancelleria Via Tanaro, 14 – 00198 Roma
– SVEZIA, Cancelleria Piazza Rio de Janeiro, 3 – 00161 Roma
– SVIZZERA, Cancelleria Via Barnaba Oriani, 61 – 00197 Roma
– TURCHIA Cancelleria Palazzo Gamberini – Via Palestro, 28 – 00185 Roma
– UCRAINA, Cancelleria Via Guido d'Arezzo, 9 – 00198 Roma
– UNGHERIA, Cancelleria Via dei Villini, 12/16 – 00161 Roma
– URUGUAY, Cancelleria Via Vittorio Veneto, 183 – 00187 Roma
– UZBEKISTAN, Cancelleria Via Tolmino, 12 – 00198 Roma
– VENEZUELA, Cancelleria Via Nicolò Tartaglia, 11 int. 5/6 – 00197 Roma

Sig. Presidente!
Il giorno 27 settembre 2010 questo MLNV ha affidato alla S.V. la denuncia di occupazione dominazione e colonizzazione della Nazione Veneta da  parte dello stato straniero italiano, depositando l’atto direttamente presso la sede O.N.U. in Ginevra (CH), da Lei diretta.
Il giorno 13 dicembre 2010 questo MLNV ha inoltrato alla S.V. copia dell’ultimatum indirizzato allo stato straniero occupante italiano.
Il giorno 07 febbraio 2011 questo MLNV ha inoltrato alla S.V. la denuncia di aggressione e rappresaglia posta in essere dallo stato straniero occupante italiano nei confronti di questo MLNV, con l’ulteriore perquisizione domiciliare e personale operata in data 17.01.2011 dalla sezione politica della polizia straniera italiana con l’immotivato e illegittimo sequestro di effetti ed attrezzatura informatica di questo MLNV, il sequestro di persona e l’accompagnamento coattivo del Presidente del MLNV presso la questura italiana in Treviso.
Il giorno 14 marzo 2011 questo MLNV ha informato la S.V. del documento di diffida a procedere a estrazione dati dai personal computer illegalmente sottratti al MLNV dall’autorità giudiziaria straniera italiana a mezzo la sezione politica della polizia straniera italiana, configurando e confermando nella sostanza l’illecita attività di spionaggio posta in essere dallo stato straniero occupante italiano nei confronti dell’attività di questo MLNV (a tutt’oggi non ha provveduto a restituire il maltolto e/o a disporne diversamente come previsto dalla stessa normativa straniera italiana).
Gli atti di aggressione e rappresaglia posti in essere dallo stato straniero italiano contro il MLNV hanno più volte limitato gravemente le libertà fondamentali personali.
Ad oggi il MLNV è oggetto di un’intensa attività di spionaggio, talvolta addirittura con palesi illecite intercettazioni telefoniche, telematiche e informatiche tese a disturbare  e impedire l’uso dei sistemi.
Sono frequenti e spudoratamente palesi anche i pedinamenti con veicoli ma anche manovre tali da procurare veri e propri attentati alla circolazione stradale, fortunosamente scampati e sempre in ore serali/notturne e su tratti isolati.
Le autovetture di proprietà dei membri del direttivo sono state più volte sabotate, qualcuna all’impianto frenante, ai pneumatici e al sistema di alimentazione;     spesso vengono ritrovate le vetture aperte anche se precedentemente regolarmente chiuse.
Gravi le palesi e sfacciate minacce dirette al Vice Presidente del MLNV dott. Paolo Gallina, a tutt’oggi  privato illegalmente anche dell’arma di servizio.
Recentemente questi è stato avvicinato da un emissario degli inquirenti italiani, ovviamente anonimo, che dopo aver parlato della vendicatività della polizia italiana e della procura italiana a Treviso, ha minacciato future rappresaglie da parte degli stessi inquirenti italiani, invitandolo con subdolo  e mafioso atteggiamento ad abbandonare la propria Terra e a chiedere il trasferimento presso il comando di Polizia Locale del comune di Canicattì in Sicilia per evitare ritorsioni.
Ma è di questi giorni sempre più pressante l’appello di numerosi cittadini del Popolo Veneto soffocati dalla morsa fiscale straniera italiana che li depreda oltre ogni decoroso limite, costringendoli a indebitarsi o addirittura al suicidio o a pensare ad armarsi per fronteggiare gli sciacalli di un sempre più avido fisco straniero.
Anche membri di questo MLNV e i membri con cariche autorevoli nelle Istituzioni di Governo in autodeterminazione del Popolo Veneto sono destinatari di inique pressanti e illegali vessazioni fiscali da parte dello stato straniero italiano.
Considerato pertanto che non è possibile, non è doveroso e non è volontà di questo MLNV, e per quanto ci è dato di sapere neppure delle stesse Autorità di Governo del Popolo Veneto in autodeterminazione, di dar riscontro alcuno a tali illegittimi saccheggi fiscali dello stato occupante straniero italiano, riteniamo inevitabile il configurarsi di un aspro confronto dagli imprevedibili risvolti.
Le scrivo, dunque, per esternarle tutto il mio rammarico per il silenzio che la S.V. ha finora destinato alle nostre legittime istanze.
Un’assenza di riscontro che pesa e ci umilia vedendo il presidente dello stato straniero italiano, occupante la nostra Patria, parlare all’Assemblea delle Nazioni Unite pronunciandosi in difesa dei diritti umani.
E’ deprecabile che proprio il presidente straniero italiano ribadisca, come ha avuto modo di dichiarare presso la sede ONU da Lei diretta a Ginevra parlando al Consiglio per i Diritti Umani lo scorso 4 marzo, che:
– la protezione giuridica internazionale dei Diritti Umani è al centro del sistema delle Nazioni Unite, come testimonia la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
– Essa è sempre più importante per tutti gli Stati membri, senza eccezione.
– I Diritti Umani sono divenuti progressivamente una pietra angolare delle relazioni internazionali.
– Di conseguenza, violazioni massicce dei Diritti Umani rendono un regime illegittimo e lo pongono al di fuori della comunità degli Stati.
– Sta per tramontare l'èra dei regimi che nascondono la verità, limitano il movimento delle persone e fanno ricorso a menzogne, alla corruzione e a false rappresentazioni del mondo esterno.
– el solco delle parole del Presidente Truman a San Francisco "ogni progresso comincia con divergenze di opinioni e si sviluppa quando le divergenze vengono superate attraverso la ragione e la reciproca convinzione", l'Italia continuerà a chiedere alle Nazioni Unite di essere in prima linea nelle prevenzione del genocidio, la lotta contro ogni forma di discriminazione, la difesa delle minoranze e la protezione delle minoranze religiose.
Ma il diritto di autodeterminazione di un Popolo non è forse sancito e tutelato da codesto Consesso delle Nazioni Unite?
Il diritto di autodeterminazione dei Popoli è stato accettato e inscritto nell'articolo 1.2 della Carta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (firmata a San Francisco il 26 giugno 1945 ed entrata in vigore il 24 ottobre 1945), e dispone che uno degli scopi dell'Organizzazione è sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto del principio dell'eguaglianza dei diritti dei popoli e del loro diritto dell'autodeterminazione.  
Detto principio attiene ai soggetti internazionali, quali i Movimenti di Liberazione Nazionale, e quindi al loro assetto e alla loro legittimazione giuridica sul piano internazionale.  
Il diritto all'autodeterminazione è un diritto erga omnes, che quindi si può far valere nei confronti di tutti gli altri stati.  
Non spetta a noi ricordare gli effetti pratici di tale principio, ma reclamarli con vigore e con l’urgente appello che speriamo non cada ancora nel vuoto.
Nel ribadire pertanto in ogni suo aspetto la denuncia depositata presso codesta sede ONU in Ginevra in data 28.09.2010, reclamiamo:
– il diritto all’autodeterminazione del Popolo Veneto;
– il ripristino della completa sovranità del Popolo Veneto sulla propria Terra entro i confini naturali della Repubblica di Venezia preesistenti all’occupazione straniera;
– l’obbligo per lo stato straniero italiano a consentire l’esercizio del diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto, attraverso le proprie libere istituzioni;
– che si impedisca allo stato straniero occupante italiano di far ricorso all’uso della forza per negare tale diritto e ancor meno di far ricorso a fuorvianti e ingannevoli interventi poliziesco/giudiziari e alla manipolazione e all’abuso dello strumento mediatico impedendo la corretta pubblica informazione;
– il sostegno del MLNV da parte degli Stati terzi nella lotta per l’autodeterminazione e il ripristino della legalità sulla propria Patria;
– che gli Stati terzi si astengano dall’aiutare in qualsiasi modo lo stato straniero italiano.
Questo MLNV e le singole persone che ne compongono il Direttivo hanno da sempre compiuto, così come compiranno in futuro, ogni singolo passo rigorosamente e volutamente entro gli argini e nell’alveo del diritto, anche e soprattutto internazionale. Ci auguriamo tuttavia di non dover ricorrere all’estremo uso della forza per difenderci e tutelare il diritto all’Autodeterminazione per il Popolo Veneto, diritto così tanto proclamato e sancito quanto per ora disatteso nei nostri confronti da codeste  Nazioni Unite.
Il Presidente del MLNV
Sergio Bortotto

2011.04.05 – PRECISAZIONI SUL MLNV

Sembra che sia di difficile comprensione il presupposto giuridico per cui questo MLNV ha denunciato lo stato straniero italiano occupante e rivendicato l’autodeterminazione del Popolo Veneto e che sta alla base dell’esistenza stessa del MLNV.
Non potrebbe esistere un MLNV se non esistesse una Patria da liberare da un’occupazione straniera, in caso contrario non saremmo MLNV ma “insorti”.
La nostra denuncia e la richiesta di riconoscimento del MLNV da parte dell’ONU non ha la pretesa di essere giudicati meglio di altri Veneti;    tale “meccanismo” di riconoscimento presuppone una condizione giuridica in conseguenza della quale viene ammessa l’esistenza della Repubblica di Venezia nell’attuale condizione di occupazione straniera.
Riconosciuto il MLNV si riconosce l’esistenza nell’attuale condizione della Repubblica di Venezia con tutte le conseguenze derivanti dal diritto all’autodeterminazione per il Popolo Veneto.
Quindi ogni successiva comune iniziativa, Costituente compresa, sarà certamente avvalorata e assistita dal principio di effettività, almeno quale mero rafforzativo del nostro diritto all’autodeterminazione.
Non di meno, la partecipazione di questo MLNV alla ricostruzione della Repubblica di Venezia è per statuto e volontà dei promotori e dei militanti più "tecnica" che "politica".
Abbiamo individuato nel MLNV il soggetto di diritto internazionale che ci consente di esperire un certo percorso e di tentare presso le sedi internazionali il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del Popolo Veneto.
Secondo noi ci sono le premesse per rivendicare tale diritto e il MLNV è il soggetto che, secondo le norme del diritto internazionale, può rivendicare tale diritto in nome del Popolo Veneto.
Tutto questo però non arroga alcunché al MLNV, perché l’esercizio di tale diritto spetta esclusivamente al Popolo Veneto e a nessun’altro.
La nostra partecipazione alla “comune battaglia” per riconquistare l’indipendenza è passata fino ad ora attraverso diversi percorsi… Movimento i Veneti, Partito Nasional Veneto, (di cui anche cofondatori), Istituxion de Autogoerno del Popolo Veneto, (con cariche istituzionali).
In tutti i casi ci siamo doverosamente ritirati perché, pur condividendo il principio di autodeterminazione non abbiamo mai condiviso la pretesa di taluni di obbligare altri, quindi anche il Popolo Veneto, ad assoggettarsi alla volontà di pochi o addirittura di un singolo soggetto;     in certi casi era palese la megalomania, la pericolosità e la cattiveria di alcune persone,  ma anche la grettezza, talvolta la volgarità e l’assoluta ignoranza in materia.
Abbiamo così costituito il MLNV al fine di mettere il Popolo Veneto nelle condizioni di poter esercitare il diritto all’Autodeterminazione nelle forme, tempi e modi che egli stesso riterrà più opportuni.
Le ragioni stesse dell’esistenza del MLNV sono limitate al conseguimento del ripristino dell’indipendenza del Popolo Veneto, fatto ciò il MLNV ha raggiunto il suo scopo e non ha più motivo di esistere.
Il MLNV si è proposto di rivendicare e di liberare la Patria dall’occupazione straniera e di portare il Popolo Veneto a libere elezioni.
E’ imprescindibile il principio per cui, una volta rivendicata l’autodeterminazione e create le circostanze per preparare il ripristino istituzionale a tale fase il MLNV partecipa solo come “garante”.
Una “Costituente” sarà necessaria e auspicabile ma altrettanto necessario sarà il riconoscimento del compito di questo MLNV rispetto a tale soggetto e a tale delicatissima fase.
Il MLNV dovrà garantire l’esercizio della Costituente ed eserciterà e assicurerà la sicurezza nazionale e l’insediamento di un Governo provvisorio con prefissati e circoscritti compiti e funzioni.
Ma di questo si discuterà e si deciderà direttamente fra tutti.
Il MLNV non ha alcuna pretesa e nessuna ambizione politica ma è al servizio della Patria Veneta e del Popolo Veneto.
Il Presidente del MLNV Sergio Bortotto
VIVA SAN MARCO.

2011.04.04 – LEGA ISTITUIRE SUBITO GLI ESERCITI REGIONALI…LA SOLITA “SPARATA LEGHISTA”

Ecco la solita sparata leghista.
Istituire battaglioni regionali… ma al comando di chi???
Di leghisti???
Ma siamo impazziti???
______________
Proposta di legge: serviranno per gestire l’ordine pubblico e per attentati o calamità
foto Ansa17:50 – Eserciti regionali, sul modello della Guardia nazionale americana, anche in Italia; “milizie” pronte a intervenire in caso di calamità naturali, attentati, incidenti a infrastrutture o siti produttivi, e per mantenere l’ordine pubblico in caso di delibera ad hoc da parte del governo o delle Regioni. E’ questo l’obiettivo della Lega, che al riguardo ha elaborato una sua proposta di legge, annunciata alla Camera.
Il provvedimento è stato firmato da quasi tutti gli esponenti del gruppo del Carroccio, con l’eccezione del capogruppo Marco Reguzzoni.
Secondo il progetto di legge, dovranno entrare a far parte del Corpo dei volontari militari, previo superamento di esami psico-attitudinali, i militari che non sono più in servizio (senza demerito) e che non abbiano superato i 40 anni di età. Il limite di età varrà anche per gli ufficiali e i sottoufficiali.
I “battaglioni regionali” dovranno avere prevalentemente il carattere di “strutture-quadro”, che potrebbero poi aumentare di numero in caso di mobilitazione. I soldati regionali avranno l’obbligo di prestare servizio un mese all’anno, anche per garantire la formazione permanente del personale. La loro retribuzione sarà identica alla paga giornaliera che si riceve nell’esercito e ci sarà l’aspettativa non retribuita nel caso in cui i nuovi soldati lavorino nel settore pubblico o privato.
Toccherà all’Esercito e ai Carabinieri addestrare il nuovo “Corpo Regionale” che non dovrebbe disporre di più di 20 mila uomini raggruppati in 20 battaglioni a regione, che dipenderanno da dal Capo di Stato Maggiore della Difesa per quanto riguarda i compiti deliberati direttamente dal Consiglio dei Ministri.
Pd: “La proposta della Lega è preoccupante”
”La Lega sta forse puntando alla secessione militare?”.Così il capogruppo democratico nella commissione Difesa della Camera, Antonio Rugghia, commenta la proposta di legge della Lega, per istituire degli eserciti regionali che si occupino anche di ordine pubblico su richiesta del Consiglio dei Ministri e dei singoli governatori. ”E’ una proposta preoccupante – spiega – che sembra voler mettere in discussione l’unità stessa del Paese e creare venti piccoli eserciti da brandire contro i propri vicini. Se non fosse stata presentata da un gruppo così folto di deputati l’avrei definita una pagliacciata, ma la presenza di autorevoli esponenti del Carroccio la rende seriamente preoccupante. Aspettiamo adesso la reazione del ministro La Russa”.

2011.04.01 – CINQUE BUONI MOTIVI PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO

 
 
Il MLNV condivide e propone l'attenta lettura della disamina proposta da Enzo Trentin sui motivi dell'indipendenza ma su una cosa vogliamo essere precisi.
Noi Veneti non abbiamo bisogno di fare una "secessione" per tornare liberi e indipendenti… ci si ribella da uno stato cui si appartiene ma il Popolo Veneto non appartiene all'italia e la Repubblica di Venezia non ha mai cessato di esistere… ad oggi, infatti, se il Popolo Veneto non esercita la propria sovranità è solo perchè la Patria è occupata da uno stato straniero, repressivo e violento nonchè fortemente razzista e colonizzatore nei nostri confronti, ovvero l'italia.
Tornare indipendenti per noi Veneti, non significa, separarsi, scindersi o dividersi dall'italia… l'italia deve ritirarsi e uscire dai nostri confini con le proprie forze armate, con le sue istituzioni e con tutti i suoi debiti e malaffari.
Un motivo in più, inoltre, per non andare a votare… non credere ai partiti italiani, non credere ai partiti indipendentisti o autonomisti… perdiamo ancora tempo.
Possiamo essere liberi subito, basta volerlo.
Siamo un Popolo, siamo una Nazione… è un nostro diritto esserlo, non abbiamo biosgno di chiederlo a nessuno.
Pensate solo se ciascuno di noi smettesse improvvisamente di pagare le tasse a questo stato tiranno e illegittimo… pensateci!
Io le tasse le voglio pagare ma al mio Stato, alla mia Nazione che è la Repubblica di Venezia e non l'italia.
 
ed ecco la riflessione di Ento Trentin:
 

1 – Tutelare la libertà
Gianfranco Miglio nella presentazione del libro di Allen Buchanan: “SECESSIONE – Quando e perché un paese ha il diritto di dividersi “, scrive tra l'altro: «Se non si riconosce il diritto degli uomini liberi ad affrancarsi da un ordinamento tirannico non altrimenti modificabile («resistenza»), o a separarsi da una comunione politica che non è più conveniente («secessione» come «diritto di stare con chi si vuole»), tutte le costruzioni istituzionali esistenti sarebbero inefficaci per un vizio di legittimità insanabile.
[…] numerosi e recentissimi casi in cui un popolo è stato costretto a chiedere e ottenere la «secessione» da una più ampia comunità di cui faceva parte: mai l'appello al diritto di separarsi è stato frequente e convincente come ai nostri giorni.
L'argomentazione di Buchanan è particolarmente persuasiva là dove l'autore considera il caso delle etnie – quelle dei fiamminghi, sloveni, canadesi francofoni ecc. –
che lamentano di dover sopportare un carico contributivo proporzionalmente eccessivo verso il resto della comunità in cui si trovano inserite, e quindi chiedono (o hanno già ottenuto) di «secedere».
L'analogia con la circostanza in cui si trovano le regioni dell'Italia settentrionale (e i veneti in particolare.
Ndr) è evidente. […] si propone anche l'interpretazione «moderna» del «federalismo»: non più come (in passato) mezzo transitorio per raggiungere l'unità, bensì come assetto stabile per riconoscere, tutelare e gestire le diversità.
La presenza di un ben fondato «diritto di secessione», nel corpo aggiornato del diritto pubblico e della morale politica generale, diventa – in altre parole – garanzia di stabilità e di non reversibilità di tutte le Costituzioni legittime del nostro tempo.
Il diritto alla «diversità» e al «pluralismo» nelle istituzioni (anche se costa sacrifici) non può più essere negato, senza innescare il ricorso al rimedio ultimo, cioè alla «secessione».
Ciò premesso, per il momento ci possiamo limitare all'osservazione per cui la presunzione generale a favore della libertà implica una presunzione a favore del riconoscimento del diritto di secessione nel senso seguente:
l'onere della dimostrazione grava su coloro che si oppongono alla secessione;
sono loro a dover provare che l'indipendenza del Veneto recherebbe un danno non solo in seno lato, ma un danno moralmente rilevante o della gravità morale richiesta per giustificare l'uso della forza atta a impedire la secessione.
Sulla moralità dello stato italiano, invece, si possono avanzare numerosi dubbi.
Infatti, dopo l'unificazione dell'Italia fatta da casa Savoia saltano agli occhi degli studiosi tre cifre spaventose: Il bilancio pubblico è fissato in modo rigido: il 44% serve a pagare i debiti; il 37% è destinato all'Esercito e alla Marina.
Non rimane quasi nulla per scuole, ospedali, strade, ferrovie, dipendenti dello Stato, assistenza pubblica, pensioni…
C'è poi la grande follia militare: l'Italia è un Paese povero, oppresso da debiti, ancora fragile nelle strutture.
E tuttavia mantiene un esercito di 430.000 uomini, più numeroso di quello austriaco, superiore a quello dell'immenso impero britannico.
Per alimentarlo, lo Stato risparmia su tutto… e crea una miscela esplosiva: i "nodi" che spiegano l'emigrazione italiana (sono circa 5 milioni i veneti che nel tempo lasceranno la propria terra) sono tutti presenti.
Si capisce finalmente perché centinaia di migliaia di persone si allontanino ogni anno dalla Penisola.
Anzitutto le tasse.
Sono eccessive, le più alte d'Europa.
Non lasciano alcuna possibilità di risparmio.
Essendo legate ai consumi, colpiscono soprattutto i poveri, rendendo la loro vita insopportabile.
Lo Stato dispone di risorse limitate.
Ma invece di utilizzarle per cambiare il Paese, le mette a disposizione dell'Esercito e delle imprese coloniali.
Non rimane quasi nulla per i bisogni sociali.
L'agricoltura è ammalata.
Invece di essere aiutata viene condannata ad una difficile sopravvivenza.
Il salario dei "giornalieri" è aumentato, nei primi 30 anni dell'Italia unita, solo del 2%.
I contadini sono costretti a partire.
Tutto ciò è ben documentato nel libro di Delisio Villa, dal titolo: «Storia dimenticata».
In un altro libro: «Tra macerie e miserie di una regione dimenticata», Piazza editore silea TV (ISBN 8887838-00-3 – stampato nel 1999), Bruno Pederoda, con tanto di pezze d’appoggio inconfutabili.
Citando anche il giornale “Il risorgimento” del 22 e 23 febbraio 1922. Racconta della speculazione imbastita sul recupero delle salme sepolte o dei dispersi sui fronti di battaglia del Veneto nella prima guerra mondiale.
Ogni salma valeva 60 lire di allora, si pensava di raccoglierle nei vari Ossari che sorsero negli anni seguenti.
Tentati dall’affare, ufficiali della Sanità deposero le spalline per dedicarsi al recupero, certi dell’appalto grazie ad amicizie compiacenti (e probabilmente interessate), nei ranghi dell’esercito.
Ma non volevano sporcarsi le mani direttamente, quindi concedevano in subappalto il lavoro fino a che l’ultima ruota del carro era un disperato che guadagnava poche lire a salma.
Non si guardava per il sottile, più salme, più guadagno, per cui il misero mucchietto d’ossa si frazionava e da una salma si ricavava il guadagno di tre.
Questo sistema andava bene, sembra evidente, dall'ultimo “monatto” al capo della gerarchia che aveva imbastito la trafila.
Non solo: non bastasse tanto orrore si scoprì che molti resti andavano in un mucchio a parte, per essere venduti alle fabbriche di concime che li trasformavano in fosfati.
Ne venne fuori uno scandalo, e il rappresentante del Governo davanti alla Camera, cercò di scaricare la responsabilità di tanto orrore sul personale addetto al recupero, pur ammettendo “pesanti responsabilità di persone appartenenti all’esercito”.
Scrive ancora Bruno Pederoda: “La spinta a delinquere era data, come al solito, da esempi che venivano dall’alto, da persone considerate al di sopra di ogni sospetto; la coscienza era poi presto tacitata che rubare allo Stato considerato ladro dalla voce comune, altro non era che un modo di risarcirsi.
Se poi l’autorità giudiziaria, come si assicurava facesse la procura di Bassano del Grappa, seppelliva le denunce negli scaffali più fuori mano, allora era confermato che si poteva continuare a delinquere tranquillamente.
Mentre ogni paese si mobilitava per innalzare un monumento ai propri caduti, “degli operai raccoglievano dagli Altipiani al Carso, le ossa dei caduti per lo sfruttamento industriale della fabbricazione dei fosfati” (dal giornale succitato)…”
Al contrario la Serenissima ha lasciato dietro di sé testimonianze cospicue.
Tra queste è piacevole qui ricordare una lastra di marmo inserita nelle mura della Torre Bissara a Vicenza (vedi foto più sotto) che ci parla – da secoli – del trattamento riservato dalla “dominante” ai suoi pubblici ufficiali che si sono dimostrati infedeli.
Siamo esattamente al 3 Ottobre 1698 ed un alto funzionario dello Stato (nella Repubblica di Venezia diversi magistrati sovrintendenti alle attività economiche portavano il titolo di Camerlenghi de Comùn http://it.wikipedia.org/wiki/Camerlengo_(Repubblica_di_Venezia)  è bandito, perché si è impossessato di denari dell’erario, cioè di tutti, e ciò malgrado appartenga ad una delle famiglie patrizie che da sempre governano la repubblica.
Non ci sono dunque nepotismi o eccezioni che contano.
Chi sbaglia paga, ed il Camerlengo Andrea Boldù, vale a dire colui che amministra il tesoro e i beni dello Stato nella città di Vicenza che da lui retta prende anche il nome di "Camera” viene espulso.
Saltando a piè pari la seconda guerra mondiale e gli altri demeriti di casa Savoia, nella repubblica che nasce dalla resistenza (così vuole la propaganda di regime) le cose sul piano morale non migliorano.
Ai giorni nostri apprendiamo che importanti uomini di Stato italiano sembrano aver trattato, (nei primi anni 90 del secolo scorso) con la Mafia.
La magistratura è all'opera per accertarlo.
Ad ogni buon conto non si tratta d'una novità, considerando che nel libro: “La strana unità”, edito da “Il Cerchio”, Rimini 2010, Gilberto Oneto documenta come
questo sia una sorta di “peccato originale” che risale appunto dall'unità d'Italia.
E senza fare il lungo elenco delle innumerevoli altre doglianze pur esponibili a proposito di moralità dello stato italiano, citeremo l'ultimo episodio in ordine di tempo: quello libico.
La relazione italo-libica è stata suggellata nel 2009 dal Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione, siglato a nome dell'Italia dal presidente Silvio Berlusconi ma derivante da trattative condotte già sotto i governi precedenti, anche di Centro-Sinistra.
Tale trattato, oltre a rafforzare la cooperazione in una lunga serie di ambiti, impegnava le parti ad alcuni obblighi reciproci.
Tra essi possiamo citare: il rispetto reciproco della «uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica» ed il diritto di ciascuna parte a «scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale» (art. 2);
l’impegno a «non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte» (art. 3);
l’astensione da «qualsiasi forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte» (art. 4.1);
la rassicurazione dell’Italia che «non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia» e viceversa (art. 4.2);
l’impegno a dirimere pacificamente le controversie che dovessero sorgere tra i due paesi (art. 5).
L’Italia è dunque arrivata all’esplodere della crisi libica come alleata di Tripoli, legata alla Libia dalle clausole – poste nero su bianco – di un trattato, stipulato non cent’anni fa ma nel 2009, e non da un governo passato ma da quello ancora in carica. [vedasi:http://www.eurasiarivista.org/8778/litalia-ha-gia-perso-la-sua-guerra-di-libia]
Praticamente tutti i servizi giornalistici sulla Libia rivelano molto poco di ciò che sta realmente accadendo, la maggior parte sono segnalazioni di eventi, ma manca ogni tipo di verifica.
In ogni caso questo è il caos nel quale scomparirà qualsiasi ombra di società civile, di strutture sanitarie, qualsiasi forma di istruzione libica che il regime del “pazzo di Tripoli” o Jamahiriya ha in ogni caso realizzato.
[vedasi: http://it.wikipedia.org/wiki/Jam%C4%81h%C4%ABriyya]
Insomma, laddove non si fosse capito, l'Italia è retta attraverso quella che i sudamericani (gente che ha molta esperienza in questo campo) chiamano una «Dicta blanda».
La Costituzione italiana è stata più volte disattesa.
Non c'è solo l'art. 11: “l'Italia ripudia la guerra… etc.”; ma soprattutto nell'art. 1, comma 2, che recita: "La sovranità appartiene al popolo…".
Infatti i politicanti di tutti i partiti fingono di non sapere che i "limiti" cui lo stesso articolo si riferisce, riguardano esclusivamente la "Forma democratica e repubblicana” dello stato italiano, indicata nel 1º comma dello stesso articolo.
Non spetta agli eletti dal popolo, che ne hanno solo l'esercizio, porre limiti alla sovranità popolare.
Che non deve trovare nelle procedure un ostacolo, bensì la propria piena realizzazione.
Il soggetto è la sovranità, non sono le forme e i limiti nei quali il popolo la esercita.
Che dire poi degli innumerevoli referendum (strumento d'eccellenza per l'esercizio della sovranità popolare) elusi o ignorati dai cosiddetti “rappresentanti” del popolo?
Nello sforzo di: assicurarsi il potere, i politici di professione (giunti oramai ad imporre il nome dei loro capi clan nei simboli elettorali) ed i loro partiti sono indotti ad alleanze con i «poteri forti».
E questi hanno interessi non sempre coincidenti con gli interessi della società.
Da ultimo, ma non ultimo, grazie ad alcune leggi elettorali ad hoc i parlamentari vengono nominati dai partiti in contrasto con la Costituzione (artt. 56 e segg.) in base alla quale dovrebbero essere “eletti” (cioè “scelti”) “direttamente” dai cittadini.
Considerato che, anche in base alla legge (art. 1362 Codice civile), bisogna guardare alla “sostanza” (nomina a cura dei partiti) e non alla “forma” (elezione da parte dei cittadini) è evidente, che l’Italia…. ha cessato di essere da molto tempo una democrazia parlamentare!
I partiti (che tengono a far credere di essere democratici) adottano le loro decisioni a maggioranza.
È per questo che una delle loro principali preoccupazioni è quella di eliminare gli avversari “interni”.
Partiti politici o uffici di collocamento?
Da un’intervista a Enrico Berlinguer del 28-7-1981, apprendiamo: «In mancanza di regole precise, vincoli forti e freni etici si instaura una spirale perversa che induce i partiti politici a “lottizzare” qualsiasi aspetto della società…
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo.
Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali…
Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire.»
È cambiato qualcosa da quel lontano 1981?
Il guaio è che la politica in Italia non ha l’obiettivo di amministrare nel modo migliore. L’unico obiettivo sembra sia quello di “combattere” contro l’avversario politico.
È assurdo.
Anche per questo ogni giorno che passa siamo tutti più poveri, ci sono più disoccupati e il paese è meno competitivo!
Malgrado le affermazioni dei governanti di turno relative alla riduzione delle tasse, esse sono in costante aumento, e sorprendentemente è in costante aumento anche il debito pubblico.
Il federalismo fiscale?
Vediamo di cosa si tratta attraverso un documento preparato da Giancarlo Pagliarini, visto, riletto, discusso, integrato e approvato da: Luigi Marco Bassani, Chiara Maria Battistoni, Alessandro Vitale, Francesco Tabladini, Carlo Stagnaro e Carlo Lottieri: «…i principi e i criteri generali inseriti nella legge delega. Sono 32, si trovano nell’articolo 2, e sono identificati con delle lettere: dalla lettera a) alla lettera mm).
Non è il caso di commentarli tutti, ma è utile ricordarne qualcuno.
La lettera a) invoca “maggiore responsabilità”.
Giusto.
Ve la immaginate una legge che impone di non essere responsabili?
La lettera b) ricorda l’importanza della “lealtà istituzionale”.
Giusto.
Vorremo forse scrivere che bisogna essere sleali?
La lettera c) impone il “rispetto dei princìpi sanciti dallo statuto dei diritti del contribuente di cui alla legge 27 Luglio 2000 n 212”.
Dunque questa legge impone di rispettare un’altra legge.
Giusto, anche se nei paesi normali queste raccomandazioni sono inutili.
Ma cosa c’entra tutto questo col federalismo?
La lettera d) prevede meccanismi di carattere premiale a favore degli enti che si impegnano nella lotta all’evasione fiscale.
Lo Stato è il padreterno e ti premia se fai il bravo e combatti l’evasione fiscale.
Giusto.
Ma cosa c’entra col federalismo?
Stesso ragionamento nella lettera z) : lo Stato premia i virtuosi e gli efficienti, mentre punisce (sotto la voce “previsione di meccanismi sanzionatori”) chi non fa il bravo.
Giusto, ma questo è l’asilo Mariuccia, non è federalismo.
Lo Stato centrale si presenta come il Padreterno, premia i Comuni bravi e punisce quelli cattivi.
Bene.
Era ora, anche perché fin’adesso è successo esattamente il contrario.
Ma cosa c’entra col federalismo?
Inoltre, tra i Comuni virtuosi identificati dal Governo alla fine del 2009 c’erano anche Catania e Palermo. «Noi virtuosi come le due città siciliane?
Mi creda, è una situazione kafkiana» ha ironizzato il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo (fonte: Corriere del Veneto).
Lettera h) individuazione di princìpi fondamentali per armonizzare i bilanci pubblici in modo da assicurare la redazione dei bilanci dei Comuni in base a criteri uniformi. Giustissimo.
Era ora.
Questo è solo buon senso.
Questa è una cosa logica.
Ma cosa c’entra col federalismo?
Lettera ee) dal bilancio dello Stato vengono eliminati i trasferimenti a Regioni e enti locali per finanziare le loro funzioni.
Ma al posto dei trasferimenti dallo Stato centrale per le funzioni ci saranno i trasferimenti dallo Stato centrale per la perequazione e i trasferimenti dallo Stato centrale per gli interventi straordinari.
Dunque, qualcuno incasserà direttamente un paio di euro in più e riceverà un paio di euro di trasferimenti in meno dallo Stato centrale, ma alla fine, nella sostanza non cambierà niente.
4.2 Il risparmio di 2 euro e 3 centesimi
La lettera m) prevede il superamento graduale del criterio della spesa storica, da sostituire con i costi standard.
Ottimo, anche se anche questo non c’entra niente col federalismo.
In una interessante intervista a La Padania (“Questi numeri disarmano i centralisti”), Stefano Galli, capogruppo della lega Nord nel consiglio regionale lombardo, ha dichiarato che “Il federalismo fiscale comporterà un risparmio di 2,3 miliardi di Euro in ambito sanitario.
Non lo dice la Lega, ma la Corte dei Conti, cui va il mio plauso”.
Bene, cerchiamo di capire il “peso” di questi 2,3 miliardi di Euro.
Nel 2008 tutte le Pubbliche Amministrazioni della repubblica italiana
hanno speso 775 miliardi di euro.
Fonte: il bilancio aggregato pubblicato dall’ISTAT il 3 Luglio 09.
Il dettaglio è questo:
1) tutte le tasse, dirette, indirette, centrali e locali, sono state 457 miliardi,
2) più tutte le altre entrate (dividendi, vendite, cartolarizzazioni ecc) , che sono state di 60 miliardi,
3) più i 215 miliardi di contributi sociali incassati dall’INPS e dagli altri enti previdenziali,
4) e così arriviamo a 732 miliardi, che non sono stati sufficienti, perché nel 2008 abbiamo speso 43 miliardi in più di tutto quello che abbiamo incassato.
Il deficit del bilancio aggregato di tutte le Pubbliche Amministrazioni è stato di 43 miliardi.
Sommando anche questi si arriva a 775 miliardi.
Ora, se grazie ai costi standard, che forse cominceranno ad essere utilizzati tra cinque anni se tutto va bene, riusciremo a risparmiare 2,3 miliardi su una spesa totale di 775, saremo tutti felici e contenti, ma le nostre vite e lo “scenario” finanziario della Repubblica italiana non cambieranno.
Per fare un esempio banale è come se una coppia parte per un fine settimana in montagna con un budget di spesa di 775 euro.
Se invece del solito albergo trova una pensione che costa 2 euro 3 centesimi meno dell’albergo dove erano andati il mese prima la coppia risparmia qualcosa ed è contenta, ma la sostanza della sua situazione finanziaria non cambia per niente.
4.3 Non poteva mancare la fiscalità di sviluppo
L’elenco finisce con l’ultimo princìpio, il trentaduesimo, quello della lettera mm), che prevede forme di fiscalità di sviluppo nelle aree sottoutilizzate.
In sostanza il parlamento con questa trentaduesimo princìpio del “federalismo fiscale” dice al Governo di far pagare meno tasse al Sud.
Qualcuno sarà d’accordo e felice mentre a qualcun altro la cosa non andrà per nulla a genio, ma una cosa è sicura: anche questo non c’entra niente col federalismo.»
Il federalismo fiscale porterà all'aumento delle tasse locali.
Però, furbizia delle furbizie, il tutto andrà in onda nel 2013, cioè dopo le elezioni.
Problema rimasto aperto è la perequazione, cioè la spartizione dei soldi tra regioni ricche e regioni povere.
Ovviamente, tale problema non ha trovato soluzione.
Riforma monca, quindi, foriera di ulteriori tensioni.
A questo punto tralasciamo le leggi ad personam e tutte quelle realizzate per rendere difficoltosa o impossibile l'entrata nell'arena politica italiana di nuovi soggetti politici.
«Bisogna creare un'atmosfera culturale tale» – scrive Simone Weil nel suo “Manifesto per la soppressione dei partiti politici” – che «un rappresentante del popolo non concepisca di abdicare alla propria dignità al punto da diventare membro disciplinato di un partito».
Simone Weil respinge l’obiezione che l’abolizione dei partiti avrebbe colpito la libertà d’associazione e d’opinione.
«La libertà d’associazione è, in genere, la libertà delle associazioni», contro quella degli esseri umani. Infatti, «la libertà d’espressione è un bisogno dell’intelligenza, e l’intelligenza risiede solo nell’essere umano individualmente considerato.
L’intelligenza non può essere esercitata collettivamente, quindi nessun gruppo può legittimamente aspirare alla libertà d’espressione.»
Insomma i veneti aspirano all'indipendenza per poter vivere in quel tipo di libertà democratiche che lo stato italiano non è mai stato in grado di dare.
 
2 – Sottrarsi a una ridistribuzione discriminatoria
Un gruppo può lecitamente opporsi allo stato con la forza qualora si trovi a essere vittima di una ridistribuzione discriminatoria – ossia, qualora le politiche economiche o fiscali dello stato operino sistematicamente a detrimento di quel gruppo e a beneficio di altri, in assenza di una valida giustificazione morale per questa difformità di trattamento.
Alcuni italiani del Nord, che sono a favore della secessione, sono forse preoccupati non tanto del fatto che c'è un maggior contributo alle entrate fiscali del Nord rispetto a quello delle altre parti del paese, quanto della (secondo loro) inefficienza del governo italiano, specialmente della burocrazia, e dello sperpero dei contributi del Nord al fisco dovuto a cattiva amministrazione e a corruzione.
Perciò i secessionisti, che sono i più ricchi, potrebbero semplicemente desiderare di diventare politicamente indipendenti per sfuggire a un cattivo modo di governare e per avere più controllo politico sulle proprie contribuzioni all'altrui benessere.
Non è affatto detto che intendano secedere soltanto per evitare di pagare tali contributi.
Scrive ILVO DIAMANTI, in “la Repubblica” del 9/11/2010: «…Al di là dei danni – enormi – alle case e alle cose, l'inondazione ha inferto ferite profonde alle persone. Più che fuori: dentro.
I vicentini: hanno perduto tranquillità e sicurezza.
Oggi hanno paura dell'acqua.
Cioè: di se stessi, del proprio mondo di vita.
Perché anche Vicenza, Verona, Padova, Treviso – non solo Venezia – sono città d'acqua.
Attraversate da fiumi, rogge, canali…»
Insomma, i veneti pagano più tasse di altri italiani.
Questo viene giustificato come “giustizia redistributiva”, ovvero i ricchi e più fortunati ridistruiscono per mezzo dello stato ai poveri, ma quando tale solidarietà la debbono ricevere i veneti, lo stato è latitante.
I veneti dovranno fare, come sempre, da soli.
I veneti vogliono l'indipendenza, perché i loro diritti civili e politici sono stati violati; perché hanno sofferto ingiustizie nella ridistribuzione; perché reclamano un territorio che gli è stato ingiustamente sottratto (come vedremo più avanti); perché il loro stile di vita non può prosperare in una società che non rispetta quei diritti civili e politici individuali che sono alla base di una società liberale.
I veneti vogliono essere in grado di preservare e trasmettere alle generazioni successive i propri peculiari valori in condizioni di libertà di espressione.
La mancanza di efficienza della scuola pubblica e nell'industria del tempo libero annulla gli sforzi da essi profusi per inculcare ai loro figli quelli che essi ritengono i loro valori cristiani.
Moltissimi veneti sono convinti che senza la difesa dei valori del buongoverno, del libero intraprendere nelle arti e nelle professioni, della moralità civico-statale espressa dalla millenaria Repubblica di Venezia, essi priveranno anche i propri figli e le generazioni future di questi diritti.
Resistere al loro desiderio d'indipendenza non è giustificato per il bene di altri le cui libertà e opportunità sarebbero gravemente danneggiate dall'attuale stato italiano, che – stante la sua 150ennale esistenza – non consentirà la possibilità di esprimersi liberamente.
I veneti non desiderano più soggiacere al paternalismo morbido dello stato italiano che li tratta come bambini o individui deboli di mente, che non sono in grado di formulare scelte indipendenti.
Né intendono subire passivamente un paternalismo forte è l'interferenza sulle loro scelte volontarie e consapevoli, con il pretesto che lo stato italiano si oppone alla loro indipendenza per il loro bene.
I veneti vogliono l'indipendenza per costituire un regime da cui sia possibile la libera uscita.
Essi instaureranno un sistema democratico che non violerà i diritti individuali, inclusi quelli delle future generazioni.
Queste ultime, infatti, non hanno scientemente deciso di abdicare ai propri diritti.
Resistere agli indipendentisti veneti, in questo caso, risulterebbe moralmente inaccettabile ed oltremodo riprovevole.
 
3 – Aumentare l'efficienza
Notizia in FISCO, ITALIA del 27 marzo 2011: «Usati fondi INPS per coprire le spese correnti» http://riechoblog.wordpress.com/2011/03/27/usati-fondi-inps-per-coprire-le-spese-correnti/ – Il governo ha usato 15 miliardi e 860 milioni delle liquidazioni accantonate all’Inps per le spese correnti.
Denaro che – per la Corte dei conti – rappresenta una “tassazione indiretta”.
L'“invadenza della politica” è sicuramente uno dei motivi della decadenza economica dell'Italia, della sua continua perdita di competitività e del pessimo funzionamento della sua burocrazia e di alcune pubbliche amministrazioni.”
I bilanci dello Stato, delle Regioni, dei Comuni e degli altri enti pubblici sono caratterizzati da tantissimi dettagli ma ai cittadini non vengono offerti dati di sintesi significativi.
I veneti ritengono sia loro dovere informare in modo chiaro, sintetico e comprensibile i cittadini, indipendentemente dagli schemi non razionali e non trasparenti imposti dalle leggi italiane.
Avere, poi, una magistratura contabile, nelle vesti della Corte dei Conti che registra un reato, ma non emette o non può emettere una sanzione, induce i veneti a credere all'ippossibilità di serie riforme, tese all'interesse del “sovrano” cittadino-elettore-contribuente, all'interno dello stato italiano.
Potremmo continuare all'infinito sulle inefficienze dello stato italiano, che non a caso e sin dai libri di scuola ha avuto l'attenzione di non informare sul buongoverno dei veneti mediante la ultra millenaria Repubblica di Venezia.
 
4 – Rettificare le ingiustizie del passato.
Questo è forse l'argomento pro indipendenza del Veneto più semplice e più allettante dal punto di vista intuitivo, trovando svariate applicazioni nei moti secessionisti del mondo contemporaneo e in particolare nei paesi ex comunisti.
Esso afferma che una regione ha diritto a secedere se è stata ingiustamente incorporata nella più ampia unità da cui intende separarsi.
Le Repubbliche baltiche, rappresentano un caso esemplare.
La forza dell'argomento deriva dalla tesi per cui in questi casi la secessione è la semplice riappropriazione, da parte del legittimo proprietario, del territorio sottratto.
Il diritto a secedere, in queste circostanze, è il semplice diritto di reclamare ciò che è proprio.
Sul savoiardo prebiscito truffa del 21/22 ottobre 1866 in Veneto sono stati scritti numerosi volumi.
Non è necessario ritornarvi in questa sede.
È più semplice esporre la seguente testimonianza: «L’Italia è finita.
O forse, nata su dei plebisciti burletta come quelli del 1860-’61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere.
Per me non è più la Patria.
È solo il rimpianto di una Patria».
Queste le ultime righe del desolato poscritto che Indro Montanelli ha posto all’ultimo volume della sua-nostra-storia; l’Italia dell’Ulivo.
Non più desolate, queste ultime righe, delle prime: «Questo volume segna il capolinea della nostra Storia dell’Italia contemporanea.
Mario Cervi, di parecchi anni più giovane di me, potrà se vorrà (e io spero che lo voglia) continuarla da solo.
Io debbo prendere congedo dai nostri lettori. E non soltanto per ragioni anagrafiche, anche se di per sé abbastanza evidenti e cogenti.
Ma perché il congedo l’ho preso negli ultimi tempi dalla stessa Italia, un Paese che non mi appartiene più e a cui sento di non più ppartenere».
http://www.ilcorriereblog.it/cultura-e-spettacoli/38/3181.html
L'argomento basato sulla giustizia rettificatoria costituisce una prova convincente dell'esistenza di un diritto morale all'indipendenza.
Infatti, prim'ancora della millenaria Repubblica di Venezia, in questi territorio vivevano i veneti o heneti da millenni.
Essi non furono soggiogati nemmeno dai romani, con i quali vennero a patti e mantennero la loro peculiarità.
Anche in questo caso le pubblicazioni sono innumerevoli, e per semplicità, in questa sede, citeremo solamente questo sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Veneti
 
5 – il diritto a secedere
Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l'indipendenza, associarsi a un altro stato o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico.
Tale principio costituisce una norma di diritto internazionale generale cioè una norma che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati.
Inoltre questo princìpio rappresenta anche una norma di jus cogens, cioè diritto inderogabile (Significa che esso è un princìpio supremo ed irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale).
Come tutto il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione è ratificato da leggi interne, per esempio l'italiana Legge n. 881/1977, esso vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass. Pen. 21-3 1975).
Analizzando il controverso dibattito tra le posizioni pro e contro la secessione abbiamo concluso che un diritto morale a secedere esiste; affermarne l'esistenza equivale a dire che a coloro a cui questo diritto è concesso devono (in determinate circostanze) avere la facoltà di secedere senza interferenze da parte di altri, e che di conseguenza gli altri hanno un pressante obbligo a non interferire.
Significa anche ammettere che ci sono considerazioni in favore dell'indipendenza del Veneto che hanno un così grande valore morale da giustificare tale divieto di interferenza.
Pertanto, asserire l'esistenza di un diritto, morale o di altra natura, non equivale ad affermare che esso esiste alla stregua di un'entità ectoplasmatica (uno spettro pronto a «uscire» nella notte, come lo definisce Allen Buchanan nella sua opera sopra citata).
Piuttosto, il diritto morale alla secessione deve essere inteso come una specie di scorciatoia, rispetto alla via più lunga e tortuosa: quella ben nota, e di facile comprensione, di affermare l'esistenza di valide e sufficienti ragioni morali per non interferire con la secessione, anche qualora tale interferenza favorisse altri interessi.
Un'ulteriore implicazione è che il divieto di interferenza è così forte da rendere in questo caso insufficienti alcuni tipi di argomenti contrari (come il fatto che interferire produrrebbe una maggiore utilità generale) i quali normalmente, in altri contesti, potrebbero giustificare l'ingerenza.
Secondo questo modo di intendere il significato d'esistenza di un diritto, le affermazioni di diritto hanno carattere essenzialmente conclusivo e sono di conseguenza argomentative.
L'affermazione di un diritto è una decisione su quali siano le priorità morali.
Allo stesso tempo, siccome è una conclusione, bisogna ammettere la necessità di far luce sulle sue premesse, ossia sulle ragioni in virtù delle quali queste priorità devono essere riconosciute.
Il princìpio di autodeterminazione dei popoli si è sviluppato compiutamente a partire dalla seconda metà del secolo scorso, nel 1945 alla fine della Seconda guerra mondiale.
In particolare è stata l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a promuoverne lo sviluppo all'interno della Comunità degli Stati.
Il contenuto del princìpio di autodeterminazione dei popoli consiste in obblighi per gli Stati della Comunità internazionale di non impedire o anche intralciare l'autodeterminazione dei popoli, intesa come libertà degli stessi di autodeterminare il proprio assetto costituzionale.
In particolare il principio è servito a favorire la decolonizzazione, in quanto ha permesso agli Stati in via di sviluppo di indire libere elezioni, darsi una Costituzione propria, scegliere la forma di governo, senza subire pressioni dagli Stati più sviluppati.
A questo punto gli indipendentisti veneti hanno tutto l'interesse e l'urgenza ad indire un'Assemblea costituente, soprattutto alla luce dei princìpi a suo tempo espressi Thomas Paine nel 1791 (vedasi: Rights of Man):
«Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che
crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto
…Una costituzione è antecedente a un governo: e il governo è solo la creatura della costituzione».
I costituenti veneti avranno così modo di redigere una “Carta” che spetterà in ogni caso agli elettori veneti approvare mediante apposito referendum confermativo.
Con ciò ottenendo più risultati:
• dimostreranno nei fatti e negli intenti la superiorità morale del loro procedere;
• rispetteranno il princìpio di sovranità popolare;
• potranno darsi regole più autenticamente democratiche;
• proveranno (laddove ce ne fosse ancora bisogno) che la Costituzione italiana è legale, ma è illegittima, visto che il popolo non l'ha mai esplicitamente approvata.
• Recupereranno la civiltà umanistica e comunale che, intorno al 1.200, dal nord e centro della penisola italica si espanse in buona parte d’Europa, sancì l’arte di gestire una società di uomini liberi sottomessi solo alle leggi che essi stessi si erano dati.
Di qui la “sovranità popolare”, perfetto ossimoro in quanto la sovranità attiene al sovrano, e il “populus sibi princeps” (ovvero il popolo è principe di se stesso) furono alla base della più importante rivoluzione della storia post-classica, che produsse non solo il nome di “libertas” ma anche il superamento da parte dell’Europa della civiltà araba.
Si tratta, in sintesi, del governo dal basso contro il governo dall’alto, governo debole (col popolo) contro il governo forte, governo dei molti contro il (o di uno solo), governo decentrato contro il governo accentrato.
Insomma, con la “res publica” è il popolo che protegge la patria, poiché non può essere il territorio (la patria) a proteggere i cittadini.
01/04/2011
Enzo Trentin
 

2011.03.29 – IL GONFALONE DI SAN MARCO, IL RIFACIMENTO TUTTO ITALIANO.

La bandiera e lo stemma attuali della regione riprendono in gran parte la simbologia e la tradizione araldica della Repubblica Veneta, anche se l'utilizzo del leone passante per lo stemma non ha riscontro storico.
I colori prevalenti sono l'oro, il rosso (cremisi) e l'azzurro; la bandiera riprende con le sette code (una per provincia e non sei com’è in originale e che nulla hanno a che fare con le provincie ma con i sestieri di Venezia), l'uso delle frange del Gonfalone di San Marco, di possibile derivazione persiana.
La nuova versione della bandiera, in uso da circa un decennio, non riporta più la dicitura "Regione del Veneto" che per circa 25 anni era stata sovraimpressa allo sfondo blu della vecchia versione (v. foto) ma si rifà allo stile antico che tradizionalmente non riportava scritte particolari, se non il PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS impresso sul Vangelo.
in parte tratto da: http://www.polesineonline.com/
 
 la bandiera dell'istituzione italiana "Regione Veneto":
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

2011.03.22 – LA SOLITA ITALICA IPOCRISIA!

Non siamo in guerra
stiamo solo portanto il nostro fraterno aiuto
al Popolo Libico
 
 
 

vignetta tratta dal profilo di Facebook di Tiziano Carrarini: clicca qui

 

Cosa dice il diritto internazionale:
sostenere gli insorti di un Popolo che si vuol liberare da un regime e da una tirannia è un dovere di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.
Gli stati oppressori hanno l'obbligo di consentire l'esercizio del diritto all'autodeterminazione, e non devono far ricorso all'uso della forza per negare tale diritto; i popoli hanno un pieno diritto riconosciuto all'autodeterminazione nei confronti dello stato oppressore; gli stati terzi devono sostenere i popoli in lotta per l'autodeterminazione in qualsiasi forma e astenersi dall'aiutare lo stato oppressore.
 

2011.03.22 – LA COLPA COSCIENTE

Come vascelli privi di timone
sciolti dai nostri ormeggi e privati della nostra rotta.
Siamo come naufraghi alla deriva in un mare ignoto.
Sradicati e separati da ciò che siamo
mortificati stiamo a casa nostra come domestici diseredati.
Siamo come prole di chi non ci è madre
e come avida nutrice d'inganno ci sostiene.
Ma è tempo
ciò che d'insulto ci estorce dignità
di ribellione propagherà l'impulso.
Solleverà firo lo sguardo il mite,
al giusto non macherà ricordo
all'audace non farà difetto il fato.
Di tirannica sepoltura non si conserverà ricordo.
Sergio Bortotto