ATTUALITA
RITA ZANIBONI CONTRO TUTTI – A CANALE ITALIA IL 1 MAGGIO 2015
EMAIL DA ARCIPELAGO MULTIOCEANICO DELLE MICRONAZIONI UNITE
http://www.mlnv.org/main_gov/
Non solo, ma purtroppo manca almeno un Popolo, almeno una Nazione fra gli amici del Popolo Veneto.
Sono il governatore e fondatore dell'Arcipelago Multioceanico delle Micronazioni Unite (AMOMU), o della United Micronations Multi-Oceanic Archipelago (UMMOA) in inglese, l'unica micronazione al mondo riconosciuta da organizzazioni non governative (ONG) di prestigio, o organizzazioni intergovernative (OIG) che normalmente appoggiano movimenti indipendentisti di "macronazioni".
Non solo l'AMOMU ha un certo spessore nel Quinto (micronazioni virtuali e territoriali, e altre comunità politiche alternative) e Quarto Mondo (micro- e macronazioni etniche), ma anche le istituzioni dell'AMOMU hanno riconoscimento.
L'AMOMU ha infatti fondato Intermicronational World (IW), un'agenzia di notizie multilingue veramente alternativa, ma anche una radice o Internet alternativa, la Cesidian Root (CRt), e pure una piccola università, la Saint René Descartes University (StRDU), le cui lauree sono state modestamente riconosciute dal Comitato per il Nobel Norvegese (anche un nostro raccomandato come canditato per il Premio Nobel per la Pace, a dire il vero), la cui ricerca è stata perfino usata per convalidare la ricerca di altre università prestigiose, come la Illinois State Archaeological Survey [citazione], istituto archeologico della University of Illinois at Urbana-Champaign.
L'AMOMU o UMMOA è anche l'unica micronazione riconosciuta come partito internazionale da un'agenzia del governo degli Stati Uniti, la United States Patent and Trademark Office (l'Ufficio Statunitense dei Brevetti e dei Marchi di Fabbrica):
http://www.trademarks411.com/
Quello che ti scrive è il governatore dell'AMOMU, il caporedattore di International World, e modestamente il designer riconosciuto della bandiera rivoluzionaria di un'isola, la bandiera di Long Island (isola considerata dello stato di New York, ma la bandiera rappresenta un'entità insulare indipendente o quasi, che io chiamo Winnecomac):
http://www.amazon.com/
Quest'articolo, del nostro Ministero degli Esteri, disponibile in varie lingue, parla dei nostri valori nazionali, la nostra anima amomugiana:
L'AMOMU estende la sua missione nazionale per la salvaguardia linguistica pratica
http://ummoa.fm/language-
Sarei molto felice se la United Micronations Multi-Oceanic Archipelago (UMMOA) fosse aggiunta sulla vostra lista di popoli amici, e di cominciare rapporti d'amicizia con voi. Ecco i nostri amici, ma collaboriamo, con minor frequenza, con tante altre nazioni e organizzazioni di buona volontà:
Nation Directory
http://nationdirectory.com
Abbiamo anche fondato altre organizzazioni speciali (un qualcosa potenzialmente migliore dell'ONU), e sono disposto a chiarire qualsiasi domanda abbiate.
Cordiali saluti,
On. Rev.mo Dr. Cesidio Tallini
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HMRD Cesidio Tallini
United Micronations Multi-Oceanic Archipelago (UMMOA*†‡)
USA
* UMMOA is a trademark registered in the US Patent and Trademark Office (USPTO).
† Member: Organization of Emerging African States (OEAS), a young IGO and 501(c)(3) Public Charity.
‡ State recognition: Republic of Cabinda; Government of Southern Cameroons; and informal relations with State of Savoy
APPELLO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DELLA REPUBBLICA POPOLARE DI DENECK AI GOVERNI E AI POPOLI DEL MONDO

“Il 24 aprile 2014, nella citta’ di Slavjansk, i gruppi armati ucraini, che seguono gli ordini criminosi della giunta di Kiev, hanno messo in atto un crudele attacco nei confronti dei cittadini della Repubblica Popolare di Donec’k, servendosi dell’aviazione e di mezzi corazzati.
Con il loro brutale operato, le autorita’ illegittime di Kiev hanno calpestato i principi fondamentali del diritto internazionale, riportati nel Preambolo allo Statuto delle Nazioni Unite, e che sono alla base della sicurezza dell’intero mondo postbellico.
Le vie diplomatiche per la risoluzione del conflitto sono esaurite.
Oggi sappiamo cosa intendono le autorita’ di Kiev per “dialogo nazionale”.
A tal proposito vogliamo dichiarare quanto segue: simili azioni da parte di Kiev, degli Stati Uniti e della missione dell’OSCE non ci hanno colti di sorpresa. Avevamo gia’ affermato in precedenza che la posizione dell’Unione Europea (che predomina anche all’interno dell’OSCE) e’ la prova che a Bruxelles non intendono fornire ulteriore assistenza per lo sviluppo dei principi democratici in Europa, ma sono pronti a ostacolare la libera espressione di volonta’ del popolo di Donbass e della Novorossija.
Allo stesso tempo, la posizione e le azioni degli Stati Uniti d’America, di cui riteniamo evidente il carattere criminoso, meritano una condanna distinta da parte della comunita’ internazionale.
Esortiamo personalmente la comunita’ internazionale a condannare questi criminali, i quali dovranno essere puniti di conseguenza, sarebbe a dire: il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il Vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, il Segretario di Stato John Kerry, il Direttore della CIA John Brennan, e con loro i funzionari della giunta di Kiev, cioe’ il Presidente facente funzioni Oleksandr Turchinov, il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e della Difesa Andrij Parubij, il Ministro degli Interni Arsen Avakov, il leader del “Pravyj Sektor” Dmytro Yarosh, l’oligarca Ihor Kolomojskij e coloro che dalle indagini risultano essere criminali di guerra.
Il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare di Donec’k E. Gubareva.
http://novorossia.su/node/619Tratto da (CLICCA QUI)
GIORNATA DELLA TERRA 2015
“TROVATE CASA AI PROFUGHI” … DICE ALFANO AI PREFETTI
MENTRE LO CERCAVANO OVUNQUE, PUTIN GUIDAVA UNA RIVOLUZIONE SILENZIOSA

Dal viaggio a Mosca, sembra che Tsipras abbia ricavato la possibilità per la Grecia di ricevere finanziamenti russi alla realizzazione in territorio greco del gasodtto Turkstream, variante del South Stream elaborata da Mosca, e la possibile sospensione delle sanzioni agricole e alimentari da parte russa (ipotesi formulata anche per i governi di Nicosia e Budapest).
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La Cina ha annunciato la creazione di un proprio sistema di pagamento interbancario, analogo al SWIFT, entro la fine del 2015. Dicembre 2015 – gennaio 2016 sarà il momento in cui la guerra economica tra Stati Uniti e resto del mondo entrerà nella fase attiva.
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Putin ha incaricato il Ministero delle Finanze e la Banca centrale di sviluppare un piano per finanziare la costruzione di centrali elettriche in Crimea. Secondo il Ministro dell’Energia Novak: “La Banca centrale in questo caso ci permette di eseguire un’operazione finanziaria per fornire liquidità alle banche creditrici… Una richiesta è stata presentata a Banca Centrale e Ministero delle Finanze per preparare e presentare un piano finanziario… per il pagamento degli interessi sui prestiti, per circa 80 miliardi di rubli”. Secondo la Costituzione (durante la colonizzazione occidentale negli anni ’90 – Kristina Rus) Putin (o Medvedev) non avrebbero avuto diritto d’impartire istruzioni alla Banca centrale. La banca centrale è indipendente ma si scopre che in realtà non lo è affatto. Se l’ordine del presidente viene eseguito come indicato da Novak (la Banca Centrale finanzia le banche che finanziano le società russe per la costruzione di centrali elettriche in Crimea), allora avremo ciò che i patrioti di tutti i tipi hanno a lungo chiesto: la Banca centrale che finanzia lo sviluppo economico del proprio Paese. Una rivoluzione. Una rivoluzione silenziosa. Inoltre, mutui e prestiti agricoli saranno sovvenzionati, un altro grande successo.
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Dopo l’approvazione da parte del Governo, la Banca centrale del Kazakistan ha annunciato un piano per la de-dollarizzazione dell’economia entro la fine del 2016. L’obiettivo principale è sbarazzarsi dell’instabilità macroeconomica creata dalla valuta statunitense. Nazarbaev è un politico dalla grande intuizione e con seri legami con Pechino e Mosca. L’approvazione definitiva ed immediata della politica di de-dollarizzazione è un chiaro segnale della posizione del Kazakistan nell’ambito dell’acuto scontro economico imminente.
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Il 10 marzo 2015, il Presidente Putin ha incaricato la Banca centrale della Federazione russa e il governo a determinare la fattibilità della creazione di un’unione monetaria dell’UEE (Unione eurasiatica). RIA Novosti ha rivelato che la nuova valuta dell’UEE, Altyn (o Evraz) potrebbe apparire nel 2016.
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Goldman Sachs, una delle maggiori banche degli Stati Uniti, controllore occulto della FED e “portfolio” dell’élite mondiale che Khazin chiama “agenti di Rothschild”, ha fatto una previsione… raccomandando l’acquisto di obbligazioni russe. Si, avete letto bene: acquistare obbligazioni russe! La massima banca degli USA consiglia l’acquisto di titoli del Paese che secondo Obama avrebbe l’economia “a pezzi!”
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La Gran Bretagna desidera entrare nel capitale della Banca di investimenti infrastrutturali asiatica, l’istituzione finanziaria internazionale che la Cina ha fondato per contrapporsi e sostituire la Banca Mondiale controllata dagli Stati Uniti. Un affronto mondiale di Londra verso Washington. La reazione di Washington ricorda la reazione di uno zoticone razzista che sorprende la moglie inglese a letto con l’amichetto cinese: furiosa. Un alto funzionario dell’amministrazione Obama ha detto al Financial Times che l’iniziativa inglese di entrare nel piano del capitale cinese “non è il modo migliore di comportarsi con una potenza emergente“. “La potenza emergente” per gli Stati Uniti traditi è la Cina! La cosa interessante è che Londra non s’è presa nemmeno la briga di rispondere all’indignazione di Washington.
MUSSOLINI PREVIDE I TEMPI ODIERNI ???
Mussolini previde questi tempi …
L’ULTIMA LETTERA DI MUSSOLINI
IN QUEST ULTIMA LETTERA SCRITTA DA MUSSOLINI SI PUO NOTARE CHE GRAND UOMO ERA E COME ERA GRANDE IL SUO AMORE VERSO IL SUO POPOLO.
ELEZIONI REGIONALI 2015 – BASTA PRENDERE IN GIRO IL POPOLO VENETO.

ALJAZEERA: IL VENETO HA VOTATO LA PROPRIA INDIPENDENZA
on marzo 26, 2014
All’interno interviste a Franco Tonello e Gianluca Busato.
Alessio Marchesco De Popillaria
I VENETI VARDA SOL I SCHEI COL FOLCLORE…
I MARCHESCHI LA TRADISION COL SANGUE EX TUNC EX NUNC.
Tute stronsade… punto primo, no ghe xe tracia del filmato sol sito official de Aljazeera.
Ad ogni modo sentir sto filmato che parla soeo de WELFARE, TAX, INCOME…ECC…. insoma de SCHEI …ECC…. parlemose ciaro !!!
A MI DE AVERE NA REGION ITALIANA INDIPENDENTE SOL PAL MOTIVO DE SCHEI TANTO VAL L'AUTONOMIA. COSSA ME INTERESA DE UN VENETO INDIPENDENTE SOL PA MOTIVO DE SCHEI TANTO PA FAR NA ITAGLIA IN MINIATURA ????
ANCA NO !!!
MI RIVOIO SEMAI, UN STATO CHE RICALCA IN FORMA MODERNA EA TRADISION CRISTIANA CATOICA APOSTOICA MARCHESCA DEA DOMINANTE SERENISIMA REPUBLICA DE SAN MARCHO AB ILLO TEMPORE, SO RAIXE DE IUS SANGUINIS.
MI SO MARCHESCO ….LU' XE VENETO !!
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Alessio Marchesco De Popillaria
I veneti hanno costituito almeno 3 partiti indipendentisti.
Alcuni affermano che oltre 2 milioni hanno votato per un fantomatico plebiscito virtuale.
Domanda, come mai con tutti questi numeri a parte uno dei tre partiti che sfrutta sempre nominativi comprati, gli altri due non riescono a trovare su due milioni di veneti votanti il sedicente plebiscito, almeno 10mila firme su tutta la regione, per mandare su le loro liste, e sono costretti a rincorrere l'apparentamento ad altre liste per risparmiarsi la raccolta firme ????
Sarà che sono principe, ma i conti non tornano !!!!
ELEZIONI REGIONALI 2015 – IL CRITERIO DI RESIDENZA OVVERSO JUS RIDICULUS
<< Se il JUS SOLI è italiano dal 1866 e veneto dal 1972 (istituzione delle regioni italiane), come fa un residente a nascere MARCHESCO se non dimostra di discendere da MARCHESCHI oriundi prima del 1797 ? >>.
Nessun paese al mondo usa il criterio della residenza per concedere la cittadinanza, questa è solo un'altra speculazione e inganno dei partiti indipendentisti.
LE CASSADE DEI PARTITI VENETISTI ITALIANI ( art.49 costituzione italiana).
Essi affermano che i residenti di una regione italiana, appartengono ad un popolo in loco o regionale (negato dal consiglio di stato con sentenza 2010), affermando e negando per mero scopo elettorale politico, che non ci sono differenze tra "Oriundi Aviti" (che allo stato attuale possono essere solo jus sanguinis e non jus soli, visto che il suolo è italiano dal 1866) e Residenti, come dire che gli Indiani d'America fossero pari ai colonizzatori. Mai questione è stata più ridicola e falsa. Un popolo è IDENTITA' GENETICA DI SANGUE MATRILINEARE E/O PATRILINEARE, che sia scritto nella sua AUTONOMIA PARLAMENTARE O IN UN DOCUMENTO, la sua IDENTITA' DEVE ESSERE DICHIARATA E DIMOSTRATA, TUTELATA ED ESPRESSA E SE DISCRIMINATA ANCORA MEGLIO; per aver effetto legale ed essere pretesa. In altre parole, dobbiamo essere rifiutati dall'Italia non essere conniventi con essa.
Se in Veneto tutti i residenti italiani possono essere identificati come Veneti, perché non incentivare l'arrivo in massa di altri italiani residenti ( da altre regioni italiane, compresi immigrati, clandestini, profughi ecc…) per aumentare esponenzialmente il voto, per questo fantomatico quanto infattibile referendum indipendentista incostituzionale (secondo la normativa italiana, giustamente) ???
I pressappochisti gli approssimativi della politica spicciola, a scopo elettorale hanno le ore contate.
Tante gente si sta svegliando in veneto dal torpore italiota, e incomincia a capire le grandi prese in giro di questi sedicenti partiti indipendentisti seu autonomisti con i loro avvocati dell'ordinamento italiano.
bettio
+1797 W SAN MARCO PRO UT I VETERI ORA ET SEMPER +AMEN+
P.S. TRENTIN COPIA BEN !!
Xe proprio scandaloso notare che a capo de sedicenti partiti, movimenti, pseudo governi, plebisciti, censimenti ecc….che porta avanti istanse e revendicasion venetiste e indipendentiste speso noi Xe ne marcheschi, ne cristiani, ne veneti ma i apartien ab origine ad altri popoli regionali e/o religion che gnente ga a che fare coi cristiani catoici marcheschi de sangue al 1797; comploto italiota come senpre o senplici coincidense e constatasion ????
A voi popoli de San Marcho in sangue, fede, credo, l'ardua sentensa !!!!
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Alessio Marchesco De Popillaria
I popoli regionali nel senso etnico e tradizionale non esistono se non sono eredi di una nazione effettivamente storica.
Le regioni come i popoli regionali inventati tramite istituzione delle regioni ( caso italiano 1972), non sono soggetti del diritto internazionale in quanto parte dell'unico popolo alle quali (regioni e loro popolo regionale cioe' residenti italiani ), sono ascritte …cioè Italia 100%
Alessio Marchesco De Popillaria
I popoli regionali italiani 20 in tutto, sono pura invenzione italiota, come la fiction della padania.
Alessio Marchesco De Popillaria
I veneti hanno costituito almeno 3 partiti indipendentisti.
Alcuni affermano che oltre 2 milioni hanno votato per un fantomatico plebiscito virtuale.
ELEZIONI REGIONALI 2015 – L’INGANNO VENETISTA
Siamo prossimi alle elezioni italiane per il rinnovo del Consiglio Regionale Veneto.
Da molti tabelloni ai margini delle nostre strade e nei punti strategici delle nostre città venete sorride speranzoso il Governatore uscente, impegnato per tornare dov’era, con faccia di bronzo e vergognosa dovizia di mezzi – dati i tempi grami.
Alle spalle, un annus horribilis in cui sono emerse le peggiori verità su personaggi del governo italico indegni e corrotti, mentre imposte e balzelli a carico dei poveri cristi sono aumentati in un “crescendo rossiniano”, fino a far fare a più di qualcuno la fine della rana bollita.
In un’Italia in disgregazione, sempre più povera e indebitata, è forte la pressione dei veneti animati da buone intenzioni e preoccupati per il futuro dei loro figli e nipoti.
Gruppi, movimenti, partiti e partitini di ispirazione venetista nascono come i funghi, procedendo in ordine sparso.
Molti coltivano la speranza in un possibile cambiamento che porti la nostra Regione
all’indipendenza, o a una maggiore autonomia (del federalismo nessuno parla più).
Tra un sondaggio e un referendum, la confusione sulla strada da prendere regna sovrana, e diventa terreno di coltura per i furbi, che dalla confusione sono sempre pronti a trarre vantaggio.
Chi ha cinquant’anni ricorda l’esordio della “Liga Veneta”, e l’entusiasmo con cui è stato accolto il neonato partito, che prometteva ai Veneti la riconquista della sovranità sul loro territorio, e la presa di coscienza della propria Storia, identità e cultura.
Col tempo, l’Idea iniziale naufragò nella Lega Nord, che finì con la marmellata fino ai gomiti, e attualmente mendica voti perfino nell’Italia insulare.
Tornando ai Partiti Venetisti italiani, occorre spendere due parole per fare chiarezza: nessuno che ami il Veneto si illuda che tali Partiti, nati in obbedienza alle leggi dello Stato occupante italiano, saranno diversi dalla “Liga” degli anni Ottanta.
Come gli altri partiti italiani, i Partiti Venetisti hanno come obiettivo la conquista della carica e dei relativi privilegi, nonostante le buone intenzioni – di cui, com’è noto, è lastricata la strada che porta all’inferno.
Come gli altri, i candidati dei Partiti Venetisti coagulano le proprie ambizioni nel loro Logo, dov’è in primo piano la parola VENETO, dimenticando che definire VENETO i territori della ex SERENISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA è riduttivo e sbagliato.
A scuola si sono ben guardati dall’insegnarci la nostra Storia: vi abbiamo incontrato le antiche civiltà, dall’Antico Egitto all’antica Grecia, all’antica Roma, ma quasi nulla che ci riguardi: VENEZIA, Città che qualunque abitante del Pianeta sogna di poter visitare prima di morire, è stata relegata tra le repubbliche marinare!!!
Questa, tuttavia, non è una valida ragione per continuare a ignorare che TUTTO il territorio illegalmente occupato dall’Italia nel 1866 deve TORNARE al LEGITTIMO PROPRIETARIO.
Chi è sensibile al tema – e un Veneto non può essere insensibile – si informi, e prenda nota dell’estensione territoriale della Serenissima Repubblica di Venezia, durata 1500 anni, che ha fatto scuola al Mondo per saggezza e civiltà.
Tornando a noi, per riavere la Sovranità sul nostro Territorio non servono i Partiti Venetisti, che nascono in obbedienza alle leggi italiane e hanno gli stessi scopi di tutti gli altri partiti italiani.
Anche a voler credere nella buonafede dei loro leader, essi distolgono i Veneti dall’obiettivo primario, il ritorno allo status quo antea, cioè la restituzione del maltolto da parte dell’Italia.
È questo l’Obiettivo del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto, che ha imboccato la strada della Diplomazia per ottenere l’auspicato riconoscimento di sovranità nazionale da parte dell’ONU e di altri Paesi esteri.
Se è vero che repetita juvant, è bene ricordare che – per quanto ci riguarda – il MLNV è l’unico istituto dotato di personalità giuridica ad avere titolo per dialogare con l’ONU e con le altre Istituzioni di diritto internazionale. Investito di tale responsabilità, il MLNV è impegnato a far leva sul diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito dal diritto internazionale e recepito con apposita legge da tutti i Paesi del mondo, Italia compresa.
Un diritto che rafforza la nostra rivendicazione di proprietà e sovranità sul nostro territorio, occupato con la forza e con l’inganno nel 1866.
È su questo fronte che dobbiamo combattere insieme, senza cedere al canto delle Sirene.
E LA REPUBLICCA DI ABKHAZIA A MILANO FA PAURA ALLA GEORGIA
L'italia non è affatto quel paese libero e democratico che si vuol far credere, basti vedere i ripetuti attacchi commessi illegalmente contro i Movimenti di Liberazione Nazionale Veneto, Sardo e Siciliano.
Siamo solidali con il Popolo della Repubblica di Abkhazia ma non possiamo sostenere in alcun modo la falsa retorica italiana, quella tipica di uno stato occupante mafioso e colonizzatore e responsabile di una politica istituzionale razzista e del colonialismo culturale che esercita contro i Popoli e le Nazioni che ancora oggi sottomette.
WSM
Venetia 16 marzo 2015

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DICHIARAZIONE DEL RAPPRESENTANTE UFFICIALE DELLA REPUBBLICA DELLA ABKHAZIA IN ITALIA DR. MAURO MURGIA, IN MERITO ALLE PROTESTE GEORGIANE PER LE INIZIATIVE ABKHAZE A MILANO.
La Notizia che il Ministro degli esteri della Georgia, ha incaricato l'Ambasciatore georgiano in Italia,di manifestare al Ministero esteri italiano,la rabbia georgiana, perche' il nostro Paese ha permesso lo svolgimento di una manifestazione della Repubblica della Abkhazia, a Milano,il 6 gennaio,giorno della Epifania,in piazza Duomo,con la presenza di decine di migliaia di cittadini,si commenta da se e dimostra la miseria culturale e l'arroganza che caratterizza il modo di agire dei governanti georgiani.
A Parte il fatto che in Italia si e' liberi di manifestare ed esprimere solidarieta ai popoli ingiustamente sottoposti a restrizioni e al mancato riconoscimento,ancora una volta si tratta di una inaccettabile e vergognosa intromissione negli affari interni di un Paese., i Georgiani a parole si dichiarano per il confronto,per la correttezza ecc,anzi,con una faccia di bronzo,vanno anche a Parigi per la manifestazione a favore della liberta' di espressione,contro tutte le censure e poi,quando gli abkhazi si presentano e spiegano le proprie ragioni,rinnegano quanto affermato.
Hanno avuto paura di uno stand in piazza Duomo,perche' c'era la bandiera abkhaza e una scritta "Repubblica della Abkhazia".
Hanno avuto paura di una scritta e dei color di una bandiera.
Subito,come tutte le altre volte, a piangere presso la nostra Farnesina, perche' gli abkhazi hanno amici in Italia.
Devono capire, che gli amici italiani della Abkhazia non sono i potenti di turno,i politici che non vedono la realta',quelli legati mani e piedi agli usa e ai paesi europei russofobi,antidemocratici,filo nazi-ucraini.
No, gli amici italiani sono tanti e non hanno nessun rapporto con gli sponsor georgiani.
Sono amici che, con il proprio impegno giornaliero e disinteressato,si battono perche' l'Abkhazia abbia il giusto riconoscimento internazionale affinche' ,il popolo abkhazo non venga mortificato nei propri diritti.
Il Ministro georgiano,l'ambasciatore ed altri ,possono protestare,fare note ed altro ma,ormai devono aver compreso che indietro non si torna.
L'Italia e' amica della Abkhazia.
Il Popolo italiano,nei settori popolari e democratici si schiera con l'Abkhazia,contro la protervia arrogante georgiana.
Decine di citta' hanno firmato protocolli di amicizia,altre stanno per farlo e non basteranno le note al ministero esteri italiano.
Possiamo prendere,oggi,un impegno: l'Abkhazia sara' presente all'expo 2015 a Milano.
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Se ci avessero detto, 4 anni fa,che il 6 gennaio 2015,giorno dell'Epifania,in piazza del Duomo a Milano,l'Abkhazia sarebbe stata presente con un suo stand,con la sua grande bandiera,e sotto uno striscione " La Repubblica della Abkhazia", visto da oltre 1.000.000 di persone,e visitato per chiedere,domandare da decine di migliaia di persone che avrebbero fatto esaurire in poco tempo tutto il materiale preparato,si sarebbe potuto pensare ad un sogno.
Oggi,6 gennaio 2015,Epifania,in occasione della straordinaria festa dello sport in piazza Duomo,il sogno si e' realizzato.
L'Abkhazia, magica, lontana, sconosciuta si è materializzata nella piazza più bella ed importante d'Italia, con una attenzione incredibile e con il suo rappresentante ufficiale che ha parlato sul palco, mentre centinaia di migliaia di persone, in tutta la piazza ascoltavano il racconto della sua bellezza .
Grazie ai milanesi, grazie agli organizzatori, grazie alla Abkhazia.
Enrico Deliperi
ISLANDA RITIRA LA SUA CANDIDATURA ALL’UE
Così la portavoce del servizio diplomatico Ue Maja Kocijancic, sottolineando che per ora Reykjavik "non ha formalmente ritirato la richiesta" di adesione all'Ue ma "sospeso il negoziato per due anni".
"Se decidono formalmente di ritirare la domanda devono farlo al Consiglio dell'Ue che dovrà prendere le decisioni necessarie", ha precisato la portavoce, ricordando che Bruxelles "rispetta pienamente la decisione" dell'Islanda ma che "la porta resta sempre aperta" mentre questa "resta un partner importante attraverso la partecipazione all'Area economica europea, Schengen e la cooperazione sulle questioni legate all'Artico".
Allo stesso tempo la politica di allargamento dell'Ue, nonostante il passo indietro di Reykjavik, resta "una di quelle di maggior successo" e il "potere di attrazione dell'Ue" e dei suoi diritti e valori, ha aggiunto il portavoce della Commissione Margaritis Schinas, continua "sia in Europa che nel mondo".
ALPINI ITALIANI – ECCO ANCHE COSA SONO.

La creazione di queste truppe alpine era già espressione del nazionalismo italiano, nato nel XIX secolo, che poneva un’attenzione sempre maggiore sul presunto confine naturale del paese lungo l’arco alpino.
Già nel 1888 gli alpini, nati per difendere il confine alpino, furono invece inviati in Africa per conquistare delle colonie per l’Italia.
Alla guerra contro la Turchia 1911/12, iniziata dall’Italia per annettersi le province turche della Tripolitania e della Cirenaica (Libia) nonché del Dodecaneso, parteciparono dieci battaglioni di Alpini.
Reparti di Alpini erano anche coinvolti nella dura repressione del movimento per la liberazione della Libia, durata fino al 1933.
La popolazione libica fu decimata nei campi di concentramento, con marce di morte nel deserto e con le armi chimiche usate anche contro i civili.
Questa guerra crudele viene ricordata dal monumento all’Alpino di Merano e, al cimitero di Bressanone, dalla scritta sotto il busto del brissinese Heinrich Sader, morto in circostanze misteriose in Libia.

„I veri barbari siamo noi“, scrisse a suo tempo il giornale socialista „Avanti“.
Nella guerra d’aggressione contro l’Austria a partire dal 1915 gli Alpini sostennero gran parte dei combattimenti soprattutto sul fronte col nostro Tirolo.
Dopo la guerra la propaganda fascista creò il mito dell’Alpino come soldato montanaro che avrebbe conquistato per l’Italia quella parte delle Alpi che sarebbe stata destinata all’Italia dalla natura o addirittura da Dio.
Fino ad oggi quasi tutti i media italiani si attengono strettamente alla retorica fascista secondo la quale l’Alpino sarebbe un montanaro semplice, tenace, buono, coraggioso e patriottico.

Un ruolo molto importante gli Alpini hanno svolto nella guerra d’annientamento contro l’impero etiopico (1935-1936).
Proprio per questa guerra fu costituita il 31 dicembre del 1935 la divisione alpina „Pusteria“, che infanga ancora oggi il buon nome della valle.
In questa guerra l’Italia fece uso delle armi chimiche in quantità mai viste anche contro i civili.
Le truppe italiane non fecero quasi mai prigionieri.
Anche gli Alpini parteciparono alle uccisioni di massa della nobiltà etiope e dei religiosi cristiani.
Soltanto nella città sacra di Debre Libanos furono uccisi circa 2000 tra preti e monaci.
La Divisione Pusteria partecipò alle battaglie cruente di Tigrai, Amba Aradan, Amba Alagi e Tembien ed ai massacri di Mai Ceu e al lago Ashangi.
I massacri continuarono anche dopo la fine ufficiale della guerra.
Nell’aprile del 1937 la Divisione Pusteria ritornò in Italia e sfilò per le vie di Roma.
Nel 1938 Mussolini ordinò di persona la costruzione di un monumento a Brunico per glorificare le „gesta eroiche“ della Divisione Pusteria.
Davanti a questo monumento degli orrori gli Alpini depongono ancora oggi delle corone.
La Divisione Pusteria intervenne anche quando l’Italia il 10 giugno del 1940 dichiarò guerra alla Francia. Successivamente partecipò all’aggressione contro la Grecia, aggiungendosi alla „Julia“ presente in questa campagna sin dall’inizio.
L’occupazione italiana della Grecia costò la vita a circa 100.000 Greci.
La Divisione Pusteria fu trasferita nell’estate del 1941 in Montenegro ed in Croazia per la lotta contro i partigiani.
Il comportamento degli Alpini in questi paesei balcanici non era meno crudele che in Etiopia.
Interi paesi furono bruciati, persone sospette torturate ed uccise.
Un capitolo a parte merita la partecipazione degli Alpini alla guerra contro l’Unione Sovietica.
L’Italia dichiarò la guerra all’Unione Sovietica il 23 giugno del 1941, un giorno dopo che la Germania nazista aveva attaccato questo paese.
Mussolini inviò tre divisioni di fanteria, il cosiddetto Corpo di spedizione italiana in Russia (CSIR) al fronte orientale.
Nel 1942 il numero delle divisioni aumentò a dieci, che formarono la nuova VIII Armata oppure „Armata italiana in Russia (ARMIR).
Di queste dieci divisioni tre erano divisioni alpine, e cioè Cuneense, Julia e Tridentina.
I comportamenti dei soldati italiani nei confronti della popolazione dei territori occupati non si differenziarono da quelli dei soldati nazisti.
Secondo le direttive degli alti comandi ogni resistenza attiva o passiva della popolazione civile era da reprimere con metodi durissimi.
Le cosiddette spie erano da giustiziare sul posto.
Il generale Gabriele Nasci, comandante del corpo alpino, aveva dato l’ordine di rispondere con „rappresaglie di severità esemplare“ ad ogni atto ostile.
Le truppe dovevano prendere ostaggi ed ucciderli nel caso fosse necessario.
Diversi documenti provano come questo sia veramente successo.
I commissari politici delle forze armate sovietiche, i „ribelli“ e gli „elementi indesiderati“ come ebrei e nomadi venivano consegnati il più presto possibile ai tedeschi, conoscendo ed approvando quello che era loro destinato.
Ampiamente documentata è la completa distruzione dei paesi di Snamenka e di Gorjanowski nell’ Ucraina nonché l’uccisione di tutta la popolazione di questi paesi da parte delle truppe italiane.
L’Unione Sovietica ha condannato per crimini di guerra diversi ufficiali italiani, caduti in prigionia, ed ha chiesto l’estradizione di diversi altri criminali di guerra all’Italia, estradizione negata dall’Italia.
Perfino comandi militari tedeschi criticavano a volte il comportamento troppo crudele degli italiani, mentre il comandante dell’ARMIR, generale Giovanni Messe, scrisse subito dopo la guerra che il corpo di spedizione italiano si sarebbe distinto da tutti gli altri eserciti „per la sua cultura superiore, il suo senso di giustizia e la sua comprensione umana“.
Nelle lettere dei soldati italiani, raccolte nel centro di censura a Mantova, si legge invece di soprusi e di uccisioni di civili.
Dopo la guerra è uscita in Italia una ricca letteratura giustificativa che ha creato il nuovo mito dell’Alpino come vittima e non come colpevole in questa campagna di Russia.
In realtà gli alpini erano vittime di un governo irresponsabile.
Dei 57.000 Alpini che parteciparono all’aggressione contro l’Unione Sovietica, soltanto 11.000 ritornarono. Erano però non solo vittime, ma anche colpevoli .
Il loro sacrificio è stato strumentalizzato dal fascismo, e questo viene fatto ancora oggi, per giustificare comportamenti non giustificabili e creare nuovi miti.
Uno di questi nuovi miti è quello di Nikolajewka.
Secondo questa leggenda la Divisione Tridentina avrebbe sfondato il 26 gennaio 1943, dopo aspri ed eroici combattimenti, l’accerchiamento sovietico, aprendo la strada verso ovest a tanti soldati sia italiani che tedeschi.
In realtà l’accerchiamento è stato rotto dal 24° corpo corrazzato tedesco.
Più di questo falso storico-militare preoccupa però il fatto che gli alpini ricordano ancora oggi una presunta vittoria in una guerra criminale, identificandosi in questo modo ancora oggi con questa guerra.
Dopo la guerra il governo Degasperi, dopo l’amnistia decretata dal ministro alla giustizia Togliatti, ha fatto di tutto per impedire procedimenti contro militari italiani per crimini commessi in Libia, Etiopia, nei paesi balcanici o nella Unione Sovietica.
Si cercava di creare l’impressione che le forze armate italiane, pur essendo stata l’Italia alleata della Germania nazista, si sarebbero sempre comportate in modo impeccabile.
Nella logica della guerra fredda Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, per tenere l’Italia nel blocco occidentale, non avevano alcun interesse di perseguire crimini di guerra italiani commessi nei paesi comunisti.
Questo perdono generale per i crimini del regime fascista è stato fondamentale per la memoria collettiva europea.
Dopo la guerra gli Alpini hanno sempre dato grande importanza alla continuità della loro tradizione e non hanno mai preso le distanze dal loro passato.
La deposizione di fiori e corone ai monumenti di Merano e Brunico dimostra che gli Alpini non si vergognano per niente dei crimini commessi in Libia ed in Etiopia.
In Sudtirolo gli Alpini si comportarono sempre da forze occupatrici.
A Bressanone riuscirono nel 1958 a far sospendere il sindaco Valerius Dejaco per sei mesi, perché si era rifiutato di partecipare il 4 novembre alla festa degli Alpini per la „vittoria“ contro la popolazione che il sindaco stesso rappresentava.
Oggi tutto questo non si vuole ricordare.
Si cerca invece di costruire nuove leggende come quella che il greto del Talvera a Bolzano sarebbe stato sistemato dagli Alpini, leggenda sfatata ampiamente dall’ex-direttore dei bacini montani.
Tratto da (CLICCA QUI)
Letteratura (piccola scelta):
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Angelo Del Boca, Gli italiani in Libia, 2 volumi, Roma, Bari, 1986-88
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Nicola Labanca (ed.), Un nodo. Immagini e documenti sulla repressione coloniale in Libia. Bari 2002
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Asfa Wossen Asserate, Aram Mattioli (Hg.), Der erste faschistische Vernichtungskrieg. Die italienische Aggression gegen Äthiopien 1935-1941. Köln 2006
-
Aram Mattioli, Experimentierfeld der Gewalt. Der Abessinienkrieg und seine internationale Bedeutung. Zürich 2005
-
Gerald Steinacher (Hg.), Zwischen Duce und Negus. Südtirol und der Abessinienkrieg 1935-41. Bozen 2006
- Thomas Schlemmer (Hg.), Die Italiener an der Ostfront 1942/43. Dokumente zu Mussolinis Krieg gegen die Sowjetunion, München 2005.
- David Bidussa, Il mito del bravo italiano, Milano 1994
LA GRECIA CHIEDE ALLA GERMANIA IL RISARCIMENTO PER I CRIMINI COMMESSI DAI NAZISTI

E dalla troika si passa al formato del 'Brussels Group', il nuovo nome del gruppo formato dal governo greco e dalle tre istituzioni dell'ex troika, Commissione europea, Bce e Fmi, a cui si è aggiunto anche il fondo salva-Stati Esm, lo European Stability Mechanism.
E domani, secondo quanto si apprende da fonti europee, incontri tecnici si terranno anche ad Atene.
Intanto il ministro della Giustizia greco si è detto pronto a firmare una sentenza della Corte Suprema che consentirà al governo di sequestrare beni tedeschi come parziale risarcimento per i crimini commessi nel paese dai nazisti.
Riferendosi a una decisione pronunciata nel 2000 dalla massima istanza giuridica del paese, Nikos Paraskevopoulos ha ricordato che il provvedimento sosteneva il diritto dei sopravvissuti della città di Distomo – dove nel 1944 le forze naziste uccisero oltre 218 persone – a chiedere un risarcimento.
"La legge – ha ricordato il responsabile della Giustizia – stabilisce che per attuare il provvedimento è necessario un ordine del ministro.
Ritengo che tale permesso debba essere dato e sono pronto a farlo", ha aggiunto, nel corso di un'intervista all'emittente Ant1.
Ieri il Parlamento ellenico aveva deciso di creare una commissione incaricata di chiedere il pagamento dei danni di guerra alla Germania.

"Dovremmo concentraci sulle questioni attuali e su ciò che speriamo sia un buon futuro per i nostri due paesi", ha dichiarato il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert.
WIKIPEDIA ITALIA – IGNORANZA O MALAFEDE SUI MOVIMENTI DI LIBERAZIONE NAZIONALE ?

In molti casi, infatti, capita che questi vengano ospitati dagli Stati limitrofi e da qui conducano le loro battaglie.
Ovviamente l'obiettivo finale dei movimenti è l'acquisizione dell'autorità sul territorio, quindi l'elemento territoriale acquista importanza, ma in prospettiva.
Per acquisire lo status internazionale, comunque, i movimenti hanno bisogno di un apparato organizzativo in grado di gestire le relazioni internazionali.
LA NUOVA BANDIERA DELLA KABYLIE
En tout, 99 exemplaires de drapeaux ont été proposés au vote.
Les élections ont eu lieux en Kabylie et dans de nombreuses villes d’Europe et d’Amérique du Nord.
Si la majorité écrasante des partisans d’une Kabylie libre ont salué chaleureusement le nouveau drapeau, les Kabyles et les Algériens hostiles au MAK et à l’idée d’un État kabyle se sont déchaînés après l’annonce.
La proclamation officielle du drapeau kabyle aura lieu en Kabylie dont le lieu n’a pas encore été choisi et à Paris, place de la République annonce le GPK.
Le drapeau de la Kabylie est le 5e drapeau berbère qui vient rejoindre le drapeau amazigh, celui de l’Azawad, du Rif, des îles Canaries et des Chaoui.
Tratto da (CLICCA QUI)
2015.03.08 – GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA … AUGURI!

L'italia dimostra come sempre una grande ipocrisia nel celebrare le feste e le ricorrenze anche per il riconoscimento di diritti fondamentali, come quelli rivendicati dalle donne.
Nel frattempo, come per le donne di allora, oggi l'italia con ripugnante ipocrisia ignora il diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto.
Per tali ragioni anche in questa occasione vogliamo festeggiare le donne ricordando il coraggio e la determinazione di alcune donne venete … le “done de Besica e Loria” durante l’insorgenza contro le autorità d’occupazione napoleoniche di allora … la combattitività delle "loriate" e delle "bessegate" da un appunto sul diario di Pietro Basso, "sartor" di Asolo che l'8 luglio 1809 scrive "Le done de Loria, accordate con quele de Besega, le a desfà la municipalità" …“correva l' 8 luglio di 205 anni fa quando le donne di Loria e Bessica hanno scritto un capitolo dell'insorgenza veneta contro il regime napoleonico.”
Auguri a tutte le Donne.
WSM
Venetia 8 marzo 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
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In molti credono che questa ricorrenza nasca in memoria di alcune operaie morte nel rogo del 1908 della Cotton, una fabbrica di New York. Non è vero.
La Giornata Internazionale della Donna è infatti nata un anno più tardi, nel 1909 (sempre negli Usa), per merito del Partito Socialista americano che, il 28 febbraio, diede vita a una manifestazione per il diritto di voto delle donne.
Successivamente, tra il novembre 1908 e il febbraio 1909, migliaia di operaie di New York scioperarono per settimane: chiedevano un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro.
E così, nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, decise di istituire una giornata dedicata alle donne.
Ma la data che cambiò il corso di questa storia fu il 25 marzo del 1911 quando nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (soprattutto donne) morirono.
La data dell’8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna qualche anno più tardi, nel 1917: un gruppo di donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra; le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca scelsero l’8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell’Operaia.
Il simbolo, come noto, è la mimosa.
Perché?
Semplice: è uno dei pochi fiori che fiorisce a marzo.
Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922, dove si svolge ancora oggi.
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Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni – tra i quali i maggiori dirigenti marxisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès – vennero discusse tesi sull'atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonialismo, sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne.
Su quest'ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l'introduzione del suffragio universale delle donne», senza «allearsi con le femministe borghesi che reclamavano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne».
Due giorni dopo, dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L'uguaglianza), divenne l'organo dell'Internazionale delle donne socialiste.
Non tutti condivisero la decisione di escludere ogni alleanza con le «femministe borghesi»: negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse, nel febbraio del 1908 sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione».
Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, causa l'assenza dell'oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna.
Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Quell'iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l'ultima domenica di febbraio 1909 all'organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile».
Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909.
Verso la fine dell'anno, il 22 novembre, si vide a New York iniziare un grande sciopero di ventimila camiciaie, che durò fino al 15 febbraio 1910.
Il successivo 27 febbraio, domenica, alla Carnegie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman's Day.

La Conferenza di Copenaghen (1910)
Il Woman's Day tenuto a New York il successivo 28 febbraio venne impostato come manifestazione che unisse le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata manifestazione della giornata della donna, proposero alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 – due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista – di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne: risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l'istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione».
Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l'ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei – Germania, Austria, Svizzera e Danimarca – la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste.
Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, «il 19 marzo 1848, durante la rivoluzione, il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria.
Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne».
In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi, così come a Vienna, dove alcune manifestanti portarono con sé delle bandiere rosse (simbolo della Comune) per commemorare i caduti di quell'insurrezione.
In Svezia si svolse il 1º maggio 1911, in concomitanza con le manifestazioni per la Giornata del lavoro.
La manifestazione non fu ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito bolscevico, con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti; l'anno seguente gli organizzatori vennero arrestati, impedendo di fatto l'organizzazione dell'evento.
In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta l'8 marzo 1914, giorno d'inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia si tenne con una manifestazione organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914.
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L'8 marzo 1917
Le celebrazioni furono interrotte dalla prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della Rivoluzione russa di febbraio.
Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell'apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia».
In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l'otto marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
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La confusione sulle origini della ricorrenza e l'ufficializzazione dell'ONU.
La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l'isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione.
Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l'8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l'incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica).
Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.
Con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre 1972[17], ricordando i 25 anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne (svolta a Lake Success, nella Contea di Nassau, tra il 10 ed il 24 febbraio 1947), l'ONU proclamò il 1975 "Anno Internazionale delle Donne".
Questo venne seguito, il 15 dicembre 1975, dalla proclamazione del "Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace" ("United Nations Decade for Women: Equality, Development and Peace", 1976-1985), tramite la risoluzione 3520 (XXX)[18].
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale" ("United Nations Day for Women's Rights and International Peace") e di comunicare la decisione presa al Segretario generale.
Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.
L'8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, divenne la data ufficiale di molte nazioni.
SOLIDARIETA’ AL POPOLO VENETO DA PARTE DEL POPOLO DELLA KABYLIE
La solidarité au peuple Venitien.
Le devoir de solidarité nous interpelle à soutenir les causes justes,comme celles des peuples autochtones en voie de disparition programée par les régimes fachistes coloniaux.
IDLE NO MORE KABYLIE. tient à etre au coté du peuple Vénitien. pour son combat noble qui est sa souverainté sa dignité sa libérté.
L'urgence l 'exige.soyons solidaires.
Pour une amitié des peuples Kabyle,Vénitien.
Taddukli ad yawin talwit.
AT mislayen. 07-03-2015.
IDLE NO MORE KABYLIE.
Lamara Agawa
Mairead Tagg
Roger Nymo
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Il dovere di solidarietà ci chiama a sostenere le giuste cause, come quelle dei popoli autoctoni in via di estinzione programmata dai regimi fascisti coloniali.
IDLE NO MORE KABYLIE ci tiene ad essere a fianco del Popolo Veneto per la sua nobile battaglia che è il ripristino di sovranità, la propria dignità e la libertà.
Il Popolo Veneto deve unirsi in un unico soggetto e far fronte al genocidio culturale e linguistico e al potere coloniale di Roma come dimostra la chiusura del sito del MLNV.
IDLE NO MORE KABYLIE lancia un appello per una unità d'azione mondiale per l'autodeterminazione dei popoli.
L'urgenza lo esige.
Siamo solidali.
Per un'amicizia dei Popoli Kabyle e Veneto.
Taddukli ad yawin talwit.
AT mislayen. 07-03-2015.
IDLE NO MORE KABYLIE.
Lamara Agawa
Mairead Tagg
Roger Nymo