ATTUALITA

2011.05.17 – L’ESPOSIZIONE DEL CROCEFISSO NELLE AULE SCOLASTICHE ITALIANE

L'obbligo di affiggere i crocifissi nelle scuole fu istituito con i Regi Decreti 965/1924 e 1297/1928, ai sensi dello Statuto albertino, in epoca fascista.
Il Consiglio di Stato si espresse a favore della presenza dei crocifissi nelle scuole nel 1988, nonostante il Cattolicesimo non fosse più religione di stato.
Ma nel 1997 la Corte Costituzionale dice l'esatto contrario, esprimendo parere contrario sulla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche, specie durante le votazioni.
Il 3 novembre 2009 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha stabilito che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" nonché una violazione alla "libertà di religione" degli alunni.
La direttiva è contenuta in una sentenza emessa su un ricorso presentato da una cittadina finlandese naturalizzata italiana.
Il 18 marzo 2011, la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo con sentenza d'appello definitiva ha accolto il ricorso presentato dall'Italia, assolvendola dalla precedente accusa e stabilendo che la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche non costituisce una "violazione dei diritti umani".
Ciò premesso fa riflette che con tutti i veri problemi che ci sono sui diritti umani l'italia, che per prima calpesta il diritto all'utodeterminazione del Popolo Veneto e degli altri Popoli della penisola , ricorre alla Corte europea e questa in men che non si dica si pronuncia… che solerzia!
Esporre il crocifisso nelle aule scolastiche o in altri luoghi pubblici, dunque,  è un fattore strettamente religioso o che riguarda la nostra cultura e le nostre tradizioni popolari?
 
Il crocifisso nelle scuole italiane By Rai Vaticano | Aprile 9, 2011 – questo articolo e i commenti sono tratti da: clicca qui
 
A distanza di quasi un mese dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo sulla esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule scolastiche, non si placano le polemiche sollevate dalle associazioni atee, particolarmente attive contro i simboli religiosi e nelle campagne contro Benedetto XVI, specie in occasione di un viaggio apostolico del Papa.
Avviene però che quanto più inveiscono contro di Lui, tanto più la gente è interessata ad ascoltarlo.
Come infatti notavano Gramsci e Lenin, “è un errore affermare esplicitamente posizioni atee nei Paesi di tradizione cristiana, perché si contribuisce a ravvivare le radici culturali e la fede in quei fedeli presso i quali si era assopita”.
Ricordiamo che con la sentenza del 18 marzo scorso sul caso Lautsi contro l’Italia, la Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha rovesciato, con una maggioranza di 15 voti contro 2, il verdetto di prima istanza, che aveva ritenuto contraria all’articolo 2 del Protocollo 1 annesso alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo l’esposizione del Crocifisso nelle scuole pubbliche italiane.
L’articolo 2 del Protocollo tutela “il diritto dei genitori a che venga assicurato ai propri figli un insegnamento conforme alle loro convinzioni religiose e filosofiche”.
La sentenza di primo grado aveva suscitato aspre critiche negli ambienti cattolici non solo italiani, ma anche di altri paesi in cui la religione cattolica è preponderante.
Otto governi sono intervenuti a sostegno del ricorso presentato dal nostro esecutivo.
Anche un laico o un ateo può essere portato a considerare che la presenza del crocifisso nelle scuole italiane sia del tutto tollerabile.
Probabilmente nella odierna sentenza la Corte Europea si è rifatta alla decisione del 15 febbraio del 2001 sul caso Dahlab contro la Svizzera.
In questa vicenda la Corte aveva ritenuto che fosse legittima l’interdizione fatta ad una insegnante di indossare un foulard islamico in classe, interdizione motivata dalla necessità di preservare il sentimento religioso prevalente degli allievi.
Altro argomento trattato dalla Corte è che la presenza del Crocifisso non è associata in Italia ad un insegnamento obbligatorio, poiché nelle scuole italiane viene parallelamente offerto uno spazio ad altre religioni.
Nella stessa sentenza si rileva poi che i simboli religiosi nelle scuole pubbliche sono espressamente previsti in Italia, Austria e Polonia e sono tollerati in Grecia, Irlanda, Malta, San Marino e Romania.
L’eurodeputato Oreste Rossi, combattivo promotore del ricorso, ha espresso al nostro blog ”grande soddisfazione, perché è stato riaffermato l’obbligo di presenza del crocefisso.
Esso non può essere ritenuto indottrinamento da parte dello Stato, in quanto è un simbolo essenzialmente passivo, e la sua influenza sugli alunni non può essere paragonata all’attività didattica degli insegnanti”.
Anche padre Federico Lombardi è intervenuto sull’argomento, riconoscendo che “secondo il principio di sussidiarietà è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione.
In caso contrario, in nome della libertà religiosa, si tenderebbe a limitare o persino a negare questa libertà.
Una gran parte degli europei sono convinti del ruolo determinante dei valori cristiani nella loro storia, ma anche nella costruzione unitaria europea e nella sua cultura di diritto e libertà”.
Giancarlo Cocco
 
Alcune considerazioni personali espresse on-line su questo articolo:
 
Non è il Crocifisso ad essere appeso alla pareti ma le pareti ad essere appesi al Crocifisso.
 
Se togli il Crocifisso crolla la società, la civiltà, l’uomo stesso….
 
Non riesco a capire il perchè di tante polemiche sul crocifisso…
 
Facciamo tante storie per vedere se è giusto lasciare esposto o no il crocifisso , quando ti volti da qualsiasi parte e quante cose vediamo che offendono o sono provocatorie??
Ricordiamo invece che il crocifisso è un “simbolo”!
E’ forse il simbolo di qualcosa offensiva per la dignità umana, la giustizia, la fraternità, l’Amore?
E’ un simbolo polisemico, come ha sostenuto la difesa dell’Italia davanti alla CEDU.
E perciò è normale che qualcuno vi possa vedere un’offesa per la dignità umana, la giustizia, la fraternità, l’amore.
Anche la falce e il martello è un simbolo in cui molti vedono libertà, giustizia, fraternità e amore.
Molti, ma non tutti.
Per cui è giusto che non sia esposto nelle aule scolastiche. 
Anche la Croce Rossa, per il rispetto di tutti, ha cambiato il simbolo.
 
Io ritengo che questa campagna denigratoria contro il CROCIFISSO (in maiuscolo perchè lo rispetto) sia pretestuosa, perchè probabilmente mossa da determinati gruppi che cercano, evidentemente, di assestare colpi decisivi a quanto di positivo e sacro resta di un genere umano ormai sempre più in declino.
Mi domando: Perchè nessuno contesta le scritte sui muri degli edifici, delle case, delle scuole, dei cimiteri, che inneggiano alla violenza, agli insulti, all’ odio e al diprezzo del prossimo?
Non turbano le coscienze?
 
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2011.05.16 – I DOCUMENTI TENUTI NASCOSTI DALLA CHIESA


Nel dicembre del 1945, a Nag Hammadi, nell'Alto Egitto, furono scoperti decine di manoscritti di sconvolgente importanza perché rivelarono un cristianesimo profondamente diverso da quello che conosciamo.
Oggi, a più di sessant'anni di distanza e dopo un lavoro di decifrazione e di studio durato decenni, è possibile avere un'idea più precisa di Gesù, che cosa ha detto veramente, chi erano gli apostoli, qual era il ruolo di Maria di Magdala.
Diversamente da quello che si crede la chiesa è un gruppo di uomini che portano avanti, quanto deciso nei secoli, le parole di uomini che intesero e diffusero il messaggio di Gesù in funzione dei loro fini.
Questo video introduce la scoperta di fondamentali rivelazioni di un cristianesimo primitivo, rimasto nascosto per duemila anni, dove la conoscenza di Sè, la Gnosi, è il tema centrale ed è la via che conduce all'unità.
Quella conoscenza che la chiesa ha definitivamente sepolto attraverso i due consigli ecumenici svolti nella città di Nicea dove definirono chi aveva ragione e chi era eretico all'interno della stessa chiesa.
Uomini che decisero chi fosse Gesù e quale messaggio avesse portato.
Uomini che decisero quali testi erano giusti e quali errati.
Anche i 4 vangeli canonici del nuovo testamento servono a questo.
Uomini che non sono Dio, sono uomini!
Come può, quel Dio che è libertà e che desidera che ogni uomo lo cerchi liberamente, affermare che lo si faccia attraverso chi si assume il diritto di insegnare quanto è stato definito da un gruppo di uomini?
Occorre riflettere, occorre assumersi la responsabilità verso ciò che si crede. Occorre sostituire il credere con in capire! L'amore è relazione e solo amando si è vivi.
Per te che mi stai ancora leggendo metto in relazione le parole seguenti: La religione è diventata superstizione ed idolatria, credenza, rituale!
La bellezza della verità e le sue sottigliezze non sono nella fede e nel dogma, non sono mai dove l'uomo le può trovare perché non esiste nessuna via che conduce a quella bellezza.
Non è un punto fisso o un porto di salvezza.
Ha la sua propria dolcezza e il cui amore è incommensurabile, non puoi trattenerlo o farne esperienza, non ha un valore di mercato da usare o mettere da parte.
C'è solo quando la mente ed il cuore sono vuoti, liberi da ogni pensiero.
Tutte le ricerche e le scoperte non hanno alcun significato a meno che la mente non sia libera dal suo condizionamento.
Quella liberà è il primo e ultimo gradino!
Non c'è alcuna via verso la verità sia essa storica o religiosa, non è da esperire o da trovare nella dialettica, ne da vedere in opinioni mutevoli e credenze.
Ti imbatti in essa quando la mente è libera da tutte le cose che ha messo insieme.
La mente deve essere libera da qualsiasi autorità.
Non devono esserci ne seguaci, ne discepoli, ne metodi.
Non appartenete a niente, non legatevi ad istituzioni e non siate discepoli di nessuno.
Dubitate di tutto quello che dicono i guru o i sacerdoti orientali ed occidentali che siano e a maggior ragione dubitate di quello che vi dice chi vi parla. J.K.
 
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2011.05.16 – DICHIARAZIONE DEI REDDITI DEL VATICANO… FACCIAMO DUE CONTI!


L'ammontare della cifra intascata dal Vaticano è di circa 9 miliardi di €uro (18.000 miliardi di vecchi lire), pari al 45% della manovra economica italiana per la finanziaria del 2006… senza la Chiesa Cattolica, o almeno senza i suoi privilegi economici, lo stato italiano potrebbe praticamente dimezzare le tasse a tutti i suoi cittadini.  
Tratto dal libro: " perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) " di Piergiorgio Odifreddi.
 
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2011.05.15 – ZAIA: «LA PROTEZIONE CIVILE NON HA SOLDI, ASSICURATEVI CONTRO LE CALAMITA’ NATURALI»

L’invito del presidente della Regione: «Non sarà possibile intervenire per i danni causati dalle avversità atmosferiche»
VENEZIA
«Voglio dire a tutti i cittadini che nel fondo nazionale della Protezione Civile non ci sono più soldi e non sarà possibile intervenire a ristoro di danni che possono derivare da grandi avversità atmosferiche come trombe d’aria, grandinate e così via. Cerchiamo di correre ai ripari anche con prodotti assicurativi che, visti su larga scala, hanno anche costi contenuti». È l’invito rivolto oggi dal presidente del Veneto Luca Zaia durante il consueto punto stampa settimanale. Zaia ha ricordato di essere andato ieri nella zona di Este e Montagnana, nel Padovano, dove ha incontrato persone che hanno subito danni gravissimi a causa di una tromba d’aria. «Quelli estivi non saranno mesi facili: è nelle cronache il ripetersi di eventi eccezionali con danni anche molto gravi. Ma non ci sono più soldi e non è pensabile di illudere i cittadini con la prospettiva di interventi che non ci saranno. Valutate se ci si può assicurare, fin dove potete, fatelo», spiega. «Stiamo parlando di patrimoni personali come la casa – ha sottolineato Zaia – che è spesso il nostro bene più grande. Tutti o quasi siamo assicurati per la rottura di condotte idriche o scariche elettriche e con un investimento molto contenuto, qualche decina di euro, ci si può tutelare anche per altre calamità. Non aspettiamo che ci capiti una disgrazia; facciamolo prima».
Considerato l’articolo non potevano esimerci dal riportare alcuni commenti esposti online su il Gazzettino.it e che li trovate clicca qui :

amministrazione pubblica sprecona
Prendiamo le auto blu. Nessun governo riesce a ridurle: un ex presidente della repubblica (Scalfaro, tanto per far nomi) ne pretendeva due in quanto anche ex presidente della Camera; ancora oggi un ex-ministro di Ciampi (l’avvocato Fantozzi, sempre per far nomi) ne ha a disposizione una dotata di lampeggiatore che usa per la sua professione, non avendo ora alcuna carica politica.
Non parliamo poi di case: a Venezia un ex segretario comunale abita dopo molti anni ancora in un appartamento di servizio sul Canal Grande. Forse ne ha diritto ma sarebbe interessante saperne la ragione.
Se venissero eliminati certi privilegi l’amministrazione pubblica, a tutti i livelli, potrebbe avere i mezzi per gestire tifoni e tutto il resto.
commento inviato il 11-05-2011 alle 21:17 da robby

per “loro” i soldi ci sono sempre
Grazie per il consiglio Zaia, ma chissà perchè soldi non ce ne sono mai per i comuni mortali, per “loro” invece ce ne sono sempre di più. VERGOGNA!!!!!!ys
commento inviato il 11-05-2011 alle 20:00 da giovanna

mi raccomando andiamo tutti a votare!!!!!!!
commento inviato il 11-05-2011 alle 19:28 da quintino

“Se ci sono dei soldi, meglio usarli per stipendiare una certa Lorenza… &. C.”
commento inviato il 11-05-2011 alle 15:39 da silvaney … e i consulenti vari che si aggregano al carretto! Nonostante la crisi ce ne sono tanti … per tutte le materie!
commento inviato il 11-05-2011 alle 19:13 da Foks

La Danimarca….
…..sospende SCHENGEN..!  

TORINO 8 MAGGIO 2010; ROMA 8 MAGGIO 2011.

E’ passato un anno da quelle giornate palpitanti e straordinarie. Non è retorica dirlo: a volte sembra un secolo, a volte un attimo.
Ricordo con molta tenerezza  che, esattamente un anno fa, nel pomeriggio di Venerdi’ 7 Maggio, io ed il fratello di lotta Maurizio Castagna pieni di gioia, di speranza e di timori stavamo eseguendo un sopralluogo del percorso della manifestazione. Questa verifica  sembrava non finire mai. Ogni tanto ci fermavamo per immaginare cosa sarebbe successo l’indomani, tante telefonate arrivavano e ci interrompevano; una lunghissima ed ennesima intervista telefonica con un giornalista di Repubblica ci bloccò per quasi mezz’ora (da una parte eravamo consapevoli dell’importanza di far conoscere ciò che stava succedendo, dall’altra la voglia di mandare a quel Paese -ITALIA UNITA SPA- un rappresentante della stampa di Regime;) avevamo la sensazione che veniva interrotta, infatti, la magia intima di quei momenti straordinari di una vigilia di un evento che avrebbe segnato per sempre la nostra vita.
Il giorno dopo fu un vero trionfo, i nostri megafoni furono i canali per trasformare in grida di battaglia le tensioni accumulate in 6 mesi di preparazione.
Fu la dimostrazione che se si agisce per tempo, se si organizza tutto nei particolari, che se le finalità sono forti e limpide allora si riesce a rendere possibile ciò che appare lontanissimo: portare la nostra lotta laddove 150 anni fa il nostro nemico aveva intessuto le trame del sua aggressione nei nostri confronti e dove, a distanza di 150, anni apriva un Museo dedicato a Lombroso che ancora oggi rappresenta una vergogna per Torino e per tutta l’Europa.
In quest’anno sono successe moltissime cose… non tutte belle. La mia strada si è divisa (a volte anche molto dolorosamente) da quella di alcuni fratelli di lotta. Prego quel Dio che protegge le lotte dei Popoli che li aiuti a riflettere e che li aiuti a perdonarmi se ritengono che gli abbia fatto qualcosa di male; ringrazio quello stesso Dio per avermi dato la possibilità di essere ancora accanto a molti di loro e lo ringrazio di avermene fatto incontrare altri.
MAURIZIO CASTAGNA con il quale solo una settimana fa ho marciato a Catania per la Manifestazione per la l’applicazione dello statuto.
ENRICO VICICONTE entrato da poco nel Movimento Identità Mediterranea
DOMENICO IANNANTUONI con il quale abbiamo fondato il Comitato No Lombroso  e che affiancherò con  passione e fedeltà nella difficile impresa di riunire il “mio Sud “.
Ringrazio con commozione FRANCESCO LARICCHIA (anch’egli presente alla Manifestazione di Torino) il quale,  in qualità di Coordinatore del Premio L´Alfiere del Sud, me ne ha pochi giorni fa comunicato il conferimento  per la Sezione Italiana, Categoria Impegno Sociale con la  seguente motivazione del premio:  ” per avere voluto sostenere, promovendo la memoria dei cittadini meridionali i cui resti sono ingiustamente detenuti presso il Museo Lombroso di Torino, la tutela delle spoglie di gente del Sud indecorosamente esposte al pubblico ludibrio sulla base di antiscientifiche teorie che, fondandosi su taluni aspetti fenotipici umani, possono essere considerate antesignane degli aberranti, disumani e ripugnanti pregiudizi razziali”. Sara’ per me un onore ed un piacere essere presente il 21 maggio per ritirarlo a Bitonto in occasione della cerimonia di consegna.
GIANVITO ARMENISE: con lui e con i compatrioti di Azione e Tradizione facemmo risuonare a squarciagola a Torino la nostra lotta alla Massoneria cantando la “Vandeana”
GIAN LUCA BOZZELLI, a cui si deve la primigenia idea della protesta contro il truce Museo.
ANTONIO VARANO, che raggiunse la manifestazione in moto dalla Svizzera.
In quest’anno ho avuto modo di conoscere nuove persone che vorrei citare.
DANIELE CACCIATO, Vice coordinatore di  Identità Mediterranea, una delle persone più in gamba e straordinarie che abbia conosciuto in tutta la mia vita.
MONICA PISANO ed AURORA PIGLIA POCHI due compagne di lotta di SARDIGNA NATZIONE.
DONATELLA RINALDO e ROSA CASSATA due brillanti e dolci combattenti per la Sicilia
ALBERT GARDIN di Indipendenza Veneta
FABRIZIO PETTINATO di Piemonte Stato
DAVIDE ZINGONE, presidente del portale letterario Babylon Cafè con il quale abbiamo lanciato da meno di un mese il Premio Letterario “Identità Mediterranea”.
Il mia certezza è che quell’ Otto Maggio è stato solo una delle tante tappe di quel percorso che portera’ i Popoli d’Europa e del Mediterraneo ad essere liberi, prosperi e solidali.
Un abbraccio caloroso a tutti da Michele Iannelli
  
tratto dal profilo facebbok: clicca qui
 

2011.05.07 – COMUNICATO STAMPA DELLA REPUBBLICA DI MALU ENTU

06/05/2011
 
COMUNICATO STAMPA DELLA REPUBBLICA MALU ENTU
 
Il tempo a bordo della Nomentana,sta passando tranquillamente,in relax;anche se, siamo coscienti, nel vedere da parte delle autorità parecchio nervosismo derivato dalla nostra presenza a bordo della nave.
Ce la stanno smenando,proferendo minacce varie, che dette da loro ci fanno sorridere (come se il minacciarmi di
arresto m’impressionasse più di tanto….ohi ohi Lillu!!!!)
Da parte nostra siamo tranquilli, convinti come siamo che il problema dei trasporti marittimi ,sia un problema reale e
non solo un problema nato in periodo di campagna elettorale.
In questi giorni, le nostre orecchie sono piene di urla e buoni propositi, elargiti a tonnellate dal mondo politico sardo
per risolvere il problema millenario dei trasporti via mare in Sardegna; Molte di queste urla, siamo convinti , abbiano
termine il 16 Maggio 2011!!
Per i sardi ,sarebbe utile che tutti i responsabili della situazione odierna possano prendere atto, che la nostra
occupazione a bordo nave, non sono come le loro enunciazioni verbali! Non l’abbiamo fatta solo per far passare la
giornata, ma si rendano conto che la nostra intenzione é quella di mettere il dito nella piaga. Anche perché, ai sardi ,
non bastano le interrogazioni parlamentari (visto che se ne fanno 630 al giorno!!!) per il motivo che non esiste un solo
parlamentare che non spari la sua brava interrogazione da far riportare sui mass media di casa sua.
Purtroppo per noi, i nostri parlamentari sono da sempre convinti che siano gli altri a risolvere i nostri problemi,
oltretutto bisognerebbe che la Giunta Regionale fosse meno ingenua e criticabile.
Sarebbe bene che operasse in maniera più incisiva con qualche armatore per far in modo che cali le penne e non solo
in senso metaforico!! diciamo alla sarda ” che una limatina alle unghie gliela potremmo anche dare”
Dando un consiglio: qualche volta ascoltino le grida dal basso , che anche se, provengono da sardi senza “potere”,
possono essere più sagge delle loro azioni. In particolare, chiedo che mister Cappellacci , risponda al mio quesito
postogli tramite i mass media.
Da parte nostra, stasera ritorniamo a Civitavecchia e non diciamo cio’ che abbiamo in testa per il prossimo
futuro!!!!???????
Il Presidente,
Doddore Meloni

30.04.2011-NO ALLA CENSURA ANTIVENETA.

di seguito il comunicato del Governo in autodeterminazione del Popolo Veneto emesso a seguito del gravissimo episodio avvenuto presso il liceo Giuseppe Berto di Mogliano Veneto (Tv) – (Rep.Ven).
Si sappia che la Polizia Nazionale Veneta ha aperto anche in questo caso un fascicolo d’inchiesta per i dovuti accertamenti del caso e da trasmettere per l’ulteriore determinazione alla Magistratura Veneta.
 
il fatto: clicca qui
 
Oggi, 30 aprile 2011, ore12/13, iniziativa del Governo del Popolo Veneto contro le censure antivenete nelle scuole pubbliche.
Alleghiamo il documento fatto protocollare e distribuito a insegnanti e studenti.
Grandissimo consenso da parte degli studenti.

25 APRILE… FESTA DI SAN MARCO

  Per i Veneti il 25 aprile è ricorrenza assai più antica dell'attuale festa nazionale italiana.
Vi cade infatti il giorno del Santo Patrono Marco le cui reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d'Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell'anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.
Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.
Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.
Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.
La commemorazione è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari.
Secondo una di queste, durante la fortissima mareggiata che, come narra Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340, un barcaiolo riparatosi presso il ponte della Paglia fu invitato a riprendere il mare da un cavaliere.
Durante il tragitto verso la bocca di porto, il barcaiolo fece sosta a S.Giorgio Maggiore e poi a S.Nicolò del Lido.
Raggiunto il mare aperto, i demoni che spingevano l'acqua verso Venezia furono affrontati e battuti dai tre cavalieri, che altri non erano che i santi Marco, Giorgio e Nicolò.
Sconfitti i demoni, San Marco affidò al barcaiolo un anello, da consegnare all'allora doge Bartolomeo Gradenigo perchè fosse conservato nel Tesoro di San Marco.
Sebastiano Giorgi & Umberto Sartori
tratto da: clicca qui
 

Il 25 aprile l'Italia festeggia la liberazione dal nazifascismo, ma per Venezia e per i veneziani il 25 aprile è una tradizione ben più antica dell'attuale festa nazionale: è la festa di San Marco, santo patrono della città. 
Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria d'Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due leggendari mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei Musulmani per questo alimento.
La reliquia di San Marco fu accolta con grande gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta che proprio l'evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone patrono.
San Marco divenne così il patrono e l'emblema della città assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax Tibi Marce Evangelista Meus,  Pace a Te o Marco Mio Evangelista.
tratto da: clicca qui
 

 
wikipedia, l’enciclopedia libera… di disinformare!

La festa di San Marco è la festa patronale di Venezia che viene celebrata il 25 aprile, in memoria di San Marco Evangelista.
Durante il regno della Serenissima (quello dello Serenissima non è mai stato un regno ma una Repubblica), veniva organizzata una processione da piazza San Marco.
A tale manifestazione, partecipavano le autorità maggiormente influenti, sia civili che religiose, della Repubblica, (infatti qui poi si parla di Repubblica).
Erano dedicati a San Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno, data del rinvenimento, nel 1094, del luogo in cui esse erano state occultate.
 


 

25 APRILE… FESTA DEL BOCOLO

Il 25 Aprile a Venezia, Festa del Bocolo 
In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.
Una riguarda la storia del contrastato amore tra la nobildonna Maria Partecipazio ed il trovatore Tancredi.
Nell'intento di superare gli ostacoli dati dalla diversità di classe sociale, Tancredi parte per la guerra cercando di ottenere una fama militare che lo renda degno di tanto altolocata sposa.
Purtroppo però, dopo essersi valorosamente distinto agli ordini di Carlo Magno nella guerra contro i Mori di Spagna, cade ferito a morte sopra un roseto che si tinge di rosso con il suo sangue.
Tancredi morente affida a Orlando il paladino un bocciolo di quel roseto perché lo consegni alla sua (di Tancredi, non di Orlando) amata.
Orlando fedele alla promessa giunge a Venezia il giorno prima di S.Marco e consegna alla nobildonna il bocciolo quale estremo messaggio d'amore del perito spasimante.
La mattina seguente Maria Partecipazio viene trovata morta con il bocciolo rosso posato sul cuore e da allora gli amanti veneziani usano quel fiore come emblematico pegno d'amore.
Secondo l'altra leggenda la tradizione del bocolo discende invece dal roseto che nasceva accanto la tomba dell'Evangelista.
Il roseto sarebbe stato donato a un marinaio della Giudecca di nome Basilio quale premio per la sua grande collaborazione nella trafugazione delle spoglie del Santo.
Piantato nel giardino della sua casa il roseto alla morte di Basilio divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Avvenne in seguito una rottura dell'armonia tra i due rami della famiglia (fatto che sempre secondo le narrazioni fu causa anche di un omicidio), e la pianta smise di fiorire.
Un 25 aprile di molti anni dopo nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell'altro ramo familiare.
I due giovani si innamorarono guardandosi attraverso il roseto che separava i due orti.
Il roseto accompagnò lo sbocciare dell'amore tra parti nemiche coprendosi di boccoli rossi, e il giovane cogliendone uno lo donò alla fanciulla.
In ricordo di questo amore a lieto fine, che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il boccolo rosso alla propria amata.
Sebastiano Giorgi & Umberto Sartori
 
tratto da: clicca qui

2011.04.19 – E CUSI’, DIU CREO’ U POPULU CORSU

A Corsica lampata à i ghjacari

1  

In u so libru La France des minorités stampatu in 1965, scrivi Paul Sérant : "I Corsi sò forsa u solu populu contru à chinni i Francesi ani, à li volti, fattu accusi simuli à quiddi chè l'antisemiti facini contru à i ghjudei.
"Da 1769, semu tranchji, traditori, vigliacchi, dinunciatori, dilatori, sculturati, salvatichi, criminali, assassini, maffiosi, ecc. Tandu, tocca à lampacci à i ghjacari è facci spariscia. V'eccu ciò ch'eddu "pinsava" u culineddu Alexandre de Roux, "pacificatori" di u Niolu in 1774 : "Si spera ch'eddu ùn cumpiarà u mesi ch'e no ùn sbucchessimi à stirpà sana sana issa razza".
Sendu un fiascu, quand'eddu schiatta a Prima Verra Mundiali, ùn s'attempa.
U 5 d'aostu 1914, i quattru battagliona di u 173u Regimentu d'Infantaria sò imbarcati in Aiacciu pà Marseglia. U 20 d'aostu, l'omini sò ingaghjati in a Battaglia di Dieuze.
À causa finita, sò cinquanta milla corsi, i nosci ziteddi, chì andarani in i fussetta, sottu à u cumandu d'ufficiali incumpintenti quant'è inumani.
Ci sarà dodici milla morti.
Ci sarà diciottu milla ferti.
Ci sarà u dolu scundisatu di nettu di i mammi, di i babba, di i veduvi, di i figlioli, masci è femini.
Eccu u bilanciu di "l'arribuli maceddu", sicondu u brionu di A So Santità Benedettu XV.
Duranti l'anni è l'anni, in parechji di i nosci paesi, a prucissiò di u 15 d'aostu sarà chjamata a prucissiò di i veduvi.
I suldati corsi ùn tiniani parmissioni chè ogni sei mesa (inveci di trè o quattru mesa pà l'altri suldati).
Beddu prestu, ani purtatu l'attimpata ad un annu !
Sarà statu par via di a diffarenza di populu ?
Ani contu cosi tarribuli, a sera à a veghja, da ch'eddu ùn si vidissi i so lacrimi, quiddi anziani chì a s'erani francati da issu cunflittu atroci.
Ma a so boci snaturata palisava u so scummossu.
Com'eddu si mittia in capu à i Corsi i disfatti, i medichi militari ricusavani di curà quiddi chì faciani parti di u 173u.
Par via, i ferti, quand'eddi n'aviani a forza, si cacciavani l'insegni di u so Regimentu, da ùn essa ricunnisciuti.
Ùn a lighjareti quista in nissun libru di Storia. L'emu letta annantu à i labbra di quiddi chì l'ani vista. In un testu stampatu in u 2000 in Le Monde, scrivi Michel Rocard, anzianu Prima ministru : "Duranti a verra di u 14, s'hè mubilizatu in Corsica finu à i babba di sei ziteddi, ciò chì mai ùn s'hè avutu l'anima di fà in cuntinenti, () par via, in u 1919, ùn c'era quasgi più in Corsica omini abbastanza in gamba da ripiglià i travagli di a campagna.
" Hè un pezzu sanu di u populu corsu chì hè statu sacrificatu, "stirpatu". Veni à dì u populu di i campagni, a multitudina di l'ignuranti. I nutabili, i so figlioli, i "sgiò" ùn ani risicatu a so vita.
Teni troppu valori a so peddi pà mantena i privileghja. In seguita à issi numignuli valutici da u gustu francesu, ci chjucchemu avali quidda di razzisti. Cusì, in quant'à u pattu SNCM-STC signatu da pocu, u ministru Devedjian vitupareghja : "Si tratta d'un pattu etnicu scandalosu. U cuncetu ghjuridicu di Corsu ùn asisti in u drittu, pur chè à cascà dinò in a miccanica ghjuridica di a definizioni di u statu di ghjudeu sottu à l'accupazioni."
Ci mancava u sughjedda di a pessima infamia : razzisti.
Eccu fattu.
Da a Corsica, nisciun ghjudeiu ùn hè partitu pà i campi alimani.
Sappiati, o ministru Devedjian di poca durata, chè da i tempa landani, a Corsica hà saputu accoglia à tutti.
Ci vuleti fà spariscia ?
Rinsignetivi apressu à u sinistru Papon, ministru di u vosciu partitu, à l'ordini di Vichy com'è quiddu chì porsi criaturi pà i camari à gasu, prifetu di l'accidiu di Charonne, di a ciacciata di l'Algeriani in a corti di a prifittura di pulizza di Parighji, in u cori di u vosciu Statu culbertistu, rigalianu, quiddu di u Codici neru, di a rivucazioni di l'Edit de Nantes, di l'apartheid.
Parleti di Drittu ?
Ma a leghji ùn hè u Drittu.
A leghji dipendi da unu Statu.
Spiremu chè a leghji di Pétain ùn hè a stessa ch'è quidda di Chirac.
U Drittu apparteni ad a vulintà universali di l'umanità da i tempa landani.
A voscia leghji ùn hè capaci à cambialla.
Hè imprescrittibuli issu drittu.
Arimani quant'è oghji, com'è Maria Gentile sfidendu à u boia francesu, a Corsica, Nazioni senza Statu, hè un' Antigona di pettu à u Statu Creonu.

 

2011.04.19 – INNO NAZIONALE CORSO – NATIONAL ANTHEM OF CORSICA

inno nazionale della Corsica

 
Diu vi salvi Regina
Dio vi salvi Regina
(Que Dieu vous garde, Reine)
E Madre Universale
(Mère universelle)
Per cui favor si sale
(Par qui on s'élève)
Al Paradiso.
(Jusqu'au Paradis)
Voi siete gioia e riso
(Vous êtes la joie et le rire)
Di tutti i sconsolati,
(De tous les attristés)
Di tutti i tribolati,
(De tous les tourmentés)
Unica speme.
(L'unique espérance)
Voi dei nemici nostri
(Sur nos ennemis)
A noi date vittoria
(Donnez-nous la victoire)
E poi l'Eterna gloria
(Et puis l'Éternelle gloire)
In Paradiso
(Au paradis)

En 1729 une révolte éclate dans le Boziu contre l'oppression fiscale génoise et se répand dans le Nord de la Corse. Les "paesani" descendent des montagnes et mettent Bastìa à sac en janvier 1730.
Face à l'intransigeance de la république génoise cette révolte spontanée prend une tournure politique pour devenir une révolution. Les corses élisent deux chefs pour les guider : Ceccaldi et Giafferi. Gênes fait appel aux troupes étrangères pour anéantir l'insurrection.
Le 4 mars 1731 les théologiens corses se réunissent en Cunsulta et proclament la Corse libre de Gênes. Elle fait jurer les chefs corses sur un crucifix de ne jamais se rendre.
Le 4 javier 1732 l'armée mercenaire prussienne débarquée en Balagna est repoussée par les patriotes à Calenzana au cours de la bataille dite "Des abeilles".
Le 8 janvier 1735 la Corse proclame son indépendance et se place sous la protection de la Vierge Marie. Le Diu vi salvi Regina devient hymne national et le 8 décembre, jour de l'Immaculée Conception, fête nationale.
Le 15 avril 1736 sous l'impulsion du chancelier Sebastianu Costa, a la Cunsulta d'Alesgiani, les représentants de la nation corse élisent un roi, un baron allemand, Théodore de Neuhoff, il sera Théodore Ier.
Théodore installe sa capitale à Cervioni et fait battre monnaie, s'emploie à unir les chefs corses, abolit la peine de mort.
L'intervention des troupes françaises à la solde de Gênes met fin à ce royaume mais la lutte continue entre les corses et la république génoise, une lutte qui prend une dimension internationale, quand, commandés par Ghjuvan Petru Gaffori et soutenus par la marine anglaise, les corses s'emparent de Bastìa en 1745.
En 1751 G. P. Gaffori est élu Général de la Nation, il s'empare de la citadelle de Corti, mais le 2 octobre 1753, dans un guet-apens, il tombe sous les balles de tueurs à la solde de la république génoise.

INNO NAZIONALE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Per tutti i Meridionali che non conoscono quello che fu il Grande Regno delle Due Sicilie.
Se ci si sente Meridionale non si può non conoscere quello che fu l'Inno Nazionale del Regno del SUD
 

 

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L'inno del Regno delle Due Sicilie, composto dal grande musicista tarantino Giovanni Paisiello.
 
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2011.03.31 – MINACCE DI MORTE AD UN CITTADINO SARDO

Quirra: Guai a te se parli
Muravera.
Un cacciatore minacciato da tre persone che si sono spacciate per militari dell’Aeronautica “italiana” (aggiungiamo noi).
Guai a te se parli ancora con i giornalisti.
ll suo torto è stato quello di accompagnare i giornalisti inviati da televisioni e giornali nella zona del poligono di Perdasdefogu e Quirra, indicare i missili abbandonati nei campi, segnalare le persone malate o i familiari dei pastori morti di leucemia.
Carmine Teodoro Porcu, cinquantenne cacciatore di Muravera, è stato minacciato e sequestrato da tre persone che si sono presentate nella sua abitazione in diverse occasioni.
Gli è stato anche legato un cappio al collo: quando, in preda al terrore, ha promesso che si sarebbe mai più occupato di aiutare il lavoro dei cronisti, è stato abbandonato con le gambe legate.
Sul fatto indaga la Procura di Lanusei.
Il pubblico ministero Domenico Fiordalisi ha aperto un fascicolo (per il momento contro ignoti) per minacce e sequestro di persona.
LE MINACCE
Il primo episodio il 18 marzo corso: una telefonata anonima è arrivata nel cuore della notte all’abitazione di Carmine Teodoro Porcu: «Siamo ufficiali dell’Aeronautica, fatti gli affari tuoi, guarda che quando si muovono le Grandi Torri devi avere paura».
Chiaro riferimento alle mostrine degli alti graduati dell’Aviazione.
Due giorni dopo, tre persone si sono presentate all’una e mezza di notte a casa del cacciatore di Muravera.
Esibendo tesserini dell’Aeronautica sicuramente contraffatti, avrebbero effettuato una sommaria ispezione della casa e reiterato le minacce, prima di allontanarsi.
IL SEQUESTRO
Il 25 marzo l’ultimo episodio, il più grave.
Carmine Teodoro Porcu sarebbe stato avvicinato nel centro di Muravera da una persona a bordo di una Fiat Punto.
«Sono un tuo amico, non mi riconosci? Ti devo parlare».
Il cacciatore è entrato nell’auto dell’“amico”, gli aveva appena detto di non riconoscerlo quando un’altra persona nascosta nei sedili posteriori della vettura lo ha immobilizzato e gli ha portato via le chiavi della sua auto.
Un terzo individuo è poi salito sulla Punto.
Prima un giro per il paese, poi l’arrivo nella casa del cacciatore.
Che è stato immobilizzato con un legaccio alle gambe.
Minacce?
Le solite.
«Non parlare più con i giornalisti, non occuparti del poligono o te la facciamo pagare».
Poi gli hanno legato un cappio al collo.
«Ti ammazziamo, tutti crederanno a un suicidio, non indagherà nessuno».
Quando il cacciatore ha espresso tutto il suo terrore, i tre misteriosi aggressori gli hanno tolto il cappio dal collo e sono andati via dalla casa, lasciandolo con i piedi legati.
Un fatto inquietante sul quale il procuratore di Lanusei indaga perché è ricollegato proprio all’inchiesta aperta sul poligono militare di Quirra. Le minacce dei tre personaggi (per adesso senza nome) avrebbero mirato a intimidire potenziali testimoni.
LE REAZIONI
Intanto pioggia di commenti sulla notizia della riesumazione delle salme di 18 pastori morti a Quirra di leucemia.
«La magistratura di Lanusei, essendo un’autorità indipendente, è in grado di accertare la verità sulle aree attorno al poligono di Quirra», ha dichiarato il senatore dell’IdV Federico Palomba, reiterando la richiesta di un’audizione del pm Fiordalisi alla Camera.
Soddisfazione anche da parte del segretario dell’Upc Antonio Satta, e di Francesco Palese del sito Vittimeuranio.com.
LA COMMISSIONE Oggi la commissione parlamentare d’inchiesta ascolterà i pacifisti, i sindaci della zona del Salto di Quirra e i veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei che hanno evidenziato l’alta incidenza dei tumori tra gli allevatori. (p.c.)
L’Unione Sarda Mercoledì 30 marzo 2011