ATTUALITA

2012.10.2O – COSA E’ SUCCESSO A INDYMEDIA PIEMONTE?


Avete letto dello scandalo della casa farmaceutica Sandoz, indagata per aver pagato medici in tutta Italia per aumentare i dosaggi, anche a bambini, di farmaci dopanti?
Se nei giorni scorsi non avete visto questa storia, la trovate qui.
A quanto pare, questa bella scoperta è partita da un articolo apparso per la prima volta su Indymedia Piemonte.
Provate ad andare su Indymedia Piemonte…
Non si apre?
Beh, certo: e' stato oscurato!
Ma non per la vicenda farmaceutica.
Per un'altra, che fa altrettanto schifo.
 
"L'Independent Media Center (rete di mezzi di comunicazione di massa indipendenti), chiamata anche Indymedia o IMC, è una rete di mezzi di comunicazione di massa e di giornalisti.
Fu creata nel novembre del 1999 per supportare le proteste del movimento no-global contro la World Trade Organization a Seattle. Nel 2002, a tre anni dalla fondazione, le IMC sparse per il mondo erano 89, localizzate in 31 stati e 6 continenti.
Nei soli Stati Uniti d'America si trovavano ben 39 Indipendent Media Center, mentre in Canada 11." (fonte: wikipedia)
In Italia, Indymedia è un network suddiviso più o meno per regioni.
La scorsa estate, la sezione Piemonte è stata oscurata dai provider italiani, su richiesta del Tribunale della Libertà di Milano.
Il motivo?
Aver pubblicato dei "leaks" (documenti) che mettevano in evidenza (a detta dell'articolista) come una società internazionale di trasporti marittimi, ricercasse collaborazioni anche mafiose per accedere meglio ad alcuni mercati.
Fortunatamente, la rete è grande, e lalmeno parte della documentazione oscurata, se volete farvi un idea, la trovate qui, con tanto di fotocopie dei fax della società dei trasporti.
E' questa società che ha ottenuto la chiusura dal Tribunale della Libertà.

Indymedia Piemonte si occupava anche di NOTAV, e diffondeva molte altre notizie scomode, come quella sui farmaci. Immaginiamo con quale riluttanza sia stato dato l'ordine d'oscuramento…
Senza contare che questa sentenza, apre la strada ad un'ondata di chiusure di siti, magari su esposti di politici indagati.

Per capire meglio cosa è successo ad Indymedia Piemonte, e quali sono le implicazioni per la giustizia in Italia, riportiamo un articolo dell'avvocato Sarzana.
La Wikileaks italiana: I provider italiani impugnano di fronte al Tribunale della libertà di Milano il sequestro preventivo delle pagine del network internazionale Indymedia e richiedono l'intervento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea sugli ordini di inibizione.
Come si ricorderà il 13 giugno 2012, tutti gli Internet Service provider nazionali ( nella fattispecie 271 imprese tra Provider nazionali ed aderenti ad ASSOPROVIDER) ricevevano un fax dal Nucleo di Polizia tributaria di Milano con la quale si ordinava l'inibizione, per i cittadini italiani all'accesso di alcune sezioni del network di comunicazione Indymedia.
La vicenda veniva ripresa da diversi organi di stampa, scatenando anche una ridda di voci sul perché le sezioni fossero ancora presenti su internet, sul perchè alcuni provider avessero nel frattempo dato adempimento e altri no, http://piemonte.indymedia.org/article/15270 sino a giungere ad articoli dubbiosi sullo stesso sequestro, nonostante vi fosse un provvedimento esplicito del GIP di Milano, Criscione. http://www.articolo21.org/2012/06/web-indymedia-piccolo-giallo-su-alcune-pagine-che-i-pm-vorrebbero-oscurare/
Cosa è accaduto e cosa accadrà.
Indymedia aveva pubblicato dei leaks che delineavano ( a detta dell'articolista anonimo) uno scenario da spystory legato all'attività di una multinazionale con sede a Genova, che avrebbe coinvolto apparentemente anche nomi molto noti della finanza italiana, il tutto suffragato da documentazione riservata che era stata pubblicata integralmente sulle sezioni Toscana e Piemonte del portale.
La storia era stata poi ripresa da testate quali Milano Finanza.
La società aveva poi querelato l'articolista anonimo e la stessa indymedia ottenendo a giugno di quest'anno anche il sequestro di intere sezioni del portale www.indymedia.org ( nella fattispecie le sezioni Toscana e Piemonte dello stesso network) nonostante all'interno dell'articolo sequestrato si fosse dato apparentemente conto di tutte le ragioni della stessa società multinazionale.
La stessa Indymedia ha infatti una policy che consente a chiunque si ritenga leso di disporre rettifiche e/o variazioni agli articoli postati da soggetti terzi rispetto alla propria organizzazione.
Tale policy, nonostante l'autore dell'articolo non avesse niente a che fare con la stessa Indymedia, è sembrerebbe essere stata stata rispettata tant'è che nell'articolo sottoposto a sequestro sono contenute le repliche inviate dalla società, le risposte della redazione e tutto l'iter della notizia e i documenti a supporto degli stessi.
Nonostante ciò, a distanza di quattro anni dalla querela e a quasi quattordici anni dai fatti, IL GIP di Milano, disponeva il 24 maggio scorso il sequestro preventivo delle pagine incriminate.
L'ordine però non veniva rivolto alla stessa Indymedia o al provider che pubblica il portale di Indymedia, ma a tutti i provider italiani di accesso.
In sostanza è come se venisse chiesto a diverse società che gestiscono autostrade di bloccare gli accessi ad un determinato paese, a seguito del verificarsi di un reato all'interno di una stanza di una specifica abitazione invece di sequestrare la singola casa e/o la stanza ove è stato commesso il reato.
Quest'ordine, diversamente dal sequestro o dalla cancellazione di singoli post o singole frasi è in grado di ottenere, senza conivolgere le testate o gli articolisti ( che possono anche difendersi ed argomentare sulla verità dei fatti) la cancellazione di interi siti internet o di sezioni ( anche molto estese, con centinaia di articoli) di siti internet
Perché questo?
Perché tecnicamente i provider di accesso ( cioè coloro che ci danno accesso ad internet) non possono agire sulla singola frase o sul singolo articolo ma devono necessariamente inibire l'accesso ai cittadini italiani di tutto il sito o a sezioni del sito facilmente riconoscibili ( come la sezione piemonte o toscana di indymedia).
Il blocco opera infatti solo a livello di DNS e di numero IP, ovvero dei dati che identificano con precisione un indirizzo internet completo e non una singola frase o una singola pagina.
E' quello che avviene con i siti di pedofilia che sono all'estero.
Cosa comporta tutto questo?
Se passa questa forma di inibizione noi ci troveremo ( come già accaduto nel caso del portale del Vajont http://www.lidis.it/newsdetail.asp?ID=1301 e oggi di Indymedia) che qualsiasi articolo di stampa on line, ritenuto diffamatorio potrà portare come conseguenza la chiusura dell'intera testata.
Il provider di accesso non può distinguere all'interno di una testata con centinaia di articoli le singole frasi o i singoli articoli, per impedire a tutti i propri clienti di avere accesso a quell'articolo per cui se la cancellazione non viene fatta dalla testata o dal provider dove è pubblicato il sito, l'intero sito ( o la sezione incolpevole) sarà inibita.
Senza che la testata, l'articolista, o l'hosting provider lo sappiano.
Vediamo le conseguenze.
Pensiamo ad esempio alle prossime elezioni politiche.
Uno o più candidati che hanno avuto ( o hanno) problemi con la giustizia, potrebbero richiedere ad un Magistrato l'eliminazione di uno o più articoli ritenuti diffamatori, in via preventiva, giusto in tempo per essere eletti, ottenendo ( come nel caso del Vajont e di in indymdedia) la "scomparsa" di intere sezioni di siti o dello stesso sito, se il portale è all'estero.
Cosa fanno i provider:
I provider Italiani di CONFCOMMERCIO ( aderenti ad Assoprovider) hanno deciso di impugnare il 22 giugno di fronte al Tribunale del Riesame di Milano, attraverso i legali dello Studio legale Sarzana www.lidis.it, coadiuvati in questa iniziativa dall'Avv. Marco Scialdone, il sequestro Indymedia, per portare all'attenzione della Magistratura e dell'opinione pubblica le gravi conseguenze sulla libertà di espressione e sulle prerogative della stampa on line connesse ad ordini di inibizione di questo tipo.
Contemporaneamente gli stessi Provider hanno deciso di investire il Tribunale di Milano della questione in via pregiudiziale della legittimità degli ordini di inibizione a carico dei provider richiedendo allo stesso Giudice Meneghino di devolvere la questione alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, così da chiarire se le norme Comunitarie consentano ai giudici nazionali di disporre ordini di inibizione di tal fatta.
Fulvio Sarzana di S. Ippoto
www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
fonte:http://www.fulviosarzana.it/blog/la-wikileaks-italiana-i-provider-italiani-impugnano-di-fronte-al-tribunale-della-liberta-di-milano-il-sequestro-preventivo-delle-pagine-del-network-internazionale-indymedia-e-richiedono-l%E2%80%99int/
 

2012.10.20 – IN ITALIA 3 MILIONI DI “NUOVI MALATI DI MENTE”…


La denuncia non è di qualche movimento anti-psichiatrico, ma dal Dott. Allen Frances del coordinatore della task-force del DSM IV, che sta per essere soppiantato dalla nuova edizione, la quale conterrà molte più malattie mentali classificate.
Frances (team DSM) "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali". + 40% per i disturbi bipolari, raddoppiate le diagnosi di iperattività infantile.
Poma (Giù le Mani dai Bambini): "In Italia siamo a rischio con 3 milioni di potenziali nuovi pazienti, non dobbiamo commettere gli errori fatti in USA".
Costa (psichiatra La Sapienza): "Tra le nuove possibili sindromi, il lutto e la dipendenza da caffè: noi medici e specialisti siamo vittima delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali, attenzione perché è a rischio l'indipendenza della classe medica"
"La semplice tristezza e l’astinenza da caffeina stanno per diventare malattie mentali.
La prossima edizione del manuale, il DSM-V, in uscita nel 2013, potrebbe far diagnosticare come malati mentali milioni di persone sane, affette da normalissimi problemi di tristezza o sofferenza".
La dichiarazione sarebbe normale se rilasciata da un fervente attivista di un movimento anti-psichiatrico, ma diventa eccezionale se consideriamo che è di un "big-boss" della psichiatria americana, Allen Frances, coordinatore del team di specialisti che ha curato l'edizione attualmente in uso del Manuale Diagnostico per le Malattie Mentali, utilizzato per perfezionare diagnosi da psichiatri di tutto il mondo, la cui 5^ revisione vedrà appunto la luce tra meno di 18 mesi.
"Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica – prosegue Frances, che è intervenuto al convegno "Pharmageddon" organizzato presso la Comunità di San Patrignano – e già oggi, ogni anno, il 25% della popolazione statunitense – circa 45 milioni di persone – si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che sale al 50% degli abitanti se consideriamo le persone anziane.
Nel DSM-IV (l'edizione attualmente in uso del Manuale, curata da Frances, ndr) abbiamo cercato di essere il più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento delle patologie e la conseguente tendenza all'incremento delle diagnosi, a cause della quale i disordini bipolari sono 'aumentati' del 40% rispetto a quanto avveniva con la precedente edizione del Manuale (il DSM-III, ndr), quelle di autismo sono cresciute del 25%, e quelle di ADHD, la Sindrome da iperattività e deficit di attenzione dei bambini, sono addirittura raddoppiate, mentre gli antipsicotici sono venduti con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno".
Quella di Frances è una vera confessione-shock, con anche il sapore di un "j'accuse" verso molti Suoi colleghi: "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze delle persone rispetto ai produttori di droghe illegali.
Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del DSM – prosegue lo psichiatra – ma nella loro appartenenza all’élite del settore psichiatrico: non si rendono conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi e non sempre competenti e con la pressione irresponsabile delle industrie farmaceutiche, possono portare a gravi abusi.
Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la prescrizione preventiva degli psicofarmaci, e sarebbe quindi importante che i medici non eseguano le diagnosi con disinvoltura e valorizzino le terapie relazionali rispetto a quelle farmacologiche", ha concluso l'esperto americano.
Sul punto è intervenuto Luca Poma, giornalista e portavoce di "Giù le Mani dai Bambini" (www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica nel nostro paese: "La situazione è assai preoccupante, perchè come ha dichiarato sul Corriere della Sera il giornalista Mario Pappagallo 'un mondo di pazzi sarebbe un gran bel mercato', dal momento che solo in Italia ci sarebbero almeno 3 milioni di nuovi potenziali 'pazienti', e non pochi tra loro sono in fascia pediatrica.
Ci renderemo conto a brevissimo – e a spese della salute nostra e dei nostri bambini – di quanto ciò sia assolutamente vero", ha concluso Poma.
Anche Emilia Costa, decana di psichiatria, già titolare della 1^ Cattedra dell'Università "La Sapienza" di Roma e Primario di Psicofarmacologia all'Umberto I°, era nel panel dei relatori di "Pharmageddon", e ha commentato ironicamente: "Dovrei fare istanza al team di colleghi del DSM V affinché inseriscano una nuova patologia, la "bulimia da diagnosi", perchè questo è quello che sta accadendo in America, con influssi concreti anche in Italia: una sistematica medicalizzazione del disagio ad opera di 'inventori di categorie diagnostiche' che sono tra l'altro in palese conflitto d'interessi.
I miei corrispondenti oltreoceano mi dicono che persino un lutto, che è parte della vita di una persona, potrebbe essere diagnosticato come episodio depressivo sul nuovo Manuale, e che tra le patologie che stanno valutando di inserire c'è anche una non meglio precisata 'astinenza da caffeina'.
Tutto ciò è folle, noi medici e specialisti siamo vittime delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali: attenzione – ha concluso l'esperta italiana – perché è veramente a rischio l'indipendenza della classe medica".
Intanto, il Wall Street Journal annuncia che l'American Academy of Pediatrics ha stilato le nuove linee guida per la diagnosi della contestata Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (bambini agitati e distratti), che suggeriscono di consigliare la prescrizione di Ritalin (metilfenidato) anche a bambini in età prescolare, fin dai 4 anni.
Le linee guida americane sono poi recepite in molti paesi del mondo.
 
Per media relation: 338/7478239 – portavoce@giulemanidaibambini.org
Luca Yuri Toselli
Coordinatore operativo
Campagna Nazionale "GIU' LE MANI DAI BAMBINI"
Non ETICHETTARE tuo figlio, ASCOLTALO!
www.giulemanidaibambini.orgwww.donttouchthechildren.org 
 

2012.10.18 – AI AI AI … AIDS !!! MA SIAMO SICURI? LA SOTTACIUTA VERITA’ SULL’AIDS.


 
“LA COSA PIU’ IMPORTANTE E’ NON SMETTERE MAI DI DUBITARE”
Albert Hinsten
Dopo più di vent’anni e centoventimiliardi di dollari investiti nella ricerca sull’ AIDS, gli scienziati non riescono a spiegare come e perchè l’ HIV causerebbe l’ AIDS.
Dei trenta (30) kits per il test dell’ HIV in uso attualmente, nessuno è stato convalidato da un rilevamento diretto di HIV in un essere umano.
Nel luglio del 2002, alla 14ma conferenza mondiale sull’ AIDS i ricercatori hanno rivelato che la maggiore causa di morte fra i sieropositivi in America è l’insufficienza epatica dovuta ai trattamenti farmacologici contro l’ AIDS.
Esiste un altro lato dell’ AIDS?
Decidi da solo/a.
Ti consigliamo questo video: CLICCA QUI
e ancora altre testimonianze incredibili …
LA BALLA DELL’ HIV E’ AL CAPOLINEA.
 
… “come me hanno smesso di prendere i farmaci per l’AIDS e sono guariti”…
(Maria Papagiannidou, nel 1985 fu una delle prime pazienti con HIV… sono passati 24 anni e desidero dire che ce ne sono altri come me)
… “l’AZT è un farmaco che usarono per anni e non lasciò sopravissuti, praticamente non lasciò sopravissuti”…

Intervento del Prof. Marco Ruggiero (Professore Ordinario di Biologia Molecolare presso Università degli Studi di Firenze) durante la conferenza HIV INFORMA “Hiv e Aids: Tutto quello che non vi hanno detto”. Bari 16 Maggio 2011. www.hivinforma.it :
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Beppe Grillo parla dell’Aids,e di Veronesi:

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la scienza del panico… quello che non ti hanno mai detto.

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Isolare retrovirus e trovare loro un leit-motiv patologico era di moda negli anni 70/80.
Si pensava che qualsiasi cosa causasse la trascrizione dal RNA al DNA era da considerarsi eccezionale e dovesse attribuirsi ad una sorta di contaminazione virale (da cui il termine “retrovirus”).
Ma questo si dimostrò un errore, poiché fu verificato verso la meta’ degli anni ’80 che la medesima attività enzimatica era presente in tutta la materia vivente provando così che la transcriptasi inversa non aveva niente a che fare con i retrovirus per sé.
(Franchi 1997)
Nel 2001 arrivarono i risultati del Progetto per la mappatura del Genoma Umano è stato chiaro che stava per essere irrimediabilmente buttato a mare il concetto stesso di “retrovirus”.
Ma negli anni ’70 lo sforzo di innumerevoli gruppi di ricerca era quello di correlare l’attivita’ anomale di cui non si sapeva niente (di trascrizione inversa) al cancro.
Quando Nixon dichiaro’ la guerra al cancro nel 1971, che ingenti somme di denaro stavano andando in questo tipo di ricerca.
Le cose funzionavano cosi’: ogni volta che l’attività transcriptasica inversa veniva rivelata si riteneva che i retrovirus fossero presenti. Ma dopo dieci anni di fallimenti, si cambio’ pista.
In quel momento storico, con somme ingenti che non avevano dato nessun risultato, era quasi obbligata una conversione di tutte quelle strutture e dipartimenti e investimenti all’immensa balla della ricerca sull’AIDS!
Fu chiaro in quel momento storico a tutti i partecipanti che formulare una qualsiasi ipotesi di un ruolo dei retrovirus in una patologia umana sarebbe stato appoggiato dal sistema con tutte le sue forze politiche ed economiche disponibili!
Servivano categorie in cui si potessero trovare facilmente persone che erano molto malate per attribuire su loro l’epidemia dell’ipotetico retrovirus assassino.
Gallo dimostro’ che almeno si poteva attribuire ad un test di frammenti di HIV la malattie dei drogati.
28 anni dopo si parla sempre di meno di HIV, Gallo non ricevette il premio Nobel perche’ i test da lui brevettati avevano delle evidenti forzature.
Un tessuto pieno di retrovirus e’ la placenta.
Gallo riusci’ ad isolare l’attivita’ retrovirale solo quando tessuti placentari erano aggiunti.
Gli ultimi sviluppi dimostrano ormai inequivocabilmente che il passaggio da RNA a DNA non è affatto una ABERRAZIONE, piuttosto è ciò che potrebbe spiegare la complessità umana.
Il DNA sarebbe allora come una sorta di libreria dove il RNA va a prendere le informazioni che gli servono per governare la cellula.
L’intero gruppo cui l’HIV apparterrebbe, i retrovirus, non ha niente di patologico e non e’ un gruppo di virus.
Era ritenuto tale fino all’inizio degli anni ottanta.
La questione è stata ben sintetizzata nel 1998 dal virologo Stephen Lanka: “…studiando la biologia evolutiva trovai che ognuno dei nostri genomi, e quelli delle maggiori piante e animali, è il prodotto della cosiddetta trascrizione inversa: RNA che si trascrive nel DNA. L’intero gruppo di virus cui l’HIV apparterrebbe, i retrovirus nei fatti non esiste per nulla”.
Allucinazione di massa pilotata: H.I.V. , ovvero “La scienza del panico”, realizzato nel 2011, durata 80 minuti.

http://vimeo.com/36086158

Un documentario di Isabel Otaduy Sömme e Patrizia Monzani (con Arantxa Martinez)

http://www.youtube.com/embed/oF0-MwgxHQQ frameborder=0 width=400 height


LA CAPACITA’ D’AGIRE


L'OGVP identifica nella capacità di agire la facoltà di compiere atti e azioni destinati all'esercizio dei diritti spettanti o per l'adempimento dei doveri cui si è tenuti.
Il Popolo Veneto, proprio in virtù della propria sovranità, è detentore di soggettività giuridica primaria e la sua capacità giuridica è prevalente rispetto a qualsiasi soggetto giuridico riconosciuto dal medesimo ordinamento veneto.

IL RAPPORTO GIURIDICIO (LE RELAZIONI GIURIDICHE)


Per rapporto giuridico si intende la relazione che intercorre tra soggetti giuridici (anche con beni giuridici) e disciplinata dall’ordinamento stesso.
I rapporti giuridici qualificano e regolano di fatto la posizione giuridica di ogni soggetto dotato di personalità giuridica che interagisce con le cose o gli altri soggetti di diritto.
In virtù della sovranità di cui è detentore il Popolo Veneto l’ordinamento giuridico riconosce la sua posizione giuridicamente rilevante rispetto ad ogni soggetto giuridico riconosciuto sia pubblico che privato.
Tutte le relazioni giuridiche sono disciplinate dalla legge e dal buon senso.

LA PERSONA GIURIDICA


L'OGVP intende come persona giuridica quel complesso organizzato di persone e di beni al quale attribuisce la capacità giuridica facendone così un soggetto di diritto.
Le persone giuridiche sono distinte in pubbliche e private; le prime possono perseguire esclusivi interessi pubblici mentre le seconde possono perseguire anche interessi privati.
Nessuna persona giuridica ha facoltà prevalenti rispetto ai diritti goduti dal titolare di soggettività giuridica primaria.

LA PERSONALITA’ GIURIDICA


L'OGVP riconosce personalità giuridica ai soggetti titolari del diritto all’esercizio della capacità giuridica, ovvero l’effettuale idoneità ad essere titolare di diritti e di doveri.
Tale peculiarità non può essere avulsa dalla capacità di beneficiare dei diritti e dalla responsabilità derivante dai doveri.
La personalità giuridica non è mai prevalente rispetto ai diritti goduti dal titolare di soggettività giuridica primaria.

LA SOGGETTIVITA’ GIURIDICA ACCESSORIA (ESSERI BIOLOGICI VIVENTI IN NATURA)


L’OGVP riconosce ad ogni organismo vivente in natura, così come comunemente riconosciuto per tale, una soggettività giuridica accessoria o c.d. secondaria.
Rispettando il principio costituzionale per cui l’ordinamento veneto tutela l’ecosistema nazionale e mondiale con la salvaguardia naturale dell’ambiente in tutti i suoi aspetti, luce, aria, acqua e terra, ad ogni essere biologicamente vivente in natura è riconosciuta una soggettività giuridica complementare e destinataria pertanto del diritto all’esistenza secondo il processo naturale della propria specie.
Il diritto ad un’esistenza naturale preclude la facoltà di interromperne volontariamente la stessa o di determinarne un suo innaturale svolgimento.
La soggettività giuridica primaria dell’essere umano è prevalente solo nei casi espressamente indicati dalla legge e per il determinarsi di uno stato di reale necessità.

LA SOGGETTIVITA’ GIURIDICA PRIMARIA


L’ordinamento veneto riconosce ad ogni essere umano vivente la soggettività giuridica primaria che lo qualifica come persona e come tale titolare dei diritti fondamentali dell’uomo comunemente riconosciuti.
Ogni persona fin dal proprio concepimento, senza alcuna distinzione di sesso, razza, condizione fisica e psichica, acquisisce unicità e soggettività giuridica primaria divenendo titolare dei diritti fondamentali dell’uomo che l'ordinamento veneto riconosce come naturali, incedibili e inalienabili.

 

IL FINE COMUNE DEL POPOLO VENETO

Il MLNV è per la costituzione di uno stato democratico attraverso il quale il Popolo Veneto possa assicurare a tutti i propri membri:

  • la pacifica e serena convivenza civile;
  • la giustizia;
  • il perseguimento del bene comune dell’intera comunità;
  • le giuste libertà individuali e sociali;
  • la libertà religiosa.

2012.10.09 – VIA LIBERA UFFICIALE AL MES (ESM): SIAMO UFFICIALMENTE IN DITTATURA ECONOMICA

 
pubblicata da Lord-Hatech Proarisetfocis il giorno Lunedì 8 ottobre 2012 alle ore 22.32 ·
 
LEGGERE E DIVULGARE
Oggi, 8 Ottobre 2012, inizia ufficialmente la Dittatura Economica Europea, a cui l'Italia dovrà obbedire ciecamente, grazie alla dissennata ratifica del trattato sul MES, avvenuta il 19 Luglio.
 
Esm, al via il Fondo Salvastati con il battesimo di Fitch: tripla A
Ne abbiamo scritto qui:
 
Da oggi, i 125.395.900.000 € (quasi 126 MILIARDI DI EURO) che l'Italia DEVE VERSARE A TITOLO DI CONTRIBUZIONE AL MES, diventano esigibili a tutti gli effetti, poiché ricordo che la quota di spettanza Italiana è del 17,9137% (diciamo il 18%) sui 700 miliardi totali previsti INIZIALMENTE.
 
Vale la pena di aggiungere che l'Italia, comunque siano suddivise le tranche di versamento, NON HA QUESTI SOLDI e quindi esistono solo e soltanto DUE possibilità:
  • Tagli ai servizi pubblici
  • Prelievo dalle tasche degli Italiani
Vi chiedo di INFORMARVI E DIVULGARE, affinché si sappia cosa ci aspetta.
Nessuno si prenderà la briga di dirlo chiaramente: ormai siamo soli.
La prima tranche di contribuzione per il MES va ad aggiungersi alla quota annuale di abbattimento del debito pubblico, in ottemperanza al Fiscal Compact, anch'esso ratificato dal governo italinicida in carica grazie ad un golpe finanziario.
 
Spendete del tempo per leggere e approfondire:
 
Non abbiamo ancora toccato la disperazione vera, come in Grecia, ma siamo sulla stessa strada. Arriveremo dopo solo perché la nostra economia ha maturato delle basi maggiormente solide, che nonostante tutto reggono bene, mentre quella greca era pesantemente compromessa.
Ma ci arriveremo.
Conosceremo la fame, la disperazione, la miseria. Forse allora sapremo reagire e disintegrare questo sistema ormai divorato da svariate metastasi.
Compriamo un bel panettone quest'anno, e cerchiamo di festeggiare dignitosamente il Natale… non saprei dire come sarà il Natale del 2013.
Lord Hatech
 
 
 

2012.10.08 – MA GUARDA UN PO’ CHE SORPRESA… ECCO I VERTICI DELLA POLIZIA ITALIANA CONDANNATI!


 
Ricordate gli atti di aggressione posti in essere contro il MLNV con artificiose operazioni polziesco/giudiziarie???
  
 (il questore straniero italiano Carmine Damiano)
 
  (la messa in scena mediatica sull'operazione nel 2009)

 
  (la messa in scena mediatica sull'operazione del 2012)
 

il 5 luglio 2012 alcuni degli alti dirigenti della polizia italiana condannati per le violenze alla Diaz di Genova:
– Franco Gratteri capo della Direzione centrale anticrimine
condannato a 4 anni per falso aggravato
– Gilberto Caldarozzi capo dello Sco (Servizio Centrale Operativo)
condannato a 3 anni, per lo stesso reato.
Ora rimossi dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri data l’interdizione dei pubblici uffici prevista dalla sentenza.
Ma che strano.
Proprio la stampa di regime ha più volte pubblicato l'attività direzionale e di coordinamento delle operazioni realizzate anche contro il MLNV ad opera dello SCO (il servizio centrale operativo della polizia italiana) e/o della direzione centrale anticrimine della polizia italiana, servizi apicali e centrali del ministero dell'interno italiano diretti proprio da questi "signori".
Che dire… credete ancora a queste gente?

 
Tanto per farvi un'idea di chi siano in realtà questi "signori"  vi proponiamo un'interrogazione di alcuni parlamentari italiani:
e per fortuna che lo dicono loro
 
 
 
 
Diaz:
Senatori Radicali e del Pd presentano interrogazione a Cancellieri a seguito di sentenza Cassazione su Diaz

I senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti coi senatori del gruppo del Partito Democratico Roberto Della Seta, Roberto Di Giovan Paolo, Francesco Ferrante e Vincenzo Vita hanno presentato ieri un'interrogazione alla Ministro Cancellieri per sapere se abbia preso cognizione delle motivazioni della sentenza della Corte di cassazione e quali determinazioni intende adottare alla luce delle stesse.
L'interrogazione ricorda come, "dalle motivazioni della Cassazione sulla vicenda della scuola Diaz di Genova del 3 ottobre scorso, emerge, tra le alre cose, che l’allora Capo della polizia, dr. De Gennaro (proprio quella personcina che mi ha destituito dalla polizia italiana nel 2000 con false motivazioni VEDI) e l’attuale Capo della polizia dr. Manganelli, pur non partecipando con responsabilità dirette ai gravi illeciti penali, si siano resi responsabili di comportamenti che hanno oggettivamente favorito l’avvio e gli sviluppi della drammatica vicenda e, che per quanto riguarda in particolare il dr. De Gennaro, risulta accertato che egli, nelle ore immediatamente precedenti l’irruzione nella Scuola Diaz, aveva dato la direttiva di operare una 'più incisiva' azione di repressione e di procedere agli arresti del caso, inviando a Genova funzionari apicali per sostituire i funzionari locali nella guida delle operazioni.
Per dare attuazione alla direttiva, si era tenuta nella questura di Genova una riunione, all’esito della quale il comando delle operazioni era stato assunto, in sostituzione di un funzionario 'dissociatosi dalla linea assunta per lo svolgimento dell’operazione', da Francesco Gratteri, definito nella sentenza 'figura apicale che ha svolto un ruolo centrale nelle vicende processuali' e che 'ha dato impulso alla scellerata opera mistificatoria', e che lo stesso dr. Gratteri era stato inviato presso la Scuola Diaz dal suo diretto superiore dr. Manganelli, con il quale era rimasto in stretto contatto durante l’intera giornata del 21.7.2001, nel corso della quale, tra le ore 20.30 e le ore 0.31, si erano registrati 19 contatti telefonici tra i due.
Alla luce di tutto cio' i Parlamentari che interrogano la Cancellieri ritengono urgente avere una risposta immediata a e chiara circa il futuro di chi, a detta della Cassazione, non avrebbe tenuto comportamenti in linea cogli obblighi di legge.
Tutti e sei i Senatori hanno inoltre presentato vari disegni di legge per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale, una questione che dopo esser stata ampiamente affrontata in commissione giustizia in Senato, era approdata in Aula dove ha subito uno stop da parte delle frange piu' conservatrici del PDL e rischia ora di esser definitivamente cancellata dall'agenda della legislatura.
Il 3 scorso, il Senatore Perduca aveva chiesto che De Gennaro rassegnasse le dimissioni.
Segue il testo integrale dell'interrogazione.
Premesso che:
– col deposito delle motivazioni, in data 3 ottobre 2012, da parte della Corte di cassazione, della sentenza relativa alla nota vicenda della Scuola Diaz di Genova, risulta definitivamente accertato che nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, vi fu una devastante irruzione delle forze di polizia, che si sono rese responsabili di una sanguinosa aggressione ai danni dei 93 pacifici occupanti della predetta Scuola, poi tratti illegittimamente in arresto;
– al fine di giustificare l’illecito comportamento di cui sopra, i responsabili dell’aggressione e degli illegittimi arresti, si sono successivamente resi responsabili di una serie di reati di falso e di calunnia;
– di tale condotta “cinica e sadica”, secondo l’apprezzamento dei giudici, si erano resi responsabili alcuni funzionari di polizia in posizioni apicali, che in questi anni e fino alla rimozione imposta dal giudicato di condanna, non solo hanno conservato tali posizioni, ma hanno addirittura ottenuto ulteriori avanzamenti di carriera;
• dalle suddette motivazioni emerge altresì che l’allora Capo della polizia, dr. De Gennaro e l’attuale Capo della polizia dr. Manganelli, pur non partecipando con responsabilità dirette ai gravi illeciti penali, si sono resi responsabili di comportamenti che hanno oggettivamente favorito l’avvio e gli sviluppi della drammatica vicenda;• per quanto riguarda in particolare il dr. De Gennaro, risulta accertato che egli, nelle ore immediatamente precedenti l’irruzione nella Scuola Diaz, aveva dato la direttiva di operare una “più incisiva” azione di repressione e di procedere agli arresti del caso, all’uopo inviando a Genova funzionari apicali per sostituire i funzionari locali nella guida delle operazioni;• per dare attuazione alla direttiva, si era tenuta nella questura di Genova una riunione, all’esito della quale il comando delle operazioni era stato assunto, in sostituzione di un funzionario “dissociatosi dalla linea assunta per lo svolgimento dell’operazione”, da Francesco Gratteri, definito nella sentenza “figura apicale che ha svolto un ruolo centrale nelle vicende processuali” e che “ha dato impulso alla scellerata opera mistificatoria”;• lo stesso dr. Gratteri era stato inviato presso la Scuola Diaz dal suo diretto superiore dr. Manganelli, con il quale era rimasto in stretto contatto durante l’intera giornata del 21.7.2001, nel corso della quale, tra le ore 20.30 e le ore 0.31, si erano registrati 19 contatti telefonici tra i due;
– evidenti appaiono pertanto, al di là delle responsabilità penali, le responsabilità funzionali dell’allora e dell’attuale Capo della polizia.
si chiede di sapere se:
Il Ministro interrogato abbia preso cognizione delle motivazioni della sentenza della Corte di cassazione e quali determinazioni intende adottare alla luce delle stesse.
 
 
proprio tutta un'altra polizia
 
 
 
 

2012.10.08 – LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL’IRRUZIONE NELLA SCUOLA DI GENOVA DURANTE IL G8


Diaz, la Cassazione conferma le condanne per i vertici della polizia: scatta la sospensione
Prescritto il reato di lesioni gravi per nove agenti del nucleo speciale della Mobile. Il Viminale: «Sentenza da rispettare»
La sentenza della CASSAZIONE sull'irruzione nella scuola di genova durante il g8
Diaz, la Cassazione conferma le condanne
per i vertici della polizia: scatta la sospensione
Prescritto il reato di lesioni gravi per nove agenti del nucleo speciale della Mobile. Il Viminale: «Sentenza da rispettare»
Confermate in via definitiva le condanne per falso aggravato inflitte agli alti funzionari di polizia coinvolti nelle violenze alla scuola Diaz di Genova, il 21 luglio 2001.
Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione. Nel dettaglio, la Cassazione ha confermato l'impianto accusatorio della Corte d'Appello di Genova del 18 maggio 2010.
Convalidata la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; convalidati anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore Ucigos ai tempi del G8, oggi capo del reparto analisi dell'Aisi.
Tre anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo.
Convalidata anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma.
La conferma delle condanne comporterà la sospensione dal servizio per i funzionari dal momento che nei loro confronti è stata applicata la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti.
Si tratta degli agenti di polizia Tucci, Cenni, Basili, Ledoti, Compagnone, Stranieri, Lucaroni e Zaccaria.
A quanto si è appreso nei loro confronti, data la dichiarazione di prescrizione, non dovrebbe scattare la pena accessoria della condanna all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
 
La conferma della condanna
 
IL VIMINALE (il ministero dell'interno italiano)
«La sentenza della Corte di Cassazione va rispettata come tutte le decisioni della Magistratura.
Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte.
La sentenza mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni.
Questo non significa che ora si debba dimenticare. Anzi, il caso della Diaz deve restare nella memoria».
Lo afferma in una nota il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri.
«Ma proprio le definitive parole dei giudici ci devono spingere a guardare avanti sicuri che le Forze di Polizia sono per i cittadini italiani una garanzia per la sicurezza e per la democrazia – prosegue il ministro –
Del resto nessuno può dimenticare l'attività quotidiana di tante donne e uomini della Polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti».
 
MANGANELLI (l'attuale capo della polizia italiana)
La Polizia «accoglie la sentenza della magistratura con il massimo dovuto rispetto e ribadisce l'impegno a proseguire nel costante miglioramento del percorso formativo relativo al complesso campo dell'ordine e della sicurezza pubblica».
Queste le parole del Capo della Polizia, Antonio Manganelli dopo la sentenza sui fatti di Genova. «Esprimo apprezzamento e orgoglio per la maturità, l'onestà, la dedizione e l'entusiasmo con cui quotidianamente il Paese viene servito dalle donne e dagli uomini delle forze di polizia» ha aggiunto Manganelli.
I LEGALI –
«Giustizia è fatta: ci sono voluti 11 anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa.
Mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della Polizia di così alto livello» ha commentato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global picchiati alla Diaz. «La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato, rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche» ha aggiunto l'avvocato Francesco Romeo, difensore di alcune vittime del pestaggio alla Diaz.
 
Il commento di G. Bianconi: «Sentenza terremoto»
 
«DE GENNARO SI DIMETTA»
«Chiedo formalmente che il Presidente Napolitano, come rappresentante dell'unità del Paese, chieda scusa alle vittime dei fatti della Diaz e di Bolzaneto» ha dichiarato Vittorio Agnoletto, l'ex portavoce del Genoa Social Forum del 2001.
Per Agnoletto, inoltre, Gianni De Gennaro, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex capo della Polizia, «deve rassegnare le dimissioni, perchè anche in assenza di una condanna giudiziaria esiste una condanna morale e professionale per ciò che è accaduto».
 
LE REAZIONI
«Una notizia positiva.
 Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione.
Vuol dire che in questo Paese c'è ancora un barlume di giustizia» ha commentato Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il giovane morto nel luglio 2001 durante gli scontri al G8.
«Ora -ha aggiunto- speriamo che ci siano altre pagine di questo genere.
Cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull'assassinio di Carlo».
«La nube tossica che per 11 anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta» ha commentato Nichi Vendola presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
«La Cassazione ci dice, con sentenza definitiva,- prosegue il leader di Sel – che a Genova nel luglio 2001 i tutori della legge si trasformarono in carnefici di ragazzini.
Per me, lo dico con viva emozione, è un raggio di verità e giustizia che illumina una pagina buia della storia italiana».
 
AMNESTY INTERNATIONAL
Per Amnesty International si tratta di «una sentenza importante, che finalmente e definitivamente, anche se molto tardi, riconosce che agenti e funzionari dello stato si resero colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere».
Tuttavia, per Amnesty «i fallimenti e le omissioni dello stato nel rendere pienamente giustizia alle vittime delle violenze del G8 di Genova sono di tale entità che queste condanne lasciano comunque l'amaro in bocca: arrivano tardi, con pene che non riflettono la gravità dei crimini accertati, e che in buona parte non verranno eseguite a causa della prescrizione, e a seguito di attività investigative difficili ed ostacolate da agenti e dirigenti di polizia che avrebbero dovuto sentire il dovere di contribuire all'accertamento di fatti tanto gravi.
Soprattutto, queste condanne coinvolgono un numero molto piccolo di coloro che parteciparono alle violenze ed alle attività criminali volte a nascondere i reati compiuti».
 
L'ITER GIUDIZIARIO
In primo grado, il 13 novembre del 2008, 13 imputati erano stati condannati complessivamente a 35 anni e 7 mesi di reclusione e altri 16, tra cui i vertici della catena di comando, erano stati assolti. Il 18 maggio del 2010 la terza sezione della Corte d'Appello di Genova ha sostanzialmente ribaltato la sentenza, condannando 25 imputati su 28, compresi tutti i vertici della polizia che erano stati assolti nel precedente giudizio, ad una pena complessiva di oltre 98 anni e 3 mesi di reclusione.
L'ex comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, era stato condannato a 5 anni, il capo del dipartimento centrale anticrimine, Francesco Gratteri e l'ex vicedirettore dell'Ucigos, Giovanni Luperi, a 4 anni, l'ex dirigente della Digos di Genova, Spartaco Mortola e l'ex vicecapo del Servizio centrale operativo, Gilberto Caldarozzi, a 3 anni e 8 mesi, con la pena accessoria dell'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
Per Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, e oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è stato fatto un processo parallelo.
De Gennaro, assolto in primo grado, ma condannato in appello a un anno e 4 mesi, viene prosciolto definitivamente da ogni accusa dalla Cassazione, che, nel novembre 2011, annulla la sentenza d'appello «perchè il fatto non sussiste».
 
IL BLITZ ALLA DIAZ
Il blitz alla scuola Diaz, dove il Comune di Genova aveva alloggiato gli attivisti del Genoa Social forum giunti nel capoluogo ligure per le manifestazioni contro il G8 del 2001, avviene nella serata del 21 luglio.
Il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani.
Quasi 400 agenti di polizia fanno irruzione nel complesso scolastico, molti vengono picchiati, le loro facce insanguinate vengono ritratte in foto e filmati e fanno il giro del mondo.
( tratto da un articolo da il CORRIERE DELLA SERA: http://www.corriere.it/cronache/12_luglio_05/diaz-cassazione_03e8bb5e-c6aa-11e1-8ab7-67e552429064.shtml )

ROMA
Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no-global inerti e innocenti, hanno «gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero».Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, appena depositate, del processo Diaz che ha decapitato i vertici della polizia. La «gravità» dei reati commessi dai funzionari della polizia, come quello della violazione «dei doveri di fedeltà» delle calunnie e dei falsi, legittima il no «al riconoscimento delle attenuanti generiche» a favore degli imputati. Hanno commesso una «consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura».

Le motivazioni della Cassazione.
La Cassazione, nelle motivazioni del processo Diaz evidenzia, come già fatto dalla Corte d'Appello di Genova, «l'odiosità del comportamento» dei vertici di comando. «Di chi, in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari – è scritto – una volta preso atto che l'esito della perquisizione si era risolto nell'ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze». In pratica, crearono verbali menzogneri «funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa». Ed avevano formulato le accuse «in modo logico e coerente, tanto da indurre i pubblici ministeri a chiedere, e ottenere seppure in parte, la convalida degli arresti».

I poliziotti gridavano bastardi.
I poliziotti che fecero irruzione alla scuola Diaz di Genova – durante il G8 del 2001 – «si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti tonfa) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di non violenza provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di bastardi». Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni di conferma delle condanne ai vertici della polizia per il pestaggio alla Diaz.
( tratto da un articolo de il MESSAGGERO: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/diaz_polizia_cassazione/notizie/223008.shtml )
 
Cassazione: prosciolto De Gennaro (eh eh eh … e quando mai!)
Roma
Il blitz delle forze dell’ordine alla scuola Diaz di Genova, la sera del 21 luglio del 2001, al G8 durante il quale perse la vita il giovane manifestante Carlo Giuliani, fu «eseguito con inusitata violenza dai 300 agenti operanti, pur in assenza di reali gesti di resistenza» da parte dei 93 no-global arrestati e portati nella caserma Bolzaneto dove «subiscono altri atti di prevaricazione», anche dalla polizia penitenziaria.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del proscioglimento dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ora sottosegretario con delega all’Intelligence , che la corte d’Appello – il 17 giugno 2010 – aveva condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per aver istigato alla falsa testimonianza l’ex questore Francesco Colucci, insieme all’ex capo della Digos Spartaco Mortola, condannato a un anno e due mesi e anche lui assolto.
Il fascicolo di De Gennaro e Mortola, che hanno scelto il rito abbreviato, è il primo capitolo del G8 ad approdare alla Suprema Corte – anche se nato per ultimo – ed, essendo corredato dalle due sentenze di merito già emesse nei confronti dei 25 agenti e dirigenti della polizia colpevoli del pestaggio alla Diaz, la Cassazione ne ha potuto prendere visione e maturare un giudizio «sul piano della ricostruzione storica degli eventi».
Questo in attesa che il processo principale del G8, quello sulla «macelleria messicana» avvenuta alla Diaz, si celebri il prossimo 11 giugno, quando è fissata la prima udienza innanzi alla Quinta sezione penale del Palazzaccio. Intanto, comunque, i supremi giudici – nella sentenza 20656 – affermano che «le indagini di polizia giudiziaria, rapidamente promosse dalla Procura di Genova, consentono, alla luce delle concordi dichiarazioni dei manifestanti, delle testimonianze assunte e di molti reperti video-fotografici e documentari, di chiarire subito i profili di abusività e ingiustificata durezza dell’azione portata a compimento nella scuola».
La Cassazione ricorda subito che il presupposto del blitz si basa sulla «accertata falsità del ritrovamento di due bottiglie molotov» nella Diaz, mendacio «asseverato nella maggior parte dei verbali di arresto» dei 93 no-global. In pratica, la storia delle molotov è servita alla polizia solo per legittimare «falsamente “a posteriori” l’arresto in flagranza» degli ospiti della Diaz. Venendo a De Gennaro, la Suprema Corte rileva che il verdetto di appello è «caratterizzato da elementi il più delle volte soltanto congetturali se non apodittici», di cui sono traccia i frequenti «non può non ritenersi» o frasi come «un astratto contributo».
Tutto il processo si riduce ad una circostanza – riassume la Cassazione – se sia stato lui a mandare Roberto Sgalla, allora capo delle relazioni esterne della polizia, alla Diaz, la sera dell’irruzione, o se Sgalla abbia ricevuto la chiamata da Colucci.
I supremi giudici osservano che dagli atti emerge che Colucci – il quale inizialmente disse che fu De Gennaro ad esortarlo a chiamare Sgalla e poi ritrattò la deposizione, dopo abboccamenti con lo stesso De Gennaro e Mortola – fece una prima chiamata a Sgalla e dopo a De Gennaro, il che farebbe presumere che fu l’ex questore a dire all’addetto stampa di andare alla Diaz, tanto più che il Capo della Polizia «ben più agevolmente e con l’autorevolezza del suo ruolo avrebbe potuto mettersi in contatto con Sgalla senza l’intermediazione del questore».
Nessuno, però, sottolinea l’alta Corte si è preso la briga, durante il processo, di chiedere a Sgalla da chi avesse ricevuto l’ordine: si tratta però di una faccenda «destituita di ogni profilo di seria pertinenza».
De Gennaro era al corrente del blitz, tanto che autorizzò l’uso anche di contingenti dei carabinieri, ricorda la Cassazione, ma non diede ordini sulle modalità dell’irruzione – non c’è nessuna prova – anzi raccomandò prudenza.
Per Colucci il processo è in corso e deve spiegare perché cambiò versione sulla catena di comando la sera del blitz nel quale 93 uomini e donne inermi, giornalisti compresi, furono massacrati di botte e sbattuti in carcere.
( tratto da un articolo de il SECOLO XIX: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/05/28/APbgXpbC-cassazione_prosciolto_gennaro.shtml ).

2012.08.24 – FACEBOOK…E LO STATO CANAGLIA ITALIANO.

 

Facebook: il ministero degli Interni ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili
 
Posted on 15 febbraio 2012
 
Il ministero degli Interni italiano ha ottenuto dai vertici di Facebook le chiavi per entrare nei profili degli utenti anche senza mandato della magistratura.
Una violazione della privacy che farà molto discutere.
Negli Stati Uniti, tra migliaia di polemiche, è sul tavolo un disegno di legge che, se sarà approvato, permetterà alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.In Italia in silenzio e senza clamore, lo hanno già fatto.
I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare alcuna richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari per una rogatoria internazionale.
Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa.
Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell’ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l’autorizzazione di un pubblico ministero.
In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.
Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy?
Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati.
Sempre più persone condur l’enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui cono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali.
Con la differenza che proprio pea molto facile finire nel mirino dei cyberop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l’amicizia a qualcuno che graviti in ambienti “interessanti” per le forze dell’ordine.
A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi “ghisa” nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento.
Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità.
Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell’ordine.
E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma.
Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi.
Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse.
Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici.
Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa.
A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». 
Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.
In teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell’ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti.
Un investigatore milanese rivela a “L’espresso” che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno.
Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c’e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l’autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche.
Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l’ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l’esca.
 II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio.
E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare “amici” di tutti i soggetti che ci interessano».
Di tutta questa attività, spiega ancora l’ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale».
Da oggi, in virtù dell’accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».
 
fonte (L’Espresso)
tratto da:
http://mondonewss24.altervista.org/blog/facebook-il-ministero-degli-interni-ha-ottenuto-le-chiavi-per-entrare-nei-profili/

2012.07.22 – E GLI SLOVENI SI RISCOPRONO VENETI???

da un articolo della Tribuna del 22.07.2012 (clicca qui per visionarlo)
22 luglio 2012
di Paolo Coltro
Si vuole qui raccontare come la cultura faccia più Europa di quanto succede a Bruxelles o Strasburgo.
Di come possa superare i confini volando alto e subito dopo atterrando tra la gente: quella di oggi, ma anche quella dei secoli passati.
Perché la cultura utilizzata, in questo caso, è quella degli storici.
Così, succede che a Capodistria si sia formato un Centro di ricerca per la storia di Venezia, che è una notizia forte ed entusiasmante per tutto ciò che significa: un ponte tra due Stati, Italia e Slovenia, (un'ostrega, diciamo noi, tra italia e Slovenia, ma tra Veneto e Slovenia) spesso contrapposti proprio su questioni derivate dalla storia; un lavoro comune che vuol dire riconoscimento di un passato di riferimento condiviso e da leggere in chiave attuale; infine, ma soprattutto, il superamento di stratificazioni ideologiche (quelle fasciste italiane, quelle comuniste titine) che di fronte alla storia vera, quella dei secoli, dimostrano tutta la loro evanescenza.
Come spesso accade, le belle idee camminano con le gambe di persone fisiche.
Anche in questo caso: da una parte, a Capodistria Koper c'è il professor Darko Darovec, medievista e modernista e grande organizzatore; a Venezia Ca' Foscari il professor Claudio Povolo, allievo di Gaetano Cozzi, storico dai multiformi interessi: dalle tradizioni popolari alla koinè mediterranea, dal governo della Serenissima ai sistemi sociali e al ruolo delle religioni.
Questa storia di persone, storia di storici, parte vent'anni fa.
A Capodistria, spopolata dall'esodo degli italiani, ad inizio anni novanta si forma un piccolo gruppo di intellettuali raccolti attorno all'Archivio di Stato, tra loro anche il direttore del locale museo: si battezzano Società storica del Litorale, sembra una delle cento iniziative localistiche.
Un angolo di provincia con idee tutt'altro che provinciali.
Il giovane, allora, Darko Darovec è il motore: con coraggio decide che il primo convegno espressione pubblica del suo gruppo sia dedicato a «Venezia e l'Istria».
Sembra quasi ovvio ma non lo è.
Nel 1991, ben prima che l'idea di Europa cominci a realizzarsi, nell'ex Jugoslavia e quindi in Slovenia, sono forti le folate anti italiane.
E occuparsi di Venezia per molti significa occuparsi dell'Italia, con un errore storico evidente ma non avvertito dalla politica.
Le tracce più recenti – ferite non ancora rimarginate, da una parte e dall'altra – sono l'occupazione fascista e l'italianizzazione spinta di quelle terre, i soprusi e le vendette, le due stagioni delle foibe (1943 e 1945, da rileggere con attenzione), e poi i confini, e poi l'esodo in massa degli italiani, l'irrisolta questione dei loro beni…
Per la memoria recente, questi sono gli italiani per gli sloveni; e viceversa, gli italiani si sentono da decenni profughi e derubati, in una contrapposizione che il ricorrente ricordo degli esuli non sopisce: ricordiamoci che esiste ancora, qui da noi, il comune di Fiume in esilio.
Darovec tira dritto, fa il suo convegno e chiama da Venezia Claudio Povolo, superando le ostilità della politica e dello stesso mondo universitario, che allora vuol dire Lubiana.
Il convegno recepisce il principio del common heritage, quell'eredità comune che unisce invece di dividere.
Quel consesso di studiosi intacca un tabù, incrina la crosta della diffidenza, apre una porta.
Ogni due anni a Capodistria il Centro di Ricerche Scientifiche organizza un convegno, sulle tematiche più diverse: arrivano storici da tutt'Europa e anche dagli Stati Uniti.
Negli anni, il centro diventa sempre più dinamico: ci lavorano 80-100 ricercatori, che cercano nella storia, ma soprattutto cercano finanziamenti europei per i loro studi, quello che da noi si fa poco o niente.
In questo Darovec è un mago, i suoi progetti sono seri e vengono accolti.
Il Centro di Capodistria diventa così forte che la sua gente può dar vita all'Università di Koper, indipendente da quella di Lubiana: il che è un successo anche politico. Claudio Povolo è l'italiano del gruppo: ed è paradossale che di questa sua attività si stupiscano più a Venezia che a Koper.
In fin dei conti si deve al "coraggio" di Darovec e alla presenza di Povolo se in qualche modo Venezia si esporta dove per secoli c'era già.
Ma si avanti: il primo Centro, poi l'Università e ora il Centro Interuniversitario per il Patrimonio Storico-Culturale Veneto ricerche per la storia di Venezia, il cui significato va molto oltre il suo nome.
Va molto oltre, per esempio, a tutte le iniziative sull'identità veneta partorite dalla politica leghista di casa nostra.
Nasce, il Centro, da presupposti diversi e da un progetto battezzato Shared Culture, cultura condivisa.
Spiega Povolo: «Per ritrovare una comune identità culturale spogliata da ogni nazionalismo», e bisogna riconoscere che è uno sforzo soprattutto sloveno.
I rapporti sempre più stretti tra studiosi dalla visione larga forse sconfiggono le posizioni di pancia di qua e di là del confine.
Soprattutto un concetto è chiaro, da una parte e dall'altra: i vent'anni di fascismo non fondano un'italianità che in questo modo diventa pretestuosa e le conferiscono connotati distorti.
Molto meglio ritrovare radici comuni e vicende condivise tornando indietro nella storia, quando governava Venezia.
Che, tanto per dire, nel Cinquecento, per ripopolare l'Istria svuotata da una pestilenza, introduce popolazioni slave, regalando terre ai Morlacchi perché si insedino.
Altro che l'italianità dei muscoli e dei podestà in orbace… Dice Povolo: «Si tratta di decostruire tutto il periodo successivo alla presenza della Serenissima», il che significa proporre ragioni diverse per la cultura condivisa.
Certo, l'idea di Europa e il processo politico dal 2000 in poi hanno aiutato, ma pare che a Koper sloveni e italiani ci siano arrivati prima e insieme.
Con gli studi, con i convegni, che però non sono stati solo parole.
Insomma, è questo il piccolo miracolo da raccontare, il risvolto concreto, l'idea che si traduce in qualcosa di tangibile.
E' nato il centro studi per la storia di Venezia, che è fifty fifty sloveno e italiano: nel comitato scientifico ci sono tre docenti sloveni e tre italiani, tutti di Ca' Foscari: Luciano Pezzolo, Paolo Eleuteri e naturalmente Claudio Povolo, onorato anche con il ruolo di presidente.
Si "tocca" fisicamente il Centro: perché il comune di Capodistria ha donato palazzo Baseggio-Tiepolo, naturalmente appartenuto a famiglie veneziane, e lo sta restaurando.
E al restauro ha collaborato anche Guido Biscontin, altro docente veneziano.
Tutto naturalmente con denaro sloveno, magari ottenuto dall'Europa, ma sloveno.
Venezia, s'intende l'Università e la Regione, non ci hanno messo un euro.
Ora la Regione parteciperà alla pubblicazione di uno studio sulle suppliche alle magistrature veneziane provenienti dall'Istria dal '500 in poi, che è una goccia nel mare ma almeno è una goccia.
A Ca' Foscari, quando è stato presentato ufficialmente il Centro neonato a Capodistria dopo vent'anni di collaborazione diciamo così individuale, il rettore Carraro era impegnato ad illustrare l'iniziativa Art Night: encomiabile, al passo con i tempi, mediaticamente suggestiva.
Ma diversa dalla shared culture che apre orizzonti diversi tra italiani e sloveni.
Perché la cultura apre strade a tutto il resto, favorisce la comprensione, sgretola i pregiudizi e facilita, per esempio, anche gli scambi commerciali.
Il prossimo convegno, a maggio nel palazzo Baseggio-Tiepolo finito di restaurare, sarà dedicato alle Contaminazioni: sul concetto di difesa dell'identità, ogni gruppo per sé, con le cause e gli effetti.
Insomma, si mette il dito proprio sulla piaga.
Per farla rimarginare.
e aggiungiamo noi…
per far rimarginare questa piaga (che per noi è l'italia), FUORI L'ITALIA DALLA REPUBBLICA VENETA!

23.06.2012 – GIANNOTTI BRUNO – PIEDIMONTE SAN GERMANO (FROSINONE)


COGNOME : giannotti
NOME : bruno
DATA NASCITA : 27/04/1981
SESSO : M
INDIRIZZO : via enrico loris
CAP : 03030
COMUNE : piedimonte san germano
PROVINCIA : frosinone
TELEFONO : 3270156411
FAX :
E-MAIL : brunogiannotti@libero.it
TITOLO STUDIO : licenza media
POSIZIONE : PRIVO DI OCCUPAZIONE
LOCALITA’ LAV. : ovunque (mi trasferisco immediatamente…è urgente aspetto un bimbo per fine settembre)
CURRICULUM : Servizio di leva assolto nei vigili del fuoco nell’ anno 1999/2000;
Operaio generico metalmeccanico in catena di montaggio presso Lear Corporation, per mesi sei;
Guardia giurata armata presso Metronotte città di Cassino per anni tre;
Cameriere e aiuto cucina in ristorante;
Rappresentante/venditore di contratti telefonia mobile per la Wind Mobile;
Rappresentante/venditore di polizze assicurative per la Generali Assicurazioni;
Operaio, carrellista, sequenziatore e magazziniere presso la Ceva Logistics di Cassino per anni uno;
Autista di bisarca su territorio nazionale presso TVL di Piedimonte San Germano per mesi tre (periodo corto causa assunzione per sostituire autista infortunato);
Autista di bisarca su territorio estero presso Simone Trasporti;
Magazziniere e addetto consegne con furgone presso Qualitalia Gastrochef di Aquino (ingrosso accessori e alimenti nel settore macelleria) nel territorio del Lazio e parte della Campania e Abbruzzo;

In possesso delle patenti B, C, E, CQC e carta per cronotachigrafo digitale.

2012.06.04 – MLNS – DENUNCIA DI OCCUPAZIONE, DOMINAZIONE E COLONIZZAZIONE DELLA NAZIONE SARDA


Cagliari, 04 giugno 2012SPETT. LE O.N.U. DIRECTOR GENERAL Mr. Kassym-Jomart Tokayev Palais des Nations Avenue de la Paix 8-14 1211 Geneva 10 Switzerland OGGETTO : Denuncia di occupazione, dominazione e colonizzazione della NAZIONE SARDA da parte dello Stato straniero italiano – Rivendicazione di sovranità de Popolo Sardo Con il presente documento il MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU (Movimento di Liberazione Nazionale Sardo) rivendica la sovranità del Popolo Sardo ed esige la liberazione della Nazione Sarda dall’occupazione illecita e illegittima dello stato straniero italiano. Alla Nazione Sarda ed al suo Popolo, storicamente indipendente dal IX al XV secolo d.c., è impedito l’esercizio del legittimo diritto alla sovranità nel proprio territorio a causa dell’occupazione italiana, uno stato straniero colonialista e razzista. Storicamente la Nazione Sarda dal 1409 ha subito l’occupazione della Corona d’Aragona, nel 1718 dell’Austria e dal 1720 dei Savoia; dal 1861 vi è poi “de jure e de facto” l’illegittima, illecita, nonché violenta e repressiva occupazione, anche militare, dello stato straniero italiano. CIO’ PREMESSO Codesta Organizzazione delle Nazioni Unite si attivi, unitamente e d’intesa con questo MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU per garantire l’immediata cessazione dell’illegittima ed illecita occupazione dello stato straniero italiano dal territorio della Nazione Sarda. Assicuri l’immediato effettivo ritiro dello stato occupante, con le sue istituzioni e le sue forze armate, dal territorio della Nazione Sarda Garantisca la necessaria istituzione della Polizia Sarda e la affianchi con l’invio di proprie forze di interposizione ai confini territoriali e con l’invio di propri Osservatori onde consentire le libere elezioni dei nuovi Organi Istituzionali del Popolo Sardo. Sostenga, anche con finanziamento ad hoc il processo di ripristino e di ricostruzione della Nazione Sarda Condanni lo stato straniero italiano al risarcimento di tutti i danni da occupazione, comprensivo dei danni di guerra per i passati conflitti mondiali e colonialisti e dall’illegittimo prelievo fiscale dal 1861 alla data dell’effettiva cessazione della suddetta occupazione PRENDA ATTO -del costituitosi presente MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU, nato al solo e imprescindibile scopo di liberare il Popolo Sardo dall’occupazione, dalla dominazione e dalla colonizzazione posta in essere dallo stato straniero italiano -della legittimazione di questo MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU ad agire in nome del Popolo Sardo sul piano internazionale attraverso il proprio apparato istituzionale ai sensi e per gli effetti dell’art. 96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977. -Dell’elevato valore e del vitale interesse per il Popolo Sardo che ha questo documento e che esso sia recepito nel suo più alto significato anche se in difetto, senza fraintendimenti e senza sollevare eccezione alcuna e tanto meno eccezione che possa comportarne il rigetto. Gli eventuali allegati verranno prodotti alla bisogna. Per il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu Il Presidente – Sergio Pes.

2012.06.14 – L’EUROGENDFOR E LA REPUBBLICA DEI ROBOCOP


(TRATTO DA QUI)

Di Francesco Filini
“Molto spesso la realtà supera la finzione”, un’espressione d’uso comune (ultimamente molto ricorrente) per rimarcare lo stupore che si prova di fronte a certi accadimenti, così assurdi da arrivare a superare la più sconfinata fantasia umana.
Nel mondo cinematografico vengono spesso prodotti film avveniristici e fantascientifici, con l’intento di immaginare il mondo e la società in cui viviamo in un ipotetico futuro prossimo o remoto, solo per citarne due su tutti: 2001 Odissea nello Spazio (1968) del maestro Stanley Kubrick e la trilogia Ritorno al futuro (1985), diretta da Robert Zemeckis.
Ma se c’è un film che più di ogni altro è riuscito a preconizzare i tempi che stiamo vivendo, quello è Robocop – il futuro della legge (1987) di Paul Verhoeven, dove in una distopica Detroit del futuro l’amministrazione comunale, indebitata fino al collo da una sconvolgente crisi economica e flagellata dalla conflittualità sociale, è costretta a privatizzare le forze dell’ordine cedendo la gestione del dipartimento di pubblica sicurezza alla OCP, una mastodontica multinazionale. Privatizzare la polizia è soltanto il primo passo verso l’acquisizione legale della città di Detroit da parte di una società votata esclusivamente al profitto come la OCP, che in realtà mira ad edificare una futuristica megalopoli per garantire un nuovo ordine fatto di pace, sicurezza e giustizia: Delta City.
Il Consiglio d’amministrazione della OCP è in grado di organizzare la vita dei cittadini in funzione del suo unico interesse: il profitto, che per una multinazionale è un imperativo categorico, la sua stessa ragion d’essere.
Nella Detroit del futuro Verhoeven ha immaginato la dittatura capitalista, la sottomissione legale del popolo ai padroni del profitto. Il regista olandese ha visto nella OCP i nazisti del futuro, rappresentando il nazismo oggi l’emblema del regime totalitario: infatti colori del logo OCP richiamano direttamente alla bandiera nazista.
Le assonanze con la società di oggi sono a dir poco imbarazzanti: le casse delle pubbliche amministrazioni infatti si trovano in uno stato decisamente catastrofico. La crisi economica finora è stata relegata ad un fenomeno mediatico, tant’è che ancora oggi è diffusa una certa sicurezza tra il cittadino medio, non sono poche le persone che serene e fiduciose dichiarano che noi non faremo mai la fine della Grecia. Ma questa ostentata sicurezza, che trae la sua origine da un sistema dell’informazione che riesce ad essere malato e drogato ancor più di quello politico, sarà presto minata dall’incontrovertibilità della disperazione della gente. Con le ultime misure di austerità imposte dall’€urocrazia di marca tedesca e battente badiera a stelle e strisce, e con le ancor più disastrose ricette di cura imposte dagli usurocrati sedicenti dottori della banca d’affari Goldman Sachs, la crisi sta inesorabilmente arrivando al suolo. Da mesi (se non addirittura anni) le imprese e le realtà del terzo settore che hanno svolto prestazioni per conto delle amministrazioni comunali attendono di essere liquidate. Nel frattempo, per pagare gli stipendi, i fornitori e per far fronte alle spese di gestione, le stesse sono costrette ad andare in banca a farsi scontare le fatture, pagando i soliti e usuranti tassi d’interesse, fino a quando non saranno liquidate dal debitore pubblico. Ma quando una pubblica amministrazione non riesce ad erogare denaro in virtù dei cosidetti “patti di stabilità”, alla lunga vengono meno anche i servizi. E non si parla solo di strade, edilizia, trasporti ecc… ma anche di interventi di sostegno ai più deboli. I servizi sociali rischiano infatti di essere presi a colpi di mannaia dai sempre più disperati assessori al bilancio, e ciò significa che la famiglia con un portatore d’handicap dovrà provvedere da sè al disagio, con tutto ciò che comporterà.
Altri incontrovertibili segnali della ricaduta al suolo della crisi e del conseguente depauperamento del popolo, sono il proliferare dei “Compro Oro”, ovvero di piccole botteghe di cambiavalute che lucrano sulla penuria di moneta e sulla disperazione della gente. Questi negozi escono fuori come funghi: sostituiscono con impressionante regolarità gli esercizi commerciali più piccoli. La crescente disperazione è messa in evidenza anche dal continuo sorgere, insieme ai Compro Oro, delle cosiddette “sale slot“, che altro non sono che filiali dell’Agenzia dell’Entrate in grado di illudere le masse con il sogno del soldo facile, con il mito della “svolta della vita” che ogni sofferente disagiato che si rispetti attende con devota speranza.
Questo è ciò che accade quando le città diventano facile preda dell’usura planetaria. Questa è la crisi che il regista di Robocop nel 1987 aveva immaginato nella Detroit del futuro, con il relativo avvento del privato che sostituisce il pubblico per incrementare i suoi profitti e appropriarsi dei cittadini.
Non è un caso infatti che oggi le privatizzazioni siano diventate la parola d’ordine a cui ogni pubblica amministrazione italiana è chiamata a rispondere battendo i tacchi. E nel disegno dei nuovi dominatori rappresentati dalla Troika (UE, BCE e FMI), lo smantellamento sistematico degli stati attraverso la privatizzazione del tessuto produttivo e del welfare diventa una necessità improrogabile. E gli stati dell’Unione monetaria devono sottostare al diktat, devono man mano cedere la loro sovranità (parola che suscita immediate allergie epidermiche agli €urocrati) come Mr. Goldman Sachs – Monti dichiarava sfacciatamente qualche mese fa. Devono lasciare il passo al privato, agli organismi sovranazionali non eletti e immuni a qualsiasi azione legale da parte da chicchessia. Perchè la necessita della Troika è una necessità da difendere con manganelli e proiettili di gomma se necessario. E non è detto che tutti i governi e tutti gli uomini delle forze armate siano disposti a reprimere le piazze affollate da gente che rivendica la propria sovranità, il proprio diritto ad esistere.
Ed è per questo che, esattamente come l’OCP si era impossessata delle forze dell’ordine, la Troika oggi istituisce l’Eurogendfor (EGF), ovvero la polizia agli ordini della BCE (ente privato al 100%) che sembra abbia già esordito a Piazza Syntagma reprimendo la recente rivolta d’Atene, dove il maggior sindacato di polizia greca aveva dichiarato: «Rifiutiamo di metterci contro i nostri genitori, fratelli, figli, contro i cittadini che chiedono un cambiamento». Ed aveva minacciato di arrestare i membri della Troika per «insulto alla democrazia e alla sovranità nazionale». L’EGF non deve rispondere a nessuno delle sue azioni, ha poteri illimitati e non può essere citato in giudizio. E’ un ente sovranazionale e immune nei confronti di cittadini e stati ex-sovrani.
La profezia di Verhoeven sembra essersi avverata, le grandi consorterie finanziarie europee che si nascondono dietro la Troika si stanno impadronendo degli stati nazionali, impongono le loro regole e le loro forze dell’ordine. Il tutto sta accadendo in questi giorni, con il colpevole silenzio della politica e dei mass media, anch’essi assoldati e al servizio della Troika.
Nel film del regista olandese il protagonista è Robocop, una macchina ricavata dai resti di un poliziotto massacrato dai criminali, il simbolo della tecnica che sostituisce l’uomo. Eppure alla fine sarà proprio l’androide a sventare i piani dell’OCP, la vera mandante della criminalità organizzata. Robocop ritrova la coscienza propria dell’essere umano, che alla fine prevale sulla macchina. Nella società distopica della futuristica Detroit Verhoeven lancia un messaggio di speranza e di grande fiducia verso l’uomo. Ed è su quest’ultima parte che la realtà, purtroppo, stenta a raggiungere la fantasia…

2012.06.11 – SATANA MONTI

Pubblicato il 31 maggio 2012 da

Monti ha basato la sua azione, in questi sei mesi di “duro” lavoro, su tre principii fondamentali, riassumibili in questi tre concetti.
1)      Prima aumentiamo le tasse, poi migliorerà la situazione economica.
2)      Prima facciamo chiudere tutte le aziende, poi creeremo posti di lavoro.
3)      Prima leviamo ai cittadini tutti i soldi che hanno a disposizione, poi  aumenteranno i consumi.
Tutti sappiamo in quale maniera antidemocratica Monti sia stato (im)posto al Governo dell’Italia  ma non tutti, purtroppo, credevano che Monti fosse parte attiva  di un progetto diabolico per schiavizzare i popoli.
I sei mesi del suo operato costituiscono la prova lampante che il Prof. Monti è l’espressione del male, di quell’entità che si arroga il diritto di imporre la sottomissione  dei popoli nella loro più assoluta inconsapevolezza.
Dopo sei mesi della sua satanica attività i risultati sono:  un carico fiscale molto più pesante,  un debito pubblico molto più grande di prima e la minaccia di ipoteca su tutti gli immobili privati a garanzia del debito pubblico.
Era questo il suo intento?
Un docente che applica questi tre princìpii, che sono l’esatto contrario no solo di ciò che insegna  la scienza dell’economia, ma di quanto avviene nella pratica giornaliera del  libero mercato,  sta solo completando il progetto di distruzione a cui è stato demandato.
Qualunque imprenditore sa che una pressione fiscale insostenibile come quella a cui siamo sottoposti da anni ed aggravatasi negli ultimi mesi,  può solo produrre fallimenti, dismissioni, disoccupazione e disperazione.
Qualunque di noi sa che quando un’azienda chiude è difficilissimo farla ripartire e se le cause che hanno portato alla sua chiusura coincidono con i tre principii di Monti e non vengono drasticamente rimosse, quell’azienda non riaprirà mai più.
Tutti noi sappiamo, senza averlo mai  studiato, ma per averlo testato quando, mettendo mano al nostro portafogli ci accorgiamo che è vuoto, che senza soldi in tasca non si va nei negozi a fare acquisti e senza acquisti il mercato va indietro, arretra l’economia, si va  in recessione e la recessione crea  ulteriori fallimenti, chiusure, disoccupazione e disperazione.
Monti e i suoi fratelli satanici hanno portato a termine la loro opera di disgregazione della società  democratica  ed ora i popoli si trovano ad un bivio:
– accettare passivamente il gramo destino che la banda dei diabolici potenti ha riservato  agli schiavi;
–  ribellarsi, cacciare i dèmoni impostori e riprendere in mano le redini dei propri destini.
Le sedicenti Istituzioni democratiche repubblicane  si stanno preparando a questa seconda evenienza convocando vertici nelle Prefetture per prevenire disordini  ipotetici, ma altamente probabili,  vista l’alta tensione sociale latente.
Cosa faranno?
Metteranno  in atto arresti preventivi di cittadini “esasperati”, di potenziali “sobillatori”?  O si limiteranno ad azioni di contrasto tramite le forze speciali antisommossa?
Ma queste istituzioni chi difendono?
I cittadini esasperati da imposizioni folli o i folli che continuano ad imporle?
Non sarebbe  il caso che le forze dell’ordine si aggregassero  alle sacrosante future proteste dei cittadini  per   dare  loro manforte ad assegnare tutti gli autori e spalleggiatori del disastro sociale a democratici tribunali popolari, tribunali composti da onesti cittadini, padri e madri di famiglia, per un giudizio equo e imparziale emesso secondo il principio del buon senso del padre di famiglia?
Se così non sarà, se i responsabili  la faranno ancora e sempre franca rimanendo impuniti, addirittura con la protezione di chi ha il dovere di difendere tutti  i cittadini,  queste istituzioni democratiche avranno innescato, molto  incautamente,  la miccia di una guerra civile.
Daniele Quaglia
 

2012.06.11 – IMU – QUANTO SI RISCHIA A NON PAGARE


Pubblicato il 4 giugno 2012 da
Prima l’ISI, poi l’ICI ed ora l’IMU.
L’ISI non ha storia, l’ICI fin dalla sua entrata in vigore ha provocato la repulsione totale da parte LIFE che a suo tempo ha avviato anche cause pilota contro questa tassa.
Queste cause però hanno comportato l’esclusiva uscita di risorse economiche visto che nessun giudice ha accolto le nostre istanze, per quanto fondate e valide.
Per l’IMU non siamo disposti a spendere un centesimo per contestare la sua legittimità, ma siamo ben contenti di indicare a chi non ha la possibilità di pagare entro i termini,  i rischi a cui si espone .
In questo senso ci da una mano la CGIA di Mestre che si è presa la briga di accertare l’ammontare delle sanzioni  previste per chi  non versa l’IMU.
Per una media abitazione, prima casa con rendita catastale di 430€ e garage con rendita 91 € con una prima rata,  su tre, di 50€ l’una  ci sarebbe il rischio di pagare, tra interessi e sanzioni  1,60 €,  se il pagamento avviene entro i 30 giorni dalla scadenza che arrivano a 3,13 € se il pagamento avviene entro un anno.
Oltre questo termine non è dato sapere l’importo delle sanzioni.
In questo momento di crisi, in cui 50 € possono essere più utili nelle nostre tasche piuttosto  che nelle casse dell’Esattoria, si può anche decidere serenamente di pagare più avanti dando ragione al vecchio detto: per pagare e per morire c’è sempre tempo anche in considerazione del fatto che è in’imposta contestata da molte forze politiche e da molti sindaci.
Dovesse essere abrogata come sembrerebbe possibile, memori di quanto accaduto per la tassa sul medico e consapevoli che lo Stato in questi casi non ha mai restituito al cittadino quanto pagato indebitamente ……. meglio tenersi i soldi in tasca nel rispetto di un altro detto popolare: Articolo quinto, chi si tiene i soldi ha sempre vinto!
Daniele Quaglia
Seguiamo l’esempio di Mario Monti