LE PROFEZIE DI PAPA PIO XII
L'avverarsi di alcune rivelazioni di papa Pacelli (1876-1958), come il crollo dell'Unione Sovietica e l'elezione di un pontefice polacco, rende credibili e talora allarmanti le "ispirazioni profetiche" che riguardano il nostro futuro.
La liberazione del popolo cinese, il crollo del capitalismo, l'ingovernabilità dell'Italia, l'invasione dei popoli provenienti dall'est e dai Paesi africani diverranno realtà?
- A PROPOSITO DELLA MONARCHIA IN ITALIA
- LA SCIENZA NON PUO' SOSTITUIRSI A DIO
- LA MINACCIA DELLE ACQUE
- I PAPI ARRIVERANNO DA LONTANO
- QUANDO IL PONTEFICIE SARA' ITINERANTE
- LA DISOCCUPAZIONE ESPLODERA' ALLA FINE DEL MILLENNIO
- IL MONDO AVRA' BISOGNO DI ABILI DIPLOMATICI
- IL TEMPO DEI FALSI PROFETI
- L'ISLAM SARA' SEMPRE PIU' PRESENTE IN EUROPA
- BUROCRAZIA E CORRUZIONE
- L'UOMO "OGGETTO" DELLA SOCIETA'
- GIUSTIZIA SOCIALE IN CRISI
- LA FAMIGLIA DISTRUTTA
- NON AVRETE PIU' LA DEMOCRAZIA MA LA CORRUZONE
- IL DISFACIMENTO DELLA CLASSE POLITICA ITALIANA
- IL GRANDE PROBLEMA SARA' LA CINA
- DALLA CIVILTA' DEL MATERIALISMO ALLA CIVILTA' DELLO SPIRITO
- E GLI UOMINI PARLERANNO CON GLI ANGELI
IL 260 PAPA
Elezione
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Insediamento
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Fine pontificato
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Motto
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Opus iustitiae pax
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Cardinali creati
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Predecessore
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Successore
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Nome
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Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli
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Nascita
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Morte
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Sepoltura
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Firma
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Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli nacque a Roma il 2 marzo 1876, terzogenito dell'avvocato della Sacra Rota Filippo Pacelli (1837-1916) e di Virginia Graziosi (1844-1920).
I titoli nobiliari della famiglia Pacelli (nobili romani, nobili di Acquapendente e di Sant'Angelo in Vado, concessi alla famiglia nel 1853 e 1858) erano conseguenza dei tempi della seconda Repubblica Romana (1848-1849), quando il papa-re Pio IX si rifugiò a Gaeta e Marcantonio Pacelli (1804-1902) da Onano (Viterbo), nonno paterno di Eugenio, che aveva seguito il Papa nella cittadina laziale (allora parte del Regno delle Due Sicilie), fu premiato con i titoli di principe e di marchese sia per la sua fedeltà sia per aver contrastato efficacemente dopo la fine della Repubblica, nel ruolo di sostituto del ministro dell'interno, i liberali che si opponevano al governo papalino.
Lo stesso Marcantonio fu, successivamente, tra i fondatori dell'Osservatore Romano (1861).
Dopo le elementari frequentate in una scuola privata cattolica e la frequenza al liceo di Stato "Ennio Quirino Visconti", Eugenio Pacelli entrò nel Collegio Capranica e poi, dal1894 al 1899, studiò teologia alla Gregoriana presso cui si addottorò nel 1901, quando già da due anni era stato ordinato sacerdote (1899).
Del 1902 è la laurea ingiurisprudenza in utroque iure (vale a dire, sia in diritto civile, sia in quello canonico), anche se non ebbe mai modo di praticare l'avvocatura, strada che seguì suo fratelloFrancesco, giurista per la Santa Sede e uno dei principali negoziatori dei futuri Patti Lateranensi del 1929.
Eugenio sentì sin da piccolo la "vocazione": pare che nei momenti liberi amasse far finta di celebrare la messa.
Determinante per la sua formazione fu l'influenza che ebbe, a partire dall'età di 8 anni, il reverendo Giuseppe Lais, scienziato astronomo, discendente da una storica famiglia romana di origine sassone, per molti anni precettore e mentore del futuro papa Pio XII, in seguito insignito da papa Benedetto XV della medaglia d'oro pontificia.
Pio XI morì il 10 febbraio 1939. In qualità di camerlengo, toccò proprio a Pacelli dirigere il conclave che ne seguì.
Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini e un giorno di votazioni, la scelta ricadde sullo stesso Pacelli, che si impose il nome di Pio XII, a simboleggiare la continuità dell'operato con il precedente capo della Chiesa.
Fatto insolito per un conclave, fu eletto colui che, alla vigilia, aveva le migliori possibilità di diventare papa.
In effetti Pacelli rappresentava un'ottima scelta politica in quanto era il più esperto in diplomazia tra i cardinali del Collegio.
Pacelli fu il primo segretario di Stato dal 1667 (Clemente IX) e il secondo camerlengo (dopo Leone XIII) a venir eletto papa.
L'elezione e l'incoronazione di Pacelli ebbero un'accoglienza mista in Germania.
Da parte di alcuni settori della stampa tedesca, giunsero commenti alquanto ostili: il Berliner Morgenpost scrisse che «l'elezione di Pacelli non è accolta favorevolmente in Germania poiché egli è sempre stato ostile al nazionalsocialismo»; la Frankfurter Zeitung scrisse che «molti dei suoi discorsi hanno dimostrato che non comprende del tutto le ragioni politiche e ideologiche che hanno iniziato la loro marcia vittoriosa in Germania».
D'altra parte l'elezione fu accolta favorevolmente in ambienti diplomatici: il capo del Dipartimento degli Affari vaticani presso il Ministero degli affari esteri del Reich, il consigliere Du Moulin, redasse un memorandum sulle tendenze politiche e sulla personalità del nuovo pontefice ove si descriveva il neo eletto come «molto amico della Germania».
A Berlino ci si ricordò che Pacelli era stato il promotore del Concordato fra la Santa Sede e il Terzo Reich e che, quando le relazioni fra Chiesa e regime nazionalsocialista si erano fatte tese, l'atteggiamento del segretario di Stato era stato sempre – secondo i dispacci dell'ambasciatore Bergen – molto più conciliante di quello di Pio XI.
Il giorno stesso della elezione del nuovo pontefice, il conte Ciano, ministro italiano degli affari esteri, annotava nel suo diario che alla vigilia Pignatti di Custoza, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, gli aveva detto essere Pacelli il cardinale favorito dai tedeschi:
« 2 marzo – Viaggio di ritorno.
A Tarvisio ricevo la notizia dell'elezione alla tiara del cardinal Pacelli.
Non mi sorprende: ricordo il colloquio ch'ebbi con lui il 10 febbraio.
Fu molto conciliante.
E pare che nel frattempo abbia anche notevolmente migliorate le relazioni con la Germania, al punto che Pignatti ha ieri riferito essere il Pacelli il cardinale favorito dai tedeschi.
A tavola avevo detto a Edda ed ai miei collaboratori: "Il Papa sarà eletto entro oggi.
È Pacelli, che assumerà il nome di Pio XII".
La realizzazione della mia previsione ha interessato tutti »
(Renzo De Felice (a cura di), Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, Rizzoli, Milano, 1980, p. 259)
Dopo la cerimonia dell'incoronazione, il 12 marzo, Ciano annotò, sempre nel suo diario: Mussolini "è contento dell'elezione di Pacelli.
Si ripromette di fargli pervenire alcuni consigli circa quanto potrà fare per governare utilmente la Chiesa".
Uno dei primi atti di Pio XII dopo la sua elezione fu, nell'aprile del 1939, quello di togliere dall'Indice i libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico di estrema destra – antisemita e anticomunista – Action Française, che aveva molti simpatizzanti e seguaci cattolici; agli aderenti revocò, tra l'altro, anche l'interdizione dai sacramenti irrogata da Pio XI.
Alcuni storici tendono a leggere questo episodio non tanto in chiave antisemita quanto pragmaticamente anticomunista, stante la necessità di favorire gruppi e aggregazioni che sapessero competere, quanto a organizzazione e rapidità di azione politica, con quelli di ispirazione marxista, la cui capacità di mobilitazione nelle Brigate Internazionali nella recente guerra civile spagnola era chiaramente emersa.
Altri storici, comunque, sono del parere che il provvedimento sarebbe stato in linea con una minore riprovazione nei confronti del pregiudizio antisemita, in un periodo storico in cui anche l'Italia iniziava a dar concreta applicazione alle cosiddette leggi per la difesa della razza.
Secondo la sociologa e storica francese Jeannine Verdès-Leroux, i discorsi antisemiti divulgati da L'Action Française hanno contribuito «a rendere "possibile", "accettabile" l'introduzione dello statuto degli ebrei nell'ottobre 1940; l'assuefazione ai discorsi di Maurras e dei suoi accoliti – discorsi che si erano diffusi, avevano oltrepassato la cerchia degli adepti – ha attenuato, in qualche modo, il carattere mostruoso di quelle misure».
Nella sua prima enciclica Summi Pontificatus (1939), Pio XII condannò in nome della pace ogni forma di totalitarismo, nel solco della dottrina della regalità di Cristo che era stata uno dei cardini del pontificato di Pio XI.
Sempre nel 1939, proclamò san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena patroni d'Italia.
Nel 1940 riconobbe definitivamente le apparizioni di Fatima e consacrò nel 1942 il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria.
Inoltre incontrò più volte suor Lucia e le ordinò di trascrivere i famosi segreti di Fatima diventando quindi il primo pontefice a conoscere il famoso terzo segreto, che ordinò però di far restare nascosto.
Eletto in un periodo di grandi tensioni internazionali, con il regime nazista che iniziava ad occupare molti territori europei, il Papa tentò invano di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative fra cui la più famosa è il discorso alla radio del 24 agosto 1939 in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra".
Tuttavia tali iniziative furono inutili.
Il 1º settembre, la Germania invase la Polonia e il 3, Francia e Regno Unito risposero all'attacco: è la seconda guerra mondiale.
Papa Pacelli tentò con altri appelli di far cessare le ostilità e organizzò aiuti alle popolazioni colpite e creò l'ufficio informazioni sui prigionieri e sui dispersi.
Cercò, inoltre, di distogliere il fascismo dall'idea di far entrare in guerra l'Italia, ma nonostante ciò il 10 giugno 1940 anche l'Italia entrò in guerra.
Vari e ripetuti furono gli appelli del Papa in favore della pace.
Vanno ricordati in particolare i radiomessaggi natalizi di Pio XII del 1941, 1942 e 1943, in cui Pacelli delineò anche un nuovo ordine mondiale basato sul rispetto reciproco fra le Nazioni e i popoli.
Mussolini commentò il radiomessaggio del 1942 con sarcasmo: «Il Vicario di Dio – cioè il rappresentante in terra del regolatore dell'universo – non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restare tra le nuvole.
Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe agevolmente essere fatto anche dal parroco di Predappio».
Nel 1941 trasformò la Commissione delle Opere Pie, nata nel 1887, nell'Istituto per le Opere di Religione (IOR).
Durante l'occupazione nazista dell'Italia, dopo l'8 settembre, offrì asilo politico presso la Santa Sede a molti esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi al fatto che la Città del Vaticano era uno Stato sovrano.
Non sempre i tedeschi rispettarono l'extra-territorialità di alcune altre aree a Roma di pertinenza della Santa Sede: nell'inverno del 1943 i tedeschi fecero irruzione nella basilica di San Paolo fuori le mura, dove arrestarono chi vi si era rifugiato, ed è stato scoperto di recente un piano segreto di Hitler che prevedeva l'occupazione del Vaticano e l'arresto di Pio XII, il quale secondo il dittatore nazista ostacolava i piani della Germania.
A questo proposito, per evitare che Hitler tenesse prigioniero il papa, Pio XII preparò una lettera di dimissioni da utilizzare in caso di propria cattura, dando istruzioni di tenere un successivo Conclave a Lisbona.
Nel 1943, quando i tedeschi imposero agli ebrei romani di versare oro in cambio di un'effimera e temporanea salvezza, il Vaticano contribuì fornendo 20 dei 50 chili d'oro richiesti.
Durante il corso della guerra, nonostante le numerose informazioni ricevute Pio XII non condannò mai né si impegnò mai pubblicamente per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento.
Secondo lo storico vaticanista Alberto Melloni, i tedeschi avrebbero poi organizzato il ratto del ghetto di Roma proprio per fare un affronto a papa Pacelli.
I titoli nobiliari della famiglia Pacelli (nobili romani, nobili di Acquapendente e di Sant'Angelo in Vado, concessi alla famiglia nel 1853 e 1858) erano conseguenza dei tempi della seconda Repubblica Romana (1848-1849), quando il papa-re Pio IX si rifugiò a Gaeta e Marcantonio Pacelli (1804-1902) da Onano (Viterbo), nonno paterno di Eugenio, che aveva seguito il Papa nella cittadina laziale (allora parte del Regno delle Due Sicilie), fu premiato con i titoli di principe e di marchese sia per la sua fedeltà sia per aver contrastato efficacemente dopo la fine della Repubblica, nel ruolo di sostituto del ministro dell'interno, i liberali che si opponevano al governo papalino.
Lo stesso Marcantonio fu, successivamente, tra i fondatori dell'Osservatore Romano (1861).
Dopo le elementari frequentate in una scuola privata cattolica e la frequenza al liceo di Stato "Ennio Quirino Visconti", Eugenio Pacelli entrò nel Collegio Capranica e poi, dal1894 al 1899, studiò teologia alla Gregoriana presso cui si addottorò nel 1901, quando già da due anni era stato ordinato sacerdote (1899).
Del 1902 è la laurea ingiurisprudenza in utroque iure (vale a dire, sia in diritto civile, sia in quello canonico), anche se non ebbe mai modo di praticare l'avvocatura, strada che seguì suo fratelloFrancesco, giurista per la Santa Sede e uno dei principali negoziatori dei futuri Patti Lateranensi del 1929.
Eugenio sentì sin da piccolo la "vocazione": pare che nei momenti liberi amasse far finta di celebrare la messa.
Determinante per la sua formazione fu l'influenza che ebbe, a partire dall'età di 8 anni, il reverendo Giuseppe Lais, scienziato astronomo, discendente da una storica famiglia romana di origine sassone, per molti anni precettore e mentore del futuro papa Pio XII, in seguito insignito da papa Benedetto XV della medaglia d'oro pontificia.
Pio XI morì il 10 febbraio 1939. In qualità di camerlengo, toccò proprio a Pacelli dirigere il conclave che ne seguì.
Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini e un giorno di votazioni, la scelta ricadde sullo stesso Pacelli, che si impose il nome di Pio XII, a simboleggiare la continuità dell'operato con il precedente capo della Chiesa.
Fatto insolito per un conclave, fu eletto colui che, alla vigilia, aveva le migliori possibilità di diventare papa.
In effetti Pacelli rappresentava un'ottima scelta politica in quanto era il più esperto in diplomazia tra i cardinali del Collegio.
Pacelli fu il primo segretario di Stato dal 1667 (Clemente IX) e il secondo camerlengo (dopo Leone XIII) a venir eletto papa.
L'elezione e l'incoronazione di Pacelli ebbero un'accoglienza mista in Germania.
Da parte di alcuni settori della stampa tedesca, giunsero commenti alquanto ostili: il Berliner Morgenpost scrisse che «l'elezione di Pacelli non è accolta favorevolmente in Germania poiché egli è sempre stato ostile al nazionalsocialismo»; la Frankfurter Zeitung scrisse che «molti dei suoi discorsi hanno dimostrato che non comprende del tutto le ragioni politiche e ideologiche che hanno iniziato la loro marcia vittoriosa in Germania».
D'altra parte l'elezione fu accolta favorevolmente in ambienti diplomatici: il capo del Dipartimento degli Affari vaticani presso il Ministero degli affari esteri del Reich, il consigliere Du Moulin, redasse un memorandum sulle tendenze politiche e sulla personalità del nuovo pontefice ove si descriveva il neo eletto come «molto amico della Germania».
A Berlino ci si ricordò che Pacelli era stato il promotore del Concordato fra la Santa Sede e il Terzo Reich e che, quando le relazioni fra Chiesa e regime nazionalsocialista si erano fatte tese, l'atteggiamento del segretario di Stato era stato sempre – secondo i dispacci dell'ambasciatore Bergen – molto più conciliante di quello di Pio XI.
Il giorno stesso della elezione del nuovo pontefice, il conte Ciano, ministro italiano degli affari esteri, annotava nel suo diario che alla vigilia Pignatti di Custoza, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, gli aveva detto essere Pacelli il cardinale favorito dai tedeschi:
« 2 marzo – Viaggio di ritorno.
A Tarvisio ricevo la notizia dell'elezione alla tiara del cardinal Pacelli.
Non mi sorprende: ricordo il colloquio ch'ebbi con lui il 10 febbraio.
Fu molto conciliante.
E pare che nel frattempo abbia anche notevolmente migliorate le relazioni con la Germania, al punto che Pignatti ha ieri riferito essere il Pacelli il cardinale favorito dai tedeschi.
A tavola avevo detto a Edda ed ai miei collaboratori: "Il Papa sarà eletto entro oggi.
È Pacelli, che assumerà il nome di Pio XII".
La realizzazione della mia previsione ha interessato tutti »
(Renzo De Felice (a cura di), Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, Rizzoli, Milano, 1980, p. 259)
Dopo la cerimonia dell'incoronazione, il 12 marzo, Ciano annotò, sempre nel suo diario: Mussolini "è contento dell'elezione di Pacelli.
Si ripromette di fargli pervenire alcuni consigli circa quanto potrà fare per governare utilmente la Chiesa".
Uno dei primi atti di Pio XII dopo la sua elezione fu, nell'aprile del 1939, quello di togliere dall'Indice i libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico di estrema destra – antisemita e anticomunista – Action Française, che aveva molti simpatizzanti e seguaci cattolici; agli aderenti revocò, tra l'altro, anche l'interdizione dai sacramenti irrogata da Pio XI.
Alcuni storici tendono a leggere questo episodio non tanto in chiave antisemita quanto pragmaticamente anticomunista, stante la necessità di favorire gruppi e aggregazioni che sapessero competere, quanto a organizzazione e rapidità di azione politica, con quelli di ispirazione marxista, la cui capacità di mobilitazione nelle Brigate Internazionali nella recente guerra civile spagnola era chiaramente emersa.
Altri storici, comunque, sono del parere che il provvedimento sarebbe stato in linea con una minore riprovazione nei confronti del pregiudizio antisemita, in un periodo storico in cui anche l'Italia iniziava a dar concreta applicazione alle cosiddette leggi per la difesa della razza.
Secondo la sociologa e storica francese Jeannine Verdès-Leroux, i discorsi antisemiti divulgati da L'Action Française hanno contribuito «a rendere "possibile", "accettabile" l'introduzione dello statuto degli ebrei nell'ottobre 1940; l'assuefazione ai discorsi di Maurras e dei suoi accoliti – discorsi che si erano diffusi, avevano oltrepassato la cerchia degli adepti – ha attenuato, in qualche modo, il carattere mostruoso di quelle misure».
Nella sua prima enciclica Summi Pontificatus (1939), Pio XII condannò in nome della pace ogni forma di totalitarismo, nel solco della dottrina della regalità di Cristo che era stata uno dei cardini del pontificato di Pio XI.
Sempre nel 1939, proclamò san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena patroni d'Italia.
Nel 1940 riconobbe definitivamente le apparizioni di Fatima e consacrò nel 1942 il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria.
Inoltre incontrò più volte suor Lucia e le ordinò di trascrivere i famosi segreti di Fatima diventando quindi il primo pontefice a conoscere il famoso terzo segreto, che ordinò però di far restare nascosto.
Eletto in un periodo di grandi tensioni internazionali, con il regime nazista che iniziava ad occupare molti territori europei, il Papa tentò invano di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative fra cui la più famosa è il discorso alla radio del 24 agosto 1939 in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra".
Tuttavia tali iniziative furono inutili.
Il 1º settembre, la Germania invase la Polonia e il 3, Francia e Regno Unito risposero all'attacco: è la seconda guerra mondiale.
Papa Pacelli tentò con altri appelli di far cessare le ostilità e organizzò aiuti alle popolazioni colpite e creò l'ufficio informazioni sui prigionieri e sui dispersi.
Cercò, inoltre, di distogliere il fascismo dall'idea di far entrare in guerra l'Italia, ma nonostante ciò il 10 giugno 1940 anche l'Italia entrò in guerra.
Vari e ripetuti furono gli appelli del Papa in favore della pace.
Vanno ricordati in particolare i radiomessaggi natalizi di Pio XII del 1941, 1942 e 1943, in cui Pacelli delineò anche un nuovo ordine mondiale basato sul rispetto reciproco fra le Nazioni e i popoli.
Mussolini commentò il radiomessaggio del 1942 con sarcasmo: «Il Vicario di Dio – cioè il rappresentante in terra del regolatore dell'universo – non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restare tra le nuvole.
Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe agevolmente essere fatto anche dal parroco di Predappio».
Nel 1941 trasformò la Commissione delle Opere Pie, nata nel 1887, nell'Istituto per le Opere di Religione (IOR).
Durante l'occupazione nazista dell'Italia, dopo l'8 settembre, offrì asilo politico presso la Santa Sede a molti esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi al fatto che la Città del Vaticano era uno Stato sovrano.
Non sempre i tedeschi rispettarono l'extra-territorialità di alcune altre aree a Roma di pertinenza della Santa Sede: nell'inverno del 1943 i tedeschi fecero irruzione nella basilica di San Paolo fuori le mura, dove arrestarono chi vi si era rifugiato, ed è stato scoperto di recente un piano segreto di Hitler che prevedeva l'occupazione del Vaticano e l'arresto di Pio XII, il quale secondo il dittatore nazista ostacolava i piani della Germania.
A questo proposito, per evitare che Hitler tenesse prigioniero il papa, Pio XII preparò una lettera di dimissioni da utilizzare in caso di propria cattura, dando istruzioni di tenere un successivo Conclave a Lisbona.
Nel 1943, quando i tedeschi imposero agli ebrei romani di versare oro in cambio di un'effimera e temporanea salvezza, il Vaticano contribuì fornendo 20 dei 50 chili d'oro richiesti.
Durante il corso della guerra, nonostante le numerose informazioni ricevute Pio XII non condannò mai né si impegnò mai pubblicamente per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento.
Secondo lo storico vaticanista Alberto Melloni, i tedeschi avrebbero poi organizzato il ratto del ghetto di Roma proprio per fare un affronto a papa Pacelli.
Il 19 luglio 1943, dopo il violento bombardamento di San Lorenzo a Roma, si recò nei quartieri colpiti, uscita eccezionale del Pontefice dal Vaticano (allora il Papa usciva dal suo Stato in casi estremamente rari); l'episodio è ricordato da Francesco De Gregori nel brano musicale San Lorenzo.
Durante la visita a San Lorenzo, papa Pacelli spalancò le braccia alla folla recitando il salmo De profundis.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre e la fuga dei Savoia dalla capitale, Pio XII dovette fronteggiare da solo l'occupazione nazista della città.
Negli ultimi giorni di maggio del 1944, i tedeschi si preparavano alla fuga e avevano minato i ponti sul Tevere per impedire alle forze angloamericane di procedere nell'avanzata verso nord.
Pacelli ammonì: "Chiunque osi levare la mano contro Roma, si macchierà di matricidio".
Il 4 giugno 1944, dopo la Liberazione, ricevette in Vaticano i soldati alleati.
La domenica successiva i romani si recarono in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa, che, di fatto, era l'unica autorità religiosa, morale e politica rimasta nella capitale dopo l'8 settembre.
Per questo Pio XII fu anche soprannominato "Defensor civitatis".
Negli anni successivi, Pio XII, anche per il suo carattere schivo e introverso, ridusse all'osso l'organizzazione della Curia Romana (dal 1944 non nominò nessun nuovo Segretario di Stato).
Tuttavia fu un Papa particolarmente amato dalla gente: istituì l'Angelus domenicale dalla finestra di Piazza San Pietro e fu il primo Papa le cui immagini vennero trasmesse in televisione (sul cui uso emise anche un'enciclica, la Miranda Prorsus).
Grazie alla conoscenza di numerose lingue, fu uno dei primi a rivolgersi in lingua straniera ai pellegrini che venivano a Roma.
Nel 1950 affermò, nella Humani Generis, la compatibilità tra fede cattolica ed evoluzionismo, nondimeno considerando l'evoluzione una teoria scientifica e non una realtà già dimostrata, e la necessità di doverose ulteriori chiarificazioni concettuali.
Nel 1952 in un famoso discorso alle ostetriche ammise la possibilità che i coniugi avessero rapporti sessuali anche durante il periodo di sterilità naturale della donna che è ancora oggi l'unico mezzo di contraccezione riconosciuto dalla Chiesa.
Inoltre, in molti discorsi ai giovani sposi, rilanciò il ruolo della famiglia e del matrimonio e indicò la Sacra Famiglia come modello di santità per le famiglie.
Venendo incontro alle richieste del mondo moderno autorizzò diversi provvedimenti, preludio delle riforme del Concilio Vaticano II: permise la celebrazione della Messa nelle ore serali, apportò modifiche alla lettura dei Salmi nel Breviario dei sacerdoti, riorganizzò l'ufficio del digiuno eucaristico riducendolo a tre ore per i cibi solidi, a un'ora per le bevande ed eliminandolo del tutto per l'acqua e i medicinali.
Consapevole dei benefici apportati dal progresso, ma anche dei pericoli insiti in esso, aggravati dall'instabilità della situazione internazionale dovuta alla guerra fredda, Pio XII era convinto che la vera pace avrebbe potuto scaturire solo da un nuovo ordine cristiano del mondo.
Un tale ordine gli sembrava minacciato dalla perdita del senso di responsabilità individuale, schiacciato dalla massificazione sociale, in cui ognuno era come diventato una semplice ruota di organismi privi di consapevolezza, e in cui la libertà risultava dunque svuotata:
« È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà […]
Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana […]
Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo.
Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi "il mondo libero".
Esso si illude e non conosce se stesso. »
(Radiomessaggio di Pio XII del Natale 1951)
Nel 1953 tenne il suo secondo ed ultimo concistoro per la creazione di nuovi cardinali.
In seguito rivolse la sua attenzione anche alle vicende dei cattolici ungheresi, colpiti dalla repressione militare successiva alla rivoluzione del 1956.
Ai fatti dell'Ungheria dedicò, infatti, tre encicliche:
la Luctuosissimi Eventus
la Laetamur Admodum
la Datis Nuperrime.
La salute di Pio XII si aggravò durante la fine del decennio: fu afflitto per molto tempo da un singhiozzo continuo, dovuto forse ad una gastrite.
Già all'inizio del 1954 una malattia l'aveva portato in fin di vita ma sopravvisse.
Secondo alcune testimonianze, nel dicembre di quell'anno avrebbe avuto un'apparizione di Cristo che lo avrebbe miracolosamente guarito.
Pare che papa Pacelli gli abbia chiesto di "portarlo via" («Voca me!») presumendo di trovarsi in punto di morte, ma Gesù non abbia dato risposta.
L'Osservatore Romano confermò la notizia dell'apparizione.
Tra i suoi ultimi atti ufficiali, l'enciclica Fidei Donum (1957) con la quale invitò la Chiesa intera a riprendere lo slancio missionario soprattutto condividendo i sacerdoti con le giovani chiese.
Pio XII morì a Castel Gandolfo alle 3:52 del 9 ottobre 1958 a seguito di un'ischemia circolatoria e di collasso polmonare, all'età di 82 anni.
Il successore di Pio XII, papa Giovanni XXIII, lo bandì a vita dal Vaticano.
Eugenio Pacelli è sepolto nelle Grotte Vaticane vicino alla tomba di Pietro, che egli contribuì a individuare.
Il silenzio sull'olocausto
Una delle critiche più gravi rivolte a Pio XII è quella di aver mantenuto il silenzio circa lo sterminio degli ebrei – fatto di cui era a conoscenza, essendone stato informato più volte da più fonti.
Afferma lo storico Giovanni Miccoli: «non vi è dubbio che il Vaticano fu ben presto consapevole del salto di qualità che la persecuzione antiebraica aveva compiuto con lo scoppio della guerra».
Per quanto riguarda la “soluzione finale della questione ebraica”, numerose sono le attestazioni che la Santa Sede ne fu via via largamente informata con sufficiente precisione.
Ad esempio il 12 maggio 1942 don Pirro Scavizzi scriveva a Pio XII che: «la lotta antiebraica è implacabile e va sempre più aggravandosi, con deportazioni ed esecuzioni anche in massa.
La strage degli ebrei in Ucraina è ormai al completo.
In Polonia e in Germania la si vuole portare ugualmente al completo, col sistema delle uccisioni di massa».
Il 29 agosto 1942 monsignor Andrej Szeptycki confermava la gravità delle notizie: «non passa giorno senza che si commettano i crimini più orrendi. […]
Gli ebrei ne sono le prime vittime.
Il numero degli ebrei uccisi nel nostro piccolo paese ha certamente superato i 200.000.
Man mano che l'esercito avanza verso est, il numero delle vittime cresceva.
A Kiev, in pochi giorni, vi è stata l'esecuzione di circa 130.000 uomini, donne e bambini.
Tutte le piccole città dell'Ucraina sono state testimoni di analoghi massacri, e tutto ciò dura da un anno».
Il 18 settembre 1942, monsignor Giovanni Battista Montini, all'epoca impegnato nell'Ufficio informazioni del Vaticano, scriveva: «i massacri degli ebrei hanno raggiunto proporzioni e forme esecrande e spaventose.
Incredibili eccidi sono operati ogni giorno; pare che per la metà di ottobre si vogliono vuotare interi ghetti di centinaia di migliaia di infelici languenti».
Il 3 ottobre 1942 l’ambasciatore polacco presso la Santa Sede riferì che in tutta la Polonia gli ebrei venivano deportati in campi di concentramento per poi essere uccisi; nel dicembre 1942 il ministro britannico presso la Santa Sede, Francis D’Arcy Osborne, ebbe un’udienza con Pio XII in cui consegnò al pontefice un rapporto redatto da inglesi, americani e sovietici sull’estrema povertà degli ebrei e sul loro sterminio sistematico; e così via.
Nonostante ciò non condannò mai né si impegnò mai pubblicamente per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento; tale critica è stata sostenuta in particolar modo dalle comunità ebraiche.
Secondo stime indipendenti, e documentate da numerose testimonianze, molti esponenti della Chiesa cattolica (sacerdoti, frati, suore, laici) si attivarono per contrastare il genocidio ebraico, affrontando notevoli rischi e spesso pagando anche con il sangue: una stima imprecisa valuta che circa seicentomila ebrei siano stati salvati dall'Olocausto, un numero superiore a quello ottenuto da tutte le altre organizzazioni umanitarie e chiese cristiane messe insieme; nonostante ciò, Pio XII non si espresse mai pubblicamente in proposito.
Si ricordi che i futuri papi Roncalli, Luciani e Wojtyła salvarono e nascosero ai tedeschi gruppi e famiglie ebree.
Il Papa stesso offrì rifugio a numerosi ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane.
La strategia del silenzio è stata variamente spiegata dagli studiosi, anche evidenziando l'inaspettato effetto negativo ottenuto dalla condanna, da parte dei vescovi locali, della persecuzione antiebraica in Olanda nel 1942 e dall'enciclica Mit brennender Sorge di Pio XI del 1937, che condannava il nazismo.
La scelta del silenzio venne peraltro seguita da Pio XII anche in relazione alle migliaia si sacerdoti e religiosi che vennero internati nei campi di concentramento.
Nel 1963, in seguito alla rappresentazione della pièce teatrale Il Vicario, è iniziata una polemica nei confronti di Pio XII, accusato di non essersi adeguatamente adoperato nella difesa degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, fino al punto di essere definito "Il papa di Hitler".
Invece, lo studioso ebraico Pinchas Lapide ha ricordato delle stime per cui tra il 70 e il 90% dei 950 000 ebrei europei sopravvissuti all'olocausto lo devono ad iniziative cattoliche, incoraggiate e sostenute dallo stesso Pio XII.
Occorre poi considerare che, come documenta lo storico svizzero Jean-Claude Favez, la Croce Rossa Internazionale, attraverso suoi informatori, era ben cosciente, già nel 1942, di quanto avveniva nei campi di concentramento tedeschi e, nonostante ciò, decise di tacere temendo che una denuncia pubblica avrebbe scatenato ancora di più i nazisti.
La controversia sul ruolo di Pio XII durante le persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei è, comunque, tuttora lungi dall'essere chiusa: lo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce «ambiguo» il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei.
A seguito di formale richiesta di modifica di tale didascalia, nel 2006 i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII a condizione che ai propri ricercatori venisse concesso di poter accedere agli archivi storici del Vaticano; tale permesso non fu mai accordato.
Più recentemente, il nunzio apostolico mons. Antonio Franco dapprima declinò, poi decise di accettare, l'invito a partecipare alla commemorazione della Shoah tenutasi al museo il 15 aprile 2007.
Nell'occasione il direttore del museo stesso, Avner Shalev, promise che avrebbe riconsiderato la maniera in cui Pio XII era descritto nella didascalia, l'effettiva riscrittura della didascalia è stata realizzata nel 2012.
Oggi i rapporti tra Israele e la figura storica di Pio XII si sono rasserenati, soprattutto dopo le recenti analisi storiche provenienti proprio da Israele: lo storico israeliano Gary Krupp afferma infatti che Pio XII, durante e dopo la seconda guerra mondiale, fece "tutto quello che era in suo potere per proteggere e difendere gli ebrei, spingendosi ad affermare che abbia salvato più ebrei di tutti i leader del mondo messi assieme.
E soprattutto, adoperandosi da una città in stato di assedio e non da una comoda poltrona a Londra o a Washington".
A conferma delle sue tesi Krupp ha raccolto circa 76000 pagine di materiali originali, oltre alle testimonianze oculari e ai contribuiti di studiosi internazionali di rilievo, che fanno cadere una ad una tutte le leggende nere sul conto di Pacelli.
Inoltre, sempre secondo Krupp, quando Pio XII non sottoscrisse la dichiarazione del 17 dicembre 1942 degli Alleati in cui si condannava il massacro degli ebrei "il papa operò in favore dei perseguitati".
Le tesi di Krupp trovano riscontro anche nel lavoro del ricercatore tedesco Micheal Hesemann, secondo cui Pio XII salvò la vita a più di 11.000 ebrei a Roma durante la Seconda guerra mondiale.
Lo testimonierebbero alcuni documenti ritrovati dal ricercatore tedesco negli archivi della chiesa di Santa Maria dell'Anima.
Anche il museo israeliano dell'Olocausto si è corretto dando spazio nella didascalia ai difensori di Pio XII aprendo di fatto ad una riabilitazione della figura del papa presso il popolo ebraico.
Pio XII e l'evoluzionismo
Pio XII, con l'enciclica Humani Generis, fu il primo papa ad ammettere ricerche sull'evoluzionismo applicato al corpo umano, invocando comunque prudenza nel trattare tale questione: « Per queste ragioni il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell'attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell'evoluzionismo, in quanto cioè essa fa ricerche sull'origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente (la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente sia Dio).
Però questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella favorevole e di quella contraria all'evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato l'ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i dogmi della fede. »
Dopo l'armistizio dell'8 settembre e la fuga dei Savoia dalla capitale, Pio XII dovette fronteggiare da solo l'occupazione nazista della città.
Negli ultimi giorni di maggio del 1944, i tedeschi si preparavano alla fuga e avevano minato i ponti sul Tevere per impedire alle forze angloamericane di procedere nell'avanzata verso nord.
Pacelli ammonì: "Chiunque osi levare la mano contro Roma, si macchierà di matricidio".
Il 4 giugno 1944, dopo la Liberazione, ricevette in Vaticano i soldati alleati.
La domenica successiva i romani si recarono in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa, che, di fatto, era l'unica autorità religiosa, morale e politica rimasta nella capitale dopo l'8 settembre.
Per questo Pio XII fu anche soprannominato "Defensor civitatis".
Negli anni successivi, Pio XII, anche per il suo carattere schivo e introverso, ridusse all'osso l'organizzazione della Curia Romana (dal 1944 non nominò nessun nuovo Segretario di Stato).
Tuttavia fu un Papa particolarmente amato dalla gente: istituì l'Angelus domenicale dalla finestra di Piazza San Pietro e fu il primo Papa le cui immagini vennero trasmesse in televisione (sul cui uso emise anche un'enciclica, la Miranda Prorsus).
Grazie alla conoscenza di numerose lingue, fu uno dei primi a rivolgersi in lingua straniera ai pellegrini che venivano a Roma.
Nel 1950 affermò, nella Humani Generis, la compatibilità tra fede cattolica ed evoluzionismo, nondimeno considerando l'evoluzione una teoria scientifica e non una realtà già dimostrata, e la necessità di doverose ulteriori chiarificazioni concettuali.
Nel 1952 in un famoso discorso alle ostetriche ammise la possibilità che i coniugi avessero rapporti sessuali anche durante il periodo di sterilità naturale della donna che è ancora oggi l'unico mezzo di contraccezione riconosciuto dalla Chiesa.
Inoltre, in molti discorsi ai giovani sposi, rilanciò il ruolo della famiglia e del matrimonio e indicò la Sacra Famiglia come modello di santità per le famiglie.
Venendo incontro alle richieste del mondo moderno autorizzò diversi provvedimenti, preludio delle riforme del Concilio Vaticano II: permise la celebrazione della Messa nelle ore serali, apportò modifiche alla lettura dei Salmi nel Breviario dei sacerdoti, riorganizzò l'ufficio del digiuno eucaristico riducendolo a tre ore per i cibi solidi, a un'ora per le bevande ed eliminandolo del tutto per l'acqua e i medicinali.
Consapevole dei benefici apportati dal progresso, ma anche dei pericoli insiti in esso, aggravati dall'instabilità della situazione internazionale dovuta alla guerra fredda, Pio XII era convinto che la vera pace avrebbe potuto scaturire solo da un nuovo ordine cristiano del mondo.
Un tale ordine gli sembrava minacciato dalla perdita del senso di responsabilità individuale, schiacciato dalla massificazione sociale, in cui ognuno era come diventato una semplice ruota di organismi privi di consapevolezza, e in cui la libertà risultava dunque svuotata:
« È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà […]
Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana […]
Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo.
Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi "il mondo libero".
Esso si illude e non conosce se stesso. »
(Radiomessaggio di Pio XII del Natale 1951)
Nel 1953 tenne il suo secondo ed ultimo concistoro per la creazione di nuovi cardinali.
In seguito rivolse la sua attenzione anche alle vicende dei cattolici ungheresi, colpiti dalla repressione militare successiva alla rivoluzione del 1956.
Ai fatti dell'Ungheria dedicò, infatti, tre encicliche:
la Luctuosissimi Eventus
la Laetamur Admodum
la Datis Nuperrime.
La salute di Pio XII si aggravò durante la fine del decennio: fu afflitto per molto tempo da un singhiozzo continuo, dovuto forse ad una gastrite.
Già all'inizio del 1954 una malattia l'aveva portato in fin di vita ma sopravvisse.
Secondo alcune testimonianze, nel dicembre di quell'anno avrebbe avuto un'apparizione di Cristo che lo avrebbe miracolosamente guarito.
Pare che papa Pacelli gli abbia chiesto di "portarlo via" («Voca me!») presumendo di trovarsi in punto di morte, ma Gesù non abbia dato risposta.
L'Osservatore Romano confermò la notizia dell'apparizione.
Tra i suoi ultimi atti ufficiali, l'enciclica Fidei Donum (1957) con la quale invitò la Chiesa intera a riprendere lo slancio missionario soprattutto condividendo i sacerdoti con le giovani chiese.
Pio XII morì a Castel Gandolfo alle 3:52 del 9 ottobre 1958 a seguito di un'ischemia circolatoria e di collasso polmonare, all'età di 82 anni.
Il successore di Pio XII, papa Giovanni XXIII, lo bandì a vita dal Vaticano.
Eugenio Pacelli è sepolto nelle Grotte Vaticane vicino alla tomba di Pietro, che egli contribuì a individuare.
Il silenzio sull'olocausto
Una delle critiche più gravi rivolte a Pio XII è quella di aver mantenuto il silenzio circa lo sterminio degli ebrei – fatto di cui era a conoscenza, essendone stato informato più volte da più fonti.
Afferma lo storico Giovanni Miccoli: «non vi è dubbio che il Vaticano fu ben presto consapevole del salto di qualità che la persecuzione antiebraica aveva compiuto con lo scoppio della guerra».
Per quanto riguarda la “soluzione finale della questione ebraica”, numerose sono le attestazioni che la Santa Sede ne fu via via largamente informata con sufficiente precisione.
Ad esempio il 12 maggio 1942 don Pirro Scavizzi scriveva a Pio XII che: «la lotta antiebraica è implacabile e va sempre più aggravandosi, con deportazioni ed esecuzioni anche in massa.
La strage degli ebrei in Ucraina è ormai al completo.
In Polonia e in Germania la si vuole portare ugualmente al completo, col sistema delle uccisioni di massa».
Il 29 agosto 1942 monsignor Andrej Szeptycki confermava la gravità delle notizie: «non passa giorno senza che si commettano i crimini più orrendi. […]
Gli ebrei ne sono le prime vittime.
Il numero degli ebrei uccisi nel nostro piccolo paese ha certamente superato i 200.000.
Man mano che l'esercito avanza verso est, il numero delle vittime cresceva.
A Kiev, in pochi giorni, vi è stata l'esecuzione di circa 130.000 uomini, donne e bambini.
Tutte le piccole città dell'Ucraina sono state testimoni di analoghi massacri, e tutto ciò dura da un anno».
Il 18 settembre 1942, monsignor Giovanni Battista Montini, all'epoca impegnato nell'Ufficio informazioni del Vaticano, scriveva: «i massacri degli ebrei hanno raggiunto proporzioni e forme esecrande e spaventose.
Incredibili eccidi sono operati ogni giorno; pare che per la metà di ottobre si vogliono vuotare interi ghetti di centinaia di migliaia di infelici languenti».
Il 3 ottobre 1942 l’ambasciatore polacco presso la Santa Sede riferì che in tutta la Polonia gli ebrei venivano deportati in campi di concentramento per poi essere uccisi; nel dicembre 1942 il ministro britannico presso la Santa Sede, Francis D’Arcy Osborne, ebbe un’udienza con Pio XII in cui consegnò al pontefice un rapporto redatto da inglesi, americani e sovietici sull’estrema povertà degli ebrei e sul loro sterminio sistematico; e così via.
Nonostante ciò non condannò mai né si impegnò mai pubblicamente per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento; tale critica è stata sostenuta in particolar modo dalle comunità ebraiche.
Secondo stime indipendenti, e documentate da numerose testimonianze, molti esponenti della Chiesa cattolica (sacerdoti, frati, suore, laici) si attivarono per contrastare il genocidio ebraico, affrontando notevoli rischi e spesso pagando anche con il sangue: una stima imprecisa valuta che circa seicentomila ebrei siano stati salvati dall'Olocausto, un numero superiore a quello ottenuto da tutte le altre organizzazioni umanitarie e chiese cristiane messe insieme; nonostante ciò, Pio XII non si espresse mai pubblicamente in proposito.
Si ricordi che i futuri papi Roncalli, Luciani e Wojtyła salvarono e nascosero ai tedeschi gruppi e famiglie ebree.
Il Papa stesso offrì rifugio a numerosi ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane.
La strategia del silenzio è stata variamente spiegata dagli studiosi, anche evidenziando l'inaspettato effetto negativo ottenuto dalla condanna, da parte dei vescovi locali, della persecuzione antiebraica in Olanda nel 1942 e dall'enciclica Mit brennender Sorge di Pio XI del 1937, che condannava il nazismo.
La scelta del silenzio venne peraltro seguita da Pio XII anche in relazione alle migliaia si sacerdoti e religiosi che vennero internati nei campi di concentramento.
Nel 1963, in seguito alla rappresentazione della pièce teatrale Il Vicario, è iniziata una polemica nei confronti di Pio XII, accusato di non essersi adeguatamente adoperato nella difesa degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, fino al punto di essere definito "Il papa di Hitler".
Invece, lo studioso ebraico Pinchas Lapide ha ricordato delle stime per cui tra il 70 e il 90% dei 950 000 ebrei europei sopravvissuti all'olocausto lo devono ad iniziative cattoliche, incoraggiate e sostenute dallo stesso Pio XII.
Occorre poi considerare che, come documenta lo storico svizzero Jean-Claude Favez, la Croce Rossa Internazionale, attraverso suoi informatori, era ben cosciente, già nel 1942, di quanto avveniva nei campi di concentramento tedeschi e, nonostante ciò, decise di tacere temendo che una denuncia pubblica avrebbe scatenato ancora di più i nazisti.
La controversia sul ruolo di Pio XII durante le persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei è, comunque, tuttora lungi dall'essere chiusa: lo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce «ambiguo» il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei.
A seguito di formale richiesta di modifica di tale didascalia, nel 2006 i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII a condizione che ai propri ricercatori venisse concesso di poter accedere agli archivi storici del Vaticano; tale permesso non fu mai accordato.
Più recentemente, il nunzio apostolico mons. Antonio Franco dapprima declinò, poi decise di accettare, l'invito a partecipare alla commemorazione della Shoah tenutasi al museo il 15 aprile 2007.
Nell'occasione il direttore del museo stesso, Avner Shalev, promise che avrebbe riconsiderato la maniera in cui Pio XII era descritto nella didascalia, l'effettiva riscrittura della didascalia è stata realizzata nel 2012.
Oggi i rapporti tra Israele e la figura storica di Pio XII si sono rasserenati, soprattutto dopo le recenti analisi storiche provenienti proprio da Israele: lo storico israeliano Gary Krupp afferma infatti che Pio XII, durante e dopo la seconda guerra mondiale, fece "tutto quello che era in suo potere per proteggere e difendere gli ebrei, spingendosi ad affermare che abbia salvato più ebrei di tutti i leader del mondo messi assieme.
E soprattutto, adoperandosi da una città in stato di assedio e non da una comoda poltrona a Londra o a Washington".
A conferma delle sue tesi Krupp ha raccolto circa 76000 pagine di materiali originali, oltre alle testimonianze oculari e ai contribuiti di studiosi internazionali di rilievo, che fanno cadere una ad una tutte le leggende nere sul conto di Pacelli.
Inoltre, sempre secondo Krupp, quando Pio XII non sottoscrisse la dichiarazione del 17 dicembre 1942 degli Alleati in cui si condannava il massacro degli ebrei "il papa operò in favore dei perseguitati".
Le tesi di Krupp trovano riscontro anche nel lavoro del ricercatore tedesco Micheal Hesemann, secondo cui Pio XII salvò la vita a più di 11.000 ebrei a Roma durante la Seconda guerra mondiale.
Lo testimonierebbero alcuni documenti ritrovati dal ricercatore tedesco negli archivi della chiesa di Santa Maria dell'Anima.
Anche il museo israeliano dell'Olocausto si è corretto dando spazio nella didascalia ai difensori di Pio XII aprendo di fatto ad una riabilitazione della figura del papa presso il popolo ebraico.
Pio XII e l'evoluzionismo
Pio XII, con l'enciclica Humani Generis, fu il primo papa ad ammettere ricerche sull'evoluzionismo applicato al corpo umano, invocando comunque prudenza nel trattare tale questione: « Per queste ragioni il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell'attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell'evoluzionismo, in quanto cioè essa fa ricerche sull'origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente (la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente sia Dio).
Però questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella favorevole e di quella contraria all'evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato l'ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i dogmi della fede. »