Lo abbiamo sentito tutti, i media hanno dedicato titoli, prime pagine, notiziari e approfondimenti sui gravi accadimenti al tribunale italiano a Milano.
Ci sono delle persone uccise, ferite, una persona in fuga e poi arrestata e ovviamente una miriade di giornalisti, testimoni, commentatori, specialisti del crimine, poliziotti, carabinieri, finanzieri, vigili urbani e guardie giurate, passanti e normali cittadini in preda al panico e tutti ben in mostra nel palcoscenico mediatico, condito magistralmente da fiumi di parole, una marea di commenti e opinioni.
Ancora una volta, però è la casta a rubare la scena, sempre pronta a propinare il proprio veleno aprofittando di ogni utile occasione per trasformare loro in "vittime" e il cittadino esasperato in un criminale.
La cosa più oscena e scandalosa è più terribile di quello che è successo al tribunale italiano a Milano … è la reazione della casta del potere che ha fatto quadrato contro l'uccisione del magistrato.
A cominciare dal capo dello stato straniero italiano Mattarella non c'è stato uno di questi "signori" che si sia preoccupato di domandarsi perché un cittadino sia esploso in questa reazione omicida.
Ci sono moltissimi normali cittadini, lavoratori e imprenditori portati al collasso, derubati dei propri beni, violentati nella propria vita privata, demoliti nella propria dignità e reputazione da uno stato canaglia e ladro … ma finché si suicidano la casta non si scompone.
Chi ha armato veramente la mano di quel cittadino ?
E' inquietante prendere atto di quanto sia ipocritca questa gente, di quanto siano simili ai sepolcri imbiancati e ai farisei additati dal Cristo duemila anni fa.
WSM
Venetia, 11 aprile 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
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Ma intanto ecco come la realtà contraddice la casta:
Latina, retata al tribunale fallimentare: arrestati magistrato, cancelliere, sottufficiale Gdf, tre commercialisti.
"In qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò?", spiegava ad un uomo di sua fiducia il giudice Antonio Lollo, finito in manette insieme ad altre sette persone.
Secondo l’accusa vi era un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal magistrato gli corrispondevano una percentuale dei compensi che lui stessi gli aveva liquidato.
Orologi, gioielli, viaggi e mazzette alla vecchia maniera.
Per un totale di un milione di euro.
Questo era il prezzo – ricostruito dalla Procura di Perugia – per aggiustare i fallimenti davanti ad un giudice di Latina, Antonio Lollo, arrestato venerdì dalla squadra mobile, insieme ad altre sette persone.
“Volevo fare una sorta di tetris con gli smeraldi, gli orecchini e un anello… se ci hai o con rubini, preferisco lo smeraldo… mi piacerebbe l’idea di un anello, diamanti, smeraldo, tutti smeraldi, un bel bracciale”, spiegava il magistrato – intercettato – al gioielliere di fiducia nella centrale Via Cavour di Roma, mentre sceglieva il miglior regalo per la moglie (anche lei arrestata).
Acquisti che per gli investigatori servivano a ripulire i soldi che Lollo avrebbe ricevuto illecitamente da alcuni commercialisti, nominati consulenti per gestire fallimenti milionari nella zona di Latina: “Prima mi ero già comprato una casa, due, non lo posso fare, a chi cazzo le intesto … in qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò?”, spiegava ad un consulente di sua fiducia.
Alla fine di una complessa inchiesta condotta congiuntamente dalle procure di Latina e Perugia (competente per i reati commessi dai magistrati laziali) oltre al giudice sono finiti agli arresti un cancelliere, un sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso la Polizia giudiziaria della Procura di Latina, due commercialisti e un imprenditore.
I reati contestati vanno dalla corruzione, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione, all’induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d’asta, al falso ed alla rivelazione di segreto nonché all’accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico aggravato dalla circostanza di rivestire la qualità di pubblico ufficiale.
Secondo l’accusa nel Tribunale di Latina vi era un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal giudice nelle singole procedure concorsuali, abitualmente corrispondevano a quest’ultimo una percentuale dei compensi a loro liquidati dal giudice stesso.
Un sistema oliato, che sarebbe stato promosso dallo stesso magistrato, che vedeva – alla fine – la “sterilizzazione” dei fondi delle società finite in concordato o fallimento, con un danno per i creditori.
In sostanza – secondo l’accusa – i conti di molte imprese sarebbero svuotati, mentre i curatori passavano una percentuale dei guadagni al magistrato. I passaggi ricostruiti dal Gip che ha emesso le misure cautelari mostrano un meccanismo quasi perfetto. Per prima cosa Lollo suggeriva ai futuri liquidatori come far arrivare i fascicoli sulla sua scrivania: bastava cambiare la sede sociale prima di presentare i libri in Tribunale, scegliendo la capitale pontina come sede legale.
Per essere sicuri di ottenere l’assegnazione del procedimento al giudice Lollo, i commercialisti arrestati cambiavano poi lo stesso nome della società, sapendo che al magistrato toccavano i fascicoli sulle ditte comprese tra la lettera A e la G.
Antonio Lollo – da anni in servizio al Tribunale di Latina – avrebbe creato, secondo l’accusa, una fitta rete di complicità, in grado di avere informazioni confidenziali anche sulle eventuali indagini in corso.
Il maresciallo della finanza Roberto Menduti, arrestato insieme al giudice, secondo la squadra mobile di Latina, avrebbe consultato abusivamente il registro della Procura, su richiesta di Lollo, per verificare l’esistenza di indagini sul gruppo.
Una circostanza che ha portato i magistrati della Procura di Perugia a contestare l’accesso abusivo a sistemi informatici.
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ed ecco l'ipocrisia fatta parola
È una ferita profonda, per la magistratura italiana: questa mattina un uomo ha aperto il fuoco al Tribunale di Milano, uccidendo tre persone e ferendone un'altra.
Tra i morti per la sparatoria il giudice fallimentare Fernando Ciampi, ucciso in un'aula al terzo piano del Palazzo di Giustizia del capoluogo ambrosiano. Immediate le reazioni di cordoglio di tutta la magistratura italiana.
A partire dal primo magistrato d'Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "I magistrati, come i responsabili di altre funzioni, sono sempre in prima linea, e ciò li rende particolarmente esposti.
Anche per questo va respinta con chiarezza ogni forma, anche strisciante, di discredito nei loro confronti", ha denunciato il Capo dello Stato parlando al plenum straordinario del Csm a Milano.
"È con grande commozione che prendo parola in questa seduta straordinaria, dopo l'assurda vicenda accaduta questa mattina al Tribunale di Milano – ha dichiarato commosso Mattarella che, ricordiamo, ha lavorato per anni come magistrato prima dell'elezione al Colle – Siamo qui per onorare la memoria di Fernando Ciampi, giudice probo rigoroso e intransigente.
Un altro magistrato, l'ennesimo, caduto nell'esercizio delle sue funzioni.
Esprimo solidarietà ai feriti, ai familiari dell'avv. Lorenzo Claris Appiani, che stava svolgendo l'importante funzione di testimone, e a quelli dell'altra vittima, Giorgio Erba, prendendo parte al loro terribile dolore. Dolore tanto più lacerante in quanto gli assassinii si sono verificati in un luogo dedicato al rispetto della legge e all'affermazione della giustizia".
L'Anm, dal proprio profilo Twitter, ha espresso "profondo sgomento e dolore" per i fatti di Milano, mentre il presidente Rodolfo Sabelli ha chiesto di "non sollevare polemiche" rispetto alla questione della sicurezza.
L'uomo infatti si sarebbe introdotto all'interno del tribunale con una pistola: rimane ancora da chiarire la dinamica con cui l'arma è stata introdotta all'interno del Palazzo di Giustizia.
L'ex magistrato Gherardo Colombo, intervistato da Sky, si è detto "frastornato e sconvolto" dall'accaduto: "Conoscevo personalmente il giudice Ciampi, che si possa morire così, mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, è assurdo – ha spiegato l'ex toga – Questo episodio è rivelatore di un clima che c'è oggi contro la magistratura. Non dico che vi sia un collegamento, me ne guardo bene, ma certamente questa continua sottovalutazione del ruolo, di svalutazione dei magistrati, contribuisce a creare un clima."
Interpellato in merito alla questione della sicurezza, Colombo ha detto di "non riuscire a spiegarsi" la vistosa falla nei controlli: "Sia l'entrata per il pubblico, sia quella per avvocati e magistrati sono controllate in modo rigoroso."
Nel pomeriggio, a chiedere di non alimentare polemiche sul tema della sicurezza è stato anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini: "Questo è il giorno del dolore, non delle polemiche su come è potuto accadere un fatto di tale gravità, su come è stato consentito a una persona di entrare nel Palazzo di giustizia e colpire mortalmente", ha detto il magistrato.
"Quello consumato oggi è un atto criminale gravissimo. Soprattutto per il luogo nel quale è accaduto: un tribunale della Repubblica tra i più frequentati è stato incredibilmente violato nel corso di un'udienza celebrata per amministrare giustizia in nome del popolo", ha dichiarato il numero due del Consiglio Superiore, invocando il diritto alla sicurezza per tutti gli operatori della giustizia. Contestualmente la toga ha annunciato che domani una delegazione del Csm parteciperà all'assemblea indetta a Milano dall'Anm.
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Mattarella con i giudici: “Basta discredito sulle toghe”Sgomenti, clima pesante contro di noi”
Magistrati e Presidenza della Repubblica in coro: “Siamo affranti e sgomenti, ma bisogna porre fine al clima pesante che si è instaurato contro la magistratura”.
È una ferita profonda, per la magistratura italiana: questa mattina un uomo ha aperto il fuoco al Tribunale di Milano, uccidendo tre persone e ferendone un’altra.
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Tra i morti per la sparatoria il giudice fallimentare Fernando Ciampi, ucciso in un’aula al terzo piano del Palazzo di Giustizia del capoluogo ambrosiano. Immediate le reazioni di cordoglio di tutta la magistratura italiana.
A partire dal primo magistrato d’Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “I magistrati, come i responsabili di altre funzioni, sono sempre in prima linea, e ciò li rende particolarmente esposti. Anche per questo va respinta con chiarezza ogni forma, anche strisciante, di discredito nei loro confronti”, ha denunciato il Capo dello Stato parlando al plenum straordinario del Csm a Milano.
“È con grande commozione che prendo parola in questa seduta straordinaria, dopo l’assurda vicenda accaduta questa mattina al Tribunale di Milano – ha dichiarato commosso Mattarella che, ricordiamo, ha lavorato per anni come magistrato prima dell’elezione al Colle – Siamo qui per onorare la memoria di Fernando Ciampi, giudice probo rigoroso e intransigente. Un altro magistrato, l’ennesimo, caduto nell’esercizio delle sue funzioni.
Esprimo solidarietà ai feriti, ai familiari dell’avv. Lorenzo Claris Appiani, che stava svolgendo l’importante funzione di testimone, e a quelli dell’altra vittima, Giorgio Erba, prendendo parte al loro terribile dolore.
Dolore tanto più lacerante in quanto gli assassinii si sono verificati in un luogo dedicato al rispetto della legge e all’affermazione della giustizia”
L’Anm, dal proprio profilo Twitter, ha espresso “profondo sgomento e dolore” per i fatti di Milano, mentre il presidente Rodolfo Sabelli ha chiesto di “non sollevare polemiche” rispetto alla questione della sicurezza.
L’uomo infatti si sarebbe introdotto all’interno del tribunale con una pistola: rimane ancora da chiarire la dinamica con cui l’arma è stata introdotta all’interno del Palazzo di Giustizia.
L’ex magistrato Gherardo Colombo, intervistato da Sky, si è detto “frastornato e sconvolto” dall’accaduto: “Conoscevo personalmente il giudice Ciampi, che si possa morire così, mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, è assurdo – ha spiegato l’ex toga – Questo episodio è rivelatore di un clima che c’è oggi contro la magistratura.
Non dico che vi sia un collegamento, me ne guardo bene, ma certamente questa continua sottovalutazione del ruolo, di svalutazione dei magistrati, contribuisce a creare un clima.”
Interpellato in merito alla questione della sicurezza, Colombo ha detto di “non riuscire a spiegarsi” la vistosa falla nei controlli: “Sia l’entrata per il pubblico, sia quella per avvocati e magistrati sono controllate in modo rigoroso.”
Nel pomeriggio, a chiedere di non alimentare polemiche sul tema della sicurezza è stato anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini: “Questo è il giorno del dolore, non delle polemiche su come è potuto accadere un fatto di tale gravità, su come è stato consentito a una persona di entrare nel Palazzo di giustizia e colpire mortalmente”, ha detto il magistrato.
“Quello consumato oggi è un atto criminale gravissimo.
Soprattutto per il luogo nel quale è accaduto: un tribunale della Repubblica tra i più frequentati è stato incredibilmente violato nel corso di un’udienza celebrata per amministrare giustizia in nome del popolo”, ha dichiarato il numero due del Consiglio Superiore, invocando il diritto alla sicurezza per tutti gli operatori della giustizia.
Contestualmente la toga ha annunciato che domani una delegazione del Csm parteciperà all’assemblea indetta a Milano dall’Anm.
9 aprile 2015