tratto da :clicca qui
Carla Poli, del Centro Riciclo di Vedelago, coi rifiuti rifà tutto.
Seguendo il primo principio della Fisica: Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma.
VEDELAGO
Miracolo?
No.
Riciclo.
In provincia di Treviso si trasformano le scoasse secche negli oggetti più disparati e utili.
Con un nastro trasportatore, un impianto che il mondo ci invidia.
E – ovvio – l’educazione.
«Sono stufa!
Non vado più ai convegni in Italia a spiegare come risolvere il problema dei rifiuti!
In giro non capiscono niente!».
Carla Poli, direttrice del Centro Riciclo di Vedelago, sbotta.
Quando le chiediamo perché avendo vicino a Treviso un gioiellino d’impianto di riciclo come il suo, ci sono ancora tante discariche e la città non ha ancora avviato la differenziata porta a porta, la Poli sbuffa… – Mi chiamano perfino i cinesi per capire come muoversi! – dice.
E’ arrabbiata e infastidita dai politici la tenace direttrice che ha trovato una soluzione per far ritornare a vivere i nostri rifiuti, dopo oltre 25 anni di ricerche, studi, investimenti.
Treviso come la gran parte dell’Italia non vuole capire e non vuole risparmiare, «manca soprattutto la volontà politica e l’informazione» – dice – «dall’estero mi cercano per capire e acquisire le nostre tecnologie, qui criticano e basta.
Treviso ha lo stesso problema di Napoli, anche se in forma diversa, non vedo collaborazione da parte del comune e dell’amministrazione, perché probabilmente non vuole risparmiare e far risparmiare i suoi cittadini».
Alla base ci deve essere una buona raccolta differenziata per poter ricavare la materia prima secondaria, viene chiamata così la materia prima da riciclo, «bisogna informare e insegnare a fare una raccolta corretta, io non tratto materiale raccolto alla rinfusa in sacchi neri, a monte deve esserci un’educazione ecologica, quella che spiego ai bambini quando vengono in visita qui».
E’ quello che ci ripete più volte Carla Poli, mentre spiega che il suo centro accoglie i rifiuti (non umidi) differenziati, di vari comuni del territorio e di grandi aziende private come Nestlè e Benetton, perché a loro conviene, risparmiano molto.
Qui, dove lavorano 68 dipendenti, l’indifferenziato o frazione secca, quello che solitamente non sappiamo classificare, è riciclabile: «abbiamo solo uno scarto del 5% rappresentato dai pannolini, ma stiamo cercando il modo di recuperare anche quello» – sottolinea – «il resto se ci guardiamo bene dentro, è fatto per lo più da imballaggi, plastiche e gomme (75%), come giocattoli rotti, attaccapanni, carta patinata».
A Vedelago arrivano ogni giorno 100 tonnellate di rifiuti, il 35% viene subito messo sul mercato e venduto ad altre aziende che lo riciclano, mentre il 65% passa al processo di trattamento.
La frazione residua secca viene messa su un nastro trasportatore, controllata e separata dagli elementi non compatibili come vetro, legno, oggetti tecnologici, scarti industriali.
Poi vengono selezionati i materiali che hanno valore di mercato, come il ferro e l'alluminio che vengono venduti ad aziende di tutta Europa che li riciclano.
Il resto finisce nell'impianto di trattamento che lavora gli scarti: il materiale che si forma dall’estrusione in cui le varie parti della frazione secca si amalgamano sfregandosi a 180 gradi senza combustione, è la materia prima secondaria, un composto che una volta raffreddato viene sminuzzato diventando un granulato, che rispetta tutte le normative dell’Unione europea.
Il granulato plastico viene usato nel settore edile per pavimentazioni, costruzioni e arredi urbani come giochi per bambini, tavoli e panchine più resistenti del legno, meno pesanti del cemento e più economici.
Si possono creare piste ciclabili e staccionate, «a Pescara abbiamo fatto una pista ciclabile di 12 chilometri», «un materiale che da performance superiori, non si usura come il legno, costa meno e si ricicla nuovamente», rimarca Poli.
Si pensi che il prodotto finito che solo quattro anni fa veniva venduto 25 euro a tonnellata ora ha un valore di circa 240 euro, la richiesta è esorbitante e in continua crescita: «Treviso non ha ancora capito che deve fare la raccolta porta a porta e portarmela qui, eliminando i cassonetti sulle strade, abbattendo i costi a medio lungo termine, riducendo fortemente la produzione di rifiuto non riciclabile», ripete questa ingegnosa donna, che ha proposto all’amministrazione di raccogliere i rifiuti differenziati delle scuole di Treviso a costo zero, ma l’amministrazione dopo due anni non ha ancora dato il via alla sperimentazione.
Da poco Carla Poli è stata in visita a Napoli definendo i loro rifiuti «un ben di dio!», ci spiega che a Napoli gli impianti privati per la raccolta differenziata ci sono, ma non sono mai stati attivati: «il popolo napoletano, non è stupido, ma i politici, le amministrazioni, non spingono per una raccolta differenziata, perché politicamente non paga».
La Campania è piena di rifiuti tossici che vengono dal nord «anche noi abbiamo le discariche abusive, le nascondiamo, ma ci sono anche nella Marca, non siamo migliori».
Oltre alla possibilità di diminuire il rifiuto portato in discarica dal 50% attuale al 5%, c’è da aggiungere che il Centro di Riciclo di Vedelago, mette in moto anche la macchina dell’economia, perché Carla Poli è prima di tutto un’imprenditrice, dando lavoro ad altre industrie che comprano la materia prima secondaria e costruiscono manufatti richiesti in tutto il mondo.
«Vado ai convegni nelle città, spiego, informo, e soprattutto dimostro che ci sono solo vantaggi.
Quando i politici sono informati e non si attivano con un progetto serio, non hanno più scusanti».
Autore: Isabella Loschi