«Il pericolo che corre la prossima generazione sarà quello di crescere senza i due supporti fondamentali: la fede e l’umiltà… Se mancano questi due cardini, la vita sarà difficile; e alle prime difficoltà, l’uomo si fletterà su se stesso, rinunciando a lottare…».
Sono parole pronunciate da Pio XII nel 1950. Si tratta di una visione profetica. E la conferma la troviamo nelle recenti dichiarazioni di un noto educatore che, analizzando «il problema droga», arriva a questa preoccupante conclusione: «… abbiamo una generazione fragile; una generazione con poche speranze, perché priva di fede… Una generazione con mille problemi, coinvolta in una competizione frenetica, devastante, nella quale non ha alcun posto l’umiltà…».
Parlando a un gruppo di madri cattoliche, nel 1950, il Pontefice ricordava anche: «… che i giovani vanno educati a vivere una vita interiore; vanno educati alla preghiera e alla meditazione, perché l’uomo che nei momenti difficili non riesce a rifugiarsi nella preghiera, vive male e non riesce a donare la pace alle persone che gli sono vicine…».
Anche qui Pio XII aveva «visto» giusto.
La conferma ci viene data anche da Giovanni Paolo II, che rivolgendosi soprattutto ai giovani, ha ripetutamente dichiarato che: «… oggi si vive male, perché non si è più capaci di vivere una vita interiore».
Tutto è all’insegna dell’esteriorità.
Nel mondo serpeggia una specie di culto blasfemo per le cose materiali, per i piaceri della carne.
Manca la fede, manca la spiritualità, manca l’umiltà: ecco la tragedia della nuova generazione.
Una tragedia che Pio XII aveva profetizzato.
Una tragedia che coinvolgerà, purtroppo, un numero sempre maggiore di giovani, spingendoli spesso sulla strada disperata della droga.