La lettera dell’ambasciatore russo Razov a “La Stampa”
«Da noi nessun secondo fine negli aiuti russi».
con immutata attenzione e interesse leggiamo quanto pubblica il suo prestigioso e diffuso quotidiano. La nostra attenzione è stata attirata da due articoli firmati J. Jacoboni, del 25 e 26 marzo c.a. relativi agli aiuti russi all’Italia nella lotta al Coronavirus. A questo proposito vorremmo esprimere alcuni commenti e osservazioni.
Il giornalista, facendo riferimento a informazioni ricevute da «fonti politiche di alto livello», afferma che l’80% degli aiuti russi sarebbe totalmente inutile o poco utile. Naturalmente non sappiamo a quali fonti si riferisca l’autore e ci atteniamo in primo luogo alle dichiarazioni pubbliche di rappresentanti ufficiali della Repubblica Italiana.
Il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana G. Conte nella conversazione telefonica del 21 marzo c.a. ha ringraziato il Presidente della Russia V. V. Putin per gli aiuti tempestivi e imponenti offerti all’Italia in questa difficile situazione. Il Ministro degli Esteri L. Di Maio ha ritenuto opportuno recarsi personalmente all’aeroporto militare di Pratica di Mare per accogliere gli aerei che hanno trasportato gli specialisti russi, i mezzi e le attrezzature, esprimendo la sua gratitudine alla Federazione Russa. Così come hanno fatto per esempio l’Ambasciatore dell’Italia a Mosca P. Terracciano, il Rappresentante dello Stato Maggiore della Difesa L. Portolano e molti altri. In ogni caso il giornalista non avrebbe dovuto disorientare gli stimati lettori in merito alla vera reazione dei vertici ufficiali italiani alle attività della Russia.
Riguardo all’utilità o meno del contenuto degli aiuti russi, ci sembra che sarebbe stato meglio chiedere prima di tutto ai cittadini di Bergamo dove iniziano a operare i nostri specialisti e i nostri mezzi.
Com’è noto si tratta di una delle città del nord Italia con il maggior numero di infettati, dove sono già morte 1267 persone e 7072 restano positive. I nostri epidemiologi, virologi, rianimatori, su richiesta dei colleghi italiani, cominceranno a lavorare nelle residenze per anziani strapiene della città in cui si è creata una situazione critica per la mancanza di medici e il bisogno di interventi di sanificazione di edifici, locali e mezzi di trasporto. L’autore dell’articolo dovrebbe capire che i militari russi, così come i loro colleghi italiani, andando a operare nell’area loro assegnata, mettono a rischio la propria salute e forse anche la vita.
J. Jacoboni intravede un insidioso secondo fine della Russia nel fatto che siano stati inviati in Italia militari delle forze armate russe, tra i quali anche esperti di difesa nucleare, chimica e biologica.
A titolo di informazione per l’autore e per i Suoi stimati lettori, comunichiamo che i rappresentanti delle truppe russe di difesa nucleare, chimica e biologica, sono gli specialisti più mobili e più preparati con esperienze in diverse regioni del mondo, in grado di prestare assistenza efficace nella diagnosi e nel trattamento dei pazienti, così come nell’esecuzione delle necessarie misure di disinfezione.
Per quanto riguarda il messaggio che spunta dal ragionamento dell’autore e cioè che l’invio di militari russi (a proposito, a titolo gratuito) avrebbe come scopo quello di causare un qualche danno ai rapporti tra l’Italia e i partner della NATO, offriamo ai lettori l’opportunità di giudicare da soli chi e come viene in aiuto al popolo italiano nei momenti difficili. In Russia c’è un detto: «Gli amici si vedono nel bisogno».
E poi, il parallelo tracciato dal giornalista tra l’arrivo in Italia degli specialisti russi e l’ingresso delle truppe sovietiche in Afghanistan nel 1979, concedetemelo, è semplicemente fuori luogo e come si dice «non sta né in cielo né in terra».
Confidiamo che, guidati dal principio fondamentale del giornalismo sull’imparzialità e obiettività dell’informazione e convinti che i media debbano riflettere punti di vista diversi, siamo certi troverete la possibilità di pubblicare la nostra risposta, che ci auguriamo possa aiutare a chiarire ai vostri lettori la realtà delle cose.
Rispettosamente,
Sergey Razov
Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana
Ed ecco la risposta de “LA STAMPA”, ovviamente giornale di regime italiano … e pensate che vi crediamo???
Egregio ambasciatore, grazie per l’attenzione e la cortese lettera, pubblichiamo volentieri i suoi commenti e osservazioni.
Rispetto ogni opinione, peraltro autorevole come la Sua, tuttavia non posso non far notare due distorsioni dei fatti contenute nella lettera.
Lei scrive: «Il giornalista, facendo riferimento a informazioni ricevute da “fonti politiche di alto livello”, afferma che l’80% degli aiuti russi sarebbe totalmente inutile o poco utile».
Io non affermo nulla, mi limito a riportare quello che fonti politiche di alto livello hanno affermato a La Stampa.
Sono loro ad affermare che «tra quelle forniture russe l’80% è totalmente inutile, o poco utile all’Italia.
Insomma, poco più che un pretesto».
Ancora, lei scrive: «E poi, il parallelo tracciato dal giornalista tra l’arrivo in Italia degli specialisti russi e l’ingresso delle truppe sovietiche in Afghanistan nel 1979». No.
Non è un parallelo tracciato dal giornalista, ma da una importante fonte militare italiana, che io riporto.
Qui in effetti nell’ articolo un commento lo faccio: sottolineo appunto che questo ricordo è «ovviamente slegato dalla vicenda odierna».
Sorvolo sulle sue valutazioni su «insidiosi» secondi fini russi che io intravedrei: sono appunto sue valutazioni, i lettori giudicheranno.
Infine la rassicuro, non sussiste alcun dubbio che La Stampa continuerà ad attenersi al «principio fondamentale del giornalismo sull’ imparzialità e obiettività dell’informazione», come non c’è dubbio che in Italia e a La Stampa continueremo a non farci dire da nessuno cosa un giornalista «avrebbe dovuto» fare o non fare.
[ja. ia.]