ATTUALITA

2013.03.20 – SECONDO ALCUNI LA DICHIARAZIONE DI SOVRANITA’ PERSONALE E’ UNA BUFALA


Proponiamo di seguito un articolo dell’ Avv. Paolo Franceschetti, su un argomento abbiamo trattato nell’articolo
La più grande storia mai raccontata, pubblicato su PuntoZero nr. 4.
Il diritto di sovranità individuale, Santos Bonacci, la bufala del diritto e della dichiarazione di sovranità
 
1. Premessa.
2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.
3. La differenza tra sistemi di civil law e di common law.
4. Il concetto di diritto e norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.
5. Il concetto di diritto. Il diritto come sistema di regole per l’annientamento dell’individuo.
6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione.
7. Conclusioni.
 
1. Premessa.
Da qualche tempo non passa giorno che qualcuno non mi domandi via mail o per telefono, o su facebook, o alle conferenze, qualcosa sul diritto di sovranità individuale, diffuso sul web da un personaggio che si chiama Santos Bonacci, e successivamente ripreso da altri siti, tra cui “Tempo di cambiare” di Italo Cillo.
Scrivo quindi questo articolo, per dare una risposta cumulativa a tutti anticipando le conclusioni: questa questione vale per il diritto anglosassone (forse, e non ne ho la certezza).
Ma certamente non vale per il nostro diritto e per i sistemi di civil law in generale.
Vediamo nel dettaglio perché.
 
2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.
Partiamo dal concetto di sovranità individuale.
Secondo Santos Bonacci e diverse persone che sono andate dietro a questa bufala, il cittadino italiano potrebbe rivendicare il proprio diritto di sovranità individuale rispetto allo Stato, dichiararsi quindi uomo libero, non soggetto al diritto dello Stato.
Secondo questa teoria, per fare questo basterebbe indirizzare una raccomandata al Prefetto e al Ministero dell’Interno, scritta con inchiostro rosso (sic!), firmata con impronta digitale (sic!) e con tre testimoni.
Sempre secondo i sostenitori di questa tesi, il diritto di rivendicare la propria sovranità nasce da un’attenta analisi delle leggi esistenti; analizzando tali leggi infatti si capisce che l’Italia è una società privata, registrata come corporazione dal 1933.
Il nostro Ministero delle Finanze invierebbe a questo registro, che sarebbe di proprietà del Vaticano (sic!), un report periodico.
Il sistema in cui viviamo sarebbe basato sul silenzio-assenso; se non rispondi all’avvertimento che ti viene dato è come se accettassi l’imposizione che lo Stato ti fa.
Le norme traggono valore dal principio di non essere state mai contestate.
Sono riconosciute valide perché nessuno le ha mai contestate.
Quindi se io contesto la validità delle norme statali, queste non sono valide.
A riprova di ciò, le persone portano dei video in cui un cittadino americano ha messo in difficoltà un giudice dichiarando di non riconoscere la sovranità dello Stato.
Cosa sia questo registro delle corporazioni non l’ho mai capito, perché le persone a cui mi sono rivolto mi hanno solo dato una serie di link incomprensibili, ma non un solo riferimento normativo.
Le mie conoscenze giuridiche mi permettono però di pronunciarmi sulla questione della contestazione delle leggi e sul principio del silenzio-assenso.
 
3. La differenza tra sistemi di civili law e di common law.
Intanto una prima cosa da dire è che tra i sistemi di common law, come quelli cui si riferisce Santos Bonacci, e i nostri corre una certa differenza.
I sistemi di civil law hanno una rigida scala gerarchica di leggi che hanno valore differente; prima di tutto vengono le leggi dell’UE, poi quelle costituzionali, poi le leggi ordinarie, ecc. In linea di massima non sono valide le leggi precedenti alla Costituzione, salvo eccezioni e salvo che non siano state confermate esplicitamente.
Le leggi, poi, da noi disciplinano esplicitamente quasi tutto quello che il cittadino può fare o non fare.
In teoria (in teoria, la pratica è un po’ differente) i giudici applicano solo la legge.
I sistemi di common law invece sono basati su un serie di leggi che regolano i principi base, mentre poi l’applicazione della legge è lasciata al giudice.
Il giudice cioè crea la legge.
Quindi ammesso e non concesso che nei sistemi anglosassoni i principi giuridici fatti propri da questa teoria siano validi, essi non lo sono altrettanto per il nostro ordinamento.
Se in America o in Inghilterra una sentenza emanata da un giudice che dichiarasse valida la sovranità individuale sarebbe – in teoria – una vera e propria regola giuridica, da noi la stessa cosa sarebbe impossibile perché il giudice dovrebbe indicare esattamente quale norma ha applicato (quindi, in sostanza, o si trova una norma giuridica che affermi valido il diritto di sovranità oppure non è possibile fare un’affermazione del genere); e anche se poi un giudice dichiarasse valida la sovranità individuale, non è detto che ciò venga poi fatto da altri giudici.
 
4. Il concetto di diritto e di norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.
Occorre a questo punto spiegare cosa è la legge, come nasce, e in cosa consiste.
La legge è, né più né meno, un atto di forza imposta dai vincitori a un popolo sottomesso.
In Italia la nostra Costituzione risale al 1947, e fu creata ad hoc dopo la fine della seconda guerra mondiale dai nostri politici, sotto il controllo degli USA che ne hanno gestito la formazione dopo l’occupazione.
Prima di allora le leggi erano state imposte da Mussolini agli italiani; il fascismo era una dittatura e quindi le leggi non erano certo scelte dal cittadino a proprio favore, ma erano imposte di forza dallo Stato anche a chi non voleva piegarsi ad esse.
Del resto Mussolini aveva semplicemente operato sul sistema preesistente: la Costituzione Albertina del 1848, dal 1861 fu imposta a forza ai territori strappati allo Stato Pontificio e ai Borbone, contro la volontà di costoro, e contro addirittura la volontà degli abitanti del meridione, la maggior parte dei quali contrari all’Unità d’Italia.
D’altronde in precedenza in quei territori c’erano stati, oltre alla Chiesa cattolica, i Romani, e prima dei Romani gli Etruschi.
E ciascuno aveva sempre strappato all’altro il proprio territorio imponendo le proprie leggi con la forza.
Gli USA, per volgere lo sguardo oltreoceano, sono nati perché gli europei hanno colonizzato quei territori, occupando con la forza i territori abitati dai nativi americani: Apache, Seminole, Nez Piercé, Sioux, ecc., vivevano a milioni in quei territori, da millenni.
Ma un bel giorno siamo arrivati noi europei, li abbiamo cacciati ed abbiamo imposto le nostre democratiche leggi.
In alcuni casi tali leggi sono state imposte a popolazioni, come i Nez Piercé, che non conoscevano proprio il concetto di “conflitto” e “guerra” e che hanno accettato supinamente la cosa senza azzardare nessuna reazione.
Poi gli USA ogni tanto decidono di andare altrove (ad esempio nelle isole Hawaii) e, sterminando chi vi si oppone, decidono che quello è uno stato americano.
Poi decidono di esportare la democrazia in Iraq, vanno in Iraq, fanno milioni di morti, e instaurano un governo democratico (la stessa cosa che hanno fatto in Italia nel ’47, più o meno).
Il diritto è quindi un’imposizione, un atto di forza.
E chi si ribella alle regole viene messo in galera, distrutto economicamente, e piegato con tutti i mezzi.
Sei contrario alle trasfusioni perché sei Testimone di Geova?
Lo Stato te lo impone.
Ritieni che la Chiesa cattolica sia un’istituzione che ha infangato e lordato il nome di Cristo, appropriandosi illecitamente del suo messaggio e trasformandolo in un messaggio di violenza e sopraffazione?
Non importa, devi tollerare il crocifisso e l’ora di religione.
Sei favorevole all’eutanasia?
Pazienza.
E’ proibita.
Ritieni Equitalia un abuso?
Non importa, ti pignorano lo stesso la casa.
Ritieni assurdo che chi è condannato a otto anni per associazione mafiosa possa sedere in parlamento?
Non importa.
La legge lo permette e tu ti becchi un parlamentare condannato per mafia che decide per te cosa è giusto e cosa non lo è.
Vorresti avere due mogli (se uomo) o due mariti (se donna)?
E’ vietato.
Nella legislazione matrimoniale, poi, il massimo del ridicolo lo raggiungono alcune leggi americane (ad esempio in Texas) in cui sono proibiti i rapporti sessuali diversi dal normale coito vaginale.
Il concetto di diritto credo che però meglio di ogni altro sia esemplificato da un’intervista ad un parlamentare, poco tempo fa, al quale un giornalista chiese “scusi, ma se siamo in tempo di crisi, come mai l’anno scorso i partiti hanno preso per rimborsi elettorali una somma 14 volte superiore all’anno precedente?” e il parlamentare (ricordiamolo, il parlamentare è quello che le leggi le fa e le vota) risponde senza avvedersi della contraddizione: “Ah non dipende da me, io ho solo rispettato la legge”.
E così via.
Ora, essendo il diritto un atto di forza imposto dall’alto anche contro la volontà della maggioranza dei cittadini, è logico che non ha alcun valore rivendicare il proprio diritto di sovranità.
A maggior ragione, poi, se si parte dal presupposto che il diritto è un arbitrio, un abuso del più forte su chi non ha i mezzi per ribellarsi, è inutile e anche contraddittorio rivolgersi per la tutela dei propri diritti agli organi di quello Stato che io non riconosco.
Equivale a rivolgersi a Totò Riina per cercare di fargli capire che è ingiusto che lui squagli la gente nell’acido, e per tentare di fargli capire che non può ammazzare la mia famiglia sol perché non gli pago il pizzo.
Le norme cioè sono valide perché lo Stato le fa rispettare con la forza. Non sono valide, invece, come la teoria di Bonacci vorrebbe, perché nessuno le contesta.
Sono valide perché se non le rispetti lo Stato e fa rispettare coattivamente con la forza pubblica.
Quindi mandare una dichiarazione – come vorrebbero i sostenitori della teoria della sovranità – agli organi dello Stato con cui si dichiara di non riconoscere la sovranità statale, non serve a nulla.
Mandarla poi seguendo i consigli che vengono dati da chi si occupa di questa teoria, cioè firmandole con l’impronta digitale e scrivendo con inchiostro rosso, ecc., equivale a farsi ridere dietro e tutt’al più a gettare i presupposti per un TSO.
 
5. Il concetto di diritto.
Il diritto come insieme di regole per l’annientamento dell’individuo.
Va da sé che se lo Stato impone il diritto con la forza, non lo fa per il benessere dei cittadini.
Quando gli europei sono andati in America (sia nell’America del nord che del sud) non hanno certo imposto le loro leggi per il benessere della popolazione locale.
Quando invadiamo la Libia (affermando che andiamo a liberarla) e imponiamo le nostre regole su quei territori, non lo facciamo di certo perché vogliamo il bene del popolo libico.
La verità invece è che il diritto persegue fini completamente opposti e serve ad ingabbiare il cittadino in una serie di regole per impedirne il libero sviluppo e il libero arbitrio.
Solo a titolo di esempio:
Il diritto di proprietà privata è quasi inesistente; la verità è che il proprietario del terreno per costruirvi deve pagare; lo Stato può espropriarglielo quando vuole senza pagargliene il valore; per fare una minima modifica alla costruzione occorre chiedere autorizzazioni e pagare per averle, ecc.
Se io ho una casa, non ho neanche il diritto di farne quello che voglio, perché anche solo per traformarla da abitazione in studio devo chiedere l’autorizzazione.
Il Ministero della Sanità decide quali cure sono ammesse negli ospedali e quali no, al fine di disincentivare cure alternative efficaci e incentivare cure ufficiali inefficaci dannose e costose (come la chemioterapia, a fronte di tutti gli studi – Di Bella, Simoncini e altri – che hanno dimostrato l’inefficacia di queste cure e l’efficace di altre cure meno costose) che propongono metodi diversi.
Le tasse sulla casa e sui terreni costituiscono una specie di gabbia in cui il cittadino è imprigionato costringendolo a lavorare come un mulo per pagare servizi di cui potrebbe anche fare a meno.
Nonostante infatti siano da decenni state scoperte energie pulite e a costo zero, materiali riciclabili per i principali prodotti di uso quotidiano, e prodotti che possono ridurre a zero la necessità di riscaldamento (ad esempio alcune case di legno non hanno bisogno di riscaldamento anche in zone molto fredde), siamo costretti tutti ogni mese a pagare spazzatura, luce, gas, acqua, e interi stipendi familiari sono destinati solo a pagare bollette inutili, che non servirebbero a nulla se si diffondesse la tecnologia di Tesla e altri sistemi.
Le tasse in generale non servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce, ma servono a depredare il cittadino per non permettergli di vivere tranquillo.
Basti pensare che con il costo di un F22 per la difesa aerea ci si potrebbe sanare il bilancio della giustizia, e con pochi F35 (dieci o quindici a seconda dei calcoli) si potrebbe fornire la sanità di tutti gli strumenti indispensabili per curare tutti gratuitamente.
In altre parole, i politici non hanno bisogno dei nostri soldi per fornire i servizi statali; hanno bisogno di depredarci per far sì che la gente non evolva spiritualmente.
I tribunali sono congegnati in modo che raramente chi ha un credito, piccolo o elevato che sia, possa conseguirlo per via giudiziale ed essere tutelato da frodi e abusi; basti pensare che il creditore per pignorare i beni del debitore e venderli può arrivare ad impiegare decenni, spendendo nel frattempo un mucchio di soldi per mantenere in piedi la procedura.
Il peggio del peggio in termini di libertà però lo danno le recenti leggi tributarie in materia di spesometro, redditometro, e anagrafe tributaria.
Un sistema che in teoria controllerà tutte le spese dei cittadini per “normalizzare” ogni individuo: vuoi mangiare solo le mele del tuo campo per risparmiare soldi e comprarti tanti cd musicali che adori?
Non puoi… non rientri nei parametri.
Sei un tedesco che lavora in Italia e hai preso la cittadinanza italiana e sei abituato a bere 10 birre al giorno?
Cazzi tuoi, non te lo puoi permettere, altrimenti potrebbe scattare l’accertamento.
Si potrebbe proseguire all’infinito con altri esempi, ma la verità è che le leggi esistenti servono solo ad ingabbiare il cittadino in una rete di regole quasi del tutto inutili, che servono a fargli perdere tempo al fine di distoglierlo dall’impiegare lo stesso tempo nell’evoluzione di se stesso.
 
6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione (si riferisce a quella italiana ovviamente).
Venendo al principio di sovranità nella nostra legislazione, ci si deve domandare se non ci siano altre strade per riconoscere la propria sovranità e se questa teoria sia completamente campata in aria o meno.
In teoria l’idea della sovranità individuale è giusta.
Lo Stato non avrebbe il potere di decidere della vita altrui, salvo che questo potere non serva veramente a proteggere il cittadino, e salvo che questo potere sia davvero un’espressione della volontà della maggioranza.
Questo concetto di fondo è espresso nella Costituzione, dove all’articolo 1 è detto che la sovranità appartiene al popolo; molto importante è la frase successiva, questa: “il popolo la esercita nelle forme previste dalla Costituzione”.
In altre parole, la norma è come se dicesse che è illegittima qualsiasi legge che non permetta l’esercizio della sovranità da parte del cittadino.
Ora, occorre considerare che il popolo non ha più il diritto di scegliersi i propri rappresentanti grazie ad una legge elettorale che è una porcata anche nel nome (il cosiddetto Porcellum), ed è stata definita tale addirittura da chi l’ha preparata e le ha dato il nome (Calderoli); quindi i rappresentanti che siedono in parlamento non sono voluti dal popolo; occorre altresì considerare poi che molte leggi sono state delegate all’UE, e soprattutto che il sistema della moneta è un sistema illegittimo ove non è il cittadino ad essere proprietario della moneta, ma lo è un ente privato come la BCE.
Tenendo presente tutte queste considerazioni, ne deriva a maggior ragione l’illegittimità della sovranità statale attuale, e il diritto del cittadino di svincolarsi da questo sistema.
Il problema però è che il cittadino non può svincolarsi nella pratica da questo sistema, perché lo Stato dispone di uno strumento che le singole persone non hanno: l’uso della forza.
Le teorie di Bonacci e dei seguaci della sovranità hanno ragione su un punto, cioè che il diritto di basa sul consenso e sulla non contestazione.
Ma il nodo della questione è che non basta la contestazione da parte di uno o di mille individui che rivendicano la propria sovranità per distaccarsi dallo Stato; in teoria sarebbe necessario che il consenso venisse negato, e che quindi non riconoscessero la sovranità statale tutti quegli organi che in teoria sono deputati a far rispettare le leggi statali.
In altre parole, se d’un tratto polizia, carabinieri, esercito, tribunali, cessassero di riconoscere come valide le leggi statali, allora sì, d’un colpo lo Stato perderebbe il suo potere e ciascun individuo sarebbe sovrano a se stesso.
La nazione precipiterebbe però nell’anarchia, generando altri tipi di problemi e la necessità di altre soluzioni.
 
7. Conclusioni.
A mio parere i gruppi che si occupano di sovranità individuale hanno l’importante funzione di stimolare una riflessione e un dibattito.
A me personalmente hanno fatto riflettere molto e fare importanti passi avanti di consapevolezza.
Avendo avuto modo di parlare con alcuni di loro, peraltro, mi sono fatto l’idea che il dibattito è interessante, ma il rischio è quello di perdersi a studiare codici, cavilli, leggi presenti, leggi passate, ecc., e far perdere del tempo alle persone per distorgliele da attività più proficue per se stessi ma pericolose per il sistema: la crescita individuale.
La vera libertà è dentro di noi, e non ci può essere sistema giuridico che può togliere la libertà a una persona libera dentro.
In questo senso, le storie di Gesù Cristo, di Osho, di Paramahansa Yogananda, di Gandhi, possono insegnare molto, ma anche la storia del Dalai Lama, che ha perso una terra e il suo regno, il Tibet, ma ha portato la libertà a milioni di individui con la diffusione del buddhismo all’esterno della sua terra.
Il Dalai Lama è l’esempio più importante al mondo, in questo senso, di un soggetto che ha la sovranità individuale; era infatti un ex sovrano spodestato dal governo cinese, che ha perso il regno.
Ma in compenso non ha perso mai la sua sovranità individuale, aiutando milioni di persone a trovare la propria.
Tratto DA QUI

2013.03.20 – LA SOVRANITA’ PERSONALE DI DIO: IO SONO COLUI CHE E’


LA NON RISPOSTA DI DIO A MOSE' SUL SUO NOME

 
“‘Qual è il suo nome?’
Che dirò loro?” (Es 3:13).
Mosè vuol sapere il nome di Dio.
Ma non lo sapeva già?
Tutti gli ebrei si erano sempre riferiti a Dio come a Yhvh. Evidentemente Mosè era consapevole che quella formula non era proprio un nome, ma era il modo misterioso con cui ci si doveva riferire a Dio.
Ma il suo nome?
Vista la confidenza con Dio – di cui Mosè godeva fino al punto che Dio parlava “a Mosè faccia a faccia, proprio come un uomo parlerebbe col suo prossimo” (Es 33:1) – egli osa la domanda.
Certo con prudenza, usando un giro di parole e attribuendo la domanda ad altri: “Supponiamo che . . . ed essi realmente mi dicano: ‘Qual è il suo nome?’ Che dirò loro?” (Es 3:13).
Gli angeli furono riottosi nel rivelare il proprio nome e, di fatto, non lo rivelarono.
Come avrebbe risposto Dio?
A ciò Dio disse a Mosè:” (v. 13).
Si noti molto attentamente, ma davvero molto attentamente.
“A ciò”, cioè alla richiesta di Mosè, Dio “disse”.
La Bibbia dice che in realtà Dio non rispose alla richiesta di Mosè.
Ma “disse” qualcosa.
Per tutta risposta, Dio “disse”: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE” (v. 14; il maiuscoletto è di TNM).
Qui occorre fare bene attenzione.
Dobbiamo esaminare la frase di Dio nell’originale per comprenderla dovutamente.
אהיה אשר אהיה
ehyèh ashèr ehyèh
sono/sarò [chi] sono/sarò
Secondo questa nota, la locuzione divina sarebbe “l’espressione con cui Dio chiama se stesso”.
In verità, Dio qui non sta chiamando se stesso.
Dio sta invece rispondendo alla domanda di Mosè, ma non per dare il suo nome.
Come tutta risposta a Mosè che vuol sapere il suo nome, Dio dice: “SONO CHI SONO” (traduzione letterale dall’ebraico)… ovvero IO SONO COLUI CHE E'.

PER NON DIMENTICARE – ARRESTI IN KABYLIE NEL 2013

ARRESTATIONS EN KABYLIE LORS DES MARCHES DU MAK : "UNE GRAVE DÉRIVE DU POUVOIR ALGÉRIEN" ESTIME LE CMA
22/04/2013
TIZI-OUZOU (SIWEL)
Dans une déclaration rendue publique, le Congrès mondial amazigh, CMA, estime que l'arrestation de Khaled Zirari à Tizi-Ouzou est une grave dérive de la part du pouvoir algérien.
La déclaration du Congrès Mondial Amazigh souligne notamment que la ratification par l'Algérie de la Déclaration des Nations Unies sur les droits des peuples autochtones »[…]« ne peuvent cacher les pratiques racistes anti-amazighes en Algérie.
Les interdits et la répression contre les organisations politiques démocratiques et la société civile particulièrement en Kabylie, mettent en évidence une politique de mise en quarantaine de cette région. ». Ci-après, la déclaration dans son intégralité
 
Arrestations en Kabylie lors des marches du MAK : "Une grave dérive du pouvoir algérien" estime le CMA
Congrès Mondial Amazigh 
Graves dérives du pouvoir algérien
 
A l’occasion de la célébration du 33ème anniversaire du printemps amazigh, le Congrès Mondial Amazigh (CMA)–Algérie a invité les membres de ses instances dirigeantes (Conseil Fédéral et Bureau Mondial) à une réunion en Kabylie et à participer aux marches populaires prévues le 20 avril 2013. 
Les autorités algériennes ont refusé de délivrer un visa à Fethi Nkhlifa, Président du CMA, de nationalité libyenne, ce qui l’a empêché de se rendre en Algérie. A l’issue de la marche le 20 avril, plusieurs membres du Congrès Mondial Amazigh ont été interpellés par la police. 
A Vgayet, Mustafa Felfoul membre du Conseil Fédéral (CF) et Belkacem Lounes, responsable des relations internationales du CMA, ont été arrêtés à l’issue de la marche, vers 13h et emmenés au commissariat de police de ville où ils ont été interrogés, puis libérés en fin de journée. Mustafa Felfoul a été photographié et ses empreintes digitales enregistrées. 
A Tizi-wezzu, Khalid Zerrari, Vice-président du CMA pour le Maroc et Rabah Issadi, membre du CF-Algérie, ont été également interpellés dès la fin de la marche qui a eu lieu dans cette ville, vers la mi-journée. 
Rabah Issadi a été libéré quelques heures après mais Khalid Zerrari a été gardé au commissariat central de Tizi-wezzu. Il devait être expulsé d’Algérie vers le Maroc immédiatement mais 48 heures après il est toujours détenu par les autorités de police algérienne dans un lieu inconnu et sans possibilité de contact avec lui. Le CMA met en garde le gouvernement contre toute atteinte à l’intégrité physique et morale de Khalid Zerrari. 
Le Congrès Mondial Amazigh dénonce avec force ces graves abus d’autorité et atteintes aux droits et libertés fondamentaux et particulièrement au traitement inique dont a été victime Khalid Zerrari. Rien ne justifie l’arrestation des membres du CMA à Vgayet et à Tizi-Wezzu qui constitue par conséquent un acte totalement arbitraire des autorités algériennes. 
Le CMA réaffirme que ces pratiques d’intimidation autant mesquines que brutales, n’entament en rien sa détermination de poursuivre sans relâche sa tâche de lutte en faveur des droits du peuple amazigh et en particulier la liberté de circulation des Amazighs dans tous les pays de Tamazgha, conformément à l’article 36 de la Déclaration des Nations Unies sur les droits des peuples autochtones, adoptée par l’Algérie. 
A l’attention du gouvernement algérien, le CMA rappelle que ses déclarations de bonnes intentions en matière de respect des droits humains, ne peuvent cacher les pratiques racistes anti-amazighes en Algérie. Les interdits et la répression contre les organisations politiques démocratiques et la société civile particulièrement en Kabylie, mettent en évidence une politique de mise en quarantaine de cette région. 
Le CMA appelle les instances et les organisations internationales des droits de l’homme à agir avec la plus grande fermeté afin que l’Etat algérien respecte enfin ses engagements et obligations internationaux en matière de droits humains et des peuples. 
Tizi-Wezzu, 9/04/2963 – 21/04/2013 
Le Bureau du CMA
 
SIWEL 22 1614 AVR 13
ARRESTI IN KABYLIE A MERCATI MAK: "GRAVE POWER ALGERINO DRIFT" DICE CMA
2013/04/22
Tizi-OUZOU (Siwel) – In una dichiarazione pubblica, il Congresso Mondiale Amazigh, CMA ritiene che l'arresto di Khaled Zirari in Tizi Ouzou-è una grave deriva dal governo algerino. La dichiarazione del Congresso mondiale Amazigh sottolinea che la ratifica da parte dell'Algeria della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni "[…]" non può nascondere le pratiche anti-razziste amazigh in Algeria. Divieti e la repressione contro le organizzazioni politiche democratiche e della società civile, in particolare in Cabilia, evidenziano la politica di quarantena in questa regione. ". Dopo la dichiarazione in piena
Arresti in Cabilia durante MAK passi: "Un grave deriva del governo algerino", dice il CMA
Amazigh Congresso Mondiale
Gravi abusi delle autorità algerine
In occasione della celebrazione del 33 ° anniversario della primavera Amazigh, il Congresso Mondiale Amazigh (CMA) -Algeria invitato i membri della sua direzione (Consiglio federale e World Bureau) in una riunione in Cabilia e partecipare a marce popolari previste 20 Aprile 2013.
Le autorità algerine hanno rifiutato di rilasciare un visto di Fethi Nkhlifa, presidente di CMA, un cittadino libico, che gli ha impedito di fare un viaggio in Algeria. Alla fine della marcia del 20 aprile, alcuni membri del Congresso Mondiale Amazigh sono stati arrestati dalla polizia.
Un membro Vgayet Mustafa Felfoul del Consiglio federale (FC) e Belkacem Lounes, capo della CMA Relazioni Internazionali, sono stati arrestati alla fine della passeggiata, intorno 13h e portato alla stazione di polizia della città dove sono stati interrogati, e rilasciato nel corso della giornata. Mustafa Felfoul è stato fotografato e le impronte digitali registrate.
In Tizi-wezzu Khalid Zerrari, CMA Vice President per il Marocco e Issadi Rabah, membro del CF-Algeria, sono stati anche arrestati al termine della marcia che ha avuto luogo in questa città, a metà giornata.
Rabah Issadi è stato rilasciato poche ore più tardi, ma Khalid Zerrari era tenuto presso la stazione di polizia centrale di Tizi-wezzu. Doveva essere espulsi dall'Algeria al Marocco immediatamente, ma 48 ore dopo è ancora detenuto dalle autorità di polizia algerine in un luogo sconosciuto e senza possibilità di contatto con lui. La CMA ha messo in guardia il governo contro una minaccia per l'integrità fisica e morale di Khalid Zerrari.
Il Congresso mondiale amazigh condanna fermamente questi gravi abusi di autorità e di violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali e il trattamento particolarmente ingiusto subiti da Khalid Zerrari. Nulla giustifica l'arresto di membri della CMA a Vgayet e Tizi-Wezzu che pertanto un atto del tutto arbitrario delle autorità algerine.
La CMA ribadisce che, come piccoli bullismo pratiche brutali, non sminuisce la sua determinazione a proseguire senza sosta il suo compito di lottare per i diritti del popolo Amazigh, in particolare la libertà di movimento del Amazigh in tutti i paesi Tamazgha, in conformità all'articolo 36 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, adottata da Algeria.
Per il governo algerino, CMA ricorda le sue dichiarazioni di buone intenzioni in materia di diritti umani, non possono nascondere le pratiche anti-razziste amazigh in Algeria. Divieti e la repressione contro le organizzazioni politiche democratiche e della società civile, in particolare in Cabilia, evidenziano la politica di quarantena in questa regione.
La CMA chiama organismi e le organizzazioni internazionali dei diritti umani di agire con la massima fermezza in modo che il governo algerino a rispettare i propri impegni e obblighi internazionali in materia di diritti umani e dei popoli.
Tizi-Wezzu, 2963/04/09 – 21/04/2013
L'Ufficio del CMA
Siwel 22 1614 13 aprile

 

 

 

 

2013.03.07 – NICOLA TESLA – LE SUE SCOPERTE VOLUTAMENTE OCCULTATE ALL’UMANITA’

 

Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo cittadino.
In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra.
L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato.
Per mantenere il suo strapotere non esitò ad impiegare ogni mezzo per screditare, annientare economicamente e moralmente l’uomo che costituiva una reale minaccia per i suoi profitti indiscriminati, anche se quello stesso uomo avrebbe potuto rendere il mondo di allora assai migliore e anche per tutte le generazioni a venire.
Quell’uomo è il genio Nikola Tesla, che brevettò invenzioni che hanno comunque cambiato il mondo e morì solo e in miseria in una stanza di albergo. Molte delle sue invenzioni stanno riemergendo e sono in grado di migliorare ulteriormente la tecnologia del nostro tempo.
Nikola Tesla è stato un fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891, nato a Smilijan il 10 Luglio del 1856 e morto a New York il 7 Gennaio del 1943.
E' conosciuto soprattutto per il suo rivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nel campo dell'elettromagnetismo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano la base del moderno sistema elettrico a corrente alternata (CA), compresa la distribuzione elettrica polifase e i motori a corrente alternata, con i quali ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale.
Negli Stati Uniti Tesla fu tra gli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura popolare. D
opo la sua dimostrazione di comunicazione senza fili (radio) nel 1893, e dopo essere stato il vincitore della cosiddetta "guerra delle correnti" insieme a George Westinghouse contro Thomas Alva Edison, fu riconosciuto come uno dei più grandi ingegneri elettrici statunitensi.
Molti dei suoi primi studi si rivelarono anticipatori della moderna ingegneria elettrica e diverse sue invenzioni rappresentarono importanti innovazioni.
Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne.
Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi.
In che modo?
Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.
Significativo l’episodio descritto dall’articolo tratto dal numero di Maggio-Giugno di Nexus Gold del 2005 firmato da Igor Spajic.
La città di Buffalo, nel nord dello stato di New York negli USA, fu silenziosa testimone di un fatto straordinario nel corso di una settimana durante l'estate del 1931.
Nonostante la depressione economica avesse compromesso la produzione e i commerci, la città nondimeno rimaneva una fucina di attività.
Un giorno, tra le migliaia di veicoli che ne percorrevano le vie, una lussuosa automobile si fermò accanto, al marciapiede presso il semaforo di un incrocio.
Un passante notò come si trattasse di una berlina Pierce-Arrow ultimo modello, coi fari che s'integravano con grazia nei parafanghi nel tipico stile di questa marca.
Quello che caratterizzava l'auto in quella fredda giornata estiva era l'assoluta assenza di emissione di vapore o fumi dal tubo di scarico.
Il passante si avvicinò al guidatore e attraverso il finestrino aperto commentò l'assenza di fumi dallo scarico.
Il guidatore ringraziò il passante per i complimenti sottolineando che era così perché l'automobile "non aveva motore".
Q
uesta dichiarazione non è stravagante o maliziosa come potrebbe sembrare.
C'era una certa verità in essa.
Infatti, la Pierce-Arrow non aveva un motore a combustione interna; aveva invece un motore elettrico.
Se l'autista si fosse preoccupato di completare la sua spiegazione al passante, avrebbe potuto dirgli che il motore elettrico non era alimentato da batterie – ma da nessun tipo di "carburante"!!!
L'autista era Petar Savo, e nonostante stesse guidando quell'auto non era il responsabile delle sue incredibili caratteristiche. Queste erano il lavoro dell'unico passeggero, un uomo che Petar Savo conosceva come uno "zio": non altri che il genio dell'elettricità Nikola Tesla.
Negli anni '90 del 19' secolo Nikola Tesla aveva rivoluzionato il mondo con le sue invenzioni per sfruttare l'elettricità, dandoci il motore elettrico a induzione, la corrente alternata (AC), la radiotelegrafia, il radiocomando a distanza, le lampade a fluorescenza ed altre meraviglie scientifiche.
In realtà fu la corrente alternata polifase di Tesla e non la corrente continua di Thomas Edison ad inaugurare la moderna epoca tecnologica.
Tesla non rimase a dormire sugli allori ma continuò a fare scoperte fondamentali nei campi dell'energia e della materia. Scoprì i raggi cosmici decenni prima di Millikan e fu il primo a sviluppare i raggi-X, il tubo a raggi catodici e altri tipi di valvole.
Comunque, la scoperta potenzialmente più significativa di Nikola Tesla fu che l'energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra ed anche attorno ad essa in una zona atmosferica chiamata cavità di Schumann.
Essa si estende dalla superficie del pianeta fino alla ionosfera, all'altezza di circa 80 chilometri.
Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano, praticamente senza perdite, verso ogni punto del pianeta.
Il sistema di distribuzione dell'energia di Tesla e la sua dedizione alla free energy significavano che con l'appropriato dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell'energia, chiunque nel mondo avrebbe potuto attingere dal suo sistema.
Torneremo più avanti su questo aspetto.
Lo sviluppo di una simile tecnologia rappresentava una minaccia troppo grande per gli enormi interessi di chi produce, distribuisce e vende l'energia elettrica.
La scoperta di Tesla finì con la sospensione dell'appoggio finanziario alle sue ricerche, l'ostracismo da parte della scienza ufficiale e la graduale rimozione del suo nome dai libri di storia.
Dalla posizione di superstar della scienza nel 1895, Tesla nel 1917 era virtualmente un "signor nessuno",, costretto a piccoli esperimenti scientifici in solitudine.
Nei suoi incontri annuali con la stampa in occasione del suo compleanno, una figura sottile nel cappotto aperto di stile anteguerra avrebbe annunciato ai giornalisti le scoperte e gli sviluppi delle sue idee.
Era un triste miscuglio di ego e genio frustrato.
Nel 1931, Nikola Tesla compì 75 anni. In una rara dimostrazione di omaggio da parte dei media, la rivista Time gli dedicò la copertina e un profilo biografico.
L'anziano ingegnere e scienziato appariva emaciato anche se non sofferente, i suoi capelli ancora di un nero lucido e lo stesso sguardo lontano nei suoi occhi di sognatore.
Durante l'estate del 1931, Tesla invitò Savo a Buffalo, nello stato di New York, per mostrargli e collaudare un nuovo tipo di automobile che aveva sviluppato di tasca sua.
Casualmente, Buffalo è vicina alle cascate del Niagara – dove era entrata in funzione nel 1895 la stazione idroelettrica a corrente alternata di Tesla che lo aveva innalzato al culmine della stima da parte della scienza ortodossa.
La Westinghouse Electric e la Pierce-Arrow avevano preparato questa automobile elettrica sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla. (George Westinghouse aveva acquistato da Tesla i brevetti sulla corrente alternata per 15 milioni di dollari all'inizio del 20' secolo.)
La Pierce-Arrow adesso era posseduta e finanziata dalla Studebacker Corporation, e utilizzò questo solido appoggio finanziario per lanciare una serie di innovazioni.
Tra il 1928 e il 1933 l 'azienda automobilistica presentò nuovi modelli con motori ad 8 cilindri in linea e 12 cilindri a V, i futuristici prototipi Silver Arrows, nuovi stili e miglioramenti di tecnica ingegneristica.
La clientela reagì positivamente e le vendite della Pierce-Arrow aumentarono la quota aziendale nel mercato delle auto di lusso, nonostante nel 1930 quest'ultimo fosse in diminuzione.
In una situazione così positiva, progetti "puramente teorici" come l'auto elettrica di Tesla erano all'interno di questa sfera concettuale.
Nella tradizionale mistura di arroganza e ingenuità dell'azienda, niente sembrava impossibile.
Così, per le sperimentazioni era stata selezionata una Pierce-Arrow Eight del 1931, proveniente dall'area di collaudo dell'azienda a Buffalo, nello stato di New York.
Il suo motore a combustione interna era stato rimosso, lasciando intatti la frizione, il cambio e la trasmissione verso l'asse posteriore.
La normale batteria da 12 volt rimase al suo posto, ma alla trasmissione era stato accoppiato un motore elettrico da 80 cavalli.
Tradizionalmente, le auto elettriche montavano motori a corrente continua alimentati da batterie, dato che quella continua è il solo tipo di corrente che le batterie possono fornire.
Si sarebbe potuto utilizzare un convertitore corrente continua/corrente alternata, ma a quei tempi tali dispositivi erano troppo ingombranti per essere montati su un'automobile.
Il crepuscolo delle auto elettriche era già passato da tempo, ma questa Pierce-Arrow non venne dotata di un semplice motore a corrente continua.
Si trattava di un motore elettrico a corrente alternata progettato per raggiungere 1.800 giri al minuto.
Il motore era lungo 102 centimetri con un diametro di 76, senza spazzole e raffreddato ad aria per mezzo di una ventola frontale, e presentava due terminali di alimentazione indirizzati sotto il cruscotto ma lasciati senza collegamento.
Tesla non disse chi costruì il motore elettrico, ma si ritiene che fu una divisione della Westinghouse.
Sul retro dell'automobile era stata fissata un'antenna di 1,83 metri .
Petar Savo raggiunse il suo famoso parente, come quest'ultimo gli aveva chiesto, e a New York salirono assieme su un treno diretto verso il nord dello stato omonimo.
Durante il viaggio l'inventore non commentò la natura dell'esperimento.
Arrivati a Buffalo, si recarono presso un piccolo garage dove trovarono la nuova Pierce-Arrow.
Il Dr. Tesla sollevò il cofano e fece qualche regolazione sul motore elettrico a corrente alternata sistemato al suo interno.
In seguito si recarono a predisporre gli strumenti di Tesla.
Nella camera di un hotel delle vicinanze il genio dell'elettricità si mise a montare il suo dispositivo.
In una valigia a forma di cassetta si era portato dietro 12 valvole termoioniche.
Savo descrisse le valvole “di costruzione curiosa", sebbene in seguito almeno tre di esse siano state identificate come valvole rettificatrici 70L7-GT.
Furono inserite in un dispositivo contenuto in una scatola lunga 61 centimetri , larga 30,5 e alta 15.
Non era più grande di un ricevitore radio ad onde corte.
Al suo interno era predisposto tutto il circuito elettronico comprese le 12 valvole, i cablaggi e le resistenze.
Due terminali da 6 millimetri di diametro e della lunghezza di 7,6 centimetri sembravano essere le connessioni per quelli del motore.
Ritornati all'auto del l'esperimento, misero il contenitore in una posizione predisposta sotto il cruscotto dalla parte del passeggero. Tesla inserì i due collegamenti controllando un voltmetro.
"Ora abbiamo l'energia", dichiarò, porgendo la chiave d'accensione a suo nipote.
Sul cruscotto vi erano ulteriori strumenti che visualizzavano valori che Tesla non spiegò.
Dietro richiesta dello zio, Savo mise in moto.
“Il motore è partito", disse Tesla.
Savo non sentiva alcun rumore.
Nonostante ciò, col pioniere dell'elettricità sul sedile del passeggero, Savo selezionò una marcia, premette sull'acceleratore e portò fuori l'automobile.
Quel giorno Petar Savo guidò questo veicolo senza combustibile per lungo tempo, per circa 80 chilometri attorno a Buffalo, avanti e indietro nella campagna.
Con un tachimetro calibrato a 190 chilometri orari a fondo scala, la Pierce-Arrow venne spinta fino a 145 km/h, e sempre con lo stesso livello di silenziosità del motore.
Mentre percorrevano la campagna Tesla diventava sempre più disteso e fiducioso sulla sua invenzione; cominciò così a confidare a suo nipote alcuni suoi segreti.
Quel dispositivo poteva alimentare le richieste di energia del veicolo per sempre, ma poteva addirittura soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione – e con energia in avanzo.
Pur se riluttante, inizialmente, a spiegarne i principi di funzionamento, Tesla dichiarò che il suo dispositivo era semplicemente un ricevitore per una "misteriosa radiazione, che proviene dall'etere" la quale "era disponibile in quantità illimitata".
Riflettendo, mormorò che "il genere umano dovrebbe essere molto grato per la sua presenza".
Nel corso dei successivi otto giorni Tesla e Savo provarono la Pierce-Arrow in percorsi urbani ed extraurbani, dalle velocità estremamente lente ai 150 chilometri all'ora.
Le prestazioni erano analoghe a quelle di qualunque potente automobile pluricilindrica dell'epoca, compresa la stessa Pierce Eight col motore da 6.000 cc di cilindrata e 125 cavalli di potenza.
Tesla raccontò a Savo che presto il ricevitore di energia sarebbe stato utilizzato per la propulsione di treni, natanti, velivoli e automobili.
Alla fine della sperimentazione, l'inventore e il suo autista consegnarono l'automobile in un luogo segreto, concordato in precedenza – il vecchio granaio di una fattoria a circa 30 chilometri da Buffalo.
Lasciarono l'auto sul posto, ma Tesla si portò dietro il suo dispositivo ricevitore e la chiave d'accensione.
Questo romanzesco aspetto dell'affare continuò.
Petar Savo raccolse delle indiscrezioni secondo le quali una segretaria aveva parlato delle prove segrete ed era stata licenziata.
Ciò spiegherebbe un impreciso resoconto sulle sperimentazioni che apparve su diversi quotidiani.
Quando chiesero a Tesla da dove arrivasse l'energia, data l'evidente assenza di batterie, egli rispose riluttante: "Dall'etere tutto attorno a noi".
Alcuni suggerirono che Tesla fosse pazzo e in qualche modo collegato a forze sinistre e occulte.
Tesla fu incensato.
Rientrò assieme alla sua scatola misteriosa al suo laboratorio di New York.
Terminò così la breve esperienza di Tesla nel mondo dell'automobile.
Questo incidente dell'infrazione nella sicurezza può essere apocrifo, dato che Tesla non disdegnava di utilizzare la pubblicità per promuovere le sue idee ed invenzioni, sebbene quando questi dispositivi mettevano in pericolo lo status quo dell'industria egli aveva ogni buona ragione per essere circospetto nei suoi rapporti.
L’energia dell’etere a cui si riferiva Tesla è una forma di energia che i nostri antenati sembravano già conoscere; possiamo trovarne delle descrizioni simili collegate alla spiritualità e all’essere umano nei testi vedici sanscriti di migliaia di anni fa.
Le intuizioni dello scienziato Nikola Tesla erano decisamente avanzate rispetto al tempo in cui visse.
Le sue invenzioni ed i suoi studi non furono sempre incompresi (o ignorati) perché troppo al di là della media conoscenza delle leggi e dei fenomeni fisici.
A distanza di anni, si vedono i risultati del suo lavoro.
Chi studia Tesla, ammette che riuscì a comprendere nozioni che attualmente si iniziano solo ad intuire.
Ciò che lui realizzò era il frutto di studi avanzati, tant'è che fu appena compreso dai suoi collaboratori.
Forse, per le sue ricerche tanto rivoluzionarie da richiedere un approccio diverso alla fisica, ebbe la necessità di assimilare dalle discipline orientali un nuovo modo di spiegare e comprendere la realtà della natura.
Tesla, certamente per questa motivazione, incluse l'antica terminologia sanscrita nelle sue descrizioni dei fenomeni naturali. Fin dal 1891 delineò l'Universo come un sistema cinetico riempito di energia imbrigliabile in ogni luogo.
I suoi concetti durante gli anni successivi furono enormemente influenzati dagli insegnamenti di Swami Vivekananda, il primo di una serie di Yogi orientali che portarono la filosofia e la religione Vedica in Occidente.
Dopo l'incontro con Swami e dopo aver continuato lo studio della visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo materiale, Tesla iniziò ad usare le parole sanscrite Akasha e Prana, ed il concetto di etere luminifero (portatore di luce) per descrivere la fonte, esistenza e costituzione della materia.
Concetto questo largamente impiegato in passato per spiegare molti fenomeni naturali, ma non si riuscì mai a definire matematicamente l'etere, come tessuto infinito e comune che permea tutto nell'Universo.
Tali concetti propri dei moderni studi fisici sono affrontati nei Veda, una collezione di antichi scritti indiani composti da inni, preghiere, miti, cronache, dissertazioni sulla scienza, la natura ed il mondo reale, risalenti almeno a 5000 anni fa.
La natura della materia, dell'antimateria e le concezioni sulla struttura atomica vengono descritte nei testi Vedici, con grande modernità di spiegazioni e dissertazioni.
Generalmente tutti i timidi tentativi d'interpretazione della natura in testi di culture del passato peccavano di ingenuità concettuale, cosa assolutamente assente nei Veda, scritti in Sanscrito, la cui origine non è stata ancora capita totalmente.
 Studi condotti da linguisti occidentali suggeriscono che tale idioma sia nato sull'Himalaya e nel sud dell'India da migrazioni della cultura Indo-Ariana.
Paramahansa Yogananda ed altri storici, comunque, dissentono, ritenendo non ci siano sufficienti prove in India per sostenere tale tesi.
Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti totalmente sconosciuti agli occidentali e singoli vocaboli richiederebbero interi paragrafi per la traduzione in una lingua occidentale.
Tesla, dunque, utilizzava i termini vedici per cercare una chiave esplicativa delle sue idee sull'elettromagnetismo e la natura dell'Universo.
Ma dove apprese i concetti Vedici e la terminologia Sanscrita?
Molti sostengono attraverso la sua collaborazione con Swami Vivekananda.
Nato a Calcutta, in India nel 1863, Vivekananda fu ispirato dal suo maestro, Ramakrishna, a mostrare all'uomo ogni manifestazione visibile del Divino.
Nel 1893 intraprese un viaggio in Occidente, atteso dal Parliament of Religions tenuto a Chicago.
Durante i tre anni nei quali girò gli Stati Uniti e l'Europa incontrò molti dei più conosciuti scienziati del tempo, inclusi Lord Kelvin e Tesla, il quale, specializzato nel campo dell'elettricità,rimase molto impressionato nell'ascoltare da Swami la sua spiegazione della cosmogonia Samkhya e la teoria dei cicli dati da Hindus.
In particolare per la somiglianza fra la teoria di Samkhya sulla materia e l'energia e quella della moderna conoscenza scientifica.
Fu ad un party in casa dell'attrice Sarah Bernhardt che avvenne il primo incontro fra Tesla e Vivekananda.
In effetti, in una lettera ad un suo amico, datata 13 Febbraio 1896, il maestro annotò quanto segue: "… Mr. Tesla è rimasto catturato sentendo parlare del Vedico Prana, Akasha e il Kalpas, ed in accordo con lui sono convinto che siano le uniche teorie che la scienza moderna potrebbe appoggiare… Mr. Tesla pensa poi di poter dimostrare matematicamente che la forza e la materia siano riducibili ad energia potenziale.
La prossima settimana gli farò visita per vedere questa dimostrazione matematica".
Vivekananda sperava che Tesla riuscisse a dimostrare che ciò che noi chiamiamo materia non è altro che energia potenziale, in quanto questo avrebbe riconciliato gli insegnamenti dei Veda con la scienza moderna.
Swami arrivò alla conclusione che "in questo caso, la cosmologia Vedica sarebbe basata su sicuri fondamenti scientifici".
Ricostruire la teoria dell'Energia cosmica di Tesla è spesso difficile.
I suoi documenti così come i suoi progetti sono stati rubati e ben nascosti, per poi divenire "riservati per motivi di sicurezza nazionale", mentre i suoi 700 brevetti, al cui interno troviamo sporadicamente dei riferimenti, sono stati resi introvabili, come se si fossero dissolti nel vuoto, o nel forzieri delle società degli Illuminati.
In occasione del suo 79° compleanno, nel 1938, cinque anni prima della sua morte, annunciò la più grandi scoperte della sua vita e disse che presto le avrebbe donato a tutto il mondo, non appena avesse completato lo sviluppo degli aspetti più segreti.
Tesla si riferiva alla Teoria Dinamica della Gravità e all'Energia del Cosmo, che era poi la scoperta di una Verità fisica nuova, non c'è energia se non quella che riceviamo dall'ambiente.
Nella sua breve introduzione alla teoria Tesla precisò che si riferiva a molecole ed atomi così come ai più grandi corpi stellari, "… a tutti i corpi presenti nell'universo in ogni fase della loro esistenza dalla formazione all'ultima disintegrazione".
La teoria della relatività spesso si riferisce ad "energia pura" in qualche "forma", ma in realtà l' energia è un "potenziale" astratto che è sempre nel futuro.
Come si può distinguere le forze dell'universo in ciò che è puro o ciò che ha una forma?!
Nei suoi scritti troviamo spesso espressioni poetiche, dall'enfasi di un vero visionario, come quella che descrive la terra come la "stella della nascita umana", e che usando il "fulmine di Giove", ( dio del cielo Indoeuropeo ) l'uomo "annichilisce il tempo e lo spazio", alludendo one all'uso dell'elettro-propulsione ("fulmini"), per viaggiare velocemente e annullare tempo e spazio . Tesla dunque ha delineato la sua Teoria Dinamica della Gravità in una prosa onirica, di straordinaria bellezza.
"L'etere è portatore di luce e riempie ogni spazio, l'etere agisce come forza creativa che dà la vita.
Viaggia in "turbini infinitesimi" ("micro eliche") prossime alla velocità della luce, divenendo materia misurabile.
La sua forza diminuisce e arriva a terminare del tutto, regredendo in materia, secondo una specie di processo di decadimento atomico.
Gli uomini possono dunque imbrigliare questi processi di passaggio dall'energia alla materia, e dunque può catturare materia dall'etere, alterare la grandezza della Terra, controllare le stagioni, guidare la rotta della terra attraverso l'Universo, come una navicella spaziale, e poi causare collisioni di pianeti per produrre nuovi soli e stelle e dunque, calore e luce.
L'uomo può originare e sviluppare la vita infinitamente."
Tesla si riferiva ad un' energia illimitata, catturata dall'ambiente che ci circonda, e la sua scoperta viene da un'altra ben più grande, quale la possibilità di convertire l'energia ad una forza più forte – mediante l'elettropulsione, che viene usata per controllare la forza di gravità più debole.
Ma cos'è l'etere di Tesla?
Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz.
L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio.
Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali.
"La terra è – come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità".
Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico.
Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.
 L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida.
"L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere.
Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.
Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo.
Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".
Il Governo Segreto ha finora controllato la tecnologia di elettropulsione per difendere gli interessi dei monopolisti internazionali.
Le navi ad elettropulsione sono nascosti attraverso "effetti speciali", e la disseminazione di false origini "aliene", attraverso i gruppi di "UFOlogia" condotti da agenti segreti del governo.
L'accesso alla verità consentirà la creazione della free energy che ci porterà alla conquista dell'indipendenza e alla sopravvivenza, e nonostante la confusione delle grandi bugie, e l'abuso giudiziale e socio-economico dallo stato sociale, noi possiamo riportare alla luce la scienza e la tecnologia vera.
Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.
 
Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”

Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: La Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti.
L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.
La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan.
Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound.
Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.
L'edificio di mattoni di 94 per 94 piedi fu progettato dall'architetto Sanford White.
La torre fu completata nel 1904 ma il trasmettitore non fu mai completamente finito a causa di problemi economici.
Mentre lavorava per sviluppare una spiegazione per i due effetti osservati, menzionati sopra, Tesla comprese che l’energia elettrica poteva essere inviata fuori nello spazio e poteva essere scoperta da uno strumento ricevente nella vicinanza generale della fonte, senza il bisogno di alcun filo comunicante.
Lui sviluppò due teorie riferite a queste osservazioni, in base alle quali:
1. Usando due fonti di primo tipo, posizionate in punti distanti della superficie della terra, è possibile incitare un flusso di corrente elettrica tra loro.
2. Incorporando una porzione della terra, come parte di un potente oscillatore di secondo tipo, il disturbo può essere impresso sulla terra e può essere rilevato "a grande distanza o anche su tutta la superficie del globo.”
Tesla suppose, inoltre, che la Terra è un corpo carico vagante nello spazio.
Grande importanza avrebbe, prima di tutto, stabilire cosa è la capacità della terra?
e che carica contiene, se è elettrificata?
Sebbene noi non abbiamo nessuna evidenza positiva di un corpo carico che esista nello spazio, senza altri corpi di carica opposta che sono vicini, esiste la probabilità che la terra sia un tale corpo, per quale che fu il processo di separazione da altri corpi – e questa è la visione accettata della sua origine – ha dovuto trattenere una carica, come accade in tutti i processi di separazione meccanica.
Tesla era familiare con dimostrazioni che comprendevano la carica di bottiglia di Leida e sfere di metallo isolate con macchine di influenza elettrostatiche.
Portando questi elementi molto vicini e facendoli toccare direttamente, per poi separarli, la carica può essere manipolata.
Lui aveva certamente questo in mente, nella creazione della sua immagine mentale, non potendo sapere che il modello dell'origine della Terra era impreciso.
Il modello, al momento, accettato di origine planetaria è quello dell'accrescimento e collisione.
«Se fosse un corpo carico isolato nello spazio, la sua capacità dovrebbe essere estremamente piccola, meno di un millesimo di farad.»
Noi, ora, sappiamo che la terra è un corpo carico, in seguito a processi -almeno in parte- relativi all'interazione tra il fascio continuo di particelle cariche chiamate vento solare, che fuoriesce dal centro del nostro sistema solare e la magnetosfera della Terra.
E noi sappiamo anche che la stima della capacità di Tesla era corretta: la capacità della Terra è di circa 710 μF.
"Ma gli strati superiori dell'aria sono conducenti e così, forse, lo è il mezzo nello spazio libero oltre l'atmosfera e possono contenere una carica opposta.
Così la capacità dovrebbe essere incomparabilmente più grande."
Noi sappiamo, ora, che uno degli strati superiori dell'atmosfera della Terra, la ionosfera è conducente.
"In ogni caso è della più grande importanza avere un'idea di quanta elettricità la Terra contenga."
Un'altra cosa, di cui noi ora siamo consapevoli è che la Terra possiede una carica negativa esistente in natura riguardo alla regione che conduce dell'atmosfera, che comincia ad un'altezza di circa 50 km.
La differenza potenziale tra la terra e questa regione è sull'ordine di 400 000 volt.
Vicino alla superficie della terra c'è una campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m.
Tesla si riferì a questa carica come il "niveau elettrico" o livello elettrico.
"è difficile dire se noi mai acquisiremo questa conoscenza necessaria, ma c'è da sperare di sì, ed ovvero, per mezzo della risonanza elettrica.
Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell'umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata…"
Più di diecimila anni fa i nostri antichi padri, durante l’età dell’oro erano già in possesso delle conoscenze necessarie per farlo…
Il perché oggi non si sia arrivati ad usare sistemi che "sfruttino" le free energy può essere inquadrato in due modi: uno scientifico-accademico e l'altro economico.
Il primo tirerebbe in ballo innumerevoli principi fisici (in testa quello di conservazione dell'energia) che "matematicamente" escluderebbero la possibilità dell'esistenza di fonti di energia infinite e utilizzabili. Il secondo, vedrebbe entrare in campo un principio, forse non scritto, che vale nell'Economia: un prodotto, o un servizio, è sfruttabile quando è monopolizzabile ed esauribile.
In altre parole, se esiste un prodotto, o un servizio, che non fa guadagnare nessuno non potrà mai essere messo a disposizione di qualsiasi utente.
A monte di tutto: "Qualcuno deve guadagnare".
Le energie libere, quindi, per definizione non sarebbero commercializzabili: nessuno potrebbe vendere energia prodotta gratis o infinita poiché ognuno sarebbe indipendente e non avrebbe necessità di soggiacere alle leggi dell'economia mondiale.
 Se Tesla (o chi ne ha carpito e sfruttato le scoperte) avesse individuato il modo di generare infinita energia, per le motivazioni appena descritte, è normale che oggi non se ne sappia nulla e che ufficialmente non se ne parli.
Lo stato attuale dell'economia è fondato proprio sulla necessità di un monopolizzatore che guadagna e un utente finale che spenda.
La banalità di questo concetto è tale che purtroppo tutti ne sono consapevoli e ne intuiscono le probabili conseguenze.
Le free energies annienterebbero i vari monopoli, non essendo più indispensabili lo sfruttamento delle fonti di energia naturali né il denaro utile al loro possesso da parte di pochi.
Purtroppo per gli "scienziati ufficiali", il concetto delle free energies, e il conseguente eventuale loro impiego, non è assolutamente in contrasto con alcuna legge fisica.
Forse non a caso Tesla non accettava completamente le teorie di Einstein: la Relatività, non esclude la possibilità di energia infinita praticamente gratis, ma la rende inutilizzabile poiché incontrollabile (la nota equazione E=mc2 di fatto conduce a conclusioni del genere).
Tesla forse intuì, grazie allo studio delle concezioni scientifiche Vediche, che l'energia libera è uno stato della materia, piuttosto che un risultato di una sua manipolazione.
Compatibilmente con Einstein, comunque, era sicuro che la materia fosse energia.
Qual è allora la differenza fra il modo di vedere la natura in Occidente e quello in Oriente?
I Veda contengono tutte quelle concezioni e quel vasto corredo di termini scientifico-filosofici che Tesla studiò e con i quali descrisse la natura così come lui la vedeva, realizzando i progetti tecnologici che da ciò scaturirono.
Inoltre contengono le cronache e le descrizioni di eventi storici avvenuti più di 5000 anni fa in India e personaggi e mezzi che vi presero parte.
I velivoli descritti in battaglie e scontri epocali sono i Vimana, macchine volanti con una tecnologia avanzatissima per l'epoca storica a noi nota e rivoluzionaria per la nostra civiltà, in quanto messaggio cifrato di conoscenze tramandate da millenni.
La commistione percepibile nei testi Vedici fra filosofia e scienza, mondo spirituale e mondo fisico, con termini (fra i quali quelli acquisiti da Tesla) comuni all'uno o all'altro campo, fa intuire che vi fosse una mentalità all'epoca degli eventi descritti (non più considerabili, a questo punto, come mitici) completamente diversa e in sintonia con la Natura.
Ne è esempio il concetto orientale dei Chakra (vortici di energia) sul corpo umano, portali energetici (amplificatori) fisici e psichici, del tutto simili alle descrizioni dei sistemi di propulsione adottati dai Vimana.
 
Disegno di Shakuna Vimana
 
Vortici di materia (mercurio) incendiati con il fuoco (energia), che genererebbero una sorta di lenti amplificatrici di energia, in grado di far sostentare nell'aria questi ordigni, fanno intuire, come allora in India non vi fossero differenze fra mondo spirituale e fisico.
Se guardiamo, invece, alla storia dell'Occidente, tale dicotomia è presente da sempre.
Che Tesla avesse trovato nei termini Vedici totale correttezza descrittiva delle sue teorie, fa capire che avesse immaginato ciò che, oggi, predicano i fautori della free energy.
Il mondo materiale e spirituale sottostanno ad uguali leggi che governano anche il microcosmo ed il macrocosmo.
Questi sistemi di propulsione del tutto innovativi potrebbero essere stati applicati nell’ambito della ricerca e progettazione aeronautica nazista, proseguita dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti.
In questi ultimi anni vi è un'espandersi del fenomeno ufologico, da una parte all'altra del globo, che non pare abbia precedenti statistici.
E' pur vero che l'aumento degli avvistamenti è oggi più evidente grazie (o a causa) dalla rete web, che mette in grande risalto filmati (veri o fasulli), da siti, blog e forum nati ad hoc, ma tutto questo induce comunque ad una constatazione in relazione agli UFO: non conosciamo tutta la verità.
Una verità che potrebbe essere taciuta soprattutto dal settore della ricerca e tecnologia militare, all'interno della quale potrebbe essere finalmente spiegata l'origine degli oggetti volanti non identificati.
Per l'appunto, si ipotizza la disponibilità da parte dei militari di una tecnologia segreta, tutta terrestre, con la quale si è riusciti a costruire velivoli le cui fattezze sono del tutto simili agli oggetti che da decenni volerebbero sulle nostre teste.
Tesla scrisse: "come affermato in una precedente occasione, quando fui studente all’Università, io concepii una macchina volante, abbastanza diversa da quelle presenti.
Il principio sottostante era solido, ma non poté essere messo in pratica perché volli un movente primario di sufficientemente grande attività.
Negli anni recenti, ho risolto questo problema e sto ora pianificando una macchina aerea “priva di piani di sostentamento, alettoni, propellenti ed altri attacchi esterni, che saranno capaci di immense velocità e saranno molto probabilmente in grado di fornire potenti argomenti per la pace nel prossimo futuro."
Nikola Tesla scrisse questo ad un manager della Westinghouse Electric Company nel 1912.
"Non dovrete sorprendervi affatto se un giorno mi vedrete volare da New York a Colorado Springs in un apparecchio che somiglierà ad un fornello a gas e peserà tanto uguale e, se necessario, sarà in grado di entrare e partire attraverso una finestra".
In realtà, il “fornello volante” di Tesla usava un sistema di elettropropulsione, che doveva essere alimentato da alimentatori esterni e dal sistema wireless di trasmissione dell'energia o con un generatore di potenza interno al mezzo.
In un articolo del 1911 su The Sun Tesla descrive la sua macchina volante: "Il Dr. Nikola Tesla la notte scorsa si poggiò comodamente alla sua poltrona a Waldorf, e parlò con calma di aeromobili senza ali, propellenti o altri meccanismi degli aeroplani ora familiari che si muovevano nello spazio a incredibili velocità, o più lentamente portando pesanti carichi, e in ogni caso sempre con sicurezza, come il più prosaico dei veicoli a ruote".
“L'applicazione di questo principio darà al mondo una macchina volante diversa da qualsiasi cosa sia mai stata esistita in precedenza.
Non avrà ali, reattori o strumenti del genere usato fino adesso.
Sarà piccola e compatta, straordinariamente veloce e, soprattutto, perfettamente sicura nella più grande tempesta.
Può essere costruita di qualsiasi misura e portare qualsiasi peso si desideri”.
Chi abbia familiarità con i principi operativi del cosiddetto "aeroplano convenzionale" comprende che la macchina volante di Nikola Tesla descritta in questi passi del 1911 deve essere un veicolo con "anti-gravità" quindi un vero "disco volante".
Ipotesi di macchina volante immaginata da Tesla
Molto simili per descrizione e funzionamento agli Haunebu disegnati dai nazisti.
Secondo voci mai confermate, le SS E-IV (Entwicklungsstelle 4), le occulte SS del Sole Nero (Schutze Sonne) sotto la guida del Reichsfuhrer SS Hans Kammler, sviluppando i progetti della JFM produssero un motore magnetico che gestiva la gravità come spinta propulsiva. Nel 1939 venne prodotta la RFZ-5 e le prove vennero effettuate nello stabilimento segreto Vril Arado di Brandeburg.
Dallo sviluppo della RFZ sarebbe nato l'Haunebu I, di 24 metri di diametro, con motore Thule Tachyonator il cui prototipo volò ad una velocità di 4.800 Km/h con possibilità di evoluzione fino a 17.000 Km/h.
Per resistere alle incredibili temperature prodotte dalle altissime velocità che tali mezzi permettevano, le SS E-IV fecero sviluppare uno speciale materiale resistente al calore, denominato Victalen.
Il prototipo successivo, l'Haunebu II del diametro di circa 30 metri, poteva volare da 6.000 Km/h fino ai teorici 21.000 Km/h. L'autonomia era sempre limitata a pochi minuti di volo.
L'Haunebu III avrebbe avuto un diametro di 70 metri e una velocità di 7.000 Km/h fino ad una possibilità teorica di 40.000 Km/h.
L'ultima, Haunebu IV del diametro di 120 metri, con autonomia superiore alle 20 ore, in grado addirittura di viaggiare nello spazio, sarebbe rimasta solo un progetto sulla carta.
I nazisti avrebbero voluto utilizzare questi strumenti come armi, per vincere la guerra.
Tesla aveva obiettivi più nobili, fornire all’umanità la possibilità di usufruire di energia pressoché illimitata e soprattutto in forma libera, gratuitamente, così come era durante l’età dell’oro.
Nessuno riuscì nel suo intento.
Probabilmente oggi per sapere che fine hanno fatto questi progetti bisognerebbe chiedere ai servizi americani, detentori delle conoscenze tecnologiche raggiunte dai tedeschi in virtù della nota operazione Paperclip.

ANCHE IL REGNO DELLE DUE SICILIE E’ INVASO


di Antonio Pocobello (tratto da: clicca qui)

BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE
La storia della formazione dello Stato italiano è stata cosí mistificata che non è facile fornire un quadro abbastanza fedele di tutti gli avvenimenti che portarono all‘unità.
Dal 1860 in poi è stato eretto dal potere italiano un muro di silenzio sia attorno alle vere cause che questa unità hanno originata sia attorno alla resistenza del popolo duosiciliano contro l’occupazione piemontese (il cosiddetto brigantaggio), molti importanti documenti della quale sono stati fatti sparire o tenuti nascosti. 
Ancora oggi è impossibile consultare la documentazione archiviata; al suo posto è stata inventata quella ignobile oleografia che con felice espressione Gramsci definí "la biografia nazionale"
Nel 1130, notte di Natale, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancí a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. 
Tutto il Sud fu unificato come nazione indipendente con capitale Palermo. 
Quel 25 dicembre è una data simbolica: Ruggero II si presentava come il redentore di tutte le popolazioni del Sud della penisola dagli Arabi, dai Bizantini e dai Longobardi e nello stesso tempo annunciava al mondo la nascita di un regno cristiano. 
Questa unità durò piú di 700 anni fino al 1860, quando, a causa dell’invasione piemontese, le popolazioni duosiciliane perdettero la propria identità nazionale con la forzata unione con gli altri popoli della penisola.
Il governo normanno durò fino al 1194. 
Poi vi fu quello degli Svevi, il cui piú illustre rappresentante fu Federico II. 
Con l‘avvento degli Angioini nel 1266 la capitale del Regno di Sicilia fu portata a Napoli. 
A seguito dei "vespri siciliani" del 1282 la Sicilia fu occupata dagli Aragonesi e divenne Regno di Trinacria. 
Nel 1443 gli Angioini dovettero cedere agli Aragonesi anche la parte continentale del Regno: le Due Sicilie furono riunite con Alfonso il Magnanimo (Regnum utriusque Siciliae). 
Nel 1503 il Regno fu incorporato dalla Spagna, come vicereame autonomo; cosí come avvenne nel breve periodo austriaco, che va dal 1707 al 1734, anno in cui tutta la Nazione diventò nuovamente indipendente con i Borbone.
In questa breve sintesi tralasceremo i pur importanti avvenimenti del periodo relativo ai primi Borbone: Carlo, Ferdinando I e Francesco I.
Ricordiamo comunque che nel 1815 Ferdinando I unificò il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia in un unico stato che fu chiamato Regno delle Due Sicilie. 
Fondamentali per la vera ricostruzione storica dell’unità d’Italia sono il periodo di regno di Ferdinando II, e quello del giovane Francesco II.
Sui Borbone sono stati raccontati moltissimi aneddoti, per lo piú tendenti solo a denigrarli allo scopo di ingannare l’opinione pubblica e di giustificare l’aggressione al Regno delle Due Sicilie. 
Indubbiamente la nazione duosiciliana, contrariamente a quello che ancora oggi si continua a leggere nei libri di storia, acquistata nuovamente la sua indipendenza, ebbe con i Borbone il suo periodo piú splendido e piú significativo. 
Eppure la storia è stata a tal punto mistificata che ancora oggi "borbonico" è sinonimo di inefficienza e di retrivo. 
Molti scrittori, inoltre, hanno raffigurato la situazione dei Territori Duosiciliani "dopo" che vi era stata la devastazione piemontese, attribuendo all’amministrazione borbonica le pessime condizioni sociali ed economiche in cui erano state ridotte le Due Sicilie a causa dell’aggressione savoiarda.
Il fatto piú spregevole è che tali menzogne, pervicacemente avallate da uno Stato che si definisce "italiano", cioè di tutti i popoli della penisola, sono insegnate come storia ufficiale ai nostri figli, i quali si formano in un culto che, non solo non è il nostro, ma che è stato creato proprio contro di noi Duosiciliani. 
Ma la storia, come si vedrà in seguito, è soprattutto narrazione di avvenimenti, che nella loro materiale concretezza non possono essere piú di tanto mistificati o nascosti.


Ma la storia non si smentisce con i falsi miti e il sud è un mito negativo tutto italiano… VEDI

Come al solito, la vera storia rivela scenari e realtà completamente diverse da quanto ci viene raccontato e ci viene fatto studiare dallo stato italiano.
Un sentito ringraziamento al Sig. Antonio Pocobello per averci trasmesso queste verità storiche e alle quali dedichiamo volentieri e doverosamente tutto lo spazio necessario.
Speriamo così che avvenga il "risveglio della coscienza" almeno in quegli onesti cittadini "ancora italiani" che speriamo siano scossi dall'imbarazzo di conoscere il vero volto di uno stato barbaro, cruento e ancor oggi manifestatamente inefficente e oppressivo.
Il MLNV sperando di riuscire presto nella sua "battaglia" di riconoscimento alle Nazioni Unite, spera proprio di creare i presupposti per il ripristino della legalità su tutti i territori di Popoli Liberi conquistati militarmente e con un'efferatezza tale da auspicare per lo stato italiano il deferimento ad una Corte di Giustizia Internazionale per crimini contro l'umanità.
Auspichiamo così la nascita di un Movimento di Liberazione Nazionale anche del Popolo Duosiciliano… siamo certi che l'unità d'intenti fra i nostri rispettivi Popoli potrebbe essere maggiore di quella imposta dall'infame stato italiano.
Sergio Bortotto Presidente del MLNV
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2013.02.20 – BEPPE GRILLO E IL MOVIMENTO CINQUE STELLE – LA RIVOLUZIONE CONTROLLATA?


20.02.2013 A MILANO:
GRILLO A MILANO "e' finita un'epoca".
 
ARRENDETEVI… SIETE CIRCONDATI!!!
  [includeme src=http://www.youtube.com/embed/yBHv2UPwvBI frameborder=0 width=400 height=400]
  ecco… chi c'è dietro Beppe Grillo, LA GENTE!!!
"Da lunedì l'Italia avrà una nuova opposizione in Parlamento.
E c'è chi giura che addirittura potrebbe anche non essere tale."
 

BEPPE GRILLO E IL IL MOVIMENTO 5 STELLE – CASALEGGIO E IL NUOVO ORDINE MONDIALE GAIA
 
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/JodFiwBlsYs frameborder=0 width=400 height=400]
 

IL GOVERNO VENETO PROVVISORIO


Atteso che il principio di legalità è applicabile al diritto di autodeterminazione per il Popolo Veneto, tale diritto concreta il potere per il Popolo Veneto di esercitarlo nelle forme e nei modi contemplati.
Il MLNV, pertanto, al fine di dar seguito ai propri doveri assunti nei confronti della Serenissima Patria, attenendosi con rigorosa conformità alle norme del diritto internazionale, ha costituito il Governo Veneto Provvisorio ai sensi e per gli effetti dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977. (vedi atto costitutivo del GVP)
LA LEGITTIMAZIONE DEL GVP E DEL SUO APPARATO ISTITUZIONALE
La legittimazione della struttura e organizzazione denominata GVP e di cui si dota il Movimento di Liberazione Nazionale è data dal diritto di autodeterminazione riconosciuto al Popolo Veneto dalle stesse norme del diritto internazionale.
Il GVP non agisce pertanto sulla base del consenso popolare ma trae legittimità dal riconosciuto diritto di autodeterminazione che ha il Popolo Veneto.

L’OGVP riconosce al GVP personalità giuridica quale soggetto titolare del diritto all’esercizio della capacità giuridica in nome e per conto del Popolo Veneto.

Al GVP è riconosciuta l’effettuale idoneità a rappresentare i diritti del Popolo Veneto ma non di trarne privilegi e benefici.

Su di esso grava la responsabilità in ordine ai doveri derivanti dalle proprie funzioni rispetto al Popolo Veneto e al suo diritto di autodeterminarsi.

 

IL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL POPOLO VENETO (MLNV)


Il giorno 29 settembre 2009 in Villorba (Tv) un gruppo di Cittadini del Popolo Veneto, convenuti in riunione straordinaria, hanno unanimemente deciso di costituirsi in Movimento di Liberazione Nazionale ai sensi e per gli effetti delle norme del Diritto Internazionale e con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista del Diritto Internazionale, (vedi il documento).

L’OGVP riconosce il MLNV come soggetto di diritto internazionale qualificato e legittimato dal diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto.
L’OGVP riconosce il MLNV a motivo dei suoi scopi, ovvero:
– liberare il Popolo Veneto dall'occupazione straniera italiana;
– liberare il Popolo Veneto dalla dominazione coloniale italiana;
– liberare il Popolo Veneto dal regime razzista italiano.

I PRESUPPOSTI GIURIDICI DI COSTITUZIONE DEL MLNV
Preliminarmente preme rilevare come nel mondo giuridico vi siano per ogni singola fattispecie due tipi di valutazione, ovvero in fatto e in diritto (de jure e de facto).
Si è deciso di costituire il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto, nel mese di settembre del 2009, semplicemente perché nel caso specifico della Repubblica Veneta ne ricorrevano tutti i presupposti, sia in fatto che in diritto, previsti e contemplati dalle norme del Diritto Internazionale.
Infatti, gli scopi per i quali vengono generalmente riconosciuti i Movimenti di Liberazione Nazionale sono: la lotta per liberarsi
dalla dominazione coloniale, da un regime razzista o da un’occupazione straniera.
E’ fin troppo evidente, indubitabile e incontrovertibile, come nella Repubblica Veneta tutte queste tre condizioni sussistano palesemente e senza alcuna ombra di dubbio.
La Repubblica Veneta, infatti, è di fatto oppressa dalla dominazione coloniale dello stato straniero italiano a far data dal 1866: è inconfutabile e sotto gli occhi del mondo intero come lo stato straniero occupante italiano, oltre ad aver imposto sul Territorio della Repubblica Veneta – anche con la repressione militare e quei suoi artifizi truffaldini che da sempre lo contraddistinguono – la sua amministrazione, le sue istituzioni, le sue forze armate e le sue svariate e variegate forze di polizia; oltre a sfruttare tuttora tutte le risorse possibili – anche umane, finanziarie, fiscali, economiche, patrimoniali, paesaggistiche, etc. – della Repubblica Veneta, abbia addirittura imposto un modello culturale, di mentalità, di usi e costumi completamente estraneo e alieno a quello proprio della Veneta Serenissima, nonché un modello linguistico straniero, imponendo il romanesco attraverso lo strumento mediatico radio-televisivo di stato con i suoi strumenti subdoli di propaganda (programmi contenitore/spazzatura, fictions televisive, etc).
Lo stato straniero occupante italiano si è spinto al punto di fissare una delle sue ricorrenze al giorno 25 aprile (giorno dedicato a San Marco), con il solo e unico scopo di soffocare, annullare e cancellare quella che per la Repubblica Veneta, il Popolo Veneto, e la sua Capitale, Venezia, è stata nei millenni la Ricorrenza Nazionale più sentita, partecipata e più importante: il giorno dedicato al Santo Patrono cui la stessa Repubblica Veneta era da sempre votata con totale devozione, San Marco Evangelista.
Lo stato straniero occupante italiano si è premurato di censurare, occultare e cancellare da tutti i testi di storia, compresi quelli imposti per le scuole di ogni ordine e grado, tutta la storiografia Veneta e quella dedicata alla Serenissima Repubblica Veneta.
Con una censura senza pari, lo stato straniero occupante italiano è riuscito ad occultare a tutti gli studenti Veneti gli oltre 1.500 anni di vita, di storia e di gloria della Repubblica Veneta.
Vi sono addirittura testi universitari di Diritto Internazionale pubblico, di autori, docenti, e giuristi stranieri italiani, che pur dissertando sulla genesi dei vari stati europei e mondiali nel corso dei secoli, evitano con cura di menzionare la Veneta Serenissima Repubblica.
Lo stato straniero occupante italiano si è poi da sempre rivelato un regime razzista, soprattutto e proprio nei confronti del Popolo Veneto, basti solo pensare a come sono stati e sono a tutt’oggi discriminati, calpestati e banditi tutti i Veneti dai pubblici concorsi
Il percorso della costituzione del Movimento di Liberazione Nazionale trova, sotto il profilo giuridico, la sua ragione di esistere nello stesso tessuto normativo del Diritto Internazionale
dott. Paolo Gallina – Vice Presidente del MLNV

 

IL POPOLO VENETO


Il “Popolo Veneto” esiste e si identifica come comunità di “Genti Venete” accomunate dalla specificità della propria cultura e tradizioni storiche sviluppatesi in un’unità di pluralità di persone libere e sovrane sulle proprie terre d’origine.

Il Popolo Veneto ha diritto di identificarsi in quanto tale escludendo qualsiasi vincolo di patrimonio genetico attribuibile a specifici tratti razziali.

Il Popolo Veneto ha diritto di affermarsi come Nazione.

RILEVANZA GIURIDICA DEL POPOLO VENETO


L'OGVP, in considerazione della sovranità di cui è detentore il Popolo Veneto, riconosce la sua posizione giuridicamente rilevante rispetto ad ogni altro soggetto giuridico riconosciuto sia pubblico che privato.
La norma serve a determinare la rilevanza e la preminenza di qualunque interesse giuridico che investa il Popolo Veneto quale soggetto dotato di personalità giuridica primaria, rispetto all'interesse di qualsiasi altro soggetto giuridico riconosciuto sia pubblico che privato.

CONCLUSIONE DELLA FASE DI TRANSIZIONE


Le ragioni dell’esistenza del MLNV e del GVP sono limitate al conseguimento del ripristino di sovranità del Popolo Veneto, fatto ciò il MLNV ha raggiunto il suo scopo e non ha più motivo di esistere.
Il MLNV e il GVP devono infatti garantire il democratico e naturale processo di ripristino della Nazione Veneta in tutti i suoi aspetti.
La conclusione della fase di transizione è determinata dall'instaurazione delle nuove Istituzioni previste dall'Ordinamento Giuridico che il Popolo Veneto avrà deciso di darsi secondo i tempi e modi che riterrà di fare e sarà sancita con la proclamazione (anche unilaterale) dell'incondizionato e totale ripristino di sovranità del Popolo Veneto sulle proprie terre.

ART.3: PRINCIPIO DI LEGALITA’ E CRITERI DI ATTUAZIONE

Il principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge in modo formale e sostanziale.

Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario.

Sotto il profilo formale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione la giurisdizione e i soli poteri conferiti dalla legge.

Sotto il profilo sostanziale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione sia la giurisdizione che la facoltà di esercizio dei loro poteri in conformità con i contenuti prescritti dalla legge.

L’amministrazione è tenuta non solo a perseguire i fini determinati dalla legge (legalità-indirizzo), ma anche a operare in conformità alle disposizioni normative stesse (legalità-garanzia).

L’Amministrazione del Governo Veneto Provvisorio (GVP), agisce in tutte le sue espressioni ed articolazioni attraverso l’emanazione, l’applicazione e il potere di far osservare le norme emanate.

 

ART.1: OGVP ELEMENTI FONDAMENTALI

L’OGVP è costituito dall’insieme delle norme emanate dal Governo Veneto Provvisorio (GVP) in tutte le sue espressioni ed articolazioni.
Tutte le norme sono subordinate e tenute al rispetto di questi elementi fondamentali:

  • il Creato ovvero la Natura universale in tutte le sue espressioni;
  • la Persona umana in vita, sovrana del proprio corpo fisico, della propria sfera intellettuale e della propria sfera spirituale
  • il Popolo Veneto, soggetto originario fonte e destinatario delle norme

Tutte le norme giuridiche devono uniformarsi ai seguenti criteri:

  • devono essere di carattere generale e fondamentali per la vita del Paese
  • devono essere fra loro coerenti e coordinate
  • devono essere armonizzate alla tipicità culturale e alla tradizione veneta
  • devono essere comprensibili, sintetiche e semplici.

Tale ordinamento deve consentire al Popolo di identificarsi nelle leggi che lo governano e non di subirle.

Le norme giuridiche sono suddivise  in base alle competenze territoriali, ovvero:

  • NORME FEDERALI quelle emanate dal GVP attraverso il Consiglio Federale Provvisorio.
  • NORME STATALI quelle emanate dal GVP attraverso i Consigli di Contea e applicabili a materie di specifica competenza degli Stati federati.
  • NORME MUNICIPALI quelle emanate dal GVP attraverso i Consigli Distrettuali e applicabili a materie di specifica competenza delle Municipalità.
  • REGOLAMENTI ovvero tutti gli atti normativi emanati da organi dello stato, enti pubblici e privati per disciplinare determinate materie o il proprio funzionamento.
  • CONSUETUDINI ed  USI (dette anche fonti non scritte) che si ispirano e si richiamano alle tradizioni e alla tipicità culturale del Popolo Veneto.

Tutte le norme sono emanate e applicabili secondo il criterio di competenza attribuito alla “Fonte” stessa della norma, (Federale – Contea – Municipalità), determinandone l’eventuale vizio di competenza.
A tutte le norme si applica il criterio temporale per cui l’emanazione successiva di una norma prevale su quella precedente ad eccezione per talune specifiche e limitate deroghe.
Le norme giuridiche sono suddivise  in base ai criteri di applicazione, ovvero:

  • DECRETI
    Un decreto è un provvedimento provvisorio avente forza di legge.
    Entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del Governo Provvisorio.
    Il Governo Provvisorio emette solo ed esclusivamente decreti legge che devono ispirarsi ai principi generali e consuetudinari universalmente accettati.
  • TRATTATI
    Un trattato internazionale è una delle principali fonti del diritto internazionale e consiste nell’incontro delle volontà di due o più Stati diretti a disciplinare rapporti intercorrenti tra essi.
    Nella prassi si usano anche altre denominazioni, quali accordo, patto o convenzione (le ultime due sono di solito adottate per trattati di particolare rilevanza).
    Viene usato anche il termine protocollo, di solito per indicare il trattato con il quale si stabiliscono norme integrative rispetto a quelle contenute in un altro, o si disciplina l’attuazione di un altro trattato in attesa della sua entrata in vigore (protocollo di firma), o viene regolata una questione specifica.
    Tradizionalmente nel testo dei trattati gli Stati tra cui intercorre l’accordo sono denominati alte parti contraenti.
    Essendo fonti di secondo grado, i trattati sono subordinati alle norme consuetudinarie che ne disciplinano il processo di formazione (diritto dei trattati).
  • ORDINANZE
    Nell’Ordinamento Giuridico Veneto Provvisorio (OGVP) con il termine “ordinanza” si designano atti aventi forza di legge urgenti e di prevalente necessità che creano doveri positivi (di fare o dare) o negativi (di non fare) e che entrano in vigore il giorno successivo alla loro emanazione.
    L’ordinanza è emanata dal Governo Veneto Provvisorio in casi eccezionali e di particolare gravità.
    L’ordinanza non comporta deroghe all’OGVP vigente e ha valore temporale limitato e per un massimo di cento (100) giorni e può essere rinnovata una (1) sola volta purché in via continuativa.
    Il presupposto per l’emanazione delle ordinanze urgenti e di prevalente necessità è l’impossibilità di differire l’intervento ad altra data, in relazione alla ragionevole previsione di danno incombente (urgenza).

IL RISORGIMENTO ITALIANO… TUTTA UN’ALTRA STORIA.

 C'era una volta…
direbbe ancora il cantastorie di fanciullesca memoria…
… eppure ancora oggi c'è chi si ostina a raccontarci le favole.
Il risorgimento italiano è in realtà un mito inesistente.
Veri e propri genocidi, massacri, campi di concentramento e l'esodo di popoli sono il marchio indelebile e il prezzo di questa unità d'italia.
La mistificazione dei 150 anni dell'unità d'italia è un insulto alle vittime innocenti, ai combattenti e patrioti che hanno difeso, anche con l'estremo sacrificio della vita, le loro Patrie.
Un capitolo dedicato alle verità storiche a imperitura memoria delle Nazioni, dei Popoli e di coloro che l'italia ha voluto cancellare dalla storia.
 
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« Historia est testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis » « La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, nunzia dell'antichità. »
La storia (dal greco ἱστορία, istorìa) è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l'uso di fonti, cioè di tutto ciò che possa trasmettere il sapere.
Più precisamente, la storia è la ricerca e la narrazione continua e sistematica di eventi nel passato di importanza per la specie umana , compreso lo studio degli eventi nel corso del tempo e la loro relazione con l'umanità.
(tratto da wikipedia: clicca qui)


 
LA VERA STORIA DEL FALSO RISORGIMENTO ITALIANO
 
La storia della formazione dello Stato italiano è stata cosí mistificata che non è facile fornire un quadro abbastanza fedele di tutti gli avvenimenti che portarono all‘unità. Dal 1860 in poi è stato eretto dal potere italiano un muro di silenzio sia attorno alle vere cause che questa unità hanno originata sia attorno alla resistenza del popolo duosiciliano contro l’occupazione piemontese (il cosiddetto brigantaggio), molti importanti documenti della quale sono stati fatti sparire o tenuti nascosti.
Ancora oggi è impossibile consultare la documentazione archiviata; al suo posto è stata inventata quella ignobile oleografia che con felice espressione Gramsci definí "la biografia nazionale".
 
È necessario innanzitutto precisare che il "risorgimento" italiano, anche nei riguardi del Regno delle Due Sicilie, è stato ed è un grande falso storico oltre che un grandissimo crimine.
Il cosiddetto "risorgimento" fu una martellante propaganda di guerra e rappresenta il classico esempio che la storia viene sempre scritta dal vincitore.
Esso non è stato in realtà che un capitolo della storia dell’imperialismo inglese.
La mistica risorgimentale ci ha abituato a considerare Cavour come un grande statista, un genio della politica.
In realtà la maggior parte delle sue decisioni non furono altro che esecuzioni dei "suggerimenti" che venivano orchestrati da Londra.
La politica imperiale inglese si è sempre basata su due fattori cardini: il mantenimento di una grande potenza navale (the silent power of sea) e l’alimentazione di disordini all’interno degli altri Stati, che venivano cosí distolti dalla politica estera.
L’Inghilterra, per quanto riguarda in particolare il Mediterraneo, perseguí una sua complessa strategia politica che si sviluppò attraverso varie fasi.
Iniziò con l’impossessamento di Gibilterra e, nel 1800, di Malta, che apparteneva alle Due Sicilie, approfittando dei disordini causati dalle guerre di Napoleone.
Poi, intorno al 1850, in previsione dell’apertura del canale di Suez, per essa divenne vitale possedere il dominio del Mediterraneo per potersi collegare facilmente con le sue colonie.
Per questo i suoi obiettivi principali furono l’eliminazione della Russia dal Mediterraneo, contro la quale scatenò la vittoriosa guerra di Crimea nel 1853, e il ridimensionamento dell’influenza politica della Francia nel Mediterraneo.
Il fattore determinante che spinse l’Inghilterra a dare inizio alle modifiche dell’assetto politico della penisola italiana furono gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l’impero russo, che aveva iniziato a far navigare la sua flotta nel Mediterraneo, avendo come base di appoggio i porti delle Due Sicilie.
La Francia, a sua volta, voleva rafforzare la sua influenza sulla penisola italiana, sia con un suo protettorato sullo Stato Pontificio, sia con un suo progetto di mettere un principe francese nelle Due Sicilie.
Per raggiungere questi obiettivi le due potenze si servirono del piccolo Stato savoiardo che, non avendo risorse economiche e militari per fare le sue guerre, dovette vendere alla Francia Nizza e la Savoia, ed era in procinto di vendere anche la Sardegna se non fosse stato fermato dall’Inghilterra che temeva un piú forte dominio della Francia nel bacino mediterraneo.
In Piemonte, infatti, il sistema sociale ed economico era ben povera cosa.
Vi erano solo alcune Casse di risparmio e le istituzioni piú attive erano i Monti di Pietà.
Insomma esistevano solo delle piccole banche e banchieri privati, generalmente d’origine straniera, che assicuravano il cambio delle monete al ridotto mercato piemontese.
In Lombardia non c’era alcuna banca di emissione e le attività commerciali riuscivano ad andare avanti solo perché operava la banca austriaca.
E tutto questo già da solo dovrebbe rendere evidente che prima dell’invasione del Sud, al nord non potevano esserci vere industrie, né vi poteva essere un grande commercio, né i suoi abitanti erano ricchi ed evoluti, come afferma la storiografia ufficiale.
Per il Piemonte, dunque, il problema più urgente era quello di evitare il collasso economico, dato il suo disastroso bilancio, e l’unico modo per venirne fuori era quello offertogli da Inghilterra e Francia che gli promettevano il loro appoggio per l’annessione dei prosperi e ricchi territori delle Due Sicilie e degli altri piccoli Stati della penisola italiana.
Il mezzo con cui l’Inghilterra diede esecuzione a questo disegno fu innanzitutto la propaganda delle idee sul nazionalismo dei popoli e critiche sul "dispotismo oppressivo" dei governi di Austria, Russia e Due Sicilie.
A proposito di "Nazione", bisogna dire che si tratta di un concetto in termini giuridico-politici elaborato a partire dalla Rivoluzione Francese e sviluppatosi soprattutto nell’800.
Questo concetto è stato un’autentica invenzione di un’ideologia molto coinvolgente ed emotiva che è servita, e serve ancora, per tenere insieme le parti e gli interessi di uno Stato.
In tal modo si preparavano psicologicamente le masse a "giustificare" le sommosse popolari poi artatamente sollevate da sovversivi prezzolati, i quali istigavano anche ingenui idealisti, suggestionati da idee libertarie.
Quando poi questi moti scoppiavano, si predicava il principio del "non intervento", spacciandole per "faccende interne" di uno Stato.
Quelli che furono chiamati "moti liberali" venivano fatti scoppiare continuamente ad opera delle sette massoniche, che raggiungevano cosí numerosi scopi: la dimostrazione concreta che i governi erano oppressivi e che il popolo "spontaneamente" si ribellava al dispotismo.
Inoltre, queste sommosse, facendo scatenare la necessaria reazione di quei governi, aggravavano e rendevano verosimili le menzogne propagandate.
Per quanto riguarda le Due Sicilie i moti piú gravi furono quelli del 1820 e del 1848, a cui vanno aggiunti gli episodi degli attentati del 17 dicembre 1856 (scoppio deposito polveri a Napoli con 17 morti) e del 4 gennaio 1857 (nel porto di Napoli saltò in aria la fregata Carlo III con 38 morti), quello del 25 giugno 1857 con lo sbarco di Pisacane e poi le rivolte di Palermo precedenti lo sbarco di Garibaldi.
La regía di queste azioni era del Mazzini collegato direttamente con Londra, il cui governo aveva affidato anche al Cavour l’incarico di far scoppiare sommosse in tutti gli altri Stati italiani, con l’evidente scopo di legittimare l’intervento del Piemonte per sedare i "disordini".
Molti furono i disordini causati, tra l’altro, coll’invio di carabinieri in borghese.
Nel frattempo, in preparazione allo sbarco del Garibaldi, erano stati formati nelle Due Sicilie alcuni centri sovversivi, che assoldavano molti delinquenti per le sommosse e corrompevano alte personalità duosiciliane per agevolare l’avanzata del pirata.

MOVIMENTO DI INDIPENDENZA DELLA NAZIONE NAPOLITANA


Nasce il movimento "Nazione Napolitana Indipendente"…
Un gruppo di persone che amano il proprio popolo e la propria terra si sono riuniti non per depositare e registrare delle regole ed ordinamenti, ma per guardarsi negli occhi, stringersi… a cerchio e giurare di erigersi a barriera a difesa dell'onore e dignità del popolo napolitano.
Dignità negata con soprusi perpetrati sul territorio con devastazione ambientale, sulla persona con negazione dei più elementari diritti alla sacralità di una vita sociale…
E noi in passato popolo forte delle nostre tradizioni di tolleranza ed ospitalità, le stiamo perdendo, barattandole con un' identità meccanica di uno stato colonizzatore, nato per compiacere potenze straniere e per gettarci in una vita distruttiva, senza valori e senza futuro!
Qualcuno dirà : un' altro movimento…
Ancora dispersioni, divisioni, confusioni…
Ma noi vogliamo, anzi dobbiamo ricucire dove altri hanno facilmente strappato, per protagonismo, differenza di vedute, interessi economici…
Non abbiamo il dovere di provare dove altri hanno fallito, provare, provare e riprovare!
Ma non riunire tutte le ideologie in un calderone che sarebbe un chiaro fallimento, già tentato e con esito devastante, con evidente soddisfazione di ascari e traditori al soldo del colonizzatore, che si avvalgono delle briciole di potere e della comoda poltrona concessa, per portare ad attriti e divisioni facendo comodo gioco al sistema corrotto che non ci appartiene…
Noi abbiamo il dovere di provarci, ma per vincere!
E non per gioco o per ricompensa materiale alcuna, perchè dallo spezzare le catene altrui, dallo aiutare a riappropriarsi dei diritti alla propria identità e dignità, non si potrà ricavare che la sola felicità e soddisfazione per il sudore e sangue versato…
Noi non siamo un partito, non abbiamo bisogno di numeri, di quote e di iscrizioni e per questo non cercheremo di crescere cercando di sfaldare o attaccare altri movimenti ed associazioni, ma collaboreremo con loro e cercheremo di trovare un filo conduttore per tutti, che sia l'amore e la difesa del nostro popolo e la nostra terra…
Con i nostri fratelli siciliani che ci accompagnano in una magnifica storia comune millenaria, con il rispetto della loro autodeterminazione di popolo.
Noi dobbiamo essere il legante che è sempre mancato, adattarci, evolverci, perfezionarci per amor di causa, come un liquido che prende forma nel recipiente che lo ospita…
Chiunque si sia prodigato per il bene della nostra terra, sia per la ricerca e divulgazione delle verità storiche, sia a difesa dell'ambiente, sia a difesa dei diritti del'individuo e dello stato sociale oggetto dell'attacco di uno stato nemico, chiunque sia mosso da nobili intenti è nostro fratello ed alleato e merita la nostra ammirazione e rispetto!
Il giorno che tenderemo la mano al nostro rivale, al nostro nemico, a colui che ci ha accoltellato alle spalle, sapendo che potrà aiutarci nella causa comune, avremo vinto!
Noi non badiamo a lustrini e salotti, non amiamo esporci a riflettori, ma amiamo entrare nei vicoli scuri, dove nemmeno il sole riesce ad entrare, dove lo stato è nemico e non vedremo tricolori sbandierati, ma una miriade di panni colorati, cuori pulpitanti di emozioni e di speranza a cui dobbiamo dare voce e forma, noi abbiamo il dovere di non fallire, perchè la causa che abbiamo abbracciato non ci permetterà più di abbandonarla e ci accompagnerà tra gioie, dolori, sacrifici e privazioni…
Noi siamo persone semplici ed umili, ed abbiamo conosciuto la misera condizione umana della sopravvivenza, delle privazioni e denigrazioni, solo questo ci ha rafforzato e spinto ad intraprendere questa strada lastricata di fallimenti e senza possibilità di ritorno, perchè dietro le spalle abbiamo solo il baratro, dietro le spalle una voragine a dismisura che ingoia futuro e dignità…
Perchè è finito il tempo di dire "ho famiglia", tra poco potremo perdere anche quella, tra gli occhi sgomenti dei nostri figli per un futuro incerto e drammatico, tra impietose leggi e discriminazioni di uno stato straniero, che ci portano al cappio come unica via…
Dobbiamo dare voce a chi ha rinunciato a parlare, a chi rassegnato, a chi non ha voce, dobbiamo gridare per chi ha rinunciato a vivere e si trascina in un' esistenza senza valori distruggendo quello che dovrebbe amare…
Abbiamo preso forse un'impegno più grande di noi, ma confidiamo nel vostro aiuto, nel vostro cuore generoso ed impavido, perchè se siete qui a leggerci, significa già molto, significa che qualcosa, qualcuno potrà cambiare…
E se qualcosa o qualcuno potrà cambiare, quel baratro alle spalle sarà sempre più distante e più lontano dai nostri ricordi!
E quel giorno che spero vicino, non avremo più timore a guardare i nostri figli negli occhi ed avremo la forza di non girare lo sguardo e chinare la testa, forti nella nostra condizione di Popolo unito e determinato!
Noi non vogliamo che i nostri figli e di chi a venire, vengano sacrificati in nome del losco dio denaro, su di un'altare di una patria spietata e sanguinaria…Noi con la nostra unica ambizione e pretesa, con il nostro spirito e determinazione, non vogliamo meriti e lusinghe…
Non vogliamo festini e lustrini…
Nè burattini, nè burattinai, ma come uomini Liberi, vogliamo solo essere umili servitori della nostra causa !
 
 

2013.01.02 – IL FEDERALISMO VERO E QUELLO DEI PARTITI ITALIANI

da L'ACCADEMIA DEGLI UNITI:
Inchiesta sul Federalismo e la Democrazie Diretta.
Federalismo, democrazia diretta, Europa dei popoli, quale soluzione all’Unione Europea degli Stati ottocenteschi controllati dalle èlite econimico-politiche, che si nascondono dietro la finta democrazia, ovvero la democrazia rappresentativa, dove l’inefficienza, lo spreco ed i privilegi contrastano con la “fatica di vivere” ed i diritti di partecipazione della maggioranza delle popolazioni.
Penso che un federalista che conosce la materia abbia poco da condividere con la Lega Nord e con i suoi alleati sulla bellissima idea della forma di stato e di governo “Federale”. Infatti:
la Lega accetta l'idea che lo stato sia costituito da un centro di POTERE posto sopra ai cittadini (stato onnipotente e sovrano) fondato su PRINCIPI e VALORI;
per il Federalismo lo stato è un sistema di GARANZIA della libertà e della sovranità dei cittadini a qualunque livello dello stato, sui FATTI e BISOGNI.
La Lega, esattamente come tutti gli altri partiti di regime, accetta l'idea che con la crocetta dell'analfabeta posta sulla scheda elettorale preparata dalle segreterie dei partiti il cittadino ceda ai rappresentanti tutta la sovranità che gli appartiene per diritto naturale;
per il Federalismo la quantità di potere e di sovranità cui ogni avente diritto al voto rinuncia con la scelta dei rappresentanti è sempre inferiore a quella che riserva per sé.
Per la Lega e per i partiti di regime i cittadini sudditi sono chiamati a pagare le imposte e le tasse (oggi abbiamo oltrepassato il 75% di quanto producono), decise dai rappresentanti senza responsabilità diretta;
per il Federalismo le tasse, le imposte ed i balzelli pagati dai cittadini sovrani non possono essere superiori a quanto ricevono complessivamente dallo stato, dalla regione, dalla Provincia e dal Comune sotto forma di benefici e servizi e sono controllate direttamente dai cittadini sovrani con i Referendum legislativi.
Per la Lega (come per gli altri partiti di regime) lo stato ha il diritto di espropriare i cittadini imponendo loro con la forza di pagare le tasse e le imposte decise dai loro rappresentanti;
per il Federalismo i cittadini possono abrogare leggi esistenti sulle tasse e sulle imposte o possono cambiarle o deliberarne di nuove se lo ritengono vantaggioso e necessario per il bene di tutti.
Per la Lega i cittadini possono continuare ad essere sudditi della monarchia partitocratica insediata in parlamento;
per il Federalismo ogni cittadino sovrano deve conservare tutta la propria libertà, sovranità ed iniziativa meno la parte relativa all'oggetto specifico per il quale il "contratto politico" (limitato ai FATTI limitati della vita sociale) è stipulato e per la quale si chiede la garanzia allo Stato federale.
La Lega accetta e condivide il centralismo statale e regionale;
il Federalismo nega ogni tipo di potere centralista e suddivide il potere dello stato fra i suoi organi ai vari livelli istituzionali in relazione alle competenze specifiche loro attribuite e sotto il controllo diretto dei cittadini sovrani.
La Lega accetta il presidenzialismo con ampi poteri;
il vero Federalismo predilige un Direttorio formato da pochissime persone SAGGE con poteri decisionali limitati, esclusivi e ben definiti.
La Lega condivide il principio che le competenze fra gli organi possano continuare ad essere concorrenti e sovrapposte fra gli organi ai vari livelli dello stato;
il Federalismo prevede che le competenze di ogni organo dello stato a qualsiasi livello siano rigidamente divise e fortemente separate.
La Lega condivide l'idea di "stato unitario sovrano".
il Federalismo pone la "sovranità" dello stato e dei suoi organi territoriali unicamente nelle persone, negli individui responsabili, nel popolo.
La Lega riferendosi al Federalismo non ha mai parlato di "Contratto politico";
il vero Federalismo è "la Teoria dello stato contrattuale", in quanto "Contratto politico" è sinonimo di FEDERAZIONE.
La Lega non ha mai parlato e non conosce la differenza fra “contratto politico bilaterale” (o sinallagmatico, che deve avere un "nesso di reciprocità") commutativo e quello aleatorio;
per il Federalismo il contratto politico o di federazione deve essere bilaterale e commutativo (minimo rischio e massima garanzia di esecuzione per i contraenti che sono i cittadini, come nella vicina Svizzera) e che il rapporto che unisce i cittadini e forma lo stato non può essere aleatorio (minima garanzia di esecuzione e massimo rischio come è attualmente in Italia).
La Lega ha ormai accettato l'assoluto dell'art 5° della Costituzione sull'unità per cui l'Italia è una ed indivisibile;
per il Federalismo lo stato è sempre una "scelta" condivisa dalla maggioranza responsabile che vota un "contratto di unione" fra diverse entità territoriali, che lascia ognuno padrone a casa sua.
La Lega approva e condivide la "rappresentanza integrale" difesa dal grande capitale, dalle banche del “signoraggio” e dalla partitocrazia;
il vero federalismo prevede che Democrazia diretta e Democrazia rappresentativa siano equilibrate mediante i Referendum popolari di iniziativa e di revisione delle leggi, senza l'antidemocratico Quorum che non rispetta il principio di Sovranità degli individui (popolo).
La Lega non accetta i Referendum di iniziativa popolare deliberativi a livello comunale e di conseguenza non li ha mai introdotti negli Statuti dei Comuni, delle Province e delle Regioni dove è in maggioranza;
il Federalismo ritiene che i Referendum deliberativi (Comuni e Province) e legislativi (Regione e Stato) di iniziativa popolare senza Quorum siano il cardine della Democrazia e della Legge e che la modifica degli Statuti comunali con l'introduzione dell'istituto del Referendum deliberativo sia il primo passo verso il vero federalismo che parte dal basso, dai cittadini.
La Lega vuole calare il federalismo dall'alto secondo le direttive di chi lo ha sempre usato unicamente come "piede di porco" per aprire le stanze del potere;
il Federalismo può nascere solo spontaneamente dal basso, dalle persone "associate" in Comunità e stato.
La Lega identifica il "federalismo fiscale" col Federalismo;
il vero Federalismo prevede che il federalismo fiscale sia la conseguenza di una struttura federale dello stato già in atto e che non sia possibile introdurlo in un sistema accentrato (l'Italia di oggi).
La Lega ritiene che il "federalismo fiscale" porterà vantaggi ad ogni cittadino;
per il Federalismo si tratta di un matrimonio incestuoso fra due diverse concezioni contrapposte ed antitetiche dello stato che possono sommariamente essere riassunte in Stato moderno sovrano (quello esistente) e Stato contrattuale o federale in cui “sovrano” è il cittadino. Nelle attuali condizioni appare verosimile che il federalismo fiscale porterà prima ad uno scontro sociale e poi al fallimento dello Stato.
La Lega, come tutti i partiti di regime, intende la sussidiarietà come principio gerarchico fra organi dello stato partendo dal vertice, ovvero dal "centro";
il Federalismo afferma che la sussidiarietà è sinonimo di Democrazia diretta e di Sovranità popolare e che l'individuo e la famiglia, e non la gerarchia verticista, siano il cardine della Comunità e dello stato.
La Lega approva il principio che la legge, fatta dai partiti per i partiti, sia legittimata dal presidente della Repubblica;
il Federalismo prevede che la Legge possa essere sempre legittimata, fatta, abrogata o modificata dagli aventi diritto al voto con lo strumento del Referendum legislativo di iniziativa popolare senza Quorum.
La Lega ha mostrato di ritenere che gli unici Referendum possibili siano quello abrogativo, quello consultivo e quello propositivo, in linea con i partiti centralisti ed antidemocratici;
per il Federalismo tutti e tre referendum sono TRUFFE di Democrazia in quanto lasciano sempre l'ultima parola agli eletti nelle istituzioni.
La Lega vuole mantenere le Regioni, le Province ed i Comuni;
per il Federalismo si dovrebbe chiedere l'abolizione delle Regioni ed il mantenimento delle Province in quanto enti territoriali più vicini ai cittadini e pertanto più facilmente controllabili dagli stessi.
Quelle sopra esposte sono solo alcune delle differenze fra il vero Federalismo e quello proposto dalla Lega nord. È mia opinione che il Federalismo, in quanto forma di stato e di governo, si possa o meno condividere, ma è necessario che ogni cittadino sia opportunamente informato su come stanno veramente le cose e soprattutto che possa “scegliere”, cosa non consentita dall'ordinamento vigente.
Qui termina l’analisi del nostro Paolo Bonacchi. Disamina per noi condivisibile.
Ci sentiamo, tuttavia, in animo d’implementare questo discorso per esternderlo a tutta la partitocrazia italiana. La Lega, infatti, ha fatto passare i suoi propositi con l’appoggio degli alleati e senza che la cosiddetta opposizione presentasse controproposte autenticamente federaliste.
Di qui la necessità, secondo noi, di fare almeno altri due discorsi: uno sulla cultura, l’altro sull’utilità dei partiti politici.
La partitocrazia pretende che chiamati a decidere siano i pochi che se ne intendono. Ai tempi degli Stati assoluti, il volgo doveva essere tenuto lontano dagli arcana imperii perché lo si riteneva troppo ignorante. Ora il volgo è certamente meno ignorante. Ma i problemi da risolvere, problemi come la lotta all'inflazione, del pieno impiego, della più giusta distribuzione del reddito, non sono diventati sempre più complicati? Non sono questi problemi tali da richiedere cognizioni scientifiche e tecniche, che non sono meno arcane per l'uomo medio di oggi (anche se più istruito)?
In primo luogo c’è da osservare che attraverso il federalismo la democrazia è aristocrazia per tutti; è un livellamento in alto, non un livellamento in basso. Il vero democratico non desidera raggiungere l’uguaglianza abbassando il livello culturale della società e riducendo ognuno a una grigia uniformità di esistenza. Egli desidera la vita più ricca e più piena possibile.
La partitocrazia, invece, cosa ci propina: un sistema mass-mediatico basato sulle “assistenze” all’editoria. Giornali, radio, televisioni pubbliche e private difficilmente sopravviverebbero senza i sussidi di Stato. Non occorrono censure quando chi scrive sa che il suo reddito dipende dalle sovvenzioni erogate dal potere.
Chi crede, poi, che il controllo delle masse si attua prevalentemente gestendo le notizie nei programmi d’informazione è completamente fuori strada. Il nucleo del controllo delle masse nei sistemi democratici, come abbiamo spiegato più volte, consiste nel determinare, alla lunga, dei modi di pensare generalizzati.
La televisione si presta meglio per manipolare le grandi masse, specialmente per periodi di tempo prolungati. Radio, giornali o la rete Internet (soprattutto quest’ultima al momento), sono d’impatto secondario sulla psiche delle masse e sulla formazione di mode, culture, opinioni e consensi.
La televisione circoscrive le scelte. Offre l’immagine dell’individuo vincente. Promuovere tutti gli aspetti positivi dell’immagine individualista e forte, furba e determinata e magari anche un po’ aggressiva e bugiarda. Si omettono dalla consapevolezza comune del paese tutti gli altri aspetti della vita non favorevoli economicamente o politicamente al regime che possono essere l’altruismo, la delicatezza, la sensibilità, la serenità, la riflessione, l’arte, la profondità, la sincerità, la cultura, etc…
Inoltre, si stimolano invidie e sensazioni di inadeguatezza verso chi non si conforma al modello che tutti devono conoscere (estetico, politico, stile di vita, economico).
Il Giusto e lo Sbagliato non deve più nascere da una indagine intellettiva, libera da coinvolgimenti di parte, ma invece dalle risate contagiose dell’arena in cui si grida, ridicolizzando l’avversario con una furba e cattiva battuta d’effetto.
Fatte salve rare eccezzioni, si può affermare che l’Italia ha un sistema di disinformazione, piuttosto che atto alla consapevolezza civile e democratica del cittadino.
Di qui, scendere all’analisi dei mali derivanti dal sistema attuale dei partiti politici in generale, il passo è breve.
È vero che secondo alcuni sondaggi, buona parte delle popolazioni dell'America Latina si dicono disponibili a tornare sotto dittature militari e la maggioranza dei Russi afferma che privilegia la necessità di un leader forte rispetto alle libertà individuali, e si capisce quanta parte della popolazione mondiale accetti questo scambio.
Ma in occidente un uomo ha i suoi diritti, anche contro lo stato. L’intera storia d’Europa è la storia della rivendicazione di questi diritti e dell’affermazione della libertà umana, tanto da parte di classi e comunità, quanto da parte degli individui, dai baroni inglesi di Runnymede, alle città libere del Medio Evo, ai contadini svizzeri, alla Camera dei Comuni in Inghilterra, fino alla definitiva dichiarazione dei diritti dell’uomo da parte dei padri degli Stati Uniti e dei fondatori della Repubblica Francese.
Sfugge a tutti coloro che sono disposti a delegare l’intera sovranità ai “rappresentanti” che il diritto all'autodeterminazione è un diritto che spetta semplicemente a tutti coloro che individualmente sono capaci di essere responsabili della propria vita.
Come individui, noi siamo membri di una comunità in quanto rinunciamo a una parte del diritto ad autodeterminarci in maniera assoluta, ed accettiamo di regolare la nostra vita secondo le decisioni e le regole della comunità. Ma la vita è la nostra e come tale abbiamo il diritto a contribuire a determinare la gestione di quella parte che abbiamo messo in comune, come chiunque altro che abbia fatto la stessa rinuncia a favore della comunità. Troviamo, infine, utile ricordare che a proporre una democrazia libera dai partiti fu non già un dittatore, ma Simone Weil e prima ancora di lei, agli inizi del 1900, Moisei Ostrogorski [Vedasi: «Contro i partiti». Saggi sul pensiero].
Ricordiamo che la Weil fu incaricata dal governo di Charles De Gaulle in esilio durante la guerra (1943), di elaborare una forma di Costituzione per la Francia futura. Essa pensò in modo radicalmente nuovo, a come garantire la libertà da ogni limite: e l’esistenza di partiti era, per lei, il limite più insidioso.
Il risultato del suoi pensieri è scritto nel suo libro migliore, «L’enracinement» [nell’edizione italiana, «La prima radice»].
Vi si legge: «Dovunque ci sono partiti politici, la democrazia è morta. Non resta altra soluzione pratica che la vita pubblica senza partiti».
Bisogna creare un'atmosfera culturale tale, dice Simone Weil, che «un rappresentante del popolo non concepisca di abdicare alla propria dignità al punto da diventare membro disciplinato di un partito».
Simone Weil respinge l’obiezione che l’abolizione dei partiti avrebbe colpito la libertà d’associazione e d’opinione.
«La libertà d’associazione è, in genere, la libertà delle associazioni», contro quella degli esseri umani. Infatti, «la libertà d’espressione è un bisogno dell’intelligenza, e l’intelligenza risiede solo nell’essere umano individualmente considerato. L’intelligenza non può essere esercitata collettivamente, quindi nessun gruppo può legittimamente aspirare alla libertà d’espressione».
È possibile che Simone Weil fosse ingenua.
Voleva una repubblica fondata non sui «diritti», ma sull’«obbligo».
«L’adempimento effettivo di un diritto non viene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa».
«Obbligo» è non negare agli altri uomini quelli che Simone Weil chiama «i bisogni dell'anima».
Certo il progetto di Simone Weil, nella sua radicale ingenuità, parrà inattuabile.
Forse lo fu.
Ma bisogna almeno ripensare così radicalmente, per non ridurci vittime passive della partitocrazia, dei suoi collaborazionisti (numerosi intellettuali compresi), dei gangster, delle intercettazioni selettive. E degli ignoranti estremi che li mettono al potere, e se ne fanno corrompere.
In ultima analisi noi proponiamo di ricondurre i partiti italiani nel loro alveo naturale di semplici associazioni private di cittadini, che come tali non hanno nemmeno l’obbligo di una qualche iscrizione da qualche parte (vedasi l’art. 21 della Costituzione), libere associazioni che, secondo il dettato dell’art. 49 della Carta scaturita dalla resistenza, CONCORRANO (NON egemonizzino) a determinare la politica nazionale.
lì,18 aprile 2010

2013.01.02 – L’INDIPENDENZA.COM

 


 
L’Indipendenza compie un anno: deve crescere o abortire?
di GIANLUCA MARCHI
 
Fra poco meno di un mese L’Indipendenza compie un anno di vita, avendo esordito sulla rete l’8 gennaio scorso.
A questo traguardo ci siamo ormai arrivati, e non era affatto scontato, sulla scorta di alcuni numeri di un certo riguardo: supereremo il traguardo dei 3 milioni di visitatori unici e sfioreremo i 7 milioni di pagine scaricate.
Non sono certo i numeri di un grande mezzo di comunicazione online, bensì quelli di una nicchia che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, è riuscita ad imporsi piuttosto velocemente ed è diventata uno dei punti di riferimento non solo del mondo indipendentista, ma anche del mondo giornalistico attento a quanto si muove in quest’area.
Diciamocelo francamente: il cammino de L’Indipendenza è stato fin qui possibile grazie a una grande sforzo di puro volontariato svolto da un certo numero di persone e dalla contribuzione economica dei soci sostenitori, di qualche centinaio di lettori e di un manipolo di inserzionisti pubblicitari.
I numeri del nostro bilancio sono infinitamente piccoli se paragonati a qualsiasi altra impresa giornalistica, anche solo online, senza dimenticarne qualcuna nata anche dopo di noi con un budget che a L’Indipendenza avrebbe assicurato cinque anni di vita e che purtroppo è già defunta.
Facciamoli, brevemente, questi numeri: a ieri le nostre entrate sono ammontate a 47.400 euro circa, di cui 21.800 provenienti da contributi dei soci fondatori e dei lettori, e 25.500 provenienti da inserzioni pubblicitarie.
Nello stesso periodo le spese sostenute, e quindi già saldate, ammontano a 48.300 euro e sono così suddivise: 42.200 per rimborsi spese riconosciuti ai diversi soggetti che hanno contribuito alla realizzazione del giornale attraverso articoli, servizi vari, video e fotografie; 5.300 per spese notarili, tenuta conto corrente, strumenti di lavoro e spese telefoniche; 800 euro per spese di trasferta.
A queste voci vanno aggiunti circa 8 mila euro di introiti pubblicitari non ancora contabilizzati, che serviranno per far fronte ad alcuni oneri fiscali e soprattutto a riconoscere le spese vive alla società Onoma srl di Brescia, vale a dire colei che ci ha consentito di realizzare e mettere in rete il nostro sito senza chiederci inizialmente un euro, ma alla quale vanno riconosciuti i costi tecnici e quelli della tenuta dei server, non dimenticando che a metà dell’anno è stato necessario un potenziamento degli stessi a causa del traffico superiore alle attese.
Tenendo conto delle spese che dobbiamo ancora onorare da qui alla fine dell’anno, che portano il budget definitivo a 64.000 euro, affinché il nostro bilancio possa chiudere in pareggio ci mancano all’incirca 8.500 euro.
Come far fronte a questo fabbisogno?
Dobbiamo fare appello ancora una volta alla pazienza dei soci fondatori e soprattutto dei nostri lettori, chiedendo loro di contribuire per quello che possono.
Ogni settimana darò conto di quanto raccolto per verificare quanto ci manca a raggiungere l’obiettivo e se riusciremo a inaugurare il 2013 senza zavorre relative all’anno che sta per concludersi. In qualità di socio fondatore comincerò io la “colletta” mettendo a disposizione 500 euro.
Facco, altro socio fondatore, farà lo stesso.
Rivolgiamo ora lo sguardo all’anno nuovo, partendo dai mesi messi alle spalle: permettetemi di fare un discorso franco, in modo che siano chiare a tutti le prospettive. In questo anno, chi scrive e Leo Facco hanno lavorato a L’Indipendenza una media di 9/10 ore al giorno tutti i giorni compresi i festivi e pure le vacanze (dove semmai s’è accorciato solo un po’ l’orario di impegno): il nostro modo per contribuire alla riuscita dell’iniziativa è stato quello di rinunciare a qualsiasi stipendio (che non sarebbe stato sopportabile per il bilancio), limitandoci a qualche rimborso spese.
A un altro piccolo manipolo di colleghi abbiamo potuto riconoscere un rimborso spese della cui entità mi vergogno.
Tutti gli altri, a cominciare dagli editorialisti, hanno lavorato gratuitamente.
Per il 2013 non pretendiamo di discostarci molto da tale andamento, anche se un innalzamento del budget verso i 100 mila euro ci consentirebbe  di lavorare con maggiore serenità, di potenziare un po’ le forze in campo per migliorare ulteriormente l’offerta giornalistica de L’Indipendenza, di seguire dal vivo fatti e avvenimenti che oggi non ci possono vedere presenti per motivi di ristrettezze, di mettere all’opera qualche forza fresca per diffondere le notizie de L’Indipendenza sui vari social-network, lavoro considerato fondamentale per chi fa informazione online.
Per raggiungere o per avvicinarci a questo traguardo avremmo bisogno mediamente 4/5 mila euro mese di contributi dai nostri lettori: insomma, l’equivalente di un caffè al mese da un analogo numero di persone, o se volete un caffè e un quarto la settimana da mille lettori.
E’ nostra intenzione inserire nel sito un contatore che si aggiorna all’istante in modo che ciascun lettore possa verificare quanto manca al traguardo e contribuire in maniera semplice.
Aggiungendovi le contribuzioni dei fondatori e la pubblicità, dovremmo poter avvicinare all’obiettivo prefissato.
Se non dovesse essere possibile questa strada, vi illustro le alternative che abbiamo, con alcune controindicazioni:
1)  Introdurre il pagamento per la lettura completa del nostro giornale, con l’inevitabile conseguenza di abbattere sensibilmente il numero dei lettori;
2) Tentare la strada di ottenere i contributi pubblici all’editoria, che dal 2013 si aprono anche all’online. Ma a parte essere sempre ostaggio di quando il governo decide di pagare (perché delle scadenze di legge spesso si fanno un baffo), questa è una strada che non ci piace affatto. E che ci farebbe perdere Facco, che non ne vuole sapere.
3) Riuscire a far eleggere un nostro rappresentante al Parlamento o in consiglio regionale, impegnandolo a destinare una parte consistente degli emolumenti al sostentamento del giornale: l’obiettivo non è facilissimo da raggiungere;
4) Derubricare il nostro quotidiano (come qualche lettore ha suggerito) a semplice blog dove siano sostanzialmente i lettori a comporre i testi: ve lo dico da subito, personalmente mi sfilerei dall’iniziativa e lo farebbe anche Facco;
5) Chiudere baracca e burattini.
Aspetto ora di capire soprattutto dai lettori cosa ne pensano, aggiungendo fin d’ora un impegno: L’Indipendenza, salvo cataclismi, ci sarà di certo fino alle prossime elezioni. Il dopo dipenderà molto dalle risposte che avremo da oggi in avanti e se i nostri lettori riconosceranno che L’Indipendenza ha un ruolo e soprattutto una missione da svolgere.
 

INTERVISTA A MICHELE IANNELLI DI “IDENTITA’ MEDITERRANEA”.

INTERVISTE 2011
Antonella Ricciardi per Italiasociale intervista Michele Iannelli del movimento politico "Identità Mediterranea”.
Nel dialogo che segue, Michele Iannelli, medico e specialista in Psicologia clinica, dai molteplici interessi ed ambiti di competenza (ha anche , tra le altre cose, insegnato gli elementi base della terapia dei Fiori di Bach e dell'Omotossicologia, per una visione olistica, integrata tra psiche e corpo), presenta il suo movimento politico.
Questa nuova formazione, dall'emblematica denominazione di Identità Mediterranea, si batte per una emancipazione liberatrice del Meridione d'Italia, ma anche del resto dell’Italia e non solo, con particolare riguardo ai popoli che si affacciano sul Mare Mediterraneo.
Partendo da un'analisi storica della questione meridionale, il dottor Michele Iannelli, originario di Caserta, residente a Roma, e che è coordinatore nazionale del Movimento Politico Identità Mediterranea per la Sovranità della Napolitania e della Sicilia, delinea progetti di liberazione per il futuro, per gli aspetti sociali e politico-istituzionali, per un rapporto di rinnovata salvaguardia dell'ambiente e di fine della sudditanza alla politica di potenza USA-NATO.
RICCIARDI: “Il movimento che hai fondato, Identità Mediterranea, si connota per essere una formazione meridionalistica identitaria, che valorizza le culture locali, senza però essere chiuso verso gli altri, tanto che promuove, non solo per l'Italia del Sud, un socialismo non materialistico, di natura comunitarista: puoi spiegare di più tali concetti, ed il perchè tali idee siano state tra loro associate?”
IANNELLI: “Abbiamo fondato il nostro movimento il 9 Dicembre del 2010; siamo dunque nati da pochissimo, ma abbiamo già idee chiare, programmi ambiziosi e molta voglia di fare.
Il rinnovamento sociale che noi proponiamo è profondo ed articolato. Partiamo da un punto di vista semplice, ma il più delle volte disatteso: la politica è la nobile arte al servizio del ben-essere dell’individuo e delle comunità.
Crediamo che per far ciò alcuni fattori siano indispensabili, inevitabilmente ed intimamente correlati tra loro. Innanzitutto l’identità: è il concetto alla base di tutto, è il punto di partenza essenziale per chiunque e per qualsiasi comunità; avere consapevolezza di chi si è, della propria storia, delle proprie peculiarità e quindi dei propri autentici bisogni è il presupposto indispensabile per una buona qualità della vita.
Essere consci di e portare rispetto per la propria identità è un passaggio obbligato per essere riguardosi nei confronti delle identità altrui.
L’Identitarismo di cui siamo assertori è l’antidoto al “mondialismo” che vuole distruggere le diversità per attuare un dominio globale sui Popoli di tutta la Terra. Noi respingiamo qualsiasi
tipo di localismo autoreferenziale e di nazionalismo aggressivo; proponiamo invece un Internazionalismo Identitario attraverso il quale Popoli liberi e sovrani convivano cooperando tra loro e rispettando le specifiche peculiarità e lottino insieme contro il comune nemico rappresentato dalla volontà di dominio assoluto delle Multinazionali e delle Banche.
A partire da ciò siamo assertori di uno sviluppo economico che sia consono ai bisogni specifici delle Comunità e che allo stesso tempo risponda al profondo bisogno degli esseri umani di fare Comunità ed essere protagonisti partecipi della Comunità.
Siamo dunque sostenitori della socializzazione, del cooperativismo, della piccola impresa, dell’impresa familiare, dei condomini solidali, dei gruppi di acquisto solidali; crediamo nella possibilità di un circolo virtuoso in cui la comunità promuova e valorizzi le capacità individuali le quali, a loro volta, mettendosi al servizio di essa, la rafforzino”.
RICCIARDI: “ Identità Mediterranea colloca se stessa oltre gli schematismi di destra, centro e sinistra: perchè ed in che senso evitate tali classificazioni?”
IANNELLI: “Noi vogliamo qualificarci solo sulla base dei nostri programmi, della nostra organizzazione e sopratutto delle nostre azioni concrete.
Oggi le etichette di destra, centro e sinistra sono involucri solo apparentemente dissimili; esse in realtà servono ad avvolgere e a diversificare fraudolentemente scatole che contengono le stesse cose e queste cose non ci piacciono affatto: sono i politicanti di Italia Unita Spa e di Europa Unita Spa il cui unico mestiere è quella di fornire ai Popoli una illusione di democrazia al fine di rendere così agevole lo strapotere più o meno occulto delle Banche e delle Multinazionali”.
RICCIARDI: “Il tuo partito è intensamente fondato sull'auto-organizzazione, il che comporta anche un auto-finanziamento: perchè avete scelto questa strada? Forse per favorire la vostra indipendenza da possibili condizionamenti di "poteri forti" e/o per motivazioni ulteriori?”
IANNELLI: “Ogni movimento onesto, trasparente e libero deve essere necessariamente auto organizzato ed auto finanziato, questi requisiti sono per noi ovvi e scontati.
Approfitto di questa tua domanda per sottolineare e denunciare che viviamo in una falsa democrazia che ha reso difficilissima un vera attività politica.
Artatamente è stato creato un sistema per cui avere visibilità e possibilità di azione ha costi altissimi.
Noi ci dovremo dunque molto impegnare per produrre fonti di autofinanziamento e da questo punto di vista abbiamo già dei progetti in questo senso”.
RICCIARDI: “Valorizzate le tradizioni dei popoli, che considerate nutritive in senso spirituale, dato che gli esseri umani, per quanto specifici possano pure essere, non si possono considerate come degli atomi vaganti completamente sradicati da tutto e senza identità, e nello stesso modo sostenete movimenti rivoluzionari a favore della liberazione ed autodeterminazione dei popoli: in che modo riuscite ad armonizzare le componenti di questo binomio, senza che l'una possa sminuire l'altra?”
IANNELLI: “Come ho già detto mettiamo al primo posto l’identità: identità individuale e collettiva sono due aspetti inscindibili e sinergici.
L’uomo è un sofisticato “melange” di elementi e bisogni che riguardano la sua specifica individualità e che si mescolano, a loro volta, con bisogni ed aspirazioni derivanti dalla sua natura di essere sociale.
Quindi, se da una parte abbiamo il basico bisogno di poter sviluppare e nutrire continuamente una identità individuale (che possa avere e sentire di avere lo spazio per poter esprimere la propria creatività a partire dalle proprie vocazioni e speranze), dall’altra parte abbiamo la vivissima esigenza di una socialità vivace, solidale e ricca di valori condivisi che crei un vero senso di appartenenza ed un senso di sicurezza intesa nel significato più ampio del termine.
Abbiamo bisogno di sentirci liberi, di cambiare come vogliamo le traiettorie della nostra esistenza ma, allo stesso tempo, è per noi indispensabile operare nell’ambito di un contesto che ci offra la possibilità di percepire continuità e stabilità. Non è difficile, quindi comprendere quanto qualsiasi tipo di precarizzazione (del lavoro, della casa, degli affetti, della sicurezza) incida pesantemente e negativamente sul nostro intimo e sulle nostre relazioni.
Essa, infatti, determina aggressività nevrotica ed una massiccia attivazione delle nostre chiusure e delle tattiche difensive ed evitative.
Dobbiamo vivere intensamente il presente e proiettarci con ottimismo nel futuro ma lo possiamo fare solo se abbiamo l’opportunità di radicarci in un passato fatto di Tradizioni vive e nutritive”.
RICCIARDI: “Proponete anche un assetto federalista per l'Italia, al fine di raggiungere una Confederazione Italica, soprattutto per porre rimedio alle ingiustizie che, nel corso della storia, hanno colpito l'Italia meridionale continentale (che preferite chiamare Napolitania, data l'influenza, ivi, in
particolare della cultura napoletana) e la Sicilia.
Tuttavia, le vostre posizioni programmatiche differiscono nel profondo da quelle, pur federaliste, della Lega Nord: puoi illustrarne i motivi?”
IANNELLI: “Noi partiamo da un presupposto ben preciso: da 150 anni spacciano come Unità d’Italia una conquista ed un dominio coloniale operato da forze straniere che con la vera natura e la vera volontà dei Popoli Italici nulla avevano a che fare.
Gli autori di questo misfatto che dura da 150 anni furono i Sabaudi, l’imperialismo Inglese, la Massoneria deviata e la grande finanza rapinatrice. Oggi sono cambiati gli attori ma il copione è sempre lo stesso; le forze dominanti sono le stesse, i loro cani da guardia idem: i politicantropoidi, la malavita organizzata, la burocrazia.
Noi dunque vogliamo rifondare l’unità d’Italia su quelle sane basi indicate da Gioberti più di 150 anni or sono: una confederazione di libere entità statuali.
Noi siamo decisamente convinti che in questa lotta di liberazione la Napolitania ( termine che non esprime un Napolicentrismo ma quei territori che per secoli costituirono il Regno di Napoli) e la Sicilia debbano essere alleate e debbano allearsi con tutti gli altri Popoli Italici.
Noi siamo molto diversi dalla Lega Nord !
Un primo motivo viscerale: noi non ci alleeremmo mai con un personaggio come Berlusconi !
Questa alleanza della Lega Nord la dice lunga su quel “federalismo” di cui sono assertori: il loro federalismo è una ricetta per rendere ancora più efficiente l’oppressione della stato centralista, in cambio di qualche illusorio vantaggio localistico da cui la stragrande maggioranza delle popolazioni del Nord non avrebbe alcun beneficio.”
RICCIARDI: “Riguardo la politica estera, promuovete l'uscita dalla Confederazione Italica dalla NATO, oltre che una speciale collaborazione tra nazioni euro-mediterranee: puoi spiegare in modo più esteso tali proposte?”
IANNELLI: “Noi vogliamo per le nostre terre la Sovranità Geopolitica e Militare e ciò è totalmente incompatibile con la presenza di installazioni militari americane in Napolitania e Sicilia e con l’appartenenza alla cosiddetta Alleanza Atlantica.
Oggi questa cosiddetta Alleanza appare totalmente priva di qualsiasi giustificazione e completamente unilaterale.
E’ chiaro che
questa pseudo alleanza e la presenza di sue installazioni militari sono totalmente al servizio di quei potentati economico-finanziari che pilotano la cosiddetta e ne fungono da braccio armato.
L’obiettivo finale è il controllo mondiale e lo sfruttamento globale e brutale delle risorse umane e naturali.
Ci siamo denominati Identità Mediterranea anche per questo: vogliamo riappropriarci della nostra vera Identità Euro- Mediterranea per sbarazzarci di quella falsa ed oppressiva Atlantica.
Proponiamo una comunità Euro-Mediterranea di Popoli sovrani, prosperi ed alleati nel mantenimento della pace.
Le nostre Terre si devono liberare dalle ingenti spese militari imposte attraverso la N.A.T.O dalle lobbies dei fabbricanti di armi”.
RICCIARDI: “Riguardo il rapporto con la natura, siete anche particolarmente sensibili alla tutela dell'ambiente: che cosa proponete, nello specifico, al riguardo?”
IANNELLI: “Un corretto rapporto uomo-ambiente è alla base di ogni società che voglia tutelare il bene comune.
Sono molte le cose che proponiamo; in questa sede le enumeriamo, ma siamo consapevoli che ognuna di esse avrebbe bisogno di un particolare approfondimento: raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, agricoltura biologica e biodinamica, sviluppo massiccio delle fonti di energia rinnovabile, applicazioni di tecniche terapeutiche naturali, l’inserimento considerevole nei programmi scolastici della conoscenza e coscienza delle tematiche ambientali.
Siamo convinti che ad ognuna di queste voci corrispondano non solo una necessità di tutela della salute ma anche un incremento straordinariamente elevato della ricchezza e dei posti di lavoro in Napolitania e Sicilia.
Un esempio per tutti: lo sviluppo di un turismo di alta qualità e classe attraverso la proposta di tematiche ambientali, culturali e della indiscutibile bellezza dei nostri territori.
Insomma noi siamo certi che prosperità economica e tutela dell’ambiente non solo non siano incompatibili ma che siano l’uno la premessa dell’altro e viceversa”.

2013.12.24 – UN GRAZIE ALL’AUSTRIA

BANDIERA AUSTRIA-VENETAPur nel rispetto della formalità che ci impone i rapporti con uno Stato Sovrano e il Suo Popolo, non possiamo esimerci dall'esprimere pubblicamente un sentito e sincero ringraziamento al BUNDESKAMZLERAMT Austriaco per la sensibilità e correttezza dimostrata nei confronti delle legittime istanze di questo MLNV e del Governo Veneto Provvisorio da esso rappresentato.
Viva San Marco
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV