ATTUALITA
2011.07.06 – LA RIVOLUZIONE ISLANDESE
Recentemente la rivolta in Tunisia si è conclusa con la fuga del tiranno Ben Alì, così democratico per l'occidente fino all'altroieri e alunno esemplare del Fondo monetario internazionale.
Tuttavia, un altra "rivoluzione" che ormai è in corso da due anni è stata completamente taciuta e nascosta dai media mainstream internazionali ed europei.
È accaduto nella stessa Europa, in un paese con la democrazia probabilmente più antica del mondo, le cui origini vanno indietro all'anno 930 e che ha occupato il primo posto nel rapporto del ONU sull'indice dello sviluppo umano di 2007/2008.
Si tratta dell'Islanda, dove si è fatto dapprima dimettere il governo in carica al completo, poi si è passato alla nazionalizzazione delle principali banche, infine si è deciso di non pagare i debiti che queste avevano contratto con la Gran Bretagna e l'Olanda a causa della loro ignobile politica finanziaria; infine si è passati alla costituzione di un'assemblea popolare per riscrivere la propria costituzione.
Tutto questo avviene attraverso una vera e propria rivoluzione, seppur senza spargimenti di sangue ma semplicemente a colpi di casseruole, con le proteste e le urla in piazza e con lanci di uova, una rivoluzione contro il potere politico-finanziario neoliberista che aveva condotto il paese nella grave crisi finanziaria.
Non se ne è parlato dalle nostre parti, se non molto superficialmente, a differenza delle rivolte in altre latitudini discorsive (la Sicilia meridionale è più a sud di Tripoli, eppure la remota Islanda, più vicina al polo nord che all'Italia è percepita come parte della "Moderna" Europa).
Il motivo è semplicemente il terrore, per lor signori, democratici o conservatori che siano, della riproducibilità e l'estensione di quelle lotte.
Che cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei seguisse l'esempio islandese?
Brevemente, la storia dei fatti:
Alla fine di 2008, gli effetti della crisi nell'economia islandese sono devastanti.
Il governo britannico congela tutti i beni della sua filiale IceSave, con 300.000 clienti britannici e 910 milione euro investiti dagli enti locali e dalle organizzazioni pubbliche del Regno Unito.
L'insieme dei debiti per le attività bancarie dell'Islanda è equivalente a varie volte il suo PIL.
Da un lato, la valuta sprofonda ed il mercato azionario sospende la relativa attività dopo un crollo del 76%.
Il paese è alla bancarotta.
Il governo chiede ufficialmente aiuto al Fondo monetario internazionale che approva un prestito di 2.100 milioni dollari, accompagnato da altri 2.500 milioni da parte di alcuni paesi nordici.
Le proteste dei cittadini davanti al Parlamento a Reykjavik aumentano.
Il 23 gennaio 2009 si convocano le elezioni anticipate e tre giorni dopo, i cacerolad@s sono di nuovo in piazza in migliaia e impongono le dimissioni del primo ministro, il conservatore Haarden e di tutto il suo governo in blocco.
È il primo governo vittima della crisi finanziaria mondiale.
Il 25 aprile ci sono le elezioni generali vinte da una coalizione socialdemocratica e dal movimento della sinistra-verde guidate dalla nuova prima ministra Jóhanna Sigurðardóttir.
Nel 2009 la situazione economica resta devastata con il crollo del PIL del 7%..
Sulla base di una legge ampiamente discussa nel Parlamento, viene stabilito il pagamento dei debiti in Gran Bretagna e in Olanda attraverso 3.500 milioni di euro che tutte le famiglie islandesi avrebbero dovuto pagare attraverso una tassazione del 5,5% per i prossimi 15 anni.
Gli islandesi tornano a manifestare nelle strade per rivendicare un referendum popolare per la promulgazione della legge.
Nel gennaio 2010 il presidente, Ólafur Ragnar Grímsson, rifiuta di ratificare la legge e indice la consultazione popolare: in marzo il referendum con il 93% di NO al pagamento del debito.
La rivoluzione islandese vince.
A questo punto il governo apre un'inchiesta per individuare e perseguire penalmente i responsabili della crisi.
Arrivano i primi mandati di cattura e gli arresti per banchieri e top-manager.
L'Interpool spicca un ordine internazionale di arresto contro l'ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson.
Nel pieno della crisi, a novembre, si elegge un'assemblea costituente per preparare una nuova costituzione che, sulla base della lezione della crisi, sostituisce quella in vigore.
Vengono eletti 25 cittadini, senza alcun collegamento politico, tra le 522 candidature popolari, per le quali era necessario soltanto la maggiore età e il supporto sottoscritto di 30 cittadini.
L'assemblea costituzionale avvierà i suoi lavori nel febbraio del 2011 e presenterà a breve un progetto costituzionale sulla base delle raccomandazioni deliberate dalle diverse assemblee che si stanno svolgendo in tutto il paese.
Inoltre, l'altro strumento "rivoluzionario" sul quale si sta lavorando è l' "Icelandic Modern Media Initiative", un progetto finalizzato alla costruzione di una cornice legale per la protezione della libertà di informazione e dell'espressione.
L'obiettivo è fare del paese un rifugio sicuro per il giornalismo investigativo e la libertà di informazione, un "paradiso legale" per le fonti, i giornalisti e gli internet provider che divulgano informazioni giornalistiche: Un inferno per gli Stati Uniti ed un paradiso per Wikileaks.
Questa in breve la storia della rivoluzione islandese: dimissioni in blocco del governo, nazionalizzazione delle banche, referendum e consultazione popolare, arresto e persecuzione dei responsabili della crisi, riscrittura della costituzione, esaltazione della libertà di informazione e di espressione.
Ne hanno parlato i mass media europei?
Ne hanno parlato i vari talk-show televisivi, i giornali di destra o di sinistra?
Nel nostro paese, come in tanti altri paesi occidentali, si cerca di superare la crisi attraverso un processo di socializzazione delle perdite con i tagli sociali e la precarizzazione dilagante.
Quando si inizia a parlare della rivolta islandese si tende a decostruire la potenza costituente della rivolta , minimizzando e relativizzando la sua portata, per il timore del contagio: e dunque l'Islanda è una piccola isola di soltanto 300.000 abitanti, con un complesso economico ed amministrativo molto meno complesso di quello dei grandi paesi europei, ragione per la quale è più facile da organizzare in se cambiamenti così radicali.
Insomma, in questo caso e da questa prospettiva è difficile impiantare l'ordine discorsivo "orientalistico" del sottosviluppo con il quale vengono liquidate le cosiddette "rivoluzioni modernizzatrici" del maghreb.
Parliamo comunque della "civile Europa".
La stessa "civile Europa" alla quale tentano di aggrapparsi i tecnocrati islandesi più realisti del re: la soluzione ai mali dell'Islanda, la crisi islandese, è a loro dire il prodotto dell'isolazionismo economico e da mesi continuano a parlare e accellerare sull'adesione all'Unione Europea come antidoto contro la devastazione neoliberista.
Confondono ancora una volta la cura con la malattia.
E quindi vogliono stringere su questo tema, così come allo stesso modo l'Europa vuole riprendere sotto le sue ali protettive la ribelle Islanda, per strangolarla dolcemente e senza traumi attraverso i suoi diktat, i suoi vincoli e i suoi patti di stabilità.
2011.07.06 – LA FORZA DEI REFERENDUM…DIRITTI GAY NEL LIECHTENSTEIN RAFFORZATI DOPO REFERENDUM

2011.07.05 – LIGURIA: IL DIRITTO D’INDIPENDENZA MAI CANCELLATO
L’argomento principale che Pareto adottò per difendere la plurisecolare indipendenza della Liguria fu quello economico: [La Liguria] posta in un territorio stretto e sterile, non ha che un solo mezzo d’esistenza, il commercio d’economia; e nella concorrenza dei porti vicini, il commercio non potrebbe aver luogo che secondo un sistema e regolamenti finanziarii, il meno onerosi possibili, tali quali esistevano altre volte. L’antico Governo Genovese era per sua natura, il più economo e il meno costoso di tutti i Governi d'Europa; l’imposta vi era leggerissima, i diritti sopra il commercio pressoché insignificanti.
MARCHESE – Agostino Pareto
Solo un illegittimo atto d’imperio avrebbe ora potuto sopprimere la ristabilita Repubblica genovese. Purtroppo, così fu. E la violenta annessione al Regno di Sardegna comportò anche l’annullamento di tutti gli ingenti debiti che le Grandi Potenze (cioè quelle che decisero l’annessione) avevano contratto col potente Banco di San Giorgio. Il Presidente Serra, giudicando inutile ogni osservazione e qualunque lamento, pubblicò, il 26 dicembre 1814, una protesta che così iniziava: Informati che il Congresso di Vienna ha disposto della nostra patria riunendola agli Stati di S. M. il Re di Sardegna, risoluti dall'una parte a non ledere i diritti imprescrittibili, dall'altra a non usar mezzi inutili e funesti, Noi deponiamo un'autorità che la confidenza della Nazione e l’acquiescenza delle principali potenze avevano comprovata.
In conclusione il legittimo Governo della Liguria, che partecipava sovrano al Congresso di Vienna, fu risolutamente contrario all’annessione che, proprio per questo motivo, avvenne manu militari. L’annessione fu quindi illegittima e mai venne legittimata da un plebiscito popolare, che non fu fatto votare perché il popolo ligure avrebbe certamente votato no.
Da questo gravissimo episodio storico (immaginarsi cosa succederebbe oggi per una decisione simile, nda) segue che l’annessione della Liguria al Regno Sardo prima e all’Italia poi è illegittima: ecco perché il popolo ligure conserva il diritto internazionale di ritornare indipendente, come lo fu per oltre sette secoli.
Docente dell'Università
di Genova
2011.07.04 – VAL DI SUSA, UN POPOLO CONTRO UNO STATO INVASORE

2011.07.02 – 6 LUGLIO 2011…MUORE IL WEB ITALIANO!
(27 giugno 2011)
Il 6 luglio arriverà una delibera Agcom, sulla tutela del copyright online, e sarà una forma di censura del web, in nome degli interessi di Mediaset e delle lobby dell'audiovisivo, con il beneplacito del centro destra. E' questo l'allarme lanciato da un gruppo di associazioni (Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana). Avevano già fatto una campagna contro i rischi di quella delibera, ma speravano ancora di cambiare le cose. Speranze fallite venerdì, dopo aver incontrato Corrado Calabrò, presidente Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). «Abbiamo appreso che non c'è spazio per la mediazione e che Agcom intende approvare la delibera-censura in fretta e furia», dice Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, associazione di area Radicale. Nel testo definitivo dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente nell'attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright.
Ma perché gridare alla censura? Come motivate quest'allarme?
«La questione alla base è che il diritto d'autore sul web ha tantissimi ambiti ed è possibile che l'industria del copyright metta in piedi interi uffici dedicati a segnalare presunte violazioni all'Autorità, come avvenuto in altri Paesi. L'Autorità non avrà i mezzi per gestire le decine di migliaia di segnalazioni che arriveranno. Sarà il Far west, ci saranno decisioni sommarie, ai danni di siti anche innocenti. Siamo il primo Paese al mondo a dare ad Agcom questo potere. Calabrò stesso ci ha detto che sa di muoversi in un territorio di frontiera… Però ci si potrà difendere opponendosi all'oscuramento del sito.
«Secondo la delibera, potrà farlo il gestore del sito web, ma non l'utente che carica il contenuto in questione. Sarà un salto nel buio. Il nostro colloquio con Calabrò ci ha confermato che l'Autorità non è preparata a questo».
Perché non lo è?
«Per esempio: abbiamo detto a Calabrò che i provider Internet avranno grosse spese per rimuovere i contenuti dal web e lui ci ha risposto che non lo sapeva, che non gliel'avevano detto. Non ci ha mai risposto con numeri e criteri oggettivi alle nostre critiche».
Ma la censura avrà anche un colore politico?
«Sì e questo rende la cosa ancora più grave. Siamo in un Paese in cui la denuncia per diffamazione è facile ed efficace, per mettere a tacere media. In un sistema politicizzato come il nostro, questo nuovo potere che Agcom potrebbe aggravare il fenomeno. Dalla denuncia per diffamazione all'oscuramento d'Autorità di un sito il passo è breve».
Perché vi è sembrato che Calabrò avesse molta fretta di completare la delibera?
«In precedenza Agcom ci aveva promesso, per tenerci buoni, tanti incontri di mediazione e che il testo definitivo non sarebbe stato subito esecutivo ma che sarebbe stato messo in consultazione. Adesso invece ha deciso che già prima dell'estate, probabilmente il 6 luglio, arriverà a una delibera fatta e compiuta».
Come ti spieghi questa fretta?
«Siamo in un contesto di grossa instabilità politica. In questo momento il clima è ancora favorevole agli interessi di Mediaset, ma Agcom teme che non sarà presto così e quindi vuole chiudere in fretta la vicenda. E' un altro effetto del conflitto di interesse del presidente del Consiglio».
L'interesse delle lobby del copyright è evidente. Ma di Mediaset? E' solo quello di tutelare il proprio diritto d'autore sul web (ha denunciato in passato Google per video su YouTube, del resto)?
«Non solo. Lo scopo è forgiare il web in modo simile al mercato che loro conoscono e depotenziandone la minaccia al loro business. Hanno fatto così anche con la delibera sulle web tv».
Che farete se la delibera passa così com'è?
«Faremo ricorso al Tar del Lazio. Se necessario a Bruxelles, ma crediamo che il Tar bloccherà la delibera, che secondo molti esperti è illegittima, poiché viola diritti fondamentali del cittadino. Ma visto che ci sono forti interessi del Presidente del Consiglio a far passare quelle norme, il governo potrebbe intervenire direttamente con un decreto, in caso di blocco al Tar».
2011.07.01 – LE CAREZZE DEL POTERE




2011.06.30 – IL RISCHIO GUERRA CIVILE PUO’ ESSERE DIETRO L’ANGOLO




-
Francesco Schiraldi scrive:
-
Cercare una logica nelle cose italiane è davvero arduo, sembra che gli italiani siano rimasti un popolo di individualisti che pur di difendere il proprio orticello prestano pochissima attenzione alla marea montante che rischia di travolgere tutto e tutti…in un sistema strutturato in consorterie che si sostengono una con l’altra è il bene comune che va in malora, si preferisce galleggiare politicamente perché incapaci di rinunciare ai propri assurdi privilegi, alle proprie rendite di posizione, alla cura unilaterale dei propri interessi qualsiasi essi siano. L’Europa ci biasima e condanna quotidianamente, ma soprattutto (cosa ancora più grave) chi regge le fila della finanza e dell’economia mondiale ci vede sempre più inaffidabili e arroccati attorno ai problemi e alla sopravvivenza di pochi potenti, preda dell’egoismo provincialotto e ridicolo di quattro esaltati presunti celtici, non più in grado di vedere oltre le nostre misere cosucce di Paese periferico…servirebbe uno tsunami ma non marino quanto piuttosto sociale e culturale per far sì che con una classe dirigente finalmente degna di una nazione europea il Sud sia il primo a beneficiarne, una volta salvato il Paese dalla compagine di affossatori verdi e di altri colori oscuri che lo mantengono sotto scacco ormai da troppo tempo
-
Francesco Schiraldi scrive:Auguriamoci che quella buona sorte che ci ha tenuto in piedi fino ad ora faccia un altro colpo di scena e ci consenta di tirar fuori a salvare il salvabile quella classe di cittadini di buon senso e di buone capacità finora tenuti in disparte dal peggio imperante…secondo quello che dici, Canio, sarebbe pure ora che accadesse…è il caso di dire “se non ora quando?”
2011.06.27-UNA VERGOGNA TUTTA ITALIANA.
Al Sig.Sindaco del Comune, 30013 Cavallino Treporti (Ve)
Al Sig.Presidente del Governo Veneto – sede
Al Sig.Presidente del Parlamento Veneto – sede
…
Egr. Sig.Sindaco.
Abbiamo appreso dalla Sig.ra TOSO Laura, cittadina del Popolo Veneto, della situazione in cui si trova suo malgrado ovvero quella di vedersi a breve costretta a dover provvedere all’assistenza della sorella invalida al 100%, sebbene priva delle capacità reddituali e/o economiche sufficienti e necessarie per farvi fronte.
Codesto Comune, infatti, ed è ciò che maggiormente sconcerta, tramite i servizi sociali, avrebbe fatto sapere alla Sig.ra TOSO Laura di non poter più corrispondere la retta per il mantenimento della sorella invalida presso un’apposita struttura riabilitativa (il Fate Bene Fratelli di Venezia) a far data dal prossimo 24 luglio 2011.
Personale dei servizi sociali di codesto Comune avrebbe inoltre invitato la Sig.ra TOSO Laura a provvedere da sé all’assistenza della sorella invalida sotto la minaccia, in difetto, di una denuncia all’autorità giudiziaria italiana per abbandono di persona incapace.
Ora, pur consapevoli dei vergognosi e inauditi tagli ai trasferimenti operati dallo stato straniero italiano nei confronti degli enti locali territoriali che si trovano sul Territorio della Repubblica Veneta e dei conseguenti problemi di bilancio dei Comuni, non possiamo accettare che cittadini del Popolo Veneto in così gravi ed evidenti difficoltà vengano invitati a provvedere da sé e addirittura minacciati di denunce, quando, anche per la stessa legge italiana, è lo stesso Ente che dovrebbe sopperire e venire incontro alle difficoltà dei cittadini.
E’ auspicabile pertanto che la situazione in cui versa la Sig.ra TOSO Laura e la di lei sorella invalida, possa essere rivista e risolta da parte di codesto Comune soluzione per la quale ci si aspetta un cortese sollecito riscontro.
Come da disposizioni e prassi, si informano le Autorità di Governo in indirizzo che la Polizia Nazionale Veneta ha iscritto a ruolo il caso per i dovuti accertamenti e l’eventuale deferimento dei responsabili al giudizio di una Corte di Giustizia del Popolo Veneto.
È da ribadire inoltre che non appena sarà ripristinata la Sovranità del Popolo Veneto sulla propria Nazione, i problemi di bilancio dei Comuni della Repubblica Veneta vedranno la parola fine.
Venetia, 27 giugno 2011
WSM
Il Presidente del MLNV Sergio Bortotto
1961-2011. RICORDARE PER NON DIMENTICARE ED EVA KLOTZ RISCHIA LA DENUNCIA PER VILIPENDIO

2011.06.17 – LEGGETE QUESTA VERGOGNA CHE E’ UNA VERGOGNA PER TUTTI COLORO CHE CREDONO IN LORO…

Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che… spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese.
Inoltre la mozione è stata camUffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro = 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE= circa Euro 9.980,00 al mese =circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO= circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA' DI CARICA= (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)
TELEFONO CELLULARE = gratis
TESSERA AUTOBUS – METROPOLITANA = gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI=gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE=gratis
PISCINE E PALESTRE =gratis
AEREO DI STATO =gratis
CLINICHE=gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI=gratis
ASSICURAZIONE MORTE= gratis
AUTO BLU CON AUTISTA= gratis
TESSERA DEL CINEMA = gratis
TESSERA TEATRO= gratis
FRANCOBOLLI = gratis
RISTORANTE= gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi ( 41 anni per il pubblico impiego !!!) Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i

(Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)
La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!
Far circolare.
Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari…………. queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani……
PER FAVORE continuate la catena FATE GIRARE
2011.06.21 – PRATOBELLO, ORGOSOLO. GIUGNO 1969… LA RIVOLTA POPOLARE
Oggi 14 luglio 2011 riceviamo via Facebbok e pubblichiamo:
Ciao Movimento Liberazione Nazionale Veneto:
nel 1969, 3500 abitanti,donne,bambini,giovani e anziani,si sono rivoltati contro le decisioni del Governo Italiano di allora e hanno vinto!Perche',noi, non possiamo?
Ascolta e vedi bene questo filmato.

Ciao a tutti io sono Mario se volete leggere altri artcoli non mi viene più concesso di pubblicare nel sito – Vai giù cerca LINKS e Clicca col Maus ZAM BLOG (CENSURA)
riunioni a numero chiuso.
Le donne raggiungono i soldati, li guardano negli occhi, iniziano a parlare.
Gli effettivi dell'esercito avrebbero in ogni modo cercato di evitare questo pericoloso rapporto col 'nemico'.
abitanti del paese come banditi.
Una grossa manifestazione pacifica aggiunge Moro veniva resa ai lettori come la scalcagnata parata di quattro gatti maoisti.
I giornali fanno il gioco del Governo perché nessuno deve sapere che la gente può dire no alle servitù militari.
Il 26 giugno la vittoria arriva ma i partiti e i sindacati fanno fare uno scivolone alla lotta.
Poco o niente si sa di lui; ma può darsi che fosse semplicemente uno degli orgolesi in lotta quei giorni lontani e vicini al tempo stesso.
Fin’a eris da-e totu' fis connota = Fino a ieri da tutti conosciuta
Ma oe a Pratobello tot’ unidos = Ma oggi a Pratobello Tutti UNITI
Contra s’invasione militare = Contro l'invasione militare
Ki a inie fi faghende lota = Che lì stava facendo lota
Invetze' de tratores pro arare = Invece di tratori per arare
Arriban carrarmados e cannones = Arrivano carriarmati e cannoni
E trupas de masellu d’addestrare = Etrupe da macello da addestrare
Ki keren ki rinasca' sa Barbaja = Che vogliono che rinasca la Barbagia
Cun parcos pro sas muvras e sirbones = Con Parchi per Mufloni e Cinghiali
Ki viven de furtos e ricatos = Che vivono di furti e di ricati
In sa muntannya infid'e selvaja = Nella montagna infida e selvaggia
E dare a sa Sardinnya atera via = E dare alla Sardegna altra via
Custos bufones decidin cumpatos = Questi bufoni decidono compatti
Sos contadinos e-i sos pastores = I contadini e i pastori
E totu canta sa zente famia = E tutta la gente afamata
Pro aer pius late e pius pane = per avere più latte e più pane
Invetze' totu an dadu a sos sinnyores = Invece hanno datto tutto ai signori
Povèrinu e miseru s'anzone = Povero e misero l'agnello
K'iseta late da-e su mariane: = Che aspetta il latte dalla volpe
Orgòsolo fiera e corazosa = Orgosolo fiera e coraggiosa
Totu canta sa popolatzione = Tutta quanta la popolazione
E si arma' de fuste pro iscaçare = Si è armata di bastone per scaciare
Cussas trupas fascistas e odiosas = Quelle trupe fasciste e odiose
Lassande sas muntannyas e pianos = Lasciando montagne e pianure
Atraversende de nou su mare. = Atraversando di nuovo il mare
An dimostradu a sos capitalistas = An dimostrato ai capitalisti
Ki solu cun su fuste e cun sas manos = Che solo coi bastoni e con le mani
Orgòsolo ke manda' a sos fascistas = Orgosolo manda via i fascisti
Fin’a eris da-e totu' fis connota
Ma oe a Pratobello tot’ unidos
Contra s’invasione militare
Ki a inie fi faghende lota
Arriban carrarmados e cannones
E trupas de masellu d’addestrare
Ki keren ki rinasca' sa Barbaja
Cun parcos pro sas muvras e sirbones
Ki viven de furtos e ricatos
In sa muntannya infid'e selvaja
E dare a sa Sardinnya atera via
Custos bufones decidin cumpatos
Sos contadinos e-i sos pastores
E totu canta sa zente famia
Pro aer pius late e pius pane
Invetze' totu an dadu a sos sinnyores
Povèrinu e miseru s'anzone
K'iseta late da-e su mariane:
Orgòsolo fiera e corazosa
Totu canta sa popolatzione
E si arma' de fuste pro iscaçare
Cussas trupas fascistas e odiosas
Lassande sas muntannyas e pianos
Atraversende de nou su mare.
An dimostradu a sos capitalistas
Ki solu cun su fuste e cun sas manos
Orgòsolo ke manda' a sos fascistas
2011.06.18 – PADOVA…VIGILI, RIVOLUZIONE IN BUSTA PAGA, PIU’ MULTE FANNO PIU’ LO STIPENDIO AUMENTA. IL COMANDATE SI PREPARI A FARE LE VALIGIE, NON AVRA’ POSTO NELLA POLIZIA NAZIONALE VENETA.
Aumenti in base ai risultati con etilometri, telelaser e narcotest
di Mauro Giacon
PADOVA – Bel colpo comandante. Chi dei Vigili dopo aver fatto il suo turno si fermerebbe ancora "su base volontaria", e soprattutto di notte, magari il venerdì e il sabato dalle nove di sera alle quattro di mattina? Ma la città ha bisogno di rinforzare d’estate le due pattuglie notturne, con almeno altri due equipaggi che controllino gli automobilisti per la sicurezza di tutti, mettendosi sulle strade con gli etilometri, con il telelaser, con il narcotest.
E allora che cosa escogita il comandante Aldo Zanetti? Una formula matematica spiegata ieri alle rappresentanze sindacali per prendere due piccioni con una fava. I vigili che torneranno in servizio saranno pagati con un meccanismo incentivante che andrà ad obiettivo. Ovvero: più multano più prendono soldi. La formuletta è complicata ma vale la pena spiegarla per il suo carattere rivoluzionario. Intanto ci sarà una scheda di valutazione individuale con un punteggio da 10 a 0 a seconda che si vada dall’eccellente al nullo passando per buono, discreto, sufficiente, basso.
Ma entreranno in gioco anche dei parametri di valutazione della prestazione, con un peso specifico. Il grado di coinvolgimento nel progetto avrà peso 5, così come il grado di conseguimento degli obiettivi. Un po’ meno, peso 4, avrà la cooperazione con i colleghi. Minore incidenza, peso 2, per la precisione nei compiti assegnati, la propositività rispetto alle direttive ricevute e il rapporto con l’utenza. La combinazione di queste due colonne porterà un dipendente di categoria C a prendere, con un punteggio medio, da 16 euro a 23,6 euro l’ora. Mentre una categoria D partendo da 18,5 euro arriverà a 27,2 euro. Insomma una bella paghetta.
La novità è stata discussa ieri mattina in un incontro con le rsu aziendali, l’assessore Carrai e il capo del Personale, Paola Lovo. È uno schema che dovrà essere discusso

2011.06.14 – BANDIERA DELL’EVIS

2011.06.13 – VADEMECUM DEL RIVOLTOSO…LA LIFE INSEGNA.

2011.06.13 – L’ITALIA NON E’ UN PAESE NE’ PER GIOVANI NE’ PER IMPRENDITORI. E’ L’EDEN DEGLI STATALI!

La crisi, da due anni a questa parte, sta falcidiando l’impresa privata ed il lavoro. Le casse integrazioni speciali continuano a registrare picchi verso l’alto. Eppure, per i dipendenti pubblici è come se nulla stesse accadendo, la sera arrivano a casa e si coricano senza patemi d’animo, tanto c’è sempre qualche fesso costretto a lavorare e a pagare i loro stipendi.
Ergo, non solo impiego sicuro per eccellenza e con orario “corto” rispetto al privato: il lavoro pubblico negli ultimi anni è stato conveniente anche sul lato economico. Capito? Le retribuzioni reali lorde dei dipendenti pubblici, infatti, secondo le tabelle allegate alla Relazione annuale di Bankitalia, sono cresciute del 22,4% dal 2002 con un tasso di oltre tre volte superiore a quello del totale dei lavoratori dipendenti (+6,8%).
Riprendiamo i dati dalla stampa: “Così in media i dipendenti pubblici che potevano contare nel 2002 su 23.813 euro nel 2010 hanno raggiunto i 29.165 euro (dati deflazionati con l'indice dei prezzi al consumo) portando a casa nel periodo un aumento di oltre 5.200 euro (il 22,47%). Nel complesso – secondo la tabella sulle retribuzioni reali per unità standard di lavoro dipendente – i lavoratori dipendenti sono passati da 21.029 euro nel 2002 a 22.467 (+6,8%) ma con grandi differenze tra i vari comparti. Al top per percentuale di aumento ci sono i travet seguiti dai lavoratori dell’industria (da 21.047 euro medi nel 2002 a 23.275 nel 2010 con un +10,5%) e del commercio (+6,8%, ma con appena 20.733 euro nel 2010). Il settore che nel 2010 aveva in media la retribuzione reale più alta resta quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria (39.106 euro con un aumento reale rispetto al 2002 del 4,79%), seguito dalla pubblica amministrazione e dalla sanità e altri servizi sociali ma a distanza (26.600 euro per quest'ultimo settore con un aumento reale del 6%). In fondo alla lista restano i lavoratori dipendenti dei servizi domestici presso le famiglie (11.948 euro con un +2,7% reale dal 2002), ma il comparto che è rimasto completamente al palo per quanto riguarda gli aumenti reali è quello dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni”.
Ultimo aggiornamento (Lunedì 13 Giugno 2011 14:51)
2011.06.13 – RICHIESTA DI INTERVENTO RISOLUTIVO SULLA NEGAZIONE ALL’INSTALLAZIONE DEI RADAR ANTI-EMIGRANTI
Lei sa che noi indipendentisti Maluentini, siamo presenti nelle postazioni NO-RADAR e siamo determinati a portare avanti la richiesta: BASTA CON LE SERVITU’ MILITARI.
Io spero che Lei, domani, quando incontrerà i Sindaci di Tresnuraghes, di Sassari, di Sant’ Antioco e di Fluminimaggiore, passi dalle continue declamazioni formali anti-servitù militari e abbia un atteggiamento più determinato nell’affermazione dei diritti della Sardegna a gestire il suo futuro.(Oppure le pressioni indirette che la Guardia di Finanza sta mettendo in opera nelle amministrazioni comunali interessate, sta producendo gli effetti anche nel Governo Sardo!?)
Lei sa bene che la scusante utilizzata dalla Guardia di Finanza per il posizionamento dei radar anti-immigranti, non regge ( come se fosse istituzionalizzato il controllo delle coste alla Guardia di Finanza!!!)
Io sono sicuro, che Lei sa già che la Guardia Costiera ( preposta in forma istituzionale al controllo delle coste) sta già chiedendo l’installazione dei suoi radar, richiesta che verrà seguita da quella dei Carabinieri, dalla Polizia, dalla Marina Militare e dall’Esercito.
Ma, visto che ci sono, Le voglio segnalare le incongruenze riportate nel verbale del 20 Dicembre 2010 dalla Conferenza dei Servizi.
Il colonnello Lanfranco Gulisano, prevede n. 4 siti a protezione della costa occidentale relativamente agli sbarchi dei clandestini??????
Ma le chicche più affascinanti sono quelle riportate nelle motivazioni espresse dall’Assessorato alla Difesa e Ambiente- Servizio Tutela dell’Atmosfera e del Territorio che riporta:”la realizzazione dei radar non ha effetti sugli habitat e sulle specie animali e vegetali”. Ma prosegue con puntualizzazioni nettamente in contrasto con ciò che è stato appena affermato.
Infatti dice : “tutti i cavi elettrici e quelli in p.v.c. devono essere internati”; e prosegue: “ non devono essere aperte nuove piste, la vegetazione e le specie faunistiche dovranno essere integralmente conservate”.
A questo punto, caro Presidente, vengo assalito da un dubbio.
Ma l’energia elettrica occorrente per il funzionamento del radar, verrà prodotta in loco?? Con che modalità? Oppure verrà portata dall’esterno, e da dove?
E come sarà possibile scavare per lunghi tratti sui territori privati senza produrre danni alla vegetazione e senza creare nuove piste, senza operare degli espropri, e quant’altro ?
E se si produce in loco! Come verrà prodotta, con il fotovoltaico? Con l’eolico? Oppure con gruppi elettrogeni??( alla faccia del rispetto della zona protetta!) .
Ma per impiantare tale soluzione, servono altre autorizzazioni! O mi sbaglio??
Ma la più esilarante è la frase in cui viene riportato quanto segue : “ Al fine di limitare i disturbi delle fasi di cantiere sulla fauna selvatica, i lavori dovranno essere sospesi fra il 30 Marzo e il 30 Giugno”.
Che smentisce quanto riportato prima, che tale insediamento non avrebbe avuto effetti sulle specie vegetali e animali: se fosse così! Allora a chi avrebbe causato fastidi dal 30 Marzo al 30 Giugno?
Il verbale prosegue con le dichiarazioni del Comando Militare Autonomo della Sardegna, che per dare una risposta , si prende tutti i 90 giorni dell’iter per le conclusioni dei lavori della Conferenza dei Servizi!
Come dire che ci stanno andando cauti con questa richiesta!
Proseguendo nella lettura , troviamo le dichiarazioni del Corpo Forestale, che parla di un territorio semi-pianeggiante(chissà perché vogliono distruggere le rocce dell’altura) e del mantenimento di un’area pulita della vegetazione all’esterno del recinto, per la prevenzione degli incendi.
Ma ciò vorrebbe dire la creazione di una ulteriore fascia disboscata per almeno 10 metri di larghezza, per poter avere le potenzialità di bloccare un incendio. Modalità prospettata dal Corpo Forestale, in netto contrasto con quanto disposto dal Direttore dell’Assessorato degli Enti Locali Finanze e Urbanistica Valentina Mameli che dice:” a condizione che gli interventi di progetto dovranno limitare l’alterazione del paesaggio per gli effetti dell’inserimento dei manufatti nel contesto, attraverso opportune opere di mitigazione, facendo ricorso alla piantumazione di essenze arboree autoctone attorno alla recinzione del sito”.
Non molto logico, vero Presidente Cappellacci?
Arrivati a questo punto,Le chiedo: non Le sembra l’ora che si passi dalle declamazioni giornaliere da Lei espresse tramite i mass-media, a qualcosa di più concreto da parte sua,nell’imporre la fine delle servitù militari, e imporre già da ora il NO all’aumento di un metro quadro del territorio sardo ad uso militare?
Capisco il suo disagio nel leggere ciò che Le scrivo, essendomi stato riportato che Lei si sente non attrezzato ad affrontare un dibattito con il sottoscritto, e la capisco! Essendosi trovato a fare il Presidente di una Nazione alla quale non appartiene e non sente le problematiche.
Ma purtroppo , caro Cappellacci, un giorno o l’altro mi dovrà incontrare
Doddore Meloni
2011.06.13 – I VENETI NEL MONDO
Nei primi 24 anni di emigrazione fuggirono 1.385.000 Veneti su 2.800.000 abitanti (il 50%). Dal 1876 al 1978 bel 4.439.840 di Veneti hanno lasciato la nostra terra con tanta voglia di fare, alla ricerca di fortuna e di speranza, due essenze di vita sempre più difficili da trovare qui anche attualmente.
Dal 1876 al 1880 la proporzione dell’esodo fu questa:
35 Veneti contro 1 Siciliano, 41 Veneti contro 1 Pugliese.
Dal 1881 al 1890:
12 Veneti contro 1 Siciliano, 25 Veneti contro 1 Pugliese, 125 Veneti contro 1 Umbro.
Dal 1891 al 1900:
18 Veneti contro 1 Pugliese, 25 Veneti contro 1 Laziale, 39 Veneti contro 1 Sardo.
Attualmente ci sono più di 10 milioni di Veneti in giro per il mondo, hanno mantenuto la nostra lingua (chiamata taljan[?]) e le nostre tradizioni. (dati tratti da “Gli ultimi Veneti” di G.Cavallin, Panda Edizioni)
La loro maggiore concentrazione è nel sud del Brasile, dove in un intero stato, Rio Grande do Sul, è in uso come lingua ufficiale il Veneto.
Testimonianza commovente è questo documento: un tuffo alla scoperta del nostro Popolo,
2011.06.11 – LA MESSA IN VENETO DEI FRATELLI BRASILIANI
«Pare nostro, che sei nel ciel, santificà sia el vostro nome, vegna a noantri el vostro regno, sia fata la vostra volontà, cossì in tera come nel ciel.
Anzi, in questo caso, il “Pare nostro”.
Sono venuto a conoscenza di questa usanza quasi per caso e nel modo più bello, partecipando direttamente ad una celebrazione durante la mia recente visita insieme ad un gruppo di altri 16 giovani veneti, nelle terre dell’emigrazione veneta del Sud del Brasile.
La calorosa e festosa accoglienza che abbiamo ricevuto in tutte le tappe del nostro viaggio ci ha fatto capire come i discendenti dei nostri emigranti si sentano in tutto e per tutto, anche dopo 4 o 5 generazioni, figli della nostra stessa terra: una terra che magari non hanno mai visto, ma con la quale hanno mantenuto un fortissimo legame.
Trovarci di fronte alla liturgia in lingua veneta ci ha dapprima incuriosito e poi commosso; ci ha coinvolto, ci ha colpito nell’animo.
Ho ancora davanti agli occhi tanti volti di tante persone che ci avvicinavano, ci raccontavano “dei só veci” e di quanto avevano patito i loro progenitori, fuggiti dalla fame e dalla povertà “in serca de la Merica”. E quanti non ce l’hanno fatta…!
Per loro in quel momento eravamo un ponte che li legava alla loro terra d’origine e ad un passato che lasciava ancora aperte molte ferite.
Al nostro ritorno, per una di quelle misteriose coincidenze che portano a interrogarsi sul senso di ciò che accade in questo mondo, proprio l’idea di una Messa in lingua veneta, lanciata da un amministratore locale, dominava le pagine dei giornali.
Siamo consapevoli che ogni decisione in merito spetta soltanto alla Chiesa Cattolica, che del resto ha già dimostrato una grande sensibilità per le culture locali: celebrazioni in friulano, ad esempio, si svolgono da diversi anni.
In conclusione, come spunto per una riflessione, riporto una semplice e commovente citazione dal libretto dei canti e delle preghiere che nel Rio Grande do Sul viene distribuito ai fedeli durante la Messa, e chi i nostri fratelli brasiliani hanno voluto portassimo con noi al di qua dell’Oceano:
frameborder=0 width=400 height=400]
2011.06.11 – CARTA D’IDENTITA’ E PATENTE VENETA PER SOSTITUIRE I DOCUMENTI ITALIANI
stralcio dell'articolo del "IL GAZZETTINO" del 10.06.2011
come al solito la stampa allineata di regime continua volutamente a confondere la pubblica opinione sull'origine di tali iniziative, associando il Governo Veneto ad un'associazione-partito o ad un movimento.
Che abbiano tutti una cronica deficenza di comprendonio questi giornalisti???
Iniziativa del movimento di Albert Gardin: «Non è un gadget padano ma serviranno nelle nostre relazioni internazionali»
VENEZIA
Carte d'identità e patenti venete: a realizzarle sarà Il Governo del Popolo Veneto. L'associazione-partito, che da anni si batte per ottenere l'indipendenza del Veneto, ha annunciato che rilascerà entro breve dei documenti di identità e patenti a chiunque vorrà servirsene per affermare la propria identità veneta. Per averli bisognerà fare una apposita richiesta e ci vorranno otto settimane per riceverli.
I documenti, sotto "la storica denominazione e stemma della Repubblica Veneta", nella volontà dei promotori, saranno sostitutivi di quelli italiani. «I documenti veneti – afferma Albert Gardin, presidente del Governo Veneto – saranno uno strumento comunicativo per stabilire internazionalmente e soprattutto verso lo Stato italiano la nazionalità e cittadinanza veneta». Sul piano concreto, come spiega lo stesso Gardin all'Ansa, si tratterà di documenti d'identità che avranno le stesse fattezze dei quelli rilasciati dallo Stato italiano: «Nei nostri – aggiunge il presidente venetista – in piccolo sarà riportata l'indicazione del documento emesso dall'altro Stato, sia esso italiano o francese o australiano. Infatti, non è detto che un veneto possa essere solo cittadino italiano: pensiamo, ad esempio, a quelli che sono emigrati all'estero».
Su una questione, comunque, Gardin punta l'attenzione: «Il documento non sarà un gadget padano: è l'affermazione del nostro diritto di indicare la nostra identità e cittadinanza che è quella veneta». Il presidente del Governo del Popolo Veneto – composto da una decina di persone, mentre il Parlamento Veneto da un'altra cinquantina – ha già messo nel conto che in caso di presentazione del documento veneto potrebbe esserci qualche contestazione: «Se questo avverà darà fiato alla nostra battaglia politico-giuridica per ottenere il riconoscimento dei nostri documenti».