NEWS – SALUTE

SANITA’ – SE E’ LUNGA LA LISTA DI ATTESA …

Sanità.
Lista d’attesa troppo lunga?
Puoi andare dal privato pagando solo il ticket
Esami con liste d’attesa lunghe?
Come chiedere e ottenere la scorciatoia in ospedale
Che fare se, dopo aver pagato il ticket, ci dicono che, per una visita specialistica in ospedale, i tempi di attesa sono lunghi?
Che possiamo fare se, per eseguire una risonanza magnetica, una tac o una ecografia dobbiamo aspettare diversi mesi, magari quando ormai la nostra patologia potrebbe essersi aggravata?
Eppure la legge parla chiaro: il malato ha diritto alle prestazioni mediche entro tempi certi che sono:
30 giorni per le visite mediche specialistiche;
60 giorni per gli esami diagnostici.
Che fare, allora, se la lista d’attesa in ospedale è troppo lunga?
Ricorrere allo studio medico privato o alla clinica privata è certo una soluzione, ma a fronte di costi a volte eccessivi per le tasche dei cittadini.
Preso dallo sconforto, il malato si adatta alla fila lunga, è obbligato ad attendere il suo posto in una interminabile lista d’attesa in ospedale.
Insomma ci si rassegna all’idea che il diritto alla salute non viene affatto tutelato da una sanità pubblica che, tuttavia, paghiamo annualmente con le tasse.
In verità, una soluzione c’è, ed anche particolarmente vantaggiosa, ma sono in pochi a conoscerla, anzi quasi nessuno. Né gli ospedali e le strutture pubbliche dell’Asl ne danno comunicazione ai malati.
Il tutto è scritto in un decreto legislativo del 1998.
In pratica la legge stabilisce il diritto del cittadino a conoscere la data entro cui avverrà la visita medica o l’esame diagnostico nonché il tempo massimo di attesa.
Se la prestazione non può essere garantita entro i tempi massimi garantiti per legge (che – come detto – sono di 30 giorni per le visite specialistiche e di 60 giorni per gli esami diagnostici),
il malato può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato.
Il malato dovrà presentare al direttore Generale dell’Azienda Sanitaria di appartenenza una richiesta in carta semplice per «prestazione in regime di attività libero-professionale intramuraria».
In essa dovrà fornire i propri dati e premettere che:
gli è stato prescritto un particolare accertamento diagnostico o una visita specialistica (indicando quale);
il Cup ha comunicato l’impossibilità di prenotare la prestazione richiesta prima della data del… (indicare la data che, come detto, deve essere superiore a 30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli accertamenti come Tac, risonanza magnetica, raggi, ecografie, ecc.);
la prestazione ha carattere urgente, incompatibile con i tempi di attesa indicati;
il decreto legislativo n. 124/1998, all’articolo 3 comma 10, prescrive che i Direttori Generali disciplinino i tempi massimi intercorrenti tra la richiesta e l’erogazione delle prestazioni…
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2019.01.18 – INVITO A PUBBLICA MENZIONE – ILLEGALI VACCINAZIONI IMPOSTE

Oggetto: INVITO A PUBBLICA MENZIONE –  illegali le vaccinazioni imposte.
 
at
 
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ITALIANO
Palazzo Chigi – Piazza Colonna 370 – 00187 Roma – Italia
 
Sig. Francis Contessotto (Presidente)
Federazione Italiana Scuole Materne – Treviso (FISM)
Via Sant'Ambrogio di Fiera, 10, 31100 Treviso TV
 
Don Adriano Sant Parroco
rappresentante legale scuola per l’infanzia paritaria Annibale Brandolini
via San francesco nr.2, 31030 Cison di Valmarino
 
e per l'ulteriore a praticarsi
 
SEGRETERIA DI STATO – SEDE
 
DIVISIONE FEDERALE INVESTIGATIVA
PROVEDITORATO GENERALE DE LA POLISIA JUDISIARIA
DIPARTIMENTO DE JUSTIXIA
 
con riferimento a
ILLEGALE OBBLIGO DI VACCINAZIONE
 
Questo Governo Veneto Provvisorio (GVP), costituito ai sensi e per gli effetti dell'art.96.3 del Primo Protocollo addizionale (1977) alle convenzioni di Ginevra del 1949 sotto l'egida di questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV) ha ricevuto diverse segnalazioni/denuncie alla Polisia Nasionale Veneta circa l'allontanamento di bambini non vaccinati ai quali è impedita la partecipazione alle scuole materne presenti nei nostri territori.
Considerato che tale decisione è stata presa dai responsabili di talune scuole materne in ossequio alla circolare dell'ex ministro della salute Beatrice Lorenzin dello stato straniero occupante italiano, tali provvedimenti sono vietati perché tale disposizione è nulla ed esercitata in difetto assoluto di giurisdizione.
Il persistere di provvedimenti presi in tale senso e in qualsivoglia maniera, costituiscono veri e propri illeciti e come tali sono vietati.
 
VISTI
  • il Decreto nr. 1 emesso da questo Governo Veneto Provvisorio in data 1 giugno 2012;
  • il Decreto nr. 4 emesso da questo Governo Veneto Provvisorio in data 9 aprile 2013;
  • il Decreto nr. 5 emesso da questo Governo Veneto Provvisorio in data 6 gennaio 2019.
CONSIDERATO CHE
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di manifestare validamente e coscientemente la propria volontà nel compimento di atti giuridici di cui è palesemente consapevole.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità del riconoscimento del proprio inalienabile diritto a non essere costretto a eseguire alcunché in relazione a qualsiasi tipo di provvedimento emanato da qualsiasi autorità straniera italiana di occupazione.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di non essere e considerarsi suddito dello stato italiano e di non essere obbligato in alcun modo verso di esso.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità, come essere umano, di affermare in dignità e giustizia la propria nazionalità e cittadinanza Veneta ottemperando al dovere morale di opporsi ad ogni artifizio e inganno che lo induca ad essere reso in schiavitù o asservito in qualsivoglia maniera alle autorità d'occupazione straniere italiane.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di non identificarsi con l'imposta cittadinanza italiana e per l'effetto di non sentirsi obbligato a riconoscere l'illegale giurisdizione dello stato straniero italiano.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di rappresentare se stesso.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di riconoscersi per ciò che è per diritto naturale identificandosi nel Popolo Veneto quale comunità di Genti Venete liberamente accomunate da un duraturo sentimento di appartenenza, avente un riferimento comune ad una propria cultura, lingua e una propria tradizione storica e sviluppate su un territorio geograficamente determinato costituito dalle proprie terre d’origine.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di riconoscersi di Nazionalità Veneta quale espressione dell’identità del Popolo Veneto di cui sente e dichiara di far parte.
  • e' estesa ad ogni Cittadino del Popolo Veneto la facoltà e autorità di riconoscere come la propria Nazionalità Veneta sia conforme e si manifesti con il concetto di Nazione Veneta, destinata a identificare, qualificare e valorizzare la pluralità della comunità dei Popoli universalmente intesa come umanità.
  • Che la validità e l'autorità del presente atto è estesa di diritto ad ogni Cittadino del Popolo Veneto e che non può essere ignorato e non preso in considerazione con tutte le conseguenze da esso derivanti.
  • Che questo MLNV ha il dovere di ripristinare la legalità sui territori della Serenissima Patria.
  • Che questo MLNV pur stabilendo di non usare violenza o di ricorrere alla "guerra di liberazione", nonostante sia prevista e conforme alla legge, riconosce ad ogni Cittadino del Popolo Veneto il diritto di difendersi, difendere i propri cari e i propri beni da qualsiasi aggressione, anche con l'uso della forza se inevitabile.
  • Che questo MLNV disconosce e rigetta l'illegale e imposta autorità delle istituzioni italiane.
RICHIAMANDOSI
  • Alla “Denuncia di occupazione, dominazione e colonizzazione della Nazione Veneta da parte dello stato straniero italiano – Rivendicazione di sovranità del Popolo Veneto” di questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV) datata 27.09.2010 e depositata alla sede O.N.U. di Ginevra in data 28.09.2010 e alla sede O.N.U. di New York in data 27.11.2011.
  • All’Ultimatum del MLNV datato 13.12.2010 e notificato allo stato straniero, colonialista e razzista italiano e alla sede O.N.U. di Ginevra in data 14.12.2010 e alla sede O.N.U. di New York in data 27.11.2011.
PRENDENDO ATTO
  • Che lo stesso stato straniero occupante razzista e colonialista italiano ha sancito l’illecita e illegale permanenza della sua occupazione sui Territori della Repubblica di Venezia con il decreto legislativo 13.12.2010, n. 212, in vigore dal 16 dicembre 2010, che ha espressamente abrogato a tutti gli effetti il regio decreto italiano 04.11.1866, n. 3300, “col quale le provincie della Venezia e di Mantova fanno parte integrante del regno d’italia”.
  • Che non esiste prova documentata che ogni singola Persona di Nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto sia un cittadino italiano e che abbia firmato un contratto regolarmente valido con l’entità correntemente identificata con il nome di “stato italiano” e che obblighi loro a seguire le sue emanazioni politiche, penali, civili, commerciali, fiscali, stradali e qualsivoglia altra sua norma.
  • Che qualsiasi relazione e negozio giuridico determina uguali doveri fra le parti rispetto anche all’illegale e illegittima possibilità e pretesa di asservimento e sottomissione in schiavitù in qualsivoglia maniera e forma di qualsiasi Persona umana;
E CHE IN CONSEGUENZA DI CIO'
 
tutti gli effetti di atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione
  • di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio non possono produrre asservimento e sottomissione in schiavitù in qualsivoglia maniera e forma di qualsiasi Persona umana.
  • Che la mancanza della prova documentale da tempo dettagliatamente richiesta e che dimostri la legittima e legale pretesa anche di qualsivoglia riscossione di natura economica e/o fiscale intimata ad ogni Persona di nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto non possono essere neppure condizionatamente accettate e di conseguenza produrre gli effetti che ne deriverebbero.
  • Che qualsiasi documentazione riferita ad atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio deve essere trasparente, di facile comprensione, anche trascritta in lingua Veneta e priva di ambiguità interpretative rispetto anche a definizioni giuridiche.
  • Che tutti gli atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio, anche in difetto degli adempimenti richiesti col presente documento entro e non oltre dieci giorni dalla sua pubblicazione all’ALBO UFFICIALE del Governo Veneto Provvisorio avente effetto di notifica a pubblica menzione sono a tutti gli effetti nulli, inesigibili, inesistenti e devono comunque ritenersi estinti.
AVENDO RECEPITO E CONFORMANDOSI 
  • al principio naturale per cui ogni essere umano è Persona ed espressione della propria personalità derivante dalla propria originale individualità;
  • al principio naturale per cui ogni Persona è sovrana di sé stessa e unica titolare della propria identità;
  • al principio naturale per cui l’esistenza di ogni Persona costituisce un imprescindibile diritto naturale universalmente efficace e come tale non può che essere libera;
  • al principio naturale per cui ogni Persona è libera di scegliere di non far parte di una società per la quale non nutra sentimenti di appartenenza, non identificando con essa le proprie radici etniche e un comune riferimento culturale, di lingua, tradizioni e storia;
  • alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789;
  • alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata a Parigi il 10 dicembre 1948;
  • al principio di autodeterminazione dei Popoli che è stato accettato e iscritto nell'articolo 1.2 della Carta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (firmata a San Francisco il 26 giugno 1945 ed entrata in vigore il 24 ottobre 1945);
  • al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici – New York 16 dicembre 1966, ratificato anche dallo stato straniero occupante italiano con legge 881/77 del 25 ottobre 1977;
  • al principio di uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei Popoli di cui alla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’O.N.U. nr.2625 del 24.10.1970;
  • ai principi stipulati con la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki, 1 agosto 1975)
ESSENDO PROVATO
che in fatto e in diritto lo stato italiano sul Territorio della Repubblica di Venezia rimane ad oggi uno stato straniero occupante, a nulla rilevando sotto il profilo della legittimazione dell’esercizio della sua sovranità sui Territori della Repubblica di Venezia gli anni di illecita e illegittima occupazione razzista e colonialista;
E' STATO DECRETATO QUANTO SEGUE
  • tutti gli atti e/o i provvedimenti di qualsiasi natura posti in essere da una qualsiasi autorità straniera italiana nei Territori occupati della Repubblica Veneta sono privi di qualsiasi effetto giuridico in quanto posti in essere in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio;
  • ogni e qualsiasi atto e/o provvedimento, comunque denominato, in ogni sua fase e/o grado del procedimento, posto in essere da una qualsiasi autorità e/o ente e/o società privata e/o pubblica straniera italiana di occupazione, sui Territori della Repubblica Veneta è a tutti gli effetti INESISTENTE, ovvero tamquam non esset.
  • l’attuale occupazione straniera italiana dei territori della Serenissima Patria è da ritenersi illegale e illegittima "ab origine", ossia fin dall’inizio della sua prevaricazione, pertanto anche ogni sua autorità e provvedimenti da essa emanati sono abusivi e appunto per questo vietati.
Il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV) per il tramite del suo apparato istituzionale Governo Veneto Provvisorio (GVP) attesta e certifica che ogni essere umano che si riconosce e si identifica nel Popolo Veneto non è e non può essere di proprietà privata dello stato straniero italiano né può essere in qualsivoglia maniera da esso asservita e sfruttata come pretenderebbe il governo straniero italiano registrato alla SEC quale Governo Aziendale (Governo Corporativo) – società corporativa privata (corporation) e che agisce relativamente al Trust governativo, rivestendo cioè il ruolo di beneficiario e non quello di fiduciario;   per l’effetto, ogni Persona di nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto non può essere un trust dello stato straniero italiano e quindi non può essere associata e/o identificata mediante il nome registrato all’anagrafe dello stato straniero italiano e quindi non può essere privata della capacità giuridica, della cittadinanza Veneta e del suo nome. 
SI VIETA
Il trattamento dei dati personali di ogni Cittadino del Popolo Veneto e deve intendersi negato il consenso all’utilizzo del suo nome per il trattamento dei dati personali nonché la raccolta, elaborazione, raffronto, modificazione, comunicazione e la loro diffusione agli agenti, ai rappresentanti, ai funzionari, agli organi e a qualsiasi “autorità” e/o ente e/o società privata e/o pubblica facente parte o che agisce in nome e per conto dello stato straniero occupante italiano anche in qualità di “ex Corporation” e se ne chiede l’immediata cancellazione da qualsiasi banca dati sia digitale che cartacea.
 
SI AVVISA E NOTIFICA
agli agenti, ai rappresentanti, ai funzionari, agli organi e a qualsiasi “autorità” e/o ente e/o società privata e/o pubblica facente parte o che agisce in nome e per conto dello stato straniero occupante italiano anche in qualità di “ex Corporations” dell’attuale situazione;
E' FATTO LORO DIVIETO
in ragione dell’attuale stato di fatto e di diritto, di porre in essere qualsiasi atto, azione, omissione e/o procedura di qualsivoglia maniera che limiti l'esercizio dei propri diritti o in danno:
  • delle Istituzioni Venete;
  • della sovranità del Popolo Veneto;
  • dell’integrità territoriale della Nazione Veneta;
  • della personalità della Nazione Veneta;
  • di ogni ente, organizzazione, entità e attività economica e/o di volontariato pubblica e privata, nonché delle Parrocchie, Chiese e Comunità Religiose Cristiane o professanti un credo religioso comunemente condivisibile e riconosciuto da questo GVP;
  • di ogni Persona di nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto.
Il persistere e/o proseguire nell’attuazione di tali comportamenti, atti, azioni, omissioni e/o procedure di qualsivoglia maniera, anche tese alla riscossione di natura economica e/o fiscale per conto dello stato straniero occupante italiano anche ex Corporations
VERRANNO ATTRIBUITE PERSONALMENTE
specifiche responsabilità per aver agito in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Repubblica Veneta contro Istituzioni Venete, contro appartenenti al MLNV e contro Persone, in specie di Nazionalità Veneta e/o che dichiarino di far parte del Popolo Veneto con vessazioni, minacce, mediante illegali, strumentali e persecutori accertamenti fiscali, ingiunzioni di pagamento e procedure coattive di riscossione di imposte, tributi e sanzioni in nome e per conto dello stato straniero occupante razzista e colonialista italiano e di altri suoi enti pubblici impositori, e/o in concorso con questi.
Per aver posto in essere gravi illeciti internazionali, quali reiterati atti di forza e di aggressione mediante le illegali e persecutorie ingiunzioni e procedure predette.
Aver posto in essere illeciti contro la sovranità del Popolo Veneto, contro l’integrità territoriale e contro la personalità della Nazione Veneta.
Per aver commesso il reato continuato e aggravato di devastazione e saccheggio nel territorio della Nazione Veneta.
La responsabilità dell’esecuzione di tali norme criminose verrà ascritta personalmente e singolarmente a ciascuno dei responsabili anche se solo in concorso, nei modi, tempi e condizioni che saranno ritenute di adottarsi per assicurarli alla Giustizia Veneta per i provvedimenti indennizzanti e giudiziari del caso, con tutti i propri beni, presenti e futuri e fino alla settima generazione e valutati approssimativamente a partire dal minimo di € diecimila per ogni giorno dalla loro formazione.
E' FATTO OBBLIGO
agli organi e a qualsiasi “autorità” e/o ente e/o società privata e/o pubblica facente parte o che agisce in nome e per conto dello stato straniero occupante italiano anche in qualità di “ex Corporations” di non procedere ulteriormente in qualsivoglia maniera col recapitare, notificare, intimare, iscrivere a ruolo e/o limitare anche parzialmente e in qualsivoglia maniera il legittimo godimento dei diritti umani, civili e politici di ogni Persona di nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto, nonché di ogni ente, organizzazione, entità e attività economica e/o di volontariato pubblica e privata, nonché delle Parrocchie, Chiese e Comunità Religiose Cristiane o professanti un credo religioso comunemente condivisibile e riconosciuto da questo GVP.
APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI RESPONSABILITà COLLETTIVA
Si rammenta che le violazioni e gli illeciti commessi da agenti/organi/funzionari stranieri italiani contro cittadini del Popolo Veneto e/o contro il MLNV e i suoi militanti integrano illeciti internazionali imputabili anche allo stato italiano.
Atteso il principio di responsabilità collettiva contemplato dal diritto internazionale, la responsabilità per qualsiasi violazione del diritto internazionale commessa da un qualsiasi organo dello stato straniero occupante italiano si intende estesa all’intera comunità statale e quindi allo stesso stato, che possono patire le conseguenze dell’illecito.
Per l’effetto, allo stato straniero occupante italiano è estesa la responsabilità di tutti tali atti di imputazione e di qualsiasi atto di aggressione, di forza e/o di guerra posto in essere contro il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto e/o contro i cittadini del Popolo Veneto. 
Il presente atto verrà pubblicato a mezzo l' ALBO UFFICIALE del Governo Veneto Provvisorio con valore di notificazione e l’iscrizione a ruolo giudiziario dei responsabili.
Quale Presidente del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto e del Governo Veneto Provvisorio, istituito dal MLNV ai sensi e per gli effetti  dell'art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra, reclamo che lo stato italiano rispetti il diritto al riconoscimento della personalità giuridica di ogni Cittadino del Popolo Veneto che si sia autodeterminato sotto la propria egida.
Il diritto all'autodeterminazione è una norma ius cogens, cioè diritto inderogabile, un principio supremo e irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale.
Come tutto il diritto internazionale, il principio di autodeterminazione è stato anche ratificato dallo stato italiano con la legge nr.881/1977.
Nell'ordinamento italiano il principio vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass. pen. 21-3 1975).
Non si sottovaluti che nel settore dell'uso della forza, l'affermazione del principio di autodeterminazione, ha ampliato la portata del divieto di cui all'art.2 par.4 della Carta delle Nazioni Unite, proibendo agli stati di ricorrere anche alla sola minaccia oltre che all'uso della forza contro i Popoli che invocano il diritto all' autodeterminazione … e di violazioni in tal senso ne sono state compiute molte dalle autorità italiane pur agendo in difetto assoluto di giurisdizione.
Noi Veneti, non siamo mai diventati italiani e nessuno ci può imporre una nazionalità e una cittadinanza che non ci appartiene anche perché è una violazione dell'art.15 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (firmata a Parigi il 10 dicembre 1948 e la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri).
WSM
Con onore e rispetto
Venetia 18 gennaio 2019
Sergio Bortotto
Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
A (S)PROPSITO DI VACCINI OBBLIGATORI
TERRENO e MALATTIA
Caro medico vaccinatore… ,
Sei legato alle teorie di Big Pharma che provengono dal bugiardo falsificatore Pasteur.
I Germi batteri e virus non sono le cause di malattia ma la loro conseguenza, perché è il terreno malato che ammala.
Quando è in alterazione di pH rH e resistività, che se in quelle condizioni, ammala le cellule che entrano in uno stato di stress ossidativo, mal funzionando e creando aggravamento dello stato di salute di tessuti e quindi di organi.
I batteri autoctoni cercano di riparare i tessuti danneggiati o alterati, però quando sono in situazione di disbiosi, disequilibrio fra di essi, proliferano mutando forma per il terreno alterato e quindi funzione, generando tossine che aggravano lo stato generale del soggetto … e sono quelli che poi voi medici impreparati e incompetenti ritrovate nel sangue o nei fluidi del corpo.  
Quindi agire su di essi con antibiotici e /o Vaccini significa non capire nulla di biologia.
I virus che si trovano con gli esami di laboratorio, nei fluidi umani sono la conseguenza delle apoptosi cellulari per il disfacimento dei mitocondri che contengono DNA, e/o di quello nucleico.
Quindi anche in questo caso i virus non ammalano ma sono la conseguenza dell'ammalamento.
Quindi anche in questo caso, antivirali e vaccini NON SERVONO MAI.   
Basta con le bugie… 
Pasteur  stesso, sul letto di morte disse:  "il Terreno è tutto, il microbo è niente" … 
Quindi occorre lavorare sul Terreno per riordinare le sue alterazioni e tutto andrà a posto e la Perfetta Salute comparirà, mentre agendo con farmaci e/o Vaccini, sui cosiddetti germi, non elimineremo la causa vera, ma solo dei sintomi … e ci riammaleremo nel tempo.
Cari "medici"…. Studiate biologia, per favore o cambiate mestiere, siete pericolosi per la salute umana.
A parte i meccanici del corpo.
Ricordatevi “I batteri accompagnano la malattia, non la creano”.
(by Max von Pettenkofer medico e chimico bavarese, amico di Koch)
Tratto da un post in Telegram (vedi)
La materna Brandolini di Cison “esclude” i bimbi non vaccinati: "Non potevamo agire diversamente"
E’ scoppiato a Cison di Valmarino un caso che sicuramente farà molto discutere.
La scuola per l’infanzia paritaria Annibale Brandolini situata in centro paese, con una raccomandata firmata dal parroco don Adriano Sant, in quanto rappresentante legale dell’Ente, ha comunicato a quattro famiglie che i loro bimbi sarebbero stati esclusi dal giorno 8 di gennaio, in quanto sprovvisti dei vaccini obbligatori. 
Gli stessi bimbi erano stati accettati all’inizio dell’anno scolastico 2018/2019, in attesa che la posizione venisse regolarizzata, attraverso un percorso concordato con l’Ulss 2.
La decisione è stata presa dalla materna in ossequio alla circolare dell'ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma anche su indicazione della Federazione italiana scuole materne (Fism) Treviso che dava tempo fino al 31 dicembre alle scuole aderenti per regolarizzare le posizioni. 
Ora cosa succederà? 
A rispondere la coordinatrice della scuola Eleonora Fantin, molto scossa dal clamore mediatico della vicenda, soprattutto per il forte legame che si è creato fra maestre e bambini. 
Non potevamo fare diversamente, ci piange il cuore ma questa è la realtà – spiega Fantin – Siamo state una delle poche materne ad accettare a settembre i bimbi non in regola con le vaccinazioni, ma che avevano cominciato un percorso concordato con l’Ulss. La deroga sarebbe stata possibile solo se l’iter fatto di vari appuntamenti fosse stato portato a termine o perlomeno fosse iniziato nei tempi stabiliti". 
"Il mio augurio è che la situazione si sblocchi al più presto e che i bimbi tornino tra noi – prosegue Eleonora Fantin 
Tra l’altro già oggi uno di loro è rientrato, in quanto i genitori ci hanno portato il documento che attestava la ripresa dell'iter".
E i genitori cosa pensano? 
A fari spenti, un papà dei bambini esclusi che vuole rimanere anonimo si dice dispiaciuto: “E’ una scuola che funziona benissimo. Il problema è della normativa che è lacunosa e che prevede il parere incrociato di enti diversi. 
Conto al più presto di sistemare con l'Ulss la vicenda”. 
Non resta ora che vedere che piega prenderà la vicenda, nella speranza che alla fine venga trovata una soluzione nell’interesse di tutti, bimbi per primi.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
tratto da: (https://www.qdpnews.it/cison-di-valmarino/25839-la-materna-brandolini-di-cison-esclude-i-bimbi-non-vaccinati-la-coordinatrice-non-potevamo-agire-diversamente)
 

A (S)PROPSITO DI VACCINI OBBLIGATORI

“I batteri accompagnano la malattia, non la creano”
 
TERRENO e MALATTIA
Caro medico vaccinatore… ,
Sei legato alle teorie di Big Pharma che provengono dal bugiardo falsificatore Pasteur.
I Germi batteri e virus non sono le cause di malattia ma la loro conseguenza, perché è il terreno malato che ammala.
Quando è in alterazione di pH rH e resistività, che se in quelle condizioni, ammala le cellule che entrano in uno stato di stress ossidativo, mal funzionando e creando aggravamento dello stato di salute di tessuti e quindi di organi.
I batteri autoctoni cercano di riparare i tessuti danneggiati o alterati, però quando sono in situazione di disbiosi, disequilibrio fra di essi, proliferano mutando forma per il terreno alterato e quindi funzione, generando tossine che aggravano lo stato generale del soggetto … e sono quelli che poi voi medici impreparati e incompetenti ritrovate nel sangue o nei fluidi del corpo.  
Quindi agire su di essi con antibiotici e /o Vaccini significa non capire nulla di biologia.
I virus che si trovano con gli esami di laboratorio, nei fluidi umani sono la conseguenza delle apoptosi cellulari per il disfacimento dei mitocondri che contengono DNA, e/o di quello nucleico.
Quindi anche in questo caso i virus non ammalano ma sono la conseguenza dell'ammalamento.
Quindi anche in questo caso, antivirali e vaccini NON SERVONO MAI.   
Basta con le bugie… 
Pasteur  stesso, sul letto di morte disse:  "il Terreno è tutto, il microbo è niente" … 
Quindi occorre lavorare sul Terreno per riordinare le sue alterazioni e tutto andrà a posto e la Perfetta Salute comparirà, mentre agendo con farmaci e/o Vaccini, sui cosiddetti germi, non elimineremo la causa vera, ma solo dei sintomi … e ci riammaleremo nel tempo.
Cari "medici"…. Studiate biologia, per favore o cambiate mestiere, siete pericolosi per la salute umana.
A parte i meccanici del corpo.
Ricordatevi “I batteri accompagnano la malattia, non la creano”.
(by Max von Pettenkofer medico e chimico bavarese, amico di Koch)
 
Tratto da un post in Telegram
 

“UNA SCELTA IN COMUNE” IN ORDINE ALLA DONAZIONE DI ORGANI E’ INCOSTITUZIONALE.

Riceviamo e pubblichiamo dalla LEGA NAZIONALE ANTIPREDAZIONE ORGANI. (www.antipredazione.org)
Invitiamo tutti ad andare sul sito e ad approfondire l'argomento che è di estrema attualità.
 
11/01/2019 Comunicato n. 2
 
“UNA SCELTA IN COMUNE” IN ORDINE ALLA DONAZIONE DI ORGANI E' INCOSTITUZIONALE
 
L' iniziativa “Una scelta in Comune” in ordine alla donazione d'organi e tessuti quando andiamo a rinnovare la Carta d'Identità è contro-legge e incostituzionale.
E' un'operazione costruita passo passo con decreti ad incastro dal lontano 1999.
 
Il decreto attuativo mai emanato
La legge degli espianti-trapianti L.91/99 artt. 4 e 5 stabilisce per la dichiarazione di volontà che il ministro emani un Decreto attuativo con direttive su “termini, forme e modalità” per far partire le notifiche dell'ASL a ciascun cittadino e praticare poi il “silenzio-assenso”.
Non fu mai emanato, quindi dopo 20 anni siamo ancora in Disposizioni Transitorie (art. 23).
 
Un decreto temporaneo che apre all'abuso
Fu invece emanato un Decreto temporaneo (Bindi 8 aprile 2000) contrario alla legge nello spirito e nella lettera, crogiuolo di infiniti abusi, che aprì le porte a raccolte illegali presso ospedali, ambulatori, ASL, medici di famiglia, associazioni di malati e propaganda, ecc., al fine di effettuare una schedatura di fatto, senza garanzie, nel database del Centro Nazionale Trapianti (CNT).
Nel 2008 Livia Turco su proposta del direttore del CNT, e ad integrazione del Decreto temporaneo Rosi Bindi, emana un Decreto che amplia i punti di ricezione della dichiarazione di volontà coinvolgendo i Comuni. Inoltre introduce la conservazione e la trasmissione delle dichiarazioni tramite l'utilizzo di supporti informatici, notoriamente a rischio di violazioni e falsificazioni.
 
Decreto “Milleproroghe” varato sulla fiducia
Nel 2010 con Decreto legge (1) varato sulla fiducia, il Parlamento ha consentito soluzioni che ampliano gli effetti negativi del già illecito Decreto Bindi prorogandone illecite possibilità applicative. 
A tale fine è stato perfino modificato il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al Regio decreto del 18 giugno 1931, n. 773 – all'art. 3 è inserito il seguente: “La Carta d'Identità PUO' altresì contenere l'indicazione del consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in caso di morte”.
PUO', non deve.
Il legislatore non ha sancito un obbligo, né per i cittadini né per i sindaci.
Successivamente, nel 2013, l'art.3 fu modificato con altro Decreto legge (2):“I comuni trasmettono i dati del consenso o diniego al Sistema Informativo Trapianti (SIT)” e “Il consenso e diniego confluisce nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)”.
 
Una scelta in Comune” ingannevole
“Una scelta in Comune”, voluta dal Ministero della Salute, dal Centro Nazionale Trapianti e dall'Anci (Ass. Nazionale Comuni Italiani) che vede l'Aido come partner, pratica l'esperienza pilota in Umbria nel 2012.
 
Nel 2015 si definiscono le Linee Guida tra Ministero della Salute e Ministero dell'Interno, poi il piano prende corpo e si propaganda a tutti i Comuni.
In cosa consiste?
Le amministrazioni possono stabilire che il proprio ufficio anagrafe diventi un punto di raccolta e registrazione delle dichiarazioni di volontà al momento del rinnovo della Carta d'Identità.
Ci vuole una delibera di giunta, l'adesione dei Comuni quindi è facoltativa, ma purtroppo disinformata dal CNT che addirittura fornisce il testo prestampato da firmare per l'approvazione.
Abbiamo avvertito gli 8000 sindaci che si tratta di truffa dei potentati istituzionali, frutto di accordi contro legge e contro i cittadini, ma Nanni Costa, direttore del CNT, il 12.6.2018 ha ribattuto bugiardamente con una lettera circolare ai centri regionali, alle anagrafi, all'Anci, ecc. spergiurando che i “Comuni hanno l'obbligo di attivare la procedura”, mentre “ai cittadini è lasciata la libertà di dichiarare o non dichiarare, così come quella di dare un consenso o un dissenso”.
Invece nella pratica i cittadini vengono ricattati all'anagrafe e negata loro la Carta d'Identità se non firmano il modulo in ordine alla donazione, trasformando proditoriamente la facoltà in obbligo: atto incostituzionale. 
Per giunta trattasi di un modulo manipolato con tre opzioni (SI – NO – NON mi esprimo) al posto delle due (SI – NO) stabilite nelle Linee Guida.
Si tratta di abuso d'ufficio, abuso di potere e falsità ideologica.
 
Segnalazione al Garante della Privacy
Abbiamo presentato una segnalazione al Garante della Privacy il 6 luglio 2018, dopo due mesi ha risposto “Roma per Toma” e alla nostra richiesta di far rimuovere il vile ricatto, ha risposto in stile kafkiano che “il modulo del quale si contesta l'utilizzo (…) non è quello indicato per la manifestazione del consenso o diniego alla donazione degli organi nelle Linee Guida, bensì soltanto il 'modulo ricevuta' della dichiarazione per verificare che l'impiegato abbia correttamente inserito la volontà così come espressa”.
La “scelta in Comune” è quindi una dichiarazione verbale interpretata da un impiegato e trasferita in elettronico al SIT?
ASSURDO!
Non dice questo la propaganda.
Il cittadino firmando il modulo pensa di fare una dichiarazione diretta, di suo pugno.
Al Garante abbiamo contestato che il modulo non porta la scritta Ricevuta, ma “Manifestazione di volontà in ordine alla donazione di organi e tessuti dopo la morte a scopo di trapianto”, e che l'informazione in calce non è coerente e veritiera.
Un modulo fatto apposta per ingannare.
Infatti non esplicita che si tratta di prelievo in cosiddetta “morte cerebrale” a cuore battente e afferma in caratteri microscopici che tale registrazione “è secondo normativa” indicando tre norme: la L.91/99 che invece è marchianamente elusa mancando il Decreto attuativo dell'art.5, il D.M. 8 aprile 2000 (Bindi) che invece è temporaneo e usato per dare la stura a varie truffe come “la scelta in Comune” e il D.M. 11 marzo 2008 (Turco) che si aggancia al suddetto Decreto temporaneo della Bindi per introdurre l'illecita registrazione presso i Comuni.
 
Una scelta in comune” incostituzionale
Una “Scelta in Comune” decretata e pubblicizzata come facoltativa ma nella pratica resa obbligatoria all'atto del rinnovo della Carta d'identità (Cie-on-line) è incostituzionale.
Giudizio di incostituzionalità enunciato già nel 2010 (Milleproroghe) dal Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Carlo Vizzini che fece correggere dall'esecutivo in Aula il verbo “Deve” per sostituirlo col verbo “Può”, poiché spiegò “Una norma del genere con l'obbligo di dichiarare o meno il proprio consenso alla donazione di organi sarebbe stata incostituzionale”.
Inoltre il legislatore continua a sviluppare decreti contro-legge 91/99 costruiti su un regolamento ministeriale temporaneo (Bindi) che di fatto ingarbuglia la materia e rinvia nel tempo il Decreto attuativo che deve costituire la normativa uniforme definitiva ed essenziale.
Invitiamo i cittadini a non cedere al ricatto e a mantenersi fermi nel diritto di non firmare quel modulo all'anagrafe.
 
Dichiarazione Autografa d'opposizione
 
necessaria per i non-donatori
Abbiamo pubblicato sul nostro sito www.antipredazione.org la Carta-Vita/Dichiarazione Autografa d'opposizione all'espianto di organi e tessuti da scaricare liberamente dalla sezione “Difenditi e sostienici”. 
Facciamo in modo che tutti i cittadini portino in tasca un'opposizione alla macellazione e ne siano fieri. Insieme nella lotta.  
 
Nerina Negrello
Presidente
Lega Nazionale
Contro la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente
 
Note:
1) Decreto legge 30 dicembre 2009, n. 194, articolo 3, comma 8-bis, convertito, con modificazioni, in legge 26 febbraio 2010, n. 25.
2) Successivamente modificato dall'articolo 43, comma 1, del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98.
 
COMUNICATO STAMPA
ANNO XXXV n. 2
11 gennaio 2019
 
24121 BERGAMO Pass. Canonici Lateranensi, 22
Tel. 035-219255 – Telefax 035-235660

HANNO ESPIANTATO GLI ORGANI A MIO FIGLIO MA LUI ERA VIVO.

Silvana: “Hanno espiantato gli organi a mio figlio ma lui era vivo”
Non vi perdono.
Tutti abbiamo assassinato mio figlio con l’espianto – da Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente
Pubblichiamo la lettera di Silvana Mondo, mamma di Paolo, Consigliera Nazionale Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente.
Mio figlio Paolo 19enne, è stato macellato a cuore battente dopo essere stato abbandonato per ore nel corridoio del Pronto Soccorso dell’ospedale di Trieste e poi sequestrato nella rianimazione del “Cattinara”, ma non per salvarlo.
Nessuna terapia è stata eseguita prima del verdetto di morte, neanche una radiografia del cranio; non si conosce l’ora della TAC necessaria per una diagnosi e cura, né l’ora della consulenza del neurochirurgo, ma ancor più terribile la dichiarazione di “morte cerebrale” è stata stilata su Paolo curarizzato e sedato con più farmaci che impiegano ore per essere eliminati.
Come hanno potuto valutare la respirazione spontanea addormentato e paralizzato?A noi genitori non è permesso di capire cosa sta succedendo. Il verdetto sanitario cala crudele e senza spiegazioni: Paolo è morto (sic).
Ci hanno sottoposto un modulo prestampato per la donazione d’organi senza dirci che l’espianto avviene a cuore battente e sangue circolante. 
Sconvolti siamo caduti nella trappola dei medici predatori: maledetta firma! Non mi perdono. 
L’espianto, 7 ore di tortura
Al nostro Paolo hanno espiantato prima le cornee poi il cuore, il fegato, i reni, in 7 ore di tortura sotto farmaci paralizzanti per contrastare le contrazioni del corpo.
Non vi perdono infami vertici della sanità che strutturate la società del crimine legalizzato sotto l’egida della scienza e del “salviamo le vite”. 
Non vi perdono tecnici della finta “morte cerebrale” (anestesisti-rianimatori, medici legali, neurofisiopatologi, espiantatori, trapiantatori, infermieri, ferristi, coordinatori…) accolita di delinquenti lautamente pagati. 
Non vi perdono manipolatori delle emozioni che mi avete strappato quella firma per pararvi il culo e scaricare su di noi genitori ingannati la responsabilità. 
Non vi perdono pennivendoli asserviti alla propaganda per la donazione di organi che per un piatto di fagioli persistete nell’ingannare i cittadini scrivendo che l’espianto è “dopo la morte” senza precisare che il prelievo è a cuore battente e sangue circolante da un vivo che ha perso la coscienza. 
Non vi perdono medici che sapete e tacete, incapaci di rivendicare l’obiezione di coscienza. Non vi perdono Politici del Parlamento asserviti ai Comitati d’affari, che avete votato la ridefinizione di morte a cuore battente per favorire il business degli espianti-trapianti. 
Non vi perdono 
Giudici e giuristi palesemente ciechi, sordi e muti di fronte al crimine istituzionale. Non vi perdono preti di una Chiesa corrotta che finge di difendere la vita ma lascia macellare i deboli in coma, incoerente e collusiva con la finta “morte cerebrale”. 
Non vi perdono trapiantati che pur sapendo, come cannibali vi siete cibati degli organi altrui. Non vi perdono voi in lista d’attesa che “pregate” Dio e i santi perché un incidente vi porti organi. 
Non vi perdono volontari per la donazione, finanziati dallo Stato, per portarci dritti al boia. Non vi perdono cittadini italiani piegati all’ignavia utilitaristica, ridotti a merce senz’anima ribelle. 
Dobbiamo emulare George Pickering del Texas che per difendere il figlio dall’espianto si è barricato nella sua stanza d’ospedale, armato di pistola? Ora il figlio è perfettamente in salute.
Silvana Mondo – Mamma di Paolo. Consigliera Nazionale Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente.
 
Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente”
Indirizzo: Pass. Canonici Lateranensi, 22 – 24121 Bergamo (ITALIA) Tel. 035-219255, Fax 035-235660, lega.nazionale@antipredazione.org
 
TRATTO DA (CLICCA QUI)
 
 

Ecco la nostra missivia:

MLNV-GVP - INTESTAZIONE.jpg

Spett.
LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI E LA MORTE A CUORE BATTENTE
 
Abbiamo appreso da Facebook  di quanto accaduto a Paolo, il 19nne figlio di Silvana Mondo.
Il post rimandava a questo link da cui abbiamo tratto l'articolo.
Siamo sconcertati di quanto accaduto e grati per la sua divulgazione.
La pubblicazione sul nostro giornale delle Venetia non ha alcuna pretesa politica, (noi non agiamo in ambito italiano) ma è per noi un dovere condividere e gettare le basi etiche per le prossime istituzioni venete affinché simili efferati accadimenti non debbano ripetersi MAI PIU!
Abbiamo pubblicato l'articolo a questo indirizzo: clicca qui.
Rimaniamo a disposizione per quanto a praticarsi.
Siamo sinceramente vicini alla Signora Silvana Mondo e alla sua famiglia per quanto successo a Paolo.
Con onore e rispetto.
WSM
Venetia 8 gennaio 2019
Sergio Bortotto
Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
 

ed ecco la risposta pervenutaci:

10 gennaio 2019

Gentile Sergio Bortotto
Presidente del MLNV
e del Governo Veneto Provvisorio
 
Abbiamo percepito nella sua missiva sincere parole di comprensione, partecipazione e condanna per quanto accaduto a Paolo Mondo, giovane  ucciso dall'avidità trapiantistica,  e ai suoi genitori ingannati dalla  cinica malainformazione ospedaliera finalizzata a strappare da genitori sconvolti  una firma di consenso alla donazione di organi per trapianto. 
E di questo la ringraziamo vivamente, insieme a Silvana Mondo  a cui abbiamo letto la sua missiva che l'ha profondamente commossa.
Così è stata spiegata da alti papaveri  la sistematica omissione di informazione veritiera:   "se dicessimo la verità nessuno donerebbe". 
Già, perché si espianta a cuore battente e sangue circolante mentre la persona respira ausiliata.
In altre parole si espianta un vivo che ha perso la coscienza ed è dichiarato "morto cerebrale" sulla base di protocolli di Stato variabili. 
Non si espianta "dopo la morte", come dice la propaganda. 
Gli organi di un morto vero in arresto cardiocircolatorio e respiratorio conclamati non servono ai trapianti.
Silvana Mondo ha avuto il grande merito e coraggio di rendere pubblica la sua sofferenza per l'inganno subito e di trasformare il suo dolore per l'espianto/tortura del figlio in azione culturale di controinformazione e di difesa.
Ma sono tanti i genitori che piangono i loro figli macellati dall'istituzione sanitaria trapiantistica.
La pubblicazione della denuncia di Silvana Mondo sul vostro giornale delle Venetia indica forti basi etiche ed è stata quanto mai opportuna, già tre vostri accoliti hanno telefonato o scritto via mail per chiarimenti. 
Vi sono grati.
Ci siamo permessi di inserire la mail del MLNV nella ns mailing list, sperandodi farvi cosa gradita.
 
Con stima e rispetto
Nerina Negrello
Presidente
Lega Nazionale Contro la Predazione di organi
 

“TUTTI SANNO DELLE SCIE CHIMICHE”

Scie chimiche, Gianini: se smontate un aereo scoprite tutto- articolo originale di Libreidee
«Mi portino pure in tribunale», dice.
«Gli dirò di fare una cosa semplicissima: basta prendere un aereo e smontarlo, per capire subito da dove vengono quelle scie».
Enrico Gianini, per anni operatore aeroportuale a Milano Malpensa, ha le idee chiarissime sulle strane tracce, bianche e persistenti, che da circa 15 anni intasano letteralmente i nostri cieli.
«Tutti sanno tutto, in aeroporto, ma nessuno dice niente», dichiara Gianini ai microfoni di “Border Nights”, denunciando l’omertà generale che coprirebbe la cosiddetta irrorazione quotidiana dell’atmosfera.
«Sanno tutto anche i piloti, la cui mortalità sembra sia in aumento: tumori e infarti».
Da quando le normative antiterrorismo li obbligano a volare in cabine sigillate, aggiunge, proprio i piloti sono i primi a respirare l’aria inquinata dai composti destinati a essere rilasciati dall’aereo sotto forma di aerosol.
Gianini è convinto di aver scoperto il dispositivo clandestino: serbatoi supplementari inseriti in coda, nelle stive dei velivoli.
Per trent’anni addetto al carico e scarico dei bagagli, se n’è accorto stazionando sotto gli aerei, da cui sgocciola liquido anomalo, pieno di metalli pesanti.
Ne ha parlato tempo fa in un video su YouTube [intervista prodotta e realizzata da TViVO NETWORK], che ha fatto notizia.
E oggi conferma: l’operazione “cieli a strisce” continua, nell’indifferenza generale, senza che nessuna autorità di vigilanza protesti per il costante inquinamento indotto dai jet di linea trasformati abusivamente in “tanker”, aerei-cisterna.
Alluminio e cadmio, bario, manganese.
E poi ferro, torio e stronzio: sono gli elementi chimici riscontrati nel liquido che gli aerei perdono, una volta a terra.
Gianini: gli eventi catastrofici sono artificiali.
L’atmosfera è cambiata, da quando è diventato massiccio il ricorso alla geoingegneria.
Sul sito “Tanker Enemy”, Rosario Marcianò spiega che i primi esperimenti risalgono agli anni ‘80, ma il “trattamento dei cieli” è diventato intensivo, anche in Italia, dopo che l’allora primo ministro Berlusconi firmò con gli Usa nel 2001 l’accordo “Open Skies Treaty”, divenuto operativo il 23 giugno 2003.
Motivazione: il contrasto del surriscaldamento climatico.
Di fatto, secondo lo stesso Gianini, era un pretesto per manipolare le condizioni atmosferiche con esiti anche catastrofici, come si è visto anche nella recentissima alluvione che ha devastato il Sud, in particolare la Calabria.
Ma il fenomeno è vistoso anche in Sicilia e Sardegna.
«Da allora – dice Gianini – è aumentata la concentrazione anomala di piogge, capaci di trasformare ruscelli asciutti in impetuosi torrenti».
Gianini crede alla manipolazione sistematica usata come arma: cita i vigneti della Loira e della Borgogna, qualche anno fa distrutti dalle intemperie (caldo africano, seguito da gelate) allo scopo di “convincere” François Hollande a rinunciare alla sua iniziale politica anti-austerity.
Nel dossier “Owning the weather”, il generale Fabio Mini, già a capo delle forze Nato in Kosovo, conferma che la “guerra climatica” è ormai una realtà: si possono creare nubi artificiali per “accecare” le difese avversarie, ma quelle stesse nubi possono essere “fabbricate” per provocare siccità o eventi alluvionali, danneggiando l’agricoltura e le infrastrutture.
Gianini parla di voli-fantasma, militari, che una volta in Italia vengono classificati civili.
Ma cita soprattutto le compagnie low-cost, Ryanair e EasyJet, come i maggiori vettori dell’aerosol atmosferico: sospetta che alcune compagnie campino, letteralmente, con questo “lavoro” clandestino, non essendo sostenibile il bilancio economico del solo trasporto dei passeggeri a bassissimo costo.
La polvere metallica sul cofano delle macchine
Inoltre, aggiunge, la recentissima liberalizzazione delle quote da seguire, all’interno delle rotte, rende ancora più efficace l’azione di “disseminazione chimica” del cielo, consentendo sorvoli a minore altitudine.
Visivamente, lo strano spettacolo a cui tutti possono assistere è ormai familiare: mentre le ormai rarissime “contrails” (scie di condensazione) svaniscono quasi subito, le “chemtrails” rilasciate dagli aerei restano nell’aria per ore, fino ad espandersi e abbassarsi, creando un velo capace di appannare il sole e ingrigire il cielo.
Fate un esperimento semplicissimo, dice Gianini: se al mattino trovate la vostra auto cosparsa di una leggera polverina, vedrete che quella polvere – stranamente – si attaccherà alla calamita che avrete cura di far scorrere sul parabrezza.
E’ vero che la “sabbia del deserto” può essere anche ferrosa, ammette Gianini, ma ben di rado la sabbia del Sahara “piove” fino alle nostre latitudini, dove invece la “polverina” è pressoché quotidiana.
«Oppure – scherza – fate la prova del nove con il comandante di un aereo: quando vi imbarcate, provate a domandargli “scusi, oggi spruzziamo o voliamo puliti?”, e state a vedere che faccia fa».
Non teme ritorsioni sul lavoro, Gianini: «Ho di fatto già abbandonato Malpensa, ma per altri motivi.
Mai mi avrebbero licenziato per la mia denuncia pubblica: avrebbe fatto troppo rumore e avrebbe costretto i media a parlare del caso, cioè delle scie».
Movente e regia?
I massimi poteri, secondo Gianini: «I mafiosi, in confronto, sono dei dilettanti».
Ma perché nessuno parla, a parte lui?
E soprattutto – gli domanda il conduttore di “Border Nights”, Fabio Frabetti – come si fa a custodire un segreto così ingombrante?
Non è improbabile che tutte quelle persone – piloti, assistenti, meccanici, controllori di volo – tengano sempre la bocca chiusa, per anni, senza che a nessuno scappi mai una parola?
La spiegazione di Gianini
Enrico Gianini ha una spiegazione anche per questo: il programma di irrorazione dei cieli, dice, è stato avviato in modo graduale, dopo una partenza in sordina affidata a pochissimi voli.
Poi l’operazione è cresciuta progressivamente, poco alla volta, ma in modo inesorabile.
Quello che ieri poteva sembrare un’anomalia, oggi è la normalità – di cui tutti, sostiene, sono al corrente.
«E se lavori in aeroporto a chi la racconti, questa cosa, sapendo che i tuoi colleghi la sanno già?».
E la polizia aeroportuale?
«Mi rivolsi anche a loro», racconta sempre Gianini, «e ho visto che non erano molto contenti delle mie curiosità».
Ma, aggiunge, non è stato mai ostacolato nelle sue ricerche, quando si aggirava sotto la pancia degli aerei armato della bottiglietta con cui raccogliere il liquido, inquinatissimo, che colava sull’asfalto.
«In fondo, a nessuno – nemmeno ai poliziotti – fa piacere scoprire che qualcuno può avvelenare impunemente l’aria che poi respiriamo tutti».
Che fare?
«Semplice: continuare a denunciare il fenomeno, sperando che prima o poi qualcuno si svegli, controlli e intervenga.
Ripeto: basta prendere un aereo a caso e smontarlo, per vedere che la coda è ingombra di cisterne piene di liquido».
Il caso è clamoroso: di scie chimiche, semplicemente, è vietato parlare.
Chi lo fa viene deriso, preso per un cretino visionario e complottista.
Le tante interrogazioni parlamentari, sul tema (presentate anche da esponenti del Pd) sono rimaste senza risposta.
Ogni tanto, anche sui media mainstream filtra qualche notizia, perlomeno riguardo all’impalpabile mondo dei voli civili, sempre protetto dalla massima discrezione: la “Stampa” ricorda che, se un pilota muore d’infarto mentre è ai comandi, viene sostituito dal suo vice fino all’atterraggio, senza che i passeggeri abbiano il minimo sentore dell’accaduto.
Su “Smartweek”, Federico Ciapparoni scrive: «Non è raro che fumi tossici facciano breccia nella cabina di pilotaggio».
E aggiunge che molti piloti hanno condotto aerei affollati «mentre respiravano dalle mascherine attraverso cui fluisce l’ossigeno, mentre tutti i passeggeri erano ignari di ciò che accadeva nella cabina».
Sulle “chemtrails”, però, la rimozione più eclatante sembra quella della gente comune: ormai ci si è abituati a vedere il cielo “a strisce”, quasi fosse un fatto naturale.
Il fenomeno è invece palesemente artificiale: tutti vedono che sono gli aerei a depositare quelle strisce, che poi diventano “nuvole”, ma quasi nessuno si chiede perché.
Già: perché, oggi, i cieli sono diventati “sporchi”?
Nessuno sente il bisogno di scoprire come mai – da una quindicina d’anni – i normalissimi aerei di linea “sporcano” il cielo, fino a cancellare l’azzurro?
Fonte Libreidee
 

 

Articolo proposto da Marco Rigato e tratto da (CLICCA QUI)

 

I VACCINI FANNO MALE ANCHE AI MILITARI. LO DICE IL PARLAMENTO.

Da qualche tempo ho sulla scrivania l’ultimo libro di Marcello Pamio, “Vaccinazioni –  Armi chimiche contro il cervello e l’evoluzione dell’uomo” (Uno Editori, 187 pagine, 12,90 €)  e non riesco a recensirlo.
Tanto enorme la massa dei dati sulle  patologie prodotto nei bambini, tanto schiacciante il  capo d’accusa sui profitti oltraggiosi delle farmaceutiche, tanto odiose le prove della complicità anti-umana del governo Gentiloni-Lorenzini che  Pamio raccoglie, che uno finisce per dubitare.
Si ha un bell’aver avvertito,  sulla scorta di Marco Della Luna, che la sedicente “democrazia” occidentale s’è mutata in “governo zootecnico”  di popoli che il  potere considerano ormai “superflui”. 
Quando ci si trova di fronte a queste prove anti-umano dominio su masse cieche e irresponsabili (anzi “favorevoli ai vaccini”), una “recensione” non potrebbe che concludersi con un appello alla rivolta di piazza e di strada, con barricate ed armi.  
Ovviamente si esita,  anche perché si sa che  a denunciarci alle autorità, e spararci addosso, avremmo  non il  Potere, ma i nostri simili  “favorevoli ai vaccini”  ossia al governo zootecnico mondiale.
Che vale ricordare con Pamio che  l’imposizione obbligatoria dei vaccini a genitori e neonati “sta violando il Codice di Norimberga del 1947  –  enunciato contro le sperimentazioni naziste su cavie umane – che proclama in modo solenne che “il consenso volontario del soggetto è assolutamente necessario” – assolutamente – quando la Lorenzin ha dalla sua i media e oltre metà della popolazione indotta a credere che “i bambini non vaccinati minacciano i vostri all’asilo”  diffondendo epidemie?
Importa poco sottolineare  che è noto e comprovato il fatto che quando si iniettano  “troppi”  vaccini contemporaneamente, ciò che si ottiene è il contrario del  proclamato “aumento di anticorpi”: si ottiene il fenomeno  ben studiato della ”paralisi immunitaria”,   dove “l’organismo non produce alcuna risposta immunitaria e rimane per sempre, o tempi molto lunghi, incapace di rispondere immunologicamente  ad esso”.
Rilutto a seguire Marcello Pamio  nella conclusione: “Malattie esantematiche come morbillo, varicella rosolia  sono così pericolose come vengono dipinte?  
O sono estremamente importanti per  l’evoluzione fisico-spirituale del bambino –  L’imposizione vaccinale serve per sconfiggere le malattie infettive o per bloccare e impedire l’evoluzione delle coscienze?” .  
Rilutto, se vogliamo, per timidezza davanti al Sistema: so che queste asserzioni saranno attaccate come superstiziose,  ridicolizzate come  cospirazioniste  e sepolte  nella fossa del discredito  in cui hanno inumato le scie chimiche. 
Dopotutto, Pamio è una  persona privata, e su un tema di cui non so abbastanza come la medicina, si mette contro l’autorità costituita.
Ma che dire quando è – finalmente – una pubblica autorità a  confermare queste accuse.   
Parlo delle“Relazioni e documenti della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini”, pubblicato il 7 febbraio e reperibile qui: http://www.camera.it/leg17/167
Ma chi legge una simile  massa?
I media mainstream ne  hanno parlato per un giorno a febbraio,  ma limitandosi alla denunci dell’uranio impoverito; e tacendo la vasta sezione dedicata alle  malattie e anche alle morti di soldati italiani causate dalle vaccinazioni: mica si poteva turbare la sperata vittoria elettorale di Gentiloni e Lorenzini.
Un gruppo francese ha opposto il rapporto italiano alla UE
Anche il vostro cronista, distratto dalla politica, s’è lasciato sfuggire  questa documentazione.
Per fortuna un gruppo francese  di opposizione (anche in Francia Macron ha  imposto dieci vaccini) ha ripreso il rapporto della Commissione italiana per lanciarlo, come  un sasso, contro la Commissione dal nome orwelliano “Ambiente, Sanità pubblica e sicurezza alimentare”  la quale  sta per porre ai voti una risoluzione sulle “Reticenze alla vaccinazione e il calo dei tassi di vaccinazione in Europa”- che sicuramente sancirà una “direttiva”  nel senso della Lorenzin-Glaxo.
La Relazione italiana ha lavorato per 18 anni (all’italiana) sulle cause   di “migliaia” di ammalati (4 mila) e di “centinaia” di decessi di nostri soldati, nostri  figli.
Ed ha indicato un rischio significativo di sviluppare cancro e malattie auto-immuni dopo la somministrazione (prescritta dai regolamenti) di “vaccini combinati e multipli” (pag. 156).
I  vaccini usati sui giovani adulti militari sono gli stesso usati per i bambini.
Attenzione: il Parlamento e la sua Commissione sono tutt’altro che”No-Vax”.  Anzi cercano  prove a favore. Ma:
La Commissione non ha potuto trovare un solo studio che dimostri la sicurezza dei vaccini combinati (p.154).
  • Ammette che “la quantità cumulata delle diverse componenti dei vaccini supera le quantità autorizzate per potere mettere sul mercato dei vaccini monovalenti” – metalli adiuvanti (alluminio e mercurio?) contaminanti biologici (DNA fetale umano o animale necessario per la coltivazione e produzione dei vaccini, virus, batteri…) iniettati in una esavalente  non sono stati mai testati  in quelle quantità.
  • Non solo la quantità, ma la varietà delle componenti estranee “determinano un numero più elevato di effetti secondari” (p.139).
La Commissione si preoccupa dell’uso di adiuvanti all’alluminio (p.160) come della quantità  di DNA umano e animale trovata nei vaccini MMR (morbillo, parotite, rosolia) e la “presenza di nano-particole  infiammatorie inquinanti in tutti i vaccini”. (157, 159, 165).
La Commissione parlamentare fa le sue raccomandazioni.
Somministrare vaccini isolatamente invece che in modo combinato (p.186)
Non somministrare più di 5 vaccini in un solo intervento.  
Meno di 5 vaccini a giovani adulti presunti sani: e invece Lorenzin impone 12 vaccini a bambini.
La Commissione raccomanda che, prima della vaccinazione dei soldati, si proceda ad una valutazione dei rischi  dell’individuo,  in base ad esami del sangue e storia clinica  del paziente.
E ovviamente di accertarsi dello stato di salute del soldato al momento delle  vaccinazioni (p.143, 148). Infatti – come precisa il sito Analisi Difesa –  ci sono stati casi in cui i vaccini hanno portato alla morte di soldati affetti da morbo di Hodgins non diagnosticato, che azzera le difese immunitarie.
Morbo,  oltretutto, dapprima erroneamente attribuito all’uranio impoverito respirato nelle missioni estere,  mentre gli uffici medici  delle FFAA   hanno concluso che “ l’85% dei militari che hanno contratto patologie gravemente invalidanti o sono addirittura deceduti per cause tumorali non hanno preso parte a missioni militari all’estero”, e le loro gravi patologie sono da imputare   alla   “disorganizzazione del sistema immunitario”,   prodotta dalle vaccinazioni e rivaccinazioni ripetute a soggetti inviati nelle ripetute missioni all’estero, e “suscettibile di concorrere alla manifestazione di gravi patologie autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite reumatoide, diabete e, secondo taluni studi, leucemie e linfomi”.
La Commissione chiede di “non rivaccinare” per una malattia per la quale il soggetto ha già conseguito l’immunità, avendo contratto le malattie infantili.
Raccomanda di testare 81 elementi identificati nei vaccini come componenti attive, i cui effetti sono sconosciuti (p. 170)  Enumera una serie di malattie in cui la vaccinazione è contro-indicata, e  di cui i medici militari devono accertarsi prima.
Non basta. La Commissione parlamentare
  • raccomanda di sviluppare vaccini “purificati” per limitare l’accumulo di sostanze tossiche come i metalli  (p.155), accumulo che è negato dal regime totalitario Gentiloni-Lorenzin-Glaxo.
  • Consiglia studi che valutino gli effetti delle vaccinazioni “a lungo termine”, perché oggi i vaccini sono valutati  sugli effetti che producono nei pochi giorni seguenti, in genere meno di un mese (p.155, 185).
Sono tutte conferme puntuali del libro di Marcello Pamio. Anche quelle che sembrano esagerazioni, sono state confermate dalla Difesa, che ha avviato “ il Progetto SIGNUM, acronimo per Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari”, che ha esaminato  982 militari impiegati nella missione “Antica Babilonia” in Iraq, e  agli studi del “professor Franco Nobile, oncologo direttore del Centro prevenzione della lega contro i tumori di Siena”, su 600 militari del 186° Reggimento Paracadutisti “Folgore” reduci da missioni internazionali.
L’associazione francese Alternative Santé ha fatto  fare  una traduzione legale  in inglese del rapporto italiano,  perché  il Parlamento europeo lo legga prima  di votare.
E pensare che ho sentito Emanuele  Fiano, il deputato PD super-antifascista, globalista e razzista sionista, spiegare così la sconfitta elettorale del governo PD: “Abbiamo fatto le riforme bene, ma le abbiamo comunicate male”.
 
articolo tratto da (CLICCA QUI)
 

VACCINI / DUE SCIENZIATI INDIANI SCOPRONO LE CARTE TRUCCATE DI GLAXO

Il colosso farmaceutico britannico e numero uno dei vaccini a livello mondiale, GlaxoSmithKline, trucca le carte.
Alcuni ricercatori indiani, infatti, hanno scoperto che un recente rapporto inviato all’EMA, l’Agenzia europea per il farmaco, contiene dati incompleti e fuorvianti: quindi tali da non fornire un attendibile profilo circa la sicurezza di un vaccino, Infanrix Hexa.
 
QUEI RICERCATORI FICCANASO
Fino al momento in cui due ricercatori indiani, Jacob Pulijel e Christina Sathyamala, hanno scoperto delle anomalie in un rapporto trasmesso dalla casa produttrice, GSK, ad EMA, l’Agenzia per mesi al centro delle polemiche per la sede trasferita da Londra (dove tra l’altro c’è il quartier generale di GSK) ad Amsterdam, mentre Milano è rimasta clamorosamente esclusa.
In particolare i due scienziati hanno passato ai raggi x il rapporto periodico sulla sicurezza, il cosiddetto PSUR, contenente dati sul vaccino prodotto da Glaxo, aggiornati a tutto il 2015.
Si tratta di un report “riservato”, che per fortuna i due sono riusciti ad ottenere grazie alla legge sull’informazione che vige in India (certo più avanzata di quella esistente oggi in Italia, a botte di querele penali e citazioni civili milionarie).
In sostanza, secondo quanto ricostruito, sono stati taroccati i numeri sui decessi post vaccino.
Un fatto – se confermato – di eccezionale gravità.
Vediamo cosa è successo.
Si tratta di un prodotto-combinazione di svariati vaccini: vale a dire contro difterite, tetano, pertosse, epatite B, polio e influenza di tipo B.
GSK, ovvero GlaxoSmithKline, lo ha immesso sul mercato nel 2005, lo stesso anno in cui è entrato nel circuito commerciale un altro prodotto simile, Hexavax, realizzato da Sanofi Pasteur, la casa ‘rivale’ sul fronte dei vaccini: ebbene, nel 2005 Sanofi ha dovuto ritirarlo perchè alcune verifiche successive hanno dimostrato un aumento nelle morti di bimbi a 48 ore dall’assunzione.
Cosa succede ora per Infanrix?
Qualcosa di simile, solo che fino ad oggi tutto è rimasto ben nascosto.
Pulijel e Sathyamala sostengono poi che la casa produttrice del vaccino “deve spiegare le cifre che ha presentato alle autorità regolatorie.
Fino ad ora ha sostenuto che le morti riportate dopo il vaccino sono ‘coincidenti’ e che avrebbero avuto luogo anche se non ci fossero state le vaccinazioni”.
I due ricercatori sottolineano che la loro analisi ha dimostrato e portato alla luce un dato clamoroso e drammatico: ben l’83 per cento delle morti prese in esame è avvenuto immediatamente dopo la vaccinazione, cioè nei primi 10 giorni. E solo il 17 per cento si è verificato nei successivi 10 giorni.
Quindi, “se si fosse trattato di morti ‘coincidenti’, non si sarebbero tutte raggruppate subito dopo la vaccinazione, ma sarebbero state distribuite uniformemente nel periodo di 20 giorni”.
Durissimo un altro commento degli scienziati indiani.
“Qualsiasi argomento – precisano – secondo cui le morti improvvise dopo la vaccinazione sono compensate dalle vite salvate dal vaccino, non è accettabile: allo stesso modo in cui sarebbe considerato illecito uccidere una persona per usare i suoi organi per salvare altre 5 persone”.
Non è finita.
Il j’accuse va avanti: “Celare le morti dopo le vaccinazioni può impedire o ritardare le valutazioni dei profili di sicurezza e ciò può portare a decessi inutili e difficilmente giustificabili  sotto il profilo etico”.
GLAXO PIGLIATUTTO 
E mettono in guardia anche le autorità indiane circa l’importazione di vaccini dagli Usa e dall’Europa, chiedendo il massimo rigore da parte del “Drug Controller General of India” e una revisione dell’attuale politica di approvazione autorizzativa all’import.
D’altro canto l’India è all’avanguardia sul fronte della produzione pubblica di vaccini, con il Serum Institute of India.
Va ricordato che ad inizio anni ’80 anche l’Italia poteva contare su un grosso polo nazionale di produzione: la vecchia e prestigiosa Sclavo, passata a inizio anni ’80 all’Eni e da questa smistata alla sua divisione chimico-farmaceutica, Anic.
A fine anni ’80, poi, Eni passò il suo gioiello Sclavo al gruppo Marcucci, già oligopolista degli emoderivati e all’epoca sotto la protettiva ala di Sua Sanità Francesco De Lorenzo.
MA a chi ha poi fatto un sol boccone di Sclavo
GlaxoSmithKline, of course: nel momento in cui il gruppo Marcucci ha deciso di tuffarsi a capofitto nei mari ‘rossi’ e miliardari.
Veleggiando a bordo della sua corazzata Kedrion, che qualche anno fa ha celebrato l’ingresso nel suo azionariato (ben il 25 per cento) della nuova Iri di casa nostra, la Cassa Depositi e Prestiti, che ha ‘investito’ nella lavorazione e nel commercio di sangue ben 100 milioni di euro.
Torniamo a bomba.
Farà sapere ad EMA (e non solo) i dati reali sul suo vaccino Big Glaxo?
Sarà in grado di fornire prove tangibili sui profili di rischio del suo Infanrix Hexa?
O dovremo aspettare il prossimo report?
E poi. Come mai EMA nel frattempo sta a guardare?
Timorosa di disturbare il Manovratore?
O troppo impegnata nel trasloco da Londra ad Amsterdam?
 
Un lettore medico:
L’EMA questa sconosciuta.
Dopo che Strasburgo ha zittito l’Italia una volta per tutte, ecco che il miracolo si è compiuto.
Nessuno è morto di morbillo nelle ultime settimane. Aspettiamo di vedere la punizione che la lorenzin (perchè di questo passo rimarrà al dicastero ancora per molto)  darà alle big farma.
Sarà contenuta nella frase :i vaccini non sono così efficaci, lo dice la commissione parlamentare (questa viene tenuta in un cassetto pronta all’uso).
Sono più che convinto che finirà così
Buon lavoro
Dr Luca G. L.
 
articolo proposto da Enrico Pillon e tratto da (CLICCA QUI)

LETTERA APERTA AL VERGOGNOSO ORDINE DEI MEDICI

Lettera aperta al Vergognoso Ordine dei Medici
(esattamente all'ordine di chi?)
Così, dopo il dr. Gava ed il Dr. Miedico, avete avuto il coraggio di radiare pure la Dottoressa Lesmo; uno dei pochi medici con la schiena dritta ancora presenti in Italia che si distingue dalla massa dei vostri ignavi colleghi: credo sia questo il famoso "effetto gregge" di cui si sente tanto cianciare… Bravi!
E perchè mai l'avreste radiata?
Per delitto di opinione?
Per lesa maestà vaccinale?
Correggetemi se sbaglio, ma non mi risulta che abbiate mai radiato alcuno dei vostri colleghi criminali: né i pluriomicidi condannati in via definitiva e detenuti in carcere, né, mi pare, l'allegra schiera di vostri colleghi che rompevano femori per impiantare protesi o che ridevano al telefono mentre raccontavano di come sfondavano vagine ed altre amenità che affollano giornali e telegiornali quasi ogni santo giorno, né la larga pletora di vostri colleghi condannati per corruzione, comparaggio, falso in atto pubblico e via discorrendo, a partire dall'Ex ministro De Lorenzo con la sua condanna per la tangente da 600 milioni intascata per rendere obbligatoria quell'oscena vaccinazione antiepatite B che rimane tuttora obbligatoria.
Bravi!
Non è che mi meravigli più di tanto, anzi, in fondo è giusto così: in mancanza di qualsivoglia giustificazione deontologica, logica, morale ma, prima ancora, di comune buon senso a questo vostro vergognoso comportamento, l'unica spiegazione che resta è che preferiate la compagnia dei criminali prezzolati e degli omicidi a quella dei medici scrupolosi e fedeli al giuramento di Ippocrate.
Mi auguro di campare abbastanza da vedervi processati da un tribunale per questo vostro vergognoso comportamento e di vedere un giorno sui libri di storia dei miei nipoti stigmatizzata questa vergognosa pagina della storia della medicina.
Ma, soprattutto, mi auguro che il vostro sguazzare in queste meschine pratiche nostalgiche della Santa Inquisizione non vi lasci il tempo di posare mano su qualche incauto e sprovveduto paziente!
Il mio più sentito ribrezzo e la mia più profonda disistima.
Plinio Chiesa
La Dott.ssa Gabriella Lesmo,  ha un figlio di 25 anni "con il cervello rovinato da una reazione avversa alle vaccinazioni".
Radiata per il mancato rispetto del codice deontologico per dichiarazioni pubbliche che “possono scoraggiare i genitori dal vaccinare i figli”, prima tra tutte la “possibile correlazione tra vaccini e autismo”.
Tesi sostenuta dalla Dott.ssa Lesmo.
In una intervista racconta "Mio figlio a 7 mesi era seduto sul seggiolone e capiva perfettamente quello che gli dicevamo. Nel 1992, subito dopo la vaccinazione, non sapeva più di essere al mondo. Con il passare del tempo è riuscito a riconquistare gradi di autonomia, ma è tuttora disabile".
La Dott.ssa Lesmo, pediatra, è specializzata in Anestesia e Rianimazione, dal 2004 libera professionista al centro medico Luganocare di Noranco in Ticino.
 
Articolo proposto da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 

TAR BRESCIA – LA RICHIESTA DI INFORMAZIONI SOSPENDE L’OBBLIGO DI VACCINAZIONE DEI FIGLI

Tar Brescia: la richiesta di informazioni sospende l’obbligo di vaccinazione dei figli.
La richiesta di informazioni sui vaccini, la loro sicurezza e il rischio di reazioni avverse blocca l’esclusione da scuola dei bimbi non vaccinati fino a quando la Asl non risponde. 
L’ordinanza 248/2018 depositata ieri apre un’altra breccia nella griglia degli obblighi fissati dalla legge Lorenzin. 
La storia è complicata, e bisogna raccontarla per capirne gli snodi. 
Nelle scorse settimane il Comune di Lovere aveva escluso un bambino dall’asilo nido perché la famiglia non aveva provveduto alle vaccinazioni o alla loro prenotazione entro il 10 marzo, data fissata dalla legge. 
Il Tar Brescia, con un primo decreto presidenziale, aveva sospeso il provvedimento del Comune, in attesa della decisione di merito messa in calendario per oggi.
La nuova ordinanza slitta al 9 maggio
Con la nuova ordinanza, l’ultima parola slitta ancora, al 9 maggio, ma è la ragione del rinvio a essere cruciale. 
Tra la famiglia e l’azienda sanitaria è in corso da mesi una battaglia a suon di lettere. 
L’inizio risale al 12 ottobre, quando la famiglia è stata convocata per la vaccinazione.
 La convocazione è andata a vuoto, i diretti interessati sostengono di non aver ricevuto la richiesta e si è arrivati alla seconda chiamata, tramite raccomandata, il 13 marzo. 
A quel punto la famiglia ha risposto con una domanda, chiedendo lumi sui vaccini, la loro sicurezza e gli eventuali rischi correlati.
La richiesta di informazione sospende l’obbligo.
Questa domanda, secondo i giudici amministrativi bresciani, rientrerebbe negli obblighi di informazione a carico delle strutture pubbliche previsti dall'articolo 2 della legge Lorenzin, che in realtà parla solo di «iniziative di comunicazione istituzionale» promosse dal ministero. 
Fatto sta che, nella lettura del Tar, la richiesta di informazione sospende l’obbligo per le famiglie di vaccinare i figli, e l’obbligo per le strutture scolastiche di escludere i non vaccinati. 
Fino alla prossima puntata.

Articolo segnalato da Marco Rigato e tratto da (CLICCA QUI)

 

ALIMENTAZIONE E TUMORI ECCO LA VERITÀ NASCOSTA

Alimentazione e tumori ecco tutta la verità nascosta dalla medicina ufficiale.
La vera causa dei tumori si nasconde proprio nei cibi che mangiamo tutti i giorni, in questo video l'autore del best seller "Vivere 120 anni" Adriano Panzironi ci svela questa verità.
 
https://youtu.be/e-jjcu6G-Ls
 

LA LOBBY DEL LATTE IN POLVERE CONVINCE LE DONNE A NON ALLATTARE

Il mercato del latte in polvere è molto redditizio, ma dare questo prodotto ai bambini può essere a volte pericoloso perché nelle zone più povere del mondo non sempre l’acqua è di ottima qualità, e può veicolare malattie.
Ma stando a quanto denuncia un’inchiesta condotta dal Guardian e da Save the Children, queste considerazioni non sembrerebbero interessare molto le grandi multinazionali del settore.
Nonostante il codice internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità lo proibisca, i big del settore userebbero metodi aggressivi, clandestini e spesso illegali per indirizzare le madri nelle zone più povere del mondo a scegliere il latte in polvere per l’allattamento.
Come riporta Europa Today in alcune delle aree più povere delle Filippine venivano offerti a medici, ostetriche e operatori sanitari locali viaggi gratuiti per conferenze, pasti, biglietti per spettacoli e cinema e persino per il gioco d’azzardo online, per guadagnare la loro lealtà e fare consigliare alle loro assistite l’utilizzo di latte in polvere.
E, guarda caso in quelle stesse aree delle Filippine le percentuali di allattamento esclusivo al seno nei primi sei mesi di vita del bambino sono bassissime, solo il 34%.
Qui, secondo quanto riferito dal quotidiano britannico, le multinazionali distribuiscono opuscoli sull’alimentazione infantile alle madri, che sembrano essere consigli medici, ma in realtà raccomandano marche di formule specifiche e talvolta hanno addirittura dei buoni sconto.
E con ottimi risultati.
Il codice internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità impedisce esplicitamente alle aziende del settore di prendere direttamente di mira madri e operatori sanitari e limita la pubblicità.
Soprattutto nei Paesi più poveri queste pratiche sono sconsigliate perché c’è un maggior rischio per i piccoli di contrarre polmonite e diarrea e, con la mancanza di accesso alle cure sanitarie, le madri sono meno informate sui benefici dell’allattamento al seno.
In Messico solo il 31% dei bambini è allattato esclusivamente al seno per i primi sei mesi: qui il 50% delle madri ha dichiarato di aver ricevuto latte in polvere direttamente dal proprio medico.
In Cile il 75% di medici, infermieri e ostetriche negli ospedali ha riferito che ci sono costantemente visite di rappresentanti delle aziende del settore nelle strutture ospedaliere.
La replica della Nestlé
Le aziende dal canto loro hanno negato le accuse.
“Questa immagine non rappresenta la cultura e le pratiche commerciali di Nestlé”, ha scritto l’azienda in una nota in cui assicura che “la prima e più fondamentale espressione del nostro rispetto per le madri e i bambini è il supporto per l’allattamento al seno, il rispetto della legge e le nostre procedure rigorose”.
 
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 
 

VITTIMA DEI BULLI PER LA SUA CONDIZIONE FISICA CAUSATA DA UN DANNO DA VACCINO. MICHELE SI È TOLTO LA VITA

“ Mio figlio si è ucciso per colpa dei bulli ”, la straziante denuncia della mamma di Michele
di Antonio Palma
Il 17enne Michele Ruffino si è tolto la vita gettandosi da un ponte, ora la madre e il padre denunciano: “Mio figlio è stato vittima dei bulli, sono loro che me lo hanno ammazzato. 
Lo hanno deriso fino all’ultimo anche al funerale”
“Si è ucciso perché voleva un amico della sua età e riceveva solo porte in faccia e prese in giro”, così  Maria Catrambone Raso, assieme al marito Aldo Ruffino, hanno deciso di denunciare pubblicamente gli atti di bullismo che avrebbero portato il figlio 17enne Michele Ruffino  a uccidersi il 23 febbraio scorso gettandosi dal ponte di Alpignano, nell’area metropolitana di Torino.
Una decisione sofferta e arrivata dopo giorni di dolore straziante vissuti nel dubbio se chiudersi ed elaborare da soli quanto accaduto o rivelare a tutti il calvario vissuto del figlio. 
“Mio figlio è stato vittima dei bulli, l’ha ucciso chi lo umiliava, sono loro che me lo hanno ammazzato. 
Lo hanno fatto fino all’ultimo anche al funerale” accusa senza mezzi termini la madre di Michele, rivelando un episodio sconcertante: “Uno di quei ragazzini ha guardato la foto di mio figlio al funerale e ha detto che da vivo era molto più brutto. 
Chi lo ha ascoltato si è sentito gelare il sangue nelle vene”.
Secondo la donna tutto sarebbe iniziato con i problemi di salute di Michele a causa di un vaccino fatto quando aveva solo sei mesi che gli ha causato problemi motori alle braccia e alle gambe. 
“Una sentenza ha stabilito che Michele ha subito un danno da vaccino.
Non riusciva a muoversi con naturalezza, anche se con gli anni eravamo riusciti a superare i suoi problemi. 
I suoi compagni di classe invece lo deridevano. 
Dicevano che cadeva sempre, qualcuno lo chiamava handicappato”, ha raccontato la donna, aggiungendo: “Voleva solo una pacca sulla spalla, una parola amica. 
Invece oggi siamo qui: disperati. 
Non vogliamo vendetta, ma se c’è qualcuno che ha sbagliato deve pagare”.
“Lui aveva voglia di vivere, cercava una pacca sulla spalla, un amico, una ragazza.  
Ma ha trovato solo risate cattive e porte in faccia”, ha proseguito la 51enne ricordando che Michele sognava di diventare pasticcere e studiava per questo ma aveva diverse passioni come il nuoto e la palestra.
“Se mio figlio non avesse avuto problemi di salute, sarebbe ancora qui” accusa ancora la mamma di Michele, rivelando anche alcune lettere di addio che il giovane, che avrebbe compiuto 18 anni a ottobre, ha lasciato sul suo computer. 
“Ti scrivo questa lettera, la mia ultima lettera. 
Si hai capito bene, perché non credo di riuscirci più.
Ho intenzione di mollare. 
Questo ragazzo moro piange davanti allo specchio e non trova nessuno dietro di sé che gli dica ‘ehi oggi sei maledettamente bello’” si legge nell’ultima nota prima del suicidio.
Prima però vi erano stati altri scritti analoghi in cui il giovane annunciava l’intento di farla finita a dimostrazione di una situazione per lui ingestibile. 
La madre ha sporto denuncia ai carabinieri e portato il computer agli investigatori. 
“Era un appassionato di internet e andava molto spesso sui canali Youtube dove aveva allacciato rapporti con vari coetanei. 
Anche a loro aveva confidato la voglia di farla finita” ha raccontato Maria. 
Sul caso indagano ora i carabinieri anche se al momento in procura non esiste ancora un fascicolo con una ipotesi di reato.
Fonte: fanpage.it
via Informare per Resistere
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 
 
 

I VACCINI E LA DITTATURA ITALIANA.

Vaccini, termini scaduti: niente scuola per bimbi non in regola
Il 10 marzo ultima data per presentare la certificazione dell’avvenuta vaccinazione o la prenotazione in Asl. 
Da oggi i bambini delle scuole materne o dei nidi che sono senza documentazione non possono entrare nelle aule. 
Obbligo per presidi di invitare a regolarizzarsi
L'ingresso dei bimbi nei nidi e nelle scuole materne, oggi 12 marzo, potrebbe essere suscettibile di brutte sorprese: i genitori che sono ancora sprovvisti della certificazione dell'avvenuta vaccinazione o della prenotazione in una Asl, infatti, rischiano di veder negare l'entrata dei propri piccoli nelle aule. Lo ha precisato Antonello Giannelli, presidente dell'Anp (l'Associazione nazionale presidi), dopo la circolare Miur-Salute che ha fissato al 10 marzo il termine ultimo per la presentazione dei documenti.
Obbligo di invitare le famiglie a vaccinare
E da oggi, chiarisce l'Istituto superiore di sanità, si avvia il meccanismo messo a punto dalla circolare congiunta dei ministeri della Salute e dell'Istruzione che impone ai dirigenti scolastici l'obbligo di inviare, entro il 20 marzo, una comunicazione scritta alle famiglie dei bambini non ancora in regola con le vaccinazioni, invitandole a provvedere.
Vaccini, scade il termine per presentare la certificazione
Giannelli: “Questa situazione per noi è lacerante”
L'operatività dei presidi, ha spiegato Giannelli, “è dettata dalla legge, ma questa situazione per noi è lacerante e peraltro, come avevamo ampiamente denunciato, ci fa lavorare in una situazione di grande incertezza”. 
Anche perché, ha aggiunto, “noi non siamo i gendarmi della burocrazia”. 
In ogni caso, a suo giudizio, la situazione non si presta a dubbi o a interpretazioni di sorta: “I bimbi delle scuole materne o dei nidi non in possesso della documentazione che comprovi l'avvenuta vaccinazione o la prenotazione per adempiere all'obbligo non potranno entrare nelle scuole”.
I presidi, se decidessero altrimenti, “potrebbero incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio”. 
Tuttavia “è evidente che dopo la promulgazione, mesi fa, della legge sull'obbligo vaccinale si poteva fare di più e meglio”.
Bimbi fuori dalle aule finché non in regola.
Anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, ha sottolineato l'improrogabilità del termine del 10 marzo per la presentazione della documentazione richiesta: da oggi, dunque, i presidi che hanno già le informazioni relative ai bambini non in regola con le vaccinazioni possono convocare le famiglie o trasmettere loro una comunicazione scritta. 
Nello specifico, i bambini di asili nido e scuole materne che non sono stati vaccinati e che non sono in lista d'attesa per esserlo non potranno entrare finché la loro situazione non sarà regolarizzata. 
I tempi in cui questo accadrà sono variabili. 
Ad esempio, si prevede che possano essere più rapidi nelle regioni che hanno adottato l'anagrafe vaccinale: in questo caso le scuole ricevono direttamente dalle Asl la situazione relativa a quanti sono in regola con le vaccinazioni. 
Dove l'anagrafe vaccinale ancora non c'è, invece, è la scuola a dover raccogliere la documentazione dalle famiglie e questo potrebbe richiedere tempi più lunghi.
I genitori: “Siamo tranquilli che entreranno”.
Increduli i genitori che sostengono la libera scelta in fatto di vaccinazioni.
“Non credo che nessun dirigente scolastico si prenderà l'onere di lasciare un bimbo fuori dalla scuola senza alcun preavviso, nessuna comunicazione ufficiale”, ha detto Matteo Angelini, uno dei genitori dell'associazione “E pur si muove” di Rimini aderente al Comilva, il Coordinamento del Movimento italiano per la Libertà delle vaccinazioni. 
“Siamo tranquilli che entreranno. 
Se dovesse accadere che lasciano qualcuno fuori, ne risponderanno in sede legale”, ha aggiunto.
Proposto da Benedetto
Tratto da (CLICCA QUI)

NANOPATOLOGIE – COME MORIRE A NORMA DI LEGGE

Il dott.Montanri e la moglie hanno ricevuto una visita molto sgradita dalla finanza per una presunta evasione, che in realtá non c'è, con l'unico scopo  bloccare l'operato scientifico e ovviamemte rallentarne i risultati. 
In un intervista dice chiaramente che le loro ricerche  non si limitano ai danni provocati dai vaccini ma che il 90% sono dedicati a malattie incurabili o che la medicina industriale non considera nemmeno.

PER UNA RICERCA INDIPENDENTE.

GIORGIO TREMANTE E LA SUA BATTAGLIA CONTRO I VACCINI.

Morto Giorgio Tremante, voce storica dei movimenti che chiedono il riconoscimento dei danni da vaccino
Era malato, ma ha combattuto fino alla fine, come ha sempre fatto.
Con la sua determinazione, il suo piglio, la sua voce sicura, la sua massima schiettezza. Giorgio Tremante, geometra veronese, ha perso due figli per le conseguenze del vaccino Sabin e un terzo è rimasto gravemente disabile sempre in seguito alla vaccinazione.
Marco, il primogenito, è morto nel 1971 all'età di 6 anni; poi è morto Andrea, uno dei due gemelli che Giorgio e la moglie avevano avuto successivamente.
Alberto, l'altro gemello, è ancora vivo ma ha riportato un danno gravissimo. Lo hanno accudito i genitori, Giorgio e la moglie Franca, finché è rimasta in vita; poi l'altro fratello, il secondogenito, fortunatamente cresciuto sano.
Tremante si è visto riconoscere il nesso di causalità con il vaccino per la morte dei figli solo nel 1995  , grazie alla legge 210 del 1992 che lui stesso ha contribuito a far approvare.
Nell'agosto del 2011 a Verona un giardino pubblico è stato intitolato ai fratelli Tremante uccisi dal vaccino.
Giorgio ha proseguito la sua battaglia negli anni rilasciando anche interviste, che spesso però sono state strumentalizzate, soprattutto da quando, negli ultimi anni, si è alzato il livello di tensione e di conflitto sulle vaccinazioni.
 

Tratto da (CLICCA QUI)

 

TRATTAMENTO SANITARIO E PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE

Il principio di autodeterminazione al trattamento sanitario: origine, sua applicazione e problematiche
di Stefania Cerasoli
Nell’ordinamento giuridico italiano (quindi non VENETO sia chiaro) è oggi principio pacifico che nessun trattamento sanitario possa essere compiuto o proseguito in difetto del previo ed esplicito consenso manifestato dal soggetto interessato.
Il diritto del malato a decidere in piena coscienza e libertà se, da chi e come farsi curare discende dall’art. 32 della nostra Costituzione secondo il quale “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge".
Il cambiamento della sede del processo decisionale dal medico al paziente, con la necessità di un consenso libero ed informato all'atto medico rappresenta il frutto di una evoluzione che da un atteggiamento "paternalistico" del medico è giunto alla cosiddetta "alleanza terapeutica".
Sin dalle origini della professione medica il rapporto tra medico e malato nel mondo occidentale secondo la tradizione del medico greco Ippocrate si è attenuto ad un ordine preciso: il medico aveva il dovere di fare il bene del paziente ripristinando l'ordine della natura sconvolto dalla patologia; il malato non poteva non considerare buono ciò che il medico proponeva come tale e aveva quindi il dovere di accettarlo.
In tale visione etica, di tipo naturalistico, il medico era una specie di sacerdote, egli agiva da mediatore con la divinità e aveva potere sulla vita e sulla morte.
Il cristianesimo si è innestato in questa visione della medicina, contribuendo a universalizzare l'etica ippocratica.
Il medico cristiano sentiva l'importanza della sua missione che veniva paragonata ad un sacerdozio, e, investito dall'autorità che derivava dalla professione, riteneva suo compito guidare il paziente verso il ripristino dello stato di salute.
Nel periodo medioevale la medicina e la salute rimangono essenzialmente doni di Dio; la malattia era qualcosa che turbava l'ordine naturale delle cose; il medico era l'unico abilitato ad intervenire; il paziente non aveva né le conoscenze né l'autorità morale per contrastare il volere del medico che sapeva quale fosse il bene per il paziente.
In tale scenario il consenso all'atto medico viene ritenuto implicito, nella stessa richiesta di aiuto da parte del paziente.
L'atteggiamento paternalistico sopravvive per secoli e ha cominciato ad incrinarsi solo con l'avvento del pensiero illuministico grazie al quale è iniziato il lento processo di riconoscimento dell’opportunità di dare al paziente informazioni circa il suo stato di salute e sulla terapia in atto.
Ciononostante il principio che informava questo comportamento non era dettato dal riconoscimento del diritto di autodeterminazione dell'uomo, bensì dalla convinzione che la consapevolezza del malato potesse determinare un beneficio terapeutico.
Nel 1847 Thomas Percival pubblica un fondamentale lavoro che fu la base del primo codice di deontologia medica della American Medical Association nel quale viene codificato il diritto del malato all’informazione pur persistendo il diritto del medico al cosiddetto “inganno caritatevole”, nei casi di prognosi sfavorevoli.
Furono il processo e la sentenza di Norimberga e la dichiarazione di Ginevra del 1948 ad introdurre internazionalmente il principio del diritto del malato alla autodeterminazione ripreso ormai da tutti i codici di deontologia medica.
Il rapporto medico-paziente è oggi quindi costruito su una relazione equilibrata, che pone sullo stesso piano la libertà di chi assiste e di chi viene sottoposto a cure.
Il consenso informato diventa, quindi, un fattore di espressione della libertà del singolo e si colloca tra i diritti fondamentali riconosciuti dal nostro ordinamento giuridico.
In particolare l’art. 13 della nostra Costituzione (italiana si intende) riconosce l'inviolabilità della libertà personale, nel cui ambito deve ritenersi ricompresa anche la libertà di salvaguardare la propria salute ed integrità fisica, escludendone ogni restrizione, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e con le modalità previsti dalla legge.
L’art. 32, II comma, specifica invece che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, la quale non può, in ogni caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Tali principi trovano ulteriore conferma e specificazione nell'articolo 33 della legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, che stabilisce che gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono di norma volontari; qualora previsti, i trattamenti sanitari obbligatori devono comunque rispettare la dignità della persona, i diritti civici e politici, compreso, per quanto possibile, il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura.
L’esame non può definirsi completo senza un riferimento alla Convenzione di Oviedo ("Convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e della dignità dell'essere umano nei confronti delle applicazioni della bioloia e della medicina: Convenzione sul diritti dell'uomo e la biomedicina") adottata a Nizza il 07.12.00 e ratificata dallo Stato italiano con legge 28.03.01, n. 145.
Si tratta di un provvedimento di fondamentale importanza che stabilisce che il consenso libero e informato del paziente all'atto medico non vada considerato solo sotto il profilo della liceità del trattamento, ma deve essere considerato prima di tutto come un vero e proprio diritto fondamentale del cittadino europeo, che riguarda il più generale diritto alla integrità della persona.
Tale documento, nel dedicare un intero capo al tema del consenso, stabilisce all’art. 5, quale norma generale che “un trattamento sanitario può essere praticato solo se la persona interessata abbia prestato il proprio consenso libero e informato. Tale persona riceve preliminarmente informazioni adeguate sulle finalità e sulla natura del trattamento nonché sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, revocare liberamente il proprio consenso”.
I principi di cui alla Convenzione di Oviedo sono stati recepiti dal Codice deontologico della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri approvato il 25 giugno 1995.
Più precisamente in maniera molto dettagliata l’attuale Codice Deontologico sancisce l’obbligo di informazione al paziente (art. 30) o all’eventuale terzo (art. 31), nonché l’obbligo di acquisire il consenso informato del paziente (art. 32) o del legale rappresentante nell’ipotesi di minore (art. 33).
Lo stesso Codice Deontologico stabilisce poi l’obbligo di rispettare la reale ed effettiva volontà del paziente (art. 34) nonché i comportamenti da tenere nell’ipotesi di assistenza d’urgenza (art. 35). Si può pertanto sostenere che sussiste un obbligo diretto, di natura deontologica, all’informazione al paziente, nonché all’acquisizione del consenso informato. Obbligo che, ove non ottemperato, potrebbe dar luogo di per sé, indipendentemente da eventuali danni in capo al paziente, all’apertura di procedimento disciplinare a carico del sanitario, avanti all’Ordine professionale competente.
Esaurita questa premessa è opportuno passare all’esame dei requisiti che il consenso deve avere nella sostanza perché possano dirsi soddisfatti i principi appena delineati.
  • La prima condizione di validità è rappresentata dalla corretta informazione che deve essere fornita da parte del medico al paziente sul trattamento sanitario, sugli eventuali rischi connessi e le eventuali alternative possibili.
Solo in questo modo la persona è in grado di costruire un proprio parere libero (e quindi revocabile) e consapevole e, dunque, di scegliere se sottoporsi al trattamento o rifiutarlo. Il medico nel fornire l’informativa non potrà prescindere dal livello culturale e dalle capacità di comprensione del singolo individuo avendo quindi cura di usare un linguaggio semplice e accessibile.
Non solo ma con riferimento ad informazioni in ordine a “prognosi gravi o infauste, o tali da poter procurare preoccupazioni e sofferenze particolari al paziente” le stesse dovranno essere fornite “ con circospezione, usando terminologie non traumatizzanti, senza escludere mai elementi di speranza" (cfr art. 30, IV comma).
Il tutto nel pieno rispetto del testo costituzionale che, come noto, interpreta la tutela della salute nella sua accezione più ampia di integrità fisica e psicologica.
Il paziente ha diritto di chiedere e ricevere informazioni più dettagliate, oppure può scegliere di non essere informato o delegare una terza persona a ricevere le informazioni ed esprimere il consenso.
  • Il secondo elemento di validità dell'atto è costituito dall'espressione personale del consenso da parte dell’avente diritto, ovvero dal legale rappresentante se trattasi di incapace.
Il consenso informato è, infatti, un atto personalissimo delegabile solo in casi eccezionali.
Il paziente è l’unica persona che può decidere riguardo alla propria salute come, del resto, ben evidenziato dall’art. 32 della Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo.
Gli unici casi in cui il consenso e/o dissenso al trattamento sanitario può essere delegato fanno riferimento al paziente minore e al maggiorenne legalmente interdetto e quindi a soggetti considerati dall’ordinamento giuridico incapaci di esprimere un valido consenso.
L’art. 33 del Codice di deontologia medica prevede infatti che qualora “si tratti di minore, di interdetto, il Consenso agli interventi diagnostici e terapeutici, nonché al trattamento dei dati sensibili, deve essere espresso dal rappresentante legale.
In caso di opposizione da parte del rappresentante legale al trattamento necessario e indifferibile a favore dei minori o di incapaci, il Medico è tenuto ad informare l’autorità giudiziaria.”
Per espressa previsione dell’art. 34 del Codice il minorenne ha però diritto a essere informato e a esprimere i suoi desideri, che devono essere tenuti in considerazione“fermo restando il rispetto dei diritti del legale rappresentante”.
Lo stesso dicasi per la persona interdetta, che ha diritto a essere informata e di veder presa in considerazione la sua volontà.
Quid iuris qualora l’avente diritto non sia minorenne o interdetto ma si trovi in una situazione di incapacità transitoria a fornire il proprio consenso (si pensi all’ipotesi di un paziente in coma)?
Esiste un soggetto legalmente autorizzato ad esprimere un consenso valido in materia di diritti personalissimi quali il diritto alla salute e alla libertà personale in sostituzione del soggetto naturalmente incapace?
Accade spesso che il medico si rivolga ai prossimi congiunti, chiedendo loro il preventivo consenso ad un intervento di particolare difficoltà.
Preme evidenziare che il consenso dei prossimi congiunti con riferimento ad un soggetto naturalmente incapace (e non legalmente incapace come il minore o il soggetto dichiarato interdetto) non ha alcun valore giuridico data la natura strettamente personale dell’atto di prestazione del consenso delegabile, come già precisato, in casi eccezionali.
Quanto detto è confermato dalla Corte Costituzionale che, con sentenza nm. 253 del 04.07.06, ha dichiarato costituzionalmente illegittima la Legge Regionale Toscana n. 63/04 nella parte in cui prevedeva il diritto di ciascuno di indicare la persona delegata ad esprimere il consenso a determinati trattamenti terapeutici nel caso in cui il diretto interessato versasse in condizioni di incapacità naturale e vi fosse urgenza di provvedere.
La Regione Toscana legiferando in tal modo è infatti intervenuta in materia di rappresentanza e quindi di ordinamento civile, materia che rientra nella competenza statale ai sensi dell’articolo 117, secondo comma lettera l) della Costituzione.
Per una corretta impostazione del problema è importante evidenziare che le professioni sanitarie in genere, costituiscono "servizi di pubblica necessità" ai sensi dell'art. 359 c.p., e implicano talora l'uso di violenza personale nell'interesse del paziente.
A questo si aggiunga la posizione di garanzia rivestita dal sanitario pubblico che costituisce espressione dell'obbligo di solidarietà garantito dalla Costituzione (Art. 32 "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti"), funzione che gli conferisce addirittura l'obbligo giuridico di intervenire sancito dall'art. 40 Codice Penale secondo il quale "non impedire un evento che si ha l'obbligo di impedire equivale a cagionarlo".
Nelle ipotesi in cui il paziente non possa prestare alcun valido consenso sarà quindi il medico a doversi assumere in prima persona ogni responsabilità.
A tale proposito l’art. 54 del Codice Penale prevede che il sanitario possa prescindere dal consenso (oltre al caso in cui sia stato disposto un trattamento sanitario obbligatorio) qualora sussista “la necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo".
Analoga disposizione è prevista agli artt. 7 e 35 del Codice Deontologico che, in situazioni d'emergenza, prevedono che il medico sia tenuto a prestare la sua opera per salvaguardare la salute del paziente
Ed ancora l’art. 8 della Convenzione di Oviedo secondo il quale, qualora “in ragione di una situazione di urgenza il consenso appropriato non può essere ottenuto si potrà procedere immediatamente a qualsiasi intervento medico indispensabile per il beneficio della salute della persona interessata”.
Il sanitario quindi, dopo aver valutato la necessità e l'urgenza dell'intervento diretto a prevenire un danno grave alla persona, potrà procedere al trattamento terapeutico anche in assenza di consenso ove per assenza si fa riferimento all’incapacità naturale del soggetto di prestare consenso all’atto sanitario.
Del resto se così non fosse sarebbero violati gli art. 328 (omissione e rifiuto atti d'ufficio) e art. 593 del Codice Penale (omissione di soccorso).
Resta inteso che, qualora l'atto sanitario riguardi interventi non urgenti né indispensabili, il medico dovrà desistere dall'intervenire prima di aver acquisito il consenso.
Corre onere evidenziare che nella pratica diventano sempre più frequenti i ricorsi su istanza di medici curanti o di strutture sanitarie e assistenziali, per la nomina di un amministratore di sostegno al fine di prestare il consenso informato a interventi terapeutici e chirurgici.
Tali richieste si riferiscono non solo a casi di interventi urgenti indispensabili per salvare la vita della persona, in totale stato di incapacità, ma anche a casi in cui la persona ha la capacità, parziale o residuale, ma si rifiuta di aderire alla proposta del medico.
Una applicazione effettuata in modo indiscriminato di tale strumento di tutela ci porterebbe a chiederci se sia lecito proteggere la persona anche da se stessa quando questa è ancora capace di intendere e volere con una indiscussa il tutto accompagnato da una gravissima limitazione della sua capacità di agire.
La giurisprudenza è quindi cauta e compie ogni volta valutazioni molto attente.
Se la persona cui è stato nominato un amministratore di sostegno è capace, anche solo in via residuale, di intendere e di volere, deve sapere e potere esercitare in proprio tali diritti, non essendo consentito, in quanto contrario ai principi costituzionali, limitare il diritto alla tutela della salute e alla scelta delle cure di una persona che si assume essere ancora capace legalmente, fino al momento in cui non la si dichiari interdetta.
L’attività dell’ amministratore di sostegno per quanto attiene la cura della persona dovrà quindi essere limitato a scelte ed attività di tipo ordinario inerenti la sua assistenza, ma non potrà comportare la sostituzione del consenso del malato, in caso di decisioni relative a interventi o terapie già rifiutate dallo stesso, o che lo stesso non è in grado di valutare ai fini della decisione, salvi i casi di urgenza ai sensi dell’art. 405, comma 4, c.c..
Non è escluso, però, data la natura di misura residuale dell’interdizione rispetto all’amministratore di sostegno che il giudice tutelare possa conferire a quest’ultimo ogni potere di rappresentanza della persona, se incapace totale, compresa la possibilità di assumere decisioni inerenti le cure e le terapie mediche.
Quanto alla forma di manifestazione del consenso preme evidenziare che, come per la generalità dei negozi giuridici (eccetto per quelli per i quali espressamente la legge preveda la forma scritta) la forma di espressione del consenso è libera.
Per quanto riguarda il consenso scritto, questo è da considerarsi un dovere morale del medico in tutti i casi cui le prestazioni diagnostiche e/ o terapeutiche in ragione della loro natura sono tali da rendere opportuna una manifestazione in equivoca e documentata della volontà del paziente (come si desume dall’art. 32, comma II del Codice deontologico).
È importante evidenziare che, comunque, non sarà la forma scritta a comprovare l’effettività di un consenso libero e pienamente informato.
In sede processuale il testo scritto costituirà elemento di prova, ma se suffragato da testimonianze, ad esempio di collaboratori, sarà più facile dimostrarne l’effettività dello stesso.
È ovvio che, in caso di urgenza e pericolo di vita di persona impossibilitata ad esprimere un valido consenso, dovrà prevalere lo scopo ultimo che è prestare l’assistenza e le cure indispensabili (cfr. art, 35 Codice deontologico).
Alla luce dei principi sopra delineati emerge con chiarezza che l’obbligo di fornire informativa al paziente al fine di acquisire un consenso consapevole, in quanto informato, al trattamento sanitario non potrà dirsi adempiuto nel caso in cui il consenso sia stato prestato attraverso formulari prestampati: in tali ipotesi si è sottolineato che “il consenso deve essere frutto di un rapporto reale e non solo apparente tra medico e paziente, in cui il sanitario è tenuto a raccogliere un’adesione effettiva e partecipata, non solo cartacea, all’intervento.
Esso non è dunque un atto puramente formale e burocratico ma è la condizione imprescindibile per trasformare un atto normalmente illecito (la violazione dell’integrità psicofisica) in un atto lecito” (cfr. Tribunale Milano, sez. V civile, sentenza 29.03.2005 n. 3520).
La violazione dell’obbligo di informativa al paziente è, concordemente, ritenuta fonte di risarcimento del danno in quanto il soggetto è leso nella libertà di autodeterminazione delle proprie scelte esistenziali e questo anche nel caso in cui la prestazione sanitaria sia stata eseguita correttamente e senza errori (cfr. Cassazione sentenza n. 5444 del 14 Marzo 2006).
L’obbligo informativo ha infatti valore costituzionale e per la sua violazione è previsto un risarcimento autonomo e distinto rispetto al danno alla salute cagionato da errore medico in quanto l’interesse tutelato rientra nella previsione dell’art. 2059 Codice civile (Cassazione sentenze n. 8827/03 e n. 8828/03).
Pertanto, oltre al danno morale soggettivo, quale contigente perturbamento dell’animo, al danno biologico, quale lesione dell’integrità psicofisica della persona, può essere chiesto il risarcimento per danno derivante dalla lesione di altri interessi riconosciuti dalla Costituzione tra i quali emerge il diritto di autodeterminazione. Tuttavia, la comprovata lesione di tale diritto, benché di rango costituzionale, non necessariamente da luogo al risarcimento, in particolare se manca un effettivo pregiudizio alla salute del paziente.
E’ infatti lo stesso paziente a dover dimostrare l’esistenza del danno di cui chiede il ristoro, nonché a dover provare che tale pregiudizio sia conseguenza normale, seppur indiretta, del mancato obbligo di informazione da parte dei sanitari.
 
Nel nostro ordinamento, infatti, la capacità di agire, ossia l’idoneità a porre in essere atti giuridicamente validi (e quindi ad esercitare diritti e ad assumere obbligazioni) si acquista solo al compimento della maggiore età e viene ad essere esclusa nell’ipotesi in cui ricorrano i presupposti dell’interdizione ossia il soggetto, per quanto maggiorenne, si trova “ in condizione di abituale infermità di mente” che lo rende incapace di provvedere ai propri interessi, tanto da dover essere interdetto (cfr. Codice civile art. 414).
Incapace naturale è la persona che, sebbene capace legalmente (in quanto maggiorenne e non interdetta), sia tuttavia incapace di intendere e volere. In tale stato può venirsi a trovare l’anziano, l’infermo di mente, l’handicappato o chi fa uso di sostanze alcoliche o stupefacenti. Si tratta, poi, di una condizione di incapacità che può essere permanente o puramente transitoria.
L’incapacità naturale consiste, infatti, in qualsivoglia stato psichico idoneo a privare il soggetto agente delle facoltà di discernimento nel momento in cui egli compie atti giuridici.
Leicità della contenzione a letto dei malati psichiatrici” -Tesi di Laurea di Alfredo Maglitto
 Giudice Tutelare del Tribunale di Torino del 22.05.2004.
Tribunale Roma, 22 dicembre 2004 – Ricorrono i presupposti affinché la decisione in merito al consenso al trattamento sanitario venga rimessa all'amministratore di sostegno quando l'interessata non abbia la capacità naturale necessaria ad esprimere un consenso od un rifiuto consapevoli in relazione al trattamento chirurgico prospettato dai sanitari, nè vi è la probabilità che l'interessata riacquisti in tempi brevi la capacità d'intendere e di volere idonea a consentirle una decisione consapevole, mentre d'altro canto l'intervento sanitario è manifestamente necessario ed urgente.
 
Tratto da (CLICCA QUI)
 

GLAXO: FARMACI, TANGENTI, FAVORI SESSUALI E FRODE IN CINA.

Ecco a chi è affidata la nostre salute.
 
Un vecchio e saggio proverbio recita: “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio“.
Quando si tratta poi di Glaxo il non fidarsi è d’obbligo dopo tutti gli scandali e il malaffare accumulati nel corso della sua attività.
Il primo a non fidarsi dovrebbe essere il governo per tutelare il suo popolo, ma così non è e si continua a far finta di non vedere (qualcuno questa forma di cecità la chiama corruzione), e a lasciar campo libero a questo gigante farmaceutico.
Certo se tu non paghi le tasse ingiuste e più alte d’Europa come il Bollo auto verrai perseguito ed etichettato come “il cattivo” e “il male” per la società mentre se siedi nel consiglio di amministrazione di qualsiasi multinazionale puoi far quello che vuoi, che tanto ci sarà sempre qualcuno a pagare per te e sarai sempre ben accetto da ogni politico al governo, soprattutto se la “busta” è bella piena.
Ritornando alla Glaxo vogliamo ricordare tra i tanti già riporti e non scandali, quello che ha combinato in Cina, perché le persone in buona fede devono capire che al mondo non siamo tutti gli stessi, come da piccoli nei cartoni animati, oggi nei film, i cattivi esistono anche nella vita reale.
Glaxo mette il fatturato dinnanzi a tutto, e non sono supposizioni, ecco cosa è successo in Cina.
Il gigante farmaceutico britannico ha riportato un balzo nelle vendite del 20% a circa 1,15 miliardi di euro.
Ma secondo le autorità anti-frode di Pechino la maggior parte sarebbero il frutto di pratiche illegali.
L’accusa: aver corrotto personale medico perché prescrivesse i suoi farmaci attraverso una rete di 700 intermediari.
Agenzie di viaggio e di consulenza fittizie che si assicuravano i contratti con i dirigenti GSK, secondo quanto riportato, anche con corrispettivi di natura sessuale.
Secondo i quotidiani cinesi, le agenzie sarabbero state usate per creare dei fondi neri, erogati ai medici attraverso carte di credito dell’azienda.
Le tangenti ammonterebbero a oltre 371 milioni di euro e quattro dirigenti cinesi del gruppo in Cina sono già finiti in manette.
Il capo della divisione cinese di GSK, dicono le autorità, avrebbe lasciato il Paese a fine giugno.
 
(segnalato da Benedetto Celot e tratto da: CLICCA QUI)
 
 
 
 

L’ASILO ACCETTA BIMBI NON VACCINATI … E LE “PECORE” SONO IN RIVOLTA

Classico esempio di disinformazione di massa?
Sarà, ma sembra strano che il gregge dei soliti allineati e coperti si rivolti contro altri cittadini che non vogliono esporre i lori figli ai gravi rischi della vaccinazioni obbligatorie.
Siamo alle solite, adesso la tattica del gentilon governo straniero italiano, vuole mettere i cittadini gli uni contro gli altri.
Il mangime della falsa democrazia è sempre più selezionato e prima o poi anche chi fomenta queste illegalità viene a galla.
E' proprio vero, il diavolo farà anche le pentole, ma dimenta spesso i coperchi.