ATTUALITA
25 APRILE… FESTA DI SAN MARCO
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.
Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.
Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.
Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.
La commemorazione è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari.
Secondo una di queste, durante la fortissima mareggiata che, come narra Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340, un barcaiolo riparatosi presso il ponte della Paglia fu invitato a riprendere il mare da un cavaliere.
Durante il tragitto verso la bocca di porto, il barcaiolo fece sosta a S.Giorgio Maggiore e poi a S.Nicolò del Lido.
Raggiunto il mare aperto, i demoni che spingevano l'acqua verso Venezia furono affrontati e battuti dai tre cavalieri, che altri non erano che i santi Marco, Giorgio e Nicolò.
Sconfitti i demoni, San Marco affidò al barcaiolo un anello, da consegnare all'allora doge Bartolomeo Gradenigo perchè fosse conservato nel Tesoro di San Marco.
Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria d'Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due leggendari mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei Musulmani per questo alimento.
La reliquia di San Marco fu accolta con grande gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta che proprio l'evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone patrono.
San Marco divenne così il patrono e l'emblema della città assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax Tibi Marce Evangelista Meus, Pace a Te o Marco Mio Evangelista.
tratto da: clicca qui
Durante il regno della Serenissima (quello dello Serenissima non è mai stato un regno ma una Repubblica), veniva organizzata una processione da piazza San Marco.
A tale manifestazione, partecipavano le autorità maggiormente influenti, sia civili che religiose, della Repubblica, (infatti qui poi si parla di Repubblica).
Erano dedicati a San Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno, data del rinvenimento, nel 1094, del luogo in cui esse erano state occultate.
25 APRILE… FESTA DEL BOCOLO

In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.
Una riguarda la storia del contrastato amore tra la nobildonna Maria Partecipazio ed il trovatore Tancredi.
Orlando fedele alla promessa giunge a Venezia il giorno prima di S.Marco e consegna alla nobildonna il bocciolo quale estremo messaggio d'amore del perito spasimante.
Secondo l'altra leggenda la tradizione del bocolo discende invece dal roseto che nasceva accanto la tomba dell'Evangelista.
Piantato nel giardino della sua casa il roseto alla morte di Basilio divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Avvenne in seguito una rottura dell'armonia tra i due rami della famiglia (fatto che sempre secondo le narrazioni fu causa anche di un omicidio), e la pianta smise di fiorire.
Un 25 aprile di molti anni dopo nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell'altro ramo familiare.
Il roseto accompagnò lo sbocciare dell'amore tra parti nemiche coprendosi di boccoli rossi, e il giovane cogliendone uno lo donò alla fanciulla.
In ricordo di questo amore a lieto fine, che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il boccolo rosso alla propria amata.
2011.04.19 – MESSAGGIU DAE SU PRESIDENTI, DAE SA REPUBBLICA MALU ENTU
Messaggiu dae su Presidenti, dae sa Repubblica Malu Entu
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/UIZ8-VIjfP4 frameborder=0 width=400 height=400]
2014.04.19 – A STORIA DI A CORSICA IN 10 MINUTE
2011.04.19 – E CUSI’, DIU CREO’ U POPULU CORSU
1
Rinsignetivi apressu à u sinistru Papon, ministru di u vosciu partitu, à l'ordini di Vichy com'è quiddu chì porsi criaturi pà i camari à gasu, prifetu di l'accidiu di Charonne, di a ciacciata di l'Algeriani in a corti di a prifittura di pulizza di Parighji, in u cori di u vosciu Statu culbertistu, rigalianu, quiddu di u Codici neru, di a rivucazioni di l'Edit de Nantes, di l'apartheid.
2011.04.19 – INNO NAZIONALE CORSO – NATIONAL ANTHEM OF CORSICA
(Que Dieu vous garde, Reine)
E Madre Universale
(Mère universelle)
Per cui favor si sale
(Par qui on s'élève)
Al Paradiso.
(Jusqu'au Paradis)
(Vous êtes la joie et le rire)
Di tutti i sconsolati,
(De tous les attristés)
Di tutti i tribolati,
(De tous les tourmentés)
Unica speme.
(L'unique espérance)
(Sur nos ennemis)
A noi date vittoria
(Donnez-nous la victoire)
E poi l'Eterna gloria
(Et puis l'Éternelle gloire)
In Paradiso
(Au paradis)
Face à l'intransigeance de la république génoise cette révolte spontanée prend une tournure politique pour devenir une révolution. Les corses élisent deux chefs pour les guider : Ceccaldi et Giafferi. Gênes fait appel aux troupes étrangères pour anéantir l'insurrection.
Le 4 mars 1731 les théologiens corses se réunissent en Cunsulta et proclament la Corse libre de Gênes. Elle fait jurer les chefs corses sur un crucifix de ne jamais se rendre.
Le 4 javier 1732 l'armée mercenaire prussienne débarquée en Balagna est repoussée par les patriotes à Calenzana au cours de la bataille dite "Des abeilles".
Le 8 janvier 1735 la Corse proclame son indépendance et se place sous la protection de la Vierge Marie. Le Diu vi salvi Regina devient hymne national et le 8 décembre, jour de l'Immaculée Conception, fête nationale.
Le 15 avril 1736 sous l'impulsion du chancelier Sebastianu Costa, a la Cunsulta d'Alesgiani, les représentants de la nation corse élisent un roi, un baron allemand, Théodore de Neuhoff, il sera Théodore Ier.
Théodore installe sa capitale à Cervioni et fait battre monnaie, s'emploie à unir les chefs corses, abolit la peine de mort.
L'intervention des troupes françaises à la solde de Gênes met fin à ce royaume mais la lutte continue entre les corses et la république génoise, une lutte qui prend une dimension internationale, quand, commandés par Ghjuvan Petru Gaffori et soutenus par la marine anglaise, les corses s'emparent de Bastìa en 1745.
En 1751 G. P. Gaffori est élu Général de la Nation, il s'empare de la citadelle de Corti, mais le 2 octobre 1753, dans un guet-apens, il tombe sous les balles de tueurs à la solde de la république génoise.
INNO NAZIONALE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
Se ci si sente Meridionale non si può non conoscere quello che fu l'Inno Nazionale del Regno del SUD
2011.03.31 – MINACCE DI MORTE AD UN CITTADINO SARDO
Muravera.
Un cacciatore minacciato da tre persone che si sono spacciate per militari dell’Aeronautica “italiana” (aggiungiamo noi).
Guai a te se parli ancora con i giornalisti.
ll suo torto è stato quello di accompagnare i giornalisti inviati da televisioni e giornali nella zona del poligono di Perdasdefogu e Quirra, indicare i missili abbandonati nei campi, segnalare le persone malate o i familiari dei pastori morti di leucemia.
Carmine Teodoro Porcu, cinquantenne cacciatore di Muravera, è stato minacciato e sequestrato da tre persone che si sono presentate nella sua abitazione in diverse occasioni.
Gli è stato anche legato un cappio al collo: quando, in preda al terrore, ha promesso che si sarebbe mai più occupato di aiutare il lavoro dei cronisti, è stato abbandonato con le gambe legate.
Sul fatto indaga la Procura di Lanusei.
Il pubblico ministero Domenico Fiordalisi ha aperto un fascicolo (per il momento contro ignoti) per minacce e sequestro di persona.
LE MINACCE
Il primo episodio il 18 marzo corso: una telefonata anonima è arrivata nel cuore della notte all’abitazione di Carmine Teodoro Porcu: «Siamo ufficiali dell’Aeronautica, fatti gli affari tuoi, guarda che quando si muovono le Grandi Torri devi avere paura».
Chiaro riferimento alle mostrine degli alti graduati dell’Aviazione.
Due giorni dopo, tre persone si sono presentate all’una e mezza di notte a casa del cacciatore di Muravera.
Esibendo tesserini dell’Aeronautica sicuramente contraffatti, avrebbero effettuato una sommaria ispezione della casa e reiterato le minacce, prima di allontanarsi.
IL SEQUESTRO
Il 25 marzo l’ultimo episodio, il più grave.
Carmine Teodoro Porcu sarebbe stato avvicinato nel centro di Muravera da una persona a bordo di una Fiat Punto.
«Sono un tuo amico, non mi riconosci? Ti devo parlare».
Il cacciatore è entrato nell’auto dell’“amico”, gli aveva appena detto di non riconoscerlo quando un’altra persona nascosta nei sedili posteriori della vettura lo ha immobilizzato e gli ha portato via le chiavi della sua auto.
Un terzo individuo è poi salito sulla Punto.
Prima un giro per il paese, poi l’arrivo nella casa del cacciatore.
Che è stato immobilizzato con un legaccio alle gambe.
Minacce?
Le solite.
«Non parlare più con i giornalisti, non occuparti del poligono o te la facciamo pagare».
Poi gli hanno legato un cappio al collo.
«Ti ammazziamo, tutti crederanno a un suicidio, non indagherà nessuno».
Quando il cacciatore ha espresso tutto il suo terrore, i tre misteriosi aggressori gli hanno tolto il cappio dal collo e sono andati via dalla casa, lasciandolo con i piedi legati.
Un fatto inquietante sul quale il procuratore di Lanusei indaga perché è ricollegato proprio all’inchiesta aperta sul poligono militare di Quirra. Le minacce dei tre personaggi (per adesso senza nome) avrebbero mirato a intimidire potenziali testimoni.
LE REAZIONI
Intanto pioggia di commenti sulla notizia della riesumazione delle salme di 18 pastori morti a Quirra di leucemia.
«La magistratura di Lanusei, essendo un’autorità indipendente, è in grado di accertare la verità sulle aree attorno al poligono di Quirra», ha dichiarato il senatore dell’IdV Federico Palomba, reiterando la richiesta di un’audizione del pm Fiordalisi alla Camera.
Soddisfazione anche da parte del segretario dell’Upc Antonio Satta, e di Francesco Palese del sito Vittimeuranio.com.
LA COMMISSIONE Oggi la commissione parlamentare d’inchiesta ascolterà i pacifisti, i sindaci della zona del Salto di Quirra e i veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei che hanno evidenziato l’alta incidenza dei tumori tra gli allevatori. (p.c.)
L’Unione Sarda Mercoledì 30 marzo 2011
2011.03.29 – LEGA O NON LEGA…
2011.03.29 – IMMIGRAZIONE PILOTATA ???
Mentre ad Annozero Sandro Ruotolo raccoglie il malcontento dei lampedusani per la pessima gestione da parte del governo dell’arrivo di qualche migliaio di cittadini nordafricani, Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord e vicesindaco di Lampedusa, interviene su Radio Padania per mettere in guardia dall’opera di “disinformazione” operata dalle “televisioni di sinistra”:
“Quelle che vengono sull’isola sono tutte televisioni di sinistra, come Annozero, i cui reporter lavorano 24 ore per andare a cercare con la candela 4 o 5 persone di sinistra da intervistare.
Non intervistano le nostre persone, non intervistano persone come me che dicono la verità.
E la verità è che coloro che si stanno ribellando non sono il popolo, ma solo un gruppetto di duecento persone di sinistra: il popolo di Lampedusa è a casa che aspetta le risposte del ministro Maroni”.
Ma non è tutto.
In virtù di evidenti indizi, Angela Maraventano e i due conduttori che la intervistano si dicono pure convinti che quella in atto sia una “immigrazione pilotata”, con dietro “una regia, un progetto di conquista e colonizzazione” appoggiato “anche dalle nostre parti, a livello europeo”: “La gente ha capito che c’è qualcosa che non va, ma le televisioni fanno vedere solo quel che vogliono perché sono gestite da persone che la pensano diversamente da noi”.
Gli evidenti indizi?
Tra gli immigrati sbarcati a Lampedusa “ci sono persone che sanno cosa significa il mondo, persone istruite, che hanno studiato.
Addirittura alcuni parlano italiano.
Questa è la cosa più preoccupante”.
Una minaccia davvero, per molti leghisti.
I quali vengono severamente ammoniti: “Dinanzi a situazioni difficili che hanno dietro progetti mondialisti, è dovere morale non abbandonare la Lega e il nostro ministro Maroni”. Giovedì sera.
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/TyQGeTap6nU frameborder=0 width=400 height=400]
2011.03.29 – USATI FONDI INPS PER COPRIRE SPESE CORRENTI

Inutili le rassicurazioni: il governo fa sapere che “il Fondo TFR sarebbe in equilibrio (anche nel medio e lungo periodo) ogni qualvolta la crescita annua del monte retributivo risulti superiore alla crescita delle prestazioni. Di conseguenza, non sarebbe necessaria alcuna forma di accantonamento per eventuali future esigenze connesse all’erogazione delle prestazioni medesime da parte del Fondo neppure in riferimento ad un orizzonte di medio e lungo periodo”. Parole fumose non sorrette da conteggi e proiezioni concrete.
E’ evidente come – nel breve periodo – il saldo contabile risulti attivo, dal momento che ai 50 o più dipendenti delle aziende interessate alla contribuzione ne corrisponde una percentuale molto minore richiedente la prestazione. E, tuttavia, a maturare il diritto alla prestazione, sia pure scaglionato nei tempi futuri, saranno lavoratori dipendenti in numero maggiore rispetto a quelli azionanti il diritto alla liquidazione nei singoli esercizi di riferimento.
articolo tratto da: clicca qui
mejo ridare: lessione de bela dissione
ANONIMA MAGNAGATI: www.magnagati.it
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/Z5mVT1tZcoU frameborder=0width=400 height=400]
mejo ridare: ipocrisia italica
ma questa non fa ridere però!!!

vignetta tratta dal profilo di Facebook di Tiziano Carrarini: clicca qui
mejo ridare: inno veneto
ANONIMA MAGNAGATI: www.magnagati.it
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/RroZVnA9cYA frameborder=0width=400 height=400]
mejo ridare: veneti a new york
ANONIMA MAGNAGATI: www.magnagati.it
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/SuwHjjUsbbc frameborder=0width=400 height=400]
mejo ridare: menù parlamentare
ANONIMA MAGNAGATI: www.magnagati.it
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/K_HRBks8iNo frameborder=0 width=400 height=400]
2011.03. 25 – ELEZIONI 2011 PER IL NUOVO PARLAMENTO VENETO… MAH!
puoi scaricare il modulo elettorale in formato A/4:clicca qui
Via l‘italia dalla nostra terra!
W San Marco, e che ci aiuti!

2) compilare le venti (20) caselle con i dati e la firma dei votanti negli appositi spazi
3) inviare il modulo elettorale completo all'indirizzo riportato alla fine dello stesso;
4) completato il modulo,inviarlo all'Ufficio Anagrafe Centrale del Popolo Veneto che, verificatene la regolarità, registrerà l'avvenuta elezione comunicandola all'eletto e alla Presidenza del Governo del Popolo Veneto;
5) la prima riunione del Parlamento Veneto avrà luogo a Venezia il 25 aprile 2011 (festa di San Marco).
Anagrafe del Popolo Veneto
via Pio X, 6 – 31027 Spresiano (Tv)
puoi scaricare il modulo elettorale in formato A/4:clicca qui
2011.03.25-LA NOSTRA BANDIERA

Narra la leggenda che sulla via del ritorno da Aquileia, una violenta tempesta sospinse la sua nave nella Laguna Veneta, facendola incagliare sui lidi delle isole ancora disabitate di Rialto.
Scampato alla tempesta, l'evangelista scese a terra, si coricò presso la riva e si addormentò.
Gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: "Pax Tibi, Marce, Evangelista Meus, hic requiescet corpus tuum …".
Questa profezia si ritenne avverata quando nell'828, Bon da Malamocco e Rustego da Torcello riuscirono a trafugare il corpo del Santo sepolto ad Alessandrio d'Egitto, ormai terra d'infedeli.
Ebbe così inizio un legame fortissimo fra i veneti e San Marco, ancora oggi estremamente sentito.
Non appena il corpo dell'Evangelista giunse a Venezia, San Marco fu adottato come protettore della Repubblica Veneta che stava iniziando a far valere la propria autonomia rispetto all'Impero Bizantino; non è un caso che il nuovo protettore vada a sostituire quel San Teodoro, greco, che sarebbe stato imposto da Narsete, generale bizantino.
San Marco divenne non solo protettore ma anche sovrano della città e dello stato: il doge derivava la sua autorità direttamente da san Marco, rendendo superflua qualunque investitura imperiale.
L'evangelista comincia a comparire sui vessilli veneti a partire dal XII secolo (la prima citazione è del 1177), inizialmente riportando l'immagine del santo e quindi, a partire dal '300, sostituendolo con il suo simbolo, il Leone alato.
Questi veniva riportato in varie fogge, col tempo si impose la positura araldica del leone passante per la bandiera, mentre sugli stemmi e i sigilli compariva normalmente in posizione di fronte e accovacciato, tradizionalmente detto "in mołeca", dal nome veneto del granchio nella fase in cui cambia il guscio.
Quanto ai colori, inizialmente sugli stendardi compariva il leone rosso in campo bianco, successivamnete si consolidò l'uso del leone d'oro in campo rosso (cremisi o rosso veneziano).
Per gli stemmi si utilizzava normalmente il campo d'azzurro.
Da notare che l'azzurro è da tempi antichissimi un colore associato ai veneti, tanto che in latino venetus era sinonimo di azzurro; azzurro era il colore delle fanterie venete.
2011.03.23 – SERGIO PES

