ATTUALITA

2012.12.13 – IL GAZZETTINO – VIP (FIGLIA DEL PROCURATORE CAPO FOJADELLI) OSPITE PER 8 ANNI NELLA CASA ATER


Riprendiamo l'articolo oggi apparso sul Gazzettino di Treviso.
Il quotidiano dedica il "primo piano" col seguente articolo "VIP OSPITE PER 8 ANNI NELLA CASA ATER".
Il fatto riguarderebbe la figlia del ben noto ex inquisitore (ops…scusate il lapsus) procuratore capo straniero italiano a Treviso Antonio Fojadelli, tale Lucia Elena Fojadelli classe 1980 – avvocato, la quale risulterebbe dal 2004 inserita nel nucleo familiare di un 90enne anziano inquilino dell' ATER (case popolari).
L'avvocato, figlia del procuratore capo straniero italiano a Treviso, avrebbe così condiviso con un anziano del 1914 un alloggio popolare nel centro di Venezia ad un canone irrisorio ovvero di € 223 al mese.
Ma c'è altresì da chiedersi come sia possibile per otto anni la condividisione di un alloggio composto da una camera, una cucina e un bagno fra una giovane professionista classe 1980 e un anziano bisognoso di assistennza classe 1914???
Pensate un pò… il deposito cauzionale di € 669,00 viene versato proprio dall'ex procuratore capo straniero italiano Antonio Fojadelli.
Ogni commento in proposito lo lascio ai  lettori di cui voglio proporre integralmente l'articolo del Gazzettino.
La cosa che più mi colpisce però è la tracotante arroganza dell'ex magistrato straniero italiano Antonio Fojadelli che replicando asserisce di conoscere la faccenda molto sommariamente…
… ma si parla di sua figlia o di chi???
… ma non aveva lui stesso versato il deposito cauzionale di € 669,00 nel 2004???
"… è tutto regolare, è un contratto libero, regolarmente pagato…" insiste il Fojadelli…
… ma come, poco prima diceva di conoscere la faccenda molto sommariamente o leggiamo male???
Ed ecco la solita frase di chi è abituato a minacciare il prossimo, di chi non tollera di essere messo in discussione, di chi non tollera che altri possano farsi idee diverse da quelle che si pretende siano doverose nei propri confronti:
"… se qualcuno vuole insinuare qualcosa, ne risponderà…"!!!
La solita maledetta abitudine di minacciare il prossimo, di chi è abituato a dominare e a prevaricare anche il diritto di chiunque di essere indignato difronte a simili fatti.
Questa gente, abituata a dominare le situazioni dalle loro posizioni di potere e di privilegio, pensano e pretendono che gli sia tutto dovuto, anche il rispetto che chiunque dovrebbe meritarsi non tanto per ciò che fa, ma per ciò che è, non tanto per la posizione di potere ostentata e i privilegi attribuiti, ma per il servizio svolto alla comunità.
Il baratro che separa il Popolo da chi si sente al di sopra di tutto e di tutti è ormai colmo dell'indignazione della gente, trabocca di sdegno, di rabbia e di esasperazione e alcuni passi del "Magnificat" rieccheggiano a monito di questa gente:
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote
Ricordatevi potenti o voi che vi credete tali…
Papa Paolo VI nella Populorum progressio del 26 marzo del 1967 al n. 31 prevede come lecita «l’insurrezione rivoluzionaria nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali di una persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese» (cf anche Giovanni Paolo II, L’Istruzione Libertatis conscientia (Libertà cristiana e liberazione, 22.3.1986).
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 

2012.12.04 – IL DISCORSO CHE VORREMMO ASCOLTARE DA OGNI POLITICO

Il Presidente dell'Uruguay Josè "Pepe" Mujica tocca i cuori con la sua semplice, inoppugnabile, coraggiosa verità.
E' l'uomo che governa il mercato o il mercato che governa l'uomo?
Un discorso che passerà alla storia.
Pepe Mujica, noto come "il presidente più povero del mondo", ha attualmente 77 anni, vive nella sua casa modesta, devolve il 90% del suo stipendio in beneficenza.
E' stato in carcere 14 anni come oppositore del regime.
 
 

2012.12.04 – IL MLVN ROMPE IL PATTO DI ALLEANZA CON IL PAR.I.S.


Questo MLNV, preso atto della deriva politico/partitica in ambito italiano che il PAR.I.S. sta attuando e consolidando da tempo contrariamente alle iniziali aspettative enunciate a questo direttivo, rompe il patto di alleanza siglato per sopravvenuta inconciliabilità d'intenti e a scanso di ogni ulteriore equivoco rende la decisione di pubblica menzione.
L'occasione ci è utile per ribadire invece
il sostegno incondizionato all' MLNS per il coraggo, la determinazione e la coerenza dimostrata nell'intraprendere il percorso che solo i movimenti di liberazione nazionali possono, devono e vogliono fare in nome del proprio Popolo.
W l'MLNS, W il Popolo Sardo, speriamo presto libero dalla schiavitù italiana.
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 
 

2012.11.13 – IN SERBIA SI CANTA PER SAN MARCO

 

Una dichiarazione d’amore negli accordi distorti di una canzone heavy metal.
 
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da un articolo de IL MATTINO DI PADOVA (curato da Raixe Venete)
 
«Par San Marco, par ła Serenissima» cantano in lingua veneta i belgradesi Rain Delay, giovane band acclamata dalla critica di settore come una delle migliori del panorama serbo.
Una presenza fissa nelle playlist delle radio locali, qualche apparizione alla tv di stato, e un piccolo esercito di fan disseminato tra i mille paesini dei Balcani («non c’è villaggio della Serbia dove non abbiamo suonato»).
Su di loro è stato anche girato un documentario, attualmente in circolazione nei festival studenteschi della capitale.
Il titolo sintetizza gli otto anni di vita della band in due semplici parole: “San Marco”.
E uno dei pezzi più intensi di “Slumber Recon”, ultima fatica dei Rain Delay, si chiama proprio “Par ti, San Marco”: un inno a Venezia e alla sua storia millenaria.
Mentre il precario presente della città fa da sfondo al brano che ha suggerito il titolo dell’album, “Veneto Slumber Recon”.
Canzoni nate sorseggiando bicchieri di Cabernet rigorosamente veneto, in una sala prove sulla cui parete troneggia il gonfalone col Leone Alato.
«Quella bandiera mi rappresenta» dichiara orgoglioso Dušan Pešić, cantante e chitarrista del gruppo.
27 anni, studente in legge, una cintura rossa di karate e una potenziale carriera di pallamanista «interrotta dall’aggressione NATO del 1999», Dušan ha vissuto tutta la vita a Belgrado, città che non ha intenzione di abbandonare.
Ma a chi gli chiede quale sia la sua patria risponde senz’ombra di esitazione: «Io sono un veneziano.»
.
Essere veneziani non è mai stata una questione di sangue.
Chiunque, da qualsiasi paese del mondo, può diventare veneziano se abbraccia un certo tipo di sguardo, un particolare stile di vita.
Quali sono le ragioni per cui ti definisci veneziano?
«Semplicemente, dalla prima volta che ho messo piede a Venezia nel 2002, mi sono sentito a casa.
Ho sentito di trovarmi in un posto dove sarei stato al sicuro da qualunque cosa.
I veneziani secondo la tradizione sono protettori degli artisti e dell’arte stessa, quindi forse il motivo è questo.
Non trovo le parole per spiegare il sentimento che provo quando vedo la bandiera veneta, o quando ascolto l’inno “Na bandiera, na łengoa, na storia”. Ad ogni modo, mi sento bene.
Mettiamola così: anagraficamente, per nascita, sono serbo; culturalmente, per scelta, sono veneziano.»
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“Par ti, San Marco” è cantata in un veneto perfetto.
Come hai imparato così bene questa lingua?
«Due talenti che possiedo sono un discreto orecchio, senza il quale non potrei fare il cantante, e una buona comprensione di quasi tutte le lingue straniere.
In più, ho avuto un grosso aiuto dalla mia cara amica Claudia Schiavon.
Lei è la cantante di una grande band metal veneta, gli An Ocean Between Us, e mi ha aiutato a tradurre il testo.
Da solo non credo davvero che ce l’avrei fatta.
Ho fatto di tutto per entrare in sintonia col suono della vostra lingua: sono andato alla ricerca di madrelingua veneti in Serbia e perfino in Istria, ho guardato video su YouTube, e finalmente sono riuscito, con molta a fatica, a preparare una prima versione della canzone.
L’ho cantata a Claudia durante la mia ultima visita in Veneto, in un incantevole campiello nel sestiere di Dorsoduro, e lei ne è stata assolutamente soddisfatta.
Credo che i serbi (diversamente da italiani, spagnoli, francesi, russi o americani) non abbiano un accento così forte quando parlano una lingua straniera.
La cosa più difficile è stata impadronirmi di quella strana “r” morbida tipica della laguna, che nel mio caso suonava più come la “r” inglese.
Ho trovato che come la pronunciavo io non suonasse affatto bene, così ho deciso di usare piuttosto la “r” rotante.
In combinazione con la “l” morbida (ł), credo di essermi avvicinato alla pronuncia del veneto centrale parlato a Padova.
Ho imparato queste cose dall’introduzione al “Dizionario Veneto-Inglese” di Lodovico Pizzati, che ho ricevuto in regalo dalla mia ragazza.»
 
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Cantare in veneto per un madrelingua serbo non dev’essere una cosa semplice.
Se ci hai speso tanta fatica immagino tu abbia pensato che fosse importante.
Perché la lingua ha così tanto peso nel vostro omaggio al popolo veneto?
«È sempre meglio rivolgersi alle persone nella loro lingua madre, e nonostante il mio messaggio in “Par ti, San Marco” possa apparire a molti oscuro e complicato, volevo che il tributo a San Marco e alla Serenissima fosse completo nel ritornello.
Ci sono poi tre ulteriori motivi che mi hanno spinto a utilizzare il veneto.
Il primo è che nessun’altra band metal del mondo l’aveva mai fatto (almeno credo, ma potrei sbagliarmi); il secondo che milioni di persone in Serbia e nel resto del pianeta non sanno nulla di questa lingua, e contribuire alla sua diffusione è per me un dovere e un onore; il terzo, e più importante, è che mi è venuto naturale, perché semplicemente amo cantare in veneto.
Ha un suono melodioso e incantevole.
Non vedo l’ora di tornare a cantare in “łengoa Veneta” per il prossimo album dei Rain Delay.»
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In “Par Ti, San Marco” si parla anche di maschere veneziane. Cosa ti ha affascinato di questo tema?
Innanzitutto questa canzone è dedicata alla Repubblica di Venezia, alla sua gente (passata, presente e futura) e al suo patrono San Marco, perché mi ha ispirato come artista, perché ha resistito al tempo e alla storia, perché il suo popolo è meraviglioso, ha saputo creare e conservare un’arte immensa e farsi portatore di una bellezza straordinaria.
L’ispirazione per il pezzo mi venne due anni fa, quando il mondo era dominato dalla psicosi creata da quella grottesca menzogna chiamata “influenza suina”.
A Belgrado molte persone si misero a indossare maschere per protezione.
La mia ragazza (presente nel disco con lo pseudonimo di “Selena Shiseido”) era così spaventata dalla situazione da domandarsi se non dovesse portare anche lei una maschera di quel tipo.
Viveva in preda al terrore: un terrore basato sulle bugie.
Io volevo solo scappare con lei nell’unico posto al mondo dove la gente indossa maschere “par divertirse, e mai par via de la paura”, come dico nella canzone.
Il verso in inglese “niente mi trattiene dal chiudere il libro e impugnare la spada” è invece un riferimento al cambio di bandiere quando la Serenissima passava dal tempo di pace al tempo di guerra.
Mentre il verso successivo “niente… eppure tutto” spiega che se dovessi andare a combattere un’altra guerra, e perciò abbandonare gli studi, perderei molte cose che non potrei mai riavere indietro.
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La prima strofa, in veneto, non parla però né di Venezia né di maschere, ma apre uno scorcio su una scena di vita familiare: un padre che riposa e una madre persa nei suoi pensieri.
Cos’ha a che vedere questo con la Serenissima?
«Come dicevo, è complicato.
In quei versi introduttivi descrivo l’atmosfera di casa mia, in un momento in cui sto affrontando alcune decisioni difficili a livello personale, per esempio riguardo al fatto di abbandonare gli studi, una cosa a cui pensavo molto al tempo in cui scrissi questo testo.
È una scena che a casa mia si ripete spesso: mio padre che schiaccia un pisolino dopo una mattinata di duro lavoro; mia madre, un po’ preoccupata, che fa i mestieri domestici; e io che esco per andare al mio allenamento di jiu-jitsu, con la testa piena di pensieri.
Per qualche misterioso motivo, la mia più grande fonte di ispirazione in momenti simili è il Leone Alato.
Questa rappresentazione biblica di San Marco con le ali d’angelo mi dà forza e mi illumina in tutte le mie “battaglie”, che si tratti di jiu-jitsu, di una rissa da strada in cui vengo coinvolto mio malgrado (A Belgrado ci sono alcuni quartieri violenti), o di qualsiasi altra sfida che la vita mi metta davanti.
Molti altri aspetti di questa canzone sono spiegati nel documentario sui Rain Delay, intitolato “San Marco”.
Questo film, diretto da Filip Cerović, è stato presentato a Belgrado all’inizio di giugno.
Speriamo di poterlo distribuire presto in qualche festival veneziano, o magari in una delle vostre televisioni locali.
Credo che per il pubblico veneto sarebbe piuttosto interessante.»
 
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“Veneto Slumber Recon” si apre con un’immagine molto poetica: un disperato grido d’allarme lanciato attraverso l’etere da un balcone illuminato dalla luna.
Il messaggio dice: “la città sta affondando.”
Cosa significa?
«Spiegare questo brano è probabilmente una delle domande più difficili che abbia mai ricevuto da un giornalista, come ho già avuto modo di dire in una recente intervista fattami da Claudio Hutte per la web tv VeNETvision.
La Venezia di oggi è la scena principale della canzone, il posto dove si svolge l’azione.
Fino al momento in cui una voce mi scuote, facendomi capire che forse, mentre io credo di stare dormendo (per strada, in Fondamenta della Salute) in una città che affonda, di fatto sto solo sognando di essere lì, mentre nella vita reale c’è un’occasione che a sua volta sta “affondando” proprio in quel momento.
Mi chiama per svegliarmi prima che sia troppo tardi.
Ma il destino è stato gentile con me, non permettendo che io mi svegliassi, perché credo che il proseguire di quel sonno abbia avuto una ragione.
In ogni caso, per i veneziani vale esattamente l’opposto.
Loro sono proprio quelli che devono svegliarsi prima che sia troppo tardi.»
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In questo pezzo sia la musica che le parole esprimono un forte sentimento di nostalgia.
È qualcosa di legato soltanto alla tua esperienza personale, o anche al rimpianto per la Venezia del passato?
«Al tempo in cui ho scritto questa canzone, provavo nostalgia per la mia passata relazione con una persona, la stessa con la quale ebbi l’”occasione” di cui parlavo nella risposta precedente.
La seconda parte del brano, in lingua serba, descrive i miei rapporti con questa persona, ma allo stesso tempo spiega come il destino avesse altri piani per me.
Sinceramente non conosco “la Venezia del passato”, né sono sicuro di aver capito a quale “passato” tu ti riferisca.
Naturalmente la situazione della città era molto migliore prima che la laguna fosse devastata dall’inquinamento e dallo sfruttamento ambientale, ma queste sono cose di cui chiunque può rendersi conto.
Ad ogni modo sarei più propenso ad affrontare il futuro, e lasciare il passato alle poesie e ai libri di storia.»
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Un famoso giornalista italiano, Indro Montanelli, una volta scrisse: “salvare Venezia è già difficile, farlo con i veneziani contro è impossibile.”
Cosa ti senti di dire, dall’altra sponda dell’Adriatico, per convincere i veneziani a prendersi cura della loro città e della loro cultura?
«Molti veneziani oggi non si rendono conto di quello che hanno e di quello che sono.
Due miei amici, uno di Mestre e l’altro degli Alberoni, parlano in continuazione delle cose che non vanno a Venezia: l’invasione dei turisti, i problemi del trasporto pubblico …
Sinceramente non so cosa pensare di questioni come il Mose o roba del genere.
Funzionerà?
Mi auguro di sì.
Nonostante sia piuttosto informato su questi temi, non vorrei addentrarmi nelle faccende politiche della vostra regione.
Su un altro versante, i Rain Delay possono fare la loro parte per preservare la cultura veneziana cantando la gloria della città, suonando e diffondendo “Par ti, San Marco” come una sorta di inno alternativo del popolo veneto (potrebbe diventare una canzone patriottica per il pubblico metal del Veneto).
Ma soprattutto, vogliamo ricordare a queste persone l’esistenza della loro lingua e della loro cultura.
Questo è il mio desiderio più profondo.»
Tommaso Stoppa
 

2012.11.12 – I PREDONI ITALIANI, IGNORANTI E PREPOTENTI NON SI SMENTISCONO.

 


Tanto per non smentire la propria ignoranza in materia e confermare l'arrogante pretesa di credersi padroni in casa d'altri il prefetto straniero italiano a Treviso, sempre tale Adinolfi, ha ritirato il procedimento adottato contro il Dr. Paolo Gallina, Vice Presidente del MLNV, e da lui stesso intrapreso allo scopo di sospendere la qualità di agente di pubblica sicurezza in relazione al suo lavoro di Comandante della Polizia Locale.
Ancora una volta l’autorità d’occupazione straniera italiana a Treviso non smentisce l’iniqua indole della propria tirannide e con contorta quanto derisoria motivazione valuta di non dar luogo, per ora, all’adozione del provvedimento cautelare preannunciato con la comunicazione dell’avvio del procedimento, (c’è da chiedersi se questa gente abbia studiato per fare il lavoro che fa).
È’ un peccato però che questo incapace funzionario italiano non provveda ad informare del suo ripensamento la stampa di regime, come al solito ben allineata e piegata all’italico interesse … ma si sa, informare la stampa allora significava sostenere l’ennesima inchiesta farsa contro il MLNV e l’avvio di un simile procedimento, che ripetiamo è stato ora ritirato, serviva a sputtanare un uomo giusto, le sue idee, la sua famiglia, il suo lavoro, fare di tutto per esporlo alla disapprovazione popolare e al dileggio dei suoi colleghi.
Ma ancora una volta, l’intento di questi mercanti del tempio, non ha sortito alcun effetto, anzi se mai proprio l’opposto, considerate le attestazioni di stima che il Dr. Paolo Gallina riceve sempre più dai cittadini che lo conoscono.
Non dimentichiamo per di più il valore e l’audacia di altri Veneti che rivestendo cariche istituzionali nell’ambito italiano dimostrano di farlo per servire la propria gente, opponendosi con fermezza, anche in questa circostanza, alle prepotenti pretese di queste canaglie.
Ma il tempo di questi predoni volge al termine e presto la Serenissima Patria saprà dedicar loro le attenzioni che meritano.
Venetia, 12 novembre 2012
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Provvisorio

ecco il documento:

 
 
2012.11.20 – ed ecco l'impietoso dietro-front del giornaletto "LA TRIBUNA DI TREVISO" che oggi pubblica un articolo sempre del solito Federico De Wolanski.
Di seguito alcuni commenti apparsi sul sito on-line di questo giornale (clicca qui)
 
 
 
2012.11.20 – PRECISAZIONE DEL VICE PRESIDENTE DEL MLNV DR. PAOLO GALLINA:
In ambito italiano, in materia di conferimento della qualità di agente di pubblica sicurezza in capo ad un appartenente alla polizia locale da parte del prefetto, la legge-quadro sulla polizia municipale n. 65/86 è chiara e tassativa, non lascia spazio a dubbi interpretativi di sorta o a margini discrezionali di "manovra", come ribadito anche da recentissima giurisprudenza della suprema corte italiana.
Detto in soldoni, il prefetto non ha alcun potere discrezionale: se l'interessato gode dei tre requisiti previsti dalla legge, il conferimento della qualifica di agente di pubblica sicurezza è atto dovuto.
Ma forse si sperava in un ricorso, o in un pietire alle autorità italiane d'occupazione ciò che non poteva essere legittimamente denegato.
Ma il fatto che si rimanga in silenzio non significa affatto che si dimentichi o si tral
asci qualcosa, o anche il più piccolo dettaglio.
Chi con dolo persiste a commettere crimini contro cittadini del Popolo Veneto ne risponderà a suo tempo innanzi ad un legittimo organo della Giustizia Veneta.
E' solo questione di tempo.
Piaccia o non piaccia a chicchessìa, in fatto e in diritto la Repubblica di Venezia non è mai caduta, né è stata mai dichiarata formalmente sciolta e tanto meno si è estinta, e ad oggi è occupata – anche militarmente – da uno stato che le è straniero, quale quello italiano.
Se a qualcuno la cosa può far sorridere, suggerisco un'attenta e accurata analisi storica e giuridica di quella che sarebbe dovuta passare come una "annessione delle province della Venezia" al piccolo regno massonico straniero italiano dei savoia.
Piaccia o non piaccia a chicchessìa, la Sovranità del Popolo Veneto sarà ripristinata sui Territori della Repubblica Veneta prima di quanto si possa neanche immaginare.
Con buona pace di tutti, e di tutto il mondo.
Un suggerimento, quindi, alle autorità di occupazione straniere italiane: cominciate a rispettare le stesse norme di legge italiane sulla procedura penale, chiudete i vostri procedimenti-farsa pretestuosi e calunniosi e restituite agli interessati tutto il maltolto.
Dopo sarà davvero troppo tardi.
VIVA SAN MARCO!
dott. Paolo Gallina – Vice Presidente del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto
www.mlnv.org
Ps: alla redazione faccio un'altra volta presente che il MLNV non c'entra nulla con la cd "polisia veneta". Detto questo, invito per l'ultima volta a non associare il mio nome con detta "polisia".
 
2012.11.20 – PRECISAZIONE DEL CAPO DIPARTIMENTO TRASPORTI E VIABILITA' DEL MLNV/GOVERNO PROVV ISORIO DAVIDE GIARETTA:
Novembre non è un giorno, nessuno qui è "venetista" siamo tutti Veneti, semmai usate il termine patrioti, eravamo 18, quindi ce ne erano altri 17, questo giornale è impreciso e sfacciatamente di parte… e chi l'avrebbe mai detto, essendo del gruppo l'Espresso, tralatro condannato a pagare centinaia di milioni di euro per evasione fiscale, quando con tono arrogante si permetteva di sputare sentenze su altri, che a differenza di loro agivano legalmente?
Brucia ancora la figura che avete fatto?
Grazie per la quantità di risate grasse aggiuntive che ci avete regalato, vi vogliamo bene…

2012.11.08 – AMOS SPIAZZI – ONORE AD UN UOMO GIUSTO.


l’ho conosciuto personalmente quando lavoraro nei primi anni 80 alla questura di Verona… mi insegnava filosofia in una scuola privata… un uomo integro dai forti valori morali, un vero soldato.
E’ stato un onore conoscerlo e condividere con lui nobilissimi pensieri di un’italia a lui ingrata quanto per noi Veneti non è Patria.
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Provvisorio.
 
al suo funerale il feretro è stato coperto dalla Sua bandiera… 
ma non quella italiota, ma la bandiera del Regno del Lombardo Veneto.
 
Giorni fa è scomparso Amos Spiazzi di Corte Regia.
Il suo nome è noto solo a chi non è proprio più un ragazzino: il colonnello Spiazzi negli anni ’70 era stato accusato praticamente di ogni nequizia (o di ogni progetto di nequizia) che ha interessato la penisola.
È stato considerato uno dei capi della misteriosa Rosa dei Venti (organizzazione golpista), è stato tirato in ballo per il Golpe Borghese, per tutte le stragi attribuite ai fascisti, fino – non poteva mancare – alla Gladio.
Spiazzi si è fatto 6 anni e mezzo di galera, ha avuto la vita e la carriera militare (a 40 anni era il più giovane tenente colonnello dell’esercito) completamente devastata: per le vicende connesse alla sua persecuzione ha perso la madre e la moglie, si è rovinato economicamente ed è morto in dignitosissima povertà.
Spiazzi era stato inquisito e processato 19 volte e ogni volta assolto con formula piena.
Dopo ogni assoluzione gli è arrivata puntuale una nuova incriminazione, con il solito doloroso corollario di carcere, processi, umiliazioni e additamenti alla pubblica esecrazione.
Spiazzi è stato per anni il primo, più pericoloso ed esecrabile mostro da sbattere in prima pagina, il pericolo pubblico da additare all’odio di chiunque amasse con tenerezza la democrazia.
Alla fine, dopo 32 anni di calvario, nel 2005, Spiazzi era stato definitivamente assolto in Cassazione da ogni accusa.
Era stato reintegrato nel grado (ma subito congedato), e salutato senza neppure una lettera di scuse.
Si è rivolto alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha ovviamente condannato la Repubblica italiana a una multa per le vergognose lungaggini con cui Spiazzi è stato finalmente prosciolto.
Lo stesso Tribunale è stato coinvolto per costringere lo Stato a un risarcimento che fino alla fine ha rifiutato di riconoscergli sulla base di odiosi cavilli procedurali.
Il calvario di Spiazzi era iniziato quando, ufficiale in servizio in Sud Tirolo, aveva colto sul fatto un paio di attentatori separatisti che – portati in caserma – si sono rivelati essere degli italianissimi agenti provocatori.
Caldamente consigliato di “lasciar perdere” e di girarsi dall’altra parte, Spiazzi aveva voluto fare fino in fondo quello che gli dettava il suo onore di soldato. I suoi guai giudiziari sono cominciati dopo poco.
Dello Stato italiano aveva un’idea romantica di onestà, rettitudine e senso del dovere: per rispettare ordini e gerarchie non ha mai voluto rivelare dettagli che forse gli avrebbero risparmiato un po’ di sofferenze.
La sua patria ha ripagato la sua fedeltà in maniera vergognosa: ciò nonostante non ha mai voluto rinunciare ai suoi ideali.
La sua italianità orgogliosa lo poneva su posizioni assai distanti dalle nostre ma la sua onestà e coerenza ci impongono oggi di ricordarlo con grande rispetto. Se ne è andato uno straordinario galantuomo davanti a cui si devono inchinare tutte le persone per bene.
Di sicuro non lo onoreranno tutti quelli che usano il suo stesso tricolore per coprire le loro nefandezze.
Quelle vere.
Tratto da un articolo de L'INDIPENDENZA.COM vedi

2012.09.26 – RINGRAZIAMENTI AL BUNDESKAMZLERAMT AUSTRIACO


Pur nel rispetto della formalità che ci impone i rapporti con uno Stato Sovrano e il Suo Popolo, non possiamo esimerci dall'esprimere pubblicamente un sentito e sincero ringraziamento al BUNDESKAMZLERAMT Austriaco per la sensibilità e correttezza dimostrata nei confronti delle legittime istanze di questo MLNV e del Governo Veneto Provvisorio da esso rappresentato.
Venetia, 26.09.2012
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Provvisorio
 
 
 

2012.10.2O – COSA E’ SUCCESSO A INDYMEDIA PIEMONTE?


Avete letto dello scandalo della casa farmaceutica Sandoz, indagata per aver pagato medici in tutta Italia per aumentare i dosaggi, anche a bambini, di farmaci dopanti?
Se nei giorni scorsi non avete visto questa storia, la trovate qui.
A quanto pare, questa bella scoperta è partita da un articolo apparso per la prima volta su Indymedia Piemonte.
Provate ad andare su Indymedia Piemonte…
Non si apre?
Beh, certo: e' stato oscurato!
Ma non per la vicenda farmaceutica.
Per un'altra, che fa altrettanto schifo.
 
"L'Independent Media Center (rete di mezzi di comunicazione di massa indipendenti), chiamata anche Indymedia o IMC, è una rete di mezzi di comunicazione di massa e di giornalisti.
Fu creata nel novembre del 1999 per supportare le proteste del movimento no-global contro la World Trade Organization a Seattle. Nel 2002, a tre anni dalla fondazione, le IMC sparse per il mondo erano 89, localizzate in 31 stati e 6 continenti.
Nei soli Stati Uniti d'America si trovavano ben 39 Indipendent Media Center, mentre in Canada 11." (fonte: wikipedia)
In Italia, Indymedia è un network suddiviso più o meno per regioni.
La scorsa estate, la sezione Piemonte è stata oscurata dai provider italiani, su richiesta del Tribunale della Libertà di Milano.
Il motivo?
Aver pubblicato dei "leaks" (documenti) che mettevano in evidenza (a detta dell'articolista) come una società internazionale di trasporti marittimi, ricercasse collaborazioni anche mafiose per accedere meglio ad alcuni mercati.
Fortunatamente, la rete è grande, e lalmeno parte della documentazione oscurata, se volete farvi un idea, la trovate qui, con tanto di fotocopie dei fax della società dei trasporti.
E' questa società che ha ottenuto la chiusura dal Tribunale della Libertà.

Indymedia Piemonte si occupava anche di NOTAV, e diffondeva molte altre notizie scomode, come quella sui farmaci. Immaginiamo con quale riluttanza sia stato dato l'ordine d'oscuramento…
Senza contare che questa sentenza, apre la strada ad un'ondata di chiusure di siti, magari su esposti di politici indagati.

Per capire meglio cosa è successo ad Indymedia Piemonte, e quali sono le implicazioni per la giustizia in Italia, riportiamo un articolo dell'avvocato Sarzana.
La Wikileaks italiana: I provider italiani impugnano di fronte al Tribunale della libertà di Milano il sequestro preventivo delle pagine del network internazionale Indymedia e richiedono l'intervento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea sugli ordini di inibizione.
Come si ricorderà il 13 giugno 2012, tutti gli Internet Service provider nazionali ( nella fattispecie 271 imprese tra Provider nazionali ed aderenti ad ASSOPROVIDER) ricevevano un fax dal Nucleo di Polizia tributaria di Milano con la quale si ordinava l'inibizione, per i cittadini italiani all'accesso di alcune sezioni del network di comunicazione Indymedia.
La vicenda veniva ripresa da diversi organi di stampa, scatenando anche una ridda di voci sul perché le sezioni fossero ancora presenti su internet, sul perchè alcuni provider avessero nel frattempo dato adempimento e altri no, http://piemonte.indymedia.org/article/15270 sino a giungere ad articoli dubbiosi sullo stesso sequestro, nonostante vi fosse un provvedimento esplicito del GIP di Milano, Criscione. http://www.articolo21.org/2012/06/web-indymedia-piccolo-giallo-su-alcune-pagine-che-i-pm-vorrebbero-oscurare/
Cosa è accaduto e cosa accadrà.
Indymedia aveva pubblicato dei leaks che delineavano ( a detta dell'articolista anonimo) uno scenario da spystory legato all'attività di una multinazionale con sede a Genova, che avrebbe coinvolto apparentemente anche nomi molto noti della finanza italiana, il tutto suffragato da documentazione riservata che era stata pubblicata integralmente sulle sezioni Toscana e Piemonte del portale.
La storia era stata poi ripresa da testate quali Milano Finanza.
La società aveva poi querelato l'articolista anonimo e la stessa indymedia ottenendo a giugno di quest'anno anche il sequestro di intere sezioni del portale www.indymedia.org ( nella fattispecie le sezioni Toscana e Piemonte dello stesso network) nonostante all'interno dell'articolo sequestrato si fosse dato apparentemente conto di tutte le ragioni della stessa società multinazionale.
La stessa Indymedia ha infatti una policy che consente a chiunque si ritenga leso di disporre rettifiche e/o variazioni agli articoli postati da soggetti terzi rispetto alla propria organizzazione.
Tale policy, nonostante l'autore dell'articolo non avesse niente a che fare con la stessa Indymedia, è sembrerebbe essere stata stata rispettata tant'è che nell'articolo sottoposto a sequestro sono contenute le repliche inviate dalla società, le risposte della redazione e tutto l'iter della notizia e i documenti a supporto degli stessi.
Nonostante ciò, a distanza di quattro anni dalla querela e a quasi quattordici anni dai fatti, IL GIP di Milano, disponeva il 24 maggio scorso il sequestro preventivo delle pagine incriminate.
L'ordine però non veniva rivolto alla stessa Indymedia o al provider che pubblica il portale di Indymedia, ma a tutti i provider italiani di accesso.
In sostanza è come se venisse chiesto a diverse società che gestiscono autostrade di bloccare gli accessi ad un determinato paese, a seguito del verificarsi di un reato all'interno di una stanza di una specifica abitazione invece di sequestrare la singola casa e/o la stanza ove è stato commesso il reato.
Quest'ordine, diversamente dal sequestro o dalla cancellazione di singoli post o singole frasi è in grado di ottenere, senza conivolgere le testate o gli articolisti ( che possono anche difendersi ed argomentare sulla verità dei fatti) la cancellazione di interi siti internet o di sezioni ( anche molto estese, con centinaia di articoli) di siti internet
Perché questo?
Perché tecnicamente i provider di accesso ( cioè coloro che ci danno accesso ad internet) non possono agire sulla singola frase o sul singolo articolo ma devono necessariamente inibire l'accesso ai cittadini italiani di tutto il sito o a sezioni del sito facilmente riconoscibili ( come la sezione piemonte o toscana di indymedia).
Il blocco opera infatti solo a livello di DNS e di numero IP, ovvero dei dati che identificano con precisione un indirizzo internet completo e non una singola frase o una singola pagina.
E' quello che avviene con i siti di pedofilia che sono all'estero.
Cosa comporta tutto questo?
Se passa questa forma di inibizione noi ci troveremo ( come già accaduto nel caso del portale del Vajont http://www.lidis.it/newsdetail.asp?ID=1301 e oggi di Indymedia) che qualsiasi articolo di stampa on line, ritenuto diffamatorio potrà portare come conseguenza la chiusura dell'intera testata.
Il provider di accesso non può distinguere all'interno di una testata con centinaia di articoli le singole frasi o i singoli articoli, per impedire a tutti i propri clienti di avere accesso a quell'articolo per cui se la cancellazione non viene fatta dalla testata o dal provider dove è pubblicato il sito, l'intero sito ( o la sezione incolpevole) sarà inibita.
Senza che la testata, l'articolista, o l'hosting provider lo sappiano.
Vediamo le conseguenze.
Pensiamo ad esempio alle prossime elezioni politiche.
Uno o più candidati che hanno avuto ( o hanno) problemi con la giustizia, potrebbero richiedere ad un Magistrato l'eliminazione di uno o più articoli ritenuti diffamatori, in via preventiva, giusto in tempo per essere eletti, ottenendo ( come nel caso del Vajont e di in indymdedia) la "scomparsa" di intere sezioni di siti o dello stesso sito, se il portale è all'estero.
Cosa fanno i provider:
I provider Italiani di CONFCOMMERCIO ( aderenti ad Assoprovider) hanno deciso di impugnare il 22 giugno di fronte al Tribunale del Riesame di Milano, attraverso i legali dello Studio legale Sarzana www.lidis.it, coadiuvati in questa iniziativa dall'Avv. Marco Scialdone, il sequestro Indymedia, per portare all'attenzione della Magistratura e dell'opinione pubblica le gravi conseguenze sulla libertà di espressione e sulle prerogative della stampa on line connesse ad ordini di inibizione di questo tipo.
Contemporaneamente gli stessi Provider hanno deciso di investire il Tribunale di Milano della questione in via pregiudiziale della legittimità degli ordini di inibizione a carico dei provider richiedendo allo stesso Giudice Meneghino di devolvere la questione alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, così da chiarire se le norme Comunitarie consentano ai giudici nazionali di disporre ordini di inibizione di tal fatta.
Fulvio Sarzana di S. Ippoto
www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
fonte:http://www.fulviosarzana.it/blog/la-wikileaks-italiana-i-provider-italiani-impugnano-di-fronte-al-tribunale-della-liberta-di-milano-il-sequestro-preventivo-delle-pagine-del-network-internazionale-indymedia-e-richiedono-l%E2%80%99int/
 

2012.10.20 – IN ITALIA 3 MILIONI DI “NUOVI MALATI DI MENTE”…


La denuncia non è di qualche movimento anti-psichiatrico, ma dal Dott. Allen Frances del coordinatore della task-force del DSM IV, che sta per essere soppiantato dalla nuova edizione, la quale conterrà molte più malattie mentali classificate.
Frances (team DSM) "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali". + 40% per i disturbi bipolari, raddoppiate le diagnosi di iperattività infantile.
Poma (Giù le Mani dai Bambini): "In Italia siamo a rischio con 3 milioni di potenziali nuovi pazienti, non dobbiamo commettere gli errori fatti in USA".
Costa (psichiatra La Sapienza): "Tra le nuove possibili sindromi, il lutto e la dipendenza da caffè: noi medici e specialisti siamo vittima delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali, attenzione perché è a rischio l'indipendenza della classe medica"
"La semplice tristezza e l’astinenza da caffeina stanno per diventare malattie mentali.
La prossima edizione del manuale, il DSM-V, in uscita nel 2013, potrebbe far diagnosticare come malati mentali milioni di persone sane, affette da normalissimi problemi di tristezza o sofferenza".
La dichiarazione sarebbe normale se rilasciata da un fervente attivista di un movimento anti-psichiatrico, ma diventa eccezionale se consideriamo che è di un "big-boss" della psichiatria americana, Allen Frances, coordinatore del team di specialisti che ha curato l'edizione attualmente in uso del Manuale Diagnostico per le Malattie Mentali, utilizzato per perfezionare diagnosi da psichiatri di tutto il mondo, la cui 5^ revisione vedrà appunto la luce tra meno di 18 mesi.
"Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica – prosegue Frances, che è intervenuto al convegno "Pharmageddon" organizzato presso la Comunità di San Patrignano – e già oggi, ogni anno, il 25% della popolazione statunitense – circa 45 milioni di persone – si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che sale al 50% degli abitanti se consideriamo le persone anziane.
Nel DSM-IV (l'edizione attualmente in uso del Manuale, curata da Frances, ndr) abbiamo cercato di essere il più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento delle patologie e la conseguente tendenza all'incremento delle diagnosi, a cause della quale i disordini bipolari sono 'aumentati' del 40% rispetto a quanto avveniva con la precedente edizione del Manuale (il DSM-III, ndr), quelle di autismo sono cresciute del 25%, e quelle di ADHD, la Sindrome da iperattività e deficit di attenzione dei bambini, sono addirittura raddoppiate, mentre gli antipsicotici sono venduti con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno".
Quella di Frances è una vera confessione-shock, con anche il sapore di un "j'accuse" verso molti Suoi colleghi: "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze delle persone rispetto ai produttori di droghe illegali.
Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del DSM – prosegue lo psichiatra – ma nella loro appartenenza all’élite del settore psichiatrico: non si rendono conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi e non sempre competenti e con la pressione irresponsabile delle industrie farmaceutiche, possono portare a gravi abusi.
Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la prescrizione preventiva degli psicofarmaci, e sarebbe quindi importante che i medici non eseguano le diagnosi con disinvoltura e valorizzino le terapie relazionali rispetto a quelle farmacologiche", ha concluso l'esperto americano.
Sul punto è intervenuto Luca Poma, giornalista e portavoce di "Giù le Mani dai Bambini" (www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica nel nostro paese: "La situazione è assai preoccupante, perchè come ha dichiarato sul Corriere della Sera il giornalista Mario Pappagallo 'un mondo di pazzi sarebbe un gran bel mercato', dal momento che solo in Italia ci sarebbero almeno 3 milioni di nuovi potenziali 'pazienti', e non pochi tra loro sono in fascia pediatrica.
Ci renderemo conto a brevissimo – e a spese della salute nostra e dei nostri bambini – di quanto ciò sia assolutamente vero", ha concluso Poma.
Anche Emilia Costa, decana di psichiatria, già titolare della 1^ Cattedra dell'Università "La Sapienza" di Roma e Primario di Psicofarmacologia all'Umberto I°, era nel panel dei relatori di "Pharmageddon", e ha commentato ironicamente: "Dovrei fare istanza al team di colleghi del DSM V affinché inseriscano una nuova patologia, la "bulimia da diagnosi", perchè questo è quello che sta accadendo in America, con influssi concreti anche in Italia: una sistematica medicalizzazione del disagio ad opera di 'inventori di categorie diagnostiche' che sono tra l'altro in palese conflitto d'interessi.
I miei corrispondenti oltreoceano mi dicono che persino un lutto, che è parte della vita di una persona, potrebbe essere diagnosticato come episodio depressivo sul nuovo Manuale, e che tra le patologie che stanno valutando di inserire c'è anche una non meglio precisata 'astinenza da caffeina'.
Tutto ciò è folle, noi medici e specialisti siamo vittime delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali: attenzione – ha concluso l'esperta italiana – perché è veramente a rischio l'indipendenza della classe medica".
Intanto, il Wall Street Journal annuncia che l'American Academy of Pediatrics ha stilato le nuove linee guida per la diagnosi della contestata Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (bambini agitati e distratti), che suggeriscono di consigliare la prescrizione di Ritalin (metilfenidato) anche a bambini in età prescolare, fin dai 4 anni.
Le linee guida americane sono poi recepite in molti paesi del mondo.
 
Per media relation: 338/7478239 – portavoce@giulemanidaibambini.org
Luca Yuri Toselli
Coordinatore operativo
Campagna Nazionale "GIU' LE MANI DAI BAMBINI"
Non ETICHETTARE tuo figlio, ASCOLTALO!
www.giulemanidaibambini.orgwww.donttouchthechildren.org 
 

2012.10.18 – AI AI AI … AIDS !!! MA SIAMO SICURI? LA SOTTACIUTA VERITA’ SULL’AIDS.


 
“LA COSA PIU’ IMPORTANTE E’ NON SMETTERE MAI DI DUBITARE”
Albert Hinsten
Dopo più di vent’anni e centoventimiliardi di dollari investiti nella ricerca sull’ AIDS, gli scienziati non riescono a spiegare come e perchè l’ HIV causerebbe l’ AIDS.
Dei trenta (30) kits per il test dell’ HIV in uso attualmente, nessuno è stato convalidato da un rilevamento diretto di HIV in un essere umano.
Nel luglio del 2002, alla 14ma conferenza mondiale sull’ AIDS i ricercatori hanno rivelato che la maggiore causa di morte fra i sieropositivi in America è l’insufficienza epatica dovuta ai trattamenti farmacologici contro l’ AIDS.
Esiste un altro lato dell’ AIDS?
Decidi da solo/a.
Ti consigliamo questo video: CLICCA QUI
e ancora altre testimonianze incredibili …
LA BALLA DELL’ HIV E’ AL CAPOLINEA.
 
… “come me hanno smesso di prendere i farmaci per l’AIDS e sono guariti”…
(Maria Papagiannidou, nel 1985 fu una delle prime pazienti con HIV… sono passati 24 anni e desidero dire che ce ne sono altri come me)
… “l’AZT è un farmaco che usarono per anni e non lasciò sopravissuti, praticamente non lasciò sopravissuti”…

Intervento del Prof. Marco Ruggiero (Professore Ordinario di Biologia Molecolare presso Università degli Studi di Firenze) durante la conferenza HIV INFORMA “Hiv e Aids: Tutto quello che non vi hanno detto”. Bari 16 Maggio 2011. www.hivinforma.it :
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Beppe Grillo parla dell’Aids,e di Veronesi:

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la scienza del panico… quello che non ti hanno mai detto.

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Isolare retrovirus e trovare loro un leit-motiv patologico era di moda negli anni 70/80.
Si pensava che qualsiasi cosa causasse la trascrizione dal RNA al DNA era da considerarsi eccezionale e dovesse attribuirsi ad una sorta di contaminazione virale (da cui il termine “retrovirus”).
Ma questo si dimostrò un errore, poiché fu verificato verso la meta’ degli anni ’80 che la medesima attività enzimatica era presente in tutta la materia vivente provando così che la transcriptasi inversa non aveva niente a che fare con i retrovirus per sé.
(Franchi 1997)
Nel 2001 arrivarono i risultati del Progetto per la mappatura del Genoma Umano è stato chiaro che stava per essere irrimediabilmente buttato a mare il concetto stesso di “retrovirus”.
Ma negli anni ’70 lo sforzo di innumerevoli gruppi di ricerca era quello di correlare l’attivita’ anomale di cui non si sapeva niente (di trascrizione inversa) al cancro.
Quando Nixon dichiaro’ la guerra al cancro nel 1971, che ingenti somme di denaro stavano andando in questo tipo di ricerca.
Le cose funzionavano cosi’: ogni volta che l’attività transcriptasica inversa veniva rivelata si riteneva che i retrovirus fossero presenti. Ma dopo dieci anni di fallimenti, si cambio’ pista.
In quel momento storico, con somme ingenti che non avevano dato nessun risultato, era quasi obbligata una conversione di tutte quelle strutture e dipartimenti e investimenti all’immensa balla della ricerca sull’AIDS!
Fu chiaro in quel momento storico a tutti i partecipanti che formulare una qualsiasi ipotesi di un ruolo dei retrovirus in una patologia umana sarebbe stato appoggiato dal sistema con tutte le sue forze politiche ed economiche disponibili!
Servivano categorie in cui si potessero trovare facilmente persone che erano molto malate per attribuire su loro l’epidemia dell’ipotetico retrovirus assassino.
Gallo dimostro’ che almeno si poteva attribuire ad un test di frammenti di HIV la malattie dei drogati.
28 anni dopo si parla sempre di meno di HIV, Gallo non ricevette il premio Nobel perche’ i test da lui brevettati avevano delle evidenti forzature.
Un tessuto pieno di retrovirus e’ la placenta.
Gallo riusci’ ad isolare l’attivita’ retrovirale solo quando tessuti placentari erano aggiunti.
Gli ultimi sviluppi dimostrano ormai inequivocabilmente che il passaggio da RNA a DNA non è affatto una ABERRAZIONE, piuttosto è ciò che potrebbe spiegare la complessità umana.
Il DNA sarebbe allora come una sorta di libreria dove il RNA va a prendere le informazioni che gli servono per governare la cellula.
L’intero gruppo cui l’HIV apparterrebbe, i retrovirus, non ha niente di patologico e non e’ un gruppo di virus.
Era ritenuto tale fino all’inizio degli anni ottanta.
La questione è stata ben sintetizzata nel 1998 dal virologo Stephen Lanka: “…studiando la biologia evolutiva trovai che ognuno dei nostri genomi, e quelli delle maggiori piante e animali, è il prodotto della cosiddetta trascrizione inversa: RNA che si trascrive nel DNA. L’intero gruppo di virus cui l’HIV apparterrebbe, i retrovirus nei fatti non esiste per nulla”.
Allucinazione di massa pilotata: H.I.V. , ovvero “La scienza del panico”, realizzato nel 2011, durata 80 minuti.

http://vimeo.com/36086158

Un documentario di Isabel Otaduy Sömme e Patrizia Monzani (con Arantxa Martinez)

http://www.youtube.com/embed/oF0-MwgxHQQ frameborder=0 width=400 height


LA CAPACITA’ D’AGIRE


L'OGVP identifica nella capacità di agire la facoltà di compiere atti e azioni destinati all'esercizio dei diritti spettanti o per l'adempimento dei doveri cui si è tenuti.
Il Popolo Veneto, proprio in virtù della propria sovranità, è detentore di soggettività giuridica primaria e la sua capacità giuridica è prevalente rispetto a qualsiasi soggetto giuridico riconosciuto dal medesimo ordinamento veneto.

IL RAPPORTO GIURIDICIO (LE RELAZIONI GIURIDICHE)


Per rapporto giuridico si intende la relazione che intercorre tra soggetti giuridici (anche con beni giuridici) e disciplinata dall’ordinamento stesso.
I rapporti giuridici qualificano e regolano di fatto la posizione giuridica di ogni soggetto dotato di personalità giuridica che interagisce con le cose o gli altri soggetti di diritto.
In virtù della sovranità di cui è detentore il Popolo Veneto l’ordinamento giuridico riconosce la sua posizione giuridicamente rilevante rispetto ad ogni soggetto giuridico riconosciuto sia pubblico che privato.
Tutte le relazioni giuridiche sono disciplinate dalla legge e dal buon senso.

LA PERSONA GIURIDICA


L'OGVP intende come persona giuridica quel complesso organizzato di persone e di beni al quale attribuisce la capacità giuridica facendone così un soggetto di diritto.
Le persone giuridiche sono distinte in pubbliche e private; le prime possono perseguire esclusivi interessi pubblici mentre le seconde possono perseguire anche interessi privati.
Nessuna persona giuridica ha facoltà prevalenti rispetto ai diritti goduti dal titolare di soggettività giuridica primaria.

LA PERSONALITA’ GIURIDICA


L'OGVP riconosce personalità giuridica ai soggetti titolari del diritto all’esercizio della capacità giuridica, ovvero l’effettuale idoneità ad essere titolare di diritti e di doveri.
Tale peculiarità non può essere avulsa dalla capacità di beneficiare dei diritti e dalla responsabilità derivante dai doveri.
La personalità giuridica non è mai prevalente rispetto ai diritti goduti dal titolare di soggettività giuridica primaria.

LA SOGGETTIVITA’ GIURIDICA ACCESSORIA (ESSERI BIOLOGICI VIVENTI IN NATURA)


L’OGVP riconosce ad ogni organismo vivente in natura, così come comunemente riconosciuto per tale, una soggettività giuridica accessoria o c.d. secondaria.
Rispettando il principio costituzionale per cui l’ordinamento veneto tutela l’ecosistema nazionale e mondiale con la salvaguardia naturale dell’ambiente in tutti i suoi aspetti, luce, aria, acqua e terra, ad ogni essere biologicamente vivente in natura è riconosciuta una soggettività giuridica complementare e destinataria pertanto del diritto all’esistenza secondo il processo naturale della propria specie.
Il diritto ad un’esistenza naturale preclude la facoltà di interromperne volontariamente la stessa o di determinarne un suo innaturale svolgimento.
La soggettività giuridica primaria dell’essere umano è prevalente solo nei casi espressamente indicati dalla legge e per il determinarsi di uno stato di reale necessità.

LA SOGGETTIVITA’ GIURIDICA PRIMARIA


L’ordinamento veneto riconosce ad ogni essere umano vivente la soggettività giuridica primaria che lo qualifica come persona e come tale titolare dei diritti fondamentali dell’uomo comunemente riconosciuti.
Ogni persona fin dal proprio concepimento, senza alcuna distinzione di sesso, razza, condizione fisica e psichica, acquisisce unicità e soggettività giuridica primaria divenendo titolare dei diritti fondamentali dell’uomo che l'ordinamento veneto riconosce come naturali, incedibili e inalienabili.

 

IL FINE COMUNE DEL POPOLO VENETO

Il MLNV è per la costituzione di uno stato democratico attraverso il quale il Popolo Veneto possa assicurare a tutti i propri membri:

  • la pacifica e serena convivenza civile;
  • la giustizia;
  • il perseguimento del bene comune dell’intera comunità;
  • le giuste libertà individuali e sociali;
  • la libertà religiosa.

2012.10.09 – VIA LIBERA UFFICIALE AL MES (ESM): SIAMO UFFICIALMENTE IN DITTATURA ECONOMICA

 
pubblicata da Lord-Hatech Proarisetfocis il giorno Lunedì 8 ottobre 2012 alle ore 22.32 ·
 
LEGGERE E DIVULGARE
Oggi, 8 Ottobre 2012, inizia ufficialmente la Dittatura Economica Europea, a cui l'Italia dovrà obbedire ciecamente, grazie alla dissennata ratifica del trattato sul MES, avvenuta il 19 Luglio.
 
Esm, al via il Fondo Salvastati con il battesimo di Fitch: tripla A
Ne abbiamo scritto qui:
 
Da oggi, i 125.395.900.000 € (quasi 126 MILIARDI DI EURO) che l'Italia DEVE VERSARE A TITOLO DI CONTRIBUZIONE AL MES, diventano esigibili a tutti gli effetti, poiché ricordo che la quota di spettanza Italiana è del 17,9137% (diciamo il 18%) sui 700 miliardi totali previsti INIZIALMENTE.
 
Vale la pena di aggiungere che l'Italia, comunque siano suddivise le tranche di versamento, NON HA QUESTI SOLDI e quindi esistono solo e soltanto DUE possibilità:
  • Tagli ai servizi pubblici
  • Prelievo dalle tasche degli Italiani
Vi chiedo di INFORMARVI E DIVULGARE, affinché si sappia cosa ci aspetta.
Nessuno si prenderà la briga di dirlo chiaramente: ormai siamo soli.
La prima tranche di contribuzione per il MES va ad aggiungersi alla quota annuale di abbattimento del debito pubblico, in ottemperanza al Fiscal Compact, anch'esso ratificato dal governo italinicida in carica grazie ad un golpe finanziario.
 
Spendete del tempo per leggere e approfondire:
 
Non abbiamo ancora toccato la disperazione vera, come in Grecia, ma siamo sulla stessa strada. Arriveremo dopo solo perché la nostra economia ha maturato delle basi maggiormente solide, che nonostante tutto reggono bene, mentre quella greca era pesantemente compromessa.
Ma ci arriveremo.
Conosceremo la fame, la disperazione, la miseria. Forse allora sapremo reagire e disintegrare questo sistema ormai divorato da svariate metastasi.
Compriamo un bel panettone quest'anno, e cerchiamo di festeggiare dignitosamente il Natale… non saprei dire come sarà il Natale del 2013.
Lord Hatech