ATTUALITA

LA REALE SITUAZIONE di Corrado Malanga

massoni e alieniIL SIMBOLO DELLA PENTAFALA 
frase attribuita ad un noto generale di Torino arteficie e fondatore dell'esercito italiano: "… Oggi noi fondiamo l'esercito italiano e sulle giubbe dell'esercito italiano ci sarà il nostro simbolo e simbolo della nostra massoneria, la stella a cinque punte…"
E' stato il tristemente noto garibaldi, grande massone, a portare in Sud America la stella a cinque punte, simbolo della massoneria, regalandolo ai guerriglieri Tupammaros.
Poi in italia arrivano le "brigate rosse" e il loro simbolo … la stella a cinque punte.
 

 

LA CINA RISPONDE A OBAMA SU CHI DEVE SCRIVERE LE REGOLE DEL COMMERCIO

Bandiere degli USA e CinaLe regole del commercio internazionale devono essere stabilite insieme con tutti i Paesi del mondo, non possono essere dettate da uno singolo, ha dichiarato il portavoce ufficiale del ministero degli Esteri cinese Hong Lei, commentando la tesi del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
In precedenza Obama aveva pubblicato un articolo sul "Washington Post" in cui aveva sostenuto che l'accordo sul Partenariato Trans-Pacifico (TPP) avrebbe permesso agli Stati Uniti di determinare le regole del commercio mondiale a cui devono attenersi tutti gli altri Paesi. Obama ha scritto teestuale: "gli Stati Uniti devono scrivere le regole del commercio, non Paesi come la Cina."
"Gli Stati Uniti sono molto ambiziosi facendo tali dichiarazioni, ma temo che non tengano conto delle prospettive di lungo termine," — ha rilevato Hong Lei.
Ha aggiunto che la Cina è aperta al dialogo sul TPP e si basa sul fatto che questo accordo possa coesistere e cooperare proficuamente col partenariato economico globale regionale (che Obama ha criticato nel suo articolo) nel processo di creazione di una zona di libero scambio nella regione Asia-Pacifico.
Il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato l'intesa sull'accordo TPP nell'ottobre 2015. Interessa 12 Paesi della regione Asia-Pacifico, con una popolazione totale di circa un miliardo di persone.
Lo scorso febbraio i ministri del Commercio di 12 Paesi hanno firmato l'accordo sul TPP, in base a cui verrà creata una zona di libero scambio nella regione Asia-Pacifico.
 
(Tratto da: CLICCA QUI)
 

LA MISSIONE RUSSA IN SIRIA E LA CRISI UCRAINA

MARZO 20, 2016
Dmitrij Sedov Strategic Culture Foundation 18/03/2016
 
Il buon esito della missione militare russa in Siria ha causato, oltre a una straordinaria quantità di commenti positivi, alcune speculazioni sulla possibile esistenza di un accordo tra Russia e Stati Uniti, probabilmente qualcosa del genere: ritiro dalla Siria e imposizione a Kiev dell’accordo Minsk II. Sembrerebbe che l’esistenza di tale disposizione sia possibile.
Tuttavia, non è affatto così.
Ed ecco perché: agli occhi degli interessati l’attuazione dell’accordo Minsk II da parte di Kiev cesserebbe di svolgere un ruolo fondamentale.
Il regime di Kiev sta crollando e neanche Minsk II lo salverà.
Oggi la preoccupazione principale dei protettori esteri di Kiev è trovare i modi per preservare il regime anti-russo in Ucraina.
E’ da tale punto di vista va considerato il ritorno delle Forze di Difesa Aerospaziale russe in Patria.
Il riuscito test nei combattimenti dei militari russi significa portare un nuovo dato nel gioco politico internazionale.
E Vladimir Putin l’ha introdotto tenendo conto dell’analisi di breve e medio termine degli sviluppi sulla scena globale.
Prima di tutto, l’arrivo del “nuovo dato” è legato alla crisi ucraina.
Che tipo di rapporti di forza in questa crisi s’erano visti fino ad oggi?
Le azioni del regime Poroshenko e dei suoi burattinai statunitensi potrebbero essere spiegate interamente citando Carl von Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. Nelle loro menti, una nuova guerra è l’unico modo per salvare il regime.
Con l’inizio della fase acuta della crisi socio-economica in Ucraina, le autorità non avrebbero altra scelta che entrare in guerra con il Donbas, chiedendo la coscrizione obbligatoria totale e l’instaurazione dello stato di polizia.
L’obiettivo di ciò, però, non è sconfiggere le repubbliche ribelli.
Le nuove ostilità verrebbero avviate per scopi diversi, cioè accusare la Russia di aggressione e sollevare la questione d’inviare i “caschi blu” nel Paese.
La logica di tale l’idea è che l’accordo di Minsk II sarà gettato nella pattumiera, e quindi sarà necessario un nuovo approccio per la soluzione della crisi.
Il nucleo di tale “nuovo approccio” è l’internazionalizzazione del conflitto che, secondo gli strateghi di Washington, dovrebbe finalmente eliminare l’influenza russa in Ucraina.
Naturalmente, nella NATO gli accordi sull’“internazionalizzazione” saranno raggiunti senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e senza l’approvazione russa, similmente al caso dei bombardamenti della Jugoslavia.
I partner possono essere in disaccordo, ma ricordando le competenze statunitensi sul “braccio di ferro”, gli Stati Uniti inevitabilmente raggiungeranno il loro obiettivo.
Inoltre, i calcoli si basano sul fatto che l’immagine russa è già tanto “demonizzata” che alcun argomento particolare seguirà e le “forze di pace” entrerebbero in Ucraina “su richiesta del governo legittimo”.
Dopo di che, le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk potrebbero essere attaccate, la dittatura militar-fascista insediata e il regime esistente a Kiev permanenrre.
Non ci sono altre opzioni per Kiev e Washington.
O finire di sostenere il regime o avviare una provocazione militare, con la prima opzione che porta a conseguenze incerte per i responsabili della crisi.
E a giudicare dai preparativi militari di Kiev, fino ad oggi la seconda opzione è stata presa seriamente in considerazione.
È significativo che tutti parlino di guerra con la Russia, non col Donbas.
Le richieste per riprendersi la Crimea con la forza si sentono.
Il tutto può sembrare un mucchio di sciocchezze militariste, ma Pentagono e NATO favoriscono sempre la guerra, che gli porta soldi.
Tutto il resto sono “effetti e danni collaterali”.
Ma, ripetiamo, sembrava così prima che Vladimir Putin presentasse la sua “nuova carta” nel gioco.
Dopo di che, le cose sono cambiate drasticamente.
Mosca sa che, anche se la Russia avesse un volto angelico verrebbe sempre demonizzata.
All’improvviso, la Russia affronta il compito d’impedire lo scenario bellico occidentale in Ucraina.
Ed è possibile solo impedendo all’esercito ucraino di passare dall’offensiva a una vasta operazione sul fronte.
I piloti russi dall’esperienza siriana possono agire nel più breve tempo possibile.
La loro esperienza su attacchi mirati, ricognizione e attacchi chirurgici è inestimabile.
cdmucwmxeaadvuxLa “Grande Guerra” farebbe crollare il regime.
Il diritto internazionale supporterebbe tale azione?
La risposta è chiara se si considerano le seguenti circostanze:
– Il 16 marzo, la Repubblica Popolare di Donetsk iniziava a rilasciare passaporti ai propri cittadini,
– Un attacco alla Crimea sarà considerato aggressione militare non provocata e necessitante una risposta adeguata,
– L’aggressione al Donbas richiederebbe un’operazione di mantenimento della pace di emergenza.
Dopo che le Forze Aerospaziale russe avranno adempiuto al compito di fermare l’aggressione al Donbas, gli ulteriori sviluppi varierebbero.
In particolare, vi è la possibilità di un’offensiva strategica del Donbas su Kiev, comportando l’ascesa al potere di nuove forze politiche pronte a cooperare con Mosca.
Altri scenari sono possibili, ma alcuno a vantaggio di Kiev.
La Russia, naturalmente, sarà dichiarata ancora come aggressore, ma Mosca conosce bene il vero valore dell’informazione oggi. Garantire la sicurezza del Paese è molto più importante.
In breve, le Forze Aerospaziali russe dall’esperienza siriana sono il dato che cambia di molto i rapporti di forza nella crisi ucraina.
Le menti dietro la crisi dovranno pensarci due volte prima d’istigare un nuovo bagno di sangue. Possiamo solo sperare che ci pensino bene.La ripubblicazione è gradita un riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

(Tratto da: CICCA QUI)

FRANCIA GERMANIA AUSTRIA BELGIO DANIMARCA E SVEZIA … UN MURO CONTRO L’ITALIA

ar_image_4829_lFRANCIA GERMANIA AUSTRIA BELGIO DANIMARCA SVEZIA ALZANO MURI ALLE LORO FRONTIERE CONTRO L'ARRIVO DI MIGRANTI DALL'ITALIA
domenica 1 maggio 2016
BERLINO
Austria e Germania confermano l'asse sulla questione dei controlli delle frontiere e orchestrano una 'iniziativa a Sei Paesi' per ottenere da Bruxelles l'estensione della "clausola straordinaria" in vigore per ora fino al 13 maggio.
Gli Stati membri devono "poter continuare a realizzare, in funzione della situazione e in modo flessibile, controlli alle loro frontiere interne", ha dichiarato oggi il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière, in una dichiarazione rilanciata anche da France Presse.
Secondo il suo portavoce, il responsabile dell'Interno intende partecipare "a una iniziativa comune con altri Stati membri" affinchè la Commissione europea dia il via libera a una proroga di almeno sei mesi dei controlli autorizzati l'estate scorsa sulla scia dell'emergenza migratoria.
Ora la rotta balcanica, quella che ha portato decine di migliaia di profughi in Germania via Austria e Paesi dell'ex Jugoslavia, è stata chiusa, ma Vienna si dice allarmata per un possibile aumento di arrivi dall'Italia, da cui la costruzione di barriere in Austria di controllo al Brennero.
E de Maizière ha confermato, senza citare direttamente l'Italia, che la richiesta di estensione dei controlli è motivata proprio con "l'evoluzione della situazione a livello di frontiere esterne dell'Ue". Perchè, ha detto il ministro tedesco, "anche se la situazione lungo la rotta dei Balcani per il momento è calma, osserviamo con inquietudine" altri sviluppi.
"Confermo – ha concluso – che stiamo discutendo con la Commissione europea e i nostri partner europei a tale riguardo".
In mattinata, ieri, era stata Vienna a rivelare l'avvio di un confronto con l'Ue sull'argomento.
Poi le indiscrezioni sull'iniziativa a Sei.
In pratica, Austria, Germania, Francia, Belgio, Danimarca e Svezia hanno deciso di chiedere a Bruxelles di prolungare per altri sei mesi – portandoli quindi a un anno – i controlli alle loro frontiere dal 13 maggio, termine per ora previsto dalla clausola speciale degli accordi di Schengen che permette l'introduzione di controlli provvisori in caso di particolare emergenza.
I sei Stati membri invieranno domani, lunedì, una richiesta, sulla base di una perdurante emergenza in termini migratori.
"Chiediamo che facciate una proposta per permettere agli Stati membri che reputano necessaria questa proroga di estenderla oltre il 13 maggio", scrivono i sei Paesi membri Ue e membri dello spazio di libera circolazione Schengen, secondo le indiscrezioni del quotidiano tedesco Die Welt.
La Commissione europea, che per ora non si è espressa sulla questione, deve, il 12 maggio, fare il bilancio riguardo la Grecia in materia di protezione delle frontiere esterne dell'Ue. In caso di bilancio negativo, l'esecutivo europeo potrebbe effettivamente autorizzare una estensione dei controlli alle frontiere.
Resta il fatto che queste sei nazioni, che formano tutta l'Europa continentale, hanno deciso di innalzare un muro di controlli severissimi a tutte le frontiere con l'Italia, considerata in tutta evidenza una nazione appestata.
Il governo Renzi con la sua politica dell'immigrazione di massa senza freni dall'Africa è riuscito a isolare l'Italia e distruggere il fondamento della Ue, la libera circolazione.
Bravo.
Redazione Milano
 
(Tratto da: CLICCA QUI)
 

L’AUSTRIA E LA NUOVA SEVERA ”LEGGE MIGRANTI”.

ar_image_4830_lL'AUSTRIA HA VARATO UNA NUOVA SEVERA ''LEGGE MIGRANTI'' CHE ALZA UNA BARRIERA INVALICABILE CONTRO L'INVASIONE DALL'ITALIA
lunedì 2 maggio 2016
LONDRA – Sono passati pochi giorni da quando il candidato del Freedom Party Norbert Hofer e' arrivato primo al primo turno delle elezioni presidenziali e sembra che la sua vittoria stia gia' influenzando la politica austriaca.
Infatti pochi giorni fa il parlamento austriaco ha approvato una legge che dà al governo il potere di dichiarare lo stato di emergenza qualora il numero di rifugiati diventasse una minaccia all'interesse nazionale.
Questa legge, approvata con una maggioranza di 98 su 167 deputati permette al governo austriaco di dichiarare lo stato di emergenza qualora il numero dei richiedenti asilo aumentasse improvvisamente e tale stato durerebbe sei mesi e potrebbe essere estero tre volte per un massimo di 18 mesi.
Questa legge inoltre consente alla polizia di frontiera di bloccare l'ingresso di tutti gli immigrati ad eccezione di coloro che hanno già parenti in Austria o rischiano la vita nei paesi di transito, ed evidentemente arrivando dall'Italia questa condizione decade, nonche' ai minori non accompagnati e alle donne in stato interessante.
I richiedenti asilo dovranno fare richiesta in appositi centri che verranno costruiti ai confini, nel caso anche al Brennero, e non potranno entrare liberamente in territorio austriaco. Coloro – precisa la legge – che hanno gia' visto riconosciuto il loro status di rifugiati da un'altra nazione della Ue potranno rimanere in Austria per un numero di anni il cui limite verra' abbassato, e comunque il loro stato non dà loro diritto a ricevere assistenza economica o di altro genere da parte dello stato austriaco.
Queste misure draconiane si aggiungono alle decisioni prese di recente di costruire barriere ai confini al fine di bloccare l'afflusso di immigrati e dimostrano che l'Austria non ha alcun interesse ad essere invasa.
Certo le elezioni del 24 Aprile hanno influito su queste decisioni ma e' probabile che i legislatori austriaci siano spaventati dalla decisione del governo italiano di far entrare chiunque senza tenere conto delle conseguenze negative di tale invasione.
Questa notizia ha avuto una discreta copertura da parte della stampa britannica ma e' stata censurata in Italia perche' evidentemente non conviene far conoscere agli italiani la verita'. Va poi aggiunto che l'Austria non è la sola ad opporsi alle "frontiere spalancate": altre cinque nazioni oltre l'Austria, e cioè la Germania, la Francia, il Belgio (dove ha sede il quartier generale della Ue) la Svezia e la Danimarca si sono unite nel chiedere – nel senso di comunicare, perchè la Commissione Ue non si può opporre – la continuazione per altri sei mesi del blocco della libera circolazione, sospendendo quindi il Trattato di Schengen per un anno di fila. 
Le conseguenze della nuova legge austriaca sui "migranti" e del blocco delle frontiere ai "migranti" ormai in tutta l'Europa continentale producono – assieme – il totale isolamento in Italia di chiunque arrivi dall'Africa, dato che di profughi sui barconi dalla Libia non ce ne sono. Neppure Uno.
Un aspetto – infatti – di questa invasione dalle coste libiche verso l'Italia che nessun mezzo d'informazione italiano ha voluto mettere in luce è che di libici – che avrebbero davvero un motivo per fuggire chiedendo giustamente lo status di profughi – non ce ne sono, sui barconi. E così pure di veri profughi in fuga dal Medio Oriente.
 
GIUSEPPE DE SANTIS – Londra.
 
(Tratto da: CLICCA QUI)
 
 

OLANDA RIVELA I TESTI SEGRETI DEL TTIP

ChcQzPOWMAER_voGreenpeace Olanda pubblica oggi su www.ttip-leaks.org parte dei testi negoziali del TTIP per garantire la necessaria trasparenza e promuovere un dibattito informato su un trattato che interessa quasi un miliardo di persone, nell’Unione Europea e negli USA.
È la prima volta che i cittadini europei possono confrontare le posizioni negoziali dell’UE e degli USA.
Dal punto di vista della protezione dell’ambiente e dei consumatori, quattro gli aspetti seriamente preoccupanti:
 
Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite
Nessuno dei capitoli che abbiamo visto fa alcun riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions).
Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio “per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per “la conservazione delle risorse naturali esauribili”.
L’omissione di questa regola suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante.
 
La protezione del clima sarà più difficile con il TTIP
Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo.
Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti.
 
La fine del principio di precauzione
Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato UE, non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolatoria”, né in nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti.
D’altra parte, la richiesta USA per un approccio “basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è evidente in vari capitoli.
Questo approccio mina le capacità del legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come le sostanze chimiche note quali interferenti endocrine (c.d. hormone disruptors).
 
Porte aperte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali
Mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello che vuole.
Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi.
 
I documenti mostrano chiaramente che mentre la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati, l’industria ha avuto invece una voce privilegiata su decisioni importanti.
Il rapporto pubblico reso noto di recente dall’UE ha solo un piccolo riferimento al contributo delle imprese, mentre i documenti citano ripetutamente il bisogno di ulteriori consultazioni con le aziende e menzionano in modo esplicito come siano stati raccolti i pareri delle medesime.
I documenti pubblicati da Greenpeace Olanda constano di 248 pagine in un linguaggio legale tecnicamente complesso: 13 capitoli di “testo consolidato” del TTIP più una nota interna dell’UE sullo stato del negoziato (Tactical State of Play of TTIP Negotiations – March 2016).
Greenpeace Olanda ha lavorato assieme al rinomato network di ricerca tedesco di NDR, WDR and Süddeutscher Zeitung.
Fino ad ora i rappresentanti eletti avevano potuto vedere parte di questi documenti in stanze di sicurezza, con guardie, senza consulenti esperti e senza poterne discutere con nessuno.
Con questa pubblicazione, milioni di cittadini hanno la possibilità di verificare l’operato dei propri governi e discuterne con i loro rappresentanti.
Chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’è in questi documenti.
Il TTIP, si svela per ciò che davvero è: un grande trasferimento di poteri democratici dai cittadini al grande business.
 
(Tratto da: CLICCA QUI)

IL MLNV E’ CON L’AUSTRIA … NON CON L’ITALIA.

AUSTRIA - BANDIERALa nostra posizione è di totale sostegno all'Austria che dimostra ogni giorno di più di essere un Paese degno di essere costituito come Nazione e di avere a cuore, prima di tutto, i naturali e legittimi interessi del proprio Popolo.
Nell'ambito dell'attuazione del programma di ripristino della sovranità della Nazione il Governo Veneto Provvisorio è al lavoro per disporre appena possibile il reclutamento di un contingente iniziale di uomini e donne Venete nell'ambito della Polisia Nasionale.
Subito deve essere ripristinato il servizio di polizia di frontiera con capillari controlli ai valichi terrestri, agli scali marittimi, lacustri, fluviali e aereoportuali e su tutti i tratti di confine.
Questa è solo la prima di una serie di fasi da attuare tramite il protocollo di sicurezza nazionale predisposto dal Dipartimento dell'Interno e la messa in sicurezza del territorio della Serenissima Repubblica Veneta.
WSM
Venetia, 28 aprile 2016
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
 

SCACCO MATTO ALLA NATO: ASSE TRA MOSCA E AUSTRIA.

1459945151-angelobung-garde-22.8.2012-11"Mosca è molto più vicina a Vienna delle altre grandi potenze del mondo"
Le forze armate austriache sono pronte a cooperare militarmente con la Russia, nonostante gli avvertimenti delle altre potenze mondiali”.
E’ quanto ha dichiarato il capo di Stato Maggiore dell’Austria, il generale Othmar Commenda, a margine di una riunione a Mosca con il corrispettivo russo e vice ministro della Difesa, Valery Gerasimov.
"Austria e Russia hanno una lunga storia di relazioni reciproche. Purtroppo, a causa degli sviluppi in Europa negli ultimi anni, non abbiamo avuto alcuna possibilità di invitare i nostri amici russi: di questo ce ne scusiamo”.
Particolare un passaggio di Commenda.
“Non ho intenzione di seguire i diktat di nessun paese ne di obbedire agli ordini di nessuno. Io non devo in alcun modo comunicare i miei spostamenti, chi incontro e perché. Solo grazie allo sforzo congiunto i paesi possono risolvere i problemi globali. La Russia è molto più vicina all’Austria delle altre grandi potenze del mondo. Siamo pronti, in base alle nostre possibilità, a lavorare insieme ovunque sia possibile e ragionevole".
Tratto da: (CLICCA QUI)

L’AUSTRIA BLINDA 12 VALICHI LUNGO L’INTERO FRONTE MERIDIONALE

AUSTRIAQuesta volta non sono soltanto voci o illazioni, questa volta la notizia è ufficiale: l’Austria mette nel cassetto il trattato di Schengen e ripristina i controlli ai valichi di frontiera lungo tutto il suo fronte meridionale, dal Burgenland al Tirolo occidentale.
L’annuncio è stato dato ieri pomeriggio dalla ministra degli Interni Johanna Mikl-Leitner e dal suo collega della Difesa Hans Peter Doskozil, nel corso di un’ispezione effettuata insieme al valico di Spielfeld, tra la Stiria e la Slovenia, che nei mesi scorsi era stato (e lo sarà anche in futuro) la principale porta d’ingresso dei profughi in Austria.
Nelle prossime settimane la polizia tornerà a presidiare dodici valichi di frontiera, tra cui anche quello di Tarvisio.
Chi vorrà andare in Carinzia, in auto o in treno, dovrà prepararsi a esibire il passaporto o la carta di identità, come ai vecchi tempi, e dovrà rassegnarsi alle code, a cui ormai si era disabituato. Andare in Austria per turismo o per lavoro richiederà più tempo, perché nel programmare il viaggio si dovrà mettere in conto anche l’incognita delle attese in prossimità della frontiera.
Ne risentirà molto soprattutto il traffico delle merci, perché tempi più lunghi significano costi maggiori, ritardi nelle consegne, necessità per le aziende di aumentare lo stoccaggio nei magazzini.
La Wirtschaftskammer (la Camera dell’economia di Vienna) ha stimato un maggior onere annuo di due miliardi di euro.
Il calcolo si limita alle sole aziende austriache, ma è evidente che ne saranno colpite anche quelle italiane.
La mappa dei nuovi varchi presidiati dalla polizia si estende lungo tutto il confine sud dell’Austria: sono quelli di Nickelsdorf e di Heiligenkreuz al confine con l’Ungheria (dove, peraltro, non c’è più alcun passaggio di profughi, da quando lo scorso anno il governo di Budapest decise di sigillare a sua volta la frontiera con la Serbia); in Stiria troviamo, oltre al valico principale di Spielfeld, quelli meno frequentati di Bad Radkersburg a est e di Langegg a ovest; al confine tra Carinzia e Slovenia i valichi presi in considerazione sono quelli di Lavamünd, di Bleiburg e delle Caravanche (il più importante in questa zona, per la presenza del tunnel autostradale).
Sul fronte italiano, oltre al valico di Tarvisio (che sul versante austriaco si chiama Thörl-Maglern, dal nome della località a ridosso del confine), i controlli saranno ripristinati a Sillian (lungo la direttrice tra Lienz, nel Tirolo orientale, e San Candido, in val Pusteria), al passo del Brennero (sia sulla strada statale che sull’autostrada) e al passo Resia.
Non si sa ancora quando le misure annunciate ieri diventeranno operative, ma si presume che l’allestimento delle strutture necessarie sarà avviato immediatamente.
“Se saranno necessarie nuove recinzioni – ha dichiarato la ministra Mikl-Leitner, quasi a voler ribadire la fermezza dei suoi propositi – saranno costruite nuove recinzioni”.
L’obiettivo è di impedire che il confine sia attraversato da una marea incontrollata di migranti.
A questo scopo la ministra ha indicato quattro linee di azione: la vigilanza classica nelle aree confinarie, il controllo dei veicoli e dei passeggeri (anche sui treni) ai valichi, il rapido impiego di forze di polizia per impedire “anche con l’uso della forza” il passaggio di persone o gruppi, infine controlli “adeguati alle circostanze” nell’hinterland.
La reintroduzione dei controlli alle frontiere non implica automaticamente che i profughi in arrivo lungo la rotta balcanica saranno respinti, come ha fatto l’Ungheria.
L’obiettivo è di limitarne il numero entro il tetto massimo indicato nei giorni scorsi per il 2016 di 35.700 unità (lo scorso anno i profughi entrati in Austria erano stati oltre 700.000, di cui 90.000 avevano chiesto asilo).
Si era parlato anche di un tetto giornaliero da non superare, che per il momento però non è stato ancora stabilito, anche perché attualmente il flusso è piuttosto contenuto: intorno alle 1.200 persone al giorno a Spielfeld e circa altrettante al valico delle Caravanche.
Il piano della Mikl-Leitner sarà messo alla prova quando, com’è probabile, aumenterà il numero dei profughi che chiederanno di entrare in Austria e sarà necessario ricorrere alla forza per fermarli. Chi verrà respinto tenterà di passare ugualmente, aggirando la recinzione.
Si renderà necessaria, di conseguenza, una capillare e onerosa vigilanza dell’intera frontiera.
Già ieri è stato deciso il raddoppio da 200 a 400 del numero dei poliziotti in servizio a Spielfeld.
Un analogo rafforzamento avverrà anche per gli uomini dell’esercito, che passeranno dagli attuali 250 a 400, mentre altri 200 si terranno pronti a intervenire in caso di necessità.
Complessivamente il contingente militare impegnato nella sorveglianza ai confini sarà portato da 1.000 a 1.600 uomini e questa volta, date le scarse risorse delle forze armate austriache, saranno impiegati anche soldati di leva, a cui sarà proposto di prolungare volontariamente la durata della ferma.
IN APERTURA, la mappa dell'Austria diffusa ieri dall'agenzia di stampa Apa, con l'indicazione dei valichi di confine sul fronte meridionale, dove saranno ripristinati i controlli di polizia, come prima che entrasse in vigore il trattato di Schengen.
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PADANI DEL DONECK ??? (di Matteo Montanari)

Com'é consuetudine nella politica italiana, si muove l'interesse (possibilmente economico…) prima di ogni cosa.
L'incontro avvenuto tra i "padani" e i rappresentanti del DNR non sono del tutto cristallini… la fame della bestia leghista non si limita a poltrone in Regione ..e non, ma va ben oltre l'immaginabile.
Da quando il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto ha intrapreso la via diplomatica le esperienze d'imitazione sono state molteplici ma questa nuova linea della politica italiana rasenta il ridicolo; parlare di autodeterminazione dei popoli…..proprio un ente italiano??
Proprio la rappresentazione del colonialismo romano sul territorio veneto si esprime a favore di tale diritto?
Perché non lo dimostra attuando le dovute procedure che passano per mezzo degli MLN e la finiscono con i voti di scambio, careghe e premi vari?
Non sarà che tali attenzioni alla fine abbiano un mero scopo economico legato solo alla ricostruzione post-bellica?
Inoltre, di che guerra civile si parla?
Là vediamo solo Guerra e basta.
Un esercito regolare che spara ad un gruppo di persone innocenti non è guerra civile ma vile occupazione militare, la stessa che da 150 anni si protrae sul nostro territorio.
Non sappiamo che proposte sono emerse in Doneck ma siamo certi che dietro a tutto questo non c'e nulla di positivo, soprattutto perché trovate sempre un modo per fare pubblicitá ingannevole con le vostre "gesta" sconnesse e prive di senso logico oltre che giuridico.
Non si capisce il nesso tra il leader del Doneck, che durante un intervista sul Telegraph abbraccia l'ideologia indipendentista Texana "senza guerra ne spargimenti di sangue", con un partito italiano che ha inneggiato lo scontro armato in passato , con le fantasie di un urlatore che ha spinto le sue "guardie padane" ad invadere Roma con i fucili.
Anche in quel frangente il ministero dell'interno straniero italiano non ha espresso nessun parere ma ha trovato subito motivo d'attaccare questo Movimento di Liberazione Nazionale nell'attimo in cui si é formato ufficialmente senza slogan violenti e guerrafondai.
I media non danno spazio a tali attrocitá ma voi come intendete dare voce a queste violenze?
Questo é stato uno dei motivi per cui il ministro degli esteri del Doneck ,con una nota diplomatica, ha richiesto il nostro aiuto nel combattere il silenzio assordante dei media occidentali, che sorvolano sulle reali motivazioni scatenanti e i metodi utilizzati in questo conflitto.
 
2015.08.25 - DONECK - MINISTERO ESTERI - NOTA DIPLOMATICA A GVP2015.08.25 - DONECK - MINISTERO ESTERI - NOTA DIPLOMATICA A GVP - TRADUZIONE UFFICIOSA
 

ASSAD: “L’EUROPA HA VENDUTO I SUOI PRINCIPI IN CAMBIO DI PETRODOLLARI”

Assad-Europa-ha-venduto-i-suoi-principiParole durissime di Assad verso l’occidente in un’intervista rilasciata al giornale austriaco Die Presse:”L’Europa ha venduto i suoi principi  in cambio dei petrodollari”.
Il presidente siriano considera essenziale l’impegno da parte dell’Europa nel conflitto che sta dissanguando il paese per evitare l’ulteriore diffusione del terrorismo proveniente da paesi che ancora lo finanziano.
In un’intervista rilasciata al giornale austriaco Die Presse, il presidente siriano Bashar al-Assad ha espresso il suo disaccordo con la posizione dell’Occidente in materia di lotta al terrorismo, che ha descritto come “inutile e irrealistica”.
Inoltre, ha assicurato che la lotta non dovrebbe essere diretta soltanto contro l’Isis, ma dovrebbe colpire altri gruppi di questo tipo.
«Abbiamo combattuto il terrorismo sin dall’inizio.
Prima che ci fosse il Fronte Al Nusra e molti altri terroristi, che l’Occidente non ha combattuto.
Voi sapete che la lotta al terrorismo deve essere ferma e permanente fin dall’inizio.
È il solo modo per poter essere alleati.
La politica occidentale nei confronti di questo problema non è oggettiva, non è realistico e al momento non è molto produttivo, al contrario, è controproducente», ha spiegato Assad.
Il presidente ha anche respinto l’ipotesi di chi sostiene che il suo paese esporta il terrorismo e ha replicato che paesi come la Turchia, Qatar, Arabia Saudita anche l’Europa, sono diventati un covo di terroristi: «Gli europei hanno venduto i loro principi in cambio dei petrodollari consentendo la diffusione delle ideologie wahhabite e ai cittadini stranieri di entrare in Siria per poi tornare a casa loro e commettere atti come quelli di Parigi», ha aggiunto.
Inoltre, il leader siriano ritiene che se i paesi coinvolti si impegnassero a intraprendere azioni concrete, la crisi potrebbe essere risolta entro un anno, dal momento che, secondo lui, la situazione continuerà a peggiorare se si continua a sostenere i terroristi. «I paesi coinvolti considerano una decisione politica, solo quando si tratta di rovesciare il governo e il suo presidente, di conseguenza, tutto rimarrà lo stesso», ha concluso.
Tratto da (CLICCA QUI)
 

IN SIRIA I CIVILI SONO USATI COME SCUDI UMANI DAI “RIBELLI MODERATI” CONTRO ASSAD.

Usati-come-scudi-umani-dai-ribelli-di-AssadSiria:Civili usati come scudi umani in gabbie dagli “amici di Obama”.
I ribelli”moderati” contro Assad.
VIDEO SHOCK
Ciò che mostra questo video è agghiacciante.
Interviste a Civili usati come scudi umani dai ribelli “moderati” anti Assad sostenuti da Obama.
Meditate gente…meditate…
Il video che vi mostriamo di seguito non è stato girato  nei territori dell’isis, ma in una zona controllata dai cosiddetti ribelli “moderati” alleati di Obama e della UE.
Le immagini parlano da sole.

 
Immagini sconvolgenti che ci lasciano senza parole: prigionieri civili catturati dai gruppi ribelli usati come scudi umani, “parcheggiati” in gabbie di ferro attorno alle piazzeforti e ai punti strategici dei comandi ribelli oppure utilizzati per coprire le riunioni dei capi terroristi in Siria, fatti sfilare per al Goutha, sobborgo a est di Damasco.
Alcune gabbie vengono addirittura piazzate sui tetti delle case obiettivo di bombardamenti.
«Magari adesso qualche gruppo che si batte per i diritti umani ci chiederà di rilasciarli».
Parla con sarcasmo uno dei ribelli siriani appartenenti al gruppo Esercito dell’islam, la milizia che riunisce 50 gruppi armati e migliaia di combattenti ed è finanziata anche dall’Arabia Saudita.
I terroristi hanno diffuso l’1 novembre un filmato nel quale vengono ripresi centinaia di civili chiusi in gabbie di ferro.

L’obiettivo è portarli nelle città controllate dai ribelli, e bombardate dal regime di Bashar al-Assad e dai russi, per usarli come scudi umani: «A Douma e Ghouta est la maggior parte dei civili era d’accordo. Questi cittadini sono alawiti e ufficiali dell’esercito. Li abbiamo messi nelle gabbie in modo tale che possano provare anche loro la nostra sofferenza ed essere come noi bombardati e uccisi dall’aviazione», spiega un ribelle nel filmato secondo la traduzione di Memri.
Tra i prigionieri ci sono anche donne e bambini: «Forse adesso qualche organizzazione che si batte per i diritti umani chiederà a noi di rilasciarli anche si sono macchiati di crimini contro l’umanità. Ma questi gruppi non hanno cercato di salvare noi a Ghouta est e Douma».
Nel video vengono anche intervistati alcuni prigionieri, che dalle loro gabbie chiedono al regime di non bombardare più le città perché altrimenti «anche noi moriremo con loro».
Un detenuto, riferendosi ai recenti bombardamenti ordinati dal presidente Vladimir Putin, intima la cessazione delle attività.

In parole povere questi civili possono finire sia sotto le bombe di Assad che sotto quelle russe, hanno la sfortuna di essere gli scudi umani dei terroristi, la sfortuna di essere oscurati dall’abominevole silenzio dei media internazionali….
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1797 METRI DI IGNORANZA O PROVOCAZIONE?

tricolore1797Leggo sul giornale di oggi che 1797 metri di tricolore verranno sventolati il 29 maggio 2016 nella città di Bassano del Grappa.
Il 2016 ricorre il 150° anniversario dell’annessione forzata del Veneto al Regno d’Italia, ma lamotivazione ufficiale è: commemorare i caduti nelcentesimo anniversario del secondo anno dellaprima guerra mondiale.
Suona alle orecchie come una filastrocca per insegnare i numeri ordinali.
Ma è la spiegazione del Sindaco.
Incredibili coincidenze!
Perché invece a me puzza un po’ quel numero preciso preciso (1797 metri…avete finito la stoffa bianca rossa verde?! 😀 ) e quel numero tondo (150, miiiiiii che coincidenza! 😮 ) e la mia domanda è: ma siete ignoranti o provocatori?
Se 1797 e 150 sono numeri che non vi dicono niente tranquilli, non vi preoccupate!
Siete parte della grandissima platea di persone che hanno studiato, diligentemente o meno, la storia sui libri di scuola italiani.
Certamente in quelle occasioni, ben pochi professori avranno messo l’accento sul fatto che nel 1797 la Repubblica veneta, che si era pubblicamente dichiarata neutrale (!!), veniva invasa da Napoleone e cessava di esistere per mano violenta di quest’ultimo.
Un po’ come la Polonia che venne contesa tra Germania e Russia e poi smembrata.
Insomma, accadesse oggi sarebbe roba da intervento NATO.
Invece oggi Napoleone è ancora portato in palmo di mano sui libri dei vostri bambini e citato come grande stratega.
Era solo un astuto e violento usurpatore.
manipolazione1866Per quanto riguarda il secondo numero, siamo invece nel 1866 anno in cui si svolse il referendum con le baionette, per chiedere ai veneti se volevano entrare in Italia.
Anche qui i maestri di scuola vi avranno fatto notare come“tutto si svolse con mirabile ordine e fra universali manifestazioni di gioia” (1)
Tralasciamo pure le modalità antidemocratiche con cui venne condotta la votazione, alla presenza di gendarmi armati, con la buca dei SI ben distinta dai NO (alla faccia del voto segreto!!) e una campagna colossale di manipolazione con cui cercavano di orientare il voto di quei poveri contadini.
E sorvoliamo sui risultati alquanto bizzarri (2): 641.758 Si e 69 no.
Anzi…641.000 si e 69 no.
Ops…aspetta…647.246 Si e 69 no… be’ insomma…abbiamo capito. 
69 no e “on stramaro” de SI, percentuali che neanche Hitler si sognava!
Ma possiamo, appunto, sorvolare su tutto ciò: perché la verità è che si votò il 21 e 22 ottobre, ma proprio due giorni prima il Veneto era già stato ceduto dai francesi ai Savoia in una stanzetta del’Hotel Europa a Venezia, come riporta ingenuamente la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia stampata a Firenze il 19 ottobre del 1866.
Il referendum era quindi una bufala colossale, una presa in giro bella e buona dei veneti.
Persino di quelli che volevano dire sì, a dirla tutta!
Ricapitolando:
  • 1797 è l’anno in cui i Veneti persero la loro indipendenza
  • 2016 è invece il 150-mo anniversario del referendum burla, in cui i Veneti furono presi in giro
  • E il 29 maggio del 2016 a Bassano sventoleranno 1797 metri di tricolore, in spregio alla storia della nostra terra
Capite quindi che una figura istituzionale, che celebra una grande iniziativa come quella di cui sopra, non può non rispondere alla domanda:
Sindaco Poletto, ci fa o ci è? 
Ma noi aggiungiamo … TE SI PROPRIO TAJAN!
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SCOPA CHE SPAZZA VIAasino ignorante
 

IL SUICIDIO EUROPEO … ALTRI SEI MESI DI SANZIONI CONTRO LA RUSSIA.

PUTINGli ambasciatori dei Paesi membri dell’Unione europea, riuniti nel Coreper, hanno concordato un prolungamento di sei mesi delle sanzioni economiche contro la Russia, decidendo un’estensione delle misure già adottate nei settori dell’energia, bancario e della difesa.
Lo riferiscono fonti diplomatiche, aggiungendo che la decisione diventerà definitiva lunedì a mezzogiorno, a meno che qualche Stato membro cambi la sua posizione o sollevi obiezioni.
Proseguirà dunque, almeno fino a giugno, la politica di ostracismo dell'Ue nei confronti di Putin, che già tanti danni ha prodotto alle economie dei Paesi membri.
 

STORIA VENEZIANA: NON PIU’ SERENISSIMA, MA ORGOGLIOSAMENTE ITALIANA … E CHI LO DICE?

ISSARE IL GONFALONE 2di ETTORE BEGGIATO
E’ in corso nella prestigiosa sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, a Palazzo Franchetti all’Accademia, una mostra che celebra  il secondo centenario dalla fondazione dell’Archivio di Stato di Venezia, istituito con il nome di Archivio Generale Veneto dall’imperatore d’Austria Francesco I con sovrano rescritto del 13 dicembre 1815.
Da allora, ininterrottamente, l’Archivio svolge la funzione di conservare il patrimonio documentario della Serenissima Repubblica Veneta, dei monasteri e dei conventi soppressi in età napoleonica, delle corporazioni d’arte e mestiere e delle scuole di devozione, cui si sono via via aggiunte le carte dei governi che si sono succeduti nel Veneto fino ad oggi. 
Nella sede originaria nell’ex convento francescano di Santa Maria dei Frari, scelto fin dall’origine proprio per le sue cospicue dimensioni – cui si sono in seguito affiancate le sedi sussidiarie della Giudecca e di Mestre – si snodano circa 70 chilometri di scaffali dove trovano posto più di 800 fondi archivistici, ancora in larga misura disposti secondo il progetto ideato dal primo direttore dell’Archivio, Giacomo Chiodo, inteso a riproporre la struttura statuale della Serenissima. 
Per celebrare questo anniversario l’Archivio ha organizzato una mostra documentaria in cui proporre al pubblico una significativa selezione del suo vastissimo e prezioso patrimonio. Attraverso documenti rappresentativi per la loro rilevanza, si ripercorrono  i filoni principali della millenaria storia veneziana, dalle origini fino alla prima guerra mondiale.
Inquadrati in una griglia tematica, vengono  ripercorsi  diacronicamente, per momenti emblematici, la struttura istituzionale dello Stato Veneto,  le relazioni diplomatiche con l’Oriente e l’Occidente, la gestione del territorio, le reti commerciali, il tessuto economico e produttivo, il mondo artistico, l’ambito religioso e assistenziale, le trasformazioni della città e i riflessi della politica nell’Otto e Novecento. 
Tutto bene, si potrebbe pensare leggendo la nota dell’Istituto e anche visitando la mostra dove si trovano splendidi documenti di grande interesse…Peccato che sull’ultima tavola illustrativa, posta quasi alla fine della mostra, si legga nelle ultime righe: “Fino a quando, dopo il 1866, la storia veneziana non sarà più -serenissima- ma orgogliosamente, definitivamente, italiana e cittadina.”
La storia veneziana non più Serenissima ma orgogliosamente e definitivamente italiana? Ma ci rendiamo conto? E questa è l’istituzione  che dovrebbe  tutelare e valorizzare l’archivio  della Repubblica Veneta?!? 
Non più Serenissima?
E perché  mai? 
E questi sono coloro che dovrebbero conservare un patrimonio di storia, di cultura e di civiltà che ci viene invidiato dal mondo intero???
Orgogliosamente e definitivamente italiana?
Sull’orgoglio italiano è meglio stendere un velo pietoso, sul definitivo  poi, cosa sono quasi centocinquant’anni di parentesi italiana nel Veneto di fronte a oltre tremila anni di storia veneta?
Una parentesi, appunto, una delle più negative parentesi nella nostra storia veneta… una parentesi che si è aperta nel 1866 con un vergognoso plebiscito-truffae che prima o poi è destinata a chiudersi…
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SYRIA AND THE PIPELINES … LE RAGIONI DEL TERRORISMO?

Ecco un'analisi che potrebbe fare un pò di chiarezza sulle reali motivazioni che hanno portato ai tragici accadimenti, anche di questi ultimi giorni.
Perché un popolo deve sentirsi in diritto di schiacciarne un'altro per mantenere la sua supremazia?
pipeline-640x336Prima di procedere con l’esposizione di questo redazionale proviamo a fare il gioco del Risiko sullo scacchiere mondiale in questo modo potremmo anche cercare di interpretare quanto accaduto a Parigi lo scorso 13 Novembre.
Pertanto vediamo chi è amico di e nemico di.
La Russia per retaggio storico e culturale è ancora un naturale nemico degli USA, la Russia tuttavia è ancora il partner energetico chiave per l’Unione Europea, quest’ultima alleata militare e culturale degli stessi USA: ricordiamo a tal fine la crisi in Ucraina e l’embargo occidentale verso la Russia.
La Siria è uno storico alleato della Russia in Medio Oriente, le dotazioni dell’esercito siriano sono di derivazione sovietica, nel porto della città di Tartus è situata l’unica base navale russa che consente il presidio e la possibilità di intervenire nelle acque del Mediterraneo.
Per la Russia questo porto di appoggio logistico e militare è più che strategico, direi quasi vitale, senza di esso infatti non potrebbero effettuare rifornimenti ed assistenza alle altre forze armate che dovessero essere collocate nelle coste del Mediterraneo o intervenire eventualmente in Medio Oriente.
La Siria è inoltre alleata naturale dell’Iran per ovvie ragioni ideologiche, l’Iran per la sua recente apertura al mondo occidentale è in pieno contrasto con i paesi islamici di chiara matrice ortodossa, nonostante questo non può essere considerato un paese alleato agli USA.
Quali sono invece i paesi ortodossi nel mondo islamico in piena divergenza con l’Iran ?
In prima battuta abbiamo l’Arabia Saudita, il cinquantunesimo stato degli USA, ancora primo esportatore di greggio al mondo ed anche primo cliente della difesa statunitense.
Oltre all’Arabia Saudita abbiamo anche il Qatar ed il Kuwait smaniosi di conquistare una fetta del mercato energetico europeo, soprattutto il mercato del gas.
Sullo sfondo mancano ancora due importanti attori dell’area, l’Irak e la Turchia: il primo è un paese non allineato agli USA nell’area medio orientale (non penso che serva spiegarne le ragioni), mentre il secondo, soprattutto ora con la nuova governance di Erdogan, sempre più vicino a Washington ed i suoi alleati con in testa tutto il blocco continentale europeo.
Ultimo l’ISIS, presente ormai per due terzi in Siria e per un terzo sul territorio iracheno.
Sullo sfondo di fianco a questi attori troviamo il secondo e più ricco mercato dell’energia al mondo, quello europeo, che come molti sanno ha sempre avuto come principali partner energetici la Russia e la Libia (quest’ultima ora sotto assedio ISIS), entrambi in eterno conflitto con gli USA.
Chi porterà il gas in Europa ed in che modo lo farà nei prossimi anni rappresenta al momento la principale sfida mondiale in campo energetico che coinvolge gli interessi di almeno una dozzina di paesi sostanzialmente schierati in due fazioni, chi sta con sotto l’egida di Washington e chi sta con Mosca.
I principali esportatori di gas al mondo (escludendo gli USA) sono in ordine di riserve detenute Russia, Iran, Qatar e Arabia Saudita.
Nello specifico il più grande giacimento di gas al mondo denominato South Pars North Dome con un potenziale estrattivo di oltre 50 trilioni di metri cubi è ubicato proprio nel Golfo Persico tra la costa qatarina e quella iraniana con una estensione di circa 10.000 km quadrati, il 60% dei quali competono a diritti di sfruttamento del Qatar ed il restante 40% all’Iran.
Quali saranno le arterie che porteranno energia all’Europa, chi le costruirà e soprattutto chi le controllerà rappresenta una mossa di strategia geopolitica vitale per il controllo degli equilibri planetari nel futuro.
Pensate solo ad un Europa che viene allattata da un partner amico della Russia (sempre più in sintonia con la Cina) piuttosto che da un paese alleato con gli Stati Uniti.
Progetti di nuove pipelines (leggasi gasdotti) sono in gestazione da anni ed alcune sono anche andate vicine anche alla loro fatidica implementazione.
Il più famoso è stato il gasdotto South Stream, che doveva unire la Russia all’Unione Europea, attraversando le acque territoriali turche, passando per la Bulgaria e la Serbia.
Politicamente i leader che ne avevano reso possibile l’ideazione nel 2009 furono Putin, Erdogan e Berlusconi, mentre il consorzio di general contractor che si era impegnato alla sua realizzazione era formato da ENI, Gazprom e EDF.
Tuttavia l’embargo commerciale dell’UE (richiesto da Washington) che venne istituito contro la Russia per la gestione della crisi ucraina portò come conseguenza l’abbandono del progetto da parte della Russia proprio un anno fa (Dicembre 2014).
Sempre in parallelo, nello stesso periodo viene formulato il progetto di un secondo gasdotto, il Nabucco, volto a rafforzare la capacità di approvigionamento energetico dell’EU mediante un nuovo corridoio che partiva da Baku (Azerbaijan), passava per Georgia, Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria sino ad arrivare in Austria.
Il Nabucco avrebbe dovuto rifornirsi non dalla Russia rispetto a South Stream, ma da più partners fra loro indipendenti come Kazakistan, Turkmenistan, Irak e Iran.
Nel 2013 il progetto del Nabucco viene abbandonato per fare spazio al TAP (ossia il Trans Adriatic Pipeline), questo in considerazione degli elevati costi di realizzazione del Nabucco (quasi 8 miliardi) e dei rischi sistemici legati al transito del gasdotto in paesi non ancora garantisti e politicamente instabili.
Il TAP porterà in Italia (con aggancio in Puglia nel territorio leccese) il gas proveniente da approvigionamenti nel Mar Caspio passando per Grecia ed Albania, questo vi fa capire l’importanza che riveste la Grecia per Washington.
La realizzazione del TAP è stata formalmente autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico nel maggio di ques’anno come infrastruttura di pubblica utilità ed urgenza.
Con il TAP autorizzato e destinato ad agganciarsi in Turchia ad un altro gasdotto, il TANAP ossia il Trans Anatolian Pipeline, possiamo finalmente inquadrare gli episodi di cronaca nera di Parigi.
Per inciso TAP e TANAP rappresentano l’ossatura portante del Corridoio Sud del Gas, infrastruttura strategica per consentire l’accesso al mercato europeo a fonti energetiche diverse da quelle russe.
A questo punto possiamo presentare il progetto di gasdotto avanzato da Qatar ed Arabia Saudita, denominato con molta fantasia in Turkey-Qatar Pipeline, il quale prevede un’arteria di collegamento tra i giacimenti estrattivi del Qatar, passando per l’Arabia Saudita, transitando per Giordania e Siria, con approdo in Turchia per collegarsi al Corridoio Sud del Gas di cui abbiamo fatto menzione prima.
Sostanzialmente in questo modo vengono estromessi Iraq, Iran, Russia e Siria, quest’ultima che verrebbe ridimensionato non poco il proprio potenziale logistico.
Nel 2011 il governo di Assad rifiuta il progetto di gasdotto proposto da Qatar e Arabia (immensamente sponsorizzato da Washington, ricordate sempre il ruolo dell’Arabia Saudita nell’economia statunitense) ed invece avanza e propone l’ipotesi di un secondo nuovo gasdotto denominato anche questo con grande fantasia Iran-Iraq-Syria Pipeline successivamente ribattezzato in Islamic Pipeline (caldamente sponsorizzato dalla Russia) in cui la Siria riveste un ruolo strategico nell’infrastruttura in quanto il gas arriverà nelle coste siriane e da lì mediante rigassificatori rifornirà le navi metaniere che andranno nei porti europei, mentre nel primo progetto il gas arriverebbe direttamente in Turchia, un paese schierato ed oggi alleato agli USA.
All’Irak il progetto di Assad pare un sogno sia per i diritti di transito di cui beneficerebbe sia per lo schiaffo morale che potrebbe dare in questo modo agli USA stessi.
A questo punto possiamo capire l’entrate in scena dell’ISIS (fatalità nello stesso periodo) e di chi lo finanzia ossia Turchia, Qatar, e Arabia Saudita, paesi che vogliono destabilizzare il governo di Assad per sostituirlo con uno compiacente in grado di avallare il loro progetto di gasdotto.
Si tratta pertanto di una faida in seno a tutto il Medio Oriente il cui scopo non è più di tanto il denaro in sè, ma la sudditanza energetica dell’Europa e chi potrà controllare e governare questo rapporto di sudditanza.
Gli USA temono infatti nei prossimi due decenni di perdere la loro egemonia valutaria (e per tanto il dominio su tutto) qualora dovessero perdere influenza ed ingerenza nelle scelte di politica energetica di paesi oggi partner ma domani forse.
Gli attentanti di Parigi al pari di quelli di New York nel 2001 hanno smosso e scosso l’opinione pubblica tanto da osannare un immediato intervento militare nell’area in un momento di impasse che vedeva il fronte occidentale in difficoltà per il supporto ed assistenza sovietica.
Solo dopo questo intervento potremmo capire quale progetto di gasdotto verrà imposto alla Siria, magari proprio quello voluto da Washington, rispetto a quello sponsorizzato da Mosca.
Alla fine gli USA non fanno altro che proteggere e rafforzare sempre i propri interessi in ottica di lungo termine a scapito di altri paesi, tuttavia proprio come ha sempre fatto lo stesso Assad per il proprio paese.
Artticolo proposto da Marco Baio
Tratto da (CLICCA QUI)
 

E PUTIN DICE DELL’ITALIA (E NON DELLA REPUBBLICA VENETA)

WTG putinE così, come sembra apparire da un articolo di oggi 24 novembre 2015 su News 24 italia, il Presidente Russo avrebbe definito l'italia:
"un paese governato da incapaci, schiavo dell' europa e che oggi non vale nulla".
"… l'italia oggi vale meno di 2 metri quadrati di deserto … perché è un paese governato da incapaci, per altro non eletti da nessuno, che sanno solo farsi calpestare dai vertici europei.
L'italia è diventata un rifugio per clandestini e terroristi, dove entrare è semplice e restarci ancor di più …"
La sua soluzione per il paese italiano … il suo amico Silvio Berlusconi con una coalizione con Salvini e Meloni.
Per l'italia potrebbe essere la salvezza.
Se fosse così ripristinata la legalità in italia e rispettata la volontà popolare, anche la Serenissima Repubblica di Venezia, tornata libera sulle proprie terre marciane, potrebbe impegnarsi per aiutare gli italiani e il loro paese allo sbando.
 
 

COMMEMORIAMO VALERIA SOLESIN …

… ma non trasformate i suoi funerali nello sgradevole e nauseante palcoscenico istituzionale italiano.

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A voi tutte, autorità d'occupazione straniere italiane.
È ripugnante la vostra ipocrisia e la vostra falsa indignazione con la quale vi mostrate qui nelle Nostre (e solo nostre) Terre Marciane servendovi di una così mesta occasione.
Non dimenticate che siete nel cuore della Serenissima Repubblica Veneta e siete ospiti sgraditi.
Siete come mosche fastidiose, scortati, protetti dalla vostra polizia e attorniati dalla schiera di servi, portaborse e lacchè senza i quali per voi qui non c’è alcun omaggio e riguardo.
Ma come mai non siete corsi ad ossequiare le vite spezzate di altri Veneti, sepolti in fretta e che sbrigativamente pretendete che si dimentichi per togliervi dall’imbarazzo di responsabilità per le quali meritereste la forca.
Voi, col vostro sistema, marcio e prepotente, corrotto fino nell’anima, pretendete di imporci un’italianità che non ci appartiene e che forzatamente ci imponete.
Voi rappresentate solo l’appannaggio della vostra inesistente unità nazionale italiana.
Ricordate … la vostra presenza è un insulto all’orgoglio della Veneta Nazione che non è non sarà mai italiana.
Continuate così.
Non ci sarà neppure bisogno di combattervi perché come ogni favola italiana che si rispetti ha sempre lo stesso epilogo … e finsero felici e contenti.
WSM
Venetia 23 novembvre 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.

VALERIA SOLESINvan_1
 
Valeria Solesin aveva 28 anni.
Veneziana, stava facendo un dottorato in sociologia alla Sorbona di Parigi.
La sera di venerdì 13 novembre u.s. era alla sala di concerti Bataclan col suo fidanzato… (continua)
 
 

CONNAZIONALE VENETA UCCISA DAI TERRORISTI

VALERIA SOLESINValeria Solesin aveva 28 anni: veneziana, stava facendo un dottorato in sociologia alla Sorbona di Parigi.
La sera di venerd' 13 novembre u.s. Valeria era alla sala di concerti Bataclan col suo fidanzato.
Durante la carneficina i due sarebbero scappati nel tentativo di mettersi in salvo.
Nella confusione i due si sarebbero divisi e il suo ragazzo non è più riuscito a rintracciarla.
Il nome della connazionale Veneta non risultava fino a sabato nell'elenco delle vittime, ma nessuno l'aveva più sentita.
Valeria Solesin era esperta in welfare e diritto femminile e la sua attività di ricerca all'Università di Parigi riguardava l'articolazione tra famiglia e lavoro.
Alla famiglia e ai suoi amici un abbraccio commosso e solidale per la drammatica scomparsa di Valeria.
WSM
Venetia, 19 novembre 2015
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio

aristide barraudTra i feriti degli attacchi terroristici di venerdì 13 a Parigi c’è anche il mediano d’apertura del Mogliano Aristide Barraud, di origine francese.
Aristide Barraud si trovava con alcuni amici in una terrazza vicino a uno dei luoghi dove hanno colpito i terroristi.
Il giocatore avrebbe un polmone perforato da una scheggia;   operato nella notte starebbe bene.
A lui e a tutti i feriti negli attentati gli auguri sinceri di una pronta e totale guarigione.

 

 
 

2015.11.12 – LA RABBIA DEI VENETI AI FUNERALI DI ERMES MATTIELLI

Questa è la realtà … e questo è solo un esempio.
Fuori l’italia dalla Nazione Veneta.

Ermes Mattielli, l’artigiano di Arsiero condannato dalla magistratura a risarcire con 135mila euro due Rom che aveva ferito dopo che si erano introdotto nella sua proprietà per derubarlo, è morto.
Nel giorno dei suoi funerali esplode la rabbia per quello che molti cittadini percepiscono come una ingiustizia.
Salvare la sua casa, che potrebbe essere destinata ai due rapinatori come risarcimento, è diventata una battaglia di principio. (Francesca Carrarini)