ATTUALITA

2013.07.13 – GIU LE MANI DAL NOSTRO TERRITORIO CHE CHIAMA A GRAN VOCE UNA SOLA ECONOMIA: IL TURISMO.


00Domenica 16 dicembre 2013
MA SIO FORA LA SACRALITA' NON SI TRAFORA
L'Evento, oltre ad essere una forte denuncia per dire
"NO TRAFORO"
ed ancora
"MA SIO FORA LA SACRALITA' NON SI TRAFORA"
,ha avuto la finalità di mostrare ai residenti e ai turisti le potenzialità che il territorio dell'area del Massiccio del Grappa può offrire in termini di attrattiva turistica: la sua posizione geografica, la varietà delle situazioni morfologiche, altimetriche, climatiche e lo scarso livello di disturbo antropico favoriscono un habitat diversificato che consente la convivenza armonica dell'uomo, dell'animale e della natura.
Un patrimonio unico su cui si dovrebbe investire per il prossimo futuro, il nostro territorio grida "Basta Cemento" e chiede "Futuro", un futuro basato su un nuovo modello di sviluppo economico ecosostenibile, capace di rispettarlo e valorizzarlo, perché il territorio si sente bello e vuole essere ammirato e vissuto nella sua naturalità, il territorio chiama a gran voce una sola economia: il TURISMO.

2013.07.12 – CASO ABLYAZOV: POLIZIA ITALIANA BRUTALE E VIOLENTA

Sfogliando la stampa estera degli ultimi giorni, emergono nuovi, agghiaccianti dettagli sul sequestro e riconsegna della moglie e della figlia di 6 anni del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. (QUI l'articolo sulla vicenda) Ovviamente censurati dalla stampa asservita dei regimi italiano e kazako, sono invece venute alla luce le ore del sequestro, direttamente dalla voce della Signora Shalabayeva.

Il racconto del sequestro:

Era circa mezzanotte, quando una trentina di uomini armati vestiti di nero irruppero nella villa della periferia di Roma, dove la Signora Shalabayeva e la giovane figlia hanno vissuto negli ultimi 8 mesi. Altri venti uomini armati sciamavano all'esterno.

Durante tutto il blitz, nessuno degli uomini si è mai identificato, nessuno ha permesso ai fermati di avere un avvocato, o controllare le due bambine di 6 e 9 anni, se non dopo decise insistenze

Dopo aver saccheggiato e perquisito la casa, uno degli assaltatori, un italiano con una catena d'oro, le urlò: "Put***a Russa", e qualche minuto dopo "Io sono la mafia!". Il fratellastro della Signora Shalabayeva, fu fatto sedere al tavolo, dato che non capiva l'italiano fu colpito duramente al volto. Alla fine del raid, dopo aver stilato il verbale in italiano e averlo solo letto in inglese alla donna, le fu fatto firmare "in realtà mi forzarono a farlo, ho visto come avevano colpito mio fratello".

Terrorizzata, la Signora Shalabayeva capì immediatamente che l'oggetto dell'aggressione era il marito: "Erano 50 vestiti di nero, sembravano vestiti vecchi, con buchi nei pantaloni, non sembrava polizia, non agivano come la polizia, sembravano criminali, molti avevano l'orecchino e la barba" … "Uno capiva poco di inglese, urlavano tra di loro in italiano e noi non capivamo nulla, cercavamo di spiegargli a gesti che c'erano delle bambine e volevamo controllare" … "In quel momento, ho solo avuto la sensazione che fossero venuti ad ucciderci… Ci avrebbero ucciso tutti, senza processo e senza indagini e nessuno lo avrebbe mai saputo" … "Ad un tratto ho temuto per le bambine, pensavo le avrebbero stuprate" … "Non ci hanno mostrato documenti, permessi, atti, nulla, semplicemente rovesciavano e distruggevano tutto, non mi hanno permesso di identificarli o di capira cosa stesse succedendo". Questo riferisce la donna, descrivendo gli eventi di Maggio di quest'anno, che hanno provocato una scossa attraverso il governo italiano, in grossa difficoltà nel spiegare le proprie azioni, oltre ad aver elevato preoccupazione nell'osservatore ONU per i diritti umani.

Fu deportata in fretta e furia in Kazakhstan. La prontezza di Roma nel consegnare la moglie di un rifugiato politico, ha suscitato domande sui rapporti commerciali tra l'elite italiana e Kazakhstan, ricco di risorse e spesso criticato per la non applicazione dei diritti umani.

Come la Signora Shalabayeva racconta, nella dichiarazione di 18 pagine, consegnata al Financial Times dai sui avvocati questa settimana (QUI l'originale), è stata portata alle prime luci del 29 Maggio alla Questura di Roma. Due giorni dopo, nel frattempo detenuta in un CIE, un centro di detenzione per illegali in attesa di espulsione, la Signora Shalabayeva e la figlia di 6 anni Alua, che è nata nel Regno Unito, sono state imbarcate su un aereo verso la capitale kazaka, Astana, dove è stata informata di essere indagata dalla polizia.

Documenti rilasciati dal tribunale italiano agli avvocati di famiglia, mostrano che l'aereo è stato noleggiato dall'ambasciata kazaka in Austria (QUI l'interesse dell'autorità di Vienna sulla vicenda). La Signora Shalabayeva ha dichiarato che le è stato impedito un incontro con gli avvocati, e di aver chiesto ripetutamente l'asilo politico, dicendo che la sua vita era in pericolo, ma i poliziotti italiano risposero che "era troppo tardi".

I documenti mostrano anche che il giorno precedente al blitz, l'ambasciata kazaka chiese alla polizia italiana di arrestare il Signor Ablyazon e di estradarlo. Fu fotografato alla villa da un investigatore assoldato dalle autorità kazake il 26 Maggio.

Al momento la donna e la figlia sono piantonate nella città di Almaty, indagate per aver ottenuto dei passaporti kazaki illegalmente. Sarà anche interrogata (figuriamoci con che modalità) sulla posizione attuale del marito. Se trovata colpevole (sicuramente con giusto processo in una dittatura, ma forse le autorità italiane sono di questo avviso), sarà imprigionata e la figlia consegnata ad un orfanotrofio statale (dove la aspetta certo un'infanzia felice). La donna rinnega le accuse.

"Sono state deportate perché uno dei più noti dittatori del mondo voleva degli ostaggi da usare contro il suo principale oppositore politico. Ed ora li ha. Perché le forze di polizia italiane hanno permesso questo" queste le parole del marito in una intervista a "La Stampa".

Chiedendo al primo ministro italiano Enrico Letta "di andare a fondo di questa sordida vicenda", Ablyazov aggiunge: "Potete immaginare vostra moglie e vostra figlia prese ostaggio dai vostri oppositori politici, per essere usate come pedine nelle vostre battaglie politiche? Questo è quello che mi è successo." Letta ha risposto ordinando un'indagine interna (che pensiamo sarà trasparente quanto quella kazaka).

Ennesima riprova quindi del modus operandi italiano, completamente indifferente ai trattati internazionali e al rispetto dei diritti umani, sia dei normali cittadini, dei Popoli oppressi come quello Veneto, Napolitano, Siciliano e Sardo, sia dei rifugiati politici, che hanno avuto la sventura di rifugiarsi sotto il suo repressivo regime. Ennesima prova della brutalità della polizia italiana, incapace di gestire una situazione di crisi e di agire nel rispetto delle regole etiche, morali o finanche legali durante le sue operazioni, come anche noi del MLNV abbiamo avuto modo di sperimentare.

WSM

Venetia, 12 luglio 2013
Davide Giaretta
Provveditore Generale del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio

LINK:

Dichiarazione della Signora Shalabayeva, originale, in inglese QUI

Articolo del Financial Times del 5 luglio QUI

 

 

2013.07.11 – IL GOVERNO ITALIANO ALLA RESA DEI CONTI SUL CASO KAZAKISTAN

L'ITALIA SI GUARDA ALLO SPECCHIO DOPO 150 ANNI

Con riferimento alla news del giorno 8 luglio 2013 dal titolo "E L'ITALIA CONTINUA A VIOLARE LE NORME INTERNAZIONALI ANCHE SUI DIRITTI DEI RIFUGIATI POLITICI" (CLICCA QUI)
registriamo l'impegno del Governo Austriaco a fare piena luce sulla vicenda.
Mentre l'italia manteneva il più stretto riserbo per più di un mese, agendo perfino all'insaputa della maggior parte dell'esecutivo, in Austria, a Vienna, dopo pochi giorni, è stato aperto un fascicolo per sequestro di persona. 
Il velivolo che ha trasportato le due vittime da Ciampino, infatti, è stato noleggiato in Austria da parte dell'ambasciatore kazako.
Il pilota è stato quindi interrogato dalle autorità austriache con questa accusa, salvo poi essere rilasciato, a norma di legge, in quanto seguiva le disposizioni della polizia italiana e non poteva essere a conoscenza del misfatto compiuto dalla stessa su ordine del ministero dell'interno italiano.
Ancora una volta una dimostrazione del rispetto del governo di Vienna per i trattati internazionali, dopo l'aver acconsentito all'atterraggio, rifiutandosi di procedere ad una perquisizione, sempre secondo disposizioni di legge, del velivolo del Presidente Boliviano Evo Morales.
Tratto da (CLICCA QUI)
 

WSM

Venetia, 11 luglio 2013
Davide Giaretta
Provveditore Generale del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio

    

2013.07.08 – I CARABINIERI CONTRO GLI ZINGARI … BASTA BENEFICI A QUESTI PERSONAGGI!


ROMA 
carabiniere2-126x150I Carabinieri contro gli zingari del campo nomadi di Roma: “Possiedono Ferrari e Porsche, il Comune la smetta di concedere loro benefici”.
Si dice che la Kyenge, appena saputa la notizia, sia diventata nera… di rabbia. 
I Carabinieri di Roma infatti, hanno deciso di effettuare maggiori controlli al campo nomadi di Castel Romano, ultimamente teatro di incendi, risse e aggressioni.
E hanno scoperto che tanti zingari che di giorno mendicano e chiedono l’elemosina poi tornano a casa con macchine di lusso. 
Addirittura alcuni sono stati visti tornare al campo rom con Porsche e Ferrari. 
E così sono subito scattati i provvedimenti per contrastare un andazzo che stava andando avanti da troppo tempo.
Per prima cosa, visto che gli zingari non pagavano le bollette dell’acqua, è stato staccato al campo l’allaccio per disporre dell’acqua corrente. 

xtimthumb.php,qsrc=,hwww.mattinonline.ch,_wp-content,_uploads,_2013,_07,_zingaro1.jpg,aw=456,ah=270,azc=1.pagespeed.ic.XAZ21yoZFmMa altri provvedimenti sono in cantiere: è stato infatti chiesto al Comune di valutare se davvero esistono ancora i presupposti per concedere alle famiglie di nomadi le case prefabbricate, dato che molte di loro hanno cospicue risorse finanziare e vivono meglio di molti italiani che avrebbero davvero bisogno di aiuto.
Inoltre, per contrastare i continui episodi di criminalità (in poco tempo è stato speso oltre un milione di euro proprio a causa di vandalismi e danneggiamenti al campo rom), ci saranno accertamenti sulla situazione penale degli “ospiti”: tanti infatti sarebbero i pregiudicati, alcuni addirittura con decreto di espulsione dall’Italia, che stanno tranquillamente perpetrando i loro crimini nella zona.
MS
Tratto da (CLICCA QUI)
 

2013.07.08 – E L’ITALIA CONTINUA A VIOLARE LE NORME INTERNAZIONALI ANCHE SUI DIRITTI DEI RIFUGIATI POLITICI…


Governo, resa dei conti sul caso Kazakistan.

“Alfano dia risposte precise”
La moglie e la figlia del dissidente Ablyazov sono state rispedite dalla Digos nelle mani del dittatore Nazarbayev, amico di Berlusconi.
Ma il tribunale di Roma ha smentito che i loro passaporti fossero falsi.
Una figuraccia internazionale.
Bonino furiosa per essere stata tagliata fuori, Cancellieri smentita dai fatti.
Ora Letta chiede spiegazioni al ministro dell'Interno, artefice dell'operazione: "Poi si trarranno le conseguenze"
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Un’inchiesta interna al Viminale e un’altra “verifica” tra gli organi di governo per far luce, “nel più breve tempo possibile”, sul caso che sta causando un vero terremoto nell’esecutivo di Letta.
E non per questioni economiche, ma per qualcosa di più grave sotto il profilo internazionale.
E non solo.
Il 29 maggio scorso, il ministro dell’Interno e segretario del PdlAngelino Alfano, ha mandato una cinquantina di uomini armati della Digos a prendere le due donne nella loro casa di Casal Palocco, a Roma, arrivando alla loro successiva espulsione con l’accusa di avere passaporti falsi.
Accusa poi smentita dal tribunale di Roma, secondo cui l’espulsione non andava in alcun modo autorizzata, visto che i documenti erano il regola.
La violazione ha però regalato al dittatore kazako due preziosi ostaggi contro il suo nemico principale, appunto il dissidente Ablyazov.
E siccome l’intera operazione è stata portata a termine dal ministro Alfano senza che nessun altro del governo ne venisse messo a conoscenza, neppure Enrico Letta, c’è il forte sospetto che il vicepremier e segretario del Pdl abbia voluto chiudere la vicenda rapidamente e in barba ad ogni regola solo per compiacere il dittatore kazako, partner privilegiato dell’Eni e – soprattutto – su pressioni dello stesso Cavaliere.
Su questo, Letta ha chiesto piena luce.
La questione, che sta tenendo banco da giorni sui media internazionali, ha mandato su tutte le furie il ministro degli Esteri, Emma Bonino, che non ha alcuna intenzione di prestare il fianco alle critiche feroci dei media sull’operato dell’Italia a cui lei, per altro, non è in grado in alcun modo di rispondere, perché tenuta all’oscuro di tutto.
Bonino si è quindi si è rivolta a Letta: “Evitiamo all’Italia, se possibile, l’ennesima figuraccia…”, spingendo il premier verso l’indagine interna.
Anche il ministro Cancellieri, che in un primo momento aveva parlato di “espulsione avvenuta secondo le regole”, dopo la smentita del tribunale di Roma ha chiesto a Letta di avere “chiarimenti”; il fatto di essere stata messa “fuori strada” dal collega ministro dell’Interno, a cui aveva chiesto lumi, l’ha profondamente contrariata.
Tutti contro Alfano?
A quanto sembra, l’intera vicenda è stata gestita con una dose sospetta di superficialità.
Alle domande di Letta, durante un colloquio tra i due avvenuto l’altro giorno a Palazzo Chigi, il vicepremier si sarebbe giustificato sostenendo che i funzionari del ministero gli avevano assicurato che i passaporti delle due donne erano falsi e lui ha quindi dato il via libera all’operazione.
Ma la ricostruzione, a quanto sostengono alcune fonti informate a Palazzo Chigi, farebbe “acqua da tutte le parti”.
“La cosa più grave – prosegue una di queste fonti – è che nessuno ha saputo nulla fino ad operazione conclusa e non c’è stata alcuna chiarezza su chi e perché avrebbe chiesto di proseguire nell’espulsione di queste due persone; per altro, sono state violate anche le regole in materia di rifugiati e abbiamo avuto forti critiche anche dall’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati, l’Unhcr”.
Sembra, infatti, che l’Italia abbia violato il Testo Unico Immigrazione secondo cui nessuno può essere in nessun caso rimandato verso uno Stato in cui rischia di subire persecuzioni: “ Le autorità italiane – ha criticato l’Unhcr – non hanno valutato appieno le conseguenze che tale rimpatrio forzato potrebbe avere”.
Il caso, che è seguito “da vicino” anche dal presidente della Camera, Laura Boldrini, è quindi destinato ad avere forti ripercussioni a livello di governo.
Soprattutto se, come sospetta Enrico Letta, “l’eccesso di zelo” di alcuni funzionari del ministero dell’interno sull’espulsione della famiglia del dissidente kazako non è stato affatto “spontaneo”, come sarebbe stato sostenuto da Alfano, bensì “indotto da precisi ordini superiori”.
Per questo, dalla “verifica interna agli organi di governo”, chiesta qualche giorno fa, Letta si attende “risposte precise”.
“La questione diplomatica ed economica con il Kazakistan – chiude la fonte di Palazzo Chigi – non deve indurre a conclusioni di comodo; se verranno accertate responsabilità, anche a livello di governo, si trarranno le conseguenze”.
Quali, al momento, non è dato sapere.
 
AGGIORNAMENTO:
Mentre l'italia manteneva il più stretto riserbo per più di un mese, agendo perfino all'insaputa della maggior parte dell'esecutivo, in Austria, a Vienna, dopo pochi giorni, è stato aperto un fascicolo per sequestro di persona. Il velivolo che ha trasportato le due vittime da Ciampino, infatti, è stato noleggiato in Austria da parte dell'ambasciatore kazako. Il pilota è stato quindi interrogato dalle autorità austriache con questa accusa, salvo poi essere rilasciato, a norma di legge, in quanto seguiva le disposizioni della polizia italiana e non poteva essere a conoscenza del misfatto compiuto dalla stessa su ordine del ministero dell'interno italiano. Ancora una volta una dimostrazione del rispetto del governo di Vienna per i trattati internazionali, dopo l'aver acconsentito all'atterraggio, rifiutandosi di procedere ad una perquisizione, sempre secondo disposizioni di legge, del velivolo del Presidente Boliviano Evo Morales.
 
Tratto da (CLICCA QUI)

2013.07.07 – IL MISTERO DELL’ENERGIA PULITA CHE TENGONO NASCOSTA


Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore.

Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò.
Da quelle ricerche altri scienziati crearono l’alternativa a petrolio e nucleare.
Nel 1999 l’invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato.
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di Rino Di Stefano, da rinodistefano.com
 
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici.
Ma non solo.
Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l’economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora.
Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l’incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose.
In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
 
UNA SCOPERTA PER CASO
Come ogni giallo che si rispetti, l’intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso.
Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d’anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo “il raggio della morte”.
E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l’arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale.
Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del “raggio della morte”.
La cosa era solo parzialmente vera.
Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico.
Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l’impianto stesso, provocandone l’incendio.
Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada.
A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza.
Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi.
Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l’inventore della radio.
Per cui si confidò con papa Pio XI, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione.
Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi.
Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico.
Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all’origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e da i suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell’atomo, trovarono infatti il modo di “produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita”.
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d’acqua.
Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio.
Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà.
Almeno quella che i documenti in possesso dell’imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
 
LA TESTIMONIANZA
“Tutto è cominciato – racconta Remondini – dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein.
Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali Termoeletriche Polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita.
Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono.
Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me.
In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi.
Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento.
Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari.
Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto.
Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative.
E fu inutile chiedere spiegazioni.
Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare.
Semplicemente chiusero i contatti”.
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell’improvviso voltafaccia.
Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l’altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento.
Inutili anche le ricerche per vie traverse: l’unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione.
Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un’altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome.
Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c’è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-tecnico-scientifica-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
http://www.rinodistefano.com/docs/Contratto-di-Remondini.pdf
 
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l’imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione.
Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell’invenzione.
Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori.
Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta “Riproduzione Vietata”.
Ma l’enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il “raggio della morte”, infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960.
Il condizionale è d’obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale.
Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all’esperimento: i nomi non sono elencati.
Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di “produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate”.
 
IL VIA DAL GOVERNO ANDREOTTI
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l’allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del ’73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l’energia nucleare (CNEN), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio.
Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell’Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale.
La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande.
Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un’esplosione di calore.
Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l’esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell’energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l’Italia, ma per il mondo intero.
Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità.
La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglas a 20 metri dall’uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d’acciaio senza danneggiare quella di plexiglass.
La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d’acciaio.
Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d’acciaio a 10, 20 e 40 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall’ultima, cioè quella posta a 40 metri.
Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell’impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato.
In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l’impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza “forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia”.
Tra l’altro all’esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un’altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi.
In una sua relazione, Pasolini parlò di “campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni”.
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po’ più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale.
Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato.
Gli italiani, a quanto pare, c’erano riusciti.
 
L’INSABBIAMENTO
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto.
Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato.
Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un’arma di incredibile potenza, nell’uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata?
La ragione non viene spiegata.
Tutto quello che sappiamo è che i governi dell’epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza.
Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti.
Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa.
Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell’epoca.
Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo.
Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere.
Chissà?
Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del CNEN.
Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all’Università di Trento, della quale all’epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove.
Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute.
Lo scienziato capì l’antifona, e non disse mai più nulla su quel “raggio della morte” che gli era costato così tanto caro.
A Clementel è dedicato il Centro Ricerche Energia dell’ENEA a Bologna.
C’è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico “raggio della morte”.
Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d’armi.
La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa.
La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili.
L’Italia navigava nel caos.
Gli attentati delle Brigate Rosse erano all’ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia.
Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma.
E tutti ci ricordiamo come andò a finire.
Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Alì Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
E’ in questo contesto, che il “raggio della morte” scomparve dalla scena.
Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo?
Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell’invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica.
In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell’energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all’altro la loro produzione.
Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi.
Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta.
Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l’11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro).
“Sembra anche a noi – si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione – che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio”.
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l’organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un’invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari.
Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d’arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale.
Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma.
Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il “raggio della morte” venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano.
Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein.
In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di Presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato.
Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d’ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
 
LE MACCHINE DEL FUTURO
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata.
Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del “raggio della morte”.
Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi.
L’elenco comprende le SRSU/TEP (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), SRLO/TEP (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), SRTP/TEP (smaltimento dei rifiuti tossici), SRRZ/TEP (smaltimento delle scorie radioattive), RCC (compattazione rocce instabili), RCZ (distruzione rocce pericolose), RCG (scavo gallerie nella roccia), CLS (attuazione leghe speciali), CEN (produzione energia pulita).
A quest’ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti.
C’è tutto, dalle dimensioni all’ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura.
Un’ intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C’è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari.
Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante.
Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all’esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori.
La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri.
In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista.
In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori.
Si conosce l’indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein.
Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l’elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini.
In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano.
Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all’estero, ma non sul territorio nazionale “a causa delle problematiche in Italia”.
Ma di quali “problematiche” si parla?
E, soprattutto, com’è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che “verrà resa nota quando Dio vorrà”.
Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno.
Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
Quale giornalista professionista che si è occupato di questa incredibile storia, mi sento in dovere di pubblicare alcuni documenti che possano provare al lettore l’attendibilità delle notizie che ho esposto.
Si tratta della relazione tecnica di cui sono venuto in possesso.
Una relazione, sia ben chiaro, che non dimostra affatto la realtà di quanto la Fondazione Internazionale Pace e Crescita asserisce nella sua documentazione, ma soltanto l’esistenza dei contenuti citati nell’articolo.
E’ chiaro, infatti, che la reale consistenza dei fatti dovrebbe essere verificata dai fisici e certamente non da un giornalista la cui responsabilità resta quella di informare nel modo più serio e professionale possibile.
 
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA [PDF, 4,62 MB]
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-tecnico-scientifica-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
 
RELAZIONE ILLUSTRATIVA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA [PDF, 13,5 MB]
 
IL CONTRATTO DI E. M. REMONDINI [PDF, 1,24 MB]
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-illustrativa-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Contratto-di-Remondini.pdf
 
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INTERVISTA AL TESTIMONE
«Dissero che il segreto non doveva finire nelle mani dei militari»
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole.
La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria.
Alcuni mesi di lavoro, vissuti anche con un certo entusiasmo, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre ad una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza.
Aveva condiviso, ammette, i fini umanitari della Fondazione; per cui non comprendeva, e non comprende ancora oggi, il motivo per cui l’operazione non sia stata portata a termine.
Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c’era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
“Fu nei primi mesi ndel 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito.
Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò.
Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito.
In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro”.
Non furono dunque loro a cercarla…
“No, fui io che ne feci richiesta.
In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore.
Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti.
Gli stessi che adesso, non esistendo più la Fondazione, ho deciso di rendere pubblici”.
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
“No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale.
Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione.
Ci incontravamo a Milano, nella hall di un albergo vicino alla stazione centrale.
Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie.
Soprattutto di tipo metallico.
Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie.
Fu un periodo molto breve, perché riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti.
Si trattava di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche.
Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l’affare poteva essere avviato.
Ma accadde qualcosa prima di avere l’esito di quelle analisi…”.
E cioè?
“La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui.
Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa.
Ma le cose non andarono così.
E’ probabile, direi quasi certo, che contemporaneamente a quel lutto avvenne anche qualche altro cambiamento interno alla Fondazione.
Comunque sia, nonostante avessimo un mandato firmato in tasca, non riuscimmo più a metterci in contatto con loro.
Tutto quello che so è che Bolognani, dopo la morte della moglie, si era trasferito da Roma, dove abitava.
Ma ignoro dove.
Provai anche a chiamare Leonardi, a Lugano, ma fu inutile.
Una volta riuscii anche a parlargli, ma era molto evasivo e non volle dirmi nulla.
In seguito venni a sapere che la Fondazione era stata messa in liquidazione”.
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese.
Gliele hanno mai rimborsate?
“No, e non gliele ho mai chieste.
Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa.
Non mi è sembrato che ne valesse la pena.
Tra l’altro, avevo sempre avuto un buon rapporto con loro e non volevo rovinarlo per così poco”.
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza.
Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
Dopotutto, visto che contattavano industrie ed enti pubblici, non si può dire che il loro segreto non fosse divulgato …
“Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani.
Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa.
Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte.
Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico”.
E le basta?
“No, però capisco il fine.
E per molti versi lo condivido”.
 
R.D.S.
 
AI LETTORI
Confucio, celebre filosofo cinese, diceva che prima di scrivere bisogna sedersi, raccogliere le idee, rifletterci sopra e quindi pensare a come esporre il proprio pensiero.
Poi, finalmente, si può cominciare a mettere nero su bianco quanto intendiamo comunicare per iscritto.
Ciò vale tanto per i professionisti della penna, come il sottoscritto, quanto per chiunque altro.
Ma molti, purtroppo, non seguono i saggi consigli di Confucio.
Anzi, si mettono di fronte ad un foglio di carta (o a un video) e tirano giù qualunque cosa passi loro per la testa.
Ne sono un buon esempio certi lettori del “Giornale” che in questi giorni, dopo aver letto il mio articolo sull’energia, hanno preso d’assalto il sito Internet del quotidiano, gridando allo scandalo per quello che avevano letto.
Visto che quanto avevo scritto non corrispondeva a quanto loro sapevano, semplicemente non poteva essere vero.
Ovviamente non tutti sono stati così avventati, molti altri si sono incuriositi e hanno chiesto chiarimenti.
Ma è ai primi che adesso voglio rivolgermi.
Le accuse più frequenti sono state “scemenze, cazzate, non si possono scrivere cose di questo tipo, sono tutti si dice”, eccetera.
Nessuno di questi signori si è domandato, invece, perché un autorevole quotidiano nazionale come “Il Giornale” abbia pubblicato un articolo di questo tipo.
La verità è che tutto quanto è stato detto nell’articolo in questione, viene da un’ampia documentazione originale della “misteriosa” Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz, nel Liechtenstein.
Per la precisione da 30 documenti autentici (relazioni tecnico-scientifiche, piani industriali, relazioni illustrative, planimetrie), per un totale di 86 pagine.
Nessun “si dice” o presunte illazioni, ma soltanto la fedele trascrizione di quanto è scritto in quei documenti.
Ciò, però, non significa che io, come giornalista, o “Il Giornale” stesso, abbiamo sposato e avallato quelle notizie.
Riportare dei fatti non vuol dire affatto assumersene la paternità.
Siamo cronisti e, in quanto tali, portiamo a conoscenza dei lettori le notizie che riteniamo più interessanti e curiose.
Ma ci limitiamo a riportarle, non certo a inventarcele e farle nostre.
E il caso della Fondazione, come chiunque può notare, è davvero strano e insolito.
Tanto più che la Fondazione non è il parto di una fantasia malata, bensì pura realtà.
Mi devo invece scusare per un paio di refusi contenuti nel pezzo.
E mi riferisco a Pio XII invece di Pio XI e alle tre parole che sono saltate vicino al nome di Moro: la frase giusta era “il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro”.
Per il resto, tutto era come doveva essere.
Ovviamente, dopo aver pubblicato questo pezzo, era doveroso sentire l’altra campana, quella della scienza ufficiale.
A questo riguardo, vi comunico che ho provveduto personalmente a portare la documentazione scientifica, relativa alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare affinché la esamini e ne esprima un giudizio.
Quando avrò il risultato, sarà mia premura renderlo pubblico.
Con questo spero di aver dissipato ogni dubbio circa la mia personale serietà e quella del “Giornale” che ha ospitato l’articolo.
“Giornale”, per inciso, nel quale ho trascorso 26 anni della mia vita professionale e con il quale continuo ad essere legato con un contratto di collaborazione in esclusiva.
Se poi ci sarà qualcuno che, nonostante tutto, vorrà continuare a scrivere sciocchezze nei miei confronti, si accomodi pure.
Come dicevano gli antichi greci, contro la stupidità neanche gli Dei possono nulla.
Figurarsi i giornalisti, compresi quelli che si sforzano di essere sempre seri e corretti.
 
R.D.S.
 
«Così l’Italia lavorò al raggio che crea energia dal nulla»
Alcuni documenti provano gli esperimenti fatti dallo scienziato Clementel negli anni 70.
Ma ora nessuno può vedere il prodotto di quegli studi
 
di Rino Di Stefano – rinodistefano.com
(Il Giornale, Domenica 26 Settembre 2010)
 
Nell’Inverno del 1976 il governo italiano autorizzò il professor Ezio Clementel, presidente del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), ad effettuare una serie di esperimenti per verificare l’efficacia di una misteriosa macchina che emetteva un fascio di raggi in grado di annichilire la materia, producendo grandi quantità di energia.
Giulio Andreotti aveva appena formato il suo terzo governo, un monocolore Dc che si reggeva sull’astensione di Pci, Psi, Psdi, Pri e Pli, dopo le elezioni del 20-21 giugno che avevano visto la vittoria di Dc e Pci.
La lettera con cui il professor Clementel inviava la sua relazione sulle prove da eseguirsi, è datata 26 novembre 1976 e indirizzata all’avvocato Loris Fortuna, Presidente della Commissione Industria, presso la Camera dei Deputati, in piazza del Parlamento 4, a Roma.
Il socialista Fortuna era il deputato incaricato dal Presidente del Consiglio per seguire il lavoro di Clementel.
La relazione è composta da cinque facciate.
Nella seconda, quella che segue la lettera di accompagnamento, c’è l’elenco delle cinque prove richieste dal protocollo, con i relativi dettagli. In sostanza, si trattava di far forare al fascio di raggi emesso dalla macchina, lastre di acciaio inox e alluminio poste a diverse distanze dall’obiettivo della macchina stessa.
Nelle tre facciate successive, viene calcolata la potenza del raggio.
In un altro documento di due facciate, il professor Clementel scrive di suo pugno, siglandole in calce, le sue conclusioni relative alla valutazione delle prove effettuate, all’energia e alla potenza del fascio, alla natura del fascio stesso.
Scrive il professor Clementel: “L’energia del fascio impiegato è stimabile tra i 150.000 e i 4 milioni di Joule (il joule è l’unità di misura dell’energia n.d.r.); i numeri dati corrispondono all’energia necessaria per fondere rispettivamente vaporizzare 144 grammi di acciaio inox.
Una valutazione più precisa sarà forse possibile al termine delle analisi metallurgiche in corso per uno dei campioni di acciaio inox.
Poiché, come risulta dalle prove, il fascio è quasi certamente di tipo impulsato, con durata degli impulsi minore di 0,1 secondi, occorrerebbe una esatta conoscenza di tale durata per poter determinare la potenza del fascio.
Si può comunque dare una stima del limite inferiore della potenza in gioco, assumendo una durata dell’impulso pari a 0,1 secondi.
Con tale valore, si ha una potenza totale del fascio di 1500 Kw/cmq nel caso della fusione del metallo; nel caso della vaporizzazione del metallo la potenza totale del fascio salirebbe a 40.000 Kw e la densità di potenza a 4000 Kw/cmq”.
 
IL DOCUMENTO
PROVE?
In alto, la pagina di presentazione e poi la pagina più importante del documento che il presidente del Comitato per l’Energia Nucleare, Ezio Clementel (ritratto nella foto in basso), spedì al presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, per ragguagliarlo circa le prove che erano state fatte di una macchina che produce energia da un misterioso raggio. In basso la doppia pagina del Giornale del 6 luglio scorso quando ci siamo occupati per la prima volta del raggio che dà energia gratis. Il nostro articolo di quel giorno ha creato molto rumore, soprattutto su Internet.
Con questa puntata raccontiamo gli sviluppi di una storia che presenta molti lati oscuri e anche per questo è molto affascinante.
E poi conclude: “Circa la natura, del fascio, le semplici prove effettuate non consentono una risposta sufficientemente precisa, anche se vi è qualche indicazione che porterebbe ad escludere alcune fra le sorgenti più comuni, quali ad esempio getto di plasma, fasci di particelle cariche accelerate, fasci di neutroni, eccetera.
In ogni caso, anche nell’ipotesi non ancora escludibile di fascio laser, le energie e soprattutto le potenze in gioco, si porrebbero al di là dei limiti dell’attuale tecnologia.
Si può in ogni caso escludere che si tratti di fasci di anti-particelle o di anti-atomi”.
Il professor Clementel fece fare delle riprese di quelle prove sulla misteriosa macchina e i filmati, insieme alla relazione, sono giunti integri fino a noi.
Nelle scene in bianco e nero si vedono distintamente la macchina e la lastra di acciaio inox verso cui è diretto il fascio di raggi.
Un attimo e un grande bagliore avvolge l’acciaio; quando le fiamme si diradano, appare il grosso foro sulla lastra
Il ritrovamento di questa documentazione a 34 anni di distanza, prova due cose.
La prima è che nel 1976 la macchina che produce energia con un fascio di raggi, esisteva.
La seconda è che quegli esperimenti, autorizzati dal governo, conferiscono un primo grado di attendibilità al dossier della Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz, nel Liechtenstein, l’organizzazione che si proclamava proprietaria della fantastica tecnologia.
Ma è proprio così?
La Fondazione era realmente il soggetto che disponeva di questo macchinario?
Non proprio.
Per saperne di più, abbiamo cercato la risposta a Civitella d’Agliano, un caratteristico borgo medioevale tra le colline di Lazio e Umbria, in provincia di Viterbo, dove si trova il villino dell’ingegner Aristide Saleppichi, uno dei primi tecnici a occuparsi della costruzione e dello sviluppo della misteriosa macchina.
Saleppichi, ex direttore dello stabilimento Montedison di Terni, ha due lauree: una in ingegneria industriale meccanica e una in fisica.
Ma non solo.
L’ingegnere, che oggi ha 91 anni e mantiene una invidiabile e lucidissima mente, fa parte del gruppo che da quarant’anni gestisce la macchina.
Secondo lui, il fatto che proprio adesso si cominci a parlare del misterioso macchinario, non è casuale.
“Vede, io ho un concetto un po’ teologico degli avvenimenti – spiega –
La fisica cammina.
Ad un certo punto il Signore ci dice quando dobbiamo scoprire alcune cose.
E’ come se qualcuno ci desse da mangiare un poco per volta.
Questo dunque, potrebbe essere il momento giusto per affrontare l’argomento”.
Ed è proprio per fornire un chiarimento sulla vicenda, che l’ingegnere ha organizzato una riunione in casa sua tra lo staff di questo gruppo e il cronista che vi parla.
“Quella tecnologia appartiene solo a noi.
E, per essere più precisi, a Rolando Pelizza, colui che ha materialmente costruito la macchina a Chiari, in provincia di Brescia.
 – esordisce Pietro Panetta, ex imprenditore di Roma e portavoce di Pelizza –
La Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che si vantava di disporre di questa tecnologia, è stata costituita da un nostro conoscente, il professor Nereo Bolognani.
Lo abbiamo avvertito a più riprese che, senza il nostro consenso, non poteva continuare su quella strada.
Alla fine, lo abbiamo minacciato di azioni legali e allora lui, nel 2002, ha messo in liquidazione la Fondazione” .
Risolto il mistero della Fondazione, resta quello di chiarire chi sono coloro che adesso si attribuiscono la proprietà della tecnologia in questione.
Di certo, il nome di Rolando Pelizza non è estraneo alla cronaca. Infatti fu proprio lui a finire sul banco degli imputati, insieme all’ex colonnello del Sid Massimo Pugliese, al processo di Venezia voluto dal giudice Carlo Palermo per traffico internazionale di armi.
Pelizza venne subito assolto, Pugliese si beccò 2 anni e 8 mesi.
Ricorse in appello e fu a sua volta assolto perché “il fatto non costituisce reato”.
Sempre per la cronaca, il colonnello Pugliese trascorse il resto della sua vita intentando cause contro il giudice Palermo, l’allora Presidente del Consiglio De Mita e gli ex ministri Colombo (Finanze) e Zanone (Difesa) chiedendo 9 miliardi di lire di risarcimento.
Inascoltato in Italia, si rivolse persino alla Corte di Strasburgo.
Ciò premesso, vediamo adesso chi sono e cosa pretendono gli amici di Pelizza.
Tutto cominciò oltre 50 anni fa
Signor Panetta, quando e come nasce l’invenzione di questa macchina.
“L’origine del progetto risale al 1958, ma soltanto nel 1972 si ebbe la prima manifestazione sulla materia.
Infatti, il fascio di raggi era diretto verso il materiale da trattare: investito, in una frazione di secondo l’oggetto subiva un processo di annichilimento, generando calore”.
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, da noi consultato, afferma che, alla luce delle nostre attuali conoscenze scientifiche, una simile macchina non sta né in cielo né in terra, anche se in linea di principio non sarebbe impossibile.
Lei che cosa risponde?
“Questo è ciò che loro sanno.
Ma la realtà è diversa.
E lo dimostrano le prove fatte dal compianto professor Clementel, con la collaborazione di Pelizza. Nei fatti, un grande fisico teorico, quasi per ispirazione divina, ha intuito il mezzo per far interagire la materia.
E si è dedicato interamente alla stesura del progetto”.
Di chi sta parlando?
“Certamente non di Pelizza, che ha soltanto aiutato questo fisico a costruire la macchina.
Lo chiamava “il professore”.
Ha imparato da lui a gestirla, frequentandolo per oltre quindici anni.
Da solo non avrebbe mai avuto né la preparazione né la capacità per arrivare a tanto”.
Dica di chi si tratta, allora.
“Mi dispiace, ma non posso fare nomi.
Non sono autorizzato a farlo.
Tutto quello che posso dire è che occorsero circa dieci anni, e arriviamo così al 1981, per riuscire a controllare il fascio di raggi”.
Va bene, allora ci può mostrare questa prodigiosa macchina: può farci assistere ad una prova?
“No, mi dispiace.
Nessuno può vederla.
Solo a suo tempo, quando avremo definito certe trattative che abbiamo in corso a livello mondiale, potremo mostrarla.
E in quell’occasione parlerà anche Pelizza.
Ma non prima”.
Ma il gruppo collegato a Pelizza, che sta per creare una Fondazione, è davvero l’unico a conoscere i segreti della misteriosa tecnologia?
A quanto pare, non proprio.
Da anni, infatti, qualcun altro si sta interessando attivamente a questi problemi.
Ma come si è formato questo secondo filone di ricerca?
“Per caso – risponde l’ingegnere elettronico milanese Franco Cappiello -.
Fu verso la fine degli anni Novanta che conobbi il colonnello Pugliese, allora nel pieno della sua campagna giudiziaria contro giudici e politici.
Un giorno, forse sentendo la fine vicina, mi raccontò tutta la storia della macchina e mi regalò la documentazione di cui era in possesso.
C’erano i disegni e i piani di costruzione, aveva conservato tutto.
Mi diede anche qualche indicazione utile sul come costruire un prototipo.
E fece appena in tempo, perché morì nel 1998.
Così, da quel momento, mi sono dedicato anima e corpo alla macchina e, dopo avere studiato bene il fenomeno, posso dire che la base scientifica di questa scoperta non manca davvero.
A mio avviso, si tratta di un generatore di energia a trasporto positronico (i positroni sono antiparticelle degli elettroni, dotate di carica positiva n.d.r.).
L’energia che fornisce è termica e completamente priva di radioattività”.
Cappiello, però, si rende conto che una scoperta scientifica, per essere giudicata tale, deve essere studiata ed esaminata da scienziati veri.
“Ed è per questa ragione – afferma – che ho chiesto l’aiuto di una equipe di ricercatori dell’Università di Pavia.
Questi scienziati, guidati da un’autorità come il professor Sergio P. Ratti, studieranno tutti gli aspetti di questa macchina.
Ci tengo comunque a chiarire che recentemente ho instaurato una fruttuosa collaborazione con Rolando Pelizza”.
Le domande degli scienziati
Difficile immaginare uno scienziato più illustre del professor Ratti per studiare la funzionalità della macchina.
Docente di Fisica Sperimentale all’Università di Pavia, oggi in pensione, Sergio P. Ratti è uno degli scienziati italiani più conosciuti al mondo e una della massime autorità in fatto di positroni.
Professor Ratti, come è giunto alla decisione di dirigere le ricerche sulla macchina che dà energia?
“Confucio diceva che la scienza è scienza quando sa separare ciò che conosciamo da ciò che crediamo di conoscere.
Nel caso specifico, si tratta di accertare se questo macchinario sia in grado o meno di liberare positroni dal vuoto assoluto.
Dunque faremo tutte le prove necessarie, adottando i dovuti accorgimenti, per verificare se questo possa realmente accadere.
Nelle opportune condizioni, l’esperimento deve essere ripetibile.
Altrimenti non si parlerebbe di scienza”.
Che cosa intende quando parla di accorgimenti?
“Mi riferisco alla legge 626 sulla sicurezza del lavoro.
Qualora si ottenesse l’annichilimento di 500 grammi di ferro, dove andrebbero a finire i residui?
Nei polmoni dei presenti?
E’ quindi tassativo, tanto per fare un esempio, che il locale in cui vengono svolti gli esperimenti sia dotato di uno specifico sistema di ventilazione, con filtri per l’aria.
E dovranno essere presenti anche tutti gli altri dispositivi di sicurezza attiva e passiva”.
Avete già i locali adatti?
“Ho inoltrato una richiesta in questo senso al rettore dell’Università di Pavia.
Attendo una risposta”.
Da un punto di vista scientifico, questa scoperta potrebbe cambiare la fisica come oggi la conosciamo.
Secondo lei, come potrebbe essere accolta una novità di questo genere?
“Ha presente che cosa accadde a Galileo quando parlò delle sue conclusioni sul moto della terra intorno al sole?
Il problema è che, prima di parlare di scoperta scientifica, si devono avere tutte le prove del caso.
Quello che posso dire è che ho consultato diversi miei colleghi in giro per il mondo, e ho avuto risposte interessanti.
Uno, decisamente molto importante che lavora all’Università di Harvard, mi ha confermato che, in linea di principio, potrebbe essere. Insomma, bisogna studiare il fenomeno nel modo più serio e corretto possibile.
Quanto alle conclusioni, vedremo a tempo debito”.
 
Fonte: http://www.stampalibera.com/
Tratto da: informatitalia.blogspot.com
http://www.signoraggio.it/dossier-il-mistero-dellenergia-gratuita-che-ci-tengono-nascosta/
Attraverso: http://terrarealtime.blogspot.it/2013/07/dossier-il-mistero-dellenergia-gratuita.html#more
 
Tratto da: iconicon.it

articolo tratto da (CLICCA QUI)

e subito dopo ecco cosa è sucesso: 

INDISPONIBILE

 

2013.07.04 – PAGINA CONTRO LA MADONNA E FACEBOOK SOSTIENE CHE NON OFFENDE NESSUNO.


… e parte la petizione.23d99a1c34_Virgin-Mary-Aborted-227x300

Continuano a crescere le pagine Facebook create apposta per offendere i valori cristiani.
Una, in particolare, si intitola “Virgin Mary should’ve aborted”, la Vergine Maria avrebbe dovuto abortire.
Come immagine di fondo presenta un fotoritocco in cui la Madonna sta fumando erba. 
Penoso.
Quella del profilo, invece, è riportata qui a fianco. 
La didascalia: “Maria: «È okay, Giuseppe, non sono una prostituta.
Il signore è venuto su di me è mi ha messa incinta». 
Giuseppe: «Sì, okay, qualcuno è venuto su di te, ma non pensavo che fosse il signore». 
(Mary: “it’s ok Joseph, I’m not a whore. The lord came upon me and I conceived.”; Joseph: “Yeah okay someone *came upon you* but I don’t think it was the lord.”)
Al solito, non si capisce a chi dovrebbe piacere o chi dovrebbe divertire. 
Eppure i “like” sono circa 1.900.
Dispiace riportare questi dettagli. 
Non è per dare pubblicità a iniziative simili, che meriterebbero solo l’oblio, ma è per descrivere quanto sia diffusa e superficiale la “cristianofobia”. 
Soprattutto alla luce delle reazioni di Facebook.
Questa pagina ha, infatti, una storia particolare da raccontare. 
Una storia che speriamo possa far scuola.
Dopo lo sdegno di trovarsi di fronte a contenuti così vergognosi, un utente (che ringraziamo per averci informati) ha deciso di fare qualcosa di pratico.
Ha segnalato la pagina come abuso e ha scritto al centro assistenza di Facebook.
La risposta che ha ottenuto è a dir poco sorprendente: “Grazie per il tempo dedicato a segnalare qualcosa che ritieni possa violare le Regole della nostra Comunità. 
Segnalazioni come la tua sono importanti per rendere Facebook un ambiente sicuro ed accogliente. 
Abbiamo rivisto la pagina che hai segnalato per vedere se conteneva discorsi o simboli di odio e troviamo che non violi le nostre Regole in merito ai discorsi di odio (found it DOESN’T violate our community standard on hate speech)”.
La didascalia riportata più sopra, quindi, non violerebbe nessuna regola per un ambiente sicuro e accogliente.
Questa risposta rivela in modo chiaro quale sia l’attenzione di Facebook verso i propri contenuti. 
Soprattutto indica come la “violazione” sia un concetto basculante che obbliga al rispetto di tutto e tutti, tranne dei simboli cristiani. 
In modo diretto fa capire quanto sia inutile rivolgersi al Centro di Assistenza e in modo indiretto fa pensare: e se invece ci fosse stato scritto “La madre di un gay avrebbe dovuto abortire”?
Non censurare una pagina di questo tipo è una sconfitta del rispetto in generale.
Questo è disgustoso, conclude l’utente. 
E lo diciamo anche noi.
Ma l’utente non si è fermato e ha fatto partire una petizione on-line, dal titolo “Cancella la pagina di Facebook Virgin Mary Should’ve Aborted”. 
Nel momento in cui scriviamo, la petizione ha già superato le 3.000 firme in pochi giorni. 
Un risultato davvero ottimo, che speriamo possa aumentare in fretta e incoraggiare iniziative analoghe.
Speriamo sia la prima pagina ad essere tolta per offesa diretta ai valori cristiani, cancellata grazie all’intervento vigoroso dell’utenza.
A proposito. 
Vi ricordate la pagina contro il cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, dal titolo “Il Tossico che ha annunciato il Papa – L’uomo che si è fatto la fumata bianca”?
È ancora lì, con i suoi 45.537 “Mi piace” e nessuno l’ha tolta.
Neanche questa offende, evidentemente.
 
Tratto da (CLICCA QUI)
 

2013.07.03 – INCIDENTE DIPLOMATICO BOLIVIA – EU


In queste ore è stata diramata la notizia che il velivolo del Presidente boliviano, Evo Morales, proveniente da Mosca, è stato costretto ad atterrare a Vienna, dopo la chiusura dello spazio aereo da parte di Francia, Portogallo e Italia, motivate dalla presunta presenza di Edward Snowden, protagonista della vicenda "Datagate", a bordo.

Questo MLNV, in prima linea per la difesa dei diritti dei Popoli, dei cittadini e del rispetto dei trattati internazionali, condanna gravemente l'accaduto e appoggia pienamente la decisione del Governo Austriaco di aver offerto scalo all'aereo presidenziale, in rispetto delle norme vigenti.
Inviamo al Presidente Morales e al Governo Boliviano le nostre felicitazioni, in quanto apprendiamo che la situazione è stata risolta grazie all'apertura dello spazio aereo spagnolo, esprimiamo inoltre solidarietà e decisa indignazione per l'accaduto.
WSM
Venetia, 3 luglio 2013
Davide Giaretta
Provveditore Generale del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
 
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Da dieci ore ormai il presidente della Bolivia è costretto ad attendere all’aeroporto di Vienna di poter tornare nel suo paese dopo che Italia, Portogallo e Francia hanno chiuso il loro spazio aereo.
L'aereo del presidente boliviano Evo Morales si trova tuttora all'aeroporto di Vienna e dovrebbe lasciare la capitale austriaca alla volta di La Paz in giornata, una volta ottenuto il permesso definitivo di potere sorvolare la Spagna. 2f70fba92c837915f5b93428f7015989_XL
L'aereo é dovuto atterrare in Austria durante la notte, proveniente da Mosca, dopo che il Portogallo non gli ha concesso la possibilità di effettuare uno scalo tecnico e la Francia gli ha negato il permesso di penetrare nel suo spazio aereo, secondo il ministro degli esteri boliviano David Choquehuanca.
Una mossa provocatoria di Lisbona e Parigi dovuta al timore dei rispettivi paesi che a bordo dell’aereo presidenziale boliviano ci fosse la cosiddetta 'talpa' del Datagate, Edward Snowden.
Come ha detto alla France Presse un portavoce del ministero dell'interno austriaco, Karl-Heinz Grundboeck, sull'aereo ''i passaporti sono stati controllati e contrariamente alle voci che sono circolate, Edward Snowden non era a bordo''.
Non c’erano quindi ''ragioni legali per effettuare una perquisizione''.
Secondo La Reuters, le autorità spagnole hanno chiesto di poter perquisire l'aereo prima di autorizzare il sorvolo del paese, ma Morales lo ha rifiutato.
Secondo El Pais online, invece, la Spagna avrebbe già dato il suo via libera.
Tra l’altro si è venuto a sapere nelle ultime ore che anche l'Italia ha chiuso i propri cieli, la scorsa notte, all'aereo con a bordo il presidente della Bolivia: lo confermano all'ANSA “qualificate fonti italiane”. Naturalmente la mossa dei paesi dell’Unione Europea – istigati da Washington – ha provocato la reazione del governo boliviano e di altri paesi dell’America Latina e del mondo.
Il ministro della difesa boliviano Ruben Saavedra ha accusato i paesi europei di aver ''messo a rischio la vita di Morales''.
Molto dura la presa di posizione di Alvaro Garcia Linera, Vicepresidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia:
“In violazione assoluta della Convenzione di Vienna, che stabilisce che i voli presidenziali non possono essere bloccati in alcun modo e godono della completa immunità, due governi europei (tre, compresa l’Italia, ndr) hanno chiuso il loro spazio aereo all’aereo del Presidente Morales. (…)
Vogliamo dire ai boliviani e al mondo che il nostro Presidente Evo Morales, è da molte ore sequestrato a Vienna (…) dall’imperialismo. (…)
Così come l’imperialismo ha sequestrato il Presidente Evo, l’imperialismo ha sequestrato la verità (…).
Sappiamo che gli ostacoli al viaggio del Presidente sono stati istigati dal governo degli Stati Uniti, un governo che ha paura di un contadino, di un indigeno, di un uomo onesto che difende la sovranità della nostra patria. (…)
L’oscurantismo, l’attitudine repressiva e poliziesca, l’abuso si stanno impossessando della bella Europa, che secoli e decenni fa era un esempio di pluralismo e rispetto dei diritti delle persone e dei popoli. Ma alle potenze imperialiste, ai paesi subordinati e colonizzati d’Europa, diciamo che non ci lasceremo intimidire (…) perché non è più il tempo delle colonie e degli imperi.”
Il Perù, al quale spetta attualmente la presidenza dell'Unasur (Unione delle nazioni sudamericane) si é detto pronto a convocare per domani un vertice urgente dei capi di Stato dell'Unione per parlare di quanto accaduto a Evo Morales.
Su Twitter il ministro degli Esteri dell'Ecuador, Ricardo Patino, scrive: ''Chi é con la Bolivia ed Evo é con l'America Latina e l'Ecuador.
Non permetteremo questo affronto contro un leader latino-americano'', ma ''l'Unasur oggi deve dimostrare all'Unione europea il vero significato dell'integrazione latino-americana''.
Molto più esplicite e dirette le dichiarazioni dei rappresentanti del governo venezuelano.
Il presidente Nicolas Maduro aveva già detto ieri che Snowden deve essere ''protetto'', ricordando che é un giovane ''che ha osato dire delle verità sul tentativo dell'impero americano di controllare il mondo''.
Il blocco imposto al volo di Morales da parte di Lisbona e Parigi rappresenta ''un attentato e un'aggressione brutale'', ha d'altra parte commentato il ministro degli esteri venezuelano, Elias Jaua. ''Chiediamo ai paesi dell'America Latina di pronunciarsi'', ha aggiunto Jaua.
Anche il governo cubano è intervenuto duramente.
Il ministero cubano degli Esteri ha ricordato che ''giorni fa, gli Stati Uniti hanno minacciato l'Ecuador, un paese fratello, con misure economiche coercitive, il che non può essere tollerato per nessun motivo, perché é un danno alla nostra America intera, che deve essere respinto dall'intera comunità internazionale''.
 
Articolo tratto da (clicca qui).
 
 
 

2013.06.26 – POLIZIA ISLAMICA IN BELGIO NON ACCETTANO ORDINI E RIFIUTANO DI AIUTARE LE DONNE! INTEGRAZIONE O…

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Doveva facilitare l’integrazione, ma l’arruolamento di poliziotti islamici non ha portato l’effetto sperato… anzi, sta creando forti disagi ai cittadini e agli stessi colleghi.
Secondo la sinistra belga l’arruolamento di un sostanzioso gruppo di poliziotti islamici avrebbe risolto ogni problema nelle zone ad alta concentrazione islamica dove le forze dell’ordine non sono accettate ed entrano il meno possibile.
E’ successo il contrario: gli islamisti hanno penetrato la polizia.
Quattro agenti (tra cui un ufficiale) in servizio a Bruxelles, rifiutano ogni rapporto con le donne. econdo i quotidiani fiamminghi questo atteggiamento creerebbe problemi soprattutto sul lavoro, visto che i 4 si rifiutano di ricevere ordini e anche di parlare con le colleghe e le impiegate degli uffici.
Visto il polverone sollevato dai giornali la direzione del corpo di polizia ha deciso di aprire una inchiesta interna, ma ha diramato un comunicato stampa che la dice lunga:
“La cultura della polizia è sempre stata orientata a sviluppare una politica di convivialità e di neutralità. 
La diversità è sempre stata un fondamento della nostra organizzazione”.

C'è da chiedersi cosa centri la "diversità" con il servizio alla Comunità che la polizia dovrebbe garantire.
Tratto da (clicca qui)

2013.06.19 – FEDERITALIA IN PRESIDIO CONTRO I SEQUESTRI

equitalia8-2Federitalia, l’associazione antiusura parmigiana ha organizzato ieri un presidio nell’azienda dell’imprenditore bresciano che ha denunciato per ben due volte Equitalia: prima per usura, poi per estorsione.
Un gesto di solidarietà e supporto all’uomo che grazie al contributo dei periti e dei legali dell’associazione presieduta da Wally Bonvicini ha iniziato a difendere la propria attività dalle vessazioni del famigerato ente di riscossione.
L'imprenditore che da due anni paga ben 5mila euro al mese per estinguere un debito con Equitalia si è visto recapitare a luglio una cartella che certifica 177mila euro di carico pendente nei confronti dell’erario che inclusi gli interessi ammonta ad oltre 300mila euro. 
Quasi 125mila euro in più, calcolati con un tasso applicato del 16% ovvero il doppio rispetto al tetto limite, che per Equitalia è dell’8,37%.
L’azienda subisce il sequestro di camion, gru e muletti. 
Abele Tanghetti che da 30 anni commercia metalli, dopo il rifiuto netto dell’ente a trovare una mediazione, decide così di denunciare Equitalia per usura depositando un esposto presso la Guardia di Finanza.
I mezzi vengono messi all’asta e Tanghetti si reca dai carabinieri e presenta un’altra denuncia, questa volta per estorsione. 
L’asta sarebbe dovuta avvenire nella giornata di ieri quando il team di Federitalia seguito da cittadini ed imprenditori solidali a Tanghetti ha convocato un presidio proprio all’interno dell’azienda bresciana per protestare contro il provvedimento di Equitalia.
Il risultato?
L’asta è stata sospesa.
 
Tratto da: clicca qui

2013.06.19 – IN CASO DI FALLIMENTO NON MOLLATE … ECCO COME CONTATTARE FEDERITALIA.

20120508_boom-fallimentiAi falliti rammentiamo che FACENDO PERIZIARE  I CONTI CORRENTI, e riscontrando  l’usura come accade nella maggioranza  dei casi (98%), il curatore non ammetterà le banche al passivo, bensì chiederà la restituzione degli interessi anatocistici!
Relativamente ai decreti ingiuntivi, provvisoriamente esecutivi, in presenza di usura, ormai tutti i Tribunali sospendono la provvisoria esecutorietà!
Federitalia sta raccogliendo le querele per usura avverso banche  ed intende attivare azione collettiva presso la Corte dell’Aia per i reati contro l’umanità! L’usura bancaria è reato spregevole espressione di sciacallaggio sociale, che porterà alla distruzione/scomparsa cioè alla morte di tutte le PMI, il vero tessuto economico del Paese Italia.
Wally bonvicini
Presidente FEDERITALIA – Associazione Antiusura
per informazioni:
TEL 0521 985610   FAX 0521 985824 
oppure contattare florianabaldino@gmail.com
PASSATEPAROLA!!!
 
tratto da: clicca qui

2013.06.19 – DIFENDERSI DA EQUITALIA CON L’AIUTO GRATUITO DI FEDERITALIA E FEDERCAMPANIA

19.2.13federitalia
Pubblicato da Kezia M. 

Tutti sanno che stiamo attraversando un periodo di profonda crisi economica, aziende che chiudono e conseguenti disoccupati, sussidi di disoccupazione che quando arrivano non sono sufficienti per il mantenimento di un nucleo familiare, banche che non concedono prestiti e altri problemi che seguono a catena e inginocchiano un'intera popolazione.
Accade quindi che, non avendo somme di denaro che coprono tutte le spese di routine, aziende e privati si vedono costretti a tralasciare magari chi una bolletta, chi una rata dell'Imu, chi una rata del mutuo, chi una rata di contributi Inps eccetera eccetera e dopo qualche tempo dal non pervenuto pagamento arrivano le ingiunzioni da parte di Equitalia, compito affidatogli dal 2006 e che in sostanza è una società per azioni di recupero credito, a totale capitale pubblico ( 51% in mano all’Agenzia delle Entrate e 49% all’Inps).
Arrivati a questo punto in base alle cifre dovute cominciano una serie di problemi, dato che se non si avevano prima i soldi per sopperire al debito di certo sarà ancora più difficile dopo che si sono aggiunti anche gli interessi di mora, scattano pignoramenti, gente che si rivolge a strozzini e depressioni senza ritorno; ma forse non tutti sanno che nascono associazioni e si attivano persone proprio per aiutare chi si trova in queste situazioni.
Una di queste associazioni è “Federitalia”, creata nel 2009 dalla Signora e imprenditrice Wally Bonvicini, la cui sede principale si trova a Parma e da maggio 2012 vanta anche una sede in Campania, “Federcampania”, i cui responsabili sono gli avvocati Francesco Cacciola e Elvira Carpentieri.
Un'organizzazione senza fini di lucro che fornisce consulenza e aiuto gratuitamente e i professionisti che la sostengono risolvono quotidianamente numerosissimi casi o sentenze quali azioni esecutive da parte di Equitalia e banche sospese, debiti ridotti sensibilmente o totalmente estinti, ipoteche cancellate, riduzioni di posizioni debitorie del 70-90% verso finanziarie e banche, eccetera eccetera.
Sul sito www.federcampania.it oltre a contatti, a numerosi articoli, possibilità di scaricare gratuitamente un e-book dal titolo “Equitalia come difendersi dall'usura”, ci sono dati significativi sulle percentuali dovute sull'importo della riscossione :
ogni imposta non onorata lievita del 30% all’anno
dopo 60 giorni dalla notifica della c.d. cartella esattoriale si aggiungono gli interessi di mora, 6% ogni anno
in più c’è da dire che tale ente incassa SEMPRE il 9% dell’importo della riscossione a titolo di aggio: compenso che gli spetta
a questo 9% vanno aggiunti i costi della procedura, delle spese di notifica e degli interessi legali.
Ti schiarisco ancora di più le idee:
4% annuo all’ente impositore (Agenzia delle Entrate, Inps, etc. …)
6,8358 % annuo di interessi di mora, all’ente impositore
0,615% annuo da corrispondere all’agente della riscossione ( cioè il 9% sugli interessi di mora) 
Per un totale di interessi pari a 11,4508% annuo Oltre a ciò si deve aggiungere:
30% sanzione amministrativa fissa
9% aggio da corrispondere ad Equitalia 
TOTALE 50,4508%
I numeri di contatto per FederItalia sono:
0521 985610-393 9090809

 

2013.06.19 – GUIDA CONTRO L’USURA DI STATO – COME DIFENDERSI DA EQUITALIA

La Giovanna d'Arco degli imprenditori ci spiega come difendersi da Equitaliatasse
di Giulia Cazzaniga
C’è chi, come Marisa – «la prego, non scriva il mio vero nome, qui in paese ci conoscono tutti»- ha accudito il marito malato in ospedale più di dieci anni fa. Insieme titolari di due ristoranti, tra malattia e crisi hanno saltato alcune rate. 
E il debito si è ingigantito. 
«Trecentomila euro in più rispetto a quanto non abbiamo pagato». Succede nel ferrarese. 
Oppure c’è anche chi, come Nicola Bevilacqua, di fare il proprio nome non se ne fa scrupolo. 
Trentaseienne imprenditore originario di Domodossola, anche lui come Marisa ha presentato denuncia, dopo una cartella lievitata a 170mila euro. 
Chiedono entrambi che Equitalia sia perseguita per usura. A dare assistenza a loro e a centinaia di imprenditori che ogni giorno bussano alla sua porta è Wally Bonvicini, energica fondatrice di Federitalia. 
L’hanno definita la Giovanna d’Arco dei piccoli imprenditori che si ritengono vittime del fisco. 
L’Intraprendente le ha chiesto un piccolo vademecum: come si può capire se Equitalia sta passando il segno?
Wally, iniziamo dal momento che toglie il sonno a tanti imprenditori: suona il campanello, arriva il postino, porta una raccomandata. 
È di Equitalia.
«Se la cartella viene inviata per raccomandata è nulla o inesistente. 
Deve essere notificata da un ufficiale abilitato. È quindi da contestare. 
Non vuol dire,ovviamente, che non deve essere pagata. Ma deve essere rispedita e notificata in modo corretto. 
Il costo della raccomandata, tra l’altro, viene addebitato a chi la riceve. 
Pure quello».
La cartella è arrivata, la apriamo.
«Nel 90% dei casi la prima pagina, la relata di notifica, non è compilata a dovere. 
Quindi si può contestare la cartella».
Bene, ma come faccio io imprenditore a capire se gli interessi che secondo Equitalia si sommano al mio debito con l’Agenzia delle Entrate sono da denuncia?
«Da solo purtroppo non posso. 
Ho bisogno di un esperto che faccia una perizia. 
E purtroppo devo stare anche attento che l’esperto non mi chieda una cifra esagerata: consiglio ai contribuenti che non volessero rivolgersi a Federitalia di tenere gli occhi aperti».
Da soli quindi non è possibile difendersi?
«La somma che viene contestata nella cartella esattoriale purtroppo è comprensiva, non consente di risalire al tasso di interesse praticato. 
Una violazione palese del diritto di difesa di ogni cittadino. Qualcosa però inizia a muoversi, per fortuna. 
Pochi giorni fa i giudici tributari hanno portato l’aggio della riscossione – tra l’8 e il 9% ad oggi – alla Corte Costituzionale. 
Da Torino e da Roma hanno sollevato il dubbio di incostituzionalità della somma che spetta a Equitalia per ripagare i costi del servizio di recupero di imposte e tributi. Violerebbe il principio di ragionevolezza insito nell’articolo 3 della Costituzione».
Quante tra le cartelle che esamina ogni giorno sono contestabili?
«Quasi tutte. Il 99,9% direi».
Perché Federitalia si muove attraverso denunce penali, per usura, e non come fanno la maggior parte delle altre associazioni, contestando solo responsabilità civili?
«Perché a nostro parere l’usura non si commette solo quando si presta denaro, ma anche quando si chiede una cifra sproporzionata per una prestazione come la riscossione.
In presenza di una rateizzazione, è come trovarsi di fronte a un prestito. 
I tassi raggiungono in alcuni casi anche il 17 o il 18%, rendendo impossibile un concreto rientro del debito».
Tratto da: clicca qui

 

2013.06.19 – SCANDALO IN PROCURA. IL PROCURATORE CAPO ARCHIVIA LE DENUNCE CONTRO LE BANCHE

Tratto da: clicca qui

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Il Procuratore Capo della Repubblica di un Tribunale Italiano archivia le denunce contro le banche, iscrivendole a “modello 45” delle notizie insensate.
Una vittima bancaria denuncia i fatti e il Procuratore Generale avoca il fascicolo.
Ora si farà chiarezza.  
Ecco il documento
Sapete in che cosa consiste il così detto “modello 45″?
Ecco  che cos’è e a  cosa serve 
Emidio Orsini di “Delitto Usura” ci da notizia che proprio a causa di queste archiviazioni de plano, una persona ha scritto una lettera dicendo che per lui non c’erano più speranze, solo il suicidio poteva essere risolutivo.   Immediatamente sono state fatte tutte le procedure del caso per evitare l’ennesima morte.  
Ecco la lettera  devastante, il grido straziante della disperazione di chi non trova conforto nelle Istituzioni, nella Giustizia.

2013.06.15 – QUESTO E’ QUELLO CHE SUCCEDE … SVEGLIAAA!!!

Ai soliti buonisti chiedo almeno di indignarsi …
… ma ai Patrioti di preparsi a difendere il Popolo contro queste inaudite aggressioni.
Lo stato straniero occupante italiano non farà nulla per impedirle e lo scopo è quello di distruggere la nostra civiltà e siccome non ci sono riusciti con il comunismo, adesso fanno di tutto per favorire l'islamizzazione!
 
In questo video alcuni libici musulmani distruggono e profanano un cimitero di soldati allegati che hanno combattuto contro i nazisti nella seconda guerra mondiale.
 
in quest'altro video si notano tre giovani in attesa ad una fermata dell'autobus (in una zona musulmana di una città inglese) … i ragazzi vengono aggrediti da dei musulmani provenienti da una moschea.
 
come vengono trattate le donne:
 
ecco il loro rispetto per gli animali, soprattutto i cani ritenuti esseri impuri:
 
violenta manifestazione in Inghilterra… cose che non possiamo tollerare.
 
uccisioni in nome della religione … ma questo non accade nel medio-evo ma ai giorni nostri
 
Io ne ho avuto abbastanza ma se non vi basta e volete vederne altre … 

2013.05.17 – FRANCIA: FRATE MASSACRATO DA IMMIGRATI, IL VESCOVO ACCUSA L’ISLAMIZZAZIONE

Un frate, Padre Gregorio, è stato brutalmente aggredito da islamici in Francia, ad Avignone. frate
Ormai la persecuzione islamica dei cristiani è arrivata nel cuore d’Europa. 
L’arcivescovo della città e Marion Le Pen – nipote – denunciano il razzismo anti-bianchi e anticristiano degli islamici.
Dalla parrocchia di Saint Ruf ad Avignone racconta: “Ero in abiti religiosi, sapevano perfettamente chi sono e mi hanno preso a calci e pugni. 
Non hanno rispetto”.
L’arcivescovo Cattenoz accusa: “Adesso basta, come responsabile di questa diocesi dico che bisogna finirla! 
Questo quartiere cade progressivamente nelle mani dei musulmani”.
“I parrocchiani sono minacciati e derubati anche all’interno della chiesa e noi monaci veniamo insultati, minacciati e derisi. 
Per non parlare dei furti e delle richieste di pagare il pizzo”.
Jacques Bonpard, sindaco di Orange e capo della Ligue du Sud parla di “un atto di razzismo contro i cattolici che è la conseguenza dell’odio propagato da certi islamisti conto tutto quello che è francese”.
Marion Le Pen : “ Dopo l’apparizione del razzismo anti-bianchi, negato dal governo, ecco una nuova forma di discriminazione: l’odio anticristiano.
Mi piacerebbe che il ministro dell’interno condanasse i razzisti anti-cristiani con lo stesso vigore e sdegno con cui attacca i cosiddetti isalmofobi.
Questi sono atti di disprezzo verso la Francia fatti da giovani immigrati, ormai francesi, che rifiutano le nostre norme sociali e s’identificano nell’islam fondamentalista”. 
Questi sono i futuri – speriamo di no – “nuovi italiani” della congolese e del governo Pd-Pdl-Monti-Vendola.

 

2013.06.09 – IL MAROCCHINO DEL PD VUOLE METTERE FUORI LEGGE FORZA NUOVA E CHI SI OPPONE ALL’IMMIGRAZIONE.

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Fratelli musulmani
Secondo il deputato Pd – ex membro dei Fratelli Musulmani – è necessario rafforzare l’azione legislativa contro i nuovi movimenti estremisti, come Forza Nuova. 
Perché questi cattivoni ‘stanno cercando di costruire un nemico in casa facendo diventare gli immigrati un capro espiatorio di tutti i problemi‘. 
Infatti Kabobo e i suoi fratelli sono avatar di Roberto Fiore.
La richiesta di mettere fuorilegge Forza Nuova e chiunque-non-la-pensi-come-lui (e i suoi mai dimenticati Fratelli Musulmani), Khalid Chaouki – marocchino – l’ha fatta nel corso dell’evento organizzato per lanciare la campagna per la svendita della cittadinanza italiana agli immigrati e lo Ius Soli. 
Della serie: sbarchi a Lampedusa e sei italiano.
Secondo il marocchino del Pd infatti, ‘la sopravvivenza dell’Italia dipende dagli immigrati’. 
E ha ragione, la stanno distruggendo.
Perché il Pd si sta mobilitando – no, non per gli esodati e i disoccupati – con il coinvolgimento degli amministratori locali si mobilita per la cittadinanza onoraria simbolica agli immigrati con numerose iniziative in programma in Abruzzo per sensibilizzare sul tema della cittadinanza ai figli degli immigrati. 
Ad organizzarle il Pd regionale, i Giovani democratici ed il Forum immigrazione del Pd. 
La campagna prendera’ il via subito dopo l’estate. 
Dopo che i piddini saranno tornati dalle vacanze. 
Quelle che i disoccupati e i pensionati non possono fare.

 

2013.05.15 – DIPLOMATICO DEL CONGO A GINEVRA DURISSIMO CONTRO IMMIGRATI AFRICANI

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15 maggio 2013 – 07:56
IMMIGRAZIONE
Serge Boret Bokwango, diplomatico del Congo a Ginevra: “Buona parte degli Africani che arrivano in Italia rappresentano l’immondizia dell’Africa. Non dovrebbero stare in Europa”.
Il membro della missione dell’Onu a Ginevra,Serge Boret Bokwango, ha diffuso una lettera aperta dai contenuti decisamente duri nella quale critica con fermezza alcuni suoi connazionali.
In particolare si riferisce agli immigrati presenti nell’Italia meridionale e osserva lapidario:
“L’Italia del sud non riceve solo le Immondizie del Nord ma anche quelle dell’Africa (gli Africani immigrati, venditori ambulanti e mendicanti per le strade)”
Gli Africani che mi capita di vedere in Italia mentre vendono di tutto e di più e si prostituiscono- continua -rappresentano l’Immondizia dell’Africa. 
Questi uomini, venditori ambulanti sulle spiagge e per le strade delle città, non rappresentano in alcun caso gli Africani che vivono in Africa e si battono per la ricostruzione e lo sviluppo dei loro paesi.
 Mi chiedo perché i paesi dell’Europa autorizzino e tollerino la presenza di questi individui sul proprio suolo nazionale.
Forse per umiliare ancora una volta l’Africa o per distrazione? 
Provo un forte sentimento di onta e di rabbia nei confronti di questi Africani immigrati che si comportano come ratti che infestano le città. 
Provo forti sentimenti di onta e rabbia anche nei confronti dei Governi Africani che favoriscono le partenze di massa dei loro rifiuti verso l’Italia, l’Europa e l’Arabia. Reagiamo!!”
SN

 

GLI UOMINI PARLERANNO CON GLI ANGELI

«Arriverà un giorno in cui l’uomo parlerà con gli
angeli… E in quel giorno proverà una gioia tale che
nessuna parola al mondo può descriverla».
Nel 1956, dopo il soggiorno estivo a Castelgandolfo, Pio XII parlò a un gruppo di seminaristi francesi.
«I tempi», disse il Pontefice «tendono ad allontanare l’uomo dalla spiritualità, per renderlo schiavo delle cose terrene…
Il vostro compito sarà pertanto quello di riavvicinare l’uomo alle cose eterne, alle cose che non si vedono, ma che esistono, ed esisteranno in eterno… Bisogna allargare gli orizzonti dell’uomo…
Bisogna far capire all’uomo che non è solo, perché legioni di angeli sono sulla terra.
E verrà giorno in cui gli uomini parleranno con gli angeli…».
Era il tempo in cui il Pontefice aveva avuto «visioni celesti».
E, probabilmente, si sentiva avvolto in un’atmosfera soprannaturale.
«Gli angeli», disse un giorno «sono così vicini a noi che, nei momenti di pace profonda, riusciamo a sentire la loro presenza…».
Il Pontefice viveva in una dimensione mistica, che solamente i grandi spiriti riescono a «sentire».
Molti vaticini parlano delle «presenze angeliche sulla terra», soprattutto nel tempo in cui «la terra sarà aperta per essere lavata e purificata».
In un vaticinio del XVI secolo, ritrovato in una chiesa della Lorena dopo la rivoluzione francese, si dice che «alla fine del Millennio, legioni di angeli scenderanno sulla terra, per contrastare la strada ai demoni…».
E gli uomini «sentiranno» la battaglia tra le forze del bene e le forze del male.
«Sentiranno», ma non «vedranno» la battaglia finale.
Saranno gli angeli a vincere.
E, da quel momento in poi, l’uomo imparerà a parlare con gli angeli.
Perché le distanze tra il cielo e la terra saranno accorciate.

 

IL TEMPO DEI FALSI PROFETI

Immagine correlata«II tempo dei falsi profeti è vicino…
Saranno vestiti da politici o da scienziati…
e lasceranno alle spalle la desolazione».
 
Anche nel Vangelo di Matteo si profetizza l'evento dei «falsi profeti».
«Guardatevi… perché verranno a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci».
C'è quindi l'inganno, perché gli uomini «saranno presi con false parole di amore e di giustizia, per poi essere condannati a vivere nell'odio e nell'ingiustizia».
Pio XII, analizzando i tempi in cui sta vivendo l'umanità, «vede» i falsi profeti nei politici corrotti o negli scienziati che stravolgono le leggi naturali.
C'è in proposito una frase significativa, pronunciata da Pio XII nel 1952: «Si sta avvicinando il tempo dei falsi profeti… inganneranno facilmente i puri di cuore, perché si presenteranno nella veste di uomini di grandi capacità e di grande cuore, invece saranno politici corrotti e scienziati senza scrupoli…».
Nel giorno dei falsi profeti siamo già entrati.
Arriverà un momento in cui tutti coloro che si avvicinano alla politica saranno dei ««falsi profeti», in quanto il loro scopo non sarà quello di servire la società, ma di utilizzare la società, per scopi più o meno leciti.
Ai politici corrotti e corruttori si aggiungono gli scienziati che mirano unicamente a strabiliare il mondo con le loro ricerche.
E qui troviamo al primo posto i ricercatori nel campo della genetica, con gli uteri in affitto e le inseminazioni ibride.
E le ricerche sono appena iniziate.