NEWS – SCIENZA E SVILUPPO

PETROLIO ADDIO ??? NELLE MARCHE LA PRIMA CASA “OFF-GRID” AUTONOMA E SCOLLEGATA DALLE RETI


casa_off-gridE' stata inaugurata la prima casa off grid d'Italia che ha definitivamente detto addio al petrolio perché  autosufficiente e staccata da luce e gas. 
È stata realizzata a Monsano, in provincia di Ancona, ed è la prima casa italiana completamente indipendente da fonti fossili inquinanti, scollegata dalla rete elettrica nazionale e dalla tradizionale fornitura di gas.
A far diventare realtà ciò che fino a poco tempo sembrava impossibile è stata la Energy Resources, un'azienda marchigiana particolarmente attenta al problema dell'impatto ambientale e al risparmio energetico, capitanata dal lungimirante Enrico Cappanera.
Grazie alle tecnologie green sviluppate negli ultimi anni, l'azienda è riuscita a mettere a punto un progetto rivoluzionario: realizzare abitazioni che non siano più dipendenti dal petrolio!
"Ha ragione Moody's – ha commentato Cappanera – ora le multinazionali possono realmente preoccuparsi, è finita l'era del petrolio. 
Operazioni come questa rendono più concreti i concetti legati alla terza rivoluzione industriale ed aprono le porte ad una nuova stagione per l'umanità, dove sarà la generazione distribuita di energia elettrica da fonti rinnovabili a ripristinare l'equilibrio tra uomo e pianeta".
Un grande successo per un'azienda di grande rilievo, che ha saputo investire nello sviluppo eco-sostenibile, dando origine al fortunato SES – Smart Energy System, un impianto di energia intelligente, capace di integrare l'abitazione con un sistema di gestione dell'energia.
SES display
Il risultato? 
Non solo una grande soddisfazione per Cappanera e la sua realtà, ma soprattutto "una reale democrazia energetica", che spalanca le porte a tutti "a dispetto delle grandi manovre di multinazionali dell'energia, di governi poco lungimiranti e di istituti di credito ancora legati ad un sistema basato sulle fonti fossili ed al loro monopolio".
Nell'abitazione si produce energia pulita a impatto e chilometri zero: qui viene prodotta, gestita distribuita e utilizzata, senza la necessità di reti, intermediari o filiere di distribuzione.
"Anche Francesco Del Pizzo, AD di Terna Plus – ha continua l'ad di Energy Resources – scommette su un futuro dove i sistemi di accumulo di energia serviranno a stabilizzare la rete elettrica esistente, garantendo la crescita delle rinnovabili. 
D'altronde Jeremy Rifkin ha basato le sue teorie su cinque pilastri di sviluppo principali dove la micro produzione di energia ed il suo accumulo serviranno ad uscire dall'empasse energetico e dalla crisi economica ed ambientale globale".
"Quello che fino ad oggi è stato definito consumatore – ha concluso Cappanera – deve trasformarsi finalmente in produttore capace di orientare le proprie scelte in modo consapevole: sapere quanta energia si ha possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti".
Alla luce di questo, oggi non è ancora più ridicolo parlare di nucleare?


Tratto da (CLICCA QUI)

 

2013.09.19 – DOCUMENTARIO – CHE COSA CI VORRA’ SULLA TERRA???


Documentario  di Foster Gamble su tematiche quali: energia gratis, flussi toroidei, alimentazione, economia sostenibile.
Thrive (prosperare) è un documentario non convenzionale che solleva il velo su quello che sta realmente accadendo nel nostro mondo, seguendo il denaro a monte – scoprire il consolidamento globale del potere in quasi ogni aspetto della nostra vita. Intrecciando innovazioni nel campo della scienza, coscienza e attivismo, Thrive offre soluzioni reali, che ci autorizzi con le strategie inedite e coraggiose per la bonifica dellle nostre vite ed il nostro futuro.
Il mondo che abbiamo davanti in realtà è un velo che copre il vero mondo, quello di poteri occulti, quello che ci manipola, ci rende e ci ha resi schiavi da più tempo di quanto si possa immaginare!
Non stiamo parlando di decenni ma di secoli, anche se, io credo che si tratti addirittura di millenni.
L’obbiettivo dei poteri occulti, è quello del controllo globale della civiltà sulla terra e, potrebbero riuscirci se non apriamo gli occhi in tempo e cominciamo a fare qualcosa di concreto per evitarlo.

Tratto da (CLICCA QUI)

 

2013.07.25 – LA FONDAZIONE KESHE E I SUOI OBBIETTIVI

Pubblicato in data 13/set/2012
La Fondazione Keshe ha rilasciato recentemente un video divulgativo sui principi di funzionamento della tecnologia rivoluzionaria che è già stata creata e sarà messa a disposizione dell'umanità.
La traduzione italiana riportata in questo articolo vi permetterà di comprendere le nuove possibilità che si aprono in campo sanitario, ambientale, dei trasporti ed energetico che cambierà tutta la nostra vita. 
La Keshe Foundation è stata fondata da Mehran Keshe, nato in Iran e laureato in ingegneria nucleare alla University of London.
Negli ultimi 40 anni le sue ricerche si sono concentrate sulle dinamiche del plasma caricato elettricamente e utilizzato come fonte di energia e di campi gravitazionali.


La KESHE FOUNDATION (registrata in Olanda è un'organizzazione no-profit.

 

 

 

(vai al sito: CLICCA QUI)
KESHE FONUDATION
E 'il titolare di tutti i diritti intellettuali di MT Keshe relativi alla sua tecnologia. 
L'obiettivo principale di questa fondazione è quello di condividere i benefici di tutti gli aspetti delle sue tecnologie in cinque diversi settori legati al benessere del genere umano e di educazione al mondo.
Obiettivi della Fondazione Keshe sono per risolvere i principali problemi del mondo di oggi:
  • Il riscaldamento globale / problema CO2 (raggiunto)
  • La carenza di energia (raggiunto)
  • I problemi idrici (raggiunto)
  • Problemi alimentari (per lo più raggiunti)
Uno degli obiettivi della Fondazione Keshe è quello di fornire reattori al plasma in "Oasi Quote", che fornirà una soluzione integrata per i bisogni umani di base come l'acqua potabile, l'alimentazione, la luce e il calore. 
Oggi 1,6 miliardi di persone non hanno energia elettrica e ogni giorno 4.000 bambini in Sud Africa muoiono da acqua contaminata.
Allo stesso tempo, la Fondazione è impegnata principalmente nel fare viaggi nello spazio profondo una realtà nei prossimi anni e portandola alla portata di tutti. In questo campo la tecnologia di propulsione artificiale è diventata una cosa del passato.

LEGGETE L'ANNUNCIO IMPORTANTE DELLA FONDAZIONE KESHE (CLICCA QUI)

MEHRAN TAVAKOLI KESHE
Nato in Iran nel 1958 , figlio di un ingegnere a raggi X, è stato introdotto al mondo della radiazione e la scienza nucleare in giovanissima età.
Nel 1981 si diploma presso Regina Mary College, Università di Londra, come un ingegnere nucleare specializzato in reattore sistema di controllo della tecnologia.
Ha trascorso gli anni da allora completamento di un sistema per la produzione di gravità ed energia utilizzando un radioattivo reattore a idrogeno che è pulito e sicuro.
Ha coperto tutti gli aspetti della progettazione di un nuovo sistema nucleare plasma fin dall'inizio alla sua fase attuale. 
Ciò ha incluso la progettazione, il combustibile, il collaudo e applicazioni pratiche.
Dal 2002 si è concentrato sul completamento della gamma della sua tecnologiaper il lancio nel mondo scientifico e industriale.
Nel settembre 2004 è stato invitato da un paese leader occidentale, attraverso le sue organizzazioni uffici governativi, per presentare la sua tecnologia per la valutazione.
Da novembre 2004 a marzo 2005 la sua tecnologia era considerata dagli scienziati di un'università.
Nel marzo del 2005 , il rapporto dall'università dichiarato che la produzione di energia attraverso questa nuova tecnologia è fattibile .
Nel mese di aprile 2005 , attraverso le organizzazioni governative, partner di sviluppo commerciale è stato trovato a studiare la praticità di sviluppo di questo sistema. 
Accordo è stato raggiunto tra le due parti e la società di sviluppo ha ritenuto che il sistema è pratico e funzionale, come è stato riportato nello studio di fattibilità da parte dell'università.
Entro il 17 settembre 2005 la valutazione preliminare del sistema era completo e le parti hanno concordato che erano pronti per procedere con la produzione fisica del primo sistema di energia gravitazionale.
Brevetti europei e internazionali per la tecnologia sono stati applicati per i primi di ottobre 2005 per tutti gli aspetti del possibile utilizzo della nuova tecnologia, che coprono alcune centinaia di applicazioni .
Alla fine del 2005 e l'inizio del 2006 molti reattori al plasma statici sono stati costruiti per confermare i principi teorici della tecnologia. 
Questi reattori statici tutto il lavoro a temperatura ambiente ed a pressione atmosferica normale, e fornire tensione e corrente.
Dall'inizio del 2006 vari prototipi di dinamiche reattori al plasma specificamente progettati per ottenere ascensore e movimento sono stati costruiti e testati con successo.
Attraverso lo sviluppo di questi nuovi sistemi, i depositi di nano-carbonio sono stati generati, e la spettroscopia Raman ha confermato che questi sono in Sp2 e Sp3 forma.
L'utilizzo di reattori al plasma per motivi di salute è stato testato, in collaborazione con i medici , e alcuni dei risultati raggiunti in questi studi può essere visto nella sezione Salute di questo sito web.
Una carta è stata pubblicata sulla cattura diretta di CO2 e CH4 dall'ambiente , dove la CO2 e CH4 erano in uno stato liquido a temperatura ambiente e pressione ambiente. 
La CO2 e CH4 sono stati dimostrati mediante IR e spettroscopia XRD eseguita da una università belga.
Nel luglio 2009 il primo libro l'ordine universale della creazione di materia è stata pubblicata.
Nei primi mesi del 2011 il secondo libro La Struttura della Luce è stato pubblicato.
Nel mese di ottobre 2011 il terzo libro L'origine dell'Universo è stato pubblicato.
Nel 2006 la proprietà intellettuale relativi a questa tecnologia sono stati trasferiti al Stichting Fondazione Keshe in Olanda.L'obiettivo principale di questa fondazione è la distribuzione dei costi di licenza di cinque diversi settori connessi al benessere dell'umanità e del mondo e l'educazione .


 

2013.07.24 – ZEITGEIST MOVEMENT – PARADISO O OBLIO.


Pubblicato in data 17/giu/2012

Paradise or Oblivion è un documentario realizzato da The Venus Project.
Questo documentario dettagli le cause dei disturbi di valore e sintomi sistemici pregiudizievoli causati dal nostro attuale sistema stabilito.
Questo video di presentazione sostiene un nuovo sistema socio-economico, che viene aggiornato ad oggi la conoscenza, con il lavoro per tutta la vita di ingegnere sociale, futurista, Inventor e Industrial Designer Jacque Fresco, che egli chiama Resource-Based Economy.
I dettagli di film della necessità di diventare troppo grande per i metodi datati e inefficaci della politica, diritto, economia, o qualsiasi altro "stabilimento" nozioni di cose umane, e utilizzare i metodi della scienza, in combinazione con l'alta tecnologia, di provvedere ai bisogni di tutti mondo le persone.
Non si basa sulle opinioni dell'elite politica e finanziaria o illusorie cosiddette democrazie, ma sul mantenimento di un equilibrio dinamico con il pianeta che potrebbe in ultima analisi di fornire abbondanza per tutti.
Paradise or Oblivion , da The Venus Project, introduce lo spettatore ad un sistema di valori più appropriato che sarebbe necessaria per abilitare questa cura e approccio olistico a beneficio della civiltà umana.
Questa alternativa supera la necessità di un ambiente monetario-based, controllato, e la scarsità-oriented, che ci troviamo oggi.
Questo NON è il "film importante" che il Progetto Venus si sta adoperando, ma è piuttosto un documentario per introdurre gli obiettivi e le proposte di nuove persone.
 
 

2013.07.24 – NIKOLA TESLA – L’ENERGIA LIBERA ED ILLIMITATA.


La free energy e' energia libera e gratuita per tutti.
E' una fonte di energia illimitata, non inquinante e che non produce scorie, rifiuti e rumore.
Non ha costi tranne quello del generatore e può essere utilizzata per qualsiasi cosa.
E' l'energia definitiva, l'unica speranza per un futuro sostenibile ed un vero progresso per l'umanità.
Molti scienziati sono d'accordo che la free energy esiste e aspetta solo di essere utilizzata, ma allora perché la ricerca non va in questa direzione?
La scoperta di una fonte di energia libera, gratuita e illimitata, provocherebbe una rivoluzione epocale, qualcosa così lontano dal nostro modo di pensare, che il cervello non può neanche immaginare come sarebbe il mondo con la free energy.
Ci sarebbero enormi ripercussioni al livello sociale, economico e politico.
Provate ad immaginare se da un giorno all' altro il petrolio, l'energia atomica e qualunque altro tipo di energia inquinante diventassero obsolete.
Definire questo una rivoluzione epocale e' riduttivo, pensate a quali interessi economici ci sono dietro l'energia inquinante.
Ecco perché la ricerca a favore della free energy non trova finanziatori.
Non mi stancherò mai di dire che quello che succede nel mondo non e' frutto del caso, il mondo va nella direzione decisa da pochi uomini di potere, lo stesso vale per la ricerca scientifica, solo la scienza servile al potere e all'armamento bellico viene finanziata.
I ricercatori indipendenti si trovano a dover lottare contro le istituzioni economico/politiche e contro la scienza tradizionale che non ritiene possibile la free energy, perché apparentemente va contro le leggi della termodinamica e della conservazione dell'energia, nonostante che in fisica quantistica sia stato dimostrata l'esistenza del vuoto quantistico, per cui contravvenendo alla legge di conservazione, un elettrone e il suo compagno di antimateria, il positrone, possono emergere dal nulla, congiungersi e quindi svanire.
Senza ombra di dubbio il pioniere della free energy e' stato il grande Nikola Tesla.
A distanza di un secolo la sua storia ci insegna, che esistono uomini senza scrupoli che vogliono costringerci in un mondo dove tutto e' scarso.
La scarsità rende potente chi possiede quel poco e schiavo chi ne necessita, questo rende possibile dare un prezzo ad una cosa che non ha valore, trasformando un diritto naturale in un bene da acquistare. Riflettete su questo.
La teoria dell'energia cosmica di Tesla
Ricostruire la teoria dell'Energia cosmica di Tesla è spesso difficile.
I suoi documenti così come i suoi progetti sono stati rubati e ben nascosti, per poi divenire "riservati per motivi di sicurezza nazionale", mentre i suoi 700 brevetti, al cui interno troviamo sporadicamente dei riferimenti, sono stati resi introvabili, come se si fossero dissolti nel vuoto, o nel forzieri delle società degli Illuminati.
In occasione del suo 79° compleanno, nel 1938, cinque anni prima della sua morte, annunciò la più grandi scoperte della sua vita e disse che presto le avrebbe donato a tutto il mondo, non appena avesse completato lo sviluppo degli aspetti più segreti.
Tesla si riferiva alla Teoria Dinamica della Gravità e all'Energia del Cosmo, che era poi la scoperta di una Verità fisica nuova, non c'è energia se non quella che riceviamo dall'ambiente.
Nella sua breve introduzione alla teoria Tesla precisò che si riferiva a molecole ed atomi così come ai più grandi corpi stellari, "… a tutti i corpi presenti nell'universo in ogni fase della loro esistenza dalla formazione all'ultima disintegrazione".
La teoria della relatività spesso si riferisce ad "energia pura" in qualche "forma", ma in realtà l' energia è un "potenziale" astratto che è sempre nel futuro.
Come si può distinguere le forze dell'universo in ciò che è puro o ciò che ha una forma?!
Nei suoi scritti troviamo spesso espressioni poetiche, dall'enfasi di un vero visionario, come quella che descrive la terra come la "stella della nascita umana", e che usando il "fulmine di Giove", ( dio del cielo Indoeuropeo ) l'uomo "annichilisce il tempo e lo spazio", alludendo one all'uso dell'elettro-propulsione ("fulmini"), per viaggiare velocemente e annullare tempo e spazio.
Tesla dunque ha delineato la sua Teoria Dinamica della Gravità in una prosa onirica, di straordinaria bellezza.

2013.07.24 – ZEITGEIST MOVEMENT, IL DISEGNO DEL FUTURO.


Pubblicato in data 17/giu/2012

Jacque Fresco (New York, 13 marzo 1916), è un designer statunitense.
Si occupa di design architettonico e industriale nonché di ingegneria industriale.
Jacque Fresco è considerato un artista futurista, scrittore, inventore e pioniere nel campo dell'ingegneria dei fattori umani.
Residente a Venus, in Florida, USA, ha lavorato come disegnatore e inventore in un ampio numero di aree, dalle innovazioni biomediche ai sistemi sociali integrati.
La sua visione ottimista e il suo desiderio di creare soluzioni che diano massimo beneficio al maggior numero di persone provengono dall'aver vissuto gli anni della Grande Depressione.
Verso la metà degli anni '70 fondò, insieme a Roxanne Meadows, il Venus Project (Progetto Venus) e l'organizzazione no profit Future by Design.
Attualmente scrive e presenta conferenze su temi che spaziano dal disegno olistico di città sostenibili all'efficienza energetica, utilizzo delle risorse naturali e automazione avanzata, soffermandosi sui benefici che ne trarrebbe la società.

 

2013.07.07 – IL MISTERO DELL’ENERGIA PULITA CHE TENGONO NASCOSTA


Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore.

Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò.
Da quelle ricerche altri scienziati crearono l’alternativa a petrolio e nucleare.
Nel 1999 l’invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato.
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di Rino Di Stefano, da rinodistefano.com
 
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici.
Ma non solo.
Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l’economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora.
Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l’incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose.
In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
 
UNA SCOPERTA PER CASO
Come ogni giallo che si rispetti, l’intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso.
Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d’anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo “il raggio della morte”.
E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l’arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale.
Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del “raggio della morte”.
La cosa era solo parzialmente vera.
Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico.
Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l’impianto stesso, provocandone l’incendio.
Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada.
A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza.
Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi.
Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l’inventore della radio.
Per cui si confidò con papa Pio XI, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione.
Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi.
Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico.
Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all’origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e da i suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell’atomo, trovarono infatti il modo di “produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita”.
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d’acqua.
Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio.
Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà.
Almeno quella che i documenti in possesso dell’imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
 
LA TESTIMONIANZA
“Tutto è cominciato – racconta Remondini – dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein.
Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali Termoeletriche Polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita.
Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono.
Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me.
In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi.
Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento.
Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari.
Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto.
Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative.
E fu inutile chiedere spiegazioni.
Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare.
Semplicemente chiusero i contatti”.
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell’improvviso voltafaccia.
Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l’altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento.
Inutili anche le ricerche per vie traverse: l’unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione.
Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un’altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome.
Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c’è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-tecnico-scientifica-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
http://www.rinodistefano.com/docs/Contratto-di-Remondini.pdf
 
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l’imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione.
Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell’invenzione.
Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori.
Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta “Riproduzione Vietata”.
Ma l’enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il “raggio della morte”, infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960.
Il condizionale è d’obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale.
Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all’esperimento: i nomi non sono elencati.
Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di “produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate”.
 
IL VIA DAL GOVERNO ANDREOTTI
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l’allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del ’73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l’energia nucleare (CNEN), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio.
Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell’Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale.
La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande.
Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un’esplosione di calore.
Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l’esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell’energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l’Italia, ma per il mondo intero.
Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità.
La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglas a 20 metri dall’uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d’acciaio senza danneggiare quella di plexiglass.
La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d’acciaio.
Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d’acciaio a 10, 20 e 40 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall’ultima, cioè quella posta a 40 metri.
Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell’impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato.
In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l’impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza “forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia”.
Tra l’altro all’esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un’altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi.
In una sua relazione, Pasolini parlò di “campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni”.
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po’ più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale.
Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato.
Gli italiani, a quanto pare, c’erano riusciti.
 
L’INSABBIAMENTO
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto.
Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato.
Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un’arma di incredibile potenza, nell’uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata?
La ragione non viene spiegata.
Tutto quello che sappiamo è che i governi dell’epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza.
Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti.
Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa.
Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell’epoca.
Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo.
Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere.
Chissà?
Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del CNEN.
Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all’Università di Trento, della quale all’epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove.
Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute.
Lo scienziato capì l’antifona, e non disse mai più nulla su quel “raggio della morte” che gli era costato così tanto caro.
A Clementel è dedicato il Centro Ricerche Energia dell’ENEA a Bologna.
C’è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico “raggio della morte”.
Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d’armi.
La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa.
La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili.
L’Italia navigava nel caos.
Gli attentati delle Brigate Rosse erano all’ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia.
Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma.
E tutti ci ricordiamo come andò a finire.
Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Alì Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
E’ in questo contesto, che il “raggio della morte” scomparve dalla scena.
Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo?
Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell’invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica.
In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell’energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all’altro la loro produzione.
Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi.
Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta.
Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l’11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro).
“Sembra anche a noi – si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione – che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio”.
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l’organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un’invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari.
Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d’arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale.
Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma.
Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il “raggio della morte” venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano.
Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein.
In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di Presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato.
Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d’ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
 
LE MACCHINE DEL FUTURO
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata.
Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del “raggio della morte”.
Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi.
L’elenco comprende le SRSU/TEP (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), SRLO/TEP (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), SRTP/TEP (smaltimento dei rifiuti tossici), SRRZ/TEP (smaltimento delle scorie radioattive), RCC (compattazione rocce instabili), RCZ (distruzione rocce pericolose), RCG (scavo gallerie nella roccia), CLS (attuazione leghe speciali), CEN (produzione energia pulita).
A quest’ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti.
C’è tutto, dalle dimensioni all’ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura.
Un’ intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C’è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari.
Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante.
Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all’esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori.
La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri.
In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista.
In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori.
Si conosce l’indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein.
Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l’elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini.
In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano.
Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all’estero, ma non sul territorio nazionale “a causa delle problematiche in Italia”.
Ma di quali “problematiche” si parla?
E, soprattutto, com’è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che “verrà resa nota quando Dio vorrà”.
Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno.
Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
Quale giornalista professionista che si è occupato di questa incredibile storia, mi sento in dovere di pubblicare alcuni documenti che possano provare al lettore l’attendibilità delle notizie che ho esposto.
Si tratta della relazione tecnica di cui sono venuto in possesso.
Una relazione, sia ben chiaro, che non dimostra affatto la realtà di quanto la Fondazione Internazionale Pace e Crescita asserisce nella sua documentazione, ma soltanto l’esistenza dei contenuti citati nell’articolo.
E’ chiaro, infatti, che la reale consistenza dei fatti dovrebbe essere verificata dai fisici e certamente non da un giornalista la cui responsabilità resta quella di informare nel modo più serio e professionale possibile.
 
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA [PDF, 4,62 MB]
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-tecnico-scientifica-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
 
RELAZIONE ILLUSTRATIVA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA [PDF, 13,5 MB]
 
IL CONTRATTO DI E. M. REMONDINI [PDF, 1,24 MB]
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Relazione-illustrativa-della-Fondazione-Internazionale-Pace-e-Crescita.pdf
 
http://www.rinodistefano.com/docs/Contratto-di-Remondini.pdf
 
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INTERVISTA AL TESTIMONE
«Dissero che il segreto non doveva finire nelle mani dei militari»
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole.
La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria.
Alcuni mesi di lavoro, vissuti anche con un certo entusiasmo, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre ad una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza.
Aveva condiviso, ammette, i fini umanitari della Fondazione; per cui non comprendeva, e non comprende ancora oggi, il motivo per cui l’operazione non sia stata portata a termine.
Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c’era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
“Fu nei primi mesi ndel 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito.
Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò.
Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito.
In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro”.
Non furono dunque loro a cercarla…
“No, fui io che ne feci richiesta.
In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore.
Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti.
Gli stessi che adesso, non esistendo più la Fondazione, ho deciso di rendere pubblici”.
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
“No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale.
Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione.
Ci incontravamo a Milano, nella hall di un albergo vicino alla stazione centrale.
Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie.
Soprattutto di tipo metallico.
Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie.
Fu un periodo molto breve, perché riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti.
Si trattava di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche.
Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l’affare poteva essere avviato.
Ma accadde qualcosa prima di avere l’esito di quelle analisi…”.
E cioè?
“La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui.
Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa.
Ma le cose non andarono così.
E’ probabile, direi quasi certo, che contemporaneamente a quel lutto avvenne anche qualche altro cambiamento interno alla Fondazione.
Comunque sia, nonostante avessimo un mandato firmato in tasca, non riuscimmo più a metterci in contatto con loro.
Tutto quello che so è che Bolognani, dopo la morte della moglie, si era trasferito da Roma, dove abitava.
Ma ignoro dove.
Provai anche a chiamare Leonardi, a Lugano, ma fu inutile.
Una volta riuscii anche a parlargli, ma era molto evasivo e non volle dirmi nulla.
In seguito venni a sapere che la Fondazione era stata messa in liquidazione”.
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese.
Gliele hanno mai rimborsate?
“No, e non gliele ho mai chieste.
Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa.
Non mi è sembrato che ne valesse la pena.
Tra l’altro, avevo sempre avuto un buon rapporto con loro e non volevo rovinarlo per così poco”.
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza.
Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
Dopotutto, visto che contattavano industrie ed enti pubblici, non si può dire che il loro segreto non fosse divulgato …
“Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani.
Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa.
Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte.
Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico”.
E le basta?
“No, però capisco il fine.
E per molti versi lo condivido”.
 
R.D.S.
 
AI LETTORI
Confucio, celebre filosofo cinese, diceva che prima di scrivere bisogna sedersi, raccogliere le idee, rifletterci sopra e quindi pensare a come esporre il proprio pensiero.
Poi, finalmente, si può cominciare a mettere nero su bianco quanto intendiamo comunicare per iscritto.
Ciò vale tanto per i professionisti della penna, come il sottoscritto, quanto per chiunque altro.
Ma molti, purtroppo, non seguono i saggi consigli di Confucio.
Anzi, si mettono di fronte ad un foglio di carta (o a un video) e tirano giù qualunque cosa passi loro per la testa.
Ne sono un buon esempio certi lettori del “Giornale” che in questi giorni, dopo aver letto il mio articolo sull’energia, hanno preso d’assalto il sito Internet del quotidiano, gridando allo scandalo per quello che avevano letto.
Visto che quanto avevo scritto non corrispondeva a quanto loro sapevano, semplicemente non poteva essere vero.
Ovviamente non tutti sono stati così avventati, molti altri si sono incuriositi e hanno chiesto chiarimenti.
Ma è ai primi che adesso voglio rivolgermi.
Le accuse più frequenti sono state “scemenze, cazzate, non si possono scrivere cose di questo tipo, sono tutti si dice”, eccetera.
Nessuno di questi signori si è domandato, invece, perché un autorevole quotidiano nazionale come “Il Giornale” abbia pubblicato un articolo di questo tipo.
La verità è che tutto quanto è stato detto nell’articolo in questione, viene da un’ampia documentazione originale della “misteriosa” Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz, nel Liechtenstein.
Per la precisione da 30 documenti autentici (relazioni tecnico-scientifiche, piani industriali, relazioni illustrative, planimetrie), per un totale di 86 pagine.
Nessun “si dice” o presunte illazioni, ma soltanto la fedele trascrizione di quanto è scritto in quei documenti.
Ciò, però, non significa che io, come giornalista, o “Il Giornale” stesso, abbiamo sposato e avallato quelle notizie.
Riportare dei fatti non vuol dire affatto assumersene la paternità.
Siamo cronisti e, in quanto tali, portiamo a conoscenza dei lettori le notizie che riteniamo più interessanti e curiose.
Ma ci limitiamo a riportarle, non certo a inventarcele e farle nostre.
E il caso della Fondazione, come chiunque può notare, è davvero strano e insolito.
Tanto più che la Fondazione non è il parto di una fantasia malata, bensì pura realtà.
Mi devo invece scusare per un paio di refusi contenuti nel pezzo.
E mi riferisco a Pio XII invece di Pio XI e alle tre parole che sono saltate vicino al nome di Moro: la frase giusta era “il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro”.
Per il resto, tutto era come doveva essere.
Ovviamente, dopo aver pubblicato questo pezzo, era doveroso sentire l’altra campana, quella della scienza ufficiale.
A questo riguardo, vi comunico che ho provveduto personalmente a portare la documentazione scientifica, relativa alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare affinché la esamini e ne esprima un giudizio.
Quando avrò il risultato, sarà mia premura renderlo pubblico.
Con questo spero di aver dissipato ogni dubbio circa la mia personale serietà e quella del “Giornale” che ha ospitato l’articolo.
“Giornale”, per inciso, nel quale ho trascorso 26 anni della mia vita professionale e con il quale continuo ad essere legato con un contratto di collaborazione in esclusiva.
Se poi ci sarà qualcuno che, nonostante tutto, vorrà continuare a scrivere sciocchezze nei miei confronti, si accomodi pure.
Come dicevano gli antichi greci, contro la stupidità neanche gli Dei possono nulla.
Figurarsi i giornalisti, compresi quelli che si sforzano di essere sempre seri e corretti.
 
R.D.S.
 
«Così l’Italia lavorò al raggio che crea energia dal nulla»
Alcuni documenti provano gli esperimenti fatti dallo scienziato Clementel negli anni 70.
Ma ora nessuno può vedere il prodotto di quegli studi
 
di Rino Di Stefano – rinodistefano.com
(Il Giornale, Domenica 26 Settembre 2010)
 
Nell’Inverno del 1976 il governo italiano autorizzò il professor Ezio Clementel, presidente del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), ad effettuare una serie di esperimenti per verificare l’efficacia di una misteriosa macchina che emetteva un fascio di raggi in grado di annichilire la materia, producendo grandi quantità di energia.
Giulio Andreotti aveva appena formato il suo terzo governo, un monocolore Dc che si reggeva sull’astensione di Pci, Psi, Psdi, Pri e Pli, dopo le elezioni del 20-21 giugno che avevano visto la vittoria di Dc e Pci.
La lettera con cui il professor Clementel inviava la sua relazione sulle prove da eseguirsi, è datata 26 novembre 1976 e indirizzata all’avvocato Loris Fortuna, Presidente della Commissione Industria, presso la Camera dei Deputati, in piazza del Parlamento 4, a Roma.
Il socialista Fortuna era il deputato incaricato dal Presidente del Consiglio per seguire il lavoro di Clementel.
La relazione è composta da cinque facciate.
Nella seconda, quella che segue la lettera di accompagnamento, c’è l’elenco delle cinque prove richieste dal protocollo, con i relativi dettagli. In sostanza, si trattava di far forare al fascio di raggi emesso dalla macchina, lastre di acciaio inox e alluminio poste a diverse distanze dall’obiettivo della macchina stessa.
Nelle tre facciate successive, viene calcolata la potenza del raggio.
In un altro documento di due facciate, il professor Clementel scrive di suo pugno, siglandole in calce, le sue conclusioni relative alla valutazione delle prove effettuate, all’energia e alla potenza del fascio, alla natura del fascio stesso.
Scrive il professor Clementel: “L’energia del fascio impiegato è stimabile tra i 150.000 e i 4 milioni di Joule (il joule è l’unità di misura dell’energia n.d.r.); i numeri dati corrispondono all’energia necessaria per fondere rispettivamente vaporizzare 144 grammi di acciaio inox.
Una valutazione più precisa sarà forse possibile al termine delle analisi metallurgiche in corso per uno dei campioni di acciaio inox.
Poiché, come risulta dalle prove, il fascio è quasi certamente di tipo impulsato, con durata degli impulsi minore di 0,1 secondi, occorrerebbe una esatta conoscenza di tale durata per poter determinare la potenza del fascio.
Si può comunque dare una stima del limite inferiore della potenza in gioco, assumendo una durata dell’impulso pari a 0,1 secondi.
Con tale valore, si ha una potenza totale del fascio di 1500 Kw/cmq nel caso della fusione del metallo; nel caso della vaporizzazione del metallo la potenza totale del fascio salirebbe a 40.000 Kw e la densità di potenza a 4000 Kw/cmq”.
 
IL DOCUMENTO
PROVE?
In alto, la pagina di presentazione e poi la pagina più importante del documento che il presidente del Comitato per l’Energia Nucleare, Ezio Clementel (ritratto nella foto in basso), spedì al presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, per ragguagliarlo circa le prove che erano state fatte di una macchina che produce energia da un misterioso raggio. In basso la doppia pagina del Giornale del 6 luglio scorso quando ci siamo occupati per la prima volta del raggio che dà energia gratis. Il nostro articolo di quel giorno ha creato molto rumore, soprattutto su Internet.
Con questa puntata raccontiamo gli sviluppi di una storia che presenta molti lati oscuri e anche per questo è molto affascinante.
E poi conclude: “Circa la natura, del fascio, le semplici prove effettuate non consentono una risposta sufficientemente precisa, anche se vi è qualche indicazione che porterebbe ad escludere alcune fra le sorgenti più comuni, quali ad esempio getto di plasma, fasci di particelle cariche accelerate, fasci di neutroni, eccetera.
In ogni caso, anche nell’ipotesi non ancora escludibile di fascio laser, le energie e soprattutto le potenze in gioco, si porrebbero al di là dei limiti dell’attuale tecnologia.
Si può in ogni caso escludere che si tratti di fasci di anti-particelle o di anti-atomi”.
Il professor Clementel fece fare delle riprese di quelle prove sulla misteriosa macchina e i filmati, insieme alla relazione, sono giunti integri fino a noi.
Nelle scene in bianco e nero si vedono distintamente la macchina e la lastra di acciaio inox verso cui è diretto il fascio di raggi.
Un attimo e un grande bagliore avvolge l’acciaio; quando le fiamme si diradano, appare il grosso foro sulla lastra
Il ritrovamento di questa documentazione a 34 anni di distanza, prova due cose.
La prima è che nel 1976 la macchina che produce energia con un fascio di raggi, esisteva.
La seconda è che quegli esperimenti, autorizzati dal governo, conferiscono un primo grado di attendibilità al dossier della Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz, nel Liechtenstein, l’organizzazione che si proclamava proprietaria della fantastica tecnologia.
Ma è proprio così?
La Fondazione era realmente il soggetto che disponeva di questo macchinario?
Non proprio.
Per saperne di più, abbiamo cercato la risposta a Civitella d’Agliano, un caratteristico borgo medioevale tra le colline di Lazio e Umbria, in provincia di Viterbo, dove si trova il villino dell’ingegner Aristide Saleppichi, uno dei primi tecnici a occuparsi della costruzione e dello sviluppo della misteriosa macchina.
Saleppichi, ex direttore dello stabilimento Montedison di Terni, ha due lauree: una in ingegneria industriale meccanica e una in fisica.
Ma non solo.
L’ingegnere, che oggi ha 91 anni e mantiene una invidiabile e lucidissima mente, fa parte del gruppo che da quarant’anni gestisce la macchina.
Secondo lui, il fatto che proprio adesso si cominci a parlare del misterioso macchinario, non è casuale.
“Vede, io ho un concetto un po’ teologico degli avvenimenti – spiega –
La fisica cammina.
Ad un certo punto il Signore ci dice quando dobbiamo scoprire alcune cose.
E’ come se qualcuno ci desse da mangiare un poco per volta.
Questo dunque, potrebbe essere il momento giusto per affrontare l’argomento”.
Ed è proprio per fornire un chiarimento sulla vicenda, che l’ingegnere ha organizzato una riunione in casa sua tra lo staff di questo gruppo e il cronista che vi parla.
“Quella tecnologia appartiene solo a noi.
E, per essere più precisi, a Rolando Pelizza, colui che ha materialmente costruito la macchina a Chiari, in provincia di Brescia.
 – esordisce Pietro Panetta, ex imprenditore di Roma e portavoce di Pelizza –
La Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che si vantava di disporre di questa tecnologia, è stata costituita da un nostro conoscente, il professor Nereo Bolognani.
Lo abbiamo avvertito a più riprese che, senza il nostro consenso, non poteva continuare su quella strada.
Alla fine, lo abbiamo minacciato di azioni legali e allora lui, nel 2002, ha messo in liquidazione la Fondazione” .
Risolto il mistero della Fondazione, resta quello di chiarire chi sono coloro che adesso si attribuiscono la proprietà della tecnologia in questione.
Di certo, il nome di Rolando Pelizza non è estraneo alla cronaca. Infatti fu proprio lui a finire sul banco degli imputati, insieme all’ex colonnello del Sid Massimo Pugliese, al processo di Venezia voluto dal giudice Carlo Palermo per traffico internazionale di armi.
Pelizza venne subito assolto, Pugliese si beccò 2 anni e 8 mesi.
Ricorse in appello e fu a sua volta assolto perché “il fatto non costituisce reato”.
Sempre per la cronaca, il colonnello Pugliese trascorse il resto della sua vita intentando cause contro il giudice Palermo, l’allora Presidente del Consiglio De Mita e gli ex ministri Colombo (Finanze) e Zanone (Difesa) chiedendo 9 miliardi di lire di risarcimento.
Inascoltato in Italia, si rivolse persino alla Corte di Strasburgo.
Ciò premesso, vediamo adesso chi sono e cosa pretendono gli amici di Pelizza.
Tutto cominciò oltre 50 anni fa
Signor Panetta, quando e come nasce l’invenzione di questa macchina.
“L’origine del progetto risale al 1958, ma soltanto nel 1972 si ebbe la prima manifestazione sulla materia.
Infatti, il fascio di raggi era diretto verso il materiale da trattare: investito, in una frazione di secondo l’oggetto subiva un processo di annichilimento, generando calore”.
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, da noi consultato, afferma che, alla luce delle nostre attuali conoscenze scientifiche, una simile macchina non sta né in cielo né in terra, anche se in linea di principio non sarebbe impossibile.
Lei che cosa risponde?
“Questo è ciò che loro sanno.
Ma la realtà è diversa.
E lo dimostrano le prove fatte dal compianto professor Clementel, con la collaborazione di Pelizza. Nei fatti, un grande fisico teorico, quasi per ispirazione divina, ha intuito il mezzo per far interagire la materia.
E si è dedicato interamente alla stesura del progetto”.
Di chi sta parlando?
“Certamente non di Pelizza, che ha soltanto aiutato questo fisico a costruire la macchina.
Lo chiamava “il professore”.
Ha imparato da lui a gestirla, frequentandolo per oltre quindici anni.
Da solo non avrebbe mai avuto né la preparazione né la capacità per arrivare a tanto”.
Dica di chi si tratta, allora.
“Mi dispiace, ma non posso fare nomi.
Non sono autorizzato a farlo.
Tutto quello che posso dire è che occorsero circa dieci anni, e arriviamo così al 1981, per riuscire a controllare il fascio di raggi”.
Va bene, allora ci può mostrare questa prodigiosa macchina: può farci assistere ad una prova?
“No, mi dispiace.
Nessuno può vederla.
Solo a suo tempo, quando avremo definito certe trattative che abbiamo in corso a livello mondiale, potremo mostrarla.
E in quell’occasione parlerà anche Pelizza.
Ma non prima”.
Ma il gruppo collegato a Pelizza, che sta per creare una Fondazione, è davvero l’unico a conoscere i segreti della misteriosa tecnologia?
A quanto pare, non proprio.
Da anni, infatti, qualcun altro si sta interessando attivamente a questi problemi.
Ma come si è formato questo secondo filone di ricerca?
“Per caso – risponde l’ingegnere elettronico milanese Franco Cappiello -.
Fu verso la fine degli anni Novanta che conobbi il colonnello Pugliese, allora nel pieno della sua campagna giudiziaria contro giudici e politici.
Un giorno, forse sentendo la fine vicina, mi raccontò tutta la storia della macchina e mi regalò la documentazione di cui era in possesso.
C’erano i disegni e i piani di costruzione, aveva conservato tutto.
Mi diede anche qualche indicazione utile sul come costruire un prototipo.
E fece appena in tempo, perché morì nel 1998.
Così, da quel momento, mi sono dedicato anima e corpo alla macchina e, dopo avere studiato bene il fenomeno, posso dire che la base scientifica di questa scoperta non manca davvero.
A mio avviso, si tratta di un generatore di energia a trasporto positronico (i positroni sono antiparticelle degli elettroni, dotate di carica positiva n.d.r.).
L’energia che fornisce è termica e completamente priva di radioattività”.
Cappiello, però, si rende conto che una scoperta scientifica, per essere giudicata tale, deve essere studiata ed esaminata da scienziati veri.
“Ed è per questa ragione – afferma – che ho chiesto l’aiuto di una equipe di ricercatori dell’Università di Pavia.
Questi scienziati, guidati da un’autorità come il professor Sergio P. Ratti, studieranno tutti gli aspetti di questa macchina.
Ci tengo comunque a chiarire che recentemente ho instaurato una fruttuosa collaborazione con Rolando Pelizza”.
Le domande degli scienziati
Difficile immaginare uno scienziato più illustre del professor Ratti per studiare la funzionalità della macchina.
Docente di Fisica Sperimentale all’Università di Pavia, oggi in pensione, Sergio P. Ratti è uno degli scienziati italiani più conosciuti al mondo e una della massime autorità in fatto di positroni.
Professor Ratti, come è giunto alla decisione di dirigere le ricerche sulla macchina che dà energia?
“Confucio diceva che la scienza è scienza quando sa separare ciò che conosciamo da ciò che crediamo di conoscere.
Nel caso specifico, si tratta di accertare se questo macchinario sia in grado o meno di liberare positroni dal vuoto assoluto.
Dunque faremo tutte le prove necessarie, adottando i dovuti accorgimenti, per verificare se questo possa realmente accadere.
Nelle opportune condizioni, l’esperimento deve essere ripetibile.
Altrimenti non si parlerebbe di scienza”.
Che cosa intende quando parla di accorgimenti?
“Mi riferisco alla legge 626 sulla sicurezza del lavoro.
Qualora si ottenesse l’annichilimento di 500 grammi di ferro, dove andrebbero a finire i residui?
Nei polmoni dei presenti?
E’ quindi tassativo, tanto per fare un esempio, che il locale in cui vengono svolti gli esperimenti sia dotato di uno specifico sistema di ventilazione, con filtri per l’aria.
E dovranno essere presenti anche tutti gli altri dispositivi di sicurezza attiva e passiva”.
Avete già i locali adatti?
“Ho inoltrato una richiesta in questo senso al rettore dell’Università di Pavia.
Attendo una risposta”.
Da un punto di vista scientifico, questa scoperta potrebbe cambiare la fisica come oggi la conosciamo.
Secondo lei, come potrebbe essere accolta una novità di questo genere?
“Ha presente che cosa accadde a Galileo quando parlò delle sue conclusioni sul moto della terra intorno al sole?
Il problema è che, prima di parlare di scoperta scientifica, si devono avere tutte le prove del caso.
Quello che posso dire è che ho consultato diversi miei colleghi in giro per il mondo, e ho avuto risposte interessanti.
Uno, decisamente molto importante che lavora all’Università di Harvard, mi ha confermato che, in linea di principio, potrebbe essere. Insomma, bisogna studiare il fenomeno nel modo più serio e corretto possibile.
Quanto alle conclusioni, vedremo a tempo debito”.
 
Fonte: http://www.stampalibera.com/
Tratto da: informatitalia.blogspot.com
http://www.signoraggio.it/dossier-il-mistero-dellenergia-gratuita-che-ci-tengono-nascosta/
Attraverso: http://terrarealtime.blogspot.it/2013/07/dossier-il-mistero-dellenergia-gratuita.html#more
 
Tratto da: iconicon.it

articolo tratto da (CLICCA QUI)

e subito dopo ecco cosa è sucesso: 

INDISPONIBILE

 

2013.06.11 – CURIOSITA’ – L’AEREO ATTERRA SENZA IL MUSO: MISTERO IN CINA. “COLPITO DA UN UFO” ????

Tratto d aun articolo di LEGGO (clicca qui)
 
Martedì 11 Giugno 2013
PECHINO – Un Boeing 757 dell'Air China dopo 20 minuti dal decollo è dovuto rientrare misteriosamente in aeroporto: il velivolo si è scontrato con un oggetto non identificato.    
Il velivolo si trovava nei cieli tra Chengdu-Guangzhou quando ha subìto un violentissimo impatto con qualcosa di 'misterioso': l'urto ha causato un danno notevole al muso del Boeing, ma fortunatamente nessun passeggero è rimasto ferito.
Le autorità aeroportuali hanno immediatamente aperto un'inchiesta, ma hanno avvertito che l'incidente potrebbe essere stato causato dall'impatto dell'aereo con un volatile di grandi dimensioni.
 

20130611_aereo

alla faccia del "grande" volatile …

2013.03.07 – NICOLA TESLA – LE SUE SCOPERTE VOLUTAMENTE OCCULTATE ALL’UMANITA’

 

Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo cittadino.
In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra.
L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato.
Per mantenere il suo strapotere non esitò ad impiegare ogni mezzo per screditare, annientare economicamente e moralmente l’uomo che costituiva una reale minaccia per i suoi profitti indiscriminati, anche se quello stesso uomo avrebbe potuto rendere il mondo di allora assai migliore e anche per tutte le generazioni a venire.
Quell’uomo è il genio Nikola Tesla, che brevettò invenzioni che hanno comunque cambiato il mondo e morì solo e in miseria in una stanza di albergo. Molte delle sue invenzioni stanno riemergendo e sono in grado di migliorare ulteriormente la tecnologia del nostro tempo.
Nikola Tesla è stato un fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891, nato a Smilijan il 10 Luglio del 1856 e morto a New York il 7 Gennaio del 1943.
E' conosciuto soprattutto per il suo rivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nel campo dell'elettromagnetismo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano la base del moderno sistema elettrico a corrente alternata (CA), compresa la distribuzione elettrica polifase e i motori a corrente alternata, con i quali ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale.
Negli Stati Uniti Tesla fu tra gli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura popolare. D
opo la sua dimostrazione di comunicazione senza fili (radio) nel 1893, e dopo essere stato il vincitore della cosiddetta "guerra delle correnti" insieme a George Westinghouse contro Thomas Alva Edison, fu riconosciuto come uno dei più grandi ingegneri elettrici statunitensi.
Molti dei suoi primi studi si rivelarono anticipatori della moderna ingegneria elettrica e diverse sue invenzioni rappresentarono importanti innovazioni.
Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne.
Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi.
In che modo?
Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.
Significativo l’episodio descritto dall’articolo tratto dal numero di Maggio-Giugno di Nexus Gold del 2005 firmato da Igor Spajic.
La città di Buffalo, nel nord dello stato di New York negli USA, fu silenziosa testimone di un fatto straordinario nel corso di una settimana durante l'estate del 1931.
Nonostante la depressione economica avesse compromesso la produzione e i commerci, la città nondimeno rimaneva una fucina di attività.
Un giorno, tra le migliaia di veicoli che ne percorrevano le vie, una lussuosa automobile si fermò accanto, al marciapiede presso il semaforo di un incrocio.
Un passante notò come si trattasse di una berlina Pierce-Arrow ultimo modello, coi fari che s'integravano con grazia nei parafanghi nel tipico stile di questa marca.
Quello che caratterizzava l'auto in quella fredda giornata estiva era l'assoluta assenza di emissione di vapore o fumi dal tubo di scarico.
Il passante si avvicinò al guidatore e attraverso il finestrino aperto commentò l'assenza di fumi dallo scarico.
Il guidatore ringraziò il passante per i complimenti sottolineando che era così perché l'automobile "non aveva motore".
Q
uesta dichiarazione non è stravagante o maliziosa come potrebbe sembrare.
C'era una certa verità in essa.
Infatti, la Pierce-Arrow non aveva un motore a combustione interna; aveva invece un motore elettrico.
Se l'autista si fosse preoccupato di completare la sua spiegazione al passante, avrebbe potuto dirgli che il motore elettrico non era alimentato da batterie – ma da nessun tipo di "carburante"!!!
L'autista era Petar Savo, e nonostante stesse guidando quell'auto non era il responsabile delle sue incredibili caratteristiche. Queste erano il lavoro dell'unico passeggero, un uomo che Petar Savo conosceva come uno "zio": non altri che il genio dell'elettricità Nikola Tesla.
Negli anni '90 del 19' secolo Nikola Tesla aveva rivoluzionato il mondo con le sue invenzioni per sfruttare l'elettricità, dandoci il motore elettrico a induzione, la corrente alternata (AC), la radiotelegrafia, il radiocomando a distanza, le lampade a fluorescenza ed altre meraviglie scientifiche.
In realtà fu la corrente alternata polifase di Tesla e non la corrente continua di Thomas Edison ad inaugurare la moderna epoca tecnologica.
Tesla non rimase a dormire sugli allori ma continuò a fare scoperte fondamentali nei campi dell'energia e della materia. Scoprì i raggi cosmici decenni prima di Millikan e fu il primo a sviluppare i raggi-X, il tubo a raggi catodici e altri tipi di valvole.
Comunque, la scoperta potenzialmente più significativa di Nikola Tesla fu che l'energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra ed anche attorno ad essa in una zona atmosferica chiamata cavità di Schumann.
Essa si estende dalla superficie del pianeta fino alla ionosfera, all'altezza di circa 80 chilometri.
Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano, praticamente senza perdite, verso ogni punto del pianeta.
Il sistema di distribuzione dell'energia di Tesla e la sua dedizione alla free energy significavano che con l'appropriato dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell'energia, chiunque nel mondo avrebbe potuto attingere dal suo sistema.
Torneremo più avanti su questo aspetto.
Lo sviluppo di una simile tecnologia rappresentava una minaccia troppo grande per gli enormi interessi di chi produce, distribuisce e vende l'energia elettrica.
La scoperta di Tesla finì con la sospensione dell'appoggio finanziario alle sue ricerche, l'ostracismo da parte della scienza ufficiale e la graduale rimozione del suo nome dai libri di storia.
Dalla posizione di superstar della scienza nel 1895, Tesla nel 1917 era virtualmente un "signor nessuno",, costretto a piccoli esperimenti scientifici in solitudine.
Nei suoi incontri annuali con la stampa in occasione del suo compleanno, una figura sottile nel cappotto aperto di stile anteguerra avrebbe annunciato ai giornalisti le scoperte e gli sviluppi delle sue idee.
Era un triste miscuglio di ego e genio frustrato.
Nel 1931, Nikola Tesla compì 75 anni. In una rara dimostrazione di omaggio da parte dei media, la rivista Time gli dedicò la copertina e un profilo biografico.
L'anziano ingegnere e scienziato appariva emaciato anche se non sofferente, i suoi capelli ancora di un nero lucido e lo stesso sguardo lontano nei suoi occhi di sognatore.
Durante l'estate del 1931, Tesla invitò Savo a Buffalo, nello stato di New York, per mostrargli e collaudare un nuovo tipo di automobile che aveva sviluppato di tasca sua.
Casualmente, Buffalo è vicina alle cascate del Niagara – dove era entrata in funzione nel 1895 la stazione idroelettrica a corrente alternata di Tesla che lo aveva innalzato al culmine della stima da parte della scienza ortodossa.
La Westinghouse Electric e la Pierce-Arrow avevano preparato questa automobile elettrica sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla. (George Westinghouse aveva acquistato da Tesla i brevetti sulla corrente alternata per 15 milioni di dollari all'inizio del 20' secolo.)
La Pierce-Arrow adesso era posseduta e finanziata dalla Studebacker Corporation, e utilizzò questo solido appoggio finanziario per lanciare una serie di innovazioni.
Tra il 1928 e il 1933 l 'azienda automobilistica presentò nuovi modelli con motori ad 8 cilindri in linea e 12 cilindri a V, i futuristici prototipi Silver Arrows, nuovi stili e miglioramenti di tecnica ingegneristica.
La clientela reagì positivamente e le vendite della Pierce-Arrow aumentarono la quota aziendale nel mercato delle auto di lusso, nonostante nel 1930 quest'ultimo fosse in diminuzione.
In una situazione così positiva, progetti "puramente teorici" come l'auto elettrica di Tesla erano all'interno di questa sfera concettuale.
Nella tradizionale mistura di arroganza e ingenuità dell'azienda, niente sembrava impossibile.
Così, per le sperimentazioni era stata selezionata una Pierce-Arrow Eight del 1931, proveniente dall'area di collaudo dell'azienda a Buffalo, nello stato di New York.
Il suo motore a combustione interna era stato rimosso, lasciando intatti la frizione, il cambio e la trasmissione verso l'asse posteriore.
La normale batteria da 12 volt rimase al suo posto, ma alla trasmissione era stato accoppiato un motore elettrico da 80 cavalli.
Tradizionalmente, le auto elettriche montavano motori a corrente continua alimentati da batterie, dato che quella continua è il solo tipo di corrente che le batterie possono fornire.
Si sarebbe potuto utilizzare un convertitore corrente continua/corrente alternata, ma a quei tempi tali dispositivi erano troppo ingombranti per essere montati su un'automobile.
Il crepuscolo delle auto elettriche era già passato da tempo, ma questa Pierce-Arrow non venne dotata di un semplice motore a corrente continua.
Si trattava di un motore elettrico a corrente alternata progettato per raggiungere 1.800 giri al minuto.
Il motore era lungo 102 centimetri con un diametro di 76, senza spazzole e raffreddato ad aria per mezzo di una ventola frontale, e presentava due terminali di alimentazione indirizzati sotto il cruscotto ma lasciati senza collegamento.
Tesla non disse chi costruì il motore elettrico, ma si ritiene che fu una divisione della Westinghouse.
Sul retro dell'automobile era stata fissata un'antenna di 1,83 metri .
Petar Savo raggiunse il suo famoso parente, come quest'ultimo gli aveva chiesto, e a New York salirono assieme su un treno diretto verso il nord dello stato omonimo.
Durante il viaggio l'inventore non commentò la natura dell'esperimento.
Arrivati a Buffalo, si recarono presso un piccolo garage dove trovarono la nuova Pierce-Arrow.
Il Dr. Tesla sollevò il cofano e fece qualche regolazione sul motore elettrico a corrente alternata sistemato al suo interno.
In seguito si recarono a predisporre gli strumenti di Tesla.
Nella camera di un hotel delle vicinanze il genio dell'elettricità si mise a montare il suo dispositivo.
In una valigia a forma di cassetta si era portato dietro 12 valvole termoioniche.
Savo descrisse le valvole “di costruzione curiosa", sebbene in seguito almeno tre di esse siano state identificate come valvole rettificatrici 70L7-GT.
Furono inserite in un dispositivo contenuto in una scatola lunga 61 centimetri , larga 30,5 e alta 15.
Non era più grande di un ricevitore radio ad onde corte.
Al suo interno era predisposto tutto il circuito elettronico comprese le 12 valvole, i cablaggi e le resistenze.
Due terminali da 6 millimetri di diametro e della lunghezza di 7,6 centimetri sembravano essere le connessioni per quelli del motore.
Ritornati all'auto del l'esperimento, misero il contenitore in una posizione predisposta sotto il cruscotto dalla parte del passeggero. Tesla inserì i due collegamenti controllando un voltmetro.
"Ora abbiamo l'energia", dichiarò, porgendo la chiave d'accensione a suo nipote.
Sul cruscotto vi erano ulteriori strumenti che visualizzavano valori che Tesla non spiegò.
Dietro richiesta dello zio, Savo mise in moto.
“Il motore è partito", disse Tesla.
Savo non sentiva alcun rumore.
Nonostante ciò, col pioniere dell'elettricità sul sedile del passeggero, Savo selezionò una marcia, premette sull'acceleratore e portò fuori l'automobile.
Quel giorno Petar Savo guidò questo veicolo senza combustibile per lungo tempo, per circa 80 chilometri attorno a Buffalo, avanti e indietro nella campagna.
Con un tachimetro calibrato a 190 chilometri orari a fondo scala, la Pierce-Arrow venne spinta fino a 145 km/h, e sempre con lo stesso livello di silenziosità del motore.
Mentre percorrevano la campagna Tesla diventava sempre più disteso e fiducioso sulla sua invenzione; cominciò così a confidare a suo nipote alcuni suoi segreti.
Quel dispositivo poteva alimentare le richieste di energia del veicolo per sempre, ma poteva addirittura soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione – e con energia in avanzo.
Pur se riluttante, inizialmente, a spiegarne i principi di funzionamento, Tesla dichiarò che il suo dispositivo era semplicemente un ricevitore per una "misteriosa radiazione, che proviene dall'etere" la quale "era disponibile in quantità illimitata".
Riflettendo, mormorò che "il genere umano dovrebbe essere molto grato per la sua presenza".
Nel corso dei successivi otto giorni Tesla e Savo provarono la Pierce-Arrow in percorsi urbani ed extraurbani, dalle velocità estremamente lente ai 150 chilometri all'ora.
Le prestazioni erano analoghe a quelle di qualunque potente automobile pluricilindrica dell'epoca, compresa la stessa Pierce Eight col motore da 6.000 cc di cilindrata e 125 cavalli di potenza.
Tesla raccontò a Savo che presto il ricevitore di energia sarebbe stato utilizzato per la propulsione di treni, natanti, velivoli e automobili.
Alla fine della sperimentazione, l'inventore e il suo autista consegnarono l'automobile in un luogo segreto, concordato in precedenza – il vecchio granaio di una fattoria a circa 30 chilometri da Buffalo.
Lasciarono l'auto sul posto, ma Tesla si portò dietro il suo dispositivo ricevitore e la chiave d'accensione.
Questo romanzesco aspetto dell'affare continuò.
Petar Savo raccolse delle indiscrezioni secondo le quali una segretaria aveva parlato delle prove segrete ed era stata licenziata.
Ciò spiegherebbe un impreciso resoconto sulle sperimentazioni che apparve su diversi quotidiani.
Quando chiesero a Tesla da dove arrivasse l'energia, data l'evidente assenza di batterie, egli rispose riluttante: "Dall'etere tutto attorno a noi".
Alcuni suggerirono che Tesla fosse pazzo e in qualche modo collegato a forze sinistre e occulte.
Tesla fu incensato.
Rientrò assieme alla sua scatola misteriosa al suo laboratorio di New York.
Terminò così la breve esperienza di Tesla nel mondo dell'automobile.
Questo incidente dell'infrazione nella sicurezza può essere apocrifo, dato che Tesla non disdegnava di utilizzare la pubblicità per promuovere le sue idee ed invenzioni, sebbene quando questi dispositivi mettevano in pericolo lo status quo dell'industria egli aveva ogni buona ragione per essere circospetto nei suoi rapporti.
L’energia dell’etere a cui si riferiva Tesla è una forma di energia che i nostri antenati sembravano già conoscere; possiamo trovarne delle descrizioni simili collegate alla spiritualità e all’essere umano nei testi vedici sanscriti di migliaia di anni fa.
Le intuizioni dello scienziato Nikola Tesla erano decisamente avanzate rispetto al tempo in cui visse.
Le sue invenzioni ed i suoi studi non furono sempre incompresi (o ignorati) perché troppo al di là della media conoscenza delle leggi e dei fenomeni fisici.
A distanza di anni, si vedono i risultati del suo lavoro.
Chi studia Tesla, ammette che riuscì a comprendere nozioni che attualmente si iniziano solo ad intuire.
Ciò che lui realizzò era il frutto di studi avanzati, tant'è che fu appena compreso dai suoi collaboratori.
Forse, per le sue ricerche tanto rivoluzionarie da richiedere un approccio diverso alla fisica, ebbe la necessità di assimilare dalle discipline orientali un nuovo modo di spiegare e comprendere la realtà della natura.
Tesla, certamente per questa motivazione, incluse l'antica terminologia sanscrita nelle sue descrizioni dei fenomeni naturali. Fin dal 1891 delineò l'Universo come un sistema cinetico riempito di energia imbrigliabile in ogni luogo.
I suoi concetti durante gli anni successivi furono enormemente influenzati dagli insegnamenti di Swami Vivekananda, il primo di una serie di Yogi orientali che portarono la filosofia e la religione Vedica in Occidente.
Dopo l'incontro con Swami e dopo aver continuato lo studio della visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo materiale, Tesla iniziò ad usare le parole sanscrite Akasha e Prana, ed il concetto di etere luminifero (portatore di luce) per descrivere la fonte, esistenza e costituzione della materia.
Concetto questo largamente impiegato in passato per spiegare molti fenomeni naturali, ma non si riuscì mai a definire matematicamente l'etere, come tessuto infinito e comune che permea tutto nell'Universo.
Tali concetti propri dei moderni studi fisici sono affrontati nei Veda, una collezione di antichi scritti indiani composti da inni, preghiere, miti, cronache, dissertazioni sulla scienza, la natura ed il mondo reale, risalenti almeno a 5000 anni fa.
La natura della materia, dell'antimateria e le concezioni sulla struttura atomica vengono descritte nei testi Vedici, con grande modernità di spiegazioni e dissertazioni.
Generalmente tutti i timidi tentativi d'interpretazione della natura in testi di culture del passato peccavano di ingenuità concettuale, cosa assolutamente assente nei Veda, scritti in Sanscrito, la cui origine non è stata ancora capita totalmente.
 Studi condotti da linguisti occidentali suggeriscono che tale idioma sia nato sull'Himalaya e nel sud dell'India da migrazioni della cultura Indo-Ariana.
Paramahansa Yogananda ed altri storici, comunque, dissentono, ritenendo non ci siano sufficienti prove in India per sostenere tale tesi.
Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti totalmente sconosciuti agli occidentali e singoli vocaboli richiederebbero interi paragrafi per la traduzione in una lingua occidentale.
Tesla, dunque, utilizzava i termini vedici per cercare una chiave esplicativa delle sue idee sull'elettromagnetismo e la natura dell'Universo.
Ma dove apprese i concetti Vedici e la terminologia Sanscrita?
Molti sostengono attraverso la sua collaborazione con Swami Vivekananda.
Nato a Calcutta, in India nel 1863, Vivekananda fu ispirato dal suo maestro, Ramakrishna, a mostrare all'uomo ogni manifestazione visibile del Divino.
Nel 1893 intraprese un viaggio in Occidente, atteso dal Parliament of Religions tenuto a Chicago.
Durante i tre anni nei quali girò gli Stati Uniti e l'Europa incontrò molti dei più conosciuti scienziati del tempo, inclusi Lord Kelvin e Tesla, il quale, specializzato nel campo dell'elettricità,rimase molto impressionato nell'ascoltare da Swami la sua spiegazione della cosmogonia Samkhya e la teoria dei cicli dati da Hindus.
In particolare per la somiglianza fra la teoria di Samkhya sulla materia e l'energia e quella della moderna conoscenza scientifica.
Fu ad un party in casa dell'attrice Sarah Bernhardt che avvenne il primo incontro fra Tesla e Vivekananda.
In effetti, in una lettera ad un suo amico, datata 13 Febbraio 1896, il maestro annotò quanto segue: "… Mr. Tesla è rimasto catturato sentendo parlare del Vedico Prana, Akasha e il Kalpas, ed in accordo con lui sono convinto che siano le uniche teorie che la scienza moderna potrebbe appoggiare… Mr. Tesla pensa poi di poter dimostrare matematicamente che la forza e la materia siano riducibili ad energia potenziale.
La prossima settimana gli farò visita per vedere questa dimostrazione matematica".
Vivekananda sperava che Tesla riuscisse a dimostrare che ciò che noi chiamiamo materia non è altro che energia potenziale, in quanto questo avrebbe riconciliato gli insegnamenti dei Veda con la scienza moderna.
Swami arrivò alla conclusione che "in questo caso, la cosmologia Vedica sarebbe basata su sicuri fondamenti scientifici".
Ricostruire la teoria dell'Energia cosmica di Tesla è spesso difficile.
I suoi documenti così come i suoi progetti sono stati rubati e ben nascosti, per poi divenire "riservati per motivi di sicurezza nazionale", mentre i suoi 700 brevetti, al cui interno troviamo sporadicamente dei riferimenti, sono stati resi introvabili, come se si fossero dissolti nel vuoto, o nel forzieri delle società degli Illuminati.
In occasione del suo 79° compleanno, nel 1938, cinque anni prima della sua morte, annunciò la più grandi scoperte della sua vita e disse che presto le avrebbe donato a tutto il mondo, non appena avesse completato lo sviluppo degli aspetti più segreti.
Tesla si riferiva alla Teoria Dinamica della Gravità e all'Energia del Cosmo, che era poi la scoperta di una Verità fisica nuova, non c'è energia se non quella che riceviamo dall'ambiente.
Nella sua breve introduzione alla teoria Tesla precisò che si riferiva a molecole ed atomi così come ai più grandi corpi stellari, "… a tutti i corpi presenti nell'universo in ogni fase della loro esistenza dalla formazione all'ultima disintegrazione".
La teoria della relatività spesso si riferisce ad "energia pura" in qualche "forma", ma in realtà l' energia è un "potenziale" astratto che è sempre nel futuro.
Come si può distinguere le forze dell'universo in ciò che è puro o ciò che ha una forma?!
Nei suoi scritti troviamo spesso espressioni poetiche, dall'enfasi di un vero visionario, come quella che descrive la terra come la "stella della nascita umana", e che usando il "fulmine di Giove", ( dio del cielo Indoeuropeo ) l'uomo "annichilisce il tempo e lo spazio", alludendo one all'uso dell'elettro-propulsione ("fulmini"), per viaggiare velocemente e annullare tempo e spazio . Tesla dunque ha delineato la sua Teoria Dinamica della Gravità in una prosa onirica, di straordinaria bellezza.
"L'etere è portatore di luce e riempie ogni spazio, l'etere agisce come forza creativa che dà la vita.
Viaggia in "turbini infinitesimi" ("micro eliche") prossime alla velocità della luce, divenendo materia misurabile.
La sua forza diminuisce e arriva a terminare del tutto, regredendo in materia, secondo una specie di processo di decadimento atomico.
Gli uomini possono dunque imbrigliare questi processi di passaggio dall'energia alla materia, e dunque può catturare materia dall'etere, alterare la grandezza della Terra, controllare le stagioni, guidare la rotta della terra attraverso l'Universo, come una navicella spaziale, e poi causare collisioni di pianeti per produrre nuovi soli e stelle e dunque, calore e luce.
L'uomo può originare e sviluppare la vita infinitamente."
Tesla si riferiva ad un' energia illimitata, catturata dall'ambiente che ci circonda, e la sua scoperta viene da un'altra ben più grande, quale la possibilità di convertire l'energia ad una forza più forte – mediante l'elettropulsione, che viene usata per controllare la forza di gravità più debole.
Ma cos'è l'etere di Tesla?
Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz.
L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio.
Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali.
"La terra è – come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità".
Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico.
Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.
 L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida.
"L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere.
Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.
Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo.
Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".
Il Governo Segreto ha finora controllato la tecnologia di elettropulsione per difendere gli interessi dei monopolisti internazionali.
Le navi ad elettropulsione sono nascosti attraverso "effetti speciali", e la disseminazione di false origini "aliene", attraverso i gruppi di "UFOlogia" condotti da agenti segreti del governo.
L'accesso alla verità consentirà la creazione della free energy che ci porterà alla conquista dell'indipendenza e alla sopravvivenza, e nonostante la confusione delle grandi bugie, e l'abuso giudiziale e socio-economico dallo stato sociale, noi possiamo riportare alla luce la scienza e la tecnologia vera.
Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.
 
Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”

Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: La Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti.
L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.
La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan.
Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound.
Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.
L'edificio di mattoni di 94 per 94 piedi fu progettato dall'architetto Sanford White.
La torre fu completata nel 1904 ma il trasmettitore non fu mai completamente finito a causa di problemi economici.
Mentre lavorava per sviluppare una spiegazione per i due effetti osservati, menzionati sopra, Tesla comprese che l’energia elettrica poteva essere inviata fuori nello spazio e poteva essere scoperta da uno strumento ricevente nella vicinanza generale della fonte, senza il bisogno di alcun filo comunicante.
Lui sviluppò due teorie riferite a queste osservazioni, in base alle quali:
1. Usando due fonti di primo tipo, posizionate in punti distanti della superficie della terra, è possibile incitare un flusso di corrente elettrica tra loro.
2. Incorporando una porzione della terra, come parte di un potente oscillatore di secondo tipo, il disturbo può essere impresso sulla terra e può essere rilevato "a grande distanza o anche su tutta la superficie del globo.”
Tesla suppose, inoltre, che la Terra è un corpo carico vagante nello spazio.
Grande importanza avrebbe, prima di tutto, stabilire cosa è la capacità della terra?
e che carica contiene, se è elettrificata?
Sebbene noi non abbiamo nessuna evidenza positiva di un corpo carico che esista nello spazio, senza altri corpi di carica opposta che sono vicini, esiste la probabilità che la terra sia un tale corpo, per quale che fu il processo di separazione da altri corpi – e questa è la visione accettata della sua origine – ha dovuto trattenere una carica, come accade in tutti i processi di separazione meccanica.
Tesla era familiare con dimostrazioni che comprendevano la carica di bottiglia di Leida e sfere di metallo isolate con macchine di influenza elettrostatiche.
Portando questi elementi molto vicini e facendoli toccare direttamente, per poi separarli, la carica può essere manipolata.
Lui aveva certamente questo in mente, nella creazione della sua immagine mentale, non potendo sapere che il modello dell'origine della Terra era impreciso.
Il modello, al momento, accettato di origine planetaria è quello dell'accrescimento e collisione.
«Se fosse un corpo carico isolato nello spazio, la sua capacità dovrebbe essere estremamente piccola, meno di un millesimo di farad.»
Noi, ora, sappiamo che la terra è un corpo carico, in seguito a processi -almeno in parte- relativi all'interazione tra il fascio continuo di particelle cariche chiamate vento solare, che fuoriesce dal centro del nostro sistema solare e la magnetosfera della Terra.
E noi sappiamo anche che la stima della capacità di Tesla era corretta: la capacità della Terra è di circa 710 μF.
"Ma gli strati superiori dell'aria sono conducenti e così, forse, lo è il mezzo nello spazio libero oltre l'atmosfera e possono contenere una carica opposta.
Così la capacità dovrebbe essere incomparabilmente più grande."
Noi sappiamo, ora, che uno degli strati superiori dell'atmosfera della Terra, la ionosfera è conducente.
"In ogni caso è della più grande importanza avere un'idea di quanta elettricità la Terra contenga."
Un'altra cosa, di cui noi ora siamo consapevoli è che la Terra possiede una carica negativa esistente in natura riguardo alla regione che conduce dell'atmosfera, che comincia ad un'altezza di circa 50 km.
La differenza potenziale tra la terra e questa regione è sull'ordine di 400 000 volt.
Vicino alla superficie della terra c'è una campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m.
Tesla si riferì a questa carica come il "niveau elettrico" o livello elettrico.
"è difficile dire se noi mai acquisiremo questa conoscenza necessaria, ma c'è da sperare di sì, ed ovvero, per mezzo della risonanza elettrica.
Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell'umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata…"
Più di diecimila anni fa i nostri antichi padri, durante l’età dell’oro erano già in possesso delle conoscenze necessarie per farlo…
Il perché oggi non si sia arrivati ad usare sistemi che "sfruttino" le free energy può essere inquadrato in due modi: uno scientifico-accademico e l'altro economico.
Il primo tirerebbe in ballo innumerevoli principi fisici (in testa quello di conservazione dell'energia) che "matematicamente" escluderebbero la possibilità dell'esistenza di fonti di energia infinite e utilizzabili. Il secondo, vedrebbe entrare in campo un principio, forse non scritto, che vale nell'Economia: un prodotto, o un servizio, è sfruttabile quando è monopolizzabile ed esauribile.
In altre parole, se esiste un prodotto, o un servizio, che non fa guadagnare nessuno non potrà mai essere messo a disposizione di qualsiasi utente.
A monte di tutto: "Qualcuno deve guadagnare".
Le energie libere, quindi, per definizione non sarebbero commercializzabili: nessuno potrebbe vendere energia prodotta gratis o infinita poiché ognuno sarebbe indipendente e non avrebbe necessità di soggiacere alle leggi dell'economia mondiale.
 Se Tesla (o chi ne ha carpito e sfruttato le scoperte) avesse individuato il modo di generare infinita energia, per le motivazioni appena descritte, è normale che oggi non se ne sappia nulla e che ufficialmente non se ne parli.
Lo stato attuale dell'economia è fondato proprio sulla necessità di un monopolizzatore che guadagna e un utente finale che spenda.
La banalità di questo concetto è tale che purtroppo tutti ne sono consapevoli e ne intuiscono le probabili conseguenze.
Le free energies annienterebbero i vari monopoli, non essendo più indispensabili lo sfruttamento delle fonti di energia naturali né il denaro utile al loro possesso da parte di pochi.
Purtroppo per gli "scienziati ufficiali", il concetto delle free energies, e il conseguente eventuale loro impiego, non è assolutamente in contrasto con alcuna legge fisica.
Forse non a caso Tesla non accettava completamente le teorie di Einstein: la Relatività, non esclude la possibilità di energia infinita praticamente gratis, ma la rende inutilizzabile poiché incontrollabile (la nota equazione E=mc2 di fatto conduce a conclusioni del genere).
Tesla forse intuì, grazie allo studio delle concezioni scientifiche Vediche, che l'energia libera è uno stato della materia, piuttosto che un risultato di una sua manipolazione.
Compatibilmente con Einstein, comunque, era sicuro che la materia fosse energia.
Qual è allora la differenza fra il modo di vedere la natura in Occidente e quello in Oriente?
I Veda contengono tutte quelle concezioni e quel vasto corredo di termini scientifico-filosofici che Tesla studiò e con i quali descrisse la natura così come lui la vedeva, realizzando i progetti tecnologici che da ciò scaturirono.
Inoltre contengono le cronache e le descrizioni di eventi storici avvenuti più di 5000 anni fa in India e personaggi e mezzi che vi presero parte.
I velivoli descritti in battaglie e scontri epocali sono i Vimana, macchine volanti con una tecnologia avanzatissima per l'epoca storica a noi nota e rivoluzionaria per la nostra civiltà, in quanto messaggio cifrato di conoscenze tramandate da millenni.
La commistione percepibile nei testi Vedici fra filosofia e scienza, mondo spirituale e mondo fisico, con termini (fra i quali quelli acquisiti da Tesla) comuni all'uno o all'altro campo, fa intuire che vi fosse una mentalità all'epoca degli eventi descritti (non più considerabili, a questo punto, come mitici) completamente diversa e in sintonia con la Natura.
Ne è esempio il concetto orientale dei Chakra (vortici di energia) sul corpo umano, portali energetici (amplificatori) fisici e psichici, del tutto simili alle descrizioni dei sistemi di propulsione adottati dai Vimana.
 
Disegno di Shakuna Vimana
 
Vortici di materia (mercurio) incendiati con il fuoco (energia), che genererebbero una sorta di lenti amplificatrici di energia, in grado di far sostentare nell'aria questi ordigni, fanno intuire, come allora in India non vi fossero differenze fra mondo spirituale e fisico.
Se guardiamo, invece, alla storia dell'Occidente, tale dicotomia è presente da sempre.
Che Tesla avesse trovato nei termini Vedici totale correttezza descrittiva delle sue teorie, fa capire che avesse immaginato ciò che, oggi, predicano i fautori della free energy.
Il mondo materiale e spirituale sottostanno ad uguali leggi che governano anche il microcosmo ed il macrocosmo.
Questi sistemi di propulsione del tutto innovativi potrebbero essere stati applicati nell’ambito della ricerca e progettazione aeronautica nazista, proseguita dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti.
In questi ultimi anni vi è un'espandersi del fenomeno ufologico, da una parte all'altra del globo, che non pare abbia precedenti statistici.
E' pur vero che l'aumento degli avvistamenti è oggi più evidente grazie (o a causa) dalla rete web, che mette in grande risalto filmati (veri o fasulli), da siti, blog e forum nati ad hoc, ma tutto questo induce comunque ad una constatazione in relazione agli UFO: non conosciamo tutta la verità.
Una verità che potrebbe essere taciuta soprattutto dal settore della ricerca e tecnologia militare, all'interno della quale potrebbe essere finalmente spiegata l'origine degli oggetti volanti non identificati.
Per l'appunto, si ipotizza la disponibilità da parte dei militari di una tecnologia segreta, tutta terrestre, con la quale si è riusciti a costruire velivoli le cui fattezze sono del tutto simili agli oggetti che da decenni volerebbero sulle nostre teste.
Tesla scrisse: "come affermato in una precedente occasione, quando fui studente all’Università, io concepii una macchina volante, abbastanza diversa da quelle presenti.
Il principio sottostante era solido, ma non poté essere messo in pratica perché volli un movente primario di sufficientemente grande attività.
Negli anni recenti, ho risolto questo problema e sto ora pianificando una macchina aerea “priva di piani di sostentamento, alettoni, propellenti ed altri attacchi esterni, che saranno capaci di immense velocità e saranno molto probabilmente in grado di fornire potenti argomenti per la pace nel prossimo futuro."
Nikola Tesla scrisse questo ad un manager della Westinghouse Electric Company nel 1912.
"Non dovrete sorprendervi affatto se un giorno mi vedrete volare da New York a Colorado Springs in un apparecchio che somiglierà ad un fornello a gas e peserà tanto uguale e, se necessario, sarà in grado di entrare e partire attraverso una finestra".
In realtà, il “fornello volante” di Tesla usava un sistema di elettropropulsione, che doveva essere alimentato da alimentatori esterni e dal sistema wireless di trasmissione dell'energia o con un generatore di potenza interno al mezzo.
In un articolo del 1911 su The Sun Tesla descrive la sua macchina volante: "Il Dr. Nikola Tesla la notte scorsa si poggiò comodamente alla sua poltrona a Waldorf, e parlò con calma di aeromobili senza ali, propellenti o altri meccanismi degli aeroplani ora familiari che si muovevano nello spazio a incredibili velocità, o più lentamente portando pesanti carichi, e in ogni caso sempre con sicurezza, come il più prosaico dei veicoli a ruote".
“L'applicazione di questo principio darà al mondo una macchina volante diversa da qualsiasi cosa sia mai stata esistita in precedenza.
Non avrà ali, reattori o strumenti del genere usato fino adesso.
Sarà piccola e compatta, straordinariamente veloce e, soprattutto, perfettamente sicura nella più grande tempesta.
Può essere costruita di qualsiasi misura e portare qualsiasi peso si desideri”.
Chi abbia familiarità con i principi operativi del cosiddetto "aeroplano convenzionale" comprende che la macchina volante di Nikola Tesla descritta in questi passi del 1911 deve essere un veicolo con "anti-gravità" quindi un vero "disco volante".
Ipotesi di macchina volante immaginata da Tesla
Molto simili per descrizione e funzionamento agli Haunebu disegnati dai nazisti.
Secondo voci mai confermate, le SS E-IV (Entwicklungsstelle 4), le occulte SS del Sole Nero (Schutze Sonne) sotto la guida del Reichsfuhrer SS Hans Kammler, sviluppando i progetti della JFM produssero un motore magnetico che gestiva la gravità come spinta propulsiva. Nel 1939 venne prodotta la RFZ-5 e le prove vennero effettuate nello stabilimento segreto Vril Arado di Brandeburg.
Dallo sviluppo della RFZ sarebbe nato l'Haunebu I, di 24 metri di diametro, con motore Thule Tachyonator il cui prototipo volò ad una velocità di 4.800 Km/h con possibilità di evoluzione fino a 17.000 Km/h.
Per resistere alle incredibili temperature prodotte dalle altissime velocità che tali mezzi permettevano, le SS E-IV fecero sviluppare uno speciale materiale resistente al calore, denominato Victalen.
Il prototipo successivo, l'Haunebu II del diametro di circa 30 metri, poteva volare da 6.000 Km/h fino ai teorici 21.000 Km/h. L'autonomia era sempre limitata a pochi minuti di volo.
L'Haunebu III avrebbe avuto un diametro di 70 metri e una velocità di 7.000 Km/h fino ad una possibilità teorica di 40.000 Km/h.
L'ultima, Haunebu IV del diametro di 120 metri, con autonomia superiore alle 20 ore, in grado addirittura di viaggiare nello spazio, sarebbe rimasta solo un progetto sulla carta.
I nazisti avrebbero voluto utilizzare questi strumenti come armi, per vincere la guerra.
Tesla aveva obiettivi più nobili, fornire all’umanità la possibilità di usufruire di energia pressoché illimitata e soprattutto in forma libera, gratuitamente, così come era durante l’età dell’oro.
Nessuno riuscì nel suo intento.
Probabilmente oggi per sapere che fine hanno fatto questi progetti bisognerebbe chiedere ai servizi americani, detentori delle conoscenze tecnologiche raggiunte dai tedeschi in virtù della nota operazione Paperclip.

2011.07.12 – INGEGNO VENETO… RIFIUTI DI NAPOLI? UN “BEN DI DIO”.

tratto da :clicca qui
 
Carla Poli, del Centro Riciclo di Vedelago, coi rifiuti rifà tutto.
Seguendo il primo principio della Fisica: Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma.
 
VEDELAGO
Miracolo?
No.
Riciclo.
In provincia di Treviso si trasformano le scoasse secche negli oggetti più disparati e utili.
Con un nastro trasportatore, un impianto che il mondo ci invidia.
E – ovvio – l’educazione.
«Sono stufa!
Non vado più ai convegni in Italia a spiegare come risolvere il problema dei rifiuti!
In giro non capiscono niente!».
Carla Poli, direttrice del Centro Riciclo di Vedelago, sbotta.
Quando le chiediamo perché avendo vicino a Treviso un gioiellino d’impianto di riciclo come il suo, ci sono ancora tante discariche e la città non ha ancora avviato la differenziata porta a porta, la Poli sbuffa… – Mi chiamano perfino i cinesi per capire come muoversi! – dice.
E’ arrabbiata e infastidita dai politici la tenace direttrice che ha trovato una soluzione per far ritornare a vivere i nostri rifiuti, dopo oltre 25 anni di ricerche, studi, investimenti.
Treviso come la gran parte dell’Italia non vuole capire e non vuole risparmiare, «manca soprattutto la volontà politica e l’informazione» – dice – «dall’estero mi cercano per capire e acquisire le nostre tecnologie, qui criticano e basta.
Treviso ha lo stesso problema di Napoli, anche se in forma diversa, non vedo collaborazione da parte del comune e dell’amministrazione, perché probabilmente non vuole risparmiare e far risparmiare i suoi cittadini».
Alla base ci deve essere una buona raccolta differenziata per poter ricavare la materia prima secondaria, viene chiamata così la materia prima da riciclo, «bisogna informare e insegnare a fare una raccolta corretta, io non tratto materiale raccolto alla rinfusa in sacchi neri, a monte deve esserci un’educazione ecologica, quella che spiego ai bambini quando vengono in visita qui».
E’ quello che ci ripete più volte Carla Poli, mentre spiega che il suo centro accoglie i rifiuti (non umidi) differenziati, di vari comuni del territorio e di grandi aziende private come Nestlè e Benetton, perché a loro conviene, risparmiano molto.
Qui, dove lavorano 68 dipendenti, l’indifferenziato o frazione secca, quello che solitamente non sappiamo classificare, è riciclabile: «abbiamo solo uno scarto del 5% rappresentato dai pannolini, ma stiamo cercando il modo di recuperare anche quello» – sottolinea – «il resto se ci guardiamo bene dentro, è fatto per lo più da imballaggi, plastiche e gomme (75%), come giocattoli rotti, attaccapanni, carta patinata».
A Vedelago arrivano ogni giorno 100 tonnellate di rifiuti, il 35% viene subito messo sul mercato e venduto ad altre aziende che lo riciclano, mentre il 65% passa al processo di trattamento.
La frazione residua secca viene messa su un nastro trasportatore, controllata e separata dagli elementi non compatibili come vetro, legno, oggetti tecnologici, scarti industriali.
Poi vengono selezionati i materiali che hanno valore di mercato, come il ferro e l'alluminio che vengono venduti ad aziende di tutta Europa che li riciclano.
Il resto finisce nell'impianto di trattamento che lavora gli scarti: il materiale che si forma dall’estrusione in cui le varie parti della frazione secca si amalgamano sfregandosi a 180 gradi senza combustione, è la materia prima secondaria, un composto che una volta raffreddato viene sminuzzato diventando un granulato, che rispetta tutte le normative dell’Unione europea.
Il granulato plastico viene usato nel settore edile per pavimentazioni, costruzioni e arredi urbani come giochi per bambini, tavoli e panchine più resistenti del legno, meno pesanti del cemento e più economici.
Si possono creare piste ciclabili e staccionate, «a Pescara abbiamo fatto una pista ciclabile di 12 chilometri», «un materiale che da performance superiori, non si usura come il legno, costa meno e si ricicla nuovamente», rimarca Poli.
Si pensi che il prodotto finito che solo quattro anni fa veniva venduto 25 euro a tonnellata ora ha un valore di circa 240 euro, la richiesta è esorbitante e in continua crescita: «Treviso non ha ancora capito che deve fare la raccolta porta a porta e portarmela qui, eliminando i cassonetti sulle strade, abbattendo i costi a medio lungo termine, riducendo fortemente la produzione di rifiuto non riciclabile», ripete questa ingegnosa donna, che ha proposto all’amministrazione di raccogliere i rifiuti differenziati delle scuole di Treviso a costo zero, ma l’amministrazione dopo due anni non ha ancora dato il via alla sperimentazione.
Da poco Carla Poli è stata in visita a Napoli definendo i loro rifiuti «un ben di dio!», ci spiega che a Napoli gli impianti privati per la raccolta differenziata ci sono, ma non sono mai stati attivati: «il popolo napoletano, non è stupido, ma i politici, le amministrazioni, non spingono per una raccolta differenziata, perché politicamente non paga».
La Campania è piena di rifiuti tossici che vengono dal nord «anche noi abbiamo le discariche abusive, le nascondiamo, ma ci sono anche nella Marca, non siamo migliori».
Oltre alla possibilità di diminuire il rifiuto portato in discarica dal 50% attuale al 5%, c’è da aggiungere che il Centro di Riciclo di Vedelago, mette in moto anche la macchina dell’economia, perché Carla Poli è prima di tutto un’imprenditrice, dando lavoro ad altre industrie che comprano la materia prima secondaria e costruiscono manufatti richiesti in tutto il mondo.
«Vado ai convegni nelle città, spiego, informo, e soprattutto dimostro che ci sono solo vantaggi.
Quando i politici sono informati e non si attivano con un progetto serio, non hanno più scusanti».
 
Autore: Isabella Loschi