2011.06.30 – IL RISCHIO GUERRA CIVILE PUO’ ESSERE DIETRO L’ANGOLO

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di Canio Trione

 

 
Centocinquantanni  fa il Principe di Salina riferendosi ai cambiamenti connessi all’incipiente Unità d’Italia preconizzò chiarissimo: “ tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli…; e dopo sarà diverso ma peggiore. Noi  fummo i gattopardi, i leoni: quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene”. (il Gattopardo, Feltrinelli ‘94 p.168)
Questa frase -che è la vera sintesi e sostanza dell’opera e del pensiero di Tomasi di Lampedusa scritta nell’ormai lontano 1957- si rivela oggi a noi posteri, in tutta la sua terribile realtà e concretezza; in quella frase è materializzata una fase di un secolo e mezzo che ha premiato appunto le iene e gli sciacalli a spese dei lavoratori e dei meritevoli.
Oggi  nell’anniversario di quella Unità relativamente a quella profetica analisi sociale e politica dobbiamo dire che l’attuale situazione creata dal governo Berlusconi-Bossi- Scilipoti & C.  porta inevitabilmente alla fine sociale ed economica del Sud (e probabilmente anche del resto d’Italia); fine decretata da una macchina amministrativa e politica incapace di rispondere alle necessità.
Il nostro premier ha recentemente riaffermato la stabilità del governo dicendo: “a questa maggioranza non v’è alternativa”. Ed  è vero, sul piano parlamentare non esiste alternativa e non ve ne sarà.
Il livello comatoso in cui versa la classe politica non permette di ipotizzare una alternativa governativa da nessuna parte.
Però essere al governo per mancanza di alternative non è edificante e sarebbe meglio non dirlo neanche se fosse vero.
Se non si risolvono i problemi la gente cerca e trova le alternative a modo proprio.
Per  le strade di Napoli l’alternativa che si sta profilando e quella della morte per malattia. Quindi  la guerra civile è il male minore.
Anche  alla disoccupazione non v’è alternativa se non arrampicarsi sui tetti o assaltare qualche palazzo pubblico.  Cosa dire dei No Tav? e se il governo avesse insistito con il nucleare cosa si sarebbe prodotto?
Confondere la governabilità con la violenza -ancorchè di Stato- è un errore che porta dritto alla guerra civile. Ma a chi serve continuare ad affondare il Sud? Come non si riesce a vedere che un ulteriore imbarbarimento della situazione meridionale porta al collasso dell’intero sistema? A chi giova continuare a lasciare l’immondizia per strada, perseguitare i contribuenti, precarizzare ulteriormente i lavoratori, lasciare nel disservizio i cittadini, azzerare l’economia…?
 

 
 
  1.  Francesco Schiraldi scrive:

  1.  
    Cercare una logica nelle cose italiane è davvero arduo, sembra che gli italiani siano rimasti un popolo di individualisti che pur di difendere il proprio orticello prestano pochissima attenzione alla marea montante che rischia di travolgere tutto e tutti…in un sistema strutturato in consorterie che si sostengono una con l’altra è il bene comune che va in malora, si preferisce galleggiare politicamente perché incapaci di rinunciare ai propri assurdi privilegi, alle proprie rendite di posizione, alla cura unilaterale dei propri interessi qualsiasi essi siano. L’Europa ci biasima e condanna quotidianamente, ma soprattutto (cosa ancora più grave) chi regge le fila della finanza e dell’economia mondiale ci vede sempre più inaffidabili e arroccati attorno ai problemi e alla sopravvivenza di pochi potenti, preda dell’egoismo provincialotto e ridicolo di quattro esaltati presunti celtici, non più in grado di vedere oltre le nostre misere cosucce di Paese periferico…servirebbe uno tsunami ma non marino quanto piuttosto sociale e culturale per far sì che con una classe dirigente finalmente degna di una nazione europea il Sud sia il primo a beneficiarne, una volta salvato il Paese dalla compagine di affossatori verdi e di altri colori oscuri che lo mantengono sotto scacco ormai da troppo tempo
     

    •  Ladisa Michele scrive:
      RISPONDE CANIO TRIONE
      caro Francesco
      il fatto è che lo tsunami sociale e culturale sarà portato da questo scenario da guerra civile che si sta formando. non può non arrivare.
      anche le rendite e i privilegi stanno barcollando mettendo in forse le fondamenta del sistema (basti dire che si fa una manovra da 45 mld in un momento come questo! vuol dire che siamo al “si salvi chi può”).
      quindi questi due temi pur correttissimi e che condivido, sono stati (tra virgolette) superati dalla gravità delle emergenze; e queste emergenze non possono essere risolte con i vecchi sistemi ma servono i frutti e quindi i metodi della rivoluzione culturale che tu auspichi.
      la mia preoccupazione è che i periodi rivoluzionari portano all’ulteriore impoverimento dei deboli e al consolidamento dei potenti cioè ad una situazione di autoritarismo maggiore dell’attuale; specie quando non esistono ricette per rilanciare l’economia (quella libera). per dirla più esplicitamente e più sinteticamente l’attuale situazione negativa è l’inizio della fase negativa futura che lo sarà molto di più di oggi (sul piano occupazionale, su quello finanziario, sociale,..). e non basta togliere i privilegi per riavviare il circolo virtuoso fatto di fiducia e di progresso.
       

  2.  Francesco Schiraldi scrive:
    Auguriamoci che quella buona sorte che ci ha tenuto in piedi fino ad ora faccia un altro colpo di scena e ci consenta di tirar fuori a salvare il salvabile quella classe di cittadini di buon senso e di buone capacità finora tenuti in disparte dal peggio imperante…secondo quello che dici, Canio, sarebbe pure ora che accadesse…è il caso di dire “se non ora quando?”