ATTUALITA
CONCLUSIONE DELLA FASE DI TRANSIZIONE
ART.3: PRINCIPIO DI LEGALITA’ E CRITERI DI ATTUAZIONE
Il principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge in modo formale e sostanziale.
Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario.
Sotto il profilo formale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione la giurisdizione e i soli poteri conferiti dalla legge.
Sotto il profilo sostanziale, il principio di legalità conferisce alla pubblica amministrazione sia la giurisdizione che la facoltà di esercizio dei loro poteri in conformità con i contenuti prescritti dalla legge.
L’amministrazione è tenuta non solo a perseguire i fini determinati dalla legge (legalità-indirizzo), ma anche a operare in conformità alle disposizioni normative stesse (legalità-garanzia).
L’Amministrazione del Governo Veneto Provvisorio (GVP), agisce in tutte le sue espressioni ed articolazioni attraverso l’emanazione, l’applicazione e il potere di far osservare le norme emanate.
ART.1: OGVP ELEMENTI FONDAMENTALI
L’OGVP è costituito dall’insieme delle norme emanate dal Governo Veneto Provvisorio (GVP) in tutte le sue espressioni ed articolazioni.
Tutte le norme sono subordinate e tenute al rispetto di questi elementi fondamentali:
- il Creato ovvero la Natura universale in tutte le sue espressioni;
- la Persona umana in vita, sovrana del proprio corpo fisico, della propria sfera intellettuale e della propria sfera spirituale
- il Popolo Veneto, soggetto originario fonte e destinatario delle norme
Tutte le norme giuridiche devono uniformarsi ai seguenti criteri:
- devono essere di carattere generale e fondamentali per la vita del Paese
- devono essere fra loro coerenti e coordinate
- devono essere armonizzate alla tipicità culturale e alla tradizione veneta
- devono essere comprensibili, sintetiche e semplici.
Tale ordinamento deve consentire al Popolo di identificarsi nelle leggi che lo governano e non di subirle.
Le norme giuridiche sono suddivise in base alle competenze territoriali, ovvero:
- NORME FEDERALI quelle emanate dal GVP attraverso il Consiglio Federale Provvisorio.
- NORME STATALI quelle emanate dal GVP attraverso i Consigli di Contea e applicabili a materie di specifica competenza degli Stati federati.
- NORME MUNICIPALI quelle emanate dal GVP attraverso i Consigli Distrettuali e applicabili a materie di specifica competenza delle Municipalità.
- REGOLAMENTI ovvero tutti gli atti normativi emanati da organi dello stato, enti pubblici e privati per disciplinare determinate materie o il proprio funzionamento.
- CONSUETUDINI ed USI (dette anche fonti non scritte) che si ispirano e si richiamano alle tradizioni e alla tipicità culturale del Popolo Veneto.
Tutte le norme sono emanate e applicabili secondo il criterio di competenza attribuito alla “Fonte” stessa della norma, (Federale – Contea – Municipalità), determinandone l’eventuale vizio di competenza.
A tutte le norme si applica il criterio temporale per cui l’emanazione successiva di una norma prevale su quella precedente ad eccezione per talune specifiche e limitate deroghe.
Le norme giuridiche sono suddivise in base ai criteri di applicazione, ovvero:
- DECRETI
Un decreto è un provvedimento provvisorio avente forza di legge.
Entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del Governo Provvisorio.
Il Governo Provvisorio emette solo ed esclusivamente decreti legge che devono ispirarsi ai principi generali e consuetudinari universalmente accettati.
- TRATTATI
Un trattato internazionale è una delle principali fonti del diritto internazionale e consiste nell’incontro delle volontà di due o più Stati diretti a disciplinare rapporti intercorrenti tra essi.
Nella prassi si usano anche altre denominazioni, quali accordo, patto o convenzione (le ultime due sono di solito adottate per trattati di particolare rilevanza).
Viene usato anche il termine protocollo, di solito per indicare il trattato con il quale si stabiliscono norme integrative rispetto a quelle contenute in un altro, o si disciplina l’attuazione di un altro trattato in attesa della sua entrata in vigore (protocollo di firma), o viene regolata una questione specifica.
Tradizionalmente nel testo dei trattati gli Stati tra cui intercorre l’accordo sono denominati alte parti contraenti.
Essendo fonti di secondo grado, i trattati sono subordinati alle norme consuetudinarie che ne disciplinano il processo di formazione (diritto dei trattati).
- ORDINANZE
Nell’Ordinamento Giuridico Veneto Provvisorio (OGVP) con il termine “ordinanza” si designano atti aventi forza di legge urgenti e di prevalente necessità che creano doveri positivi (di fare o dare) o negativi (di non fare) e che entrano in vigore il giorno successivo alla loro emanazione.
L’ordinanza è emanata dal Governo Veneto Provvisorio in casi eccezionali e di particolare gravità.
L’ordinanza non comporta deroghe all’OGVP vigente e ha valore temporale limitato e per un massimo di cento (100) giorni e può essere rinnovata una (1) sola volta purché in via continuativa.
Il presupposto per l’emanazione delle ordinanze urgenti e di prevalente necessità è l’impossibilità di differire l’intervento ad altra data, in relazione alla ragionevole previsione di danno incombente (urgenza).
IL RISORGIMENTO ITALIANO… TUTTA UN’ALTRA STORIA.
La storia (dal greco ἱστορία, istorìa) è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l'uso di fonti, cioè di tutto ciò che possa trasmettere il sapere.
Più precisamente, la storia è la ricerca e la narrazione continua e sistematica di eventi nel passato di importanza per la specie umana , compreso lo studio degli eventi nel corso del tempo e la loro relazione con l'umanità.
Ancora oggi è impossibile consultare la documentazione archiviata; al suo posto è stata inventata quella ignobile oleografia che con felice espressione Gramsci definí "la biografia nazionale".
Il cosiddetto "risorgimento" fu una martellante propaganda di guerra e rappresenta il classico esempio che la storia viene sempre scritta dal vincitore.
Esso non è stato in realtà che un capitolo della storia dell’imperialismo inglese.
La mistica risorgimentale ci ha abituato a considerare Cavour come un grande statista, un genio della politica.
In realtà la maggior parte delle sue decisioni non furono altro che esecuzioni dei "suggerimenti" che venivano orchestrati da Londra.
La politica imperiale inglese si è sempre basata su due fattori cardini: il mantenimento di una grande potenza navale (the silent power of sea) e l’alimentazione di disordini all’interno degli altri Stati, che venivano cosí distolti dalla politica estera.
L’Inghilterra, per quanto riguarda in particolare il Mediterraneo, perseguí una sua complessa strategia politica che si sviluppò attraverso varie fasi.
Iniziò con l’impossessamento di Gibilterra e, nel 1800, di Malta, che apparteneva alle Due Sicilie, approfittando dei disordini causati dalle guerre di Napoleone.
Poi, intorno al 1850, in previsione dell’apertura del canale di Suez, per essa divenne vitale possedere il dominio del Mediterraneo per potersi collegare facilmente con le sue colonie.
Per questo i suoi obiettivi principali furono l’eliminazione della Russia dal Mediterraneo, contro la quale scatenò la vittoriosa guerra di Crimea nel 1853, e il ridimensionamento dell’influenza politica della Francia nel Mediterraneo.
Il fattore determinante che spinse l’Inghilterra a dare inizio alle modifiche dell’assetto politico della penisola italiana furono gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l’impero russo, che aveva iniziato a far navigare la sua flotta nel Mediterraneo, avendo come base di appoggio i porti delle Due Sicilie.
La Francia, a sua volta, voleva rafforzare la sua influenza sulla penisola italiana, sia con un suo protettorato sullo Stato Pontificio, sia con un suo progetto di mettere un principe francese nelle Due Sicilie.
Per raggiungere questi obiettivi le due potenze si servirono del piccolo Stato savoiardo che, non avendo risorse economiche e militari per fare le sue guerre, dovette vendere alla Francia Nizza e la Savoia, ed era in procinto di vendere anche la Sardegna se non fosse stato fermato dall’Inghilterra che temeva un piú forte dominio della Francia nel bacino mediterraneo.
In Piemonte, infatti, il sistema sociale ed economico era ben povera cosa.
Vi erano solo alcune Casse di risparmio e le istituzioni piú attive erano i Monti di Pietà.
Insomma esistevano solo delle piccole banche e banchieri privati, generalmente d’origine straniera, che assicuravano il cambio delle monete al ridotto mercato piemontese.
In Lombardia non c’era alcuna banca di emissione e le attività commerciali riuscivano ad andare avanti solo perché operava la banca austriaca.
E tutto questo già da solo dovrebbe rendere evidente che prima dell’invasione del Sud, al nord non potevano esserci vere industrie, né vi poteva essere un grande commercio, né i suoi abitanti erano ricchi ed evoluti, come afferma la storiografia ufficiale.
Per il Piemonte, dunque, il problema più urgente era quello di evitare il collasso economico, dato il suo disastroso bilancio, e l’unico modo per venirne fuori era quello offertogli da Inghilterra e Francia che gli promettevano il loro appoggio per l’annessione dei prosperi e ricchi territori delle Due Sicilie e degli altri piccoli Stati della penisola italiana.
Il mezzo con cui l’Inghilterra diede esecuzione a questo disegno fu innanzitutto la propaganda delle idee sul nazionalismo dei popoli e critiche sul "dispotismo oppressivo" dei governi di Austria, Russia e Due Sicilie.
A proposito di "Nazione", bisogna dire che si tratta di un concetto in termini giuridico-politici elaborato a partire dalla Rivoluzione Francese e sviluppatosi soprattutto nell’800.
Questo concetto è stato un’autentica invenzione di un’ideologia molto coinvolgente ed emotiva che è servita, e serve ancora, per tenere insieme le parti e gli interessi di uno Stato.
In tal modo si preparavano psicologicamente le masse a "giustificare" le sommosse popolari poi artatamente sollevate da sovversivi prezzolati, i quali istigavano anche ingenui idealisti, suggestionati da idee libertarie.
Quando poi questi moti scoppiavano, si predicava il principio del "non intervento", spacciandole per "faccende interne" di uno Stato.
Quelli che furono chiamati "moti liberali" venivano fatti scoppiare continuamente ad opera delle sette massoniche, che raggiungevano cosí numerosi scopi: la dimostrazione concreta che i governi erano oppressivi e che il popolo "spontaneamente" si ribellava al dispotismo.
Inoltre, queste sommosse, facendo scatenare la necessaria reazione di quei governi, aggravavano e rendevano verosimili le menzogne propagandate.
Per quanto riguarda le Due Sicilie i moti piú gravi furono quelli del 1820 e del 1848, a cui vanno aggiunti gli episodi degli attentati del 17 dicembre 1856 (scoppio deposito polveri a Napoli con 17 morti) e del 4 gennaio 1857 (nel porto di Napoli saltò in aria la fregata Carlo III con 38 morti), quello del 25 giugno 1857 con lo sbarco di Pisacane e poi le rivolte di Palermo precedenti lo sbarco di Garibaldi.
La regía di queste azioni era del Mazzini collegato direttamente con Londra, il cui governo aveva affidato anche al Cavour l’incarico di far scoppiare sommosse in tutti gli altri Stati italiani, con l’evidente scopo di legittimare l’intervento del Piemonte per sedare i "disordini".
Molti furono i disordini causati, tra l’altro, coll’invio di carabinieri in borghese.
Nel frattempo, in preparazione allo sbarco del Garibaldi, erano stati formati nelle Due Sicilie alcuni centri sovversivi, che assoldavano molti delinquenti per le sommosse e corrompevano alte personalità duosiciliane per agevolare l’avanzata del pirata.
MOVIMENTO DI INDIPENDENZA DELLA NAZIONE NAPOLITANA

Qualcuno dirà : un' altro movimento…
2013.01.02 – IL FEDERALISMO VERO E QUELLO DEI PARTITI ITALIANI
2013.01.02 – L’INDIPENDENZA.COM

di GIANLUCA MARCHI
A questo traguardo ci siamo ormai arrivati, e non era affatto scontato, sulla scorta di alcuni numeri di un certo riguardo: supereremo il traguardo dei 3 milioni di visitatori unici e sfioreremo i 7 milioni di pagine scaricate.
Non sono certo i numeri di un grande mezzo di comunicazione online, bensì quelli di una nicchia che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, è riuscita ad imporsi piuttosto velocemente ed è diventata uno dei punti di riferimento non solo del mondo indipendentista, ma anche del mondo giornalistico attento a quanto si muove in quest’area.
Diciamocelo francamente: il cammino de L’Indipendenza è stato fin qui possibile grazie a una grande sforzo di puro volontariato svolto da un certo numero di persone e dalla contribuzione economica dei soci sostenitori, di qualche centinaio di lettori e di un manipolo di inserzionisti pubblicitari.
I numeri del nostro bilancio sono infinitamente piccoli se paragonati a qualsiasi altra impresa giornalistica, anche solo online, senza dimenticarne qualcuna nata anche dopo di noi con un budget che a L’Indipendenza avrebbe assicurato cinque anni di vita e che purtroppo è già defunta.
Facciamoli, brevemente, questi numeri: a ieri le nostre entrate sono ammontate a 47.400 euro circa, di cui 21.800 provenienti da contributi dei soci fondatori e dei lettori, e 25.500 provenienti da inserzioni pubblicitarie.
Nello stesso periodo le spese sostenute, e quindi già saldate, ammontano a 48.300 euro e sono così suddivise: 42.200 per rimborsi spese riconosciuti ai diversi soggetti che hanno contribuito alla realizzazione del giornale attraverso articoli, servizi vari, video e fotografie; 5.300 per spese notarili, tenuta conto corrente, strumenti di lavoro e spese telefoniche; 800 euro per spese di trasferta.
A queste voci vanno aggiunti circa 8 mila euro di introiti pubblicitari non ancora contabilizzati, che serviranno per far fronte ad alcuni oneri fiscali e soprattutto a riconoscere le spese vive alla società Onoma srl di Brescia, vale a dire colei che ci ha consentito di realizzare e mettere in rete il nostro sito senza chiederci inizialmente un euro, ma alla quale vanno riconosciuti i costi tecnici e quelli della tenuta dei server, non dimenticando che a metà dell’anno è stato necessario un potenziamento degli stessi a causa del traffico superiore alle attese.
Tenendo conto delle spese che dobbiamo ancora onorare da qui alla fine dell’anno, che portano il budget definitivo a 64.000 euro, affinché il nostro bilancio possa chiudere in pareggio ci mancano all’incirca 8.500 euro.
Come far fronte a questo fabbisogno?
Dobbiamo fare appello ancora una volta alla pazienza dei soci fondatori e soprattutto dei nostri lettori, chiedendo loro di contribuire per quello che possono.
Ogni settimana darò conto di quanto raccolto per verificare quanto ci manca a raggiungere l’obiettivo e se riusciremo a inaugurare il 2013 senza zavorre relative all’anno che sta per concludersi. In qualità di socio fondatore comincerò io la “colletta” mettendo a disposizione 500 euro.
Facco, altro socio fondatore, farà lo stesso.
Rivolgiamo ora lo sguardo all’anno nuovo, partendo dai mesi messi alle spalle: permettetemi di fare un discorso franco, in modo che siano chiare a tutti le prospettive. In questo anno, chi scrive e Leo Facco hanno lavorato a L’Indipendenza una media di 9/10 ore al giorno tutti i giorni compresi i festivi e pure le vacanze (dove semmai s’è accorciato solo un po’ l’orario di impegno): il nostro modo per contribuire alla riuscita dell’iniziativa è stato quello di rinunciare a qualsiasi stipendio (che non sarebbe stato sopportabile per il bilancio), limitandoci a qualche rimborso spese.
A un altro piccolo manipolo di colleghi abbiamo potuto riconoscere un rimborso spese della cui entità mi vergogno.
Tutti gli altri, a cominciare dagli editorialisti, hanno lavorato gratuitamente.
Per il 2013 non pretendiamo di discostarci molto da tale andamento, anche se un innalzamento del budget verso i 100 mila euro ci consentirebbe di lavorare con maggiore serenità, di potenziare un po’ le forze in campo per migliorare ulteriormente l’offerta giornalistica de L’Indipendenza, di seguire dal vivo fatti e avvenimenti che oggi non ci possono vedere presenti per motivi di ristrettezze, di mettere all’opera qualche forza fresca per diffondere le notizie de L’Indipendenza sui vari social-network, lavoro considerato fondamentale per chi fa informazione online.
Per raggiungere o per avvicinarci a questo traguardo avremmo bisogno mediamente 4/5 mila euro mese di contributi dai nostri lettori: insomma, l’equivalente di un caffè al mese da un analogo numero di persone, o se volete un caffè e un quarto la settimana da mille lettori.
E’ nostra intenzione inserire nel sito un contatore che si aggiorna all’istante in modo che ciascun lettore possa verificare quanto manca al traguardo e contribuire in maniera semplice.
Aggiungendovi le contribuzioni dei fondatori e la pubblicità, dovremmo poter avvicinare all’obiettivo prefissato.
Se non dovesse essere possibile questa strada, vi illustro le alternative che abbiamo, con alcune controindicazioni:
1) Introdurre il pagamento per la lettura completa del nostro giornale, con l’inevitabile conseguenza di abbattere sensibilmente il numero dei lettori;
2) Tentare la strada di ottenere i contributi pubblici all’editoria, che dal 2013 si aprono anche all’online. Ma a parte essere sempre ostaggio di quando il governo decide di pagare (perché delle scadenze di legge spesso si fanno un baffo), questa è una strada che non ci piace affatto. E che ci farebbe perdere Facco, che non ne vuole sapere.
3) Riuscire a far eleggere un nostro rappresentante al Parlamento o in consiglio regionale, impegnandolo a destinare una parte consistente degli emolumenti al sostentamento del giornale: l’obiettivo non è facilissimo da raggiungere;
4) Derubricare il nostro quotidiano (come qualche lettore ha suggerito) a semplice blog dove siano sostanzialmente i lettori a comporre i testi: ve lo dico da subito, personalmente mi sfilerei dall’iniziativa e lo farebbe anche Facco;
5) Chiudere baracca e burattini.
Aspetto ora di capire soprattutto dai lettori cosa ne pensano, aggiungendo fin d’ora un impegno: L’Indipendenza, salvo cataclismi, ci sarà di certo fino alle prossime elezioni. Il dopo dipenderà molto dalle risposte che avremo da oggi in avanti e se i nostri lettori riconosceranno che L’Indipendenza ha un ruolo e soprattutto una missione da svolgere.
INTERVISTA A MICHELE IANNELLI DI “IDENTITA’ MEDITERRANEA”.
Questa nuova formazione, dall'emblematica denominazione di Identità Mediterranea, si batte per una emancipazione liberatrice del Meridione d'Italia, ma anche del resto dell’Italia e non solo, con particolare riguardo ai popoli che si affacciano sul Mare Mediterraneo.
Partendo da un'analisi storica della questione meridionale, il dottor Michele Iannelli, originario di Caserta, residente a Roma, e che è coordinatore nazionale del Movimento Politico Identità Mediterranea per la Sovranità della Napolitania e della Sicilia, delinea progetti di liberazione per il futuro, per gli aspetti sociali e politico-istituzionali, per un rapporto di rinnovata salvaguardia dell'ambiente e di fine della sudditanza alla politica di potenza USA-NATO.

IANNELLI: “Abbiamo fondato il nostro movimento il 9 Dicembre del 2010; siamo dunque nati da pochissimo, ma abbiamo già idee chiare, programmi ambiziosi e molta voglia di fare.
Il rinnovamento sociale che noi proponiamo è profondo ed articolato. Partiamo da un punto di vista semplice, ma il più delle volte disatteso: la politica è la nobile arte al servizio del ben-essere dell’individuo e delle comunità.
Crediamo che per far ciò alcuni fattori siano indispensabili, inevitabilmente ed intimamente correlati tra loro. Innanzitutto l’identità: è il concetto alla base di tutto, è il punto di partenza essenziale per chiunque e per qualsiasi comunità; avere consapevolezza di chi si è, della propria storia, delle proprie peculiarità e quindi dei propri autentici bisogni è il presupposto indispensabile per una buona qualità della vita.
Essere consci di e portare rispetto per la propria identità è un passaggio obbligato per essere riguardosi nei confronti delle identità altrui.
L’Identitarismo di cui siamo assertori è l’antidoto al “mondialismo” che vuole distruggere le diversità per attuare un dominio globale sui Popoli di tutta la Terra. Noi respingiamo qualsiasi
tipo di localismo autoreferenziale e di nazionalismo aggressivo; proponiamo invece un Internazionalismo Identitario attraverso il quale Popoli liberi e sovrani convivano cooperando tra loro e rispettando le specifiche peculiarità e lottino insieme contro il comune nemico rappresentato dalla volontà di dominio assoluto delle Multinazionali e delle Banche.
A partire da ciò siamo assertori di uno sviluppo economico che sia consono ai bisogni specifici delle Comunità e che allo stesso tempo risponda al profondo bisogno degli esseri umani di fare Comunità ed essere protagonisti partecipi della Comunità.
Siamo dunque sostenitori della socializzazione, del cooperativismo, della piccola impresa, dell’impresa familiare, dei condomini solidali, dei gruppi di acquisto solidali; crediamo nella possibilità di un circolo virtuoso in cui la comunità promuova e valorizzi le capacità individuali le quali, a loro volta, mettendosi al servizio di essa, la rafforzino”.
RICCIARDI: “ Identità Mediterranea colloca se stessa oltre gli schematismi di destra, centro e sinistra: perchè ed in che senso evitate tali classificazioni?”
IANNELLI: “Noi vogliamo qualificarci solo sulla base dei nostri programmi, della nostra organizzazione e sopratutto delle nostre azioni concrete.
Oggi le etichette di destra, centro e sinistra sono involucri solo apparentemente dissimili; esse in realtà servono ad avvolgere e a diversificare fraudolentemente scatole che contengono le stesse cose e queste cose non ci piacciono affatto: sono i politicanti di Italia Unita Spa e di Europa Unita Spa il cui unico mestiere è quella di fornire ai Popoli una illusione di democrazia al fine di rendere così agevole lo strapotere più o meno occulto delle Banche e delle Multinazionali”.
RICCIARDI: “Il tuo partito è intensamente fondato sull'auto-organizzazione, il che comporta anche un auto-finanziamento: perchè avete scelto questa strada? Forse per favorire la vostra indipendenza da possibili condizionamenti di "poteri forti" e/o per motivazioni ulteriori?”
IANNELLI: “Ogni movimento onesto, trasparente e libero deve essere necessariamente auto organizzato ed auto finanziato, questi requisiti sono per noi ovvi e scontati.
Approfitto di questa tua domanda per sottolineare e denunciare che viviamo in una falsa democrazia che ha reso difficilissima un vera attività politica.
Artatamente è stato creato un sistema per cui avere visibilità e possibilità di azione ha costi altissimi.
Noi ci dovremo dunque molto impegnare per produrre fonti di autofinanziamento e da questo punto di vista abbiamo già dei progetti in questo senso”.
RICCIARDI: “Valorizzate le tradizioni dei popoli, che considerate nutritive in senso spirituale, dato che gli esseri umani, per quanto specifici possano pure essere, non si possono considerate come degli atomi vaganti completamente sradicati da tutto e senza identità, e nello stesso modo sostenete movimenti rivoluzionari a favore della liberazione ed autodeterminazione dei popoli: in che modo riuscite ad armonizzare le componenti di questo binomio, senza che l'una possa sminuire l'altra?”
IANNELLI: “Come ho già detto mettiamo al primo posto l’identità: identità individuale e collettiva sono due aspetti inscindibili e sinergici.
L’uomo è un sofisticato “melange” di elementi e bisogni che riguardano la sua specifica individualità e che si mescolano, a loro volta, con bisogni ed aspirazioni derivanti dalla sua natura di essere sociale.
Quindi, se da una parte abbiamo il basico bisogno di poter sviluppare e nutrire continuamente una identità individuale (che possa avere e sentire di avere lo spazio per poter esprimere la propria creatività a partire dalle proprie vocazioni e speranze), dall’altra parte abbiamo la vivissima esigenza di una socialità vivace, solidale e ricca di valori condivisi che crei un vero senso di appartenenza ed un senso di sicurezza intesa nel significato più ampio del termine.
Abbiamo bisogno di sentirci liberi, di cambiare come vogliamo le traiettorie della nostra esistenza ma, allo stesso tempo, è per noi indispensabile operare nell’ambito di un contesto che ci offra la possibilità di percepire continuità e stabilità. Non è difficile, quindi comprendere quanto qualsiasi tipo di precarizzazione (del lavoro, della casa, degli affetti, della sicurezza) incida pesantemente e negativamente sul nostro intimo e sulle nostre relazioni.
Essa, infatti, determina aggressività nevrotica ed una massiccia attivazione delle nostre chiusure e delle tattiche difensive ed evitative.
Dobbiamo vivere intensamente il presente e proiettarci con ottimismo nel futuro ma lo possiamo fare solo se abbiamo l’opportunità di radicarci in un passato fatto di Tradizioni vive e nutritive”.
RICCIARDI: “Proponete anche un assetto federalista per l'Italia, al fine di raggiungere una Confederazione Italica, soprattutto per porre rimedio alle ingiustizie che, nel corso della storia, hanno colpito l'Italia meridionale continentale (che preferite chiamare Napolitania, data l'influenza, ivi, in
particolare della cultura napoletana) e la Sicilia.
Tuttavia, le vostre posizioni programmatiche differiscono nel profondo da quelle, pur federaliste, della Lega Nord: puoi illustrarne i motivi?”
IANNELLI: “Noi partiamo da un presupposto ben preciso: da 150 anni spacciano come Unità d’Italia una conquista ed un dominio coloniale operato da forze straniere che con la vera natura e la vera volontà dei Popoli Italici nulla avevano a che fare.
Gli autori di questo misfatto che dura da 150 anni furono i Sabaudi, l’imperialismo Inglese, la Massoneria deviata e la grande finanza rapinatrice. Oggi sono cambiati gli attori ma il copione è sempre lo stesso; le forze dominanti sono le stesse, i loro cani da guardia idem: i politicantropoidi, la malavita organizzata, la burocrazia.
Noi dunque vogliamo rifondare l’unità d’Italia su quelle sane basi indicate da Gioberti più di 150 anni or sono: una confederazione di libere entità statuali.
Noi siamo decisamente convinti che in questa lotta di liberazione la Napolitania ( termine che non esprime un Napolicentrismo ma quei territori che per secoli costituirono il Regno di Napoli) e la Sicilia debbano essere alleate e debbano allearsi con tutti gli altri Popoli Italici.
Noi siamo molto diversi dalla Lega Nord !
Un primo motivo viscerale: noi non ci alleeremmo mai con un personaggio come Berlusconi !
Questa alleanza della Lega Nord la dice lunga su quel “federalismo” di cui sono assertori: il loro federalismo è una ricetta per rendere ancora più efficiente l’oppressione della stato centralista, in cambio di qualche illusorio vantaggio localistico da cui la stragrande maggioranza delle popolazioni del Nord non avrebbe alcun beneficio.”
RICCIARDI: “Riguardo la politica estera, promuovete l'uscita dalla Confederazione Italica dalla NATO, oltre che una speciale collaborazione tra nazioni euro-mediterranee: puoi spiegare in modo più esteso tali proposte?”
IANNELLI: “Noi vogliamo per le nostre terre la Sovranità Geopolitica e Militare e ciò è totalmente incompatibile con la presenza di installazioni militari americane in Napolitania e Sicilia e con l’appartenenza alla cosiddetta Alleanza Atlantica.
Oggi questa cosiddetta Alleanza appare totalmente priva di qualsiasi giustificazione e completamente unilaterale.
E’ chiaro che
questa pseudo alleanza e la presenza di sue installazioni militari sono totalmente al servizio di quei potentati economico-finanziari che pilotano la cosiddetta e ne fungono da braccio armato.
L’obiettivo finale è il controllo mondiale e lo sfruttamento globale e brutale delle risorse umane e naturali.
Ci siamo denominati Identità Mediterranea anche per questo: vogliamo riappropriarci della nostra vera Identità Euro- Mediterranea per sbarazzarci di quella falsa ed oppressiva Atlantica.
Proponiamo una comunità Euro-Mediterranea di Popoli sovrani, prosperi ed alleati nel mantenimento della pace.
Le nostre Terre si devono liberare dalle ingenti spese militari imposte attraverso la N.A.T.O dalle lobbies dei fabbricanti di armi”.
RICCIARDI: “Riguardo il rapporto con la natura, siete anche particolarmente sensibili alla tutela dell'ambiente: che cosa proponete, nello specifico, al riguardo?”
IANNELLI: “Un corretto rapporto uomo-ambiente è alla base di ogni società che voglia tutelare il bene comune.
Sono molte le cose che proponiamo; in questa sede le enumeriamo, ma siamo consapevoli che ognuna di esse avrebbe bisogno di un particolare approfondimento: raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, agricoltura biologica e biodinamica, sviluppo massiccio delle fonti di energia rinnovabile, applicazioni di tecniche terapeutiche naturali, l’inserimento considerevole nei programmi scolastici della conoscenza e coscienza delle tematiche ambientali.
Siamo convinti che ad ognuna di queste voci corrispondano non solo una necessità di tutela della salute ma anche un incremento straordinariamente elevato della ricchezza e dei posti di lavoro in Napolitania e Sicilia.
Un esempio per tutti: lo sviluppo di un turismo di alta qualità e classe attraverso la proposta di tematiche ambientali, culturali e della indiscutibile bellezza dei nostri territori.
Insomma noi siamo certi che prosperità economica e tutela dell’ambiente non solo non siano incompatibili ma che siano l’uno la premessa dell’altro e viceversa”.
2013.12.24 – UN GRAZIE ALL’AUSTRIA

2012.12.18 – IL MLNV NON E’ UN’ASSOCIAZIONE
2012.12.13 – IL GAZZETTINO – VIP (FIGLIA DEL PROCURATORE CAPO FOJADELLI) OSPITE PER 8 ANNI NELLA CASA ATER
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote

2012.12.04 – IL DISCORSO CHE VORREMMO ASCOLTARE DA OGNI POLITICO
2012.12.04 – IL MLVN ROMPE IL PATTO DI ALLEANZA CON IL PAR.I.S.
L'occasione ci è utile per ribadire invece…
W l'MLNS, W il Popolo Sardo, speriamo presto libero dalla schiavitù italiana.
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.

2012.11.22 – NON CREDETE AI PARTITI POLITICI
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2012.11.17 – QUESTA, E SOLO QUESTA E’ LA NOSTRA BANDIERA!!!
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2012.11.13 – IN SERBIA SI CANTA PER SAN MARCO
Essere veneziani non è mai stata una questione di sangue.
“Par ti, San Marco” è cantata in un veneto perfetto.
In “Par Ti, San Marco” si parla anche di maschere veneziane. Cosa ti ha affascinato di questo tema?
.
La prima strofa, in veneto, non parla però né di Venezia né di maschere, ma apre uno scorcio su una scena di vita familiare: un padre che riposa e una madre persa nei suoi pensieri.
.
.
Tommaso Stoppa
2012.11.12 – I PREDONI ITALIANI, IGNORANTI E PREPOTENTI NON SI SMENTISCONO.


Detto in soldoni, il prefetto non ha alcun potere discrezionale: se l'interessato gode dei tre requisiti previsti dalla legge, il conferimento della qualifica di agente di pubblica sicurezza è atto dovuto.
Ma forse si sperava in un ricorso, o in un pietire alle autorità italiane d'occupazione ciò che non poteva essere legittimamente denegato.
Ma il fatto che si rimanga in silenzio non significa affatto che si dimentichi o si tral
asci qualcosa, o anche il più piccolo dettaglio.
Chi con dolo persiste a commettere crimini contro cittadini del Popolo Veneto ne risponderà a suo tempo innanzi ad un legittimo organo della Giustizia Veneta.
E' solo questione di tempo.
Piaccia o non piaccia a chicchessìa, in fatto e in diritto la Repubblica di Venezia non è mai caduta, né è stata mai dichiarata formalmente sciolta e tanto meno si è estinta, e ad oggi è occupata – anche militarmente – da uno stato che le è straniero, quale quello italiano.
Se a qualcuno la cosa può far sorridere, suggerisco un'attenta e accurata analisi storica e giuridica di quella che sarebbe dovuta passare come una "annessione delle province della Venezia" al piccolo regno massonico straniero italiano dei savoia.
Piaccia o non piaccia a chicchessìa, la Sovranità del Popolo Veneto sarà ripristinata sui Territori della Repubblica Veneta prima di quanto si possa neanche immaginare.
Con buona pace di tutti, e di tutto il mondo.
Un suggerimento, quindi, alle autorità di occupazione straniere italiane: cominciate a rispettare le stesse norme di legge italiane sulla procedura penale, chiudete i vostri procedimenti-farsa pretestuosi e calunniosi e restituite agli interessati tutto il maltolto.
Dopo sarà davvero troppo tardi.
dott. Paolo Gallina – Vice Presidente del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto
www.mlnv.org
Brucia ancora la figura che avete fatto?
Grazie per la quantità di risate grasse aggiuntive che ci avete regalato, vi vogliamo bene…
2012.11.08 – AMOS SPIAZZI – ONORE AD UN UOMO GIUSTO.

