«I pericoli della spersonalizzazione dell'uomo moderno
cresceranno inevitabilmente nel tempo…».
Nel radiomessaggio natalizio del 1952, Pio XII esternava le sue preoccupazioni per la spersonalizzazione dell'uomo moderno «che la società riduce a puro oggetto; vittima di una meccanizzazione delle coscienze».
Su questa strada, proseguiva il messaggio, «… non troveranno posto che l'ingiustizia e il disagio, con tutte le immaginabili sciagure provocate dalla fame e dalla disoccupazione».
Questo grave problema era motivo di costante preoccupazione, da parte del Pontefice.
Un giorno, parlando con un gruppo di collaboratori dichiarò: «… i pericoli della spersonalizzazione dell'uomo moderno sono ancora allo stato embrionale… ma cresceranno inevitabilmente nel tempo.
E, quando l'uomo sarà spersonalizzato, sarà considerato come un oggetto…
E sarà acquistato e usato, come si usa un oggetto».
E ancora: «La società dei consumi non accetta l'uomo con una sua idea… l'uomo capace di difendere le sue convinzioni; perché l'uomo dev'essere solamente uno strumento di lavoro, di produzione, di profitto…».
In alcuni discorsi, pronunciati dal Pontefice nel 1954 e 1955, emerge ancora questa sua preoccupazione per «l'uomo spersonalizzato», per «l'uomo oggetto».
«Il costo che l'uomo dovrà pagare per un illusorio benessere materiale è troppo alto, perché dovrà spesso sacrificare la sua personalità e la sua dignità…
Il consumismo farà dell'uomo un oggetto.
Ma le conseguenze non si vedranno a breve distanza di tempo…
Sarà necessario almeno mezzo secolo prima che l'uomo si renda conto dell'inganno…
O meglio, che alcuni uomini si rendano conto dell'inganno, perché la massa, formata dall'uomo-oggetto, non si renderà conto di questa tragica realtà».
E c'è una frase ancora più significativa, pronunciata dal pontefice in occasione del radiomessaggio natalizio del 1955: «La politica consumistica è un mezzo per ridurre in schiavitù l'uomo».