Alla fine è accaduto nuovamente.
Nella lenta guerra di annientamento dichiarata dall’Italia contro Trieste non poteva mancare l’ulteriore attacco al suo porto.
Con il solito decreto illegittimo che di anno in anno si rinnova il Commissario del Governo italiano in carica, prefetto Maria Adelaide Garufi, ha confermato la sospensione del punto franco del cosiddetto Porto Vecchio, ovvero nel Porto Nord di Trieste.
Questo accade mentre il Governo italiano si sta prodigando per realizzare i punti franchi nel porto di Venezia.
Una precisa strategia che porterebbe alla dismissione del Porto Internazionale di Trieste trasferendone di fatto, in violazione del diritto internazionale, le preziose zone franche al porto italiano concorrente.
La morte del porto di Trieste significherebbe nuova vita per quello di Venezia, altrimenti destinato ad un ruolo secondario di fronte alla crescita dell’unico concorrente Adriatico.
Si tratta naturalmente di un colpo gravissimo portato alla sempre più precaria economia triestina che si appresta a celebrare un altro anno durissimo sul fronte occupazionale.
Altre migliaia di posti di lavoro stanno per saltare, mentre le amministrazioni locali anziché schierarsi a difesa dei propri cittadini sostengono, in accordo con lo Stato italiano occupante, la folle politica della chiusura del Porto Vecchio per trasformarlo in area urbana.
Il decreto del Commissario di Governo porta la data dell’8 gennaio.
Ed immediatamente il Comune di Trieste controllato da un centrosinistra a guida PD, che della speculazione immobiliare nel porto ha fatto la propria principale battaglia, ha dato il via alla presentazione del proprio Piano Regolatore che prevede appunto quale pezzo forte proprio l’urbanizzazione del Porto Vecchio.
Un’appropriazione indebita sostenuta peraltro trasversalmente da quasi tutti i partiti politici.
Un abbraccio fatale nel nome dei soldi che gli investitori del cemento mafioso promettono di riversare nelle tasche della casta politica.
La motivazione addotta dal Commissario di Governo per bloccare il Porto Nord di Trieste esemplifica perfettamente questa situazione di illegalità continuata. Il Punto Franco del Porto Vecchio viene sospeso fino al 31 dicembre 2014 per permettere “attività didattico-formative e museali dell’Istituto di Cultura Marittimo Portuale di Trieste propedeutici all’organizzazione della fiera Expo 2014”.
Andando a cercare su internet si scopre che questo “importante” evento riguarda una fiera del caffè che si svolgerà dal 23 al 25 ottobre del 2014 con affluenza prevista di 10.000 visitatori.
Tutto qui.
Questo il motivo del blocco per il 2014 del prezioso Porto Franco che da solo porterebbe migliaia di posti di lavoro.
Ogni anno l’Italia si inventa una scusa per cercare di dimostrare l’impossibilità di utilizzare i punti franchi di un porto che non le appartiene essendo garantito quale Porto Internazionale al di fuori della giurisdizione di ogni singolo Stato e dell’Unione Europea: quest’anno tocca alla fiera del caffè.
Roma sta così bloccando da 17 anni il Porto Franco di Trieste e lo sviluppo dell’intera Zona A del Territorio Libero di Trieste tenuto sotto il tallone di una amministrazione di stampo mafioso: la sopravvivenza di Trieste e del suo porto significa indipendenza dall’Italia.
Tratto da (CLICCA QUI)