ATTUALITA
2011.05.16 – I DOCUMENTI TENUTI NASCOSTI DALLA CHIESA
2011.05.16 – 1/4 DEGLI IMMOBILI IN ITALIA SONO DELLA CHIESA CATTOLICA!!!
2011.05.16 – DICHIARAZIONE DEI REDDITI DEL VATICANO… FACCIAMO DUE CONTI!
2011.05.16 – SUORE INCATENATE PER PROTESTA IN VATICANO
2011.05.16 – VATICANAO SPA
2011.05.15 – ZAIA: «LA PROTEZIONE CIVILE NON HA SOLDI, ASSICURATEVI CONTRO LE CALAMITA’ NATURALI»
«Voglio dire a tutti i cittadini che nel fondo nazionale della Protezione Civile non ci sono più soldi e non sarà possibile intervenire a ristoro di danni che possono derivare da grandi avversità atmosferiche come trombe d’aria, grandinate e così via. Cerchiamo di correre ai ripari anche con prodotti assicurativi che, visti su larga scala, hanno anche costi contenuti». È l’invito rivolto oggi dal presidente del Veneto Luca Zaia durante il consueto punto stampa settimanale. Zaia ha ricordato di essere andato ieri nella zona di Este e Montagnana, nel Padovano, dove ha incontrato persone che hanno subito danni gravissimi a causa di una tromba d’aria. «Quelli estivi non saranno mesi facili: è nelle cronache il ripetersi di eventi eccezionali con danni anche molto gravi. Ma non ci sono più soldi e non è pensabile di illudere i cittadini con la prospettiva di interventi che non ci saranno. Valutate se ci si può assicurare, fin dove potete, fatelo», spiega. «Stiamo parlando di patrimoni personali come la casa – ha sottolineato Zaia – che è spesso il nostro bene più grande. Tutti o quasi siamo assicurati per la rottura di condotte idriche o scariche elettriche e con un investimento molto contenuto, qualche decina di euro, ci si può tutelare anche per altre calamità. Non aspettiamo che ci capiti una disgrazia; facciamolo prima».
amministrazione pubblica sprecona
Prendiamo le auto blu. Nessun governo riesce a ridurle: un ex presidente della repubblica (Scalfaro, tanto per far nomi) ne pretendeva due in quanto anche ex presidente della Camera; ancora oggi un ex-ministro di Ciampi (l’avvocato Fantozzi, sempre per far nomi) ne ha a disposizione una dotata di lampeggiatore che usa per la sua professione, non avendo ora alcuna carica politica.
Non parliamo poi di case: a Venezia un ex segretario comunale abita dopo molti anni ancora in un appartamento di servizio sul Canal Grande. Forse ne ha diritto ma sarebbe interessante saperne la ragione.
Se venissero eliminati certi privilegi l’amministrazione pubblica, a tutti i livelli, potrebbe avere i mezzi per gestire tifoni e tutto il resto.
commento inviato il 11-05-2011 alle 21:17 da robby
per “loro” i soldi ci sono sempre
Grazie per il consiglio Zaia, ma chissà perchè soldi non ce ne sono mai per i comuni mortali, per “loro” invece ce ne sono sempre di più. VERGOGNA!!!!!!ys
commento inviato il 11-05-2011 alle 20:00 da giovanna
mi raccomando andiamo tutti a votare!!!!!!!
commento inviato il 11-05-2011 alle 19:28 da quintino
“Se ci sono dei soldi, meglio usarli per stipendiare una certa Lorenza… &. C.”
commento inviato il 11-05-2011 alle 15:39 da silvaney … e i consulenti vari che si aggregano al carretto! Nonostante la crisi ce ne sono tanti … per tutte le materie!
commento inviato il 11-05-2011 alle 19:13 da Foks
La Danimarca….
…..sospende SCHENGEN..!
BRAUNSCHWEIG-TIROL NATIONAL ANTHEM
IL SUD TIROLO NON E' ITALIA

TORINO 8 MAGGIO 2010; ROMA 8 MAGGIO 2011.
E’ passato un anno da quelle giornate palpitanti e straordinarie. Non è retorica dirlo: a volte sembra un secolo, a volte un attimo.Ricordo con molta tenerezza che, esattamente un anno fa, nel pomeriggio di Venerdi’ 7 Maggio, io ed il fratello di lotta Maurizio Castagna pieni di gioia, di speranza e di timori stavamo eseguendo un sopralluogo del percorso della manifestazione. Questa verifica sembrava non finire mai. Ogni tanto ci fermavamo per immaginare cosa sarebbe successo l’indomani, tante telefonate arrivavano e ci interrompevano; una lunghissima ed ennesima intervista telefonica con un giornalista di Repubblica ci bloccò per quasi mezz’ora (da una parte eravamo consapevoli dell’importanza di far conoscere ciò che stava succedendo, dall’altra la voglia di mandare a quel Paese -ITALIA UNITA SPA- un rappresentante della stampa di Regime;) avevamo la sensazione che veniva interrotta, infatti, la magia intima di quei momenti straordinari di una vigilia di un evento che avrebbe segnato per sempre la nostra vita.
Il giorno dopo fu un vero trionfo, i nostri megafoni furono i canali per trasformare in grida di battaglia le tensioni accumulate in 6 mesi di preparazione.
Fu la dimostrazione che se si agisce per tempo, se si organizza tutto nei particolari, che se le finalità sono forti e limpide allora si riesce a rendere possibile ciò che appare lontanissimo: portare la nostra lotta laddove 150 anni fa il nostro nemico aveva intessuto le trame del sua aggressione nei nostri confronti e dove, a distanza di 150, anni apriva un Museo dedicato a Lombroso che ancora oggi rappresenta una vergogna per Torino e per tutta l’Europa.
In quest’anno sono successe moltissime cose… non tutte belle. La mia strada si è divisa (a volte anche molto dolorosamente) da quella di alcuni fratelli di lotta. Prego quel Dio che protegge le lotte dei Popoli che li aiuti a riflettere e che li aiuti a perdonarmi se ritengono che gli abbia fatto qualcosa di male; ringrazio quello stesso Dio per avermi dato la possibilità di essere ancora accanto a molti di loro e lo ringrazio di avermene fatto incontrare altri.
MAURIZIO CASTAGNA con il quale solo una settimana fa ho marciato a Catania per la Manifestazione per la l’applicazione dello statuto.
ENRICO VICICONTE entrato da poco nel Movimento Identità Mediterranea
DOMENICO IANNANTUONI con il quale abbiamo fondato il Comitato No Lombroso e che affiancherò con passione e fedeltà nella difficile impresa di riunire il “mio Sud “.
Ringrazio con commozione FRANCESCO LARICCHIA (anch’egli presente alla Manifestazione di Torino) il quale, in qualità di Coordinatore del Premio L´Alfiere del Sud, me ne ha pochi giorni fa comunicato il conferimento per la Sezione Italiana, Categoria Impegno Sociale con la seguente motivazione del premio: ” per avere voluto sostenere, promovendo la memoria dei cittadini meridionali i cui resti sono ingiustamente detenuti presso il Museo Lombroso di Torino, la tutela delle spoglie di gente del Sud indecorosamente esposte al pubblico ludibrio sulla base di antiscientifiche teorie che, fondandosi su taluni aspetti fenotipici umani, possono essere considerate antesignane degli aberranti, disumani e ripugnanti pregiudizi razziali”. Sara’ per me un onore ed un piacere essere presente il 21 maggio per ritirarlo a Bitonto in occasione della cerimonia di consegna.
GIANVITO ARMENISE: con lui e con i compatrioti di Azione e Tradizione facemmo risuonare a squarciagola a Torino la nostra lotta alla Massoneria cantando la “Vandeana”
GIAN LUCA BOZZELLI, a cui si deve la primigenia idea della protesta contro il truce Museo.
ANTONIO VARANO, che raggiunse la manifestazione in moto dalla Svizzera.
In quest’anno ho avuto modo di conoscere nuove persone che vorrei citare.
DANIELE CACCIATO, Vice coordinatore di Identità Mediterranea, una delle persone più in gamba e straordinarie che abbia conosciuto in tutta la mia vita.
MONICA PISANO ed AURORA PIGLIA POCHI due compagne di lotta di SARDIGNA NATZIONE.
DONATELLA RINALDO e ROSA CASSATA due brillanti e dolci combattenti per la Sicilia
ALBERT GARDIN di Indipendenza Veneta
FABRIZIO PETTINATO di Piemonte Stato
DAVIDE ZINGONE, presidente del portale letterario Babylon Cafè con il quale abbiamo lanciato da meno di un mese il Premio Letterario “Identità Mediterranea”.
Il mia certezza è che quell’ Otto Maggio è stato solo una delle tante tappe di quel percorso che portera’ i Popoli d’Europa e del Mediterraneo ad essere liberi, prosperi e solidali.

07.05.2011 – E’ UN DOVERE NON ANDARE A VOTARE ALLE ELEZIONI STRANIERE ITALIANE

2011.05.07 – COMUNICATO STAMPA DELLA REPUBBLICA DI MALU ENTU


30.04.2011-NO ALLA CENSURA ANTIVENETA.
25 APRILE… FESTA DI SAN MARCO
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.
Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.
Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.
Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.
La commemorazione è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari.
Secondo una di queste, durante la fortissima mareggiata che, come narra Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340, un barcaiolo riparatosi presso il ponte della Paglia fu invitato a riprendere il mare da un cavaliere.
Durante il tragitto verso la bocca di porto, il barcaiolo fece sosta a S.Giorgio Maggiore e poi a S.Nicolò del Lido.
Raggiunto il mare aperto, i demoni che spingevano l'acqua verso Venezia furono affrontati e battuti dai tre cavalieri, che altri non erano che i santi Marco, Giorgio e Nicolò.
Sconfitti i demoni, San Marco affidò al barcaiolo un anello, da consegnare all'allora doge Bartolomeo Gradenigo perchè fosse conservato nel Tesoro di San Marco.
Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria d'Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due leggendari mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei Musulmani per questo alimento.
La reliquia di San Marco fu accolta con grande gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta che proprio l'evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone patrono.
San Marco divenne così il patrono e l'emblema della città assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax Tibi Marce Evangelista Meus, Pace a Te o Marco Mio Evangelista.
tratto da: clicca qui
Durante il regno della Serenissima (quello dello Serenissima non è mai stato un regno ma una Repubblica), veniva organizzata una processione da piazza San Marco.
A tale manifestazione, partecipavano le autorità maggiormente influenti, sia civili che religiose, della Repubblica, (infatti qui poi si parla di Repubblica).
Erano dedicati a San Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno, data del rinvenimento, nel 1094, del luogo in cui esse erano state occultate.
25 APRILE… FESTA DEL BOCOLO
In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.
Una riguarda la storia del contrastato amore tra la nobildonna Maria Partecipazio ed il trovatore Tancredi.
Orlando fedele alla promessa giunge a Venezia il giorno prima di S.Marco e consegna alla nobildonna il bocciolo quale estremo messaggio d'amore del perito spasimante.
Secondo l'altra leggenda la tradizione del bocolo discende invece dal roseto che nasceva accanto la tomba dell'Evangelista.
Piantato nel giardino della sua casa il roseto alla morte di Basilio divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Avvenne in seguito una rottura dell'armonia tra i due rami della famiglia (fatto che sempre secondo le narrazioni fu causa anche di un omicidio), e la pianta smise di fiorire.
Un 25 aprile di molti anni dopo nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell'altro ramo familiare.
Il roseto accompagnò lo sbocciare dell'amore tra parti nemiche coprendosi di boccoli rossi, e il giovane cogliendone uno lo donò alla fanciulla.
In ricordo di questo amore a lieto fine, che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il boccolo rosso alla propria amata.
2011.04.19 – MESSAGGIU DAE SU PRESIDENTI, DAE SA REPUBBLICA MALU ENTU
Messaggiu dae su Presidenti, dae sa Repubblica Malu Entu
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2014.04.19 – A STORIA DI A CORSICA IN 10 MINUTE
2011.04.19 – E CUSI’, DIU CREO’ U POPULU CORSU
1
Rinsignetivi apressu à u sinistru Papon, ministru di u vosciu partitu, à l'ordini di Vichy com'è quiddu chì porsi criaturi pà i camari à gasu, prifetu di l'accidiu di Charonne, di a ciacciata di l'Algeriani in a corti di a prifittura di pulizza di Parighji, in u cori di u vosciu Statu culbertistu, rigalianu, quiddu di u Codici neru, di a rivucazioni di l'Edit de Nantes, di l'apartheid.
2011.04.19 – INNO NAZIONALE CORSO – NATIONAL ANTHEM OF CORSICA
(Que Dieu vous garde, Reine)
E Madre Universale
(Mère universelle)
Per cui favor si sale
(Par qui on s'élève)
Al Paradiso.
(Jusqu'au Paradis)
(Vous êtes la joie et le rire)
Di tutti i sconsolati,
(De tous les attristés)
Di tutti i tribolati,
(De tous les tourmentés)
Unica speme.
(L'unique espérance)
(Sur nos ennemis)
A noi date vittoria
(Donnez-nous la victoire)
E poi l'Eterna gloria
(Et puis l'Éternelle gloire)
In Paradiso
(Au paradis)
Face à l'intransigeance de la république génoise cette révolte spontanée prend une tournure politique pour devenir une révolution. Les corses élisent deux chefs pour les guider : Ceccaldi et Giafferi. Gênes fait appel aux troupes étrangères pour anéantir l'insurrection.
Le 4 mars 1731 les théologiens corses se réunissent en Cunsulta et proclament la Corse libre de Gênes. Elle fait jurer les chefs corses sur un crucifix de ne jamais se rendre.
Le 4 javier 1732 l'armée mercenaire prussienne débarquée en Balagna est repoussée par les patriotes à Calenzana au cours de la bataille dite "Des abeilles".
Le 8 janvier 1735 la Corse proclame son indépendance et se place sous la protection de la Vierge Marie. Le Diu vi salvi Regina devient hymne national et le 8 décembre, jour de l'Immaculée Conception, fête nationale.
Le 15 avril 1736 sous l'impulsion du chancelier Sebastianu Costa, a la Cunsulta d'Alesgiani, les représentants de la nation corse élisent un roi, un baron allemand, Théodore de Neuhoff, il sera Théodore Ier.
Théodore installe sa capitale à Cervioni et fait battre monnaie, s'emploie à unir les chefs corses, abolit la peine de mort.
L'intervention des troupes françaises à la solde de Gênes met fin à ce royaume mais la lutte continue entre les corses et la république génoise, une lutte qui prend une dimension internationale, quand, commandés par Ghjuvan Petru Gaffori et soutenus par la marine anglaise, les corses s'emparent de Bastìa en 1745.
En 1751 G. P. Gaffori est élu Général de la Nation, il s'empare de la citadelle de Corti, mais le 2 octobre 1753, dans un guet-apens, il tombe sous les balles de tueurs à la solde de la république génoise.
INNO NAZIONALE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
Se ci si sente Meridionale non si può non conoscere quello che fu l'Inno Nazionale del Regno del SUD
2011.03.31 – MINACCE DI MORTE AD UN CITTADINO SARDO
Muravera.
Un cacciatore minacciato da tre persone che si sono spacciate per militari dell’Aeronautica “italiana” (aggiungiamo noi).
Guai a te se parli ancora con i giornalisti.
ll suo torto è stato quello di accompagnare i giornalisti inviati da televisioni e giornali nella zona del poligono di Perdasdefogu e Quirra, indicare i missili abbandonati nei campi, segnalare le persone malate o i familiari dei pastori morti di leucemia.
Carmine Teodoro Porcu, cinquantenne cacciatore di Muravera, è stato minacciato e sequestrato da tre persone che si sono presentate nella sua abitazione in diverse occasioni.
Gli è stato anche legato un cappio al collo: quando, in preda al terrore, ha promesso che si sarebbe mai più occupato di aiutare il lavoro dei cronisti, è stato abbandonato con le gambe legate.
Sul fatto indaga la Procura di Lanusei.
Il pubblico ministero Domenico Fiordalisi ha aperto un fascicolo (per il momento contro ignoti) per minacce e sequestro di persona.
LE MINACCE
Il primo episodio il 18 marzo corso: una telefonata anonima è arrivata nel cuore della notte all’abitazione di Carmine Teodoro Porcu: «Siamo ufficiali dell’Aeronautica, fatti gli affari tuoi, guarda che quando si muovono le Grandi Torri devi avere paura».
Chiaro riferimento alle mostrine degli alti graduati dell’Aviazione.
Due giorni dopo, tre persone si sono presentate all’una e mezza di notte a casa del cacciatore di Muravera.
Esibendo tesserini dell’Aeronautica sicuramente contraffatti, avrebbero effettuato una sommaria ispezione della casa e reiterato le minacce, prima di allontanarsi.
IL SEQUESTRO
Il 25 marzo l’ultimo episodio, il più grave.
Carmine Teodoro Porcu sarebbe stato avvicinato nel centro di Muravera da una persona a bordo di una Fiat Punto.
«Sono un tuo amico, non mi riconosci? Ti devo parlare».
Il cacciatore è entrato nell’auto dell’“amico”, gli aveva appena detto di non riconoscerlo quando un’altra persona nascosta nei sedili posteriori della vettura lo ha immobilizzato e gli ha portato via le chiavi della sua auto.
Un terzo individuo è poi salito sulla Punto.
Prima un giro per il paese, poi l’arrivo nella casa del cacciatore.
Che è stato immobilizzato con un legaccio alle gambe.
Minacce?
Le solite.
«Non parlare più con i giornalisti, non occuparti del poligono o te la facciamo pagare».
Poi gli hanno legato un cappio al collo.
«Ti ammazziamo, tutti crederanno a un suicidio, non indagherà nessuno».
Quando il cacciatore ha espresso tutto il suo terrore, i tre misteriosi aggressori gli hanno tolto il cappio dal collo e sono andati via dalla casa, lasciandolo con i piedi legati.
Un fatto inquietante sul quale il procuratore di Lanusei indaga perché è ricollegato proprio all’inchiesta aperta sul poligono militare di Quirra. Le minacce dei tre personaggi (per adesso senza nome) avrebbero mirato a intimidire potenziali testimoni.
LE REAZIONI
Intanto pioggia di commenti sulla notizia della riesumazione delle salme di 18 pastori morti a Quirra di leucemia.
«La magistratura di Lanusei, essendo un’autorità indipendente, è in grado di accertare la verità sulle aree attorno al poligono di Quirra», ha dichiarato il senatore dell’IdV Federico Palomba, reiterando la richiesta di un’audizione del pm Fiordalisi alla Camera.
Soddisfazione anche da parte del segretario dell’Upc Antonio Satta, e di Francesco Palese del sito Vittimeuranio.com.
LA COMMISSIONE Oggi la commissione parlamentare d’inchiesta ascolterà i pacifisti, i sindaci della zona del Salto di Quirra e i veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei che hanno evidenziato l’alta incidenza dei tumori tra gli allevatori. (p.c.)
L’Unione Sarda Mercoledì 30 marzo 2011

