La Russia ha il sacrosanto diritto di difendersi dalle rivoluzioni pilotate occidentali.
E mentre noi diciamo no alle nuove strategie della tensione internazionale, anche in Europa si preparano a reprimere con la forza le rivolte popolari.
Violazioni continue da parte della Russia del diritto internazionale porteranno per Obama a un maggiore isolamento politico e economico di Mosca.
L’Impero non ammette concorrenza.
La telefonata è avvenuta su richiesta americana.
In risposta alla preoccupazione di Obama sulla possibilità di utilizzo delle forze armate russe sul territorio dell’Ucraina, Vladimir Putin ha risposto denunciando le azioni provocatorie e da parte degli ultranazionalisti ucraini che di fatto sono stati sostenuti dalle attuali autorità di Kiev.
Il presidente russo ha parlato di una vera e propria minaccia per la vita e la salute dei cittadini russi e i tanti connazionali che si trovano attualmente in territorio ucraino.
Vladimir Putin ha sottolineato che in caso di ulteriore diffusione della violenza in Ucraina orientale e Crimea, la Russia si riserva il diritto di tutelare i propri interessi e la popolazione di lingua russa di quelle aree.
Forse, Obama, credeva di essere al telefono con Napolitano o Renzi.
Clamorosa rivelazione. I cecchini che venivano ripresi dalle televisioni mentre sparavano contro i manifestanti e la polizia a Kiev sarebbero stati assunti dai leader degli stessi manifestanti di piazzaMaidan, lo si apprende in base a una conversazione telefonica trapelata tra il capo della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, e il ministro degli esteri estone.
Il commissario Ue non ha voluto fare commenti, quando avvicinata da Bruno Waterfield, corrispondente a Bruxelles del Telegraph.
“Vi è ora la comprensione più forte che dietro i cecchini, non era Yanukovich, ma era una persona dalla nuova coalizione al governo”, dice il ministro estone Urmas Paet durante la conversazione.
Scioccante.
Assunti per creare un incidente mediatico che portasse alla caduta del governo eletto.
La telefonata è stata intercettata da ufficiali del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) fedeli al deposto presidente Viktor Yanukovich che hanno violato i telefoni del ministro degli Esteri estone Urmas Paet e l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton.
La loro conversazione è stata diffusa sul web.
I funzionari discutono le loro impressioni su ciò che sta accadendo nel paese dopo la rivoluzione.
Una riflessione tratta da (CLICCA QUI)
Verosimilmente che il popolo ucraino si è ribellato contro un presidente arrogante e autoritario, Viktor Yanukovich, il quale ha cercato di reprimere la protesta, uccidendo decine di persone, ma che alla fine è stato destituito.
La Russia si è arrabbiata e per ripicca ha invaso la Crimea.
Confusamente tu, lettore, avrai capito che il popolo vuole entrare nell’Unione europea, mentre Yanukovich e, soprattutto, Mosca si oppongono.
Fine.
La realtà, però, è un po’ diversa e assai più interessante.
Per capire cosa stia succedendo davvero occorre partire da un po’ più lontano, da una ventina d’anni fa, quando una delle menti più raffinate dell’Amministrazione Usa, Zbigniew Brzezinski – ancora oggi molto influente – indicò nell’Ucraina un Paese fondamentale nei nuovi equilibri geostrategici; da sottrarre alla Russia e portare nell’orbita della Nato e dell’America.
Allora iniziò una grande partita a scacchi tra Washington e Mosca.
Anzi, una lunga guerra, combattuta con armi non convenzionali.
Ad esempio usando le “rivoluzioni pacifiste”.
Il metodo si ispira alle teorie dell’americano Gene Sharp e fu applicato per la prima volta in Serbia nel 2000 in occasione della caduta dell’allora presidente Slobodan Milosevic.
Funziona così: proteste di piazza in apparenza spontanee sono in realtà pianificate con cura e guidate per il tramite di Organizzazioni non governative, Associazioni umanitarie e partiti politici; in un crescendo di operazioni pubbliche amplificate dai media internazionali e con appoggi all’interno delle istituzioni, in particolare dell’esercito, che finiscono per provocare la caduta del “tiranno”.
L’esperimento serbo piacque molto al Dipartimento di Stato che decise di sostenerlo altrove: nel 2003 in Georgia (Rivoluzione delle Rose) e l’anno dopo in Ucraina, quando, a Natale, il candidato progressista Viktor Juschenko (ricodate? Quello col viso butterato) sconfisse in piazza proprio Yanukovich, durante la Rivoluzione arancione.
Un capolavoro, che però, risvegliò Putin, il quale si accorse di tali metodi e, ossessionato dal timore che potessero essere usati nelle strade di Mosca contro di lui, avviò la “nuova guerra fredda” con gli Stati Uniti.
I rapporti da cordiali divennero glaciali.
E i suoi servizi pianificarono la riconquista dell’Ucraina, usando, a loro volta, strumenti non convenzionali quali ricatto del gas, sabotaggio dell’economia, disagi sociali, tecniche spin per demotivare e indebolire i partiti della coalizione arancione.
Risultato: nel 2010 Yanukovich fu eletto presidente e l’Ucraina lasciò l’orbita americana per tornare in quella russa.
Arriviamo così ai giorni nostri, con l’emergere di un’ulteriore, sorprendente variante.
La protesta da pacifica, diventa, almeno in parte, violenta.
Per opera di chi?
Non certo direttamente di soldati stranieri sul campo, bensì di estremisti.
E che estremisti!
Come ormai noto, ad assaltare i ministeri di Kiev non sono stati i pensionati ucraini, bensì milizie paramilitari neonaziste, ben istruite e ben armate.
I pacifisti sono serviti da corollario, soprattutto mediatico, ma a rovesciare Yanukovich sono stati guerriglieri antisemiti, fanatici e ultraviolenti.
Autentiche canaglie, il cui tempismo è stato perfetto: la sommossa ha raggiunto il suo apice durante i Giochi di Sochi ovvero nell’unico momento in cui la Russia non poteva permettersi rovinare il ritorno di immagine delle Olimpiadi.
Kiev bruciava ma il Cremlino era costretto a tacere.
Operazione sofisticata e magistrale, ufficialmente senza paternità, che però – ammainate le bandiere olimpiche – ha innescato la risposta del Cremlino, meno raffinata ma altrettanto spregiudicata.
Obama non immaginava che Putin potesse occupare la Crimea, così come il Cremlino non si aspettava la guerriglia filoamericana di Kiev.
Si sono sorpresi a vicenda.
E non finisce qui.
La guerra, sporca e asimmetrica, durerà a lungo sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale che assisterà a tutto senza capire, ancora una volta, nulla.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/03/04/ucraina-il-segreto-che-nessuno-spiega-e-che-dovreste-sapere/
Pubblicato da Giacomo Gabellini a 4.3.14