2022.10.06 – ATTENZIONE ALLA (FALSA) CONTROINFORMAZIONE

Riportiamo un articolo che vuol informare su come opera il sistema di potere, non quindi per fare pubblicità ad altri canali d’informazione e/o persone, ma per sottolineare invece di diffidare da fantomatiche informazioni che ultimamente circolano in rete che spesso appaiono fantasiose e fantascientifiche.
Attenzione quindi alla controinformazione: non tutto quello che vi raccontano è vero, ci sono disinformatori che con falsa controinformazione “raffigura il potere come più forte di quello che in realtà è, e lo protegge avvolgendolo di una artificiale aura di invincibilità. È l”’arte” della psy-op, ovvero quel depistaggio messo su da ambienti dei servizi che hanno deciso di scatenare una guerra psicologica permanente nei confronti dei dissidenti per farli vivere in uno stato di paura perenne e indurli in qualche modo alla rassegnazione.”
E’ molto plausibile dunque che quanto più ne inventano di fantasiose, tanto più significa che “il sistema sta perdendo la battaglia del pensiero.” La spiegazione più semplice è solitamente quella giusta (“rasoio di Occam”).
Quindi fate attenzione quando condividete certe notizie pensando di avere la verità in tasca.


 

Dal sito “La Cruna dell’Ago” di Cesare Sacchetti:
Il Manifesto e l’allarme sul nostro canale Telegram: le paure del mainstream

 

 

Era un po’ che i media mainstream non si interessavano di questo blog o del nostro canale Telegram che ormai sembra avere tolto il sonno a molti, specialmente dalle parti dello stato profondo “italiano”.

Stavolta a fare una profilazione della rete di profili considerati vicini a Qanon in Italia è il Manifesto, il quotidiano comunista fondato da Lucio Magri e Rossana Rossanda.

C’è da specificare innanzitutto che Qanon non esiste. Si tratta di una invenzione mediatica che deriva da alcuni media del mainstream americano che è stata pedissequamente ripresa da quest’altra sponda dell’atlantico dai media italiani ed europei.

Esiste Q, una sua bacheca e i suoi cosiddetti “drop” che sono delle comunicazioni, a volte in codice, che vengono fatte per dare indizi e tracce a coloro che seguono il movimento di Donald Trump.

L’ipotesi più probabile è che dietro Q ci sia in realtà un gruppo di intelligence militare americano che affianca il presidente da diversi anni. Lo stesso Trump ha rimandato innumerevoli volte a Q e ai suoi scritti attraverso condivisioni sui social. Non è un’entità astratta.

È un fenomeno reale senza il quale è impossibile comprendere quale sia la missione di Trump da quando ha iniziato la sua avventura in politica, e da quando è nato il movimento fondato sul principio di mettere al primo posto l’America e i suoi interessi nazionali, e non quelli di oscuri gruppi di potere che da troppo tempo infestano Washington e le sue istituzioni.

La ragione per la quale i media americani ed italiani definiscono Qanon come Q è probabilmente quella del depistaggio. Attraverso questo falso nome vengono attribuiti fatti e dichiarazioni a Q che in realtà hanno fatto Qanon e i canali che falsamente dichiarano di essere “rappresentanti” di Q quando in realtà sono spesso i primi disinformatori.

È la palude della falsa controinformazione della quale si è parlato in numerose occasioni e che abbiamo denunciato numerose volte perché molto spesso tali infiltrati producono danni persino più rilevanti dei media mainstream.

L’ultimo esempio, tra i numerosissimi che si possono fare a questo proposito, è quello di aver fatto credere che Draghi prima di lasciare palazzo Chigi abbia in qualche modo preparato il terreno ad un ritorno alla sovranità monetaria attraverso una fantomatica riforma della Banca d’Italia che in realtà non c’è mai stata.

Costoro hanno fatto credere che nel nuovo statuto di Bankitalia si fosse messo fine al famigerato divorzio del 1981 attuato dall’allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, e l’ex governatore di palazzo Koch, Carlo Azeglio Ciampi.

Nulla di tutto questo è ovviamente accaduto ma il mestiere del disinformatore è appunto quello di confondere le acque e depistare per conto degli apparati dello stato profondo che lo governano e lo retribuiscono per tale opera di mistificazione.

Lo scopo è far apparire come amici i nemici e viceversa in modo da indurre il lettore nella confusione più totale e farlo precipitare paradossalmente a tessere le lodi di coloro che invece egli vorrebbe denunciare e combattere.

Questa parentesi sulla falsa controinformazione era essenziale perché i media mainstream quando fanno le loro profilazioni mischiano giornalisti che non rispondono al sistema ad altri elementi manovrati dal sistema stesso, per far credere che i primi abbiano qualcosa a che spartire con i secondi.

Per poter distinguere i primi dai secondi, il lettore deve fare un esercizio di verifica dei contenuti messi in circolo da entrambi e metterli a confronto in modo da avere un’idea chiara di chi ha costantemente fabbricato montature quali quella di Draghi “sovranista” oppure quella del certificato verde che sarebbe stato prorogato di 3 anni a marzo scorso.

Oppure ancora quella del fantomatico arrivo dei Black block a Trieste che sarebbero dovuti giungere lo scorso ottobre nel capoluogo friulano per sabotare le proteste dei portuali che stavano facendo davvero paura al governo Draghi.

E ancora si potrebbe citare a questo riguardo il caso Biscardi dello scorso gennaio, quando purtroppo in completa solitudine denunciammo come si stesse facendo passare un noto truffatore per un ricercatore scientifico e di come si stesse cercando di far credere che tale personaggio fosse stato ucciso per via delle sue “ricerche” sui sieri.

In quel caso, l’apparato della disinformazione aveva ricevuto il compito di far credere, falsamente, che chi parlava dei danni dei sieri veniva eliminato perché scomodo.

È l’”arte” della psy-op, ovvero quel depistaggio messo su da ambienti dei servizi che in questo caso hanno deciso di scatenare una guerra psicologica permanente nei confronti dei dissidenti per farli vivere in uno stato di paura perenne e indurli in qualche modo alla rassegnazione.

Attraverso tale tecnica si raffigura il potere come più forte di quello che in realtà è, e lo si protegge avvolgendolo di una artificiale aura di “invincibilità”.

A questo punto, c’è abbastanza carne al fuoco da far comprendere al lettore quali sono le tecniche dei depistatori e come riconoscerli.

Tornando all’articolo del Manifesto, stavolta non si ravvedono i toni irrisori e diffamatori dei precedenti articoli del mainstream contro di noi. Non c’è la falsificazione vista con Newsguard, una società vicina ad ambienti sorosiani, e non c’è il fango e le menzogne, scritte anche in maniera ridicola, della versione italiana della rivista americana Rolling Stones, già nota per aver fabbricato clamorose storie false su ospedali congestionati da pazienti che avevano preso la ivermectina, il farmaco usato da Trump per trattare l’influenza COVID.

Stavolta si ravvedono dei toni più asciutti e formali di quelli di chi vuole fare una fredda analisi statistica di quei canali che sono diventati una vera e propria spina nel fianco nei confronti di determinati poteri.

E stando a quello che scrive il quotidiano comunista sul podio ci sarebbe proprio il nostro canale.

Questo è il ritratto che il Manifesto fa di noi.

Unico fra tutti coloro che hanno sposato le teorie di Q a produrre quasi esclusivamente contenuti originali (nell’ordine di decine di post al giorno sugli argomenti più svariati, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, oltre ad avere un suo blog anche in inglese), dai dati emerge che il suo canale Telegram (63.505 iscritti) è il più ripostato in tutto il network italiano – non solo quello Q – preso in analisi dal database, con un margine quasi di 2 a 1.

Due post di Sacchetti in cui insinuava che Mario Draghi fosse gravemente malato – che gli sono valsi lo scorso gennaio una perquisizione da parte della Digos – hanno rispettivamente 99.000 e più di 43.000 visualizzazioni – e hanno circolato non solo su canali Q come Qanon Italia e Italian Patriots ma anche su gruppi come Esercenti no green Pass e Italia Costituzionale no green pass.”

Ci sembra di capire quindi che il Manifesto ha commissionato o si è servito di un’analisi statistica per giungere alla conclusione che il nostro canale Telegram è in effetti il più popolare tra quelli presenti su questa piattaforma in Italia.

L’articolo del quotidiano poi prosegue scrivendo che “Sacchetti è in top ten fra i più ripostati sia che si parli di Qanon, di elezioni o di Covid, mentre è in assoluto il più condiviso in materia di guerra in Ucraina.”

Ciò suggerisce che il mainstream che ha in un primo momento adottato le tecniche del discredito per provare, invano, a squalificarci sia seriamente preoccupato.

Il blog e il canale sono evidentemente diventati un punto di riferimento per molte persone che da tempo hanno smesso di leggere i media mainstream e che diffidano al tempo stesso della palude della falsa controinformazione che infesta lo stesso Telegram.

Ciò pare che susciti irritazione perché quando non si è padroni del flusso delle notizie non si riesce a controllare le menti come vorrebbe il potere. E quando questa condizione si verifica, ciò vuol dire che quel potere ha perduto la leva del suo controllo. Quella che le consentiva di far dire e pensare ciò che si vuole anche ai dissidenti attraverso la citata rete di depistatori e disinformatori.

Sono gli uomini del mainstream stesso ad ammettere, a malincuore, che ciò che facciamo ha caratteristiche diverse dagli altri e, che piaccia o meno, sono queste caratteristiche – a mio modesto parere di serietà e metodo nelle analisi delle notizie – che, a quanto pare, preoccupano e non poco i proprietari dei mezzi di comunicazione.

Ciò porta alla conclusione precedente, ovvero quella che il sistema sta perdendo la battaglia del pensiero.

Per la prima volta dalla fine della farsa pandemica, è emerso quindi un elemento nuovo e incontestabile. Il potere ha paura perché i mezzi che assicuravano la sua esistenza sono divenuti ininfluenti.

Più semplicemente, c’è una larga parte di persone che non crede più al sistema e queste persone stanno andando laddove proprio il sistema non vuole che esse vadano.

Così come tramonta il potere finanziario che aveva voluto la globalizzazione, così tramonta tutta la macchina di propaganda che questo aveva messo in moto.

 

(tratto da qui)