RUSSIA

CASO “SKRIPAL” – OPINIONE DELL’AMBASCIATA RUSSIA IN ITALIA.

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Commento dell'Ambasciata Russa in Italia in relazione alla decisione di espellere funzionari di rappresentanze russe all'estero
È con profondo rammarico che abbiamo recepito la decisione di espellere due funzionari di rappresentanze russe in Italia.
Peraltro non ci è stata fornita alcuna prova del loro coinvolgimento in attività incompatibili con lo status di diplomatico.
Tale eclatante gesto, prettamente politico, è stato spiegato con la necessità di attuare la decisione assunta dal Consiglio Europeo relativamente alla famigerata solidarietà euroatlantica con Londra.
Naturalmente questo atto non resterà senza risposta da parte nostra.
Considerando illegittimi i riferimenti al cosiddetto «affare Skripal» – un'aperta provocazione della Gran Bretagna, – rileviamo che questo gesto di inimicizia di Roma è in netto contrasto con la plurisecolare tradizione di buone e stabili relazioni russo-italiane, introduce un elemento di sfiducia in quel dialogo pragmatico che non si è mai interrotto neanche quando la UE ha adottato la politica sanzionatoria, indebolisce i positivi sviluppi potenziali della cooperazione bilaterale.
Vorremmo ricordare che anche nel periodo della contrapposizione ideologica della «guerra fredda» tra Occidente e Unione Sovietica, l'Italia si è fatta guidare prima di tutto da una propria visione dell'opportunità politica e non da pareri imposti dall'esterno.
Attiriamo l'attenzione sul fatto che questa iniziativa è stata intrapresa da un Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana formalmente dimissionario.
Auspichiamo che il nuovo governo del paese, espressione dell’esito delle elezioni parlamentari, voglia perseguire con decisione una politica di sostegno al dialogo costruttivo e di sviluppo della collaborazione in tutti i campi con la Russia.
 
 
VERGOGNA ITALIA!
Dove sono le prove della responsabilità del Governo Russo circa il caso "Skripal"?
Ma come si può pretendere che un Governo di una Nazione possa rispondere ad altri governi su fatti di cui vi è solo la presunzione di responsabilità e nessuna prova diretta?
Almeno un pò di decenza sarebbe doverosa … o vi dovete sempre sottomettere al volere di altri?
Noi speriamo di liberarci presto dalla dominazione straniera italiana e di poter intraprendere un rapporto diplomatico franco e corretto nei confronti soprattutto della Nazione Russa e di tutte le altre Nazioni che amano agire in trasparenza e nel rispetto reciproco.
W il Popolo Russo, W il Popolo Veneto.
WSM
Venetia, 30.03.2018
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 

LA RUSSIA A THERESA MAY: “NON ABBIAMO PAURA DI TE”

di Jonas E. Alexis
 
“Theresa May aveva dato all’amministrazione di Vladimir Putin un termine fino a mezzanotte di martedì per spiegare come un’ex spia sia stata avvelenata a Salisbury, altrimenti avrebbe concluso che è stato un ‘uso illegale della forza’ da parte dello stato russo contro il Regno Unito.”
Questo è simile alla vecchia tattica, “Hai smesso di picchiare tua moglie?
” Se dici di sì, allora hai appena ammesso di essere colpevole di aver commesso un crimine.
Se dici di no, allora sei ancora colpevole di aver commesso un crimine.
L’accusa promiscua di Theresa May non funzionerà mai in un mondo sano dove le regole di evidenza sono rispettate e applicate in modo coerente.
Semplicemente non puoi accusare qualcuno di un crimine e pretendere che la stessa persona produca prove che non è colpevole.
Semplicemente non si sommano.
In realtà, non è necessario essere un politico o un avvocato per rendersi conto che la posizione di May è semplicemente folle.
Questa sembra essere una delle ragioni per cui la Russia non sta prendendo sul serio le accuse della May im modo palese.
Quello che gli agenti dellla May e del nuovo ordine mondiale devono fare è semplicemente questo: produrre prove rigorose che dimostrino che la Russia è colpevole.
Ma c’è qualcos’altro in questa storia.
Quando nel maggio 2016 era stato chiesto alla May se fosse pronta ad autorizzare uno bombardamento nucleare su migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini in Medio Oriente, lei aveva risposto dicendo:
” Sì!
L’unico punto di dissuasione è che i nostri nemici devono sapere che noi saremo pronti a usarlo”.
In un mondo razionale, questo è inesplicabile.
Facciamo solo qualche esperimento mentale qui.
Supponiamo che la Russia sia colpevole.
Potrebbe essere che la Russia stava semplicemente seguendo la visione prevalente della May?
Potrebbe essere che la Russia stia effettivamente universalizzando l’ideologia della May?
La Theresa May è pronta per usare le armi nucleari su migliaia di nemici percepiti come tali, ma altri paesi non possono fare lo stesso!
In che modo hanno eletto questi personaggi (come la May) come leader del cosiddetto mondo libero?
Questo non è nemmeno un fatto di equazioni differenziali o fisica matematica.
Questo è il senso comune che si applica a ogni essere umano sul pianeta.
Quello che stiamo vedendo qui è che gli agenti del Nuovo Ordine Mondiale (NWO) come la May sono disperati perché la Russia li ha umiliati in Siria.
Gli agenti del NWO stanno ancora perpetuando il coro che Assad deve andare via.
Ma Assad, la Russia e l’ran stanno ancora esponendo i mercanti di guerra nella regione.
Quanto tempo ci è voluto dagli Stati Uniti per cancellare l’Iraq?
Solo pochi mesi.
Libia?
Solo pochi mesi.
Ma la Siria?
Bene, sia la Russia che l’Iran stanno dicendo che l’imperialismo anglo USA ha già fatto abbastanza danni.
Alla May e agli altri burattini del regime sionista ovviamente non piace.
Pertanto, stanno evocando scenari non plausibili per mantenere viva e sana la spedizione sionista nei paesi del Medio Oriente.
Ma la Russia non sta prendendo sul serio quelle persone.
Fonte: Veterans Today
Traduzione: Luciano Lago
Articolo segnalato da Benedetto, tratto da (CLICCA QUI)
 
 

IL BUON GOVERNO DI VLADIMIR PUTIN PAGA: IL 71,9 PER CENTO DEI RUSSI LO VOTA

Vladimir Putin, secondo i primi exit-poll, è in testa col 71,9 per cento dei consensi.
L’affluenza, alle 19, era del 60 per cento, ma coi dati definitivi aumenterà ancora.
L’appello del pregiudicato Navalni a non andare a votare è caduto nel vuoto, i russi hanno preferito scegliere il loro presidente.
Putin si avvia così trionfalmente al sui quarto mandato.
Erano in funzione oltre centomila seggi per oltre 100 milioni di aventi diritto al voto.
E’ stato insomma accolto dello “zar” ad andare a votare: ieri Putin aveva sollecitato i russi ad andare a votare alle elezioni presidenziali per uno degli otto candidati in lizza.
“E’ la volontà dei russi, la volontà di ogni cittadino russo, a determinare quale sarà la strada che prenderà il nostro Paese”, ha dichiarato Putin in un appello video trasmesso dalle televisioni ieri sera in cui sottolinea che chi non vota, “chi evita di decidere personalmente come adempiere alla sua libertà di scegliere il futuro della nostra amata e grande Russia”, deve sapere che “le scelte saranno fatte senza tenere a conto la sua opinione”.
I russi sono l’”unica fonte di potere” del Paese, ha aggiunto confermando che il capo si identifica con il popolo.
“Noi russi abbiamo sempre scelto da soli il loro destino, abbiamo sempre fatto le cose seguendo la nostra coscienza, la nostra idea di verità e giustizia e ci ha sempre indirizzato il nostro amore per la madrepatria.
E’ il nostro carattere nazionale riconosciuto in tutto il mondo”, ha concluso.
Secondo con l’11 per cento il comunista Grudinin
Secondo è arrivato il 57enne Pavel Grudinin, fra le poche novità delle elezioni, candidato del Partito comunista, scelto dopo che il 73enne segretario Gennadi Ziuganov (candidato alle elezioni presidenziali nel 2012, nel 2008, nel 2000 e nel 1996) ha fatto un passo indietro.
Novità come candidato alle presidenziali, ma non un volto nuovo della politica.
In passato ha fatto parte di Russia unita, con cui è stato eletto nella regione di Mosca per tre mandati alla Duma e con cui ha rotto dopo che non ha sostenuto la sua candidatura per la presidenza di distretto.
Dopo la rottura, Grudinin ha anche provato a stringere un’alleanza con il Partito liberal democratico di Vladimir Zhirinovsky, arrivato terzo, secondo gli exit-poll .
I suoi rapporti con la verticale del potere della regione di Mosca sono considerati buoni.
Grudinin è il direttore della cooperativa Sovkhoz Lenin, trasformata con successo da fattoria collettiva a impresa fiorente, ancor di più grazie alle sanzioni e allo slancio dell’agricoltura in Russia negli ultimi anni.
E’ un populista comunista, le cui aspre critiche alle autorità, associate alle promesse di condizioni migliori di vita, hanno colto l’interesse di gruppi trasversali, tanto che sono fioccate in campagna elettorale nei suoi confronti accuse di conti all’estero.

 

PUTIN, MANDATO D’ARRESTO PER GEORGE SOROS PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’!

Il premier russo Putin difende il proprio Paese dalle intromissioni esterne: emesso un mandato di cattura nei confronti del banchiere ebreo-ungherese Soros, accusato di speculare sul Rublo e di finanziare l'opposizione al Governo in vista delle elezioni di marzo
La Russia ha ufficialmente dichiarato che il miliardario George Soros è un uomo ricercato nel loro paese, lui e le sue organizzazioni sono una "minaccia alla sicurezza nazionale russa".
Putin ha preso questa decisione lo scorso anno a causa del fatto che Soros ha contribuito a distruggere  l'economia russa nel primi anni del 1990. 
Matt Taibbi del Rolling Stone ha detto di Goldman Sachs sei anni fa:
"La prima cosa che dovete sapere su Goldman Sachs è che è ovunque ,è la più potente banca d'investimento del mondo è un grande calamaro, vampiro avvolto intorno al volto dell'umanità, inesorabilmente trascina nel suo imbuto di sangue  tutto ciò che odora di soldi.
"In effetti, la storia della recente crisi finanziaria, che funge anche da una storia del rapido declino e la caduta dell'impero americano di  improvvisamente truffati, si legge come un Chi è Chi di laureati di Goldman Sachs."
Ovviamente Soros vuole essere come Goldman Sachs. Phil Butler lo rappresenta bene quando dice: "George Soros ha un dito in ogni torta politica. 
Se c'è una crisi nel nostro mondo, è una scommessa sicura che ha avuto una mano in esso ".
Si può dire che Soros e Goldman Sachs sono parte ideologicamente della stessa fratellanza.
La loro strategia è un po 'diversa, ma il risultato finale è la distruzione della vita attraverso il sistema economico (sia esso il capitalismo o socialismo) e la manipolazione politica.
Ecco perché Soros sembra pensare che egli è invincibile. 
Egli pensa di poter spostare il pianeta politico ed economico in pochi battiti di ciglia e nessuno gli può dire di smettere.In realtà, egli scrive libri come The Alchemy of Finance. Soros crede di poter uccidere la stabilità politica in tutta l'Europa e  in America senza che  nessuno possa sfidarlo
Soros è sicuramente vecchio, ma lui non vuole essere obsoleto.
La sua organizzazione è stata recentemente scoperta a condurre operazioni segrete volte a destabilizzare la Russia.
Ecco una citazione interessante dai file trapelate di Open Society Foundation Soros ':
"La nostra inclinazione è di impegnarci in attività  con gli attori che comprendono e contrastano il sostegno russo ai movimenti in difesa dei valori tradizionali … nomi e cognomi da noi è problematico:.
Siamo anche nel business di incanalare denaro in altri paesi per usarli per scopi politici"
 
traduzione di Alfredo d'Ecclesia
FONTE INGLESE: http://viralliberty.com/putinl-arrest-warrant-george-soros/
 

IL NOSTRO CORDOGLIO PER LE VITTIME DELL’INCIDENTE AEREO DI SOCHI.

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Onore alla memoria per quanti hanno perso la vita nell'incidente aereo di Sochi.
Proprio in una recente riunione del Minor Consejo del Governo Veneto Provisorio avevo fatto riferimento al Coro Alexandrov apprezzato in una esibizione tratta da un video di youtube, (che potete vedere qui sotto).
Cantavano e si divertivano nel farlo.
I loro volti non erano ostili.
Non sono riuscito a immaginarmeli “nemici”.
Con onore e rispetto.
WSM
Venetia, 27 dicembre 2016
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provisorio

 
Nessun sopravvissuto.
È stato subito chiaro che non c’era niente da fare per gli 84 passeggeri e gli 8 membri dell’equipaggio dell’aereo precipitato nel Mar Nero domenica mattina, poco dopo la partenza da Sochi.
Tra le persone a bordo, anche i componenti del coro dell’esercito russo.
Il Tupolev 154 di proprietà del ministero della Difesa di Mosca, è decollato alle 5.20 del mattino (ora locale) — intorno alle tre di notte italiane.
Due minuti dopo, è scomparso dai radar.
Destinazione del velivolo, la base aerea russa di Larakia, in Siria.coro
Non si conoscono ancora le cause dello schianto, ma il presidente Vladimir Putin ha subito ordinato al suo primo ministro, Dmitri Medvedev, di guidare la Commissione di inchiesta sul disastro aereo. La pista del terrorismo non è stata esclusa tra le varie ipotesi.

Tra le vittime del disastro aereo anche Elizabeta Glinka, conosciuta anche come «Dottoressa Liza» direttore esecutivo dell'organizzazione umanitaria Fair Aid e figura molto nota in Russia, lo scorso 8 dicembre era stata premiata dal presidente Vladimir Putin per il suo impegno umanitario.
«Sappiamo che stava andando a Latakia per portare medicinali e attrezzature a un ospedale», ha detto il capo del Presidential Council for Human Rights Mikhail Fedotov.
A bordo anche 9 giornalisti: il reporter di Channel One Russia Dmitrii Runkov e il tecnico del suono Alexander Soidov.
A bordo anche un corrispondente del canale televisivo NTV, il corrispondente Mikhail Luzhetsky, il cameraman Oleg Pestov e il tecnico del suono Evgeny Tolstov (che su Facebook ha postato una foto in aeroporto, a Mosca, poco prima del disastro), e tre dipendenti del canale televisivo Zvezda Tv, il corrispondente Pavel Obukhov, il cameraman Aleksandr Suranov e l'assistente Valery Rzhevsky.

Tratto da (CLICCA QUI)

IL CORO ALEXANDROV … UNA LEGGENDA LUNGA 90 ANNI.
Una leggenda lunga 90 anni
Fondato nel 1928 da Alex Alexandrov con la missione di sollevare il morale delle truppe, il Coro dell'Armata Rossa, noto anche come Alexandrov Ensemble, è forse il più famoso dei gruppi musicali del suo genere e un'autentica "leggenda" dell'ex Unione Sovietica.
Composto  esclusivamente da voci maschili il coro ha inoltre un'orchestra e un gruppo di ballo.
Nel suo repertorio ci sono canzoni legate all’ideologia comunista, figlie dell’era del regime sovietico  ma anche canti popolari e pezzi del floclore russo, come il famoso "Battellieri del Volga", adattamento di una melodia popolare con testi che evocano il duro sforzo dei lavoratori.
Il coro dell’Armata Rossa fin dalla sua nascita ha avuto una significativa presenza internazionale e fu utilizzato spesso come ambasciatore degli ideali e dei valori dell'Unione Sovietica.
Nel 1937  i suoi artisti si  sono esibiti al Salone Internazionale di Parigi, dove hanno guadagnato enorme prestigio.
Ma è stato durante la seconda guerra mondiale che  il gruppo è diventato un baluardo della resistenza e della lotta contro l'occupazione della Germania nazista.

 

ANDREY KARLOV, L’AMBASCIATORE RUSSO ASSASSINATO AD ANKARA.

101538744-11692076-ac1a-4954-9b1f-83975add7b4fANKARA
L'ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, è stato ucciso in un attentato.
Colpito a morte mentre parlava a una mostra fotografica da un poliziotto che per entrare alla Galleria d'arte ha mostrato il tesserino.
Giacca nera e cravatta, la pistola in pugno, ha cominciato a sparare gridando "vendetta" e poi "Aleppo" o "noi moriamo in Siria voi morite qua".
Il diplomatico si è accasciato a terra, ha ricevuto le prime cure sul posto ma non è stato neanche trasportato in ospedale, sarebbe stato inutile.
Le forze speciali turche hanno fatto irruzione nella galleria d'arte e ucciso l'aggressore che continuava a sparare.
"Non uscirò vivo da qui, non vi avvicinate!", gridava.
Fonti dell'ambasciata, citate dai media locali, precisano che il diplomatico stava tenendo un discorso alla Galleria di Arte contemporanea, per la mostra fotografica 'la Russia vista dai turchi'.
Un video mostra il momento dell'attacco.
L'agente ha la pistola in pugno, è vestito in abito scuro, giacca, cravatta, e grida: "Non dimenticatevi di Aleppo, non dimenticatevi della Siria". Poi l'urlo, "Allahu Akbar", "Dio è grande".
È stato identificato dopo essere stato ucciso.
Era un diplomato del 2014 dell'accademia di polizia Rustu Unsal di Smirne, si chiamava Mevlut Mert Altintas, aveva 22 anni e faceva parte delle unità anti-sommossa di Ankara.
In due occasioni aveva anche prestato servizio per la scorta del presidente Recep Tayyip Erdogan, sia a Konya nel 2014 che a Bursa nel febbraio 2015. 
La polizia turca ha fermato la sorella e la madre dell'assassino, e ha perquisito l'abitazione nella città di Soke, provincia di Aydin, nel sud ovest del Paese.
La pista islamista non convince tutti in Turchia, o quantomeno si propongono 'piste' alternative.
Come il sindaco della città che sul proprio account Twitterprova a dare una lettura differente: "Secondo quello ho sentito, gli slogan islamisti sono una copertura, l'assalitore era un membro del Feto (Organizzazione del Terrore Gülenista, ndr)" scrive.
Il presidente russo Vladimir Putin è subito informato, qualche ora dopo riceve la telefonata del presidente turco,Recep Tayyp Erdogan.
Il portavoce Dmitri Peskov riferisce che sono in corso consultazioni con il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov e con i servizi di sicurezza.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova definisce l'omicidio di Karlov "un atto terroristico" e sottolinea che la questione sarà posta lunedì al Consiglio di sicurezza dell'Onu: "Oggi è un giorno tragico per la diplomazia russa".

La nostra missiva di cordoglio.


​MOVIMENTO DE LIBERASION NASIONALE DEL POPOLO VENETO
GOVERNO VENETO PROVISORIO


​Vogliate accettare le nostre più sentite condoglianze per la grave perdita dell'Ambasciatore Andrey Karlov ad Ankara.
Con onore e rispetto.
Sergio Bortotto
Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio

NO ALL’INVIO DI SOLDATI ITALIANI AL CONFINE DELLA RUSSIA

Soyvxxdnhruhxzjqe-800x450-nopadttomettersi alla NATO ed accettare l'invio dei soldati al confine della Russia è la scelta più pericolosa che questo governo abbia fatto, sia per un possibile conflitto, sia per l'aspetto economico del nostro Paese, essendo l'Italia tra i primi partner commerciali della Russia.
NO ALL'INVIO DI SOLDATI ITALIANI.
Per i Veneti che non si rifiutano di essere inviati come italiani in Lettonia promettiamo il futuro diconoscimento del diritto alla Cittadinanza Veneta … non la meritereste.
 

2016.10.12 – L’ISTERIA CONTRO LA RUSSIA

– Putin parla dell'isteria contro la Russia – 
"Hanno incolpato la Russia di tutti i peccati.
Nessuno si e' degnato di discutere con noi.
Accuse senza prove e senza fonti verso la Russia, colpevole di tutti i peccati mortali.
L'attacco contro il convoglio umanitario in Siria noi sappiamo chi lo ha fatto.
Una delle note organizzazioni terroristiche.
E sappiamo che anche gli americani lo sanno.
Ma preferiscono assumere un altra posizione.
Incolpare senza prove la Russia.
Questo non aiuta.
L'ho gia detto.
E` un modo di comportarsi nell'arena internazionale che si chiama pressione e ricatto.
Ma con la Russia non ha mai funzionato.
E non funzionera" 12/10/16 Vladimir Putin
Traduzione di Russian Tour
 
 
 

LA MISSIONE RUSSA IN SIRIA E LA CRISI UCRAINA

MARZO 20, 2016
Dmitrij Sedov Strategic Culture Foundation 18/03/2016
 
Il buon esito della missione militare russa in Siria ha causato, oltre a una straordinaria quantità di commenti positivi, alcune speculazioni sulla possibile esistenza di un accordo tra Russia e Stati Uniti, probabilmente qualcosa del genere: ritiro dalla Siria e imposizione a Kiev dell’accordo Minsk II. Sembrerebbe che l’esistenza di tale disposizione sia possibile.
Tuttavia, non è affatto così.
Ed ecco perché: agli occhi degli interessati l’attuazione dell’accordo Minsk II da parte di Kiev cesserebbe di svolgere un ruolo fondamentale.
Il regime di Kiev sta crollando e neanche Minsk II lo salverà.
Oggi la preoccupazione principale dei protettori esteri di Kiev è trovare i modi per preservare il regime anti-russo in Ucraina.
E’ da tale punto di vista va considerato il ritorno delle Forze di Difesa Aerospaziale russe in Patria.
Il riuscito test nei combattimenti dei militari russi significa portare un nuovo dato nel gioco politico internazionale.
E Vladimir Putin l’ha introdotto tenendo conto dell’analisi di breve e medio termine degli sviluppi sulla scena globale.
Prima di tutto, l’arrivo del “nuovo dato” è legato alla crisi ucraina.
Che tipo di rapporti di forza in questa crisi s’erano visti fino ad oggi?
Le azioni del regime Poroshenko e dei suoi burattinai statunitensi potrebbero essere spiegate interamente citando Carl von Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. Nelle loro menti, una nuova guerra è l’unico modo per salvare il regime.
Con l’inizio della fase acuta della crisi socio-economica in Ucraina, le autorità non avrebbero altra scelta che entrare in guerra con il Donbas, chiedendo la coscrizione obbligatoria totale e l’instaurazione dello stato di polizia.
L’obiettivo di ciò, però, non è sconfiggere le repubbliche ribelli.
Le nuove ostilità verrebbero avviate per scopi diversi, cioè accusare la Russia di aggressione e sollevare la questione d’inviare i “caschi blu” nel Paese.
La logica di tale l’idea è che l’accordo di Minsk II sarà gettato nella pattumiera, e quindi sarà necessario un nuovo approccio per la soluzione della crisi.
Il nucleo di tale “nuovo approccio” è l’internazionalizzazione del conflitto che, secondo gli strateghi di Washington, dovrebbe finalmente eliminare l’influenza russa in Ucraina.
Naturalmente, nella NATO gli accordi sull’“internazionalizzazione” saranno raggiunti senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e senza l’approvazione russa, similmente al caso dei bombardamenti della Jugoslavia.
I partner possono essere in disaccordo, ma ricordando le competenze statunitensi sul “braccio di ferro”, gli Stati Uniti inevitabilmente raggiungeranno il loro obiettivo.
Inoltre, i calcoli si basano sul fatto che l’immagine russa è già tanto “demonizzata” che alcun argomento particolare seguirà e le “forze di pace” entrerebbero in Ucraina “su richiesta del governo legittimo”.
Dopo di che, le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk potrebbero essere attaccate, la dittatura militar-fascista insediata e il regime esistente a Kiev permanenrre.
Non ci sono altre opzioni per Kiev e Washington.
O finire di sostenere il regime o avviare una provocazione militare, con la prima opzione che porta a conseguenze incerte per i responsabili della crisi.
E a giudicare dai preparativi militari di Kiev, fino ad oggi la seconda opzione è stata presa seriamente in considerazione.
È significativo che tutti parlino di guerra con la Russia, non col Donbas.
Le richieste per riprendersi la Crimea con la forza si sentono.
Il tutto può sembrare un mucchio di sciocchezze militariste, ma Pentagono e NATO favoriscono sempre la guerra, che gli porta soldi.
Tutto il resto sono “effetti e danni collaterali”.
Ma, ripetiamo, sembrava così prima che Vladimir Putin presentasse la sua “nuova carta” nel gioco.
Dopo di che, le cose sono cambiate drasticamente.
Mosca sa che, anche se la Russia avesse un volto angelico verrebbe sempre demonizzata.
All’improvviso, la Russia affronta il compito d’impedire lo scenario bellico occidentale in Ucraina.
Ed è possibile solo impedendo all’esercito ucraino di passare dall’offensiva a una vasta operazione sul fronte.
I piloti russi dall’esperienza siriana possono agire nel più breve tempo possibile.
La loro esperienza su attacchi mirati, ricognizione e attacchi chirurgici è inestimabile.
cdmucwmxeaadvuxLa “Grande Guerra” farebbe crollare il regime.
Il diritto internazionale supporterebbe tale azione?
La risposta è chiara se si considerano le seguenti circostanze:
– Il 16 marzo, la Repubblica Popolare di Donetsk iniziava a rilasciare passaporti ai propri cittadini,
– Un attacco alla Crimea sarà considerato aggressione militare non provocata e necessitante una risposta adeguata,
– L’aggressione al Donbas richiederebbe un’operazione di mantenimento della pace di emergenza.
Dopo che le Forze Aerospaziale russe avranno adempiuto al compito di fermare l’aggressione al Donbas, gli ulteriori sviluppi varierebbero.
In particolare, vi è la possibilità di un’offensiva strategica del Donbas su Kiev, comportando l’ascesa al potere di nuove forze politiche pronte a cooperare con Mosca.
Altri scenari sono possibili, ma alcuno a vantaggio di Kiev.
La Russia, naturalmente, sarà dichiarata ancora come aggressore, ma Mosca conosce bene il vero valore dell’informazione oggi. Garantire la sicurezza del Paese è molto più importante.
In breve, le Forze Aerospaziali russe dall’esperienza siriana sono il dato che cambia di molto i rapporti di forza nella crisi ucraina.
Le menti dietro la crisi dovranno pensarci due volte prima d’istigare un nuovo bagno di sangue. Possiamo solo sperare che ci pensino bene.La ripubblicazione è gradita un riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

(Tratto da: CICCA QUI)

IL SUICIDIO EUROPEO … ALTRI SEI MESI DI SANZIONI CONTRO LA RUSSIA.

PUTINGli ambasciatori dei Paesi membri dell’Unione europea, riuniti nel Coreper, hanno concordato un prolungamento di sei mesi delle sanzioni economiche contro la Russia, decidendo un’estensione delle misure già adottate nei settori dell’energia, bancario e della difesa.
Lo riferiscono fonti diplomatiche, aggiungendo che la decisione diventerà definitiva lunedì a mezzogiorno, a meno che qualche Stato membro cambi la sua posizione o sollevi obiezioni.
Proseguirà dunque, almeno fino a giugno, la politica di ostracismo dell'Ue nei confronti di Putin, che già tanti danni ha prodotto alle economie dei Paesi membri.
 

SYRIA AND THE PIPELINES … LE RAGIONI DEL TERRORISMO?

Ecco un'analisi che potrebbe fare un pò di chiarezza sulle reali motivazioni che hanno portato ai tragici accadimenti, anche di questi ultimi giorni.
Perché un popolo deve sentirsi in diritto di schiacciarne un'altro per mantenere la sua supremazia?
pipeline-640x336Prima di procedere con l’esposizione di questo redazionale proviamo a fare il gioco del Risiko sullo scacchiere mondiale in questo modo potremmo anche cercare di interpretare quanto accaduto a Parigi lo scorso 13 Novembre.
Pertanto vediamo chi è amico di e nemico di.
La Russia per retaggio storico e culturale è ancora un naturale nemico degli USA, la Russia tuttavia è ancora il partner energetico chiave per l’Unione Europea, quest’ultima alleata militare e culturale degli stessi USA: ricordiamo a tal fine la crisi in Ucraina e l’embargo occidentale verso la Russia.
La Siria è uno storico alleato della Russia in Medio Oriente, le dotazioni dell’esercito siriano sono di derivazione sovietica, nel porto della città di Tartus è situata l’unica base navale russa che consente il presidio e la possibilità di intervenire nelle acque del Mediterraneo.
Per la Russia questo porto di appoggio logistico e militare è più che strategico, direi quasi vitale, senza di esso infatti non potrebbero effettuare rifornimenti ed assistenza alle altre forze armate che dovessero essere collocate nelle coste del Mediterraneo o intervenire eventualmente in Medio Oriente.
La Siria è inoltre alleata naturale dell’Iran per ovvie ragioni ideologiche, l’Iran per la sua recente apertura al mondo occidentale è in pieno contrasto con i paesi islamici di chiara matrice ortodossa, nonostante questo non può essere considerato un paese alleato agli USA.
Quali sono invece i paesi ortodossi nel mondo islamico in piena divergenza con l’Iran ?
In prima battuta abbiamo l’Arabia Saudita, il cinquantunesimo stato degli USA, ancora primo esportatore di greggio al mondo ed anche primo cliente della difesa statunitense.
Oltre all’Arabia Saudita abbiamo anche il Qatar ed il Kuwait smaniosi di conquistare una fetta del mercato energetico europeo, soprattutto il mercato del gas.
Sullo sfondo mancano ancora due importanti attori dell’area, l’Irak e la Turchia: il primo è un paese non allineato agli USA nell’area medio orientale (non penso che serva spiegarne le ragioni), mentre il secondo, soprattutto ora con la nuova governance di Erdogan, sempre più vicino a Washington ed i suoi alleati con in testa tutto il blocco continentale europeo.
Ultimo l’ISIS, presente ormai per due terzi in Siria e per un terzo sul territorio iracheno.
Sullo sfondo di fianco a questi attori troviamo il secondo e più ricco mercato dell’energia al mondo, quello europeo, che come molti sanno ha sempre avuto come principali partner energetici la Russia e la Libia (quest’ultima ora sotto assedio ISIS), entrambi in eterno conflitto con gli USA.
Chi porterà il gas in Europa ed in che modo lo farà nei prossimi anni rappresenta al momento la principale sfida mondiale in campo energetico che coinvolge gli interessi di almeno una dozzina di paesi sostanzialmente schierati in due fazioni, chi sta con sotto l’egida di Washington e chi sta con Mosca.
I principali esportatori di gas al mondo (escludendo gli USA) sono in ordine di riserve detenute Russia, Iran, Qatar e Arabia Saudita.
Nello specifico il più grande giacimento di gas al mondo denominato South Pars North Dome con un potenziale estrattivo di oltre 50 trilioni di metri cubi è ubicato proprio nel Golfo Persico tra la costa qatarina e quella iraniana con una estensione di circa 10.000 km quadrati, il 60% dei quali competono a diritti di sfruttamento del Qatar ed il restante 40% all’Iran.
Quali saranno le arterie che porteranno energia all’Europa, chi le costruirà e soprattutto chi le controllerà rappresenta una mossa di strategia geopolitica vitale per il controllo degli equilibri planetari nel futuro.
Pensate solo ad un Europa che viene allattata da un partner amico della Russia (sempre più in sintonia con la Cina) piuttosto che da un paese alleato con gli Stati Uniti.
Progetti di nuove pipelines (leggasi gasdotti) sono in gestazione da anni ed alcune sono anche andate vicine anche alla loro fatidica implementazione.
Il più famoso è stato il gasdotto South Stream, che doveva unire la Russia all’Unione Europea, attraversando le acque territoriali turche, passando per la Bulgaria e la Serbia.
Politicamente i leader che ne avevano reso possibile l’ideazione nel 2009 furono Putin, Erdogan e Berlusconi, mentre il consorzio di general contractor che si era impegnato alla sua realizzazione era formato da ENI, Gazprom e EDF.
Tuttavia l’embargo commerciale dell’UE (richiesto da Washington) che venne istituito contro la Russia per la gestione della crisi ucraina portò come conseguenza l’abbandono del progetto da parte della Russia proprio un anno fa (Dicembre 2014).
Sempre in parallelo, nello stesso periodo viene formulato il progetto di un secondo gasdotto, il Nabucco, volto a rafforzare la capacità di approvigionamento energetico dell’EU mediante un nuovo corridoio che partiva da Baku (Azerbaijan), passava per Georgia, Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria sino ad arrivare in Austria.
Il Nabucco avrebbe dovuto rifornirsi non dalla Russia rispetto a South Stream, ma da più partners fra loro indipendenti come Kazakistan, Turkmenistan, Irak e Iran.
Nel 2013 il progetto del Nabucco viene abbandonato per fare spazio al TAP (ossia il Trans Adriatic Pipeline), questo in considerazione degli elevati costi di realizzazione del Nabucco (quasi 8 miliardi) e dei rischi sistemici legati al transito del gasdotto in paesi non ancora garantisti e politicamente instabili.
Il TAP porterà in Italia (con aggancio in Puglia nel territorio leccese) il gas proveniente da approvigionamenti nel Mar Caspio passando per Grecia ed Albania, questo vi fa capire l’importanza che riveste la Grecia per Washington.
La realizzazione del TAP è stata formalmente autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico nel maggio di ques’anno come infrastruttura di pubblica utilità ed urgenza.
Con il TAP autorizzato e destinato ad agganciarsi in Turchia ad un altro gasdotto, il TANAP ossia il Trans Anatolian Pipeline, possiamo finalmente inquadrare gli episodi di cronaca nera di Parigi.
Per inciso TAP e TANAP rappresentano l’ossatura portante del Corridoio Sud del Gas, infrastruttura strategica per consentire l’accesso al mercato europeo a fonti energetiche diverse da quelle russe.
A questo punto possiamo presentare il progetto di gasdotto avanzato da Qatar ed Arabia Saudita, denominato con molta fantasia in Turkey-Qatar Pipeline, il quale prevede un’arteria di collegamento tra i giacimenti estrattivi del Qatar, passando per l’Arabia Saudita, transitando per Giordania e Siria, con approdo in Turchia per collegarsi al Corridoio Sud del Gas di cui abbiamo fatto menzione prima.
Sostanzialmente in questo modo vengono estromessi Iraq, Iran, Russia e Siria, quest’ultima che verrebbe ridimensionato non poco il proprio potenziale logistico.
Nel 2011 il governo di Assad rifiuta il progetto di gasdotto proposto da Qatar e Arabia (immensamente sponsorizzato da Washington, ricordate sempre il ruolo dell’Arabia Saudita nell’economia statunitense) ed invece avanza e propone l’ipotesi di un secondo nuovo gasdotto denominato anche questo con grande fantasia Iran-Iraq-Syria Pipeline successivamente ribattezzato in Islamic Pipeline (caldamente sponsorizzato dalla Russia) in cui la Siria riveste un ruolo strategico nell’infrastruttura in quanto il gas arriverà nelle coste siriane e da lì mediante rigassificatori rifornirà le navi metaniere che andranno nei porti europei, mentre nel primo progetto il gas arriverebbe direttamente in Turchia, un paese schierato ed oggi alleato agli USA.
All’Irak il progetto di Assad pare un sogno sia per i diritti di transito di cui beneficerebbe sia per lo schiaffo morale che potrebbe dare in questo modo agli USA stessi.
A questo punto possiamo capire l’entrate in scena dell’ISIS (fatalità nello stesso periodo) e di chi lo finanzia ossia Turchia, Qatar, e Arabia Saudita, paesi che vogliono destabilizzare il governo di Assad per sostituirlo con uno compiacente in grado di avallare il loro progetto di gasdotto.
Si tratta pertanto di una faida in seno a tutto il Medio Oriente il cui scopo non è più di tanto il denaro in sè, ma la sudditanza energetica dell’Europa e chi potrà controllare e governare questo rapporto di sudditanza.
Gli USA temono infatti nei prossimi due decenni di perdere la loro egemonia valutaria (e per tanto il dominio su tutto) qualora dovessero perdere influenza ed ingerenza nelle scelte di politica energetica di paesi oggi partner ma domani forse.
Gli attentanti di Parigi al pari di quelli di New York nel 2001 hanno smosso e scosso l’opinione pubblica tanto da osannare un immediato intervento militare nell’area in un momento di impasse che vedeva il fronte occidentale in difficoltà per il supporto ed assistenza sovietica.
Solo dopo questo intervento potremmo capire quale progetto di gasdotto verrà imposto alla Siria, magari proprio quello voluto da Washington, rispetto a quello sponsorizzato da Mosca.
Alla fine gli USA non fanno altro che proteggere e rafforzare sempre i propri interessi in ottica di lungo termine a scapito di altri paesi, tuttavia proprio come ha sempre fatto lo stesso Assad per il proprio paese.
Artticolo proposto da Marco Baio
Tratto da (CLICCA QUI)
 

E PUTIN DICE DELL’ITALIA (E NON DELLA REPUBBLICA VENETA)

WTG putinE così, come sembra apparire da un articolo di oggi 24 novembre 2015 su News 24 italia, il Presidente Russo avrebbe definito l'italia:
"un paese governato da incapaci, schiavo dell' europa e che oggi non vale nulla".
"… l'italia oggi vale meno di 2 metri quadrati di deserto … perché è un paese governato da incapaci, per altro non eletti da nessuno, che sanno solo farsi calpestare dai vertici europei.
L'italia è diventata un rifugio per clandestini e terroristi, dove entrare è semplice e restarci ancor di più …"
La sua soluzione per il paese italiano … il suo amico Silvio Berlusconi con una coalizione con Salvini e Meloni.
Per l'italia potrebbe essere la salvezza.
Se fosse così ripristinata la legalità in italia e rispettata la volontà popolare, anche la Serenissima Repubblica di Venezia, tornata libera sulle proprie terre marciane, potrebbe impegnarsi per aiutare gli italiani e il loro paese allo sbando.
 
 

DIVENTA SEMPRE PIU’ DURA LA GUERRA DI VLADIMIR PUTIN CONTRO LO STATO ISLAMICO

Vladimir Putin: "Vivo o morto, portatemi Al Baghdadi"
Secondo quanto riferiscono i media iraniani, il presidente russo vorrebbe giustiziare il Califfo
Diventa sempre più spietata la guerra di Vladimir Putin contro lo Stato islamico.
 
 
Secondo una fonte dell'agenzia stampa iraniana Tansim news, citata da Qelsi, lo zar avrebbe ordinato ai suoi generali: "Vivo o morto, portatemi Abu Bakr al Baghdadi a Mosca".
Secondo quanto riferiscono i media iraniani citati da Qelsi, "Putin sarebbe intenzionato a giustiziare il califfo Al Baghdadi e ad esporre in pubblico il suo corpo.
Cosa che non sarebbe però possibile, poiché in Russia la pena di morte è stata sospesa nel 1996".
Nel caso in cui il Califfo dovesse morire negli scontri con le forze militari russe o siriani, Putin avrebbe comunque chiesto di portare le salme di Al Baghdadi in Russia.
"La sua richiesta, scrivono gli iraniani, mira a mettere in imbarazzo gli Usa, ad evidenziare il fallimento della Coalizione internazionale".

E LA RUSSIA IN SIRIA DIMOSTRA FORZA E ORGANIZZAZIONE

In Siria i soldati di Putin mettono in campo armi, velocità di movimento e sfrontatezza mediatica.
Un'esibizione di forza che spaventa
 
Gli Stati Uniti sono sotto choc per quel che hanno visto della non prevista capacità militare dei russi in Siria.
Non si tratta soltanto delle armi nuovissime ed estremamente precise, ma anche dello stile, della velocità di movimento militare e persino della sfrontatezza mediatica del Cremlino che sfida apertamente gli americani a fornire gli obiettivi che vorrebbero bombardati e quelli che vorrebbero risparmiare.
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Washington è rimasta interdetta e sembra che la risposta sia stata: ci stiamo lavorando, vi faremo sapere.
Vero o falso che sia, questo scambio di battute ha prodotto il suo effetto. Un dettaglio per rendere l'idea: i russi hanno portato in Siria caserme prefabbricate per migliaia di soldati e hanno allestito spettacoli serali con ballerine e comici, varietà e teatro.
Ieri il New York Times dava un quadro molto documentato dell'effetto traumatico che sta avendo sull'America la guerra di Putin in Siria.
Tutti sono colpiti da un trauma che ha un solo precedente: quello del lancio del primo satellite artificiale Sputnik il quattro ottobre del 1957.
Allora l'America pensò di aver sbagliato tutto: scuole, addestramento, università, investimenti e si sottopose a una vera autoflagellazione che poi dette come risultato il primo uomo sulla Luna.
Adesso non si tratta di andare sulla Luna ma di prendere decisioni, anche diplomatiche e di intelligence, all'altezza del nuovo oggetto sconosciuto che non è più una palla di latta del diametro di 58 centimetri in orbita nello spazio, ma una macchina militare mai vista ancora in azione con tutti i nuovi armamenti che Vladimir Putin ha tenacemente voluto anche durante la devastante crisi per il crollo del prezzo del petrolio.
Alla Casa Bianca e al Pentagono lo staff militare e operativo ha passato ore difficili da cui alla fine è scaturita la notizia di ieri: Obama ha capovolto la sua politica e ha annunciato che a ritirarsi dall'Afghanistan non ci pensa nemmeno.
I ground boots a stelle e strisce restano sul campo anche per sostenere la concorrenza russa sul campo di battaglia.
Le forze armate di Mosca, nell'immaginario americano ma anche europeo, erano finora prigioniere del cliché sovietico: milioni di soldati ingolfati in uniformi sgraziate e milioni di tonnellate di ferro in marcia spargendo miasmi e cannonate.
Ora, con l'intervento in Siria ci troviamo di fronte al primo caso di una Russia che esce fuori dai confini del vecchio impero, cosa che non succedeva dai tempi dell'Afghanistan.
La sorpresa dello schieramento e l'inaspettata velocità di programmazione hanno portato vertici e analisti a concludere che l'operazione militare in Siria doveva essere stata preparata da mesi.
In realtà le forze armate russe non sono nuove a imprese veloci e impressionanti: quando nel 1945 Stalin si decise a spazzar via l'armata giapponese in Manciuria a guerra praticamente finita per bilanciare l'effetto delle atomiche americane aveva a disposizione magnifiche truppe che avevano combattuto in Europa mentre la produzione militare industriale era al suo massimo.
Ondate di grandi aerei sbarcavano divisioni e armamenti sul campo di battaglia riforniti da una combinazione mai vista di aria e terra.
Degli ottocentomila giapponesi non rimase nulla.
Oggi la situazione è ovviamente tutt'altra e gli analisti americani notano il netto progresso russo dall'intervento in Georgia del 2008 a oggi, passando per la guerra segreta e senza mostrine in Ucraina.
In Georgia le cose non andarono totalmente lisce: Putin perse alcuni aerei e la fanteria non si dimostrò all'altezza.
Sono passati da allora sette anni e in questo periodo è cambiata radicalmente la modernizzazione oltre che il look militare russo: vedi questi soldati in televisione, e sembrano americani.
Mostrano i filmati dei loro bombardamenti e trattano gli statunitensi come cretini («Hanno la testa piena di funghi» ha detto Putin).
Le uniformi, le navi lanciamissili, i ponti di comando, tutto è mostrato come in una showroom che è anche una guerra.
Che cosa succederà quando gli americani si saranno ripresi dal trauma?
Il Pentagono è sotto accusa per aver trascurato un monitoraggio all'altezza dei cambiamenti.
La Cia è ovviamente sotto tiro anche se l'intelligence americana ha da tempo lanciato l'allarme specialmente nel centro Europa.
L'esperienza storica insegna che gli Stati Uniti hanno al loro interno un software autocorrettivo che ha funzionato nel passato ogni volta che si doveva confrontare con potenze soverchianti sul campo, come la Germania e il Giappone, ma oggi non si tratta per fortuna di combattere una guerra fra potenze, ma soltanto di capire bene quel che accade per non fare e non concedere errori.
Tratto da (CLICCA QUI)