ATTUALITA

DIVENTA SEMPRE PIU’ DURA LA GUERRA DI VLADIMIR PUTIN CONTRO LO STATO ISLAMICO

Vladimir Putin: "Vivo o morto, portatemi Al Baghdadi"
Secondo quanto riferiscono i media iraniani, il presidente russo vorrebbe giustiziare il Califfo
Diventa sempre più spietata la guerra di Vladimir Putin contro lo Stato islamico.
 
 
Secondo una fonte dell'agenzia stampa iraniana Tansim news, citata da Qelsi, lo zar avrebbe ordinato ai suoi generali: "Vivo o morto, portatemi Abu Bakr al Baghdadi a Mosca".
Secondo quanto riferiscono i media iraniani citati da Qelsi, "Putin sarebbe intenzionato a giustiziare il califfo Al Baghdadi e ad esporre in pubblico il suo corpo.
Cosa che non sarebbe però possibile, poiché in Russia la pena di morte è stata sospesa nel 1996".
Nel caso in cui il Califfo dovesse morire negli scontri con le forze militari russe o siriani, Putin avrebbe comunque chiesto di portare le salme di Al Baghdadi in Russia.
"La sua richiesta, scrivono gli iraniani, mira a mettere in imbarazzo gli Usa, ad evidenziare il fallimento della Coalizione internazionale".

E LA RUSSIA IN SIRIA DIMOSTRA FORZA E ORGANIZZAZIONE

In Siria i soldati di Putin mettono in campo armi, velocità di movimento e sfrontatezza mediatica.
Un'esibizione di forza che spaventa
 
Gli Stati Uniti sono sotto choc per quel che hanno visto della non prevista capacità militare dei russi in Siria.
Non si tratta soltanto delle armi nuovissime ed estremamente precise, ma anche dello stile, della velocità di movimento militare e persino della sfrontatezza mediatica del Cremlino che sfida apertamente gli americani a fornire gli obiettivi che vorrebbero bombardati e quelli che vorrebbero risparmiare.
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Washington è rimasta interdetta e sembra che la risposta sia stata: ci stiamo lavorando, vi faremo sapere.
Vero o falso che sia, questo scambio di battute ha prodotto il suo effetto. Un dettaglio per rendere l'idea: i russi hanno portato in Siria caserme prefabbricate per migliaia di soldati e hanno allestito spettacoli serali con ballerine e comici, varietà e teatro.
Ieri il New York Times dava un quadro molto documentato dell'effetto traumatico che sta avendo sull'America la guerra di Putin in Siria.
Tutti sono colpiti da un trauma che ha un solo precedente: quello del lancio del primo satellite artificiale Sputnik il quattro ottobre del 1957.
Allora l'America pensò di aver sbagliato tutto: scuole, addestramento, università, investimenti e si sottopose a una vera autoflagellazione che poi dette come risultato il primo uomo sulla Luna.
Adesso non si tratta di andare sulla Luna ma di prendere decisioni, anche diplomatiche e di intelligence, all'altezza del nuovo oggetto sconosciuto che non è più una palla di latta del diametro di 58 centimetri in orbita nello spazio, ma una macchina militare mai vista ancora in azione con tutti i nuovi armamenti che Vladimir Putin ha tenacemente voluto anche durante la devastante crisi per il crollo del prezzo del petrolio.
Alla Casa Bianca e al Pentagono lo staff militare e operativo ha passato ore difficili da cui alla fine è scaturita la notizia di ieri: Obama ha capovolto la sua politica e ha annunciato che a ritirarsi dall'Afghanistan non ci pensa nemmeno.
I ground boots a stelle e strisce restano sul campo anche per sostenere la concorrenza russa sul campo di battaglia.
Le forze armate di Mosca, nell'immaginario americano ma anche europeo, erano finora prigioniere del cliché sovietico: milioni di soldati ingolfati in uniformi sgraziate e milioni di tonnellate di ferro in marcia spargendo miasmi e cannonate.
Ora, con l'intervento in Siria ci troviamo di fronte al primo caso di una Russia che esce fuori dai confini del vecchio impero, cosa che non succedeva dai tempi dell'Afghanistan.
La sorpresa dello schieramento e l'inaspettata velocità di programmazione hanno portato vertici e analisti a concludere che l'operazione militare in Siria doveva essere stata preparata da mesi.
In realtà le forze armate russe non sono nuove a imprese veloci e impressionanti: quando nel 1945 Stalin si decise a spazzar via l'armata giapponese in Manciuria a guerra praticamente finita per bilanciare l'effetto delle atomiche americane aveva a disposizione magnifiche truppe che avevano combattuto in Europa mentre la produzione militare industriale era al suo massimo.
Ondate di grandi aerei sbarcavano divisioni e armamenti sul campo di battaglia riforniti da una combinazione mai vista di aria e terra.
Degli ottocentomila giapponesi non rimase nulla.
Oggi la situazione è ovviamente tutt'altra e gli analisti americani notano il netto progresso russo dall'intervento in Georgia del 2008 a oggi, passando per la guerra segreta e senza mostrine in Ucraina.
In Georgia le cose non andarono totalmente lisce: Putin perse alcuni aerei e la fanteria non si dimostrò all'altezza.
Sono passati da allora sette anni e in questo periodo è cambiata radicalmente la modernizzazione oltre che il look militare russo: vedi questi soldati in televisione, e sembrano americani.
Mostrano i filmati dei loro bombardamenti e trattano gli statunitensi come cretini («Hanno la testa piena di funghi» ha detto Putin).
Le uniformi, le navi lanciamissili, i ponti di comando, tutto è mostrato come in una showroom che è anche una guerra.
Che cosa succederà quando gli americani si saranno ripresi dal trauma?
Il Pentagono è sotto accusa per aver trascurato un monitoraggio all'altezza dei cambiamenti.
La Cia è ovviamente sotto tiro anche se l'intelligence americana ha da tempo lanciato l'allarme specialmente nel centro Europa.
L'esperienza storica insegna che gli Stati Uniti hanno al loro interno un software autocorrettivo che ha funzionato nel passato ogni volta che si doveva confrontare con potenze soverchianti sul campo, come la Germania e il Giappone, ma oggi non si tratta per fortuna di combattere una guerra fra potenze, ma soltanto di capire bene quel che accade per non fare e non concedere errori.
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PUTIN: NON SPETTA ALL’AMERICA O ALLA FRANCIA SCEGLIERE CHI DEVE GOVERNARE IN SIRIA

Il presidente russo Vladimir Putin ha respinto gli appelli dei leader Usa e francese alle dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad.
“Ho grande rispetto per i miei colleghi americano e francese, ma non sono cittadini siriani quindi non spetta a loro scegliere la leadership di un altro Paese” ha detto Putin stanotte dopo un faccia a faccia all’Onu con il presidente americano Barack Obama.
La figuraccia antidemocratica della Mogherini
“Tutti sono d’accordo sul fatto che se bisogna avviare un percorso politico in Siria c’è bisogno di tutti gli attori intorno al tavolo, cosi’ come tutti sono d’accordo sul fatto che è molto difficile se non impossibile immaginare un esito della transizione con il presidente Bashar al Assad al potere“.
Lo ha detto l’alto rappresentante degli Affari esteri dell’Ue, Federica Mogherini, parlando con i giornalisti all’Onu.
Quanta ingerenza da parte di quest'europa.
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IN UCRAINA E SIRIA IL TEMPO HA DATO RAGIONE ALLA RUSSIA

Il tempo ha dimostrato che la Russia aveva valutato correttamente la situazione in Siria e il ruolo degli accordi di Minsk per stabilizzare il conflitto in Ucraina.
Ora l'Occidente deve riconoscere che i suoi metodi e proposte per risolvere le crisi non hanno avuto successo, ritiene l'ex ambasciatore del Regno Unito in Russia Tony Brenton.
L'imminente incontro tra i presidenti di USA e Russia Barack Obama e Vladimir Putin nell'ambito della 70esima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarà molto speciale, i leader non si vedevano da 2 anni e mezzo a seguito del serio confronto tra Mosca e Washington in politica internazionale, ritiene l'ex ambasciatore della Gran Bretagna in Russia Tony Brenton.
L'incontro di lunedì indica un cambio di rotta radicale, nonostante gli Stati Uniti e la Russia abbiano già presentato l'evento in modo diverso.
"Come dice Putin, l'obiettivo principale della Russia è evitare il rafforzamento del fondamentalismo islamico, che rappresenta una minaccia interna diretta nel Caucaso e in altre regioni.
I russi hanno visto come abbia agito maldestramente l'Occidente, in particolare in Iraq e Libia.
Il sostegno occidentale all'opposizione moderata in Siria è un'illusione,"- scrive Tony Brenton.
La linea politica dell'Occidente si sta muovendo nella direzione in cui Putin vuole.
In questa situazione, "la scelta è tra qualcosa di brutto (il regime di Assad) e di brutto e pericoloso (ISIS)", per il presidente russo la risposta è ovvia.
Gli USA e il Regno Unito, dopo aver chiesto per diversi anni l'uscita di scena del presidente siriano Bashar Assad, ora stanno valutando la possibilità che rimanga temporaneamente al potere.
Per quanto riguarda l'Ucraina, è probabile che i negoziati seguiranno la ratio delle proposte avanzate dalla Russia.
Già nel febbraio di quest'anno gli Stati Uniti e il Regno Unito erano diffidenti sugli accordi di Minsk e li consideravano temporanei.
Come punto di riferimento della loro politica, Washington e Londra avevano posto la necessità di cambiare la posizione di Putin, tramite l'imposizione di sanzioni che avrebbero "costretto la Russia a cedere."
Tuttavia il piano non ha funzionato, nonostante l'economia russa in realtà stia attraversando un momento difficile e grazie al fatto che gli accordi di Minsk, nonostante tutte le violazioni, hanno fermato i combattimenti e sono ancora in vigore.
Allo stesso tempo le sanzioni non solo non hanno cambiato la posizione del presidente russo, ma in più hanno rafforzato ulteriormente la sua posizione agli occhi dei russi.
Pertanto l'obiettivo esplicito delle sanzioni si è trasformato nella garanzia che la Russia rispetti gli accordi di Minsk, ritiene Tony Brenton.
La crisi in Ucraina non è risolta e questo autunno dovremo aspettarci alcuni momenti delicati.
Tuttavia "i protagonisti dialogano piuttosto che sparare.
Non siamo ancora usciti dal tunnel, ma è probabile che ci stiamo avvicinando all'uscita", rileva l'ex ambasciatore.
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GLI SPETSNAZ RUSSI ENTRANO IN AZIONE CONTRO L’ISIS


Ecco il meglio del meglio dell'elite guerriera russa
(Gianfrasket) – Come avevamo anticipato l'11 Settembre  http://informare.over-blog.it/2015/09/siria-cosa-sta-per-succedere.html  le Forze Speciali russe schierate da Putin in Siria sono entrate in azione. La presenza sul terreno di questi uomini è stata ormai confermata e i media russi non fanno altro che ribadire ciò che che l’Isis, a questo punto, dovrebbe temere di più: gli Spetsnaz.
I tagliagole ne hanno combinate di tutti i colori, convinti di essere protetti dal combinato disposto anglo-franco-americano da una parte e dal connubio israelo-saudita dall'altra, ma adesso sono chiamati a una pesante resa dei conti. Una resa dei conti che i loro protettori non potranno evitare, come il Primo Ministro israeliano si è sentito bruscamente dire da Putin durante la sua recente visita a Mosca…"le frontiere della Siria, sono le frontiere della Russia…"
Checchè ne pensino i buonisti di casa nostra, noi siamo in guerra contro lo Stato islamico. In guerra. E a poche migliaia di chilometri da qui si stanno compiendo delle barbarie inaudite in nome di interessi inconfessabili occidentali e sauditi, mascherati in loco da una perversa interpretazione della religione. Una perversa strategia del caos che sta riversando centinaia di migliaia di profughi in Europa Dopo mesi di oscene manfrine, di una guerra aerea dichiarata ma non attuata  e di un rincorrersi di proclami, le potenze occidentali che credevano di essere padrone della situazione, si trovano invece ad assistere impotenti alla discesa dei russi sul campo di battaglia.
I nostri amici di nero vestiti non immaginano nemmeno il guaio che sta per piombare loro addosso: Spetsnaz, ovvero macchine da guerra addestrate a vincere o morire nel tentativo di portare a termine la missione. Le munizioni da guerra, durante l’intero addestramento, sono utilizzate fin da subito e gli incidenti, anche quelli mortali, sono considerati non solo accettabili ma inevitabili nel processo di selezione e formazione degli uomini.
Terminato l'addestramento, che per gli ufficiali dura quattro anni, gli Spetsnaz ricevono il simbolo del lupo: i lupi cacciano in branco, sconfiggendo prede anche molto più grandi di loro e causando il massimo danno possibile. Siamo ben consapevoli di ciò che sono in grado di fare le Forze Speciali occidentali. Ma per gli Spetsnaz, il discorso è diverso. Vanno oltre.
“Il terrore dei terroristi” titolano i giornali in Russia. Ed è proprio così perché per loro portare a termine la missione è più importante degli effetti collaterali. Tagliagole dell’Isis e di Al Nusra, foreign fighters e mercenari, stanno per affrontare qualcosa di mai visto in battaglia. Stiamo parlando di un distillato di ferocia associata ad asimmetria purissima, forse nel suo punto più alto e per certi versi più terrificante. E, spiace dirlo, contro simili tagliagole, non potevano essere schierati che uomini del genere. Uomini in grado di… Lo sa Putin, lo sanno i russi e lo sanno anche gli americani che potranno adesso constatare sul campo cosa realmente accadrà in un confronto tra Forze Speciali russe e occidentali. Tante volte ne avessero schierate a terra.
L'evoluzione della crisi siriana pareva ormai avviata verso un esito infausto per le persone dabbene. Il legittimo governo della Repubblica era sul punto di crollare nonostante l'eroismo dei suoi soldati. Non era infatti possibile competere con un nemico che rimpiazzava giornalmente le perdite in uomini e mezzi. Ed ecco che all'improvviso la Russia muove le sue pedine e sconvolge tutto lo scacchiere mediorientale. Putin non aveva bisogno di nessuna autorizzazione per dichiarare guerra allo Stato islamico e si è mosso fulmineamente. In Siria continua ad ammassare truppe. E’ padrone dell’aria, è protetto dal mare, dispone già di quattro basi fortificate e di altre disporrà  a breve. Adesso, mentre la 810^ Brigata di Fanteria di marina punta su Aleppo, scatena le sue Forze Speciali in eliminazioni mirate e in un'opera di devastazione delle retrovie del califfato. Nei prossimi giorni, andrà sempre peggio per  terroristi, mercenari e loro sciagurati sponsors.
Che il loro Dio possa avere pietà, perché gli Spetznaz non ne avranno.

 


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PUTIN E LE MINACCIE DI MCCAIN

Durante un'intervista un giornalista chiede a Putin di commentare le minacce del senatore americano Jhon MCCAIN  … "LEI POTREBBE SEGUIRE IL DESTINO DI MUHAMMAR GHEDDAFI".
Putin, rivolgendosi al giornalista: " … DEFINENDOLO UN AMICO (Jhon MCCAIN) AVETE UN TANTINO ESAGERATO…" e ha agigunto "… QUESTE DICHIARAZIONI NON SONO RIVOLTE A ME MA A TUTTA LA RUSSIA …".

 

NON ABBIAMO PAURA DELLA NATO.

L'espansionismo della Nato ai Russi appare come un blocco che li circonda generando anche una sensazione di soffocamento e questo non è accettabile.
Ma Putin risponde:
"SIAMO NOI CHE STRANGOLEREMO TUTTI QUANTI… PERCHE' SIETE COSI' PAUROSI ?"
"NON DOBBIAMO TEMERE NULLA MA DOBBIAMO VALUTARE LA SITUAZIONE IN MODO REALISTICO…

DIETRO IL FIUME DI MIGRANTI UNA STRATEGIA PER DISTRUGGERE L’EUROPA?

immigraUn collaboratore disegna uno scenario inquietante, con un ragionamento che ricorda la Fallaci ma con conclusioni opposte: Alcune organizzazioni internazionali corrompono politici nel Terzo mondo.
Innescano la guerra.
Vendono le armi.
Sottraggono terreni (soprattutto in Africa).
Impongono la migrazione.
La gestiscono.
Coordinano l’accoglienza
(in Italia c’è Mafia Capitale).
E incassano cifre colossali per fronteggiare un problema da essi stessi creato.
Obiettivo: impedire all’Europa di unirsi a Cina e Russia

di Giuseppe Barcellona – Voce di New York

Un fiume umano di disperati in fuga da condizioni di vita miserrime sta invadendo l’Occidente creando un problema di proporzioni bibliche che rende insonni le notti dei politici europei i quali devono trovare un soluzione muovendosi su un filo tra il riconoscimento dei diritti internazionali ed i brontolii della gente del posto che sempre più vive questo fenomeno come una invasione, anche alla luce degli oramai svelati scandali che hanno rivelato truffe e finanziamenti illeciti alle organizzazioni che prendono in carico i migranti al loro arrivo.
Non è semplice comprendere le dinamiche di una situazione che si sviluppa in una vasta area che va dal Medio Oriente fino alla vicina Africa, continuando il proprio iter in Europa, punto di arrivo dei disperati; alcuni sospettano vi sia una regia unica dietro l’intera vicenda, un unico burattinaio i cui fili sono visibili solo a chi osserva con lo sguardo lungo di chi vede da lontano e soprattutto utilizza l’occhio della storia.
Si comincia con la corruzione dei politici in moltissimi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente; costoro sono al servizio di organizzazioni internazionali, le quali abilmente creano le condizioni per uno stato di guerra permanente e di povertà assoluta nel Terzo mondo, fomentando guerre, vendendo armi ad entrambe le fazioni, sottraendo terreni coltivabili preservandoli per le lobbies dei bio combustibili.
Poveri, nel bel mezzo di una guerra, senza terra né speranza per il futuro, una marea umana fugge dalla terra natia per giungere nella ricca Europa.
Per arrivare fino ai nostri lidi devono rivolgersi ad una organizzazione che li conduce dai Paesi d’origine fino alla frontiera, nel caso dell’Italia è la Libia e da qui, dopo la traversata, vengono accolti da un’altra organizzazione (molti sostengono che sia la stessa organizzazione a gestire le due fasi, pagare gli scafisti-accogliere migranti-incassare finanziamenti) quella che gestisce i centri di accoglienza.
In sintesi, alcune organizzazioni che operano di concerto corrompono politici nel Terzo mondo, innescano la guerra, vendono le armi, sottraggono terreni, impongono la migrazione, la gestiscono, coordinano l’accoglienza, incassano cifre enormi per fronteggiare un problema da essi stessi creato.
Questo è un sistema operativo tipico della politica secondo il principio azione-reazione-soluzione.
papa-ban-ki-moonNei luoghi d’arrivo – specie in Grecia e in Italia – dove le classi dirigenti locali si distinguono per l’indifferenza verso i cittadini più bisognosi, di colpo, le stesse classi dirigenti, quando arrivano i migranti, scoprono solidarietà ed amore, che vengono riversati verso gli sfortunati in quantità industriali da associazioni, cooperative, organizzazioni umanitarie che di umano non hanno nulla e che sono rette spesso da loschi intermediari che si dimenano tra la malavita e la politica.
Ecco, la politica: è questo il vero problema. Ai vertici dei governi in questione figurano gli stessi individui che le cronache indicano alle riunioni dei potenti della terra, eventi una volta top secret oramai alla mercé di tutti. Seguendo i fili del burattinaio da un capo all’altro del globo, associando persone e fatti, è possibile intuire una cosa: sotto il fenomeno della migrazione c’è un’unica regia che, con le proprie organizzazioni, coordina e gestisce questo scenario globale traendo da questi eventi profitti enormi. Insomma, unendo le tessere del puzzle il mosaico che ne viene fuori è rivelatorio.
Per completare l’analisi utilizziamo un altro strumento a nostra disposizione: l’occhio della storia. Quel che accade ai nostri giorni è una ripetizione di qualcosa che è già avvenuto in tempi lontani. I governanti lo sanno: chi ha il potere determina il futuro a proprio piacimento quasi sempre ripetendo il passato.
Accadde alla fine della Seconda guerra mondiale, un intero popolo di disperati fuggiva dalla guerra e dalla fame, anche a loro avevano tolto tutto; la comunità internazionale (allora come oggi assoggettata ai potenti della terra) creò un corridoio umanitario per consentire agli ebrei di raggiungere la salvezza dando origine allo Stato di Israele. Anche in questo caso in apparenza una lodevole iniziativa umanitaria. In realtà, nei progetti segreti dei governanti d’allora, Israele avrebbe dovuto essere come infatti è stato un avamposto dell’Occidente in Medio Oriente, una spina nel fianco di quel mondo arabo che già si prevedeva sarebbe divenuto nel tempo per motivi religiosi, sociali, economici e logistici un potenziale nemico dello stesso Occidente.
Attraverso Israele il colosso stelle e strisce ha allungato i propri tentacoli destabilizzando l’intera area secondo il principio romano dividi et impera; agli occhi di un acuto osservatore il triangolo Libia, Grecia, Italia altro non è che un corridoio umanitario atto a destabilizzare l’area Europa, ad azzopparla con l’immissione continua di poveri in mezzo ai ricchi, percorrendo a ritroso le orme del passato con i ricchi israeliani in mezzo ai poveri arabi.
Chi è intervenuto in Libia?
Gli americani. Il sistema internazionale che ha affondato la Grecia è a forti tinte stelle e strisce?
Pare di sì.
L’Italia sotto l’egida militare ed economica di quale Paese ha trascorso l’ultimo cinquantennio di storia?
Sempre loro, gli yankee.
L’America ha paura che l’Europa si unisca alla Russia ed alla Cina sottraendo il potere economico e militare agli Stati Uniti.
Il fenomeno della migrazione è abilmente orchestrato da loro per ricreare le condizioni vantaggiose già sviluppate ad arte nel corso della storia in altri contesti.
Ci risiamo: dividi et impera.
Il seme della discordia è stato piantato, con l’approssimarsi dell’esaurimento delle risorse energetiche ed alimentari imbarchiamo migranti su un vascello prossimo al collasso. Ce ne accorgeremo quando sarà già troppo tardi, loro saranno sulla riva opposta del fiume a sogghignare mentre noi affondiamo.
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USA – PENTAGONO: L’IMMIGRAZIONE IN EUROPA DURERA’ 20 ANNI…

Martin-Dempsey2Il Pentagono conferma quello che ormai hanno capito quasi tutti in Europa, tranne i politici di sinistra: siamo in guerra.
Il flusso di migranti che da Siria e Nordafrica partono per l’Europa è “un problema enorme”.
Ad affermarlo è il generale americano Martin Dempsey, capo degli Stati Maggiori Riuniti, riconoscendo che tra i leader militari Usa e della Nato c’è una crescente consapevolezza che si tratti di “una vera crisi”.
Il flusso dei migranti verso l’Europa, ha aggiunto Dempsey in un’intervista esclusiva con ‘Abc News’, è stata “la questione più preminente” discussa dai capi militari di Nato e Usa in occasione delle riunioni periodiche degli ultimi mesi.
Dempsey ha quindi sottolineato la necessità di affrontare – “unilateralmente” e insieme ai partner – la questione “come un problema generazionale”, “organizzarci” e trovare le risorse per gestirlo “per 20 anni”.
Se ne parlano da mesi i capi militari USA e ne riferisce in pubblico un generale, significa che siamo in guerra.
Ed ora sappiamo anche con certezza da chi prende ordini Gentiloni, chi gli detta le interviste da rilasciare ai quotidiani di regime
e da dove provengano i suoi strambi discorsi  Immigrazione, Gentiloni: “gli sbarchi continueranno per 10 – 15 anni”
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SONO GLI USA A FINANZIARE IL TRAFFICO DI “MIGRANTI” ?

di  Maurizio Blondet

Sarebbero gli Stati Uniti a finanziare il traffico di migranti africani dalla Libia verso l’Italia.

Lo afferma l’austriaco InfoDirekt, che dice di averlo appreso da un rapporto interno dello ’Österreichischen Abwehramts (i servizi d’intelligence militari di Vienna): ed InfoDirekt è un periodico notoriamente vicino alle forze armate.

Il titolo dice: “Un Insider: gli Stati Uniti pagano i trafficanti (di immigrati) in Europa”. Il testo non dice molto di più. Dice che i servizi austriaci valutano il costo per ogni persona che arriva in Europa molto più dei 3 mila dollari o euro di cui parlano i media.

“I responsabili della tratta chiedono cifre esorbitanti per portare i profughi in Europa” Si va dai 7 ai 14 mila euro, secondo le aree di partenza e le diverse organizzzioni di trafficanti; e i fuggiaschi sono per lo più troppo poveri per poter pagare simili cifre. La polizia austriaca che tratta i richiedenti asilo sa questi dati da tempo; ma nessuno è disposto a parlare e fare dichirazioni su questo tema, nemmeno sotto anonimato.

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Da parte dei servizi, “Si è intuito che organizzazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno creato un modello di co-finanziamento e contribuiscono a gran parte dei costi dei trafficanti”. Sarebbero “le stesse organizzazioni che, con il loro lavoro incendiario, hanno gettato nel caos l’Ucraina un anno fa”. Chiara allusione alle “organizzazioni non governative” americane, cosiddette “umanitarie” e per i “diritti civili”, bracci del Dipartimento di Stato o di Georges Soros.

L’articolo termina con un appello “a giornalisti, funzionari di polizia e di intelligence”perché “partecipino attivamente nella ricerca di dati a sostegno delle accuse qui espresse. L’attuale situazione è estremamente pericolosa e il lavoro informativo può prevenire l’intensificarsi della crisi”.

In un successivo articolo, il giornale austriaco rivela che “anche in Austria c’è il “Business dei profughi”, Una “azienda per i richiedenti asilo” ha ottenuto dallo stato 21 milioni  per assissterli nelle pratiche e nutrirli. E’ una vera e propria azienda a scopo di lucroi,   con sede in Svizzera, la ORS Service AG, ed è posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa ( PEE), che fa’ capo a Barclays Bank:  ossia alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come “La corazzata Rotschild”, che ha come principali azionisti la banca privata NM Rotschild e la loro finanziaria satelletite Lazard Brothers. “Presidente di Barclays è stato per anni il figlio Marcus Agius Rothschild . Questi ha sposato la figlia di Edmund de Rothschild : Katherine Juliette. Di conseguenza, ha il controllo anche della British Broadcasting Corporation (BBC), ed uno dei tre amministratori del comitato direttivo del gruppo Bilderberg”. I Rotschild non disdegnano nessun affare: e quello degli immigrati da “accogliere” e curare con denaro pubblico è certo l’industria di cui hanno previsto ( sanno) che crescerà in modo esponenziale.

http://www.info-direkt.at/rothschild-und-die-asyl-industrie/

Thierry Meyssan (Reseau Voltaire) rilancia l’informazione perché vi trova confermato un suo lungo e complesso articolo da lui postato quattro mesi fa, in cui fra l’altro sosteneva che l’ondata di rifugiati in Europa non è l’effetto collaterale accidentale dei conflitti in Medio Oriente, ma un obiettivo strategico degli Stati Uniti. Meyssan chiamava la strategia Usa “la teoria del Caos”, e la faceva risalire a Leo Strauss (1899-1973), il filosofo padre e guru dei neocon annidati nel potere istituzionale Usa.

Il principio di questa dottrina strategica può essere così riassunto: il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un Paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato. Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta. Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate USA e dell’alleanza che esse guidano, la NATO, consiste esclusivamente nel distruggere Stati. Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washington”.
“Le migrazioni nel Mediterraneo, che per il momento sono soltanto un problema umanitario (200.000 persone nel 2014), continueranno a crescere fino a divenire un grave problema economico. Le recenti decisioni della UE (…) non serviranno a bloccare le migrazioni, ma a giustificare nuove operazioni militari per mantenere il caos in Libia (e non per risolverlo)”.
http://www.voltairenet.org/article187426.html

E’ proprio così: la strategia americana sembra effettivamente quella di trascinare gli europei in avventure militari in Libia come in Siria e in Ucraina; una volta impantanati fino al collo in quelle paludi del caos, per cui non abbiamo alcuna preparazione militare, dovremo implorare l’aiuto della sola superpotenza rimasta, a cui ci legheremo più che mai perché “ci difende dal caos”.

Una sola ultima considerazione: la sinistra dell’accoglienza, come sempre la sinistra, “fa l’interesse del grande capitale, a volte perfino senza saperlo”. Ad essa s’è aggiunta, con Bergoglio, la Chiesa di Galantino.

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PROFUGHI … E I TRENTA DENARI, POCO PIU’!!!

Scusaci Gesù per quest'immagine …
e per quanti ancora oggi ti tradiscono per trenta denari … o poco più!
 
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I ‘profughi’ rendono a Bagnasco 5.110.000 euro l’anno.
“La chiesa di Genova ospita circa 400 profughi e da oggi 50 di loro sono ospitati presso il seminario arcivescovile”.
Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei.
Nello spirito del Vangelo, in comunione con gli appelli di Papa Francesco e in continuita’ con lo spirito di solidarieta’ che storicamente ha segnato il cammino della Chiesa diocesana genovese”, il cardinale Bagnasco ha infatti accolto la richiesta di aiuto proveniente dalla Prefettura di Genova per l’ospitalita’, da oggi, a un nuovo gruppo di profughi, rendendo temporaneamente disponibile allo scopo, anche il Seminario Arcivescovile del Righi”. “Attraverso la Caritas e l’Ufficio diocesano Migrantes – si legge inoltre – la Chiesa genovese cura gia’ l’accoglienza di 50 profughi in una struttura di San Martino.
Altri 42 li ospita in una struttura diocesana in via del Campo. Presso il Monastero nel quartiere di San Fruttuoso ne accoglie 15.
A Di Negro ne ospita 85″. Altri migranti sono ospitati dalle Suore Gianelline che “hanno accolto nella loro Casa Provinciale in Salita del Monte 23 donne profughe. Il Rettore del Santuario delle Tre Fontane a Montaggio ospita stabilmente 30 giovani provenienti da Paesi africani e asiatici.
Il Ceis (Centro di Solidarieta’ di Genova) ne sta accogliendo 16 a Fassolo, 33 a Campo Ligure e a Genova.
Inoltre, attraverso l’Aub, ospita a Genova 50 profughi minorenni”.
Tutta questa ‘solidarietà’, si traduce in 35 euro al giorno a ‘profugo’,  5.110.000 euro di incasso all’anno.  
Molto più di 30 denari.
(FONTE)
 

CHISSA’ PERCHE’ GIRA ANCORA OGGI SU FACEBOOK.

Francia: fermata auto del Vaticano con a bordo 4 kg di cocaina
Arrestati i due italiani che si trovavano sul veicolo in uso al cardinale argentino Jorge Mejia il quale però è ricoverato da tempo per un infarto
Una vicenda dai contorni poco chiari.
Un’auto del Vaticano è stata fermata a un controllo di dogana in Francia.
A bordo del veicolo sono stati trovati 4 chili di cocaina e 150 grammi di cannabis.
Due gli italiani arrestati.
Non si conoscono le generalità dei due uomini, ma il Vaticano interpellato dall’agenzia francese I.
Media ha assicurato che nessun dipendente o membro della Santa Sede è stato direttamente coinvolto nella vicenda.
Il Vaticano ha quindi confermato la notizia dell’arresto dei due italiani alla dogana francese.
I due erano a bordo dell’auto appartenente al cardinale argentino Jorge Mejia, ex archivista e bibliotecario della Santa Chiesa di Roma.
Giustificazione
Il cardinale Mejia, 91 anni, è in convalescenza dopo un infarto (Papa Francesco due giorni dopo la sua elezione lo andò a visitare in una clinica romana).
Secondo la versione di una radio francese sarebbe stato il segretario di monsignor Mejia a prestare l’auto ai due italiani affinché provvedessero a fare il tagliando.
I due ne hanno approfittato andando in Spagna, comprando la droga e pensando di farla franca grazie all’immatricolazione diplomatica.
Al momento sono in stato di fermo nei pressi di Lione.
Sulla vicenda è intervenuto anche il portavoce Vaticano, padre Federico Lombardi che ha spiegato: «L’auto del cardinale Mejia con a bordo della droga è stata effettivamente bloccata dalla polizia francese ma il cardinale, che sta male, è totalmente estraneo».
Lombardi ha inoltre spiegato che il segretario di Mejia nei giorni scorsi aveva consegnato l’auto ad un carrozziere per fare delle riparazioni. «L’auto è stata consegnata nei giorni scorsi ad una autofficina – ha detto il portavoce vaticano -. Evidentemente ne è stato fatto un altro uso».
(FONTE)