ATTUALITA

IO NON SONO CHARLIE – JE NE SUIS PAS CHARLIE

JE NE SUIS PAS CHARLIE
MA CHARLIE E’ UN BRUTTO GIORNALE
8 gennaio, 2015

INVIDIA 4Non parlo di censure, chiusure o multe.
Condanno l’attentato senza se e senza ma e critico le vignette. Si può fare?
Ribadendo l’orrore per la strage di Parigi, possiamo, nel nome di quella libertà che invochiamo per Charlie Hebdo, dire che Charlie Hebdo è un giornale orrendo, che vive sputando sulle cose più care per miliardi di persone?

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Abstract 043

LA STRAGE DI PARIGI … PERPLESSITA’ E CONTRADDIZIONI

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Charlie Hebdo: fra i morti c’è l’economista che aveva smascherato la truffa monetaria – VIDEO
Era stato nominato consigliere centrale della Banque de France, la Banca Centrale francese.
Diceva cose scomode come queste.
E' stato ammazzato durante l'attacco a Charlie Hebdo.

Bernard Maris, tra le vittime di Charlie Hebdo anche l’economista “no-global”

Bernard Maris, tra le vittime di Charlie Hebdo anche l’economista “no-global”

Si firmava "Oncle Bernard" (Zio Bernard) ed era consigliere della Banca di Francia. Keynesiano convinto, era molto critico con l'austerità europea e proponeva una cancellazione di una parte del debito
Non solo vignettisti.
Non solo presunti nemici dell’Islam, ma anche un economista di valore, giornalista e umorista, uomo poliedrico capace di rientrare nella categoria dell’altermondialismo e, allo stesso tempo, di sedere nel Consiglio generale della Banca di Francia.
Bernard Maris, Oncle Bernard (zio Bernard), come si firmava su Charlie Hebdo, economista nato nel 1946 a Tolosa, è tra le dodici vittime dell’attacco mortale al settimanale francese.
Una morte che sa di beffa perché Maris è di quelli che non ha esitato a inchiodare l’economia occidentale, ed europea, alle proprie responsabilità.
Estimatore di John Maynard Keynes, a cui ha dedicato uno dei suoi libri, candidato al Parlamento dai Verdi, Oncle Bernard ha sempre avuto una spiccata sensibilità di sinistra. Che lo ha portato a divenire membro del consiglio scientifico di una delle associazioni che hanno dato vita al movimento anti-globalizzazione, Attac France.
Ma, oltre a un impegno politico e civile, ha frequentato anche l’accademia e l’economia ufficiale.
Era associato in scienze economiche e professore all’Istituto di studi europei dell’Université Paris VIII.
E, in virtù di queste qualità oltre che di un’evidente volontà di contrappeso politico, nel 2011 viene nominato dal presidente del Senato di allora, il socialista Jean-Pierre Bel, nel consiglio economico della Banca di Francia.
A lui si è riferito il governatore francese, Christian Noyer, nel condannare ieri l’attacco definito “un atto codardo e barbaro contro la libertà di stampa e quelli che la difendono”. Persone di grandi ideali, “tra le quali il nostro amico e collega Bernard Maris, un uomo di cuore, di cultura e di una grande tolleranza.
Ci mancherà tanto”.
Tra i suoi scritti si ritrovano testi dai titoli non convenzionali come Ah Dieu! que la guerre économique est jolie !, (“Dio, quanto è bella la guerra economica”) oppure Lettre ouverte aux gourous de l’économie qui nous prennent pour des imbéciles (“Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli”) ma anche Marx, ô Marx, pourquoi m’as-tu abandonné ? (“Marx, o Marx, perché mi hai abbandonato?”).
Tra le sue proposte non convenzionali per risolvere la crisi economica ne spiccano due: il default del debito pubblico perché “tutti i Paesi europei – come ha scritto – dovranno, prima o poi, rassegnarsi a cancellare una parte del debito.
Occorre rinegoziare la parte che supera il 60% del Pil”.
Maris era però anche fautore del “reddito minimo di esistenza” un “reddito da elargire a ciascun essere umano, ricco o povero, da conservare per tutta la vita e cumulare con qualsiasi altro reddito o patrimonio”.
Un modo per sganciarsi dal lavoro in una società che il lavoro non lo garantisce più.
Nel numero di Charlie Hebdo uscito il 7 gennaio, Maris si è distinto anche per una recensione positiva dell’ultimo libro di Michel Houellebecq, Sottomissione, attorno al quale le polemiche non sono mancate e non mancheranno anche in relazione all’attentato di ieri.
Al romanziere francese, Maris aveva già dedicato un libro Houellebecq economista, i cui romanzi hanno una “intelligenza del mondo contemporaneo impregnata di economia”. “Così come, leggendo Kafka, scrive Maris, comprenderete che il vostro mondo è una prigione e, leggendo Orwell, che il cibo che si serve a tavola è una bugia, leggendo questo aspetto economico di Michel Houellebecq saprete che la colla che frena i vostri passi, vi rammollisce, vi impedisce di muovervi e vi rende così tristi e così tristemente patetici, è di natura economica”.
I tre guerriglieri killer hanno ucciso anche questo.
da il Fatto Quotidiano dell’8 gennaio 2015

Terrore psicologico sulla gente!
Analisi dell'evento!
Un altro evento falso, Fals Flag come si dice in inglese!
Questa volta a Parigi!
Da cosa devono togliere l'attenzione di preciso per architettare una sparatoria?
(Dallo scandalo di Buckingham Palace?)
Spaventano la gente.
E' un terrore psicologico che ci stanno facendo.
Questa gente qua deve essere al comando dei paesi, questi devono fare i politici?
Vedete, hanno progettato da tempo a tavolino sicuramente e presto ci sarà ancora qualche altro evento falso cosi.
Vi ricordate in Boston alla maratona, l'11 settembre, la scuola di Sandy Hook, e in Italia la bomba davanti al palazzo Chigi, per dire qualche esempio.
Non volete mica credere che siano stati i terroristi musulmani a compiere la sparatoria?
Nel video si vedono più indizi che indicano la messa in scena.
Il fumo che si nota al momento dello sparo che si capisce che si tratta di sparo a salve.

Sparo a salve secondo wikipedia:
Lo sparo a salve può essere di due tipi: uno caratterizzato dalla struttura di un'intera pistola dalla canna otturata (in cui possono essere inserite cartucce fatte apposta per il modello di arma da fuoco), che dunque riproduce l'esplosione delle polveri interna alla pistola;
il secondo (del quale è stata vietata la vendita a causa della pericolosità), caratterizzato invece da semplici proiettili progettati apposta per esplodere in microscopiche schegge appena fuoriusciti dalla canna (queste munizioni sono utilizzabili anche in pistole progettate per recare danno).
Entrambi i tipi non sono in grado di danneggiare ed hanno solo la funzione di riprodurre il suono di una pistola "vera".
Dal forum Yahoo: "Semplice,le pistole a salve o "scacciacani",non hanno i proiettili infatti quando spari esce solo del fumo."

Il tipo sulla terra non reagisce da uno che fosse stato sparato veramente.
Il sangue?
Si sono dimenticati ad applicare il sangue sulla scena.
Degli errori li fanno sempre.
Come hanno fatto a girare armati questi uomini per Parigi?
Nel momento dell'evento non c'era traffico?
Humm humm
Siamo qua ad analizzare questi eventi come se non avessimo altro da fare, ma ci danno sempre da "scervellare" tanto per impegnarci le nostre menti e ad avere paura.
Sapete che la paura blocca la mente, la ghiandola pineale.
E' una manipolazione mentale anche questa.
A raccontarci bugie su bugie.
I media sono pieni di questa notizia e la gente ci crede da buone pecore senza mettere nemmeno in dubbio nulla.
Ormai le pecore non pensano con la propria testa.
Infatti in realtà questo è l'obiettivo.
Come tutti quei macchinari con dei microchip che pensano a posto nostro.
Vogliono renderci sempre più stupidi.
Ma non pensate che è sufficiente?
Ora direi basta di queste bugie, è il momento di agire per farli smettere e a farli capire che non siamo cosi ingenue e noi usiamo la ghiandola pineale.
Noi pensiamo con le nostre teste.
E conseguentemente diventiamo subito pecore nere.
Beh chi se ne frega.
Meglio pecore nere che vivere di menzogne.
L'evento ufficiale: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/speciale-attacco-charlie-hebdo/charlie-hebdo-la-dinamica-dell-attacco-terroristico_2088259-201502a.shtml
Video: https://www.facebook.com/video.php?v=544925935610003
Hanno già bloccato quasi tutti video del genere, ora vi metto alcuni ancora online:
Video mostrato come Fals Flag: https://www.facebook.com/video.php?v=777950275606263
Video del Fals Flag: http://www.harmonicwatchdog.it/tankerenemy/video/Censored/FAKE-PARIS-SHOOTING.mp4
Video di Fals Flag: http://youtu.be/zXIqd_xM91o
http://youtu.be/InhNz6VqhAo
Analisi dell'evento1: Video in inglese; attivate i sottotitoli in ita: http://youtu.be/SEWJEiXcQFI
Analisi dell'evento2: Video; attivate i sottotitoli in ita: http://youtu.be/d0C3O6wA_IY
Analisi dell'evento3; attivate i sottotitoli in ita: Video: http://youtu.be/QUuYSft1fOw
Fake attack:
http://nodisinfo.com/french-islamophobes-fake-attack-newspaper-total-hoax-2/
Catwoman http://www.facebook.com/pages/Catwoman/472519556146816

 

MASS MEDIA BUGIARDI … E SE SONO LORO A DIRLO

INVIDIA 4Posted on settembre 29, 2014
I Tg non vi dicono la verità, noi eseguiamo gli ordini.
Le rivelazioni di una giornalista Rai!
LA VERITA’ NON VI VERRA’ MAI DETTA… QUESTA E’ L’UNICA CERTEZZA!!!
Che questo accadesse, diciamocela tutta: non avevamo dubbi.
Ma che a dirlo e spiattellarlo ai 4 venti, fosse una giornalista Rai…
Beh non lo avremmo mai pensato.
La donna in questione è Elisa Ansaldo.
Lei stessa ha reclamato e si è battuta per i diritti ad un’ informazione giusta e veritiera!
Cosa che in Rai non accadeva e non accade neppure adesso!
Nelle 2006 e nel 2007 conduce la sezione giornalistica durante le due edizione di Unomattina.
Poi nel Settembre 2008 passa alla conduzione del TG1 della notte.
Il 25 maggio 2011, in polemica con il direttore Augusto Minzolini, annuncia il suo ritiro da conduttrice del TG1, contestando il fatto che esso violerebbe i più elementari doveri dell’informazione pubblica come equilibrio, correttezza, imparzialità e completezza dell’informazione seguendo di circa un anno la medesima decisione della collega di redazione e amica Maria Luisa Busi.
La stessa Elisa Ansaldo aveva affermato: “Per motivi professionali e deontologici non ritengo più possibile mettere la faccia in un tg che fa una campagna di informazione contro”
Solo nel 2013 torna alla conduzione del TG1 conducendo: prima l’edizione delle 17, poi quella delle 13:30.
E’ proprio nel periodo della sua pausa giornalistica Rai che la stessa giornalista ha manifestato pubblicamente il suo disappunto nei confronti di una testata giornalistica, quale il TG1.
Privo di veridicità e fondamenti basati sulla lealtà alla notizia…
Insomma, la giornalista Elisa Ansaldo non le ha mandate a dire a nessuno e non ha accettato il modus operandi della Rai, in quanto non conforme alle leggi ma soprattutto determinato a celare, nascondere e modificare la notizia.
Ha reclamato il diritto all’informazione: un’ informazione corretta, integrale e non censurata.
In Rai si ha paura della notizia, e le cose accadono sempre dove noi non siamo…
Nella case, nelle industrie, nelle carceri, nella aziende…
Guarda caso noi siamo da un’ altra parte” e continua polemizzando: ”Chi si poteva immaginare che le gente comune si trovava a combattere con la disoccupazione, i licenziamenti e la cassa integrazione.
Che esiste il problema del precariato nelle scuole.
In vece no…
Noi pensavamo che a voi questo non interessasse…
Credevamo che voleste sentir parlare di Michele e Sbrina Misseri, Sara scazzi, e Yara…
Insomma di tutto lo spettacolo montato intorno a queste povere ragazze”
Ascoltate l’intero intervento della giornalista Elisa Ansaldi e capirete molte cose…
Il video è caricato in fondo all’articolo!
A nostro avviso, la situazione è grave.
E i politici vogliono la nostra disinformazione perchè è comoda.
Solo così possono continuare ad operare indisturbati.
E’ proprio per questo che noi stessi non seguiamo più l’informazione che viene passata dalla tv.
Che sia pubblica o privata, esse è un’ informazione corrotta e manipolata.
Non è un’informazione che nasce per informare ma è determinata a disinformare!

 

DA UN POST SU FACEBOOK DI PAOLO FRANCESCHETTI

10922832_10205872669006644_1764137042303109619_nPaolo Franceschetti – 8 gennaio 2015
Fantastico.

A poche ore dalla strage hanno già ritrovato la carta di identità di uno degli attentatori (come nell'11 settembre) e identificato tutti e tre gli uomini.
Quindi abbiamo dei geni del crimine, che vestendo come uomini dei corpi speciali e armati riescono però a passare inosservati e ad entrare nella sede del giornale evitando la polizia che era fuori, uccidono diverse persone e poi scappano su un auto.
Una sorta di rambo che però, guarda caso, dimenticano proprio la carta di identità.
Eh va bè nessuno è perfetto.
A chi non è capitato di perdere la carta di identità?


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Due parole sull'attentato di Parigi e sul pericolo Islamico
Ricapitolando sull’attentato di Parigi:
tre uomini in tenuta da combattimento e armati di mitra riescono ad arrivare inosservati alla sede di un periodico parigino; come ci siano arrivati senza farsi notare non si sa.
Entrati nella sede uccidono dodici persone; per coincidenza uccidono proprio un vignettista che aveva preventivato un attentato terroristico entro gennaio (la vignetta che abbiamo riportato in apertura dell'articolo) e un altro giornalista che si occupava di debito pubblico, spiegando nei dettagli la truffa bancaria del denaro e del sistema delle banche centrali; mentre uccidono le vittime urlano insistentemente Allah è grande, vendicheremo il profeta, ecc.
Dopo poche ore viene ritrovata la patente di uno di loro (pare infatti che i terroristi islamici siano soliti portarsi documenti di identità validi per rilasciarli sul luogo del delitto, come accadde anche per i fatti dell’11 settembre), accidentalmente dimenticata …
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LA STRAGE DI PARIGI … COME SEMPRE UN ATTACCO ALLA LIBERTA’!

INDIGNAZIONE, RABBIA, CORDOGLIO.
Non rassegniamoci alla violenza imposta a tutti i costi
perché chi arma la mano del carnefice, è spesso chi poi lo condanna.
Chi ti vuole nutrire è spesso chi ti affama.
Chi ti vuole difendere è talvolta chi ti deruba.
Ogni tirannia nutre il sistema che lo alimenta
e alle volte si fa scudo della sua stessa violenza
per giustificare la repressione feroce del dissenso.
Non abbandoniamo le nostre idee,
non rinunciamo alle nostre opinioni,
non discostiamoci dalla voglia di verità,
non svendiamo la nostra obbiettività
e non barattiamo la nostra libertà.
Assassino è chi uccide
ma il crimine non ha Patria né colore politico
sopruso è … e ingiustizia rimane!
In memoria delle VERE VITTIME.
WSM
Venetia, 8 gennaio 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del GVP
https://www.mlnv.org/news/?p=24931


LE PREPLESSITA', LE CONTRADDIZZIOINI… (CLICCA QUI)


2015.01.06 – SI CONSOLIDA LA COLLABORAZIONE COL GOVERNO DI DONECK

Proponiamo anche l'altra e-mail qui pervenuta.

2015.01

e la nostra precedente risposta:
 
Spett.
Sig. Anton Ehin,
Presidente del Comitato delle Comunicazioni Sociali presso il Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare di Donetk.
La presente in risposta alla Vostra e-mail del 25 dicembre u.s. per ringraziarVi dell’attenzione posta al nostro Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto.
La Vostra proposta di collaborazione ci onora.
Siamo sinceramente preoccupati per quanto sta succedendo da Voi ma vogliamo assicurarVi che nonostante la deviata informazione mediatica occidentale la popolazione è scettica sulla versione ufficiale fornita dai media dello stato italiano ed europei.
Nel confermarVi tutta la nostra disponibilità e cooperazione abbiamo subito dedicato nel sito ufficiale del MLNV uno spazio specifico alla Vostra Repubblica (*).
Pertanto, qualunque notizia circa la legittima Vostra versione dei fatti o iniziativa che ritenente necessaria attuare siamo a Vostra disposizione.
Il MLNV, per il tramite del Governo Veneto Provvisorio, ratificherà  a breve il riconoscimento ufficiale della Vostra Repubblica Popolare di Donetsk, con la reciproca speranza di poter intraprendere amichevoli relazioni culturali e sociali.
Con onore e rispetto.
Viva San Marco
Venetia, 29 dicembre 2014
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del GVP
 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA DI CRIMEA … COSA DICE WIKIPEDIA


Crimea - StemmaLa Repubblica autonoma di Crimea è stata una repubblica, parte dell'Ucraina dal 1954 fino all'11 marzo 2014, quando si è proclamata unilateralmente dapprima Repubblica indipendente, e poi, subito dopo, parte integrante della Federazione russa, in seguito al referendum indetto il 16 marzo 2014.
La sovranità della Russia sulla penisola non è però riconosciuta sul piano internazionale, se non da alcuni Stati.
Quali ?
Bielorussia è uno, e anche tutta la CSI di cui fa parte la Russia stessa: l'Ucraina non riconosce l'indipendenza e l'annessione del suo territorio, mentre l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America considerano illegale la proclamazione d'indipendenza, il referendum con la successiva richiesta di annessione alla Russia, nonché territorio sotto "occupazione militare" dell'esercito russo.
Il 17 marzo 2014 è stata adottata come moneta a corso legale il rublo russo, mentre dal 30 marzo 2014 vige il fuso orario UTC+4 allineato con Mosca, spostato poi, insieme a tutti i fusi russi, indietro di un'ora a UTC+3.
Il territorio della Repubblica autonoma di Crimea occupava la maggior parte della penisola di Crimea ed era posta sulla costa settentrionale del Mar Nero.
Crimea – Bandiera
Nel corso della sua storia plurimillenaria, la Crimea ha visto passare sul suo territorio tanti popoli e dominazioni diverse: cimmeri, greci, sciti, sarmati, romani e bizantini, goti, unni, genovesi, tartari, veneziani, turchi, russi e ucraini.
La Repubblica di Crimea misurava 26 200 km² e nel 2007 contava 1 973 185 abitanti.
La città di Sebastopoli e il suo hinterland facevano invece parte di un'unità amministrativa autonoma con una popolazione di 379 000 abitanti.
Capitale e sede degli uffici amministrativi erano la città di Sinferopoli, posta al centro della penisola.
La popolazione complessiva di tutta la penisola di Crimea nel 2007 era di 2 352 385.
La popolazione era per il 58,5% di etnia russa e per il 24,4% di etnia ucraina.
La minoranza etnica dei tartari di Crimea, che nel 2001 formavano il 12,1% della popolazione, discende direttamente dal periodo della dominazione del Khanato di Crimea.
Fino alla fine del XIX secolo, i tartari rappresentavano la maggioranza della popolazione, poi, in seguito alla massiccia immigrazione russa ed ucraina, sono diventati una minoranza fino quasi a scomparire a causa della deportazione di massa verso l'Asia centrale effettuata da Stalin nel 1944. Con la fine dell'Unione Sovietica i tartari poterono ritornare in Crimea.

Toponimo
Il toponimo deriva dalla parola tatara di Crimea Qırım che era il nome del centro abitato di Stary Krym, antico capoluogo della provincia della Crimea durante l'Orda d'Oro.
La parola qırım in tataro di Crimea significa 'le mie steppe, collina' e deriva dalla parola "qır" che in turco antico e turco medio significa 'cima di una montagna, cresta della montagna, steppa, deserto, terreno', con l'annessione all'Impero Russo nel 1738 la parola tatara venne russificata in Крым Krym da cui derivano tutte le forme moderne del nome della penisola.
Geografia
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L'Istmo di Perekop a nord, che la collegava al continente, è lungo appena 5,7 km e segnava il confine con l'oblast' di Cherson, mentre il resto del suo perimetro era costituito dalle coste bagnate dal Mar Nero ad occidente e a sud, che prende il nome di Mar d'Azov ad oriente.
In realtà la penisola è divisa dal continente ucraino, ad est dell'istmo, dal Sivaš, una zona di paludi salmastre che si estende anche sul lato orientale della penisola, posto fra la terra e il Mar d'Azov.
Presso Heničesk il Sivaš viene separato dal Mar d'Azov dall'istmo di Arabat lungo 110 km.
La Crimea si estende, inoltre, su una superficie di 26 100 km² e la sua popolazione raggiunge i due milioni (2004).
La capitale è Simferopoli.

All'estremità orientale si trova la Penisola di Kerč, posta direttamente di fronte alla Penisola di Taman in Russia.
Le due penisole sono separate dallo Stretto di Kerč (largo 3–13 km), che collega il Mar Nero al Mar d'Azov, oggi appartenente interamente alla Russia.
Monti di Crimea
La linea costiera di Crimea è interrotta da diverse baie e insenature. Queste insenature si trovano sul lato ovest dell'Istmo di Perekop, vicino alla Baia di Karkinit; a sud-ovest vicino alla Baia di Kalamita, con i porti di Eupatoria, Sebastopoli e Balaklava; vicino alla Baia di Arabat sul lato nord dell'Istmo di Yenikale o Kerč'; e vicino alla Baia di Caffa o Feodosia, con il porto dallo stesso nome, sul lato meridionale.

La costa sud-orientale è fiancheggiata, ad una distanza di 8–12 km dal mare, da una catena montuosa, i Monti della Crimea.
Queste montagne sono affiancate da una catena secondaria parallela ad esse.
Il 75% della superficie restante della Crimea, consiste di praterie semiaride, un proseguimento meridionale delle steppe pontiche, che digradano dolcemente verso nord-ovest.

La principale catena di queste montagne si eleva con straordinaria ripidità dal fondo del Mar Nero fino a una altitudine di 600/750 metri, partendo dalla punta sud-ovest della penisola, chiamata Capo Fiolente (l'antica Parthenium).
Fu questo il capo che si narra venne incoronato dal tempio di Artemide, dove Ifigenia officiava come sacerdotessa.
Numerosi kurgan, o tumuli funerari, degli antichi Sciti sono sparpagliati per le steppe di Crimea.
Il territorio che si trova oltre il riparo offerto dalla catena dello Yayla-Dagh ha caratteristiche completamente diverse.

Qui la stretta striscia di costa e i pendii delle montagne, sono addolciti dalla vegetazione.
Questa "Riviera Russa" si stende lungo la costa sud-est, da Capo Sarych all'estremità sud, fino a Feodosia, ed è punteggiata da luoghi di villeggiatura estiva quali Alušta, Jalta, Gurzuf, Sudak, e la stessa Feodosia.
Durante gli anni del dominio sovietico, il possesso di una dacia su questa costa era indice di lealtà politica. In questa regione si trovano anche vigneti e frutteti.
Pesca, industria mineraria e la produzione di oli essenziali sono anch'esse attività importanti.

Vi si trovano numerosi villaggi e palazzi dei nobili e della famiglia imperiale russa, oltre a pittoreschi castelli medioevali e dell'antica Grecia.
Tratto da (CLICCA QUI)

 


DONETSK – COME CE LA RACCONTA WIKIPEDIA

STEMMA DELLA REPUBBLICA POPOLARE DI DONETSKLa Repubblica popolare di Donetsk si è autoproclamata Repubblica Autonoma ed è confluita nella Federazione della Nuova Russia.
Il 7 aprile 2014 parecchie centinaia di manifestanti filorussi occupano il palazzo dell'amministrazione regionale ed il municipio di Donec'k e dichiararono la propria indipendenza dallo stato centrale, autoproclamandosi repubblica autonoma.
Oltre alla città di Donetsk, il 14 aprile, i manifestanti ribelli filorussi hanno occupato altri edifici governativi in altre 13 città all'interno della regione quali: Mariupol, Gorlovka, Sloviansk, Kramatorsk, Yenakiieve, Makiivka, Druzhkovka, Zhdanivka e altri.
BANDIERA DELLA REPUBBLICA POPOLARE DI DONETSKLa regione indipendentista di Doneck quale Repubblica popolare è riconosciuta dall'Ossezia del Sud, anch'esso Stato privo di riconoscimento internazionale.
Il territorio è tuttora de iure parte dell'Ucraina e sono in corso trattative internazionali per il riconoscimento di una maggiore autonomia della regione.

Donetsk-Ukraine-map

OSSEZIA DEL SUD – COME CE LA RACCONTA WIKIPEDIA

600px-Flag_of_South_Ossetia.svgL’Ossezia del Sud è una repubblica del Caucaso, rivendicata dalla Georgia e de facto indipendente.
Il territorio è prevalentemente montuoso e ricco di corsi d’acqua a regime torrentizio.
Il terreno è coperto in prevalenza da foreste e pascoli che permettono un vasto allevamento ovino.
La capitale Tskhinvali (38.000 abitanti) sorge sul versante meridionale del Grande Caucaso ed è un notevole mercato agricolo.
Dal 1934 al 1961 la capitale si chiamò Staliniri.


SITO UFFICIALE DELLA REPUBBLICA DELL’OSSEZIA DEL SUD


500px-Coat_of_arms_of_South_Ossetia.svgL’emblema nazionale utilizzato dal governo della Repubblica dell’Ossezia del Sud, adottato nel 1998, si basa sull’emblema dell’Ossezia Settentrionale-Alania (repubblica facente parte della Russia), disegnato dallo scienziato georgiano Vakhushti Bagrationi nel 1735.
A questo stemma il governo dell’Ossezia del Sud aggiunge sul bordo il testo russo “Республика Южная Осетия” (traducibile con “Repubblica dell’Ossezia del Sud”), sopra il sigillo, e il cirillico osseto “Республикæ Хуссар Ирыстон” (con la stessa traduzione della scritta in cirillico russo) sotto la guarnizione. I colori della bandiera dell’Ossezia del Sud (giallo, rosso, bianco) sono gli stessi dell’emblema.


Il primo conflitto con la Georgia

 

 

L’Ossezia del Sud e la Georgia

 

 

 

 

La tensione nella regione aumentò insieme all’incremento dei nazionalismi tra georgiani e osseti nel 1989.
Prima di allora, le due comunità avevano vissuto in pace con l’unica eccezione del conflitto del 1920.
Entrambi i gruppi etnici avevano un alto livello di interazione ed un alto tasso di matrimoni interetnici.
Nello stesso anno, l’influente Fronte Popolare dell’Ossezia del Sud (Ademon Nykhas) richiese l’unificazione con l’Ossezia del Nord come un mezzo per difendere l’autonomia osseta.
Il 10 novembre 1989, il Soviet Supremo dell’Ossezia del Sud inviò un appello per l’unione dell’Ossezia del Sud con la repubblica autonoma dell’Ossezia del Nord, appartenente alla Russia, in un’unica repubblica autonoma.
Il giorno dopo, il Soviet Supremo della Georgia ignorò l’appello ed abolì l’autonomia dell’Ossezia del Sud.
Oltretutto, il parlamento autorizzò la soppressione dei quotidiani e delle dimostrazioni.
Dopo l’indipendenza della Georgia nel 1991, grazie al leader nazionalista Zviad Gamsakhurdia, il governo georgiano dichiarò la lingua georgiana come l’unico idioma amministrativo permesso nel paese.
Durante l’era sovietica invece, come lingua ufficiale della Repubblica socialista sovietica georgiana vi erano il georgiano ed il russo, come assicurato dalle due costituzioni della RSS nel 1936 e nel 1979.
La decisione del 1991 causò un forte sconcerto nell’Ossezia del Sud, i cui leader chiesero che la lingua osseta diventasse l’idioma del loro stato.
La minoranza osseta continuò a godere di un alto livello di autonomia, ma dovette confrontarsi con il crescente sentimento nazionalista della maggioranza georgiana.
Violenti scontri animarono la fine del 1991, durante i quali molti villaggi sudosseti furono attaccati e dati alle fiamme, così come subirono attacchi case e scuole georgiane a Tskhinvali, capoluogo dell’Ossezia del Sud.
In conseguenza di questi scontri, circa 1.000 persone persero la vita e tra i 60.000 e i 100.000 profughi lasciarono la regione, rifugiandosi lungo il confine con l’Ossezia del Nord e nel resto della Georgia.
Molti profughi furono accolti nelle aree disabitate dell’Ossezia del Nord, dalle quali Stalin attuò l’espulsione degli Ingusci nel 1944, a risoluzione del conflitto tra Osseti ed Ingusci.
Solo il 15% della popolazione Osseta vive oggi nell’Ossezia del Sud.
Nel 1992, la Georgia è stata costretta ad accettare un “cessate il fuoco”.
Il governo georgiano e gli indipendentisti dell’Ossezia del Sud raggiunsero un accordo per evitare l’uso della forza tra di loro.
Fu istituita una forza di peacekeeping costituita da osseti, russi e georgiani.
Il 6 novembre 1992 l’OSCE organizzò una missione in Georgia per monitorare le operazioni di peacekeeping.
Da allora fino alla metà del 2004, l’Ossezia del Sud è stato un territorio pacifico.
Nel giugno 2004, è riesplosa la tensione a causa dell’ultra-nazionalismo di Saakashvili.
Prese di ostaggi, sparatorie e occasionali bombardamenti hanno lasciato decine di morti e feriti.
Un cessate il fuoco fu raggiunto il 13 agosto, ma è stato ripetutamente violato da parte di Tbilisi.
Sebbene ci fossero periodicamente colloqui tra le due parti, alcuni progressi sono stati realizzati dal governo di Eduard Shevardnadze (1993-2003).
Il suo successore Mikheil Saakašvili (eletto nel 2004) ha invece fatto della riaffermazione dell’autorità del governo Georgiano una priorità politica.
Dopo aver felicemente posto fine all’indipendenza de facto della provincia dell’Ajaria nel sud-ovest nel maggio 2004, ha provato a imporre una soluzione simile all’Ossezia del Sud.
Dopo gli scontri del 2004, il governo Georgiano ha intensificato gli sforzi per portare il problema all’attenzione della comunità internazionale.
Il 25 gennaio 2005, il presidente Saakashvili presentò il piano Georgiano per la risoluzione del conflitto in Ossezia del Sud all’assemblea del Parlamento del Consiglio d’Europa, riunito a Strasburgo. Nell’ottobre dello stesso anno, il governo degli Stati Uniti e l’OSCE espressero il loro supporto al piano d’azione Georgiano presentato dal primo ministro Zurab Noghaideli al consiglio permanente dell’OSCE a Vienna il 27 ottobre 2005.
Il 6 dicembre il consiglio dei ministri dei paesi dell’OSCE, riunito a Lubiana, adottò all’unanimità una risoluzione a supporto del piano di pace Georgiano, che fu successivamente respinta dall’autorità de facto dell’Ossezia del Sud.
Il 26 agosto 2006, un’alta delegazione di senatori statunitensi, guidata dal senatore dell’Arizona John McCain effettuò una visita sulle zone del conflitto Georgiano-Osseto.
Il gruppo visitò Tskhinvali ed incontrò il governatore de facto Eduard Kokoity.
Parlando della sua visita a Tskhinvali, il senatore McCain disse che il viaggio era stato “per niente produttivo”.
Le sue parole furono:« e questo perché non c’è stata una risposta diretta alla nostra questione sul perché all’OSCE è stato impedito di fare il suo lavoro.
Perché non ci sono stati progressi alle iniziative di pace da parte della Georgia, dell’ONU, dell’OSCE, di altre organizzazioni.
Io penso che l’atmosfera laggiù si descriva da sola da quello che vedete se guidate a Tskhinvali: un grandissimo manifesto con una foto di Vladimir Putin, sui cui è scritto ‘Vladimir Putin nostro presidente’.
Io non penso che Vladimir Putin sia ora, o sarà mai, il presidente del suolo Georgiano»

 

 

Eduard Kokojty, Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud

 

 

Due giorni dopo, il 28 agosto, il senatore Richard Lugar, visitando la capitale georgiana Tbilisi, incontrò i politici Georgiani sui problemi della missione di peacekeeping russa, affermando che “l’amministrazione USA sostiene la determinazione del governo georgiano al ritiro delle forze di peacekeeping russe dalle zone di conflitto in Abcasia e nel distretto di Tskhinvali”.
L’11 settembre 2006, il comitato per la stampa e l’informazione dell’Ossezia del Sud annunciò che la repubblica avrebbe indetto un referendum di indipendenza (il primo referendum non fu riconosciuto valido dalla comunità internazionale nel 1992) il 12 novembre 2006.
Gli elettori avrebbero deciso se l’Ossezia del Sud avrebbe dovuto preservare o meno il suo status de facto di stato indipendente.

La Georgia denunciò la mossa come un'”assurdità politica”.
Ad ogni modo, « L’autorità secessionista dell’Ossezia del Sud, regione della Georgia, sta perdendo tempo e sforzi nell’organizzazione di un “referendum di indipendenza” a novembre.
Non credo che qualcuno riconoscerà il risultato del referendum. Se le persone al potere nell’Ossezia del Sud sono realmente sensibili agli interessi del popolo che dicono di rappresentare, dovrebbero impegnarsi in negoziati con il governo georgiano per cercare di trovare una soluzione pacifica ed accettata a livello internazionale. »
Il 13 settembre 2006 il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Peter Semneby, mentre visitava Mosca, disse: “i risultati del referendum sull’indipendenza dell’Ossezia del Sud non avranno significato per l’Unione Europea“.

Peter Semneby aggiunse anche che questo referendum non avrebbe contribuito al processo di risoluzione pacifica del conflitto nell’Ossezia del Sud.
Il 5 ottobre 2006, Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, espresse la possibilità di rimpiazzare i peacekeepers russi con una forza dell’UE.
Oltre a ciò, il 10 ottobre, l’inviato dell’UE per il Caucaso meridionale Peter Semneby ammise che “Le azioni della Russia nel caso di spionaggio con la Georgia hanno danneggiato la sua credibilità come un peacekeeper neutrale presso i paesi dell’UE vicini al Mar Nero.
Gli Osseti del Sud approvarono quasi all’unanimità il referendum del 12 novembre 2006, optando per l’indipendenza dalla Georgia.
Il referendum fu estremamente popolare, con una percentuale di vittoria tra il 98 ed il 99% delle preferenze; sventolii di bandiere e feste di celebrazione si ebbero in tutta l’Ossezia del Sud, ma dovunque gli osservatori furono poco entusiasti.
I critici internazionali hanno affermato che la mossa avrebbe potuto aggravare le tensioni regionali, ed il governo di Tbilisi accuratamente non ne riconobbe l’esito.
“Tutti hanno bisogno di capire, una volta e per sempre, che nessun tipo di referendum o elezioni spingeranno la Georgia a rinunciare a ciò che appartiene al popolo Georgiano per volere di Dio”, dichiarò Georgi Tsagareishvili, leader del blocco degli industriali nel parlamento georgiano.
Il 13 novembre, Terry Davis, segretario generale del Consiglio d’Europa a 46 nazioni, definì il referendum sull’indipendenza come “non necessario, inutile ed ingiusto” perché alle persone di etnia georgiana non fu concesso il diritto di votare perché nella gran parte non sono in possesso del passaporto della Ossezia del sud (necessario per il voto).
La situazione è rimasta tesa ma tendenzialmente pacifica sino all’inizio di agosto 2008, anche se Mosca e Tskhinvali vedevano il riarmo georgiano con preoccupazione.

Nell’ultimo anno la Georgia aveva acquistato gli aerei d’attacco di produzione russa Su-25 dalla Repubblica di Macedonia e dalla Bulgaria e gli elicotteri, anch’essi di produzione russa, Mi-8 dall’Ucraina. Queste armi sono state trasportate con l’aiuto dei Marines statunitensi.
Il governo georgiano, dal canto suo, protestava con forza contro la continua crescita economica della Russia e la sua presenza politica e militare nella regione.

 

 

 

 

Il secondo conflitto con la Georgia

 

 

Mappa del secondo conflitto con la Georgia (agosto 2008)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monumento alle vittime del conflitto tra Georgia e Ossezia a Tskhinvali

 

 

Nella notte dell’8 agosto 2008 la Georgia ha avviato un’offensiva militare (preceduta da un attacco di artiglieria e lanciarazzi) per riconquistare il controllo della regione contesa.

Poche ore dopo la Russia è intervenuta con l’aeronautica e ne sono nati aspri scontri intorno alla capitale regionale tra l’esercito giorgiano e i miliziani osseti, affiancati dai soldati russi sopravvissuti che facevano parte, su mandato della NATO, delle truppe di interposizione russo-giorgiane).
La 58 armata russa è arrivata a Tskhinvali il 9 agosto.

Nonostante quattro riunioni in quattro giorni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il conflitto è proseguito anche il giorno seguente.
La Georgia ha dichiarato lo stato di guerra e chiesto aiuto internazionale contro l’intervento russo.
La Svezia, gli Stati Uniti d’America, la Polonia e le tre repubbliche baltiche hanno preso posizione in difesa della Georgia, ma nessuno ha inviato aiuti militari, preferendo inviare sul posto diplomatici per contrattare un cessate il fuoco.

La mattina del 10 agosto, terzo giorno di combattimenti, la Russia ha imposto un blocco navale alla Georgia, e ha sbarcato 10.000 soldati pronti ad attaccare la repubblica ex-sovietica.
La situazione si è aggravata nel pomeriggio dell’11 agosto quando la Georgia ha accusato Mosca di aver iniziato un’invasione su larga scala del territorio georgiano mirante a sovvertire il governo del presidente Saakashvili e a occupare il paese.
Nella serata dell’11 si sono fatte pressanti le voci di una marcia russa su Tbilisi e la Georgia ha fatto sapere di aver asserragliato l’esercito a difesa della capitale.

Secondo dei testimoni, la mattina del 16 agosto i militari russi erano ancora dislocati nelle zone di Gori e Kareli.
Altri non identificati hanno provveduto alla distruzione di un importante ponte ferroviario che si trovava a Kaspi, non lontano da Gori e 45 km a ovest della capitale Tbilisi, comunque ben oltre 50 km il confine dell’Ossezia del Sud.

L’8 settembre 2008 viene firmato l’accordo fra Sarkozy, presidente di turno dell’Unione europea, e Medvedev, presidente russo, che prevede l’impegno russo di ritirarsi da Poti entro una settimana e dal resto della “Zona cuscinetto” entro un mese; e il passaggio della zona cuscinetto sotto il controllo di osservatori UE (EUMM) e non dell’esercito georgiano.
Il 18 ottobre 2010 la Russia si ritira dall’ultimo avamposto mantenuto in territorio georgiano, il villaggio di Perevi.


In Ossezia del Sud, circa il 61% della popolazione è di religione cristiana ortodossa.
Fino all’indipendenza dalla Georgia, la Chiesa ortodossa locale era parte del Patriarcato di Georgia.
Successivamente, le parrocchie ortodosse hanno proclamato la loro indipendenza dal Patriarcato di Georgia; tuttavia, l’atto non è riconosciuto dalle chiese ortodosse canoniche.
La nuova Chiesa è parte della Chiesa vetero calendarista ortodossa di Grecia – Santo Sinodo in Resistenza come Diocesi di Alania (Ossezia del Sud).
Esistono minoranze di musulmani sunniti, cristiani armeni ed ebrei

La lingua statale è quella osseta, tuttavia secondo l’articolo 4.2 della Legge fondamentale “la lingua russa, insieme a quella osseta e il georgiano – nei luoghi di insediamento di cittadini della Repubblica dell’Ossezia del Sud di nazionalità georgiana – sono riconosciute come lingue ufficiali degli organi di potere statale, del governo nazionale e locale della Repubblica dell’Ossezia del Sud”.
L’ONU, l’Unione europea, l’OSCE, il Consiglio d’Europa, gli Stati Uniti e la NATO riconoscono l’Ossezia del Sud come parte integrante della Georgia.
Tuttavia, il paese è indipendente de facto dal 1991.
Il governo locale ha tenuto un secondo referendum per l’indipendenza il 12 novembre 2006, dopo che il primo referendum del 1992 non era stato riconosciuto valido dalla comunità internazionale; nella seconda consultazione la maggioranza dei votanti si è espressa per l’indipendenza dalla Georgia.
Anche l’esito di questa consultazione popolare non è stato riconosciuto dall’Unione Europea, dall’OSCE, dalla Nato e dalla Federazione Russa a causa della mancanza di partecipazione della popolazione di etnia georgiana.
Parallelamente al referendum secessionista ed alle elezioni, il movimento dell’Ossezia di opposizione a Kokoity ha organizzato proprie elezioni, nelle quali il 2% degli elettori ha votato in favore di Dmitri Sanakoev, come presidente alternativo dell’Ossezia del Sud.
Le cose sono mutate in seguito alla guerra russo-georgiana del 2008, scoppiata in seguito all’invasione dell’Ossezia del Sud da parte delle forze armate georgiane.
Il 26 agosto 2008 il Cremlino ha emanato un decreto di riconoscimento dell’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia.
Il successivo 5 settembre il Nicaragua è stato il secondo Paese al mondo, dopo la Russia, ad aver ufficialmente riconosciuto le due entità indipendentiste come stati indipendenti e sovrani.
Il 10 settembre 2009 il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha annunciato che anche il suo Paese riconosceva ufficialmente l’Abcasia e l’Ossezia del Sud.
Da ultimo, il 15 dicembre 2009 Nauru ha riconosciuto le due Repubbliche.
La Repubblica dell’Ossezia del sud ha stretto una alleanza con la Russia e non sono esclusi progetti di riunificazione con l’Ossezia del Nord, attualmente repubblica autonoma all’interno della Federazione russa.
Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Ossezia del Sud:

  • Russia Russia – (26 agosto 2008)
  • Nicaragua Nicaragua – (3 settembre 2008)
  • Venezuela Venezuela – (10 settembre 2009)[18]
  • Nauru Nauru – (16 dicembre 2009)
  • Tuvalu Tuvalu – (19 settembre 2011)

Stati non membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Ossezia del Sud:

  • Flag of Abkhazia.svg Abcasia – (17 novembre 2006)
  • Transnistria Transnistria – (17 novembre 2006)

Stati non membri delle Nazioni Unite che riconoscono de facto l’Ossezia del Sud:

  • Flag of the Sahrawi Arab Democratic Republic.svg Repubblica Araba Saharaui Democratica

 

 

ABKHAZIA – COME CE LA RACCONTA WIKIPEDIA

L’Abcasia è una repubblica semi-presidenziale.
L’Abcasia (lingua abcasa: Аҧсны/Aphsny, georgiano: აფხაზეთი / Apkhazeti, russo: Абха́зия / Abchazija), è un territorio caucasico della Georgia de facto indipendente, proclamato Stato dai fautori della separazione, con alcuni riconoscimenti internazionali. La capitale è Sukhumi o nella lingua abcasa Akua (Suchum). Confina a nord con la Russia, a est e sud-est col resto della Georgia e si affaccia a ovest e sud-ovest al Mar Nero.
Le lingue ufficiali sono la lingua abcasa e la lingua russa.
Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Abcasia:

  • Russia Russia – (26 agosto 2008)
  • Nicaragua Nicaragua – (3 settembre 2008)
  • Venezuela Venezuela – (10 settembre 2009)[8].
  • Nauru Nauru – (15 dicembre 2009)[9]
  • Vanuatu Vanuatu – (23 maggio 2011)
  • Tuvalu Tuvalu – (18 settembre 2011)

Dopo il riconoscimento da parte del Venezuela, l’Abcasia si è attivata diplomaticamente per ottenere il riconoscimento della propria indipendenza da parte dei paesi membri dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe.
Stati non membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Abcasia:


Lo stemma nazionale della Repubblica d’Abcasia fu adottato dal Soviet Supremo d’Abcasia il 23 luglio 1992, a seguito alla dichiarazione d’indipendenza dalla Georgia.

SITO UFFICIALE DELLA REPUBBLICA DI ANKHAZIA


 

 

 

 

L’Abcasia copre un’area di circa 8 600 km² nell’estrema parte occidentale della Georgia, sulla costa del Mar Nero.
Le montagne del Caucaso nel nord e nord-est separano l’Abcasia dalla Circassia.
Ad est, la regione è confinante con la Svanetia.
A sud-est, l’Abcasia confina con la Mingrelia, mentre nel sud e sud-ovest è bagnata dal Mar Nero.
La repubblica è estremamente montagnosa (per il 75% della superficie totale) e gli insediamenti sono per la maggior parte sulla costa e in un certo numero di valli profonde e fertili.
La catena montuosa del Caucaso corre lungo il confine settentrionale della regione.
Dal massiccio principale si diramano le catene minori del Gagra, del Bziphi e del Kodori. Le cime più alte dell’Abcasia si trovano nel nord-est e nell’est (lungo il confine con la Svanetia) e alcune di esse raggiungono i 4 000 m sopra il livello del mare. Il clima è temperato: il che, in età sovietica, ha favorito la trasformazione dell’Abcasia in una popolare meta vacanziera, tanto da essere soprannominata la “Riviera georgiana”.
La regione è anche rinomata per la sua produzione agricola, che include tè, tabacco, vino e frutta.
L’economia del paese si basa sia sull’agricoltura (mais, tabacco, uva, frutta) sia soprattutto sullo sfruttamento dei giacimenti di piombo, rame, zinco e carbon fossile.
Poche le industrie (principalmente idroelettriche).
Sull’economia abcasa grava tuttavia un embargo che di fatto la isola dal sistema economico internazionale, eccetto che dalla Russia, che mantiene un collegamento transfrontaliero e una linea ferroviaria con Acvia.
Il 2 ottobre 2009 è stato concluso un accordo tra governo abcaso e quello russo in materia di visti.
L’accordo prevede che i cittadini di entrambi i paesi potranno viaggiare senza necessità di visto purché il soggiorno nel paese ospite non superi i 90 giorni.
L’Abcasia ha un ampio volume di traffici commerciali con la Turchia e la Giordania, paesi in cui risiedono numerosi abcasi della diaspora, tuttavia non esistono con i due citati paesi relazioni ufficiali.
La vicinanza dell’Abcasia al Mar Nero, rende il suo clima temperato, soprattutto tenendo conto della latitudine settentrionale.
Le montagne caucasiche sono responsabili del clima moderato nella regione, in quanto fungono da scudo per l’Abcasia dai freddi venti del nord.
Le aree costiere della Repubblica hanno un clima subtropicale, in cui la temperatura media annuale in molte regioni è intorno ai 15 °C.
La media invernale (gennaio) delle temperature varia tra i 4 e 6 °C, mentre la media estiva (luglio) delle temperature è ovunque tra i 22 e 23 °C.
Il territorio costiero raramente subisce grandi gelate durante l’inverno.
Le quote sui 1 000 m s.l.m. hanno un clima marittimo e di montagna, con inverni relativamente freddi e lunghi ed estati calde.
Le quote sui 2 000 metri hanno inverni più freddi ed estati più corte. Infine, le zone più elevate dell’Abcasia hanno per tutto l’anno un clima freddo, senza estate.
L’Abcasia riceve una quantità elevata di precipitazioni, ma grazie al suo microclima unico (che va da quello sub-tropicale a quello di montagna) lungo buona parte della sua costa, l’umidità ha livelli molto bassi.
Le precipitazioni annuali lungo la costa vanno da 1100 a 1 500 mm.
Le colline, le quote più basse e le gole interne del territorio abcaso ricevono dovunque tra 1100 e 1800 mm di precipitazioni annuali.
Alcune delle gole interne che sono schermate dai venti umidi provenienti dal Mar Nero, presentano i livelli più bassi di precipitazioni atmosferiche.
Le alte regioni montagnose ricevono 1700–3500 mm di precipitazioni annue.
La neve cade abbondantemente sulle montagne ma quasi per niente nella regione costiera.
Le valanghe nel nord-est talvolta rappresentano un pericolo reale per le aree popolate.
La neve spesso arriva ai 5 metri in alcune delle più alte aree montagnose che si affacciano sul Mar Nero.

 

 

 

 

Vista da capo Pitsunda

 

 

 

 

Il Lago Ritsa

L’Abcasia è ben conosciuta per la sua bellezza e per i suoi paesaggi diversificati.
I paesaggi della regione vanno dalle pinete costiere (vicino a Bichvinta/Pitsunda) alle coltivazioni di agrumi, dalle nevi perenni ai ghiacciai nel nord della repubblica.
A causa della complessa topografia dell’Abcasia, gran parte del territorio non è stata intaccata dallo sviluppo umano (coltivazioni e costruzioni).
Perciò, oggi, una larga porzione dell’Abcasia (circa il 70% del territorio) è ancora coperta da foreste.
L’Abcasia è anche conosciuta per l’alto numero di specie endemiche di piante che si trovano solo nel Caucaso, in Georgia o in Abcasia.
Il sud-est dell’Abcasia, che fa parte della pianura della Colchide, è coperta da foreste in cui sono presenti (l’ontano, il carpino, la quercia, il faggio) o gli agrumeti e le piantagioni di tè.
Le colline, all’altezza dei 600 metri sopra il livello del mare, sono coperte da foreste di caducifoglie (con elementi sempreverdi) e includono specie di alberi come quercia, faggio e bosso.
Le foreste si trovano tra i 600 e i 1 800 m sopra il livello del mare e sono costituite sia da caducifoglie sia da conifere.
Le specie più comuni sono il faggio, l’abete rosso e l’abete tradizionale.
La zona di foresta mista è l’habitat di alcuni degli alberi più alti in Europa e nel mondo, e vi si trovano alcuni esemplari di abete (specialmente intorno al lago Ritsa) che raggiungono un’altezza superiore ai 70 metri. La zona che si estende tra i 1 800 e i 2 900 m sopra il livello del mare è costituita da foreste sub-alpine e prati alpini.
Il territorio che si trova sopra i 2 900 metri è coperto per lo più da nevi eterne e ghiacciai.
In Abacsia la maggioranza della popolazione è cristiano-ortodossa (75%); esistono minoranze di cristiani della Chiesa apostolica armena e della Chiesa cattolica, di musulmani sunniti e di ebrei.
Il territorio dell’Abcasia appartiene alla giurisdizione del Patriarcato ortodosso di Georgia e tale giurisdizione è riconosciuta da tutte le chiese canoniche del mondo ortodosso.
Tuttavia, dal 1991 il Patriarcato di Georgia non controlla più la Diocesi di Sukhumi.
Questa situazione ha portato ad una penetrazione di preti del Patriarcato russo nel territorio della diocesi al fine di assicurare la sola assistenza religiosa agli abcasi.
Il 16 settembre 2009 la Diocesi di Sukhumi ha proclamato la sua autonomia dal Patriarcato di Georgia, assumendo il nuovo nome di Chiesa ortodossa di Abcasia.
Il capo della Chiesa locale, Vissarion Apliaa, ha preteso di restaurare l’autocefalia persa nel 1795.

UN PO’ DI STORIA RECENTE
Quando l’Unione Sovietica cominciò a disintegrarsi alla fine degli anni ottanta, le tensioni etniche tra abcasi e georgiani crebbero all’avvicinarsi dell’indipendenza georgiana.
Molti abcasi si opposero a questo, temendo che l’indipendenza della Georgia avrebbe portato alla “georgianizzazione”, ritenendo invece che fosse il caso di avere il diritto di istituire una repubblica indipendente.
La disputa divenne violenta a Sukhumi il 16 luglio 1989. 16 georgiani furono uccisi ed altri 137 feriti quando tentarono di iscriversi all’università georgiana invece che in quella abcasa.
Dopo diversi giorni di violenza, le truppe sovietiche riportarono ordine in città, ma i paramilitari nazionalisti rivali furono accusati di provocare gli scontri.
La Georgia dichiarò l’indipendenza il 9 aprile 1991, sotto il governo dell’ex dissidente sovietico Zviad Gamsakhurdia.
Il governo di Zviad Gamsakhurdia divenne impopolare e nel dicembre dello stesso anno, la guardia nazionale georgiana, al comando di Tengiz Kitovani, assediò gli uffici del governo a Tbilisi.
Dopo mesi di stallo, fu costretto a dimettersi nel gennaio 1992.
Fu sostituito alla carica di presidente da Eduard Shevardnadze, l’ex ministro degli esteri sovietico.
Shevardnadze ereditò un governo dominato dalla linea dura dei nazionalisti georgiani, e sebbene non fosse un nazionalista, egli fece poco per evitare di essere considerato un sostenitore dei personaggi al governo, che erano considerati dei golpisti.

La guerra abcaso-georgiana (1991-1993)
Il 21 febbraio 1992, il consiglio militare cha governava la Georgia, dopo le dimissioni di Zviad Gamsakhurdia annunciò che era abolita la costituzione dell’era sovietica e la restaurazione della costituzione del 1921 della Repubblica Democratica di Georgia.
Molti abcasi interpretarono questo come un’abolizione del loro status autonomo. In risposta, il 23 luglio 1992, il governo dell’Abcasia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza, ma questo gesto non fu riconosciuto da nessun altro paese.
Il governo georgiano accusò i sostenitori di Zviad Gamsakhurdia di aver rapito il ministro dell’interno georgiano e di tenerlo prigioniero in Abcasia.
Il governo georgiano dispiegò 3 000 soldati nella regione, ristabilendo apparentemente l’ordine. Un pesante fuoco tra le forze georgiane e la milizia abcasa scoppiò dentro e fuori Sukhumi.
Le autorità abcase rifiutarono le pretese del governo, sostenendo che fosse semplicemente un pretesto per una invasione.
Dopo circa una settimana di combattimenti e molte perdite da entrambe le parti, le forze del governo georgiano riuscirono a prendere il controllo di gran parte dell’Abcasia e chiusero il parlamento regionale.
Centinaia di volontari paramilitari provenienti dalla Russia si unirono ai separatisti abcasi per combattere le forze del governo georgiano.
Tra il settembre e l’ottobre del 1992 le forze abcase e i paramilitari russi, dopo l’interruzione del cessate-il-fuoco, iniziarono una forte offensiva secessionista armata che cacciò le forze georgiane fuori dalla repubblica.
Il governo di Eduard Shevardnadze accusò la Russia di dare copertura militare ai ribelli con lo scopo di staccare dalla Georgia il suo territorio nativo e la terra di frontiera tra Georgia e Russia.

Seconda guerra dell’Ossezia del Sud (2008)
La seconda guerra in Ossezia del Sud fu combattuta dalla Georgia da una parte, e da Russia, Ossezia del Sud e Abcasia dall’altra.
Il conflitto iniziò nella notte fra il 7 e l’8 agosto 2008, dopo diversi giorni di pesanti scontri tra esercito georgiano e milizie ossete, che culminarono nell’attacco della Georgia all’Ossezia del Sud.
La Federazione Russa, che già dal 1992 aveva una presenza militare in Ossezia del Sud ed Abcasia come forza d’interposizione su mandato internazionale, è intervenuta massicciamente sbaragliando i georgiani ed arrivando ad occuparne una larghissima parte del territorio, sino a poche decine di chilometri da Tiblisi.
Il 15 agosto è stato firmato fra Georgia e Russia un accordo preliminare sul cessate il fuoco, con la mediazione dell’Unione europea guidata da Nicolas Sarkozy, in quanto presidente di turno dell’UE: in base all’accordo le truppe si sono impegnate al ritiro sulle posizioni precedenti l’inizio delle ostilità, e la Georgia a non usare la forza contro le due repubbliche secessioniste.
Dopo un iniziale ritiro dalle posizioni più avanzate, come la città di Gori, la Russia aveva deciso di continuare l’occupazione militare di due zone cuscinetto in Georgia ai confini delle due regioni per prevenire possibili futuri attacchi verso l’Ossezia del Sud e l’Abcasia.
Queste aree di occupazione comprendevano inizialmente anche il porto di Poti sul mar Nero, oltre alla presenza di alcuni posti di blocco russi nelle principali vie statali di comunicazione, e sono state mantenute per circa due mesi.
A partire dal 1º ottobre 2008 nelle due zone cuscinetto aree sono stati schierati 200 osservatori militari dell’Unione europea come previsto dai colloqui di settembre fra Russia ed Unione Europea, mentre il ritiro delle truppe russe dalla zona cuscinetto in prossimità dell’Ossezia del Sud è stato completato l’8 ottobre 2008.
La Russia ha riconosciuto l’indipendenza di Ossezia del Sud ed Abcasia il 26 agosto 2008, sottoscrivendo successivamente accordi militari con le due repubbliche.

NAZIONALISTI FRIULANI: ANCORA ITALIANI CONTRO LE NOSTRE TRADIZIONI.

RICEVIAMO E SUBITO PUBBLICHIAMO
succede a Udine in Terra Friulana
10500461_292523210951393_3370346394054188921_nIl Preside del Liceo "Stellini" di Udine, Santoro, ha detto basta ad una tradizione che si ripeteva da 40 anni e non ha autorizzato la "LECTIO BREVIS" prevista per martedì prossimo per celebrare la Messa di Natale.
Noi Nazionalisti Friulani oggi eravamo presenti in strada per DIFENDERE le NOSTRE TRADIZIONI e per dire BASTA ai servi del mondialismo marxista-sionista che stanno distruggendo la nostra identità, le nostre radici, la nostra cultura.
È chiaro che la Messa di Natale, nelle scuole dove non l'hanno abolita come nelle nostre parrocchie, non viene più vissuta come la vivevamo i nostri nonni e bisnonni.
Nel passato era un momento di preghiera, di comunione, di riflessione, di incontro, di redenzione.
Tutta questa spiritualità e cultura è stata spazziata via dal mondialismo perché l'individuo con una forte identità e fede è forte, per questo è scomodo e viene combattuto.
La società di oggi crede in un solo dio: il denaro.
E per il denaro è disposta a tutto, compreso l'imbrogliare e perfino l'uccidere.
Se vogliamo avere una speranza di futuro dobbiamo recuperare e difendere le nostre tradizioni, solo così ci salveremo.
Tratto da (CLICCA QUI)
10856545_334737400063307_5827780997855595208_oIN CENTINAIA ALLA MESSA DELLO STELLINI
bene ottima risposta da parte di tutti dopo le polemiche con il dirigente dello Stellini
Informazioni
Se condividi la battaglia in difesa del nostro Popolo, registrati cliccando sul seguente link https://www.facebook.com/naz.friulani/app_206541889369118
Missione
NAZIONALISTI FRIULANI: per la difesa e la salvaguardia della nostra Terra e del nostro Popolo.

http://www.mlnv.org/main/2014/09/18/2014-09-18-n-f-nazionalisti-friulani/
I Nazionalisti Friulani sono una rete apartitica di cittadini nata con l'obiettivo di difendere e valorizzare il nostro territorio ed il nostro popolo.
Cittadini stanchi di essere ignorati dalla politica, di vedere il Friuli depredato e razziato dalla delinquenza e molte lavoratori disoccupati e con poche prospettive, di assistere a continui tagli alla sanità, alla scuola oltre che a politiche inadeguate sul turismo ed alla mancanza di iniziative per riattivare l'edilizia.
In pochi mesi dalla nascita del gruppo, i Nazionalisti Friulani hanno superato quota 5.000 sostenitori e sono il primo gruppo politico sul web in Friuli Venezia Giulia.
L'impegno dei Nazionalisti Friulani è in difesa del nostro Popolo, dei nostri valori, della nostra identità, del nostro patrimonio culturale e spirituale; significa orgoglio e senso di appartenenza, rispetto e valorizzazione degli usi, costumi e tradizioni dei friulani.
La situazione che stiamo vivendo è paradossale.
Da un lato gli aiuti sociali benevoli nei confronti degli stranieri e dall'altro i friulani, che hanno da generazioni costruito il territorio di oggi, che non arrivano alla fine del mese.
Da un lato la delinquenza, dove quasi il 60% dei detenuti in FVG è straniero, e dall'altro il cittadino friulano che viene depredato da furti, rapine e violenze ed il cui Stato non riesce a garantire una adeguata sicurezza e protezione. Da un lato chi lavora nell'illegalità e nell'inganno e dall'altro invece i cittadini onesti che devono chiudere l'attività a causa di tasse troppo elevate, balzelli, burocrazia, inefficienze, taglio dei servizi.
I Nazionalisti Friulani respingono questo modello di società individualistica, dominato dalle banche, dalle finanza internazionale, dagli affaristi. Un modello che pone le proprie basi sull'egoismo, sul consumismo sfrenato, sul capitalismo senza regole, sull'immigrazionismo e che ha portato alla precariato, alla disoccupazione, al degrado e all'essere schiavi del debito e dell'interesse. Noi riteniamo che questa società vada radicalmente cambiata e ciò è possibile attraverso l’impegno del Popolo unito: VOLERE E' POTERE!
Uniti ce la faremo!
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GIOVANE CARABINERE TROVATO MORTO “SUICIDA” … “LAVORO PER I SERVIZI SEGRETI, MI CHIUDERANNO LA BOCCA”.

Carabiniere trovato morto a Tor di Quinto: "Lavoro per i servizi segreti, mi chiuderanno la bocca".
I fatti nella serata di ieri nella caserma Salvo D'Acquisto dove alloggiava. Prestava servizio nell'VIII Reggimento Lazio. Sul suo corpo i segni di un colpo di pistola al petto. Su facebook l'ultimo messaggio
Redazione 26 novembre 2014Il carabiniere suicida. Foto dal suo profilo facebook
Un messaggio su facebook, lasciato 18 ore fa. La chiamata al 112, con frasi sconnesse.
Quindi il colpo al petto che gli ha tolto la vita. Tragedia nella caserma Salvo D'Acquisto di Tor Quinto.
Un carabiniere, in servizio presso l'VIII Reggimento Lazio, è stato trovato morto poco dopo le 22.
E' stato ritrovato nella sua stanza, insaguinato.
Ad ucciderlo un colpo al petto esploso da una pistola.
L'ipotesi più probabile è quella del suicidio.
Luis Miguel Chiasso, questo il nome del carabiniere, era originario della provincia di Terni.
Poco prima di morire sul suo profilo Facebook aveva scritto: "Lavoro per i servizi segreti italiani e internazionali", aggiungendo "mi resta poco da vivere, so gia' che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre".
Secondo quanto si è appreso aveva chiamato poco prima il 112 chiedendo aiuto e pronunciando contemporaneamente frasi sconnesse.
L'operatore aveva cercato di trattenerlo al telefono, provando a prendere tempo, quello necessario a far giungere aiuto nella sua stanza.
Il carabiniere però ha chiuso la telefonata.
Pochi minuti dopo il ritrovamento.
Probabile che si sia sparato un colpo al petto.

Di seguito riportiamo il messaggio lasciato su facebook
Luis Miguel Chiasso morto a Tor di Quinto: "Lavoro per i servizi segreti, mi chiuderanno la bocc
"qualcuno mi conosce sente le mie parole alla TV mi sono creato il personaggio con un attore di Adam kadmon, vi avevo promesso che avrei levato la maschera come faccio a sapere tante cose?
Semplice
Lavoro per i servizi segreti italiani ed internazionali da tempo sto vedendo cose a noi sconosciute cose non di questo mondo ma dei nostri creatori, purtroppo sapere determinate cose porta delle responsabilità , mi resta poco da vivere so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre.
Anni fa giurai questo "Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni".
E ora popolo vi dico combattete ribellatevi fate che la mia morte non sia vana perché il popolo ha il diritto alla disobbedienza verso il governo quando questo perda legittimità agendo fuori dai limiti del mandato e il diritto all’uso consapevole dell’illegalità giustificato dallo stato di guerra che i governanti, tradendo il patto, avrebbero ripristinato:
“E se coloro che con la forza sopprimono il governo sono ribelli, i governanti stessi non possono essere giudicati altrimenti, se essi, che sono stati istituiti per la protezione e la conservazione del popolo e delle sue libertà e proprietà, le violano con la forza e tentano di sopprimerle, e quindi, ponendosi in stato di guerra con quelli che li avevano stabiliti come protettori e custodi della loro pace, sono propriamente, e con la maggiore aggravante, rebellantes, cioè a dire ribelli.
Ma se coloro, che dicono che questa dottrina getta il fondamento della ribellione, vogliono dire che può dare occasione a guerre civili o disordini intestini il dire al popolo che esso è sciolto dall’obbedienza quando si perpetrano attentati illegali contro le sue libertà e proprietà e può opporsi alla violenza illegittima dei suoi governanti istituiti, quando essi violino le sue proprietà contro la fiducia posta in loro, e che perciò questa dottrina, essendo così esiziale per la pace nel mondo, non deve essere ammessa, per la stessa ragione essi potrebbero parimenti dire che uomini onesti non possono opporsi a briganti e pirati, per il fatto che ciò può dar occasione a disordini o versamenti di sangue.
Se in tali occasioni avviene qualche male, esso non deve essere imputato a chi difende il proprio diritto, ma a chi viola il diritto dei vicini.
Se l’uomo innocente e onesto deve, per amor di pace, cedere passivamente tutto ciò che possiede a colui che vi attenta con la violenza, vorrei che si pensasse che razza di pace vi sarebbe al mondo, se la pace non consistesse che in violenza e rapine, e non dovesse essere conservata che per il vantaggio di briganti e oppressori.
Tratto da (CLICCA QUI)

 

 

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E L’ITALIA SPENDE ANCORA SOLDI PER COMPRARE ALTRI CACCIA-BOMBARDIERI

"Ma se l'italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali qualcuno è in grado di spiegare a cosa servono questi dannati cacciabombardieri ?"

F35, l’Italia firma ancora con la Lockheed: acquistati altri due caccia da guerra


Ciascuno dei due cacciabombardieri (il settimo e l'ottavo acquistati dalla Difesa) costerà circa 100 milioni di euro.
La conferma dal sito del Pentagono

LA SCUOLA ITALIANA … IDENTICA AL SUO STATO COLONIALISTA.

Condividiamo in pieno.

Non ci credo.
La scuola (rappresentante dello Stato e perciò, in piccolo, essa stessa uno Stato), si sta comportando esattamente come l'itaGlia, e cioè si dimostra un sistema totalitaristico e di regime dove chi la pensa diversamente da quanto ordinato di pensare, viene escluso e punito.
Ragazzi, mi rivolgo a voi, nuova generazione, ribellatevi, metteteli sotto professori e gli insegnanti schiavi di quello che lo stato dice loro di insegnarvi (senza nulla togliere ai moltissimi insegnanti che fanno gli eroi nel proprio lavoro e lo fanno con lodevole maestria e tenendo conto che di fronte non hai un somaro da ammaestrare ma una personalità da far sbocciare)… NON CREDETE a quello che vi insegnano questi complici di uno stato opprimente, perchè la verità ve la dovete cercare e sudare.
La Storia non è quella che vi insegnano, l'Alimentazione non è quella che vi insegnano…
Un "BRAVISSIMA" a questa ragazza che ha deciso di esprimere IL SUO PENSIERO LIBERAMENTE (qualunque esso sia, non sto qui a dire se ha detto una cosa più o meno giusta).
Ricordatevi di non farvi rubare i vostri pensieri e il vostro PARERE su tutto.
Combattete, ribellatevi.
La scuola deve essere sì educazione e anche rigore, ma non in un regime, ma in un sistema di libero di pensiero. Il preside di questa scuola dovrebbe essere radiato immediatamente e non mettere più piede in una scuola pubblica degna di questo nome (utopia?).

MATTIA ZANATTA


"Gli immigrati ci affamano" Studentessa cacciata da scuola

La replica a un volontario Caritas durante un convegno organizzato dalla scuola le è costata la sospensione
Mar, 18/11/2014 – 19:18

"Gli immigrati affamano gli italiani".
Parole pronunciate da una studentessa di Adria (Rovigo) e che le sono costate una sospensione da scuola

 

 


L'istituto superiore aveva infatti organizzato una conferenza con la Caritas in cui si parlava di integrazione e nuove povertà.
Durante l'incontro la ragazza – minorenne – è intervenuta sostenendo che gli immigrati "fanno morire di fame chi è nato in Italia: lavorando per un tozzo di pane riducono su lastrico i lavoratori italiani", come raccontano il Corriere Veneto e il Gazzettino.
Il volontario della Caritas ha inutilmente tentato di ribattere, ma alla fine del convegno la studentessa è stata sospesa da scuola per qualche giorno con l'accusa di razzismo e xenofobia
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