ATTUALITA

2013.06.10 – ANCHE QUESTA E’ L’ITALIA CHE NOI NON VOGLIAMO… IL CITTADINO HA DIRITTO DI INDIGNARSI.


Articolo tratto da: CLICCA QUI

ARTICOLO LEGGO
Ecco un'altra cosa che non ci piace di quest'italia.
Se fosse un'abitutidine abusare del proprio ruolo e servizio e di sentirsi al di sopra delle regole e della legge sarebbe veramente finita, perchè è come nella parabola in cui Gesù ricorda ai suoi discepoli che se il sale perdesse il suo sapore, con cosa si potrebbe salare il cibo… altro non servirebbe che ad essere gettato via.
Quello che è ancor più grave però è la reazione scomposta e abusiva che ne deriva innanzi al diritto di indignazione del Cittadino, anche se lo fa per quelle che possono apparire come piccole cose, ma che poi tanto piccole non lo sono perché denotano scarso senso di civiltà e gettano discredito sull'uniforme che si indossa per un servizio alla società.
E' come aver perso il significato e l'ideale che dovrebbe essere impresso nel cuore di ogni rappresentante delle istituzioni e che dovrebbe trasparire dall'uniforme, dal tesserino, dalla placca che si esibisce e anche dalla fermezza quando è necessaria, ma che non deve mai trascenderei in gratuita violenza ed abuso.
Il rispetto di questi principi e ideali, che sicuramente fanno parte del dna della maggior parte dei Carabinieri, sono molto importanti e se non li si rispettano e si onorano nelle piccole cose di tutti i giorni, come cosa si può pensare di quelle più grandi e impegnative.
Noi del MLNV sappiamo molto bene fin dove si spinge il sistema italiano quanto ad abusi e prevaricazioni e non certo per una sosta in contromano o sulle striscie pedonali e per una pausa caffè… ben conosciamo il significato delle ritorsioni, delle perquisizioni abusive, dei sequestri di persona, dei furti e rapine subite da parte della polizia italiana (digos della questura di Treviso) e da parte della magistratura politicizzata che è disposta a sostenere inchieste farsa e rovinare la vita e la reputazione di persone per bene e oneste, pur di soddisfare la propria bramosia di potere e far si che non venga mai messo in discussione il sistema che alimenta e lo sorregge … perché in effetti, il loro principale problema, è il risveglio della coscienza dei Cittadini.
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 

2013.06.04 – IL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL POPOLO SICILIANO ALL’ONU

Autodeterminazione del popolo Siciliano: depositata richiesta a Ginevra
Oggi il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Siciliano ha depositato a Ginevra  la richiesta di autodeterminazione del popolo siciliano.
9800_633585900002420_1869300357_nUn grande passo, una grande conquista per una enorme possibilità di riscatto e di ripresa.
Presto ulteriori dettagli.

Nella foto Rosa Cassata e Salvo Sparatore del MNLPS a Ginevra.

Mahmoud Darwish
«Abbiamo bisogno della prima fede e del primo fuoco. Abbiamo bisogno della nostra semplicità. Abbiamo bisogno del primo insegnamento della patria: Resistere»

2013.06.03 – AL FISCO ITALIANO NON PIACE “TRIESTE LIBERA” . CHI DISOBBEDISCE IN GALERA.

Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)
 
di ROBERTO GIURASTANTE
Che la situazione critica di Trieste dopo decenni di malgoverno italiano sia sul punto di non ritorno è abbastanza evidente anche agli osservatori più distratti. La rabbia dei cittadini cova sotto le ceneri di un incendio mai domato dagli invasori italiani. La rabbia che, giorno dopo giorno, monta nella disperazione assoluta della povertà dilagante, trasformandosi in odio. Odio verso gli arroganti e prepotenti occupanti italiani rappresentati pienamente da tutte le istituzioni di questa “particolare” Repubblica della malavita organizzata.
Odio attizzato dalla sempre più feroce repressione fiscale, che ha come esecutori l’illegittima Agenzia delle Entrate e i suoi bracci operativi: Equitalia SpA come esattore e la Guardia di Finanza, forza armata dello Stato, come minaccioso controllore ed esecutore.  Una presenza quella delle “Fiamme Gialle” nel Territorio Libero di Trieste sgraditissima ed espressamente vietata dal Trattato di Pace del 1947 ad oggi in vigore e dalle leggi della stessa Repubblica Italiana che lo recepiscono. Obbligatoriamente si dovrebbe aggiungere, visto che l’Italia quale Paese aggressore ed alleato della Germania nazista aveva perso la seconda guerra mondiale.
Da queste parti le “fiamme gialle” si ricordano per le feroci repressioni tributarie, con cui l’Italia aveva voluto “colonizzare” la Trieste mitteleuropea proveniente da 536 anni di buon governo austriaco, avvenute durante la prima annessione italiana tra il 1920 ed il 1943, e per il ruolo che poi – arruolate nelle SS – ebbero durante l’interregno del Terzo Reich (si veda il post: http://robertainer.blogspot.it/2012/04/dalle-ss-alla-guardia-di-finanza-la.html) nella lotta antipartigiana e agli “evasori fiscali” (in tempo di guerra tra gli evasori fiscali rientravano i poveracci che per campare dovevano arrabattarsi per trovare i generi di sussistenza vitale: lo stesso comando militare tedesco definiva l’operato della GDF “troppo repressivo”…).
Trieste ebbe solo un periodo di pace tra il 1947 e il 1954 sotto il GMA (Governo Militare Alleato), quando gli uomini in divisa grigia con le loro mostrine gialle dovettero rimanere fuori dal confine del Territorio Libero. Ma dal 1954 con il ritorno dell’amministratore italico i finanzieri si ripresentarono immarcescibili a Trieste per continuare la loro opera vessatoria nei confronti dei cittadini di un territorio pervicacemente reclamato dallo Stato italiano, ma mai ad esso concesso ufficialmente.  La presenza della GDF da quel giorno è quindi da considerarsi perfettamente illegale non essendo consentita dal Trattato di Pace che il Governo italiano quale amministratore civile provvisorio si era impegnato a rispettare con il Memorandum di Londra sottoscritto con USA e Regno Unito. Il successivo Trattato di Osimo accordo bilaterale con la ex Jugoslavia, spesso evocato per far credere che con esso sia stata normalizzata e definitivamente risolta la “questione Trieste”, nulla poteva modificare dei precedenti accordi internazionali.
Non avendo lo Stato italiano la possibilità di far pagare al Territorio Libero di Trieste il debito pubblico italiano passato ed attuale (tale esclusione è stabilita tassativamente dall’articolo 5 dell’Allegato X del Trattato di Pace che l’Italia e il Governo italiano si sono entrambi impegnati a rispettare), non potendo sovrapporre il proprio ordinamento a quello del TLT in fittizia simulazione di sovranità ad oggi inesistente ai sensi dell’art. 21 comma 2 del Trattato di Pace in vigore (l’art. 21 comma del Trattato di Pace del 1947 afferma che la sovranità italiana su Trieste è cessata il 15 settembre del 1947), tutte le tasse imposte della Repubblica Italiana nella Zona A del TLT sono assolutamente illegittime. Ed è quindi in conclamata violazione del diritto internazionale vigente che la Guardia di Finanza Italiana, agendo al di fuori della propria giurisdizione e quale Forza Armata dello Stato italiano – quindi in ulteriore elusione del Trattato di Pace che all’art. 3 dell’Allegato VI stabilisce che il TLT è smilitarizzato e neutrale e che a nessuna Forza Armata è permesso di insediarvisi al suo interno salvo che per ordine del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – sta attuando una azione di repressione nei confronti dei cittadini di Trieste che si oppongono alle illegali tasse imposte dall’Italia disconoscendo la sovranità della Repubblica italiana sulla Zona A del TLT.
Una repressione fatta anche di controlli fiscali intimidatori e vessatori da parte delle Fiamme Gialle che vogliono far sentire ai triestini il peso del potere di questa effettiva occupazione militare. Controlli, spesso brutali nel loro metodo, fatti nei confronti di un popolo sottomesso e reo di essere “troppo civile”. I triestini sono mitteleuropei ed hanno un senso del rispetto (fin troppo) nei confronti delle autorità ereditato dai cinque secoli e mezzo di appartenenza all’Impero Austroungarico. Ma l’Italia non è l’Austria. Per l’Italia Trieste è solo una preda di guerra, terra di saccheggio da sfruttare al massimo. Finché sarà possibile. I finanzieri qui si presentano armati a fare irruzione nei luoghi di lavoro o nelle case dei presunti “evasori”. Manco questa fosse una terra di mafia, come la loro. Provate a pensare di trovarvi questi uomini nelle loro grigie divise, mitraglietta PM 12 Beretta da 550 colpi al minuto in pugno e pistole automatiche calibro 9 mm ben in vista, che entrano nei vostri negozi, nei vostri uffici, nelle vostre case, per controllare la contabilità, verificare se i vostri clienti hanno gli scontrini fiscali; oppure semplicemente perché stanno svolgendo un’inchiesta come PG (Polizia Giudiziaria) al servizio della Procura della Repubblica italiana di Trieste.
Vi possono prelevare di forza e portare nei loro uffici o in tribunale per farvi “confessare” i vostri “reati”. Senza nessuna garanzia, senza nessun diritto: voi per loro non ne avete. Tutto è possibile in un Paese dove il diritto è nelle mani di un potere giudiziario assoluto, e in cui i cittadini possono essere condannati senza processo; condanne preventive le chiamano, servono a sveltire la “giustizia” dicono i professionisti del sistema giudiziario italiano.  Ogni anno duemila illegittimi decreti penali di condanna vengono così emessi contro i cittadini di Trieste. Condanne illegittime in violazione dei fondamentali diritti umani che ora vanno a colpire coloro che osano sfidare i militari armati delle Fiamme Gialle denunciando le loro azioni nella Zona A del TLT. Perché per la Guardia di Finanza i cittadini di Trieste che si appellano al Trattato di Pace e alle stessi leggi italiane vigenti (il trattato di pace è ratificato con legge 3054 del 25.11.1952 in vigore, oltre che eseguito nella Costituzione repubblicana agli articoli 10 e 117) sono una seria minaccia. E il Movimento Trieste Libera punto di riferimento per l’affermazione dei diritti del TLT e dei suoi cittadini, e baluardo contro l’annessione italiana del Porto Franco Internazionale di Trieste, è diventato una “emergenzialità” tale da richiedere l’intervento urgente del Comando Generale del Corpo. Mano libera per stroncare la ribellione della legalità esplosa a Trieste. Questo è quello che chiedono a Roma i militari della GDF. Prima che questo pericoloso virus possa diffondersi  e venga fatta luce su sessanta anni di  criminale disamministrazione italiana a  Trieste e sul suo Porto Internazionale. Della quale l’Italia deve rispondere alla comunità internazionale e ai cittadini amministrati.
Si può ben capire quindi che i ladri, gli eversori del diritto internazionale, siano entrati nello stadio di massimo allarme e abbiano interesse a innescare la violenza per coprire le loro malefatte. Come potrebbero altrimenti spiegare che nel loro BOTTINO DI GUERRA hanno incredibilmente inserito le proprietà inalienabili del Porto Internazionale di Trieste e dei suoi Punti Franchi, attribuendole ad amministrazioni della Repubblica Italiana, imponendovi così il pagamento di tasse e concessioni illegali, e tutto sotto lo stretto controllo della Guardia di Finanza insediata con i suoi gruppi operativi proprio all’interno delle aree extra doganali e al di fuori della giurisdizione italiana del Porto di Trieste?
Di seguito la richiesta della GDF alla Procura della Repubblica di Trieste per potere attivare contro il Movimento Trieste Libera (MTL) gli “Organi di Vertice” delle Fiamme Gialle. Naturalmente la Procura della Repubblica di Trieste ha dato il proprio assenso. La persona per cui è stata richiesta l’immediata condanna eseguita con decreto penale dalla sezione GIP del Tribunale di Trieste è un associato a MTL che di fronte ad un controllo fiscale da parte della GDF nella sede della sua attività commerciale aveva comunicato ai finanzieri che essi stavano violando i suoi diritti stabiliti dal Trattato di Pace. Tanto è bastato per far scattare la “punizione”. Ecco un estratto del verbale redatto dalla GDF: “Lo stesso, dopo la conclusione degli atti, ha inteso consegnare ai militari operanti un foglio, verosimilmente riconducibile al predetto Movimento (Trieste Libera n.d.r.), nel quale vengono riportate talune osservazioni circa la asserita carenza di sovranità italiana sul “Territorio Libero di Trieste” e si conclude con l’indicazione: “… Tutto ciò premesso: Si evidenzia che nel procedimento in corso il pubblico ufficiale procedente agendo in rappresentanza della Repubblica Italiana nella Zona A del Territorio Libero di Trieste sta violando il Trattato di Pace del 1947 e i diritti da questo garantiti al sottoscritto cittadino del Territorio Libero di Trieste che ne sta chiedendo il rispetto”. 
Un cittadino di Trieste è stato quindi condannato dalla Giustizia italiana per avere esercitato un proprio diritto chiedendo il rispetto delle Leggi internazionali. Si tratta di un fatto gravissimo. E’ un atto di guerra. Ma quel cittadino appellandosi alle Leggi internazionali ha chiesto anche il rispetto delle Leggi e della Costituzione della Repubblica Italiana, la cui disapplicazione da parte degli stessi pubblici ufficiali italiani costituisce alto tradimento. Oppure no?
In collaborazione con http://robertainer.blogspot.it
 
Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)

GENOCIDIO DA CONTROLLO ALIMENTARE – IL PIANO DI KISSINGER DEL 1974

Genocidio da controllo del cibo, il piano di Kissinger del 1974 – di Joseph Brewda

Il 10 dicembre 1974 il Consiglio Nazionale della Sicurezza americano, che allora faceva capo a Henry Kissinger, completò uno studio segreto di 200 pagine che titolò “Memorandum 200 per la Sicurezza Nazionale: crescita della popolazione mondiale, cosa comporta per la sicurezza e per gli interessi degli Stati Uniti all’estero” (NSSM 200). Lo studio affermava, falsamente, che la crescita della popolazione nei cosiddetti Paesi Meno Sviluppati (Less Developed Countries, o LDCs) rappresentava una grave minaccia per la sicurezza degli USA. Il presidente Gerald Ford nel novembre del 1975 applicò ufficialmente la NSSM 200 alla sua linea politica, in cui si delineava un piano segreto teso a ridurre la crescita demografica in quei Paesi attraverso il controllo delle nascite e, implicitamente, con guerre e carestie. Nel frattempo Brent Scowcroft aveva rimpiazzato Kissinger come consulente nazionale per la sicurezza (si tratta dello stesso Scowcroft che mantenne quel posto anche durante l’amministrazione Bush), a lui fu affidato l’incarico di attuare quel piano. Al direttore della CIA, George Bush, fu ordinato di appoggiare Scowcroft, e così fu ordinato alle Segreterie di stato, del Tesoro, della Difesa, e dell’Agricoltura. Peraltro, gli argomenti fasulli avanzati da Kissinger non erano originali. Una delle fonti principali era stata la Commissione Reale sulla Popolazione che Re Giorgio VI aveva creato nel 1944 “per considerare quali misure dovessero essere adottate, nell’interesse nazionale, per condizionare l’andamento demografico”. La commissione giudicò che l’Inghilterra sarebbe stata profondamente minacciata dalla crescita demografica nelle sue colonie, siccome “una nazione molto popolosa ha decisamente più vantaggi nella produzione industriale rispetto ad una meno popolata” e metteva in guardia che la combinazione di crescita demografica e industrializzazionedelle colonie “può in effetti risultare decisiva sul prestigio e l’autorevolezza dell’Ovest”, specialmente per quanto riguardava “le forze armate e la sicurezza”.

Le conclusioni della NSSM 200 furono simili, sostenendo come gli Stati Uniti fossero minacciati dalla crescita demografica nelle ex colonie, indicando specificamente 13 “Paesi chiave” in cui gli USA avevano un “interesse politico e strategico speciale”: India, Bangladesh, Pakistan, Indonesia, Thailandia, Filippine, Turchia, Nigeria, Egitto, Etiopia, Messico, Brasile e Colombia. La NSSM 200 asseriva che la crescita demografica di questi Paesi era particolarmente preoccupante perché avrebbe presto contribuito ad incrementare il loro potere politico, economico e militare. La Nigeria, ad esempio: “Già il Paese più popolato del continente, con circa 55 milioni di abitanti nel 1970, la popolazione nigeriana potrebbe arrivare a 135 milioni alla fine del secolo, e tanto basta ad incrementare il ruolo politico e strategico della Nigeria, perlomeno in Africa”. Oppure il Brasile: “La popolazione brasiliana è quella predominante nel continente”. Lo studio metteva in guardia circa “un crescente potere del Brasile in America Latina e sulla scena mondiale nei prossimi 25 anni”.

Cibo come arma

Kissinger sollecitava diverse misure per far fronte a questa presunta minaccia, in particolare l’applicazione del controllo delle nascite, insieme al relativo programma di decrescita demografica, ed avvertiva che: “È probabile che la crescita demografica aumenti notevolmente prima di cominciare a diminuire”, anche mettendo in atto tali misure. Un secondo provvedimento, mirato a certi Stati, era quello di limitare le provviste alimentari nei loro confronti, anche per indurli ad applicare la politica di controllo delle nascite: “Abbiamo già avuto precedenti che hanno tenuto conto della pianificazione famigliare nella valutazione delle richieste di assistenza all’AID (Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale) e ai gruppi consultivi. Siccome la crescita demografica è la ragione principale della richiesta di cibo, assegnando scarse risorse tratte dalla PL480 (conosciuta anche come Food for Peace, Cibo in cambio della Pace), si scoprirebbe quali misure uno Stato prende per il controllo delle nascite, come pure quanto cibo produce. Per la sensibilità di tale approccio è importante che il modo e la sostanza di questi provvedimenti non appaiano coercitivi”.

“Forse avremo bisogno di programmi obbligatori, e questa possibilità dovrebbe essere considerata ora”, continua il documento, aggiungendo “può il cibo essere considerato uno strumento del potere nazionale?… Gli Stati Uniti sono preparati ad accettare unrazionamento del cibo per aiutare gente che non può o non vuole controllare la crescita della propria popolazione?”. Kissinger prevedeva un ritorno alla carestia, che avrebbe reso superfluo l’uso esclusivo del controllo delle nascite. “Un incremento rapido della popolazione e un’insufficiente produzione di cibo nei Paesi in via di sviluppo, associato al brusco deperimento, verificatosi nel 1972 e 1973, della situazione globale correlata, hanno sollevato forti preoccupazioni circa la capacità del mondo dicibarsi adeguatamente per il resto del secolo e oltre”, asserì.

Tuttavia la scarsità di cibo non è un fatto naturale, ma il diretto risultato della politica finanziaria dell’Occidente: “Investire capitali per irrigazione ed infrastrutture e l’organizzazione necessaria ad un continuo aumento della produzione agricola potrebbero essere al di là delle reali possibilità di molti tra i Paesi del Terzo Mondo. Per alcune aree sotto forte pressione demografica ci sono poche o nulle prospettive che gli introiti derivanti dal commercio con l’estero possano sopperire alla costante domanda d importazione di cibo. È dubbio che – continuava un compiaciuto Kissinger – i Paesi che offrono aiuti siano preparati a sopperire a lungo termine alla quantità massiccia di cibo richiesta”. Di conseguenza, “una carestia su larga scala come non succedeva da decenni,del tipo che si pensava ormai eliminata per sempre” era prevedibile, un periodo di fame che effettivamente si è riproposto.

Titolo originale:”Kissinger’s 1974 plan for food control genocide”

2013.05.25 – 24 MAGGIO 1915 LA TRAGEDIA DEL POPOLO TRENTINO

Tratto dal blog: AUSTRIACI D'ITALIA
 
L’INCUBO DELLA GRECIA RICHIAMA LA TRAGEDIA ECONOMICA DEL POPOLO TRENTINO NEL 1918
24 MAGGIO 1915. 
LA TRAGEDIA DEL POPOLO TRENTINO. 
110.000 SFOLLATI. 
UNA DATA CHE PERO’ NON SI RICORDA MAI SUL CALENDARIO
 
Pubblicato: maggio 22, 2012 
Autore: austriaciditalia
 
L’anniversario sarà come sempre ignorato da tutti. 

aa706d484f271f862f12a40185213283_small

Ed è singolare che in un’ epoca in cui si ricorda con iniziative di ogni genere le grandi tragedie del Novecento, nessuno pensi mai a loro, i 110.000 profughi trentini che per ragioni diverse furono allontanati dalle loro abitazioni durante la prima guerra mondiale.
Una immensa tragedia di popolo che, diversamente da altri tragici eventi (vedi foibe, shoah, rifugiati politici cui sono state dedicate giustamente apposite giornate del ricordo) non trova posto nel calendario e che, al di là delle retoriche celebrazioni, continua ad essere ignorata dai più.
E allora proviamo noi, attraverso le pagine di questo blog, a dedicare un attimo della nostra attenzione al ricordo di questi nostri fratelli che il 24 maggio 1915, in seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia contro l’Austria, furono costretti a lasciare le loro abitazioni in condizioni drammatiche. 
Oltre 70 mila finirono nei baraccamenti dell’Alta Austria, della Moravia e della Boemia. 
Altri quarantamila, in seguito all’arretramento del fronte austriaco, si trovarono in balìa delle autorità italiane che ne ordinarono il trasferimento in centinaia di diverse località della Penisola, spesso guardati con sospetto dalla popolazione locale perché ritenuti “austriacanti”.
Una tragedia che comportò fame e miseria, ma soprattutto la decimazione della popolazione trentina colpita massicciamente da febbre spagnola e paratifo. 
Riportiamo un passo del diario di Amabile Broz, di Vallarsa, sfollata dagli italiani a Vicenza che ricordava quel giorno con queste parole:
Siamo arrivati a Vicenza fuori per la notte verso le 11 deboli ed affamati come i lupi; pareva che lì ci dassero qualche cosa da cena ma niente non abbiamo ricevuto, tutte le botteghe erano chiuse non si poteva mandarsi a prendere niente, ci anno messi rinchiusi in una piazza di dietro alla stazione, era una notte buia e piovigginosa ma noi stanchi, deboli ed affamati (coi soldi in tasca) abbiamo dovuto sdraiarci per terra e così rimanere quasi tutta la notte.
Quì nessuno può immaginarsi, benchè io non sia di quelle che per poco si lamentano e spropositano, ma io dico la verità che non gliene ò mai dito tante a questa genia come in quella notte, vedere mio padre vecchio impotente giacere a terra al cielo aperto aveva disteso sotto solo una coperta che avevamo presa da casa, il mio caro padre stratolto com’era dormiva in questo stato, il lo guardavo contemplandolo in tale stato sdraiata a canto a lui mi strugeva in dirroto pianto.
Chi non ha veduto in quella piazza quella notte non possono immaginarsi com’era chiunque ci avessero veduti che avessero avuto un pò di cuore e umanità sarebbero stati incapaci di trattenere il pianto; non dico degli italiani perché questi non anno né cuore né umanità, (parlo di gente nostra) in questa piazza vi era anche dei profughi italiani, di Asiago, ma questi gli trattavano più bene di noi questi gli anno messi al coperto benchè sono stati fermi poche ore perché coi primi treni sono partiti.
Noi siamo stati tutta la notte in piazza senza ricevere nepur una tazza di acqua, i bambini piangevano di fame ma nessuno a potuto avere un pò di latte neppure pagando, sul far del giorno ci anno fatti montare in treno quel treno era abbastanza comodo al confronto di quello che da Schio cià condoti a Vicenza che era un treno delle bestie che puzzava come una sfronda senza avere nei vagoni neppure una banca per sedersi vi era solo sparsa un pò di paglia e sù di quella noi abbiamo dovuto sdraiarci, abbiamo avuti tanto gli ossi frantumati che eravamo quasi incapaci di camminare dalla piazza al treno.
Siamo partiti da Vicenza diggiuni ancora, nei vagoni eravamo messi come le sardele che tanti doveva stare in piedi.
Pagine di storia ancora tutte da riscrivere. 
Perché tragedie come queste vanno interpretate ma anche e soprattutto ricordate.

TRIESTE LIBERA

262671_304458173007433_362737975_n

Il movimento Trieste Libera nasce in un momento di estrema difficoltà per la città di Trieste, per il suo Territorio e per l'Europa intera.
Mentre le attuali amministrazioni operano in uno status di illegalità locale e internazionale, il Trattato di Pace con l'Italia, firmato a Parigi nel 1947 e assolutamente in vigore, viene completamente ignorato.
Noi, il popolo, siamo cittadini del Territorio Libero di Trieste,
e rivendichiamo il nostro diritto a vivere in una condizione di benessere individuale e collettivo.
Il Territorio Libero di Trieste è, per definizione, multiculturale, multilingue e intimamente mitteleuropeo.
Noi favoriamo il processo di internazionalizzazione del tessuto del Territorio:
vogliamo fare parte di una popolazione aperta a lingue e culture, in grado di trovare ispirazione nella lunga fase di sviluppo come emporio del Centro Europa.
Il Porto Libero di Trieste, motore principale dell'economia, non può decollare o sostenere investimenti reali, senza che venga prima ristabilito uno status di legalità.
Una volta rianimato il cuore pulsante del Territorio, intendiamo agevolare processi avanzati di innovazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione industriale di qualità.
Vanno sostenuti la lavorazione e l'uso dell'alta tecnologia, anche al fine di diminuire l'impatto sull'ambiente.
Il Territorio è stato infatti stravolto da un fortissimo inquinamento di natura dolosa, che è potuto avvenire solamente grazie alla complicità di tutte le amministrazioni che si sono succedute nei decenni passati.
Siamo inoltre coscienti di come uno stato in fallimento — il cui debito non appartiene per legge ai triestini! – non possa essere in grado di far fronte alle priorità reali del Territorio, come trovare la soluzione ad un insostenibile regime fiscale.
Mentre l'Europa si interroga sulle condizioni di profonda crisi in cui versa, il movimento punta a migliorare drasticamente la qualità della vita nel Territorio, garantendo la piena applicazione dei Diritti umani, collettivi ed individuali che appartengono ad ognuno di noi.
Il movimento Trieste Libera rappresenta gli interessi fondamentali della stragrande maggioranza del popolo del Territorio, e ne rivendica le specificità politiche, legislative, economiche e fiscali determinate dal Trattato di Pace.
Per tutte queste ragioni, il raggiungimento di uno status di legalità è il nostro obiettivo principale.
Noi, il popolo, chiediamo pertanto la piena e completa finalizzazione del Territorio Libero di Trieste. 
 

2013.05.16 – E IL PRESIDENTE ITALIANO CHIEDE L’INTERVENTO DELLA POLIZIA PER LA “TROPPA LIBERTA'” SUL WEB… DA CHE PULPITO ARRIVA LA PREDICA.

imagesCAAPEDCZ
Il Presidente Giorgio Napolitano: "Troppa libertà sul Web, ADESSO BASTA. Polizia intervenga".
Ma da che pulpito arriva la predica.
Questo "signore" finge di non ricordare con quanta spudorata infamia la sua polizia italiana ha usato internet e i media per calunniare, diffamare, screditare e offendere i membri del MLNV con le loro inchieste farsa sulla POLISIA VENETA.
Questo "signore" non fa altro che ricordarci di quanto sia urgente liberarci di gente come lui e del suo stato straniero occupante, colonialista e razzista, della retorica e della nauseante e falsa ipocrisia
istituzionale italiana.
"Caro" Napolitano … lei non è il nostro presidente, lei non è il Presidente dei Veneti, per noi lei è solo un'autorità d'occupazione straniera!
"Caro" Napolitano … lei è il presidente di uno stato nemico, che con arroganza, prepotenza, infamia, crudeltà, occupa e sfrutta il Popolo Veneto.
La sua italia è il nostro tumore, il cancro che dobbiamo estirpare dal nostro corpo.
Se lo ricordi bene "caro" Napolitano… nonostante gli anni dell'occupazione italiana, il Popolo Veneto è ancora qui, non ha smesso di esistere, soprattutto non è mai diventato italiano.
Quindi se ne faccia una ragione e rifletta prima di ostinarsi a reprimere ciò che dovrebbe garantire.
Come si può pensare di impedire ai cittadini di pensare con la propria testa e di esprimere il proprio dissenso.
Come si può arrivare a tanto, come si può avere una simile pretesa.
I Cittadini non hanno bisogno di cani da guardia e di museruole, vogliono che i propri diritti, tutti i loro diritti, siano rispettati.
Ed è per questo che condividiamo questo articolo, questo anelito di sovranità personale…
É davvero conflittuale il rapporto tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il web.
Nell’Italia repubblicana esiste un reato che si chiama “Vilipendio”.
L’articolo 278 del Codice penale lo riporta “Offese all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica.
Chiunque offenda l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano,
prima che lei approdasse sul Web, avrebbe dovuto chiedere al suo ufficio stampa, cosa sono i Forum, blog o Social Network.
I Forum, Blog o Social Network, non sono controllati o gestiti da “editori o giornalisti leccaculo”, i quali scrivono solo quello che più le piace o conviene.
I Forum, blog o Social Network, sono gestiti dal POPOLO, non ESISTE alcuna censura, silenzio o dittatura.
Questi strumenti sono LIBERI.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano, credo che nel nostro Paese ci siano problemi ben più seri a cui pensare, non crede?
Anziché preoccuparsi OGGI del Web, perché in questi anni non si é mai preoccupato dei tanti corrotti, collusi e mafiosi, presenti in Parlamento?
  • Illustre Presidente, chi pagava e chi prendeva tangenti, non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato; ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
  • Illustre Presidente, i corrotti, i collusi ed i mafiosi, non andavano candidati, non andavano giustificati, non andavano elogiati: ma andava semplicemente isolati, puniti e CONDANNATI.
  • Illustre Presidente, chi usava i nostri soldi per farsi rimborsare massaggi, escort, iPhone, iPad, iPod, profumi, matrimoni, pranzi, cene, nutella e carta igienica; non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato: ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
Illustre Presidente, quando sbattete in faccia al popolo stremato e in recessione tutti i vostri privilegi e gli sprechi pubblici, quando chiedete tasse e sacrifici per finanziare le banche estere, quando spolpate fino all’osso il popolo mentre voi ve la godete tra auto blu, escort, benefits e pensioni milionarie… beh questo non è un vero e proprio insulto a tutti noi comuni cittadini?
Illustre Presidente, avrebbe dovuto tirare i pugni sulla scrivania, urlando ai suoi Parlamentari, Onorevoli e Senatori; chi DERUBA i soldi nelle casse dello Stato, non é un furbo da imitare o invidiare, ma un CRIMINALE da punire, condannare e detestare; perché deruba i soldi di tutti NOI comuni ed onesti cittadini. Cazzo!
Adesso può ordinare ai suoi “angeli custodi”, di farmi arrestare.

 

2013.05.15 – FRANA TUNNEL DEL FELBERTAUERN

Nella notte tra lunedì 13 e martedì 14, attorno alle 1:40, una frana si è abattuta sul Tunnel del Felbertauern, che collega Salisburgo e Tirolo.
Il MLNV e le sue Istituzioni si rammaricano per l'accaduto, si augurano non vi siano feriti o dispersi, e che la situazione possa essere risolta al più presto.

2013.05.03 – VIAGGIO A VIENNA ALLA CANCELLERIA FEDERALE AUSTRIACA

Il giorno di venerdì 3 maggio 2013, i membri del Direttivo del MLNV Rocco, Matteo , Fabrizio e Aldo, con il compito di depositare di persona plichi riservati del Governo Veneto Provvisorio del MLNV sono stati inviati presso la Cancelleria Federale Austriaca a Vienna.
Ecco un breve resoconto della missione di quel giorno.
Giorno 03.05.2013, condizioni meteorologiche avverse con pioggia lieve e nuvole sparse nel cielo, temperatura mite, né calda ne fredda, piacevole e con un leggero vento di bora in alcuni momenti.
Punto di ritrovo è stato fissato alle ore 7:00 presso il Parco Commerciale a Villorba presso l’Ufficio Sicurezza anche sede provvisoria del MLNV – Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto.
Sul posto il Presidente del Movimento Sergio Bortotto che ha consegnato due buste indirizzate alla Cancelleria Austriaca.
Matteo, proveniente dalla provincia di Verona, dopo essere passato in una nota ridente località della provincia trevisana a prendere Fabrizio verso le ore 7:00 circa, è arrivato al punto d’incontro con la sua auto alle 7:35.
Dopo le opportune direttive da parte del Presidente con la consegna dei plichi siamo partiti alle ore 7:47 in direzione Casello di Treviso Nord imboccando l’Autostrada A27 con alla guida Matteo, io come passeggero e responsabile del diario di viaggio con annotazione spese e tabella di marcia e Fabrizio responsabile della documentazione.
Abbiamo imboccato il casello di Treviso nord alle 7:54, con direzione Conegliano per prendere il quarto delegato che ci avrebbe fatto da interprete.
Dopo aver passato il Ponte sul Fiume Piave, Sacro alla Patria Veneta, siamo usciti al casello di Conegliano alle 8:05 pagando l’importo di € 1,20.
Purtroppo nonostante la richiesta dell’attestazione di pagamento questa non è stata rilasciata.
Poche decine di metri più avanti Aldo è in attesa e manifesta subito la preoccupazione per l’orario.
Si decide comunque di proseguire imboccando nuovamente l’autostrada in direzione Portogruaro.
Il tempo è nuvoloso e non da segni di apertura al sole.
Alle ore 8:16 siamo alla barriera di Cordignano.
Pagato l’importo di € 1.70 abbiamo preso direzione Portogruaro, “capolinea” dell’autostrada A28.
Transitati per Sacile e Pordenone alle 8:34 siamo arrivati al Casello di Portogruaro, ossia inizio dell’Autostrada A4 in prossimità del Raccordo A28-A4 e abbiamo preso direzione Udine.
Alle 8:45, temendo di non arrivare in tempo, Aldo ha chiamato gli uffici della Cancelleria Federale Austriaca venendo rassicurati circa la loro disponibilità all'attesa.
Alle 8:55 siamo transitati per il bivio A4-A23 a Palmanova dove o si prosegue dritto verso Trieste o si svolta a sinistra verso Udine raggiunta dopo circa 15 e precisamente alle 9:10.
Dopo circa 1 ora di viaggio, alle ore 09.15 abbiamo effettuato la sosta all’Area di Servizio di Gemona del Friuli per una pausa caffè (offerto da Aldo) e acquistare anzitempo, il talloncino (Vignette) da posizionare sul parabrezza per usufruire della rete viaria in Austria; abbiamo quindi pagato l’importo di € 8.30.
Alle 9:22 abbiamo ripreso il viaggio in direzione Tarvisio località di confine della Repubblica Veneta con lo stato Austriaco.
Abbiamo fiancheggiato il lago di Cavazzo, proceduto verso Tolmezzo e Pontebba (da cui deriva il nome della Strada Pontebbana n° 13 che collega appunto tale località con la Capitale Venezia).
Siamo giunti alla barriera di Malborghetto alle ore 9:54 e abbiamo pagato l’importo di € 12.10 il cui scontrino questa volta è stato emesso.
Siamo ripartiti alla volta di Tarvisio, ultimo grande centro urbano della Repubblica prima del confine e raggiunto alle 10:03.
In prossimità di esso si vede ancora la vecchia dogana con ampi parcheggi riservati agli autoarticolati e mezzi pesanti per il controllo delle merci di passaggio.
E’ stata quindi imboccata la rete autostradale austriaca A2 con direzione Villach raggiunta alle 10:15.
Subito ci siamo accorti del cambiamento del paesaggio, dove tutto appare ordinato e pulito.
Passata l’interconnessione con l’autostrada per Salisburgo, dopo circa una ventina di minuti siamo transitati per Klagenfurt avviandoci verso Graz, ultimo grande centro prima della Capitale Vienna, meta della nostra missione. Alle 10:52, abbiamo sostato all’area di servizio di Rammersdorf per rifornimento gasolio e una breve pausa.
Alle ore 10.59, pagati € 50,00 per il gasolio abbiamo ripreso il viaggio e dopo essere transitati per Voelkermarkt, Wolfsberg e Mooskirchen e passata l’importante interconnessione con l’autostrada A9 verso est per Budapest, abbiamo raggiunto Graz verso mezzogiorno.
Fino ad ora, nel percorre l’A2 austriaca ci ha colpito la scarsissima presenza di mezzi pesanti, ne abbiamo notati solo uno o due; abbiamo costatato che anche i lavori in autostrada sono fatti a modo e con le opportune segnalazioni a debita distanza e che i limiti di velocità sono rispettati; l’ambiente circostante sembra armonizzarsi con l’infrastruttura e la condotta disciplinata … non c’è caos o fretta di sorta.
Alle 13:29 percorriamo il tratto finale dell’autostrada che ci porta a Vienna dove le due/tre corsie si moltiplicano in quattro/cinque e il traffico si è fatto consistente.
Qui anche il numero dei mezzi pesanti è aumentato dovuto probabilmente al concentrarsi del traffico proveniente da est e da nord/ovest, dalla Germania.
Il tragitto risulta comunque percorribile fino alla capitale Austriaca.
Alle 13:35 siamo entrati in centro a Vienna, e percorrendo uno dei ring interni, poco dopo abbiamo avuto accesso alla zona storica della capitale con palazzi maestosi dell’epoca imperiale.
IMG_7099 IMG_7102      
Alle 13.56 abbiamo parcheggiato l’auto in prossimità della Cancelleria e dopo aver avute le opportune indicazioni da un poliziotto abbiamo raggiunto l’Ufficio Protocollo.
Alle ore 14.00 in punto abbiamo così adempiuto ai nostri doveri e consegnati i plichi del MLNV e con l’aiuto di Aldo, il nostro interprete, sono stati presi contatti con una funzionaria in attesa e verosimilmente già a conoscenza dell’intercorsa corrispondenza fra la Cancelleria Federale e il Governo Veneto Provvisorio del MLNV.
L’iter si è così concluso con la restituzione delle copie timbrate per protocollazione da parte del preposto ufficio della Cancelleria Federale Austriaca.
IMG_7110IMG_7119
Abbiamo così deciso di godere della magnificenza del centro storico della capitale austriaca accarezzando l’impossibile idea, per ora, di visitare posti meravigliosi, come i vicini appartamenti imperiali della principessa Sissi.
Ovunque molte carrozze con cavalli, poca polizia se non innanzi a sedi istituzionali, molti turisti, gente serenamente a passeggio, mostre, eventi d’intrattenimento, tutte cose piacevoli che rallegrano la giornata a quell’ora apertasi con un bel sole.
Siamo entrati al Cafè Central di Vienna, un magnifico locale ricavato in un antico palazzo, con uno splendido colonnato e un’arredamento molto raffinato … al suo interno anche una pasticceria con una vetrina nella quale perdere letteralmente gli occhi.
Abbiamo pranzato gustando con il palato e lo sguardo, rapiti dalla cura dei particolati, dalla fastosità e dalla raffinatezza del luogo.
Abbiamo pagato il conto per un importo complessivo € 80.00.
IMG_7144 IMG_7126
Alle 15:35, tornati all’auto Aldo ha sostituito Matteo nella guida.
Il viaggio di ritorno è cominciato accompagnati alla nostra sinistra da un rampo del Danubio.
 IMG_7164 IMG_7161
Alle 15.55 abbiamo imboccato l’autostrada in direzione di Graz che abbiamo raggiunto dopo circa un’ora ora e mezza.
Considerato anche il minor costo del carburante alle 17:25 abbiamo deciso di effettuare rifornimento all’area di aervizio di Dobl-Kaiserwald.
Ancora una volta abbiamo apprezzato come la cura e il rispetto per l’ambiente sono importanti per questi territori.
Fatto rifornimento di gasolio per un importo complessivo di € 50.00 ci siamo anche gustati un caffè offerti da Matteo.
Alle 18:00 abbiamo ripreso il viaggio in direzione Klagenfurt che abbiamo raggiunto allo ore 18:59.
Alle ore 19.20 ci siamo lasciati alle spalle anche Villach.
A pochi chilometri dal confine si è tornati a parlare del passaggio commerciale delle merci e poi del problema della mancanza di lavoro e delle famgilie sempre più impoverite dalla situazione disastrosa … si è così pensato a questa drammatica priorità che deve darsi il Governo Veneto Provvisorio.
Alle ore 19:37 abbiamo passato il confine e con l’autostrada A23 abbiamo preso direzione Tarvisio.
Poco prima di arrivare alla barriera di Malborghetto il brutto tempo ci ha fatto rallentare la marcia e poco dopo si è scatenato un temporale.
Alle 19:57 dopo aver transitato in prossimità dei centri di Pontebba e Tolmezzo e attraversate due gallerie abbiamo preso direzione per Udine ed effettuato l’ultima sosta ad un’area di servizio.
Ci siamo rifocillati con bevande e gelato per un totale di € 8.95.
Alle 20:10 abbiamo lasciato la città di Udine alla nostra sinistra, accompagnati da un tempo calmatosi ma ancora carico di nuovle e con una pioggia che scende a tratti.
Dopo circa 20 minuti, al bivio A4-A23 abbiamo preso direzione Portogruaro e contatto telefonicamente il Presidente in attesa del nostro ritorno.
Alle 20:58, alla barriera di Portogruaro, abbiamo pagato il pedaggio per un importo di € 12.10 e preso direzione Conegliano.
Dopo essere transitati per Pordenone e Sacile siamo arrivati alla barriera di Cordinagnao, ossia la fine della tratta esente da pagamento della A28.
Alle ore 21:20 abbiamo raggiunto il casello autostradale di Conegliano e dopo aver pagato il pedaggio di € 1.70 abbiamo lasciato Aldo alla sua macchina.
Sono quindi stati consegnati a Matteo € 20.00 come rimborso per il viaggio di andata della mattina.
Alle 21:34 siamo arrivati al Casello di Treviso Nord e pagato il pedaggio di € 1.30 e poco dopo e precisamente alla 21.40 siamo tornati presso la sede provvisoria del MLNV presso l’ufficio sicurezza del Parco Commerciale Willorba dove ci attende il Presidente e il Segretario di Stato.
Dopo 1.236 km il viaggio può dichiararsi conclusa e la missione compiuta.
I documenti depositati, timbrati e vidimati in copia dalla Cancelleria Federale austriaca sono stati consegnati al Presidente.
La serata è terminata cenando in compagnia presso il Ludwigs Krone pagando un importo di € 79.00.
Nel congedarsi a Matteo sono stati resi altri € 20.00 per il viaggio di ritorno.
WSM
mercoledì 8 maggio 2013
Rocco D.F.
 
946925_10201153687548190_1872929391_n944480_10201153687868198_631478683_n
 

2013.05.03 – ATTENTATO DAVANTI A PALAZZO CHIGI IN ITALIA… UN FALSE FLAG ALL’ITALIANA???

LO STRANO ATTENTATO DAVANTI AL PALAZZO DEL GOVERNO ITALIANO !!!
 
 
mercoledì, maggio 01, 2013
Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana
Nell’era dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)
E' la tarda mattinata del 28 aprile 2013: le televisioni nazionali stanno trasmettendo la diretta del giuramento per opera dei ministri del nuovo governo del Presidente.
E’ un governo nato secondo il Diktat di organismi sovranazionali che controllano questo paese, ormai da tempo esautorato di qualsivoglia potere da Stato sovrano.
Questo 25 aprile rappresenta, per coloro che hanno deciso l'ennesimo golpe, un punto di svolta decisivo che, però, necessita di un'ulteriore legittimazione agli occhi dei cittadini e soprattutto esige un nuovo casus belli, al fine di restringere ulteriormente le libertà dei singoli, con l’introduzione di nuove norme coercitive atte a vietare assembramenti e manifestazioni in luoghi “sensibili”.
E' il giorno migliore per un "attentato in diretta televisiva", per cui qualcuno, negli apparati, decide di architettare e mettere in atto una scena da Far West, con tanto di vittime sacrificali in divisa, mentre l'attentatore deve risultare un cittadino esasperato, perché disoccupato e bramoso di eliminare fisicamente qualche politico.
Così, mentre i principali networks mostrano le immagini in diretta dell'insediamento del nuovo esecutivo, emuli della cinematografia false flag statunitense, ecco che il collegamento con la Sala di Montecitorio viene interrotto per dare immediatamente spazio ad una… "diretta" della sparatoria in corso proprio dinnanzi al Palazzo.
Sono le 11:40 e RAI News 24 trasmette le confuse e traballanti immagini di un attentatore sconosciuto che apre il fuoco contro i Carabinieri di servizio in Piazza Colonna, a Roma.
Per la verità si comprende ben poco di quanto sta avvenendo, poiché l'operatore, nonostante la sua supposta professionalità, porta la sua telecamera da un obiettivo all'altro, zooma avanti ed indietro, punta in alto, punta a terra… Insomma, si tratta delle peggiori riprese eseguite da un cameraman RAI in tutta la storia della televisione di Stato.
Questo elemento subito suscita dei dubbi su quanto sta accadendo in quegli istanti e le perplessità aumentano nel momento in cui si menzionano tre feriti: due Carabinieri ed una donna incinta.
Dei due militari – si riferisce – uno è gravemente ferito al collo, mentre l'altro ad una gamba.
L'attentatore sembra aver esploso ben 7 colpi dalla sua Beretta calibro 7,65, senza che i militari abbiano risposto al fuoco con uno solo proiettile!
Davvero strano…
Le stranezze, però, aumentano, giacché dei due feriti meno gravi non si vede alcuna traccia sulla scena, mentre lo sconosciuto è già a terra, ai piedi del blindato dei Carabinieri, oltre le barriere di protezione.
L'inviata di RAI News 24, con tono da attrice poco convincente, descrive al direttore del TG, una scena "terrificante" che non corrisponde assolutamente a quanto evidenziano le poche riprese trasmesse nella… diretta.
Le sequenze mostrano un uomo in pantaloni corti e maglietta intento a far cenno a tre militari di spostarsi un po' più a destra (è il regista?), mentre, tra le urla ed il fuggi fuggi generale dei pochi turisti presenti, alcuni fotoreporters (uno con camera a spalla, altri due con macchina fotografica tradizionale, ma delle loro riprese non si trova neanche un fotogramma) con estrema tranquillità si avvicinano a pochissimi metri dalla scena del crimine ed eseguono le loro riprese, ben eretti e stabili, come se tutto quel trambusto intorno non li riguardasse.
Questo atteggiamento è in netto contrasto con quello manifestato dall'operatore RAI che, pur essendo distante decine di metri, trema a guisa di una foglia, come se, in realtà, la sua intenzione fosse proprio quella di non mostrare alcunché di quanto avviene in quegli istanti cruciali.
Lo scopo desiderato è presto ottenuto ed immediatamente il Governo appena insediatosi, ripristina la scorta a chi non l'aveva e rafforza quella dei politici che già ne avevano diritto.
Analizzando il filmato di RAI News 24 ci si avvede che alcuni fotogrammi sono stati sottoposti a manipolazione.
Casualmente sono i pochi istanti in cui si può osservare il volto del Carabiniere, Giuseppe Giangrande, ma il viso è stato in modo maldestro oscurato in post-produzione.
E’ un oscuramento che, malauguratamente per chi ha operato per nasconderci qualcosa, occupa anche parte del palo che si trova davanti al viso del militare.
Poco prima che il cameraman sposti ancora con movimento repentino l'obiettivo dal Carabiniere "ferito", si può notare che egli non mostra tracce di sangue sul collo.
Abbiamo accennato alla post-produzione…
Come è possibile, se le immagini, da quanto a noi raccontato, erano in diretta?
Evidentemente non lo erano e ciò è dimostrato dall'ora mostrata da un agente che, di lì a poco, pare soccorrere il Giangrande a terra. Il suo orologio da polso mostra le 11:30, mentre la diretta del TG di RAI News 24 (come anche quella del TGCOM24) segna a schermo le 11:40.
Dieci minuti sono più che sufficienti per preparare una finta diretta, così come avvenne il giorno 11 settembre 2001, durante l'”attacco” alle Torri gemelle.
Inoltre un nostro testimone, esperto di armi, presente casualmente durante il parapiglia, non solo conferma che potevano essere le 11:30 circa, ma ricorda che le deflagrazioni degli spari esplosi apparivano essere originati da cartucce a salve!
E' interessante notare che, il video in questione, riproposto sul canale You-Tube della testata "Il fatto quotidiano", è stato subito rimosso, pochi minuti dopo la nostra segnalazione, su Face book, di dette anomalie.
Per quale motivo?
Un secondo filmato, proposto sempre da RAI News 24 e realizzato qualche minuto dopo, in prossimità del militare a terra, colpito al collo, contiene una serie di tracce audio sovrapposte.
Si sentono le sirene, sullo sfondo, mentre al secondo 10 ed al secondo 24 (sul video originale) si odono due persone gridare: "Dio!" e "Che stamo a scherza’?" ed un'altra voce sembra dire: "Che… non vedi?". Poi l'audio risulta troncato e si sente l'inviata ansimare, mentre un agente della sicurezza intima a tutti di allontanarsi.
Che cosa intende dire quel personaggio che esclama: "Che stamo a scherza’?"
Forse si è reso conto che si tratta di una pantomima?
Una messa in scena?
In modo incauto il regista che ha sovrapposto le sequenze audio, con l'intenzione di inserire l'esclamazione "Dio!", ha pure introdotto due volte "Che stamo a scherza?"… il che dimostra che la traccia audio è stata manipolata.
Quindi, riepilogando, abbiamo due filmati trasmessi come "diretta TV" che, invece, non lo sono.
Non possono esserlo, giacché sia parti di sequenze video sia tracce audio sono state contraffatte.
Ciò porta ad una sola conclusione e cioé che quella diretta televisiva è una montatura che rientra nella strategia della tensione.
Quale migliore occasione di un attentato in diretta, mentre il Governo Letta (del gruppo Bilderberg) si insedia?
Questo aspetto chiarisce, senza ombra di dubbio, che il false flag all'italiana è stato messo in atto con la piena complicità dei principali networks italiani, come accadde con l'inganno del 9 11, allorquando le poche sequenze in grafica 3D, realizzate per mostrare il secondo aereo che si schiantava sulla torre Sud (secondo la versione ufficiale), furono distribuite, con qualche modifica, a tutti i canali televisivi statunitensi e nel mondo e ritrasmesse come fatto reale.
Proseguiamo.
Anche TG-COM trasmette la sua “diretta” da Palazzo Chigi ed interrompe il collegamento dalla Sala del giuramento per collegarsi… in diretta, con la piazza dell'attentato, salvo poi scoprire che, anche in questo caso, si trattava di riprese video mandate in play con qualche minuto di ritardo.
Infatti, non solo anche qui l'ora a video mostra che sono le 11:40, ma, per qualche frazione di secondo, appaiono a schermo le icone della telecamera Panasonic che le ha inviate alla redazione.
Quelle stesse sequenze video, dopo la breve interruzione che mostra le icone della Panasonic, ricominciano dal principio, sempre spacciate per diretta televisiva, dopo un improvvido fermo immagine. Curiosa è l'esitazione dell'inviata che ripete tre volte la sua introduzione, dopo aver notato che le immagini si erano fermate e che quindi la farsa della diretta era saltata.
Oltretutto, si nota benissimo che i video disponibili sui fatti di Piazza Colonna sono almeno sei o sette!
Ripetiamo: anche questa non è una diretta, se confrontata con l'ora indicata (le 11:30) da uno dei Carabinieri che soccorrono Giangrande a terra in una pozza di sangue.
Già… il sangue.
Osserviamo le chiare incongruenze presenti negli scatti pubblicati in Rete e sui media nazionali.
Stando alla versione ufficiale l'attentatore, Luigi Preiti, ha sparato al Carabiniere Giuseppe Giangrande da distanza ravvicinata (meno di mezzo metro), puntando l'arma alla testa del multare, mentre questo si trovava in piedi di fronte a lui in prossimità della garitta. In tale frangente le anomalie sono tante, ma ne elenchiamo solo alcune.
a) L'agente ferito al collo, sul lato sinistro, è stato colpito mentre era in piedi, di conseguenza la linea di sangue sarebbe dovuta colare verso il petto.
Nelle foto il rivolo scende solo a lato del collo.
b) Nelle sequenze trasmesse da RAI News 24 si intravvede chiaramente il volto di Giangrande, senza sangue, mentre a fianco della sua mano destra si scorge un cilindro, dal quale scorre un liquido rosso.
 c) Normalmente in una ferita al collo il sangue schizza copiosamente, ma non si vedono tracce di sangue sulla divisa né sotto al mento ed intorno al collo del Giangrande.
 d) Non ci sono tracce di polvere da sparo, tipiche delle ferite subìte da distanza ravvicinata ed inoltre il foro di entrata è minuscolo ed incompatibile con quello procurato da un calibro 7,65 da distanza ravvicinata.
 e) Il militare a terra si trova a circa dieci metri di distanza dalla posizione in cui si trovava, secondo la versione ufficiale, quando è stato colpito dal Preiti.
 f) Il bollettino medico diramato dai chirurghi che avrebbero operato d'urgenza il Giangrande menziona un proiettile che, entrando dal lato sx del collo, si è poi conficcato nella scapola, passando attraverso la colonna vertebrale.
Ciò implicherebbe una traiettoria curvilinea nonché dall'alto verso il basso (una finestra…) e non ad altezza uomo!
 g) I medici descrivono difficoltà respiratorie, ma il militare a terra, a giudicare dalle foto e dalle seppur confuse riprese video, non appare boccheggiante e non gli è stata procurata, dai soccorritori, alcuna tracheotomia per aiutarlo a respirare.
Se davvero il Giangrande avesse subìto i danni dichiarati dai chirurghi, sarebbe comunque morto per asfissia, in quelle condizioni, giacché, stando sempre alla versione ufficiale, la prima ambulanza è sopraggiunta ben dieci (10) minuti dopo il fatto.
 h) A proposito delle ambulanze, non si comprende da dove provenissero le sirene presenti nell'audio del servizio RAI, se, come dichiarato, i primi soccorsi sono giunti diversi minuti dopo.
Tra l'altro tutti gli agenti intorno al Giangrande sembrano più voler oscurare la vista a cameramen e fotografi non autorizzati a riprendere la fiction, piuttosto che agire per soccorrere il loro collega. In effetti in nessun fotogramma si scorge un paramedico intorno al Carabiniere apparentemente ferito e disteso a terra.
Uno degli agenti in borghese sembra operare con una flebo, ma questa, dalle foto successive, rilasciate a giornali ed emittenti televisive, non risulta inserita in un braccio ed anzi, durante le riprese del TGCOM, l'uomo in borghese alza per un attimo il flacone (ad uso delle telecamere), poi, pochi istanti dopo, coperto dai colleghi, lo riappoggia a terra.
Ovviamente nessuna flebo può operare correttamente se non posta in alto e soprattutto se questa non ha l'ago presente in vena!
Inoltre… dove sono il militare ferito ad una gamba e la donna incinta?
Nessuna sequenza video o fotografia ne mostra la presenza sulla scena del delitto… o meglio… sul set cinematografico.
Occupiamoci ora dell'attentatore.
Costui arriva in Piazza Colonna in giacca e cravatta, con abito firmato e scarpe da 150 euro. Ha l'aspetto ben curato e non sembra di certo un muratore disoccupato da tempo.
Sembra un sicario, piuttosto che un povero disperato.
L'attentatore voleva colpire i politici, tuttavia nessun politico era presente al momento della sparatoria.
Al Preiti sarebbe bastato attendere una manciata di minuti ed avrebbe potuto perpetrare una strage di parassiti, invece…
Passiamo in rassegna alcuni punti degni di nota.
1) L'attentatore "squilibrato" presenta capelli corti semi rasati: è il classico taglio delle forze dell'ordine o dei militari.
Inoltre è perfettamente sbarbato.
 2) Il completo che indossa il Preiti è identico a quelli usati dagli addetti alla sicurezza delle sedi istituzionali.
 3) Dalle sequenze di RAINews 24, l’uomo si intravede già dai primi momenti dietro le transenne ed in pochi istanti appare placcato ed atterrato.
Strano, visto che la versione ufficiale lo colloca a poca distanza dalla garitta, ma dall'altra parte della piazzetta a circa 6 metri dalla camionetta e dalle barriere.
Un qualsiasi deficiente che volesse scappare dopo aver sparato, non si getterebbe tra le braccia dei Carabinieri, scavalcando le transenne di protezione ed infilandosi tra queste ed il blindato dei militari.
4) La pistola ed il caricatore dell'attentatore sono state posate a terra con precisione (si veda la foto del quotidiano “La Repubblica”), nonostante nessuno potesse toccare l'arma prima dell'arrivo della polizia scientifica e l'attentatore, lasciandole cadere a terra, non avrebbe mai potuto allineare pistola e caricatore cosi vicini tra loro.
Inoltre la Beretta 7,65, una volta esplosi tutti i colpi si blocca e rimane come nella foto sopra.
5) Il Preiti, immortalato nelle fotografie, mentre esce dalla questura, pur essendo stato ferito al capo durante la colluttazione con gli agenti, non ha alcuna ferita né tumefazione né cerotto o benda sulla testa.
6) Il giallo della punta di trapano che il Preiti aveva in una borsa.
Oltre ai proiettili (una cinquantina) che l’attentatore portava con sé, gli inquirenti hanno trovato – così viene riportato – nella sua borsa anche la punta di trapano: a che cosa serviva?
Perché l’ha portata con sé?
La prima ipotesi è che abbia adoperato l’utensile per cancellare il numero di matricola dalla pistola che ha usato per sparare ai due Carabinieri.
Il fatto è che il Preiti ha riferito ai magistrati di aver acquistato l’arma già con la matricola abrasa, al mercato clandestino di Genova, quattro anni addietro.
7) Poco chiara è anche la ricostruzione degli spostamenti del Preiti.
L’attentatore sarebbe partito da Gioia Tauro alle 9.35 di sabato.
All’altezza di Praia a Mare la Polizia ferroviaria gli chiede una verifica dei documenti.
È un controllo di routine, l’uomo non si scompone. Ha probabilmente l’arma nella borsa, però non ha precedenti penali ed è difficile che possa subire una perquisizione.
Arriva alla stazione Termini alle 15.00. Poco dopo entra all’Hotel Concorde, appena dietro piazza dei Cinquecento.
Prende l’ultima stanza disponibile.
Esce dopo poco.
Racconta il portiere dell’albergo: “È uscito verso le 17.00.
Tra le 18.00 e le 19.00 è entrato nella stanza, senza uscirne più”.
8) Quando viene fermato dopo la sparatoria, il Preiti ha con sé una borsa.
Dentro, oltre alla punta del trapano, viene trovata una cartina di Roma, segnata in più punti, non solo su Palazzo Chigi dove ha appena compiuto il suo folle gesto.
Il dubbio è il seguente: è stato lui a segnare la cartina, indicando il percorso che l’avrebbe condotto fino a Palazzo Chigi, o qualcuno l’ha fatto per lui?
Infatti non è ancora perspicuo come abbia agito il Preiti nel lasso di tempo che intercorre tra l’uscita dall’albergo e la sparatoria.
9) I vestiti.
Il Preiti indossa un abito identico a quelli portati dagli addetti alla sicurezza di Palazzo Chigi e delle altri sedi istituzionali della politica.
E’ un elemento che spinge a pensare che l’attentatore non abbia affatto agito d’impeto, perché disperato.
La sua azione è stata meditata, lucida, organizzata. Senza contare che il Preiti, secondo la versione ufficiale, ha sparato con precisione millimetrica, cercando di colpire dove i Carabinieri non erano protetti dal giubbotto antiproiettile.
10) Sempre dalle sequenze RAI si scorge il Giangrande distendersi a terra, (più che stramazzare) a dieci metri dal blindato dei Carabinieri, dietro le transenne e distante almeno sette metri dal punto dove, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato colpito dal Preiti.
Riassumendo, dal momento dell'unico sparo udito nelle riprese RAI, si vedono due o tre militari chinarsi con calma a terra, di fronte al furgone blindato e dietro le barriere, insieme con il presunto attentatore, già a terra.
Contemporaneamente, dal lato opposto, il Carabiniere Giuseppe Giangrande si adagia sul selciato, sempre dietro le transenne di protezione.
La posizione dei protagonisti di questa messa in scena è del tutto incongruente con le dichiarazioni di media ed istituzioni e già solo questo aspetto metterebbe in seria discussione l'autenticità di quanto verificatosi, ma l'enorme mole di dati sin qui raccolti, senza nemmeno approfondirli tutti, dimostra chiaramente che siamo al cospetto di un false flag in piena regola, attuato con la piena collaborazione e complicità di mezzi di comunicazione, sanitari, magistratura inquirente etc.
Non è un caso se, come negli episodi del 9-11-2001, i testimoni oculari sentiti sono quasi sempre giornalisti.
E' alquanto curioso il fatto che la nota enciclopedia Wikipedia, dopo aver, in un primo momento, creato una pagina ad hoc per raccontare la versione del regime, ora abbia sottoposto a blocco quella stessa pagina, rimuovendo inoltre tutto il precedente contenuto e non rendendolo disponibile nemmeno attraverso la cache di Google.
Chi ha la coscienza sporca e perché?
Infine qualche indizio “esoterico”.
Il presunto attentatore è originario di Rosarno.
La firma dei Rosacroce deviati?
L'ex moglie di Luigi Preiti si chiama Ivana Dan.
Dan è un raro cognome di origine ebraica e si richiama ad una delle tribù perdute d'Israele, di solito evocata in riti ed in trame occulte.
Il figlio di Preiti e della consorte… ha undici (11) anni. Il numero 11 è, per gli "illuminati", il numero dell'inganno, ricorrente in auto-attentati nel mondo.
La giornalista conduttrice al TG2: "Il governo si è appena insediato con pieni poteri di sparatoria".
Un lapsus freudiano di grande importanza.
I tre filmati in esame sono visionabili qui, qui e qui.
Se per qualche motivo non riusciste a visionare i filmati in esame, è possibile accedere a questa pagina, nella quale i video sono riuniti assieme.
Rosario Marcianò – TUTTI I DIRITTI RISERVATI
 

 

2013.03.29 – ANONYMUS ABBRACCIA PATRIA MORETTI… E IL SINDACATO DELLA POLIZIA STRANIERA ITALIANA D’OCCUPAZIONE COISP SI VADA A NASCONDERE.

Anonymous Italia abbraccia Patrizia Moretti.
Chiusi i siti del COISP
anonymous_moretti
Proprio mentre le agenzie stampa rilanciavano i flash con le ultime farneticazioni di Franco Maccari – il segretario nazionale del COISP, ieri tra i protagonisti dell'orribile sit-in in solidarietà ai poliziotti che hanno assassinato Federico Aldrovandi – qualcuno ha pensato bene di chiudergli la bocca.
Infatti, a pochi minuti l'uno dall'altro, i siti del sindacatino di polizia ( http://www.coisp.it/ e http://www.coispnewsportale.it/ ) sono volati gambe all'aria sotto i colpi di un attacco DDOS.
Gli autori?
Sempre loro, gli hacker di Anonymous Italia.
Un gesto attraverso il quale gli attivisti hanno voluto esprimere, non solo una ferma condanna nei confronti degli autori della provocazione inscenata nel pomeriggio di mercoledì sotto le finestre del comune di Ferrara, ma anche solidarietà verso la mamma di Federico, facendole sentire in questo modo la loro vicinanza.
Nel comunicato, asciutto e molto duro, con cui è stata rivendicata l'azione, gli Anon hanno messo in chiaro che il loro operato contro gli abusi della polizia non si ferma qua.
Anzi fanno una promessa: quella di utilizzare tutte le armi in loro possesso «per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio».
Un silenzio minaccioso ed assordante.
A dimostrarlo una lunga lista di nomi che chiude il post dell' #OpCOISP: Federico, Stefano, Carlo, Aldo, Marcello ed altri ancora.
Vittime di una violenza brutale ed impunita che uccide due volte: prima in strada, in carcere o in piazza con pestaggi, torture e manganellate.
Poi nei tribunali e sui media, quando il ricordo viene infangato e la verità seppellita sotto un cumulo di menzogne infamanti.
Ma per antonomasia Anonymous non dimentica e nella sua mente «l'ombra del sangue di Federico», la stessa che ieri Patrizia Moretti ha sbattuto in faccia agli agenti del COISP, è più viva che mai.
A due ore dall'inizio dell'attacco i portali del "Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia" non danno segni di vita.
Sui monitor un messaggio d'errore: 404 officer not found.
 
Leggi il comunicato di Anonymous Italia
Salve, servi dello Stato.
apprendiamo dell'ennesima dimostrazione di viltà alla quale avete dato adito.

 

Il vostro pseudo-sindacato manifesta solidarietà verso mani colpevoli e sporche di sangue innocente.
Insabbiate la verità, sprezzanti di una madre orfana di un figlio strappatole barbaramente da quattro assassini, rendendovi complici di una sanguinosa mattanza e di un dolore che non può essere sopito.

Infangate i diritti umani incarnando il ruolo di capri espiatori, mentre vi prodigate in azioni violente, repressive e deplorevoli.

L'ombra del sangue di Federico è più viva che mai.

Non dimentichiamo chi è caduto per mano di vili assassini asserviti al potere.

Non dimentichiamo lo strazio delle madri e dei padri che chiedono giustizia e rispetto. Le loro urla e le loro lacrime sono anche le nostre.

E a loro ci stringiamo, con la promessa di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio.

VITTIME DELLO STATO:

Federico Aldrovandi (2005)

Stefano Cucchi (2009)

Riccardo Rasman (2006)
Giuseppe Uva (2008)
Niki Aprile Gatti (2008)
Carlo Giuliani (2001)
Massimo Casalnuovo (2011)
Gregorio Durante (2011)
Aldo Bianzino (2007)
Gabriele Sandri (2007)
Simone La Penna (2009)
Manuel Eliantonio (2008)
Marcello Lonzi (2003)

Michele Ferrulli (2011)

Dino Budroni (2011)
Carmelo Castro (2009)
Daniele Franceschi (2010)
Giuseppe Casu (2006)
Piero Bruno (1975)
Giovanni Ardizzone (1962)
Rodolfo Boschi (1975)

 

SOPRAVVISSUTI

 

Luciano Isidro Diaz

Stefano Gugliotta

Luigi Morneghini

Paolo Scaroni

Il sangue sparso per mano di deplorevoli divise è il sangue di tutti.

Che giustizia sia fatta, dunque.

SIC SEMPER TYRANNIS

We are Anonymous
We are Legion
We do not forgive
We do not forget
Expect Us

#Anonymous #ACAB #Humanrights #Italy

 

2013.03.20 – SECONDO ALCUNI LA DICHIARAZIONE DI SOVRANITA’ PERSONALE E’ UNA BUFALA


Proponiamo di seguito un articolo dell’ Avv. Paolo Franceschetti, su un argomento abbiamo trattato nell’articolo
La più grande storia mai raccontata, pubblicato su PuntoZero nr. 4.
Il diritto di sovranità individuale, Santos Bonacci, la bufala del diritto e della dichiarazione di sovranità
 
1. Premessa.
2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.
3. La differenza tra sistemi di civil law e di common law.
4. Il concetto di diritto e norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.
5. Il concetto di diritto. Il diritto come sistema di regole per l’annientamento dell’individuo.
6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione.
7. Conclusioni.
 
1. Premessa.
Da qualche tempo non passa giorno che qualcuno non mi domandi via mail o per telefono, o su facebook, o alle conferenze, qualcosa sul diritto di sovranità individuale, diffuso sul web da un personaggio che si chiama Santos Bonacci, e successivamente ripreso da altri siti, tra cui “Tempo di cambiare” di Italo Cillo.
Scrivo quindi questo articolo, per dare una risposta cumulativa a tutti anticipando le conclusioni: questa questione vale per il diritto anglosassone (forse, e non ne ho la certezza).
Ma certamente non vale per il nostro diritto e per i sistemi di civil law in generale.
Vediamo nel dettaglio perché.
 
2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.
Partiamo dal concetto di sovranità individuale.
Secondo Santos Bonacci e diverse persone che sono andate dietro a questa bufala, il cittadino italiano potrebbe rivendicare il proprio diritto di sovranità individuale rispetto allo Stato, dichiararsi quindi uomo libero, non soggetto al diritto dello Stato.
Secondo questa teoria, per fare questo basterebbe indirizzare una raccomandata al Prefetto e al Ministero dell’Interno, scritta con inchiostro rosso (sic!), firmata con impronta digitale (sic!) e con tre testimoni.
Sempre secondo i sostenitori di questa tesi, il diritto di rivendicare la propria sovranità nasce da un’attenta analisi delle leggi esistenti; analizzando tali leggi infatti si capisce che l’Italia è una società privata, registrata come corporazione dal 1933.
Il nostro Ministero delle Finanze invierebbe a questo registro, che sarebbe di proprietà del Vaticano (sic!), un report periodico.
Il sistema in cui viviamo sarebbe basato sul silenzio-assenso; se non rispondi all’avvertimento che ti viene dato è come se accettassi l’imposizione che lo Stato ti fa.
Le norme traggono valore dal principio di non essere state mai contestate.
Sono riconosciute valide perché nessuno le ha mai contestate.
Quindi se io contesto la validità delle norme statali, queste non sono valide.
A riprova di ciò, le persone portano dei video in cui un cittadino americano ha messo in difficoltà un giudice dichiarando di non riconoscere la sovranità dello Stato.
Cosa sia questo registro delle corporazioni non l’ho mai capito, perché le persone a cui mi sono rivolto mi hanno solo dato una serie di link incomprensibili, ma non un solo riferimento normativo.
Le mie conoscenze giuridiche mi permettono però di pronunciarmi sulla questione della contestazione delle leggi e sul principio del silenzio-assenso.
 
3. La differenza tra sistemi di civili law e di common law.
Intanto una prima cosa da dire è che tra i sistemi di common law, come quelli cui si riferisce Santos Bonacci, e i nostri corre una certa differenza.
I sistemi di civil law hanno una rigida scala gerarchica di leggi che hanno valore differente; prima di tutto vengono le leggi dell’UE, poi quelle costituzionali, poi le leggi ordinarie, ecc. In linea di massima non sono valide le leggi precedenti alla Costituzione, salvo eccezioni e salvo che non siano state confermate esplicitamente.
Le leggi, poi, da noi disciplinano esplicitamente quasi tutto quello che il cittadino può fare o non fare.
In teoria (in teoria, la pratica è un po’ differente) i giudici applicano solo la legge.
I sistemi di common law invece sono basati su un serie di leggi che regolano i principi base, mentre poi l’applicazione della legge è lasciata al giudice.
Il giudice cioè crea la legge.
Quindi ammesso e non concesso che nei sistemi anglosassoni i principi giuridici fatti propri da questa teoria siano validi, essi non lo sono altrettanto per il nostro ordinamento.
Se in America o in Inghilterra una sentenza emanata da un giudice che dichiarasse valida la sovranità individuale sarebbe – in teoria – una vera e propria regola giuridica, da noi la stessa cosa sarebbe impossibile perché il giudice dovrebbe indicare esattamente quale norma ha applicato (quindi, in sostanza, o si trova una norma giuridica che affermi valido il diritto di sovranità oppure non è possibile fare un’affermazione del genere); e anche se poi un giudice dichiarasse valida la sovranità individuale, non è detto che ciò venga poi fatto da altri giudici.
 
4. Il concetto di diritto e di norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.
Occorre a questo punto spiegare cosa è la legge, come nasce, e in cosa consiste.
La legge è, né più né meno, un atto di forza imposta dai vincitori a un popolo sottomesso.
In Italia la nostra Costituzione risale al 1947, e fu creata ad hoc dopo la fine della seconda guerra mondiale dai nostri politici, sotto il controllo degli USA che ne hanno gestito la formazione dopo l’occupazione.
Prima di allora le leggi erano state imposte da Mussolini agli italiani; il fascismo era una dittatura e quindi le leggi non erano certo scelte dal cittadino a proprio favore, ma erano imposte di forza dallo Stato anche a chi non voleva piegarsi ad esse.
Del resto Mussolini aveva semplicemente operato sul sistema preesistente: la Costituzione Albertina del 1848, dal 1861 fu imposta a forza ai territori strappati allo Stato Pontificio e ai Borbone, contro la volontà di costoro, e contro addirittura la volontà degli abitanti del meridione, la maggior parte dei quali contrari all’Unità d’Italia.
D’altronde in precedenza in quei territori c’erano stati, oltre alla Chiesa cattolica, i Romani, e prima dei Romani gli Etruschi.
E ciascuno aveva sempre strappato all’altro il proprio territorio imponendo le proprie leggi con la forza.
Gli USA, per volgere lo sguardo oltreoceano, sono nati perché gli europei hanno colonizzato quei territori, occupando con la forza i territori abitati dai nativi americani: Apache, Seminole, Nez Piercé, Sioux, ecc., vivevano a milioni in quei territori, da millenni.
Ma un bel giorno siamo arrivati noi europei, li abbiamo cacciati ed abbiamo imposto le nostre democratiche leggi.
In alcuni casi tali leggi sono state imposte a popolazioni, come i Nez Piercé, che non conoscevano proprio il concetto di “conflitto” e “guerra” e che hanno accettato supinamente la cosa senza azzardare nessuna reazione.
Poi gli USA ogni tanto decidono di andare altrove (ad esempio nelle isole Hawaii) e, sterminando chi vi si oppone, decidono che quello è uno stato americano.
Poi decidono di esportare la democrazia in Iraq, vanno in Iraq, fanno milioni di morti, e instaurano un governo democratico (la stessa cosa che hanno fatto in Italia nel ’47, più o meno).
Il diritto è quindi un’imposizione, un atto di forza.
E chi si ribella alle regole viene messo in galera, distrutto economicamente, e piegato con tutti i mezzi.
Sei contrario alle trasfusioni perché sei Testimone di Geova?
Lo Stato te lo impone.
Ritieni che la Chiesa cattolica sia un’istituzione che ha infangato e lordato il nome di Cristo, appropriandosi illecitamente del suo messaggio e trasformandolo in un messaggio di violenza e sopraffazione?
Non importa, devi tollerare il crocifisso e l’ora di religione.
Sei favorevole all’eutanasia?
Pazienza.
E’ proibita.
Ritieni Equitalia un abuso?
Non importa, ti pignorano lo stesso la casa.
Ritieni assurdo che chi è condannato a otto anni per associazione mafiosa possa sedere in parlamento?
Non importa.
La legge lo permette e tu ti becchi un parlamentare condannato per mafia che decide per te cosa è giusto e cosa non lo è.
Vorresti avere due mogli (se uomo) o due mariti (se donna)?
E’ vietato.
Nella legislazione matrimoniale, poi, il massimo del ridicolo lo raggiungono alcune leggi americane (ad esempio in Texas) in cui sono proibiti i rapporti sessuali diversi dal normale coito vaginale.
Il concetto di diritto credo che però meglio di ogni altro sia esemplificato da un’intervista ad un parlamentare, poco tempo fa, al quale un giornalista chiese “scusi, ma se siamo in tempo di crisi, come mai l’anno scorso i partiti hanno preso per rimborsi elettorali una somma 14 volte superiore all’anno precedente?” e il parlamentare (ricordiamolo, il parlamentare è quello che le leggi le fa e le vota) risponde senza avvedersi della contraddizione: “Ah non dipende da me, io ho solo rispettato la legge”.
E così via.
Ora, essendo il diritto un atto di forza imposto dall’alto anche contro la volontà della maggioranza dei cittadini, è logico che non ha alcun valore rivendicare il proprio diritto di sovranità.
A maggior ragione, poi, se si parte dal presupposto che il diritto è un arbitrio, un abuso del più forte su chi non ha i mezzi per ribellarsi, è inutile e anche contraddittorio rivolgersi per la tutela dei propri diritti agli organi di quello Stato che io non riconosco.
Equivale a rivolgersi a Totò Riina per cercare di fargli capire che è ingiusto che lui squagli la gente nell’acido, e per tentare di fargli capire che non può ammazzare la mia famiglia sol perché non gli pago il pizzo.
Le norme cioè sono valide perché lo Stato le fa rispettare con la forza. Non sono valide, invece, come la teoria di Bonacci vorrebbe, perché nessuno le contesta.
Sono valide perché se non le rispetti lo Stato e fa rispettare coattivamente con la forza pubblica.
Quindi mandare una dichiarazione – come vorrebbero i sostenitori della teoria della sovranità – agli organi dello Stato con cui si dichiara di non riconoscere la sovranità statale, non serve a nulla.
Mandarla poi seguendo i consigli che vengono dati da chi si occupa di questa teoria, cioè firmandole con l’impronta digitale e scrivendo con inchiostro rosso, ecc., equivale a farsi ridere dietro e tutt’al più a gettare i presupposti per un TSO.
 
5. Il concetto di diritto.
Il diritto come insieme di regole per l’annientamento dell’individuo.
Va da sé che se lo Stato impone il diritto con la forza, non lo fa per il benessere dei cittadini.
Quando gli europei sono andati in America (sia nell’America del nord che del sud) non hanno certo imposto le loro leggi per il benessere della popolazione locale.
Quando invadiamo la Libia (affermando che andiamo a liberarla) e imponiamo le nostre regole su quei territori, non lo facciamo di certo perché vogliamo il bene del popolo libico.
La verità invece è che il diritto persegue fini completamente opposti e serve ad ingabbiare il cittadino in una serie di regole per impedirne il libero sviluppo e il libero arbitrio.
Solo a titolo di esempio:
Il diritto di proprietà privata è quasi inesistente; la verità è che il proprietario del terreno per costruirvi deve pagare; lo Stato può espropriarglielo quando vuole senza pagargliene il valore; per fare una minima modifica alla costruzione occorre chiedere autorizzazioni e pagare per averle, ecc.
Se io ho una casa, non ho neanche il diritto di farne quello che voglio, perché anche solo per traformarla da abitazione in studio devo chiedere l’autorizzazione.
Il Ministero della Sanità decide quali cure sono ammesse negli ospedali e quali no, al fine di disincentivare cure alternative efficaci e incentivare cure ufficiali inefficaci dannose e costose (come la chemioterapia, a fronte di tutti gli studi – Di Bella, Simoncini e altri – che hanno dimostrato l’inefficacia di queste cure e l’efficace di altre cure meno costose) che propongono metodi diversi.
Le tasse sulla casa e sui terreni costituiscono una specie di gabbia in cui il cittadino è imprigionato costringendolo a lavorare come un mulo per pagare servizi di cui potrebbe anche fare a meno.
Nonostante infatti siano da decenni state scoperte energie pulite e a costo zero, materiali riciclabili per i principali prodotti di uso quotidiano, e prodotti che possono ridurre a zero la necessità di riscaldamento (ad esempio alcune case di legno non hanno bisogno di riscaldamento anche in zone molto fredde), siamo costretti tutti ogni mese a pagare spazzatura, luce, gas, acqua, e interi stipendi familiari sono destinati solo a pagare bollette inutili, che non servirebbero a nulla se si diffondesse la tecnologia di Tesla e altri sistemi.
Le tasse in generale non servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce, ma servono a depredare il cittadino per non permettergli di vivere tranquillo.
Basti pensare che con il costo di un F22 per la difesa aerea ci si potrebbe sanare il bilancio della giustizia, e con pochi F35 (dieci o quindici a seconda dei calcoli) si potrebbe fornire la sanità di tutti gli strumenti indispensabili per curare tutti gratuitamente.
In altre parole, i politici non hanno bisogno dei nostri soldi per fornire i servizi statali; hanno bisogno di depredarci per far sì che la gente non evolva spiritualmente.
I tribunali sono congegnati in modo che raramente chi ha un credito, piccolo o elevato che sia, possa conseguirlo per via giudiziale ed essere tutelato da frodi e abusi; basti pensare che il creditore per pignorare i beni del debitore e venderli può arrivare ad impiegare decenni, spendendo nel frattempo un mucchio di soldi per mantenere in piedi la procedura.
Il peggio del peggio in termini di libertà però lo danno le recenti leggi tributarie in materia di spesometro, redditometro, e anagrafe tributaria.
Un sistema che in teoria controllerà tutte le spese dei cittadini per “normalizzare” ogni individuo: vuoi mangiare solo le mele del tuo campo per risparmiare soldi e comprarti tanti cd musicali che adori?
Non puoi… non rientri nei parametri.
Sei un tedesco che lavora in Italia e hai preso la cittadinanza italiana e sei abituato a bere 10 birre al giorno?
Cazzi tuoi, non te lo puoi permettere, altrimenti potrebbe scattare l’accertamento.
Si potrebbe proseguire all’infinito con altri esempi, ma la verità è che le leggi esistenti servono solo ad ingabbiare il cittadino in una rete di regole quasi del tutto inutili, che servono a fargli perdere tempo al fine di distoglierlo dall’impiegare lo stesso tempo nell’evoluzione di se stesso.
 
6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione (si riferisce a quella italiana ovviamente).
Venendo al principio di sovranità nella nostra legislazione, ci si deve domandare se non ci siano altre strade per riconoscere la propria sovranità e se questa teoria sia completamente campata in aria o meno.
In teoria l’idea della sovranità individuale è giusta.
Lo Stato non avrebbe il potere di decidere della vita altrui, salvo che questo potere non serva veramente a proteggere il cittadino, e salvo che questo potere sia davvero un’espressione della volontà della maggioranza.
Questo concetto di fondo è espresso nella Costituzione, dove all’articolo 1 è detto che la sovranità appartiene al popolo; molto importante è la frase successiva, questa: “il popolo la esercita nelle forme previste dalla Costituzione”.
In altre parole, la norma è come se dicesse che è illegittima qualsiasi legge che non permetta l’esercizio della sovranità da parte del cittadino.
Ora, occorre considerare che il popolo non ha più il diritto di scegliersi i propri rappresentanti grazie ad una legge elettorale che è una porcata anche nel nome (il cosiddetto Porcellum), ed è stata definita tale addirittura da chi l’ha preparata e le ha dato il nome (Calderoli); quindi i rappresentanti che siedono in parlamento non sono voluti dal popolo; occorre altresì considerare poi che molte leggi sono state delegate all’UE, e soprattutto che il sistema della moneta è un sistema illegittimo ove non è il cittadino ad essere proprietario della moneta, ma lo è un ente privato come la BCE.
Tenendo presente tutte queste considerazioni, ne deriva a maggior ragione l’illegittimità della sovranità statale attuale, e il diritto del cittadino di svincolarsi da questo sistema.
Il problema però è che il cittadino non può svincolarsi nella pratica da questo sistema, perché lo Stato dispone di uno strumento che le singole persone non hanno: l’uso della forza.
Le teorie di Bonacci e dei seguaci della sovranità hanno ragione su un punto, cioè che il diritto di basa sul consenso e sulla non contestazione.
Ma il nodo della questione è che non basta la contestazione da parte di uno o di mille individui che rivendicano la propria sovranità per distaccarsi dallo Stato; in teoria sarebbe necessario che il consenso venisse negato, e che quindi non riconoscessero la sovranità statale tutti quegli organi che in teoria sono deputati a far rispettare le leggi statali.
In altre parole, se d’un tratto polizia, carabinieri, esercito, tribunali, cessassero di riconoscere come valide le leggi statali, allora sì, d’un colpo lo Stato perderebbe il suo potere e ciascun individuo sarebbe sovrano a se stesso.
La nazione precipiterebbe però nell’anarchia, generando altri tipi di problemi e la necessità di altre soluzioni.
 
7. Conclusioni.
A mio parere i gruppi che si occupano di sovranità individuale hanno l’importante funzione di stimolare una riflessione e un dibattito.
A me personalmente hanno fatto riflettere molto e fare importanti passi avanti di consapevolezza.
Avendo avuto modo di parlare con alcuni di loro, peraltro, mi sono fatto l’idea che il dibattito è interessante, ma il rischio è quello di perdersi a studiare codici, cavilli, leggi presenti, leggi passate, ecc., e far perdere del tempo alle persone per distorgliele da attività più proficue per se stessi ma pericolose per il sistema: la crescita individuale.
La vera libertà è dentro di noi, e non ci può essere sistema giuridico che può togliere la libertà a una persona libera dentro.
In questo senso, le storie di Gesù Cristo, di Osho, di Paramahansa Yogananda, di Gandhi, possono insegnare molto, ma anche la storia del Dalai Lama, che ha perso una terra e il suo regno, il Tibet, ma ha portato la libertà a milioni di individui con la diffusione del buddhismo all’esterno della sua terra.
Il Dalai Lama è l’esempio più importante al mondo, in questo senso, di un soggetto che ha la sovranità individuale; era infatti un ex sovrano spodestato dal governo cinese, che ha perso il regno.
Ma in compenso non ha perso mai la sua sovranità individuale, aiutando milioni di persone a trovare la propria.
Tratto DA QUI

2013.03.20 – LA SOVRANITA’ PERSONALE DI DIO: IO SONO COLUI CHE E’


LA NON RISPOSTA DI DIO A MOSE' SUL SUO NOME

 
“‘Qual è il suo nome?’
Che dirò loro?” (Es 3:13).
Mosè vuol sapere il nome di Dio.
Ma non lo sapeva già?
Tutti gli ebrei si erano sempre riferiti a Dio come a Yhvh. Evidentemente Mosè era consapevole che quella formula non era proprio un nome, ma era il modo misterioso con cui ci si doveva riferire a Dio.
Ma il suo nome?
Vista la confidenza con Dio – di cui Mosè godeva fino al punto che Dio parlava “a Mosè faccia a faccia, proprio come un uomo parlerebbe col suo prossimo” (Es 33:1) – egli osa la domanda.
Certo con prudenza, usando un giro di parole e attribuendo la domanda ad altri: “Supponiamo che . . . ed essi realmente mi dicano: ‘Qual è il suo nome?’ Che dirò loro?” (Es 3:13).
Gli angeli furono riottosi nel rivelare il proprio nome e, di fatto, non lo rivelarono.
Come avrebbe risposto Dio?
A ciò Dio disse a Mosè:” (v. 13).
Si noti molto attentamente, ma davvero molto attentamente.
“A ciò”, cioè alla richiesta di Mosè, Dio “disse”.
La Bibbia dice che in realtà Dio non rispose alla richiesta di Mosè.
Ma “disse” qualcosa.
Per tutta risposta, Dio “disse”: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE” (v. 14; il maiuscoletto è di TNM).
Qui occorre fare bene attenzione.
Dobbiamo esaminare la frase di Dio nell’originale per comprenderla dovutamente.
אהיה אשר אהיה
ehyèh ashèr ehyèh
sono/sarò [chi] sono/sarò
Secondo questa nota, la locuzione divina sarebbe “l’espressione con cui Dio chiama se stesso”.
In verità, Dio qui non sta chiamando se stesso.
Dio sta invece rispondendo alla domanda di Mosè, ma non per dare il suo nome.
Come tutta risposta a Mosè che vuol sapere il suo nome, Dio dice: “SONO CHI SONO” (traduzione letterale dall’ebraico)… ovvero IO SONO COLUI CHE E'.

PER NON DIMENTICARE – ARRESTI IN KABYLIE NEL 2013

ARRESTATIONS EN KABYLIE LORS DES MARCHES DU MAK : "UNE GRAVE DÉRIVE DU POUVOIR ALGÉRIEN" ESTIME LE CMA
22/04/2013
TIZI-OUZOU (SIWEL)
Dans une déclaration rendue publique, le Congrès mondial amazigh, CMA, estime que l'arrestation de Khaled Zirari à Tizi-Ouzou est une grave dérive de la part du pouvoir algérien.
La déclaration du Congrès Mondial Amazigh souligne notamment que la ratification par l'Algérie de la Déclaration des Nations Unies sur les droits des peuples autochtones »[…]« ne peuvent cacher les pratiques racistes anti-amazighes en Algérie.
Les interdits et la répression contre les organisations politiques démocratiques et la société civile particulièrement en Kabylie, mettent en évidence une politique de mise en quarantaine de cette région. ». Ci-après, la déclaration dans son intégralité
 
Arrestations en Kabylie lors des marches du MAK : "Une grave dérive du pouvoir algérien" estime le CMA
Congrès Mondial Amazigh 
Graves dérives du pouvoir algérien
 
A l’occasion de la célébration du 33ème anniversaire du printemps amazigh, le Congrès Mondial Amazigh (CMA)–Algérie a invité les membres de ses instances dirigeantes (Conseil Fédéral et Bureau Mondial) à une réunion en Kabylie et à participer aux marches populaires prévues le 20 avril 2013. 
Les autorités algériennes ont refusé de délivrer un visa à Fethi Nkhlifa, Président du CMA, de nationalité libyenne, ce qui l’a empêché de se rendre en Algérie. A l’issue de la marche le 20 avril, plusieurs membres du Congrès Mondial Amazigh ont été interpellés par la police. 
A Vgayet, Mustafa Felfoul membre du Conseil Fédéral (CF) et Belkacem Lounes, responsable des relations internationales du CMA, ont été arrêtés à l’issue de la marche, vers 13h et emmenés au commissariat de police de ville où ils ont été interrogés, puis libérés en fin de journée. Mustafa Felfoul a été photographié et ses empreintes digitales enregistrées. 
A Tizi-wezzu, Khalid Zerrari, Vice-président du CMA pour le Maroc et Rabah Issadi, membre du CF-Algérie, ont été également interpellés dès la fin de la marche qui a eu lieu dans cette ville, vers la mi-journée. 
Rabah Issadi a été libéré quelques heures après mais Khalid Zerrari a été gardé au commissariat central de Tizi-wezzu. Il devait être expulsé d’Algérie vers le Maroc immédiatement mais 48 heures après il est toujours détenu par les autorités de police algérienne dans un lieu inconnu et sans possibilité de contact avec lui. Le CMA met en garde le gouvernement contre toute atteinte à l’intégrité physique et morale de Khalid Zerrari. 
Le Congrès Mondial Amazigh dénonce avec force ces graves abus d’autorité et atteintes aux droits et libertés fondamentaux et particulièrement au traitement inique dont a été victime Khalid Zerrari. Rien ne justifie l’arrestation des membres du CMA à Vgayet et à Tizi-Wezzu qui constitue par conséquent un acte totalement arbitraire des autorités algériennes. 
Le CMA réaffirme que ces pratiques d’intimidation autant mesquines que brutales, n’entament en rien sa détermination de poursuivre sans relâche sa tâche de lutte en faveur des droits du peuple amazigh et en particulier la liberté de circulation des Amazighs dans tous les pays de Tamazgha, conformément à l’article 36 de la Déclaration des Nations Unies sur les droits des peuples autochtones, adoptée par l’Algérie. 
A l’attention du gouvernement algérien, le CMA rappelle que ses déclarations de bonnes intentions en matière de respect des droits humains, ne peuvent cacher les pratiques racistes anti-amazighes en Algérie. Les interdits et la répression contre les organisations politiques démocratiques et la société civile particulièrement en Kabylie, mettent en évidence une politique de mise en quarantaine de cette région. 
Le CMA appelle les instances et les organisations internationales des droits de l’homme à agir avec la plus grande fermeté afin que l’Etat algérien respecte enfin ses engagements et obligations internationaux en matière de droits humains et des peuples. 
Tizi-Wezzu, 9/04/2963 – 21/04/2013 
Le Bureau du CMA
 
SIWEL 22 1614 AVR 13
ARRESTI IN KABYLIE A MERCATI MAK: "GRAVE POWER ALGERINO DRIFT" DICE CMA
2013/04/22
Tizi-OUZOU (Siwel) – In una dichiarazione pubblica, il Congresso Mondiale Amazigh, CMA ritiene che l'arresto di Khaled Zirari in Tizi Ouzou-è una grave deriva dal governo algerino. La dichiarazione del Congresso mondiale Amazigh sottolinea che la ratifica da parte dell'Algeria della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni "[…]" non può nascondere le pratiche anti-razziste amazigh in Algeria. Divieti e la repressione contro le organizzazioni politiche democratiche e della società civile, in particolare in Cabilia, evidenziano la politica di quarantena in questa regione. ". Dopo la dichiarazione in piena
Arresti in Cabilia durante MAK passi: "Un grave deriva del governo algerino", dice il CMA
Amazigh Congresso Mondiale
Gravi abusi delle autorità algerine
In occasione della celebrazione del 33 ° anniversario della primavera Amazigh, il Congresso Mondiale Amazigh (CMA) -Algeria invitato i membri della sua direzione (Consiglio federale e World Bureau) in una riunione in Cabilia e partecipare a marce popolari previste 20 Aprile 2013.
Le autorità algerine hanno rifiutato di rilasciare un visto di Fethi Nkhlifa, presidente di CMA, un cittadino libico, che gli ha impedito di fare un viaggio in Algeria. Alla fine della marcia del 20 aprile, alcuni membri del Congresso Mondiale Amazigh sono stati arrestati dalla polizia.
Un membro Vgayet Mustafa Felfoul del Consiglio federale (FC) e Belkacem Lounes, capo della CMA Relazioni Internazionali, sono stati arrestati alla fine della passeggiata, intorno 13h e portato alla stazione di polizia della città dove sono stati interrogati, e rilasciato nel corso della giornata. Mustafa Felfoul è stato fotografato e le impronte digitali registrate.
In Tizi-wezzu Khalid Zerrari, CMA Vice President per il Marocco e Issadi Rabah, membro del CF-Algeria, sono stati anche arrestati al termine della marcia che ha avuto luogo in questa città, a metà giornata.
Rabah Issadi è stato rilasciato poche ore più tardi, ma Khalid Zerrari era tenuto presso la stazione di polizia centrale di Tizi-wezzu. Doveva essere espulsi dall'Algeria al Marocco immediatamente, ma 48 ore dopo è ancora detenuto dalle autorità di polizia algerine in un luogo sconosciuto e senza possibilità di contatto con lui. La CMA ha messo in guardia il governo contro una minaccia per l'integrità fisica e morale di Khalid Zerrari.
Il Congresso mondiale amazigh condanna fermamente questi gravi abusi di autorità e di violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali e il trattamento particolarmente ingiusto subiti da Khalid Zerrari. Nulla giustifica l'arresto di membri della CMA a Vgayet e Tizi-Wezzu che pertanto un atto del tutto arbitrario delle autorità algerine.
La CMA ribadisce che, come piccoli bullismo pratiche brutali, non sminuisce la sua determinazione a proseguire senza sosta il suo compito di lottare per i diritti del popolo Amazigh, in particolare la libertà di movimento del Amazigh in tutti i paesi Tamazgha, in conformità all'articolo 36 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, adottata da Algeria.
Per il governo algerino, CMA ricorda le sue dichiarazioni di buone intenzioni in materia di diritti umani, non possono nascondere le pratiche anti-razziste amazigh in Algeria. Divieti e la repressione contro le organizzazioni politiche democratiche e della società civile, in particolare in Cabilia, evidenziano la politica di quarantena in questa regione.
La CMA chiama organismi e le organizzazioni internazionali dei diritti umani di agire con la massima fermezza in modo che il governo algerino a rispettare i propri impegni e obblighi internazionali in materia di diritti umani e dei popoli.
Tizi-Wezzu, 2963/04/09 – 21/04/2013
L'Ufficio del CMA
Siwel 22 1614 13 aprile

 

 

 

 

2013.03.07 – NICOLA TESLA – LE SUE SCOPERTE VOLUTAMENTE OCCULTATE ALL’UMANITA’

 

Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo cittadino.
In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra.
L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato.
Per mantenere il suo strapotere non esitò ad impiegare ogni mezzo per screditare, annientare economicamente e moralmente l’uomo che costituiva una reale minaccia per i suoi profitti indiscriminati, anche se quello stesso uomo avrebbe potuto rendere il mondo di allora assai migliore e anche per tutte le generazioni a venire.
Quell’uomo è il genio Nikola Tesla, che brevettò invenzioni che hanno comunque cambiato il mondo e morì solo e in miseria in una stanza di albergo. Molte delle sue invenzioni stanno riemergendo e sono in grado di migliorare ulteriormente la tecnologia del nostro tempo.
Nikola Tesla è stato un fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891, nato a Smilijan il 10 Luglio del 1856 e morto a New York il 7 Gennaio del 1943.
E' conosciuto soprattutto per il suo rivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nel campo dell'elettromagnetismo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano la base del moderno sistema elettrico a corrente alternata (CA), compresa la distribuzione elettrica polifase e i motori a corrente alternata, con i quali ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale.
Negli Stati Uniti Tesla fu tra gli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura popolare. D
opo la sua dimostrazione di comunicazione senza fili (radio) nel 1893, e dopo essere stato il vincitore della cosiddetta "guerra delle correnti" insieme a George Westinghouse contro Thomas Alva Edison, fu riconosciuto come uno dei più grandi ingegneri elettrici statunitensi.
Molti dei suoi primi studi si rivelarono anticipatori della moderna ingegneria elettrica e diverse sue invenzioni rappresentarono importanti innovazioni.
Le scoperte di Tesla furono realmente rivoluzionarie per l’epoca e incredibilmente moderne.
Alcune di esse avrebbero, se realizzate, cambiato completamente il volto del mondo garantendo energia pulita e gratuitamente a tutta l’umanità già oltre un secolo fa, risolvendo molti dei problemi ambientali e di accesso alle risorse a cui assistiamo oggi.
In che modo?
Sfruttando l’etere come fonte e veicolo di energia.
Significativo l’episodio descritto dall’articolo tratto dal numero di Maggio-Giugno di Nexus Gold del 2005 firmato da Igor Spajic.
La città di Buffalo, nel nord dello stato di New York negli USA, fu silenziosa testimone di un fatto straordinario nel corso di una settimana durante l'estate del 1931.
Nonostante la depressione economica avesse compromesso la produzione e i commerci, la città nondimeno rimaneva una fucina di attività.
Un giorno, tra le migliaia di veicoli che ne percorrevano le vie, una lussuosa automobile si fermò accanto, al marciapiede presso il semaforo di un incrocio.
Un passante notò come si trattasse di una berlina Pierce-Arrow ultimo modello, coi fari che s'integravano con grazia nei parafanghi nel tipico stile di questa marca.
Quello che caratterizzava l'auto in quella fredda giornata estiva era l'assoluta assenza di emissione di vapore o fumi dal tubo di scarico.
Il passante si avvicinò al guidatore e attraverso il finestrino aperto commentò l'assenza di fumi dallo scarico.
Il guidatore ringraziò il passante per i complimenti sottolineando che era così perché l'automobile "non aveva motore".
Q
uesta dichiarazione non è stravagante o maliziosa come potrebbe sembrare.
C'era una certa verità in essa.
Infatti, la Pierce-Arrow non aveva un motore a combustione interna; aveva invece un motore elettrico.
Se l'autista si fosse preoccupato di completare la sua spiegazione al passante, avrebbe potuto dirgli che il motore elettrico non era alimentato da batterie – ma da nessun tipo di "carburante"!!!
L'autista era Petar Savo, e nonostante stesse guidando quell'auto non era il responsabile delle sue incredibili caratteristiche. Queste erano il lavoro dell'unico passeggero, un uomo che Petar Savo conosceva come uno "zio": non altri che il genio dell'elettricità Nikola Tesla.
Negli anni '90 del 19' secolo Nikola Tesla aveva rivoluzionato il mondo con le sue invenzioni per sfruttare l'elettricità, dandoci il motore elettrico a induzione, la corrente alternata (AC), la radiotelegrafia, il radiocomando a distanza, le lampade a fluorescenza ed altre meraviglie scientifiche.
In realtà fu la corrente alternata polifase di Tesla e non la corrente continua di Thomas Edison ad inaugurare la moderna epoca tecnologica.
Tesla non rimase a dormire sugli allori ma continuò a fare scoperte fondamentali nei campi dell'energia e della materia. Scoprì i raggi cosmici decenni prima di Millikan e fu il primo a sviluppare i raggi-X, il tubo a raggi catodici e altri tipi di valvole.
Comunque, la scoperta potenzialmente più significativa di Nikola Tesla fu che l'energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra ed anche attorno ad essa in una zona atmosferica chiamata cavità di Schumann.
Essa si estende dalla superficie del pianeta fino alla ionosfera, all'altezza di circa 80 chilometri.
Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano, praticamente senza perdite, verso ogni punto del pianeta.
Il sistema di distribuzione dell'energia di Tesla e la sua dedizione alla free energy significavano che con l'appropriato dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell'energia, chiunque nel mondo avrebbe potuto attingere dal suo sistema.
Torneremo più avanti su questo aspetto.
Lo sviluppo di una simile tecnologia rappresentava una minaccia troppo grande per gli enormi interessi di chi produce, distribuisce e vende l'energia elettrica.
La scoperta di Tesla finì con la sospensione dell'appoggio finanziario alle sue ricerche, l'ostracismo da parte della scienza ufficiale e la graduale rimozione del suo nome dai libri di storia.
Dalla posizione di superstar della scienza nel 1895, Tesla nel 1917 era virtualmente un "signor nessuno",, costretto a piccoli esperimenti scientifici in solitudine.
Nei suoi incontri annuali con la stampa in occasione del suo compleanno, una figura sottile nel cappotto aperto di stile anteguerra avrebbe annunciato ai giornalisti le scoperte e gli sviluppi delle sue idee.
Era un triste miscuglio di ego e genio frustrato.
Nel 1931, Nikola Tesla compì 75 anni. In una rara dimostrazione di omaggio da parte dei media, la rivista Time gli dedicò la copertina e un profilo biografico.
L'anziano ingegnere e scienziato appariva emaciato anche se non sofferente, i suoi capelli ancora di un nero lucido e lo stesso sguardo lontano nei suoi occhi di sognatore.
Durante l'estate del 1931, Tesla invitò Savo a Buffalo, nello stato di New York, per mostrargli e collaudare un nuovo tipo di automobile che aveva sviluppato di tasca sua.
Casualmente, Buffalo è vicina alle cascate del Niagara – dove era entrata in funzione nel 1895 la stazione idroelettrica a corrente alternata di Tesla che lo aveva innalzato al culmine della stima da parte della scienza ortodossa.
La Westinghouse Electric e la Pierce-Arrow avevano preparato questa automobile elettrica sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla. (George Westinghouse aveva acquistato da Tesla i brevetti sulla corrente alternata per 15 milioni di dollari all'inizio del 20' secolo.)
La Pierce-Arrow adesso era posseduta e finanziata dalla Studebacker Corporation, e utilizzò questo solido appoggio finanziario per lanciare una serie di innovazioni.
Tra il 1928 e il 1933 l 'azienda automobilistica presentò nuovi modelli con motori ad 8 cilindri in linea e 12 cilindri a V, i futuristici prototipi Silver Arrows, nuovi stili e miglioramenti di tecnica ingegneristica.
La clientela reagì positivamente e le vendite della Pierce-Arrow aumentarono la quota aziendale nel mercato delle auto di lusso, nonostante nel 1930 quest'ultimo fosse in diminuzione.
In una situazione così positiva, progetti "puramente teorici" come l'auto elettrica di Tesla erano all'interno di questa sfera concettuale.
Nella tradizionale mistura di arroganza e ingenuità dell'azienda, niente sembrava impossibile.
Così, per le sperimentazioni era stata selezionata una Pierce-Arrow Eight del 1931, proveniente dall'area di collaudo dell'azienda a Buffalo, nello stato di New York.
Il suo motore a combustione interna era stato rimosso, lasciando intatti la frizione, il cambio e la trasmissione verso l'asse posteriore.
La normale batteria da 12 volt rimase al suo posto, ma alla trasmissione era stato accoppiato un motore elettrico da 80 cavalli.
Tradizionalmente, le auto elettriche montavano motori a corrente continua alimentati da batterie, dato che quella continua è il solo tipo di corrente che le batterie possono fornire.
Si sarebbe potuto utilizzare un convertitore corrente continua/corrente alternata, ma a quei tempi tali dispositivi erano troppo ingombranti per essere montati su un'automobile.
Il crepuscolo delle auto elettriche era già passato da tempo, ma questa Pierce-Arrow non venne dotata di un semplice motore a corrente continua.
Si trattava di un motore elettrico a corrente alternata progettato per raggiungere 1.800 giri al minuto.
Il motore era lungo 102 centimetri con un diametro di 76, senza spazzole e raffreddato ad aria per mezzo di una ventola frontale, e presentava due terminali di alimentazione indirizzati sotto il cruscotto ma lasciati senza collegamento.
Tesla non disse chi costruì il motore elettrico, ma si ritiene che fu una divisione della Westinghouse.
Sul retro dell'automobile era stata fissata un'antenna di 1,83 metri .
Petar Savo raggiunse il suo famoso parente, come quest'ultimo gli aveva chiesto, e a New York salirono assieme su un treno diretto verso il nord dello stato omonimo.
Durante il viaggio l'inventore non commentò la natura dell'esperimento.
Arrivati a Buffalo, si recarono presso un piccolo garage dove trovarono la nuova Pierce-Arrow.
Il Dr. Tesla sollevò il cofano e fece qualche regolazione sul motore elettrico a corrente alternata sistemato al suo interno.
In seguito si recarono a predisporre gli strumenti di Tesla.
Nella camera di un hotel delle vicinanze il genio dell'elettricità si mise a montare il suo dispositivo.
In una valigia a forma di cassetta si era portato dietro 12 valvole termoioniche.
Savo descrisse le valvole “di costruzione curiosa", sebbene in seguito almeno tre di esse siano state identificate come valvole rettificatrici 70L7-GT.
Furono inserite in un dispositivo contenuto in una scatola lunga 61 centimetri , larga 30,5 e alta 15.
Non era più grande di un ricevitore radio ad onde corte.
Al suo interno era predisposto tutto il circuito elettronico comprese le 12 valvole, i cablaggi e le resistenze.
Due terminali da 6 millimetri di diametro e della lunghezza di 7,6 centimetri sembravano essere le connessioni per quelli del motore.
Ritornati all'auto del l'esperimento, misero il contenitore in una posizione predisposta sotto il cruscotto dalla parte del passeggero. Tesla inserì i due collegamenti controllando un voltmetro.
"Ora abbiamo l'energia", dichiarò, porgendo la chiave d'accensione a suo nipote.
Sul cruscotto vi erano ulteriori strumenti che visualizzavano valori che Tesla non spiegò.
Dietro richiesta dello zio, Savo mise in moto.
“Il motore è partito", disse Tesla.
Savo non sentiva alcun rumore.
Nonostante ciò, col pioniere dell'elettricità sul sedile del passeggero, Savo selezionò una marcia, premette sull'acceleratore e portò fuori l'automobile.
Quel giorno Petar Savo guidò questo veicolo senza combustibile per lungo tempo, per circa 80 chilometri attorno a Buffalo, avanti e indietro nella campagna.
Con un tachimetro calibrato a 190 chilometri orari a fondo scala, la Pierce-Arrow venne spinta fino a 145 km/h, e sempre con lo stesso livello di silenziosità del motore.
Mentre percorrevano la campagna Tesla diventava sempre più disteso e fiducioso sulla sua invenzione; cominciò così a confidare a suo nipote alcuni suoi segreti.
Quel dispositivo poteva alimentare le richieste di energia del veicolo per sempre, ma poteva addirittura soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione – e con energia in avanzo.
Pur se riluttante, inizialmente, a spiegarne i principi di funzionamento, Tesla dichiarò che il suo dispositivo era semplicemente un ricevitore per una "misteriosa radiazione, che proviene dall'etere" la quale "era disponibile in quantità illimitata".
Riflettendo, mormorò che "il genere umano dovrebbe essere molto grato per la sua presenza".
Nel corso dei successivi otto giorni Tesla e Savo provarono la Pierce-Arrow in percorsi urbani ed extraurbani, dalle velocità estremamente lente ai 150 chilometri all'ora.
Le prestazioni erano analoghe a quelle di qualunque potente automobile pluricilindrica dell'epoca, compresa la stessa Pierce Eight col motore da 6.000 cc di cilindrata e 125 cavalli di potenza.
Tesla raccontò a Savo che presto il ricevitore di energia sarebbe stato utilizzato per la propulsione di treni, natanti, velivoli e automobili.
Alla fine della sperimentazione, l'inventore e il suo autista consegnarono l'automobile in un luogo segreto, concordato in precedenza – il vecchio granaio di una fattoria a circa 30 chilometri da Buffalo.
Lasciarono l'auto sul posto, ma Tesla si portò dietro il suo dispositivo ricevitore e la chiave d'accensione.
Questo romanzesco aspetto dell'affare continuò.
Petar Savo raccolse delle indiscrezioni secondo le quali una segretaria aveva parlato delle prove segrete ed era stata licenziata.
Ciò spiegherebbe un impreciso resoconto sulle sperimentazioni che apparve su diversi quotidiani.
Quando chiesero a Tesla da dove arrivasse l'energia, data l'evidente assenza di batterie, egli rispose riluttante: "Dall'etere tutto attorno a noi".
Alcuni suggerirono che Tesla fosse pazzo e in qualche modo collegato a forze sinistre e occulte.
Tesla fu incensato.
Rientrò assieme alla sua scatola misteriosa al suo laboratorio di New York.
Terminò così la breve esperienza di Tesla nel mondo dell'automobile.
Questo incidente dell'infrazione nella sicurezza può essere apocrifo, dato che Tesla non disdegnava di utilizzare la pubblicità per promuovere le sue idee ed invenzioni, sebbene quando questi dispositivi mettevano in pericolo lo status quo dell'industria egli aveva ogni buona ragione per essere circospetto nei suoi rapporti.
L’energia dell’etere a cui si riferiva Tesla è una forma di energia che i nostri antenati sembravano già conoscere; possiamo trovarne delle descrizioni simili collegate alla spiritualità e all’essere umano nei testi vedici sanscriti di migliaia di anni fa.
Le intuizioni dello scienziato Nikola Tesla erano decisamente avanzate rispetto al tempo in cui visse.
Le sue invenzioni ed i suoi studi non furono sempre incompresi (o ignorati) perché troppo al di là della media conoscenza delle leggi e dei fenomeni fisici.
A distanza di anni, si vedono i risultati del suo lavoro.
Chi studia Tesla, ammette che riuscì a comprendere nozioni che attualmente si iniziano solo ad intuire.
Ciò che lui realizzò era il frutto di studi avanzati, tant'è che fu appena compreso dai suoi collaboratori.
Forse, per le sue ricerche tanto rivoluzionarie da richiedere un approccio diverso alla fisica, ebbe la necessità di assimilare dalle discipline orientali un nuovo modo di spiegare e comprendere la realtà della natura.
Tesla, certamente per questa motivazione, incluse l'antica terminologia sanscrita nelle sue descrizioni dei fenomeni naturali. Fin dal 1891 delineò l'Universo come un sistema cinetico riempito di energia imbrigliabile in ogni luogo.
I suoi concetti durante gli anni successivi furono enormemente influenzati dagli insegnamenti di Swami Vivekananda, il primo di una serie di Yogi orientali che portarono la filosofia e la religione Vedica in Occidente.
Dopo l'incontro con Swami e dopo aver continuato lo studio della visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo materiale, Tesla iniziò ad usare le parole sanscrite Akasha e Prana, ed il concetto di etere luminifero (portatore di luce) per descrivere la fonte, esistenza e costituzione della materia.
Concetto questo largamente impiegato in passato per spiegare molti fenomeni naturali, ma non si riuscì mai a definire matematicamente l'etere, come tessuto infinito e comune che permea tutto nell'Universo.
Tali concetti propri dei moderni studi fisici sono affrontati nei Veda, una collezione di antichi scritti indiani composti da inni, preghiere, miti, cronache, dissertazioni sulla scienza, la natura ed il mondo reale, risalenti almeno a 5000 anni fa.
La natura della materia, dell'antimateria e le concezioni sulla struttura atomica vengono descritte nei testi Vedici, con grande modernità di spiegazioni e dissertazioni.
Generalmente tutti i timidi tentativi d'interpretazione della natura in testi di culture del passato peccavano di ingenuità concettuale, cosa assolutamente assente nei Veda, scritti in Sanscrito, la cui origine non è stata ancora capita totalmente.
 Studi condotti da linguisti occidentali suggeriscono che tale idioma sia nato sull'Himalaya e nel sud dell'India da migrazioni della cultura Indo-Ariana.
Paramahansa Yogananda ed altri storici, comunque, dissentono, ritenendo non ci siano sufficienti prove in India per sostenere tale tesi.
Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti totalmente sconosciuti agli occidentali e singoli vocaboli richiederebbero interi paragrafi per la traduzione in una lingua occidentale.
Tesla, dunque, utilizzava i termini vedici per cercare una chiave esplicativa delle sue idee sull'elettromagnetismo e la natura dell'Universo.
Ma dove apprese i concetti Vedici e la terminologia Sanscrita?
Molti sostengono attraverso la sua collaborazione con Swami Vivekananda.
Nato a Calcutta, in India nel 1863, Vivekananda fu ispirato dal suo maestro, Ramakrishna, a mostrare all'uomo ogni manifestazione visibile del Divino.
Nel 1893 intraprese un viaggio in Occidente, atteso dal Parliament of Religions tenuto a Chicago.
Durante i tre anni nei quali girò gli Stati Uniti e l'Europa incontrò molti dei più conosciuti scienziati del tempo, inclusi Lord Kelvin e Tesla, il quale, specializzato nel campo dell'elettricità,rimase molto impressionato nell'ascoltare da Swami la sua spiegazione della cosmogonia Samkhya e la teoria dei cicli dati da Hindus.
In particolare per la somiglianza fra la teoria di Samkhya sulla materia e l'energia e quella della moderna conoscenza scientifica.
Fu ad un party in casa dell'attrice Sarah Bernhardt che avvenne il primo incontro fra Tesla e Vivekananda.
In effetti, in una lettera ad un suo amico, datata 13 Febbraio 1896, il maestro annotò quanto segue: "… Mr. Tesla è rimasto catturato sentendo parlare del Vedico Prana, Akasha e il Kalpas, ed in accordo con lui sono convinto che siano le uniche teorie che la scienza moderna potrebbe appoggiare… Mr. Tesla pensa poi di poter dimostrare matematicamente che la forza e la materia siano riducibili ad energia potenziale.
La prossima settimana gli farò visita per vedere questa dimostrazione matematica".
Vivekananda sperava che Tesla riuscisse a dimostrare che ciò che noi chiamiamo materia non è altro che energia potenziale, in quanto questo avrebbe riconciliato gli insegnamenti dei Veda con la scienza moderna.
Swami arrivò alla conclusione che "in questo caso, la cosmologia Vedica sarebbe basata su sicuri fondamenti scientifici".
Ricostruire la teoria dell'Energia cosmica di Tesla è spesso difficile.
I suoi documenti così come i suoi progetti sono stati rubati e ben nascosti, per poi divenire "riservati per motivi di sicurezza nazionale", mentre i suoi 700 brevetti, al cui interno troviamo sporadicamente dei riferimenti, sono stati resi introvabili, come se si fossero dissolti nel vuoto, o nel forzieri delle società degli Illuminati.
In occasione del suo 79° compleanno, nel 1938, cinque anni prima della sua morte, annunciò la più grandi scoperte della sua vita e disse che presto le avrebbe donato a tutto il mondo, non appena avesse completato lo sviluppo degli aspetti più segreti.
Tesla si riferiva alla Teoria Dinamica della Gravità e all'Energia del Cosmo, che era poi la scoperta di una Verità fisica nuova, non c'è energia se non quella che riceviamo dall'ambiente.
Nella sua breve introduzione alla teoria Tesla precisò che si riferiva a molecole ed atomi così come ai più grandi corpi stellari, "… a tutti i corpi presenti nell'universo in ogni fase della loro esistenza dalla formazione all'ultima disintegrazione".
La teoria della relatività spesso si riferisce ad "energia pura" in qualche "forma", ma in realtà l' energia è un "potenziale" astratto che è sempre nel futuro.
Come si può distinguere le forze dell'universo in ciò che è puro o ciò che ha una forma?!
Nei suoi scritti troviamo spesso espressioni poetiche, dall'enfasi di un vero visionario, come quella che descrive la terra come la "stella della nascita umana", e che usando il "fulmine di Giove", ( dio del cielo Indoeuropeo ) l'uomo "annichilisce il tempo e lo spazio", alludendo one all'uso dell'elettro-propulsione ("fulmini"), per viaggiare velocemente e annullare tempo e spazio . Tesla dunque ha delineato la sua Teoria Dinamica della Gravità in una prosa onirica, di straordinaria bellezza.
"L'etere è portatore di luce e riempie ogni spazio, l'etere agisce come forza creativa che dà la vita.
Viaggia in "turbini infinitesimi" ("micro eliche") prossime alla velocità della luce, divenendo materia misurabile.
La sua forza diminuisce e arriva a terminare del tutto, regredendo in materia, secondo una specie di processo di decadimento atomico.
Gli uomini possono dunque imbrigliare questi processi di passaggio dall'energia alla materia, e dunque può catturare materia dall'etere, alterare la grandezza della Terra, controllare le stagioni, guidare la rotta della terra attraverso l'Universo, come una navicella spaziale, e poi causare collisioni di pianeti per produrre nuovi soli e stelle e dunque, calore e luce.
L'uomo può originare e sviluppare la vita infinitamente."
Tesla si riferiva ad un' energia illimitata, catturata dall'ambiente che ci circonda, e la sua scoperta viene da un'altra ben più grande, quale la possibilità di convertire l'energia ad una forza più forte – mediante l'elettropulsione, che viene usata per controllare la forza di gravità più debole.
Ma cos'è l'etere di Tesla?
Non era né etere "solido" di Maxwell e Hertz, né quello gassoso di Lorentz.
L'etere di Tesla consiste in "cariche immerse in un fluido isolante" che riempie ogni spazio.
Le sue proprietà variarono a seconda del suo movimento relativo e dalla presenza di massa e di un ambiente elettrico o magnetico: l'etere di Tesla veniva irrigidito variando rapidamente forze elettrostatiche, e viene coinvolto così in effetti gravitazionali.
"La terra è – come ha spiegato Tesla, una palla di metallo caricata che si muove attraverso spazio" e che crea un'enorme quantità di energia variando rapidamente forze elettrostatiche, che diminuiscono di intensità".
Lui illustra come i moti meccanici sono prodotti da una forza elettrostatica diversa che agisce attraverso un mezzo gassoso, che è eccitata dai cambi rapidi di potenziale elettrostatico.
Se si presume che enormi stress elettrostatici agiscano, attraverso questo mezzo, variando rapidamente di intensità, si potrebbe muovere un corpo attraverso di lui.
 L'etere è normalmente neutrale elettricamente, e penetra ogni materia solida.
"L'energia" non esiste in forma fisica, ma è "il potenziale di lavoro" è "tempo" che è una misurazione arbitraria della percentuale di moto della materia che attraversa lo spazio pieno di etere.
Tutti gli eventi accadono nel presente, ed il "passato" e "futuro" sono soltanto metafore.
Questa energia gratis che è illimitata è universalmente lavoro potenziale, creato dal moto perpetuo della materia e dal cambio perpetuo di forze più forti e più deboli attraverso le quale viene mantenuto l'equilibrio dell'universo.
Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il "vento dell'etere" e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all'interno della massa ed del vento dell'etere. Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all'interno dell'etere e lo accumula all'interno del campo elettrico di terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all'interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell'etere è la "gravità".
Il Governo Segreto ha finora controllato la tecnologia di elettropulsione per difendere gli interessi dei monopolisti internazionali.
Le navi ad elettropulsione sono nascosti attraverso "effetti speciali", e la disseminazione di false origini "aliene", attraverso i gruppi di "UFOlogia" condotti da agenti segreti del governo.
L'accesso alla verità consentirà la creazione della free energy che ci porterà alla conquista dell'indipendenza e alla sopravvivenza, e nonostante la confusione delle grandi bugie, e l'abuso giudiziale e socio-economico dallo stato sociale, noi possiamo riportare alla luce la scienza e la tecnologia vera.
Ed è per lo stesso motivo che non verrà mai rivelato al mondo il segreto contenuto nella grande piramide, ovvero la torre djed (o zed) che altro non è se non una antichissima “Torre di Tesla”, ovvero quello strumento in grado di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti propagando in tutto il pianeta l’energia così ricavata. Sostanzialmente la centrale energetica di tutto l’impero di Atlantide.
 
Da sinistra a destra: posizione dello zed all’interno della grande piramide, rappresentazione pittorica della torre zed (torre di Tesla), torre/bobina di Tesla che fornisce energia alla “Lampada di Dendera”

Anche Tesla cercò di costruire un simile apparecchio: La Wardenclyffe Tower (1901-1917), anche conosciuta come la Torre di Tesla, era una delle prime torri aeree senza fili intesa a dimostrare l’abilità di ricevere e inviare informazioni e potenza senza fili comunicanti.
L’apparato del nucleo non fu mai completamente operativo e non fu completato a causa di problemi economici.
La torre fu chiamata così dopo che fu acquistata da James S. Warden, un avvocato e banchiere dell’ovest che comprò possedimenti in Shoreham, Long Island, circa 60 miglia da Manhattan.
Qui costruì una comunità di ritrovo conosciuta come Wardenclyffe-On-Sound.
Warden credeva che con la messa in funzione del sistema mondiale di Tesla sarebbe nata nell’area una “città della radio”, e offrì a Tesla 200 acri (81 ettari) di terra vicino alla ferrovia su cui costruire la torre per telecomunicazioni senza fili e le attrezzature del laboratorio.
L'edificio di mattoni di 94 per 94 piedi fu progettato dall'architetto Sanford White.
La torre fu completata nel 1904 ma il trasmettitore non fu mai completamente finito a causa di problemi economici.
Mentre lavorava per sviluppare una spiegazione per i due effetti osservati, menzionati sopra, Tesla comprese che l’energia elettrica poteva essere inviata fuori nello spazio e poteva essere scoperta da uno strumento ricevente nella vicinanza generale della fonte, senza il bisogno di alcun filo comunicante.
Lui sviluppò due teorie riferite a queste osservazioni, in base alle quali:
1. Usando due fonti di primo tipo, posizionate in punti distanti della superficie della terra, è possibile incitare un flusso di corrente elettrica tra loro.
2. Incorporando una porzione della terra, come parte di un potente oscillatore di secondo tipo, il disturbo può essere impresso sulla terra e può essere rilevato "a grande distanza o anche su tutta la superficie del globo.”
Tesla suppose, inoltre, che la Terra è un corpo carico vagante nello spazio.
Grande importanza avrebbe, prima di tutto, stabilire cosa è la capacità della terra?
e che carica contiene, se è elettrificata?
Sebbene noi non abbiamo nessuna evidenza positiva di un corpo carico che esista nello spazio, senza altri corpi di carica opposta che sono vicini, esiste la probabilità che la terra sia un tale corpo, per quale che fu il processo di separazione da altri corpi – e questa è la visione accettata della sua origine – ha dovuto trattenere una carica, come accade in tutti i processi di separazione meccanica.
Tesla era familiare con dimostrazioni che comprendevano la carica di bottiglia di Leida e sfere di metallo isolate con macchine di influenza elettrostatiche.
Portando questi elementi molto vicini e facendoli toccare direttamente, per poi separarli, la carica può essere manipolata.
Lui aveva certamente questo in mente, nella creazione della sua immagine mentale, non potendo sapere che il modello dell'origine della Terra era impreciso.
Il modello, al momento, accettato di origine planetaria è quello dell'accrescimento e collisione.
«Se fosse un corpo carico isolato nello spazio, la sua capacità dovrebbe essere estremamente piccola, meno di un millesimo di farad.»
Noi, ora, sappiamo che la terra è un corpo carico, in seguito a processi -almeno in parte- relativi all'interazione tra il fascio continuo di particelle cariche chiamate vento solare, che fuoriesce dal centro del nostro sistema solare e la magnetosfera della Terra.
E noi sappiamo anche che la stima della capacità di Tesla era corretta: la capacità della Terra è di circa 710 μF.
"Ma gli strati superiori dell'aria sono conducenti e così, forse, lo è il mezzo nello spazio libero oltre l'atmosfera e possono contenere una carica opposta.
Così la capacità dovrebbe essere incomparabilmente più grande."
Noi sappiamo, ora, che uno degli strati superiori dell'atmosfera della Terra, la ionosfera è conducente.
"In ogni caso è della più grande importanza avere un'idea di quanta elettricità la Terra contenga."
Un'altra cosa, di cui noi ora siamo consapevoli è che la Terra possiede una carica negativa esistente in natura riguardo alla regione che conduce dell'atmosfera, che comincia ad un'altezza di circa 50 km.
La differenza potenziale tra la terra e questa regione è sull'ordine di 400 000 volt.
Vicino alla superficie della terra c'è una campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m.
Tesla si riferì a questa carica come il "niveau elettrico" o livello elettrico.
"è difficile dire se noi mai acquisiremo questa conoscenza necessaria, ma c'è da sperare di sì, ed ovvero, per mezzo della risonanza elettrica.
Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell'umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata…"
Più di diecimila anni fa i nostri antichi padri, durante l’età dell’oro erano già in possesso delle conoscenze necessarie per farlo…
Il perché oggi non si sia arrivati ad usare sistemi che "sfruttino" le free energy può essere inquadrato in due modi: uno scientifico-accademico e l'altro economico.
Il primo tirerebbe in ballo innumerevoli principi fisici (in testa quello di conservazione dell'energia) che "matematicamente" escluderebbero la possibilità dell'esistenza di fonti di energia infinite e utilizzabili. Il secondo, vedrebbe entrare in campo un principio, forse non scritto, che vale nell'Economia: un prodotto, o un servizio, è sfruttabile quando è monopolizzabile ed esauribile.
In altre parole, se esiste un prodotto, o un servizio, che non fa guadagnare nessuno non potrà mai essere messo a disposizione di qualsiasi utente.
A monte di tutto: "Qualcuno deve guadagnare".
Le energie libere, quindi, per definizione non sarebbero commercializzabili: nessuno potrebbe vendere energia prodotta gratis o infinita poiché ognuno sarebbe indipendente e non avrebbe necessità di soggiacere alle leggi dell'economia mondiale.
 Se Tesla (o chi ne ha carpito e sfruttato le scoperte) avesse individuato il modo di generare infinita energia, per le motivazioni appena descritte, è normale che oggi non se ne sappia nulla e che ufficialmente non se ne parli.
Lo stato attuale dell'economia è fondato proprio sulla necessità di un monopolizzatore che guadagna e un utente finale che spenda.
La banalità di questo concetto è tale che purtroppo tutti ne sono consapevoli e ne intuiscono le probabili conseguenze.
Le free energies annienterebbero i vari monopoli, non essendo più indispensabili lo sfruttamento delle fonti di energia naturali né il denaro utile al loro possesso da parte di pochi.
Purtroppo per gli "scienziati ufficiali", il concetto delle free energies, e il conseguente eventuale loro impiego, non è assolutamente in contrasto con alcuna legge fisica.
Forse non a caso Tesla non accettava completamente le teorie di Einstein: la Relatività, non esclude la possibilità di energia infinita praticamente gratis, ma la rende inutilizzabile poiché incontrollabile (la nota equazione E=mc2 di fatto conduce a conclusioni del genere).
Tesla forse intuì, grazie allo studio delle concezioni scientifiche Vediche, che l'energia libera è uno stato della materia, piuttosto che un risultato di una sua manipolazione.
Compatibilmente con Einstein, comunque, era sicuro che la materia fosse energia.
Qual è allora la differenza fra il modo di vedere la natura in Occidente e quello in Oriente?
I Veda contengono tutte quelle concezioni e quel vasto corredo di termini scientifico-filosofici che Tesla studiò e con i quali descrisse la natura così come lui la vedeva, realizzando i progetti tecnologici che da ciò scaturirono.
Inoltre contengono le cronache e le descrizioni di eventi storici avvenuti più di 5000 anni fa in India e personaggi e mezzi che vi presero parte.
I velivoli descritti in battaglie e scontri epocali sono i Vimana, macchine volanti con una tecnologia avanzatissima per l'epoca storica a noi nota e rivoluzionaria per la nostra civiltà, in quanto messaggio cifrato di conoscenze tramandate da millenni.
La commistione percepibile nei testi Vedici fra filosofia e scienza, mondo spirituale e mondo fisico, con termini (fra i quali quelli acquisiti da Tesla) comuni all'uno o all'altro campo, fa intuire che vi fosse una mentalità all'epoca degli eventi descritti (non più considerabili, a questo punto, come mitici) completamente diversa e in sintonia con la Natura.
Ne è esempio il concetto orientale dei Chakra (vortici di energia) sul corpo umano, portali energetici (amplificatori) fisici e psichici, del tutto simili alle descrizioni dei sistemi di propulsione adottati dai Vimana.
 
Disegno di Shakuna Vimana
 
Vortici di materia (mercurio) incendiati con il fuoco (energia), che genererebbero una sorta di lenti amplificatrici di energia, in grado di far sostentare nell'aria questi ordigni, fanno intuire, come allora in India non vi fossero differenze fra mondo spirituale e fisico.
Se guardiamo, invece, alla storia dell'Occidente, tale dicotomia è presente da sempre.
Che Tesla avesse trovato nei termini Vedici totale correttezza descrittiva delle sue teorie, fa capire che avesse immaginato ciò che, oggi, predicano i fautori della free energy.
Il mondo materiale e spirituale sottostanno ad uguali leggi che governano anche il microcosmo ed il macrocosmo.
Questi sistemi di propulsione del tutto innovativi potrebbero essere stati applicati nell’ambito della ricerca e progettazione aeronautica nazista, proseguita dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti.
In questi ultimi anni vi è un'espandersi del fenomeno ufologico, da una parte all'altra del globo, che non pare abbia precedenti statistici.
E' pur vero che l'aumento degli avvistamenti è oggi più evidente grazie (o a causa) dalla rete web, che mette in grande risalto filmati (veri o fasulli), da siti, blog e forum nati ad hoc, ma tutto questo induce comunque ad una constatazione in relazione agli UFO: non conosciamo tutta la verità.
Una verità che potrebbe essere taciuta soprattutto dal settore della ricerca e tecnologia militare, all'interno della quale potrebbe essere finalmente spiegata l'origine degli oggetti volanti non identificati.
Per l'appunto, si ipotizza la disponibilità da parte dei militari di una tecnologia segreta, tutta terrestre, con la quale si è riusciti a costruire velivoli le cui fattezze sono del tutto simili agli oggetti che da decenni volerebbero sulle nostre teste.
Tesla scrisse: "come affermato in una precedente occasione, quando fui studente all’Università, io concepii una macchina volante, abbastanza diversa da quelle presenti.
Il principio sottostante era solido, ma non poté essere messo in pratica perché volli un movente primario di sufficientemente grande attività.
Negli anni recenti, ho risolto questo problema e sto ora pianificando una macchina aerea “priva di piani di sostentamento, alettoni, propellenti ed altri attacchi esterni, che saranno capaci di immense velocità e saranno molto probabilmente in grado di fornire potenti argomenti per la pace nel prossimo futuro."
Nikola Tesla scrisse questo ad un manager della Westinghouse Electric Company nel 1912.
"Non dovrete sorprendervi affatto se un giorno mi vedrete volare da New York a Colorado Springs in un apparecchio che somiglierà ad un fornello a gas e peserà tanto uguale e, se necessario, sarà in grado di entrare e partire attraverso una finestra".
In realtà, il “fornello volante” di Tesla usava un sistema di elettropropulsione, che doveva essere alimentato da alimentatori esterni e dal sistema wireless di trasmissione dell'energia o con un generatore di potenza interno al mezzo.
In un articolo del 1911 su The Sun Tesla descrive la sua macchina volante: "Il Dr. Nikola Tesla la notte scorsa si poggiò comodamente alla sua poltrona a Waldorf, e parlò con calma di aeromobili senza ali, propellenti o altri meccanismi degli aeroplani ora familiari che si muovevano nello spazio a incredibili velocità, o più lentamente portando pesanti carichi, e in ogni caso sempre con sicurezza, come il più prosaico dei veicoli a ruote".
“L'applicazione di questo principio darà al mondo una macchina volante diversa da qualsiasi cosa sia mai stata esistita in precedenza.
Non avrà ali, reattori o strumenti del genere usato fino adesso.
Sarà piccola e compatta, straordinariamente veloce e, soprattutto, perfettamente sicura nella più grande tempesta.
Può essere costruita di qualsiasi misura e portare qualsiasi peso si desideri”.
Chi abbia familiarità con i principi operativi del cosiddetto "aeroplano convenzionale" comprende che la macchina volante di Nikola Tesla descritta in questi passi del 1911 deve essere un veicolo con "anti-gravità" quindi un vero "disco volante".
Ipotesi di macchina volante immaginata da Tesla
Molto simili per descrizione e funzionamento agli Haunebu disegnati dai nazisti.
Secondo voci mai confermate, le SS E-IV (Entwicklungsstelle 4), le occulte SS del Sole Nero (Schutze Sonne) sotto la guida del Reichsfuhrer SS Hans Kammler, sviluppando i progetti della JFM produssero un motore magnetico che gestiva la gravità come spinta propulsiva. Nel 1939 venne prodotta la RFZ-5 e le prove vennero effettuate nello stabilimento segreto Vril Arado di Brandeburg.
Dallo sviluppo della RFZ sarebbe nato l'Haunebu I, di 24 metri di diametro, con motore Thule Tachyonator il cui prototipo volò ad una velocità di 4.800 Km/h con possibilità di evoluzione fino a 17.000 Km/h.
Per resistere alle incredibili temperature prodotte dalle altissime velocità che tali mezzi permettevano, le SS E-IV fecero sviluppare uno speciale materiale resistente al calore, denominato Victalen.
Il prototipo successivo, l'Haunebu II del diametro di circa 30 metri, poteva volare da 6.000 Km/h fino ai teorici 21.000 Km/h. L'autonomia era sempre limitata a pochi minuti di volo.
L'Haunebu III avrebbe avuto un diametro di 70 metri e una velocità di 7.000 Km/h fino ad una possibilità teorica di 40.000 Km/h.
L'ultima, Haunebu IV del diametro di 120 metri, con autonomia superiore alle 20 ore, in grado addirittura di viaggiare nello spazio, sarebbe rimasta solo un progetto sulla carta.
I nazisti avrebbero voluto utilizzare questi strumenti come armi, per vincere la guerra.
Tesla aveva obiettivi più nobili, fornire all’umanità la possibilità di usufruire di energia pressoché illimitata e soprattutto in forma libera, gratuitamente, così come era durante l’età dell’oro.
Nessuno riuscì nel suo intento.
Probabilmente oggi per sapere che fine hanno fatto questi progetti bisognerebbe chiedere ai servizi americani, detentori delle conoscenze tecnologiche raggiunte dai tedeschi in virtù della nota operazione Paperclip.

ANCHE IL REGNO DELLE DUE SICILIE E’ INVASO


di Antonio Pocobello (tratto da: clicca qui)

BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE
La storia della formazione dello Stato italiano è stata cosí mistificata che non è facile fornire un quadro abbastanza fedele di tutti gli avvenimenti che portarono all‘unità.
Dal 1860 in poi è stato eretto dal potere italiano un muro di silenzio sia attorno alle vere cause che questa unità hanno originata sia attorno alla resistenza del popolo duosiciliano contro l’occupazione piemontese (il cosiddetto brigantaggio), molti importanti documenti della quale sono stati fatti sparire o tenuti nascosti. 
Ancora oggi è impossibile consultare la documentazione archiviata; al suo posto è stata inventata quella ignobile oleografia che con felice espressione Gramsci definí "la biografia nazionale"
Nel 1130, notte di Natale, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancí a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. 
Tutto il Sud fu unificato come nazione indipendente con capitale Palermo. 
Quel 25 dicembre è una data simbolica: Ruggero II si presentava come il redentore di tutte le popolazioni del Sud della penisola dagli Arabi, dai Bizantini e dai Longobardi e nello stesso tempo annunciava al mondo la nascita di un regno cristiano. 
Questa unità durò piú di 700 anni fino al 1860, quando, a causa dell’invasione piemontese, le popolazioni duosiciliane perdettero la propria identità nazionale con la forzata unione con gli altri popoli della penisola.
Il governo normanno durò fino al 1194. 
Poi vi fu quello degli Svevi, il cui piú illustre rappresentante fu Federico II. 
Con l‘avvento degli Angioini nel 1266 la capitale del Regno di Sicilia fu portata a Napoli. 
A seguito dei "vespri siciliani" del 1282 la Sicilia fu occupata dagli Aragonesi e divenne Regno di Trinacria. 
Nel 1443 gli Angioini dovettero cedere agli Aragonesi anche la parte continentale del Regno: le Due Sicilie furono riunite con Alfonso il Magnanimo (Regnum utriusque Siciliae). 
Nel 1503 il Regno fu incorporato dalla Spagna, come vicereame autonomo; cosí come avvenne nel breve periodo austriaco, che va dal 1707 al 1734, anno in cui tutta la Nazione diventò nuovamente indipendente con i Borbone.
In questa breve sintesi tralasceremo i pur importanti avvenimenti del periodo relativo ai primi Borbone: Carlo, Ferdinando I e Francesco I.
Ricordiamo comunque che nel 1815 Ferdinando I unificò il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia in un unico stato che fu chiamato Regno delle Due Sicilie. 
Fondamentali per la vera ricostruzione storica dell’unità d’Italia sono il periodo di regno di Ferdinando II, e quello del giovane Francesco II.
Sui Borbone sono stati raccontati moltissimi aneddoti, per lo piú tendenti solo a denigrarli allo scopo di ingannare l’opinione pubblica e di giustificare l’aggressione al Regno delle Due Sicilie. 
Indubbiamente la nazione duosiciliana, contrariamente a quello che ancora oggi si continua a leggere nei libri di storia, acquistata nuovamente la sua indipendenza, ebbe con i Borbone il suo periodo piú splendido e piú significativo. 
Eppure la storia è stata a tal punto mistificata che ancora oggi "borbonico" è sinonimo di inefficienza e di retrivo. 
Molti scrittori, inoltre, hanno raffigurato la situazione dei Territori Duosiciliani "dopo" che vi era stata la devastazione piemontese, attribuendo all’amministrazione borbonica le pessime condizioni sociali ed economiche in cui erano state ridotte le Due Sicilie a causa dell’aggressione savoiarda.
Il fatto piú spregevole è che tali menzogne, pervicacemente avallate da uno Stato che si definisce "italiano", cioè di tutti i popoli della penisola, sono insegnate come storia ufficiale ai nostri figli, i quali si formano in un culto che, non solo non è il nostro, ma che è stato creato proprio contro di noi Duosiciliani. 
Ma la storia, come si vedrà in seguito, è soprattutto narrazione di avvenimenti, che nella loro materiale concretezza non possono essere piú di tanto mistificati o nascosti.


Ma la storia non si smentisce con i falsi miti e il sud è un mito negativo tutto italiano… VEDI

Come al solito, la vera storia rivela scenari e realtà completamente diverse da quanto ci viene raccontato e ci viene fatto studiare dallo stato italiano.
Un sentito ringraziamento al Sig. Antonio Pocobello per averci trasmesso queste verità storiche e alle quali dedichiamo volentieri e doverosamente tutto lo spazio necessario.
Speriamo così che avvenga il "risveglio della coscienza" almeno in quegli onesti cittadini "ancora italiani" che speriamo siano scossi dall'imbarazzo di conoscere il vero volto di uno stato barbaro, cruento e ancor oggi manifestatamente inefficente e oppressivo.
Il MLNV sperando di riuscire presto nella sua "battaglia" di riconoscimento alle Nazioni Unite, spera proprio di creare i presupposti per il ripristino della legalità su tutti i territori di Popoli Liberi conquistati militarmente e con un'efferatezza tale da auspicare per lo stato italiano il deferimento ad una Corte di Giustizia Internazionale per crimini contro l'umanità.
Auspichiamo così la nascita di un Movimento di Liberazione Nazionale anche del Popolo Duosiciliano… siamo certi che l'unità d'intenti fra i nostri rispettivi Popoli potrebbe essere maggiore di quella imposta dall'infame stato italiano.
Sergio Bortotto Presidente del MLNV
1012637_371569006279391_889843496_n

2013.02.20 – BEPPE GRILLO E IL MOVIMENTO CINQUE STELLE – LA RIVOLUZIONE CONTROLLATA?


20.02.2013 A MILANO:
GRILLO A MILANO "e' finita un'epoca".
 
ARRENDETEVI… SIETE CIRCONDATI!!!
  [includeme src=http://www.youtube.com/embed/yBHv2UPwvBI frameborder=0 width=400 height=400]
  ecco… chi c'è dietro Beppe Grillo, LA GENTE!!!
"Da lunedì l'Italia avrà una nuova opposizione in Parlamento.
E c'è chi giura che addirittura potrebbe anche non essere tale."
 

BEPPE GRILLO E IL IL MOVIMENTO 5 STELLE – CASALEGGIO E IL NUOVO ORDINE MONDIALE GAIA
 
[includeme src=http://www.youtube.com/embed/JodFiwBlsYs frameborder=0 width=400 height=400]
 

IL GOVERNO VENETO PROVVISORIO


Atteso che il principio di legalità è applicabile al diritto di autodeterminazione per il Popolo Veneto, tale diritto concreta il potere per il Popolo Veneto di esercitarlo nelle forme e nei modi contemplati.
Il MLNV, pertanto, al fine di dar seguito ai propri doveri assunti nei confronti della Serenissima Patria, attenendosi con rigorosa conformità alle norme del diritto internazionale, ha costituito il Governo Veneto Provvisorio ai sensi e per gli effetti dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977. (vedi atto costitutivo del GVP)
LA LEGITTIMAZIONE DEL GVP E DEL SUO APPARATO ISTITUZIONALE
La legittimazione della struttura e organizzazione denominata GVP e di cui si dota il Movimento di Liberazione Nazionale è data dal diritto di autodeterminazione riconosciuto al Popolo Veneto dalle stesse norme del diritto internazionale.
Il GVP non agisce pertanto sulla base del consenso popolare ma trae legittimità dal riconosciuto diritto di autodeterminazione che ha il Popolo Veneto.

L’OGVP riconosce al GVP personalità giuridica quale soggetto titolare del diritto all’esercizio della capacità giuridica in nome e per conto del Popolo Veneto.

Al GVP è riconosciuta l’effettuale idoneità a rappresentare i diritti del Popolo Veneto ma non di trarne privilegi e benefici.

Su di esso grava la responsabilità in ordine ai doveri derivanti dalle proprie funzioni rispetto al Popolo Veneto e al suo diritto di autodeterminarsi.

 

IL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL POPOLO VENETO (MLNV)


Il giorno 29 settembre 2009 in Villorba (Tv) un gruppo di Cittadini del Popolo Veneto, convenuti in riunione straordinaria, hanno unanimemente deciso di costituirsi in Movimento di Liberazione Nazionale ai sensi e per gli effetti delle norme del Diritto Internazionale e con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista del Diritto Internazionale, (vedi il documento).

L’OGVP riconosce il MLNV come soggetto di diritto internazionale qualificato e legittimato dal diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto.
L’OGVP riconosce il MLNV a motivo dei suoi scopi, ovvero:
– liberare il Popolo Veneto dall'occupazione straniera italiana;
– liberare il Popolo Veneto dalla dominazione coloniale italiana;
– liberare il Popolo Veneto dal regime razzista italiano.

I PRESUPPOSTI GIURIDICI DI COSTITUZIONE DEL MLNV
Preliminarmente preme rilevare come nel mondo giuridico vi siano per ogni singola fattispecie due tipi di valutazione, ovvero in fatto e in diritto (de jure e de facto).
Si è deciso di costituire il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto, nel mese di settembre del 2009, semplicemente perché nel caso specifico della Repubblica Veneta ne ricorrevano tutti i presupposti, sia in fatto che in diritto, previsti e contemplati dalle norme del Diritto Internazionale.
Infatti, gli scopi per i quali vengono generalmente riconosciuti i Movimenti di Liberazione Nazionale sono: la lotta per liberarsi
dalla dominazione coloniale, da un regime razzista o da un’occupazione straniera.
E’ fin troppo evidente, indubitabile e incontrovertibile, come nella Repubblica Veneta tutte queste tre condizioni sussistano palesemente e senza alcuna ombra di dubbio.
La Repubblica Veneta, infatti, è di fatto oppressa dalla dominazione coloniale dello stato straniero italiano a far data dal 1866: è inconfutabile e sotto gli occhi del mondo intero come lo stato straniero occupante italiano, oltre ad aver imposto sul Territorio della Repubblica Veneta – anche con la repressione militare e quei suoi artifizi truffaldini che da sempre lo contraddistinguono – la sua amministrazione, le sue istituzioni, le sue forze armate e le sue svariate e variegate forze di polizia; oltre a sfruttare tuttora tutte le risorse possibili – anche umane, finanziarie, fiscali, economiche, patrimoniali, paesaggistiche, etc. – della Repubblica Veneta, abbia addirittura imposto un modello culturale, di mentalità, di usi e costumi completamente estraneo e alieno a quello proprio della Veneta Serenissima, nonché un modello linguistico straniero, imponendo il romanesco attraverso lo strumento mediatico radio-televisivo di stato con i suoi strumenti subdoli di propaganda (programmi contenitore/spazzatura, fictions televisive, etc).
Lo stato straniero occupante italiano si è spinto al punto di fissare una delle sue ricorrenze al giorno 25 aprile (giorno dedicato a San Marco), con il solo e unico scopo di soffocare, annullare e cancellare quella che per la Repubblica Veneta, il Popolo Veneto, e la sua Capitale, Venezia, è stata nei millenni la Ricorrenza Nazionale più sentita, partecipata e più importante: il giorno dedicato al Santo Patrono cui la stessa Repubblica Veneta era da sempre votata con totale devozione, San Marco Evangelista.
Lo stato straniero occupante italiano si è premurato di censurare, occultare e cancellare da tutti i testi di storia, compresi quelli imposti per le scuole di ogni ordine e grado, tutta la storiografia Veneta e quella dedicata alla Serenissima Repubblica Veneta.
Con una censura senza pari, lo stato straniero occupante italiano è riuscito ad occultare a tutti gli studenti Veneti gli oltre 1.500 anni di vita, di storia e di gloria della Repubblica Veneta.
Vi sono addirittura testi universitari di Diritto Internazionale pubblico, di autori, docenti, e giuristi stranieri italiani, che pur dissertando sulla genesi dei vari stati europei e mondiali nel corso dei secoli, evitano con cura di menzionare la Veneta Serenissima Repubblica.
Lo stato straniero occupante italiano si è poi da sempre rivelato un regime razzista, soprattutto e proprio nei confronti del Popolo Veneto, basti solo pensare a come sono stati e sono a tutt’oggi discriminati, calpestati e banditi tutti i Veneti dai pubblici concorsi
Il percorso della costituzione del Movimento di Liberazione Nazionale trova, sotto il profilo giuridico, la sua ragione di esistere nello stesso tessuto normativo del Diritto Internazionale
dott. Paolo Gallina – Vice Presidente del MLNV

 

IL POPOLO VENETO


Il “Popolo Veneto” esiste e si identifica come comunità di “Genti Venete” accomunate dalla specificità della propria cultura e tradizioni storiche sviluppatesi in un’unità di pluralità di persone libere e sovrane sulle proprie terre d’origine.

Il Popolo Veneto ha diritto di identificarsi in quanto tale escludendo qualsiasi vincolo di patrimonio genetico attribuibile a specifici tratti razziali.

Il Popolo Veneto ha diritto di affermarsi come Nazione.