ATTUALITA

2013.06.12 – SCUSATE SE E’ POCO … MA C’E’ ANCHE IL DIRITTO DI INDIGNARSI!!!

Mi sono giunte in e-mail alcune foto scattate qui al Parco Commerciale di Villorba dove lavoro.

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Probabilmente è anche una critica al mio operato, che sarà stato ritenuto troppo "indulgente" nei confronti del miei ex colleghi che parcheggiano l'auto di servizio sul posto dei disabili.
A onor del vero ricordo di averli visti, ma erano impegnati nel controllo del nominativo di due persone poco distante e probabilmente avranno poi deciso di prendere un caffè.
Durante il controllo che stavano operando, la pattuglia non mi è risultata essere delle volanti della questura trevigiana, ma del reparto prevenzione crimine, probabilmente in aggregazione sul territorio.
A scanso di ogni ulteriore equivoco, considerato l'equipaggiamento del veicolo di servizio e il cartello posizionato proprio davanti alla volante i poliziotti protrebbero aver preferito lasciare l'auto momentaneamente in una posizione ben ripresa dalle telecamere.
Per il resto… che dire.
Dovremmo aspettarci ritorsioni come successo a Milano ???
Normalmente sul parabrezza degli indisciplinati viene posto un foglietto come quello riportato qui sotto.
 
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2013.06.12 – MA QUESTA ITALIA NON SI VERGOGNA MAI ???

FATE GIRARE!! E' URGENTE!!944715_183365645160943_146864422_n (1)

“Amici miei ieri sono stato male e ho passato una notte molto pesante, solo poco fa sono riuscito con l'aiuto del mio badante ad alzarmi, vi devo comunicare un altra gravissima disgrazia che mi sta succedendo e che mi porterà a un morte veloce ….

La ASL di Carbonia e Iglesias ancora non mi ha portato le medicine e gli integratori del mese di giugno, quindi sono scoperto.

Se potete arrivare a informare il Presidente della Regione o il Ministro della Difesa in modo che intervengano nei confronti del direttore della Asl al fine che faccia il suo dovere nei miei confronti e mi diano i farmaci e gli integratori, vi sarei grato.

Questo mio appello disperato riveste carattere di estrema urgenza.

Ne vale la mia vita.

Grazie con amore cristiano.
MARCO DIANA
Notiziario 360

 

2013.06.12 – IL MINISTRO STRANIERO ITALIANO KYENGE ARRIVA A SIRENE SPIEGATE… I PASSANTI CONTESTANO LA SCORTA: “VERGONA”!

Tratto d aun articolo online de LA REPUBBLICA MILANO.IT (clicca qui)
 
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Il titolare dell'Integrazione era arrivata al quartiere milanese di Niguarda e le tre auto della scorta avevano percorso anche un tratto di strada contromano. Il carosello con sirene e palette non è piaciuto ai residenti
Il ministro Kyenge a Milano
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Kyenge: ''Stringo la mano a chiunque, anche a Borghezio''
TAG cecile kyenge La scorta è spesso vissuta dai cittadini come uno dei simboli dell'arroganza dei potenti. 
E proprio per la scorta sono finiti in molti nel mirino. 
Un destino che adesso coinvolge anche il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge. 
Il suo arrivo a un evento a Milano, preceduta da un'auto a sirene spiegate e paletta fuori dal finestrino – con tanto di tratto di strada in contromano – è stato salutato dai fischi dei passanti, dalle critiche del popolo del web e da nuove invettive della Lega.
L'auto del ministro arriva contromano
Ore 10: quartiere Niguarda, periferia della città, lo stesso in cui tre passanti furono uccisi a picconate dal ghanese Kabobo.
A Villa Clerici sta per iniziare un convegno in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il ministro Kyenge è invitato.
Le sirene si sentono da lontano. 
Tre auto arrivano a velocità sostenuta. 
Ad aprire il corteo è una vettura dei finanzieri, con la paletta agitata fuori dal finestrino. 
Percorrono alcune decine di metri della stretta via Terruggia – dove si trova il luogo dell'appuntamento – in contromano. 
E si lasciano dietro alcuni residenti della zona, passanti e avventori del vicino mercato rionale, inviperiti. "Vergogna, vergogna", urlano in direzione delle macchine.
"Le scelte sulla sicurezza non le fa la sottoscritta", si giustificherà più tardi il ministro, sollecitata dai giornalisti a margine di un'altra tappa della sua giornata nel capoluogo lombardo. 
Ma ormai il Carroccio aveva già preso al balzo l'occasione per tornare ad attaccarla. 
"Il governo intervenga e la richiami ufficialmente a un uso più civile della scorta", è la protesta del consigliere comunale Massimiliano Bastoni. 
Il segretario lombardo Matteo Salvini si affida invece ai social network: "La signora Kyenge stamattina arriva a un mercato di Milano con tre auto blu di scorta, sirene e palette. 
La gente la contesta", scrive "Come mi dispiace, sicuramente la signora Boldrini farà subito un comunicato in difesa della poverina…".
Di certo, Milano non sembra portare fortuna al ministro. 
Già lo scorso 21 maggio – altra sua lunga visita in città – si era parlato più di un incidente di percorso che delle iniziative a cui aveva partecipato: la mancata stretta di mano con il capogruppo lumbard in consiglio comunale, Alessandro Morelli. 
Anche lì protagonista fu la scorta, che tenne il consigliere a distanza. 
"E' un problema di sicurezza, Kyenge e la scorta non conoscono Morelli e si sono attenuti alle normali procedure", spiegarono dallo staff. 
Almeno quel caso, però, si è chiuso. 
Non a Villa Clerici, dove il leghista si era precipitato per un nuovo faccia a faccia, ma a Palazzo Marino, sede del Comune. 
E' qui che i due, inaspettatamente, si sono incrociati: stretta di mano, sorrisi e l'augurio di "buon lavoro" da parte del ministro.

2013.06.12 – IL BUSINESS DELL’AFFIDAMENTO DEI FIGLI DELLE FAMIGLIE DISAGIATE … MALEDETTI GIU LE MANI DALLE FAMIGLIE!

Ho letto questo posto su Facebook.

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TOLGONO I FIGLI ALLE FAMIGLIE BISOGNOSE E LI RINCHIUDONO NELLE CASE FAMIGLIE DOVE COSTANO ALLO STATO 200,00 € AL GIORNO.
MA SE DESSERO ANCHE SOLO 50,00 € AL GIORNO ALLA FAMIGLIA, NON SI RISPARMIEREBBE SUI COSTI E SUI TRAUMI CHE SEGNERANNO A VITA QUESTI BAMBINI?
ANCHE QUESTO E' BUSINESS!!!
DICIAMO BASTA.
BASTA, forse è troppo poco, queste famiglie hanno il diritto di essere aiutate e non di vedersi portare via i figli che grazie allo stato italiano non sono in grado di "sostenere".

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=523373994377593&set=a.384082064973454.83578.167304213317908&type=1&theater

2013.06.12 – COSI’ L’ITALIA UCCIDE I MALATI

Tratto da SIGNORAGGIO.IT (clicca qui)jpg_22087011

Nel "nostro" Paese (meglio dire in italia) i medicinali innovativi, che possono salvare migliaia di vite, arrivano con mesi o anni di ritardo. 
Una tragedia, per i pazienti. 
La colpa? 
E’ di un mostro burocratico potentissimo, ricchissimo e malfunzionante. 
Che si chiama Aifa. 
E opera sotto la direzione del ministero della salute. 
«Opera»? 
Si fa per dire, purtroppo
(12 giugno 2013)
 L’Agenzia è chiusa a riccio, come se non sentisse che infuria la tempesta fuori dal palazzo di via del Tritone a Roma dove ha sede. 
L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), di fatto, pochi sanno cos’è. 
Ma è sulla vita di tutti che incidono i suoi sì o i suoi no, come anche le sue difficoltà e il suo essere, come dicono molti, ormai un gigante.
Perché l’Agenzia, il cui direttore generale e presidente del consiglio di amministrazione sono nominati dal ministero della Salute, ha il compito di dare l’ok all’immissione in commercio dei nuovi farmaci, di definirne il prezzo, di sorvegliarne la sicurezza una volta che sono finiti in mano ai malati.
Insomma maneggia la nostra salute e circa 26 miliardi di euro l’anno, perché a tanto ammonta la spesa farmaceutica nel nostro Paese, i tre quarti della quale è a carico del Ssn. 
Dovrebbe funzionare come un orologio, ma soprattutto essere una casa di vetro dove tutto ciò che accade è ben visibile dai cittadini. 
E invece sembra oggi paralizzata, affaticata da elefantiasi burocratica e da scelte sulle quali infuriano polemiche, magari fatte a buon fine ma di certo risultate in ritardi e ulteriori aggravi burocratici. 
Così come sembra incapace di comunicare con i medici, le aziende e i malati.
Insomma, con tutti gli stakeholder del sistema-farmaci italiano. 
Siamo andati a vedere cosa succede a via del Tritone.
La nuova sede, a due passi da Fontana di Trevi e nel cuore del potere romano, che costa quasi quattro milioni di euro l’anno di affitto e ha sostituito nel 2010 un’anonima palazzina situata nella periferia di Roma: costava la metà, era discreta e a due passi dalla metropolitana. 
Ma non rendeva plasticamente il potere dell’Agenzia che la fiscalità generale fa funzionare dotandola di 80 milioni di euro l’anno, e dove lavorano oggi circa 400 persone (erano 250 nel 2009).
Eppure, non c’è nessuno disposto a parlare open verbis con “l’Espresso” nel fortino di via del Tritone. 
E già questo sorprende. 
Diversi tecnici dell’Aifa da noi interpellati sparano a zero contro le inefficienze e la totale mancanza di trasparenza. 
Ma poi, vogliono restare anonimi. 
Tuttavia, rimangono i fatti. 
E il primo è la questione criminale dei tempi per la registrazione dei medicinali innovativi, dilatati dal rimbalzo dei dossier tra una commissione e l’altra: servono dai dodici ai quindici mesi per avere l’autorizzazione dall’Aifa dopo che le autorità europee hanno dato il via libera, e già non si capisce a cosa serva una simile duplicazione; poi c’è bisogno di un altro anno per entrare nei prontuari delle Regioni, e di questo l’Agenzia non ha responsabilità. 
Ma il dato è drammatico: circa 300 giorni di attesa per i pazienti italiani. 
Per le aziende è un danno spaventoso, per i malati è una tragedia.
Ne dà notizia un rapporto di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche di qualche settimana fa, ma la situazione non è cambiata da quando “l’Espresso” ha denunciato questi ritardi nel novembre scorso dando voce a medici e associazioni di malati. 
E da quando il direttore generale dell’Aifa, professor Luca Pani, ci rispose che i confronti con gli altri paesi europei non reggono in quanto l’Aifa si occupa anche di definire i prezzi. 
Il che, però, non diminuisce il disagio dei malati.
Nel fare i confronti con l’Europa, Farmindustria annota oggi come le procedure negli altri paesi Ue siano meno farraginose, certamente anche a livello di regioni e ospedali oltre che a livello centrale, ma anche e soprattutto che altrove è chiaro cosa sia innovativo, quali siano le regole che sovraintendono ad approvazione e prezzo. 
Dal punto di vista dei malati, ciò che conta è che le medicine davvero nuove, che apportano un maggiore beneficio clinico di quelle in commercio, in settori importanti come l’oncologia, le malattie infettive, metaboliche e del cervello, siano messe a disposizione di chi soffre il più rapidamente possibile, mentre le altre possono aspettare.
Ma come individuare i farmaci realmente salvavita per i quali non si può aspettare? 
Fino a qualche anno fa i tecnici dell’Agenzia usavano un algoritmo, che poi è sembrato inadeguato e per questo lo si è abbandonato per andare alla ricerca di un nuovo più potente strumento che le consenta di farlo tenendo conto delle caratteristiche del farmaco e dello scenario della malattia. 
Ma nonostante i reiterati annunci questa macchina magica è ancora ferma ai box.
Fonte: espresso.repubblica.it

2013.06.12 – TREVISO: “ORA C’E’ UNO DEI NOSTRI IN CONSIGLIO, IO NON PAGO”, E SPACCA BOTTIGLIA IN TESTA AI POLIZIOTTI

Condiviso da "Tutti i crimini degli immigrati" (clicca qui)
 
Treviso: “ora c’è uno dei nostri in consiglio, io non pago!”, e spacca bottiglia in testa ad agenti
TREVISO
Aveva bevuto ed ha preso dei prodotti di una bancarella in piazza Giustinian Recanati rifiutandosi di pagarli.
Quando l’addetto ha tentato di fermarlo gli ha scagliato un pugno in faccia e poi ha spaccato una bottiglia minacciandolo col vetro rotto.
Immediatamente i presenti hanno chiamato la polizia. All’arrivo della volante, il 27enne marocchino ha insultato i poliziotti e li ha picchiati, ferendone uno con una testata.
Portato in Questura ha continuato a fare il matto, tanto che è stato necessario far intervenire il 118 per farlo calmare.
È stato arrestato: dovrà rispondere di rapina impropria, resistenza a pubblico ufficiale ed ubriachezza molesta.
http://www.oggitreviso.it/node/62859
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2013.06.11 – CURIOSITA’ – L’AEREO ATTERRA SENZA IL MUSO: MISTERO IN CINA. “COLPITO DA UN UFO” ????

Tratto d aun articolo di LEGGO (clicca qui)
 
Martedì 11 Giugno 2013
PECHINO – Un Boeing 757 dell'Air China dopo 20 minuti dal decollo è dovuto rientrare misteriosamente in aeroporto: il velivolo si è scontrato con un oggetto non identificato.    
Il velivolo si trovava nei cieli tra Chengdu-Guangzhou quando ha subìto un violentissimo impatto con qualcosa di 'misterioso': l'urto ha causato un danno notevole al muso del Boeing, ma fortunatamente nessun passeggero è rimasto ferito.
Le autorità aeroportuali hanno immediatamente aperto un'inchiesta, ma hanno avvertito che l'incidente potrebbe essere stato causato dall'impatto dell'aereo con un volatile di grandi dimensioni.
 

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alla faccia del "grande" volatile …

2013.06.11 – E LA LIFE TORNA A FARSI SENTIRE …

tratto da un post su Facebook di Lucio Chiavegato:
 
Voglia di fare?
Stufo di essere preso per il c..o dai soliti politicanti?
Stufo di subire angherie dai rappresentanti dello stato delle banane?
Voglia di fare azioni concrete e non chiacchere da bar?
Voglia di guardare negli occhi chi mantieni da anni ?
Noi ci siamo e tu?
Stiamo organizzando una rete "culturale ghandiana" in tutta la penisola ed isole comprese, manda il tuo curriculum di incazzatura alla mail nella locandina, e presto, molto presto farai parte della nostra equipe di esperti di "porta a porta", avrai grandi soddisfazioni e verrai pagato puntualmente con crescita di dignità. 
Ti aspettiamo.

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Questa proprio ci mancava….

 

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2013.06.10 – ANCHE QUESTA E’ L’ITALIA CHE NOI NON VOGLIAMO… IL CITTADINO HA DIRITTO DI INDIGNARSI.


Articolo tratto da: CLICCA QUI

ARTICOLO LEGGO
Ecco un'altra cosa che non ci piace di quest'italia.
Se fosse un'abitutidine abusare del proprio ruolo e servizio e di sentirsi al di sopra delle regole e della legge sarebbe veramente finita, perchè è come nella parabola in cui Gesù ricorda ai suoi discepoli che se il sale perdesse il suo sapore, con cosa si potrebbe salare il cibo… altro non servirebbe che ad essere gettato via.
Quello che è ancor più grave però è la reazione scomposta e abusiva che ne deriva innanzi al diritto di indignazione del Cittadino, anche se lo fa per quelle che possono apparire come piccole cose, ma che poi tanto piccole non lo sono perché denotano scarso senso di civiltà e gettano discredito sull'uniforme che si indossa per un servizio alla società.
E' come aver perso il significato e l'ideale che dovrebbe essere impresso nel cuore di ogni rappresentante delle istituzioni e che dovrebbe trasparire dall'uniforme, dal tesserino, dalla placca che si esibisce e anche dalla fermezza quando è necessaria, ma che non deve mai trascenderei in gratuita violenza ed abuso.
Il rispetto di questi principi e ideali, che sicuramente fanno parte del dna della maggior parte dei Carabinieri, sono molto importanti e se non li si rispettano e si onorano nelle piccole cose di tutti i giorni, come cosa si può pensare di quelle più grandi e impegnative.
Noi del MLNV sappiamo molto bene fin dove si spinge il sistema italiano quanto ad abusi e prevaricazioni e non certo per una sosta in contromano o sulle striscie pedonali e per una pausa caffè… ben conosciamo il significato delle ritorsioni, delle perquisizioni abusive, dei sequestri di persona, dei furti e rapine subite da parte della polizia italiana (digos della questura di Treviso) e da parte della magistratura politicizzata che è disposta a sostenere inchieste farsa e rovinare la vita e la reputazione di persone per bene e oneste, pur di soddisfare la propria bramosia di potere e far si che non venga mai messo in discussione il sistema che alimenta e lo sorregge … perché in effetti, il loro principale problema, è il risveglio della coscienza dei Cittadini.
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 

2013.06.04 – IL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL POPOLO SICILIANO ALL’ONU

Autodeterminazione del popolo Siciliano: depositata richiesta a Ginevra
Oggi il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Siciliano ha depositato a Ginevra  la richiesta di autodeterminazione del popolo siciliano.
9800_633585900002420_1869300357_nUn grande passo, una grande conquista per una enorme possibilità di riscatto e di ripresa.
Presto ulteriori dettagli.

Nella foto Rosa Cassata e Salvo Sparatore del MNLPS a Ginevra.

Mahmoud Darwish
«Abbiamo bisogno della prima fede e del primo fuoco. Abbiamo bisogno della nostra semplicità. Abbiamo bisogno del primo insegnamento della patria: Resistere»

2013.06.03 – AL FISCO ITALIANO NON PIACE “TRIESTE LIBERA” . CHI DISOBBEDISCE IN GALERA.

Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)
 
di ROBERTO GIURASTANTE
Che la situazione critica di Trieste dopo decenni di malgoverno italiano sia sul punto di non ritorno è abbastanza evidente anche agli osservatori più distratti. La rabbia dei cittadini cova sotto le ceneri di un incendio mai domato dagli invasori italiani. La rabbia che, giorno dopo giorno, monta nella disperazione assoluta della povertà dilagante, trasformandosi in odio. Odio verso gli arroganti e prepotenti occupanti italiani rappresentati pienamente da tutte le istituzioni di questa “particolare” Repubblica della malavita organizzata.
Odio attizzato dalla sempre più feroce repressione fiscale, che ha come esecutori l’illegittima Agenzia delle Entrate e i suoi bracci operativi: Equitalia SpA come esattore e la Guardia di Finanza, forza armata dello Stato, come minaccioso controllore ed esecutore.  Una presenza quella delle “Fiamme Gialle” nel Territorio Libero di Trieste sgraditissima ed espressamente vietata dal Trattato di Pace del 1947 ad oggi in vigore e dalle leggi della stessa Repubblica Italiana che lo recepiscono. Obbligatoriamente si dovrebbe aggiungere, visto che l’Italia quale Paese aggressore ed alleato della Germania nazista aveva perso la seconda guerra mondiale.
Da queste parti le “fiamme gialle” si ricordano per le feroci repressioni tributarie, con cui l’Italia aveva voluto “colonizzare” la Trieste mitteleuropea proveniente da 536 anni di buon governo austriaco, avvenute durante la prima annessione italiana tra il 1920 ed il 1943, e per il ruolo che poi – arruolate nelle SS – ebbero durante l’interregno del Terzo Reich (si veda il post: http://robertainer.blogspot.it/2012/04/dalle-ss-alla-guardia-di-finanza-la.html) nella lotta antipartigiana e agli “evasori fiscali” (in tempo di guerra tra gli evasori fiscali rientravano i poveracci che per campare dovevano arrabattarsi per trovare i generi di sussistenza vitale: lo stesso comando militare tedesco definiva l’operato della GDF “troppo repressivo”…).
Trieste ebbe solo un periodo di pace tra il 1947 e il 1954 sotto il GMA (Governo Militare Alleato), quando gli uomini in divisa grigia con le loro mostrine gialle dovettero rimanere fuori dal confine del Territorio Libero. Ma dal 1954 con il ritorno dell’amministratore italico i finanzieri si ripresentarono immarcescibili a Trieste per continuare la loro opera vessatoria nei confronti dei cittadini di un territorio pervicacemente reclamato dallo Stato italiano, ma mai ad esso concesso ufficialmente.  La presenza della GDF da quel giorno è quindi da considerarsi perfettamente illegale non essendo consentita dal Trattato di Pace che il Governo italiano quale amministratore civile provvisorio si era impegnato a rispettare con il Memorandum di Londra sottoscritto con USA e Regno Unito. Il successivo Trattato di Osimo accordo bilaterale con la ex Jugoslavia, spesso evocato per far credere che con esso sia stata normalizzata e definitivamente risolta la “questione Trieste”, nulla poteva modificare dei precedenti accordi internazionali.
Non avendo lo Stato italiano la possibilità di far pagare al Territorio Libero di Trieste il debito pubblico italiano passato ed attuale (tale esclusione è stabilita tassativamente dall’articolo 5 dell’Allegato X del Trattato di Pace che l’Italia e il Governo italiano si sono entrambi impegnati a rispettare), non potendo sovrapporre il proprio ordinamento a quello del TLT in fittizia simulazione di sovranità ad oggi inesistente ai sensi dell’art. 21 comma 2 del Trattato di Pace in vigore (l’art. 21 comma del Trattato di Pace del 1947 afferma che la sovranità italiana su Trieste è cessata il 15 settembre del 1947), tutte le tasse imposte della Repubblica Italiana nella Zona A del TLT sono assolutamente illegittime. Ed è quindi in conclamata violazione del diritto internazionale vigente che la Guardia di Finanza Italiana, agendo al di fuori della propria giurisdizione e quale Forza Armata dello Stato italiano – quindi in ulteriore elusione del Trattato di Pace che all’art. 3 dell’Allegato VI stabilisce che il TLT è smilitarizzato e neutrale e che a nessuna Forza Armata è permesso di insediarvisi al suo interno salvo che per ordine del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – sta attuando una azione di repressione nei confronti dei cittadini di Trieste che si oppongono alle illegali tasse imposte dall’Italia disconoscendo la sovranità della Repubblica italiana sulla Zona A del TLT.
Una repressione fatta anche di controlli fiscali intimidatori e vessatori da parte delle Fiamme Gialle che vogliono far sentire ai triestini il peso del potere di questa effettiva occupazione militare. Controlli, spesso brutali nel loro metodo, fatti nei confronti di un popolo sottomesso e reo di essere “troppo civile”. I triestini sono mitteleuropei ed hanno un senso del rispetto (fin troppo) nei confronti delle autorità ereditato dai cinque secoli e mezzo di appartenenza all’Impero Austroungarico. Ma l’Italia non è l’Austria. Per l’Italia Trieste è solo una preda di guerra, terra di saccheggio da sfruttare al massimo. Finché sarà possibile. I finanzieri qui si presentano armati a fare irruzione nei luoghi di lavoro o nelle case dei presunti “evasori”. Manco questa fosse una terra di mafia, come la loro. Provate a pensare di trovarvi questi uomini nelle loro grigie divise, mitraglietta PM 12 Beretta da 550 colpi al minuto in pugno e pistole automatiche calibro 9 mm ben in vista, che entrano nei vostri negozi, nei vostri uffici, nelle vostre case, per controllare la contabilità, verificare se i vostri clienti hanno gli scontrini fiscali; oppure semplicemente perché stanno svolgendo un’inchiesta come PG (Polizia Giudiziaria) al servizio della Procura della Repubblica italiana di Trieste.
Vi possono prelevare di forza e portare nei loro uffici o in tribunale per farvi “confessare” i vostri “reati”. Senza nessuna garanzia, senza nessun diritto: voi per loro non ne avete. Tutto è possibile in un Paese dove il diritto è nelle mani di un potere giudiziario assoluto, e in cui i cittadini possono essere condannati senza processo; condanne preventive le chiamano, servono a sveltire la “giustizia” dicono i professionisti del sistema giudiziario italiano.  Ogni anno duemila illegittimi decreti penali di condanna vengono così emessi contro i cittadini di Trieste. Condanne illegittime in violazione dei fondamentali diritti umani che ora vanno a colpire coloro che osano sfidare i militari armati delle Fiamme Gialle denunciando le loro azioni nella Zona A del TLT. Perché per la Guardia di Finanza i cittadini di Trieste che si appellano al Trattato di Pace e alle stessi leggi italiane vigenti (il trattato di pace è ratificato con legge 3054 del 25.11.1952 in vigore, oltre che eseguito nella Costituzione repubblicana agli articoli 10 e 117) sono una seria minaccia. E il Movimento Trieste Libera punto di riferimento per l’affermazione dei diritti del TLT e dei suoi cittadini, e baluardo contro l’annessione italiana del Porto Franco Internazionale di Trieste, è diventato una “emergenzialità” tale da richiedere l’intervento urgente del Comando Generale del Corpo. Mano libera per stroncare la ribellione della legalità esplosa a Trieste. Questo è quello che chiedono a Roma i militari della GDF. Prima che questo pericoloso virus possa diffondersi  e venga fatta luce su sessanta anni di  criminale disamministrazione italiana a  Trieste e sul suo Porto Internazionale. Della quale l’Italia deve rispondere alla comunità internazionale e ai cittadini amministrati.
Si può ben capire quindi che i ladri, gli eversori del diritto internazionale, siano entrati nello stadio di massimo allarme e abbiano interesse a innescare la violenza per coprire le loro malefatte. Come potrebbero altrimenti spiegare che nel loro BOTTINO DI GUERRA hanno incredibilmente inserito le proprietà inalienabili del Porto Internazionale di Trieste e dei suoi Punti Franchi, attribuendole ad amministrazioni della Repubblica Italiana, imponendovi così il pagamento di tasse e concessioni illegali, e tutto sotto lo stretto controllo della Guardia di Finanza insediata con i suoi gruppi operativi proprio all’interno delle aree extra doganali e al di fuori della giurisdizione italiana del Porto di Trieste?
Di seguito la richiesta della GDF alla Procura della Repubblica di Trieste per potere attivare contro il Movimento Trieste Libera (MTL) gli “Organi di Vertice” delle Fiamme Gialle. Naturalmente la Procura della Repubblica di Trieste ha dato il proprio assenso. La persona per cui è stata richiesta l’immediata condanna eseguita con decreto penale dalla sezione GIP del Tribunale di Trieste è un associato a MTL che di fronte ad un controllo fiscale da parte della GDF nella sede della sua attività commerciale aveva comunicato ai finanzieri che essi stavano violando i suoi diritti stabiliti dal Trattato di Pace. Tanto è bastato per far scattare la “punizione”. Ecco un estratto del verbale redatto dalla GDF: “Lo stesso, dopo la conclusione degli atti, ha inteso consegnare ai militari operanti un foglio, verosimilmente riconducibile al predetto Movimento (Trieste Libera n.d.r.), nel quale vengono riportate talune osservazioni circa la asserita carenza di sovranità italiana sul “Territorio Libero di Trieste” e si conclude con l’indicazione: “… Tutto ciò premesso: Si evidenzia che nel procedimento in corso il pubblico ufficiale procedente agendo in rappresentanza della Repubblica Italiana nella Zona A del Territorio Libero di Trieste sta violando il Trattato di Pace del 1947 e i diritti da questo garantiti al sottoscritto cittadino del Territorio Libero di Trieste che ne sta chiedendo il rispetto”. 
Un cittadino di Trieste è stato quindi condannato dalla Giustizia italiana per avere esercitato un proprio diritto chiedendo il rispetto delle Leggi internazionali. Si tratta di un fatto gravissimo. E’ un atto di guerra. Ma quel cittadino appellandosi alle Leggi internazionali ha chiesto anche il rispetto delle Leggi e della Costituzione della Repubblica Italiana, la cui disapplicazione da parte degli stessi pubblici ufficiali italiani costituisce alto tradimento. Oppure no?
In collaborazione con http://robertainer.blogspot.it
 
Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)

GENOCIDIO DA CONTROLLO ALIMENTARE – IL PIANO DI KISSINGER DEL 1974

Genocidio da controllo del cibo, il piano di Kissinger del 1974 – di Joseph Brewda

Il 10 dicembre 1974 il Consiglio Nazionale della Sicurezza americano, che allora faceva capo a Henry Kissinger, completò uno studio segreto di 200 pagine che titolò “Memorandum 200 per la Sicurezza Nazionale: crescita della popolazione mondiale, cosa comporta per la sicurezza e per gli interessi degli Stati Uniti all’estero” (NSSM 200). Lo studio affermava, falsamente, che la crescita della popolazione nei cosiddetti Paesi Meno Sviluppati (Less Developed Countries, o LDCs) rappresentava una grave minaccia per la sicurezza degli USA. Il presidente Gerald Ford nel novembre del 1975 applicò ufficialmente la NSSM 200 alla sua linea politica, in cui si delineava un piano segreto teso a ridurre la crescita demografica in quei Paesi attraverso il controllo delle nascite e, implicitamente, con guerre e carestie. Nel frattempo Brent Scowcroft aveva rimpiazzato Kissinger come consulente nazionale per la sicurezza (si tratta dello stesso Scowcroft che mantenne quel posto anche durante l’amministrazione Bush), a lui fu affidato l’incarico di attuare quel piano. Al direttore della CIA, George Bush, fu ordinato di appoggiare Scowcroft, e così fu ordinato alle Segreterie di stato, del Tesoro, della Difesa, e dell’Agricoltura. Peraltro, gli argomenti fasulli avanzati da Kissinger non erano originali. Una delle fonti principali era stata la Commissione Reale sulla Popolazione che Re Giorgio VI aveva creato nel 1944 “per considerare quali misure dovessero essere adottate, nell’interesse nazionale, per condizionare l’andamento demografico”. La commissione giudicò che l’Inghilterra sarebbe stata profondamente minacciata dalla crescita demografica nelle sue colonie, siccome “una nazione molto popolosa ha decisamente più vantaggi nella produzione industriale rispetto ad una meno popolata” e metteva in guardia che la combinazione di crescita demografica e industrializzazionedelle colonie “può in effetti risultare decisiva sul prestigio e l’autorevolezza dell’Ovest”, specialmente per quanto riguardava “le forze armate e la sicurezza”.

Le conclusioni della NSSM 200 furono simili, sostenendo come gli Stati Uniti fossero minacciati dalla crescita demografica nelle ex colonie, indicando specificamente 13 “Paesi chiave” in cui gli USA avevano un “interesse politico e strategico speciale”: India, Bangladesh, Pakistan, Indonesia, Thailandia, Filippine, Turchia, Nigeria, Egitto, Etiopia, Messico, Brasile e Colombia. La NSSM 200 asseriva che la crescita demografica di questi Paesi era particolarmente preoccupante perché avrebbe presto contribuito ad incrementare il loro potere politico, economico e militare. La Nigeria, ad esempio: “Già il Paese più popolato del continente, con circa 55 milioni di abitanti nel 1970, la popolazione nigeriana potrebbe arrivare a 135 milioni alla fine del secolo, e tanto basta ad incrementare il ruolo politico e strategico della Nigeria, perlomeno in Africa”. Oppure il Brasile: “La popolazione brasiliana è quella predominante nel continente”. Lo studio metteva in guardia circa “un crescente potere del Brasile in America Latina e sulla scena mondiale nei prossimi 25 anni”.

Cibo come arma

Kissinger sollecitava diverse misure per far fronte a questa presunta minaccia, in particolare l’applicazione del controllo delle nascite, insieme al relativo programma di decrescita demografica, ed avvertiva che: “È probabile che la crescita demografica aumenti notevolmente prima di cominciare a diminuire”, anche mettendo in atto tali misure. Un secondo provvedimento, mirato a certi Stati, era quello di limitare le provviste alimentari nei loro confronti, anche per indurli ad applicare la politica di controllo delle nascite: “Abbiamo già avuto precedenti che hanno tenuto conto della pianificazione famigliare nella valutazione delle richieste di assistenza all’AID (Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale) e ai gruppi consultivi. Siccome la crescita demografica è la ragione principale della richiesta di cibo, assegnando scarse risorse tratte dalla PL480 (conosciuta anche come Food for Peace, Cibo in cambio della Pace), si scoprirebbe quali misure uno Stato prende per il controllo delle nascite, come pure quanto cibo produce. Per la sensibilità di tale approccio è importante che il modo e la sostanza di questi provvedimenti non appaiano coercitivi”.

“Forse avremo bisogno di programmi obbligatori, e questa possibilità dovrebbe essere considerata ora”, continua il documento, aggiungendo “può il cibo essere considerato uno strumento del potere nazionale?… Gli Stati Uniti sono preparati ad accettare unrazionamento del cibo per aiutare gente che non può o non vuole controllare la crescita della propria popolazione?”. Kissinger prevedeva un ritorno alla carestia, che avrebbe reso superfluo l’uso esclusivo del controllo delle nascite. “Un incremento rapido della popolazione e un’insufficiente produzione di cibo nei Paesi in via di sviluppo, associato al brusco deperimento, verificatosi nel 1972 e 1973, della situazione globale correlata, hanno sollevato forti preoccupazioni circa la capacità del mondo dicibarsi adeguatamente per il resto del secolo e oltre”, asserì.

Tuttavia la scarsità di cibo non è un fatto naturale, ma il diretto risultato della politica finanziaria dell’Occidente: “Investire capitali per irrigazione ed infrastrutture e l’organizzazione necessaria ad un continuo aumento della produzione agricola potrebbero essere al di là delle reali possibilità di molti tra i Paesi del Terzo Mondo. Per alcune aree sotto forte pressione demografica ci sono poche o nulle prospettive che gli introiti derivanti dal commercio con l’estero possano sopperire alla costante domanda d importazione di cibo. È dubbio che – continuava un compiaciuto Kissinger – i Paesi che offrono aiuti siano preparati a sopperire a lungo termine alla quantità massiccia di cibo richiesta”. Di conseguenza, “una carestia su larga scala come non succedeva da decenni,del tipo che si pensava ormai eliminata per sempre” era prevedibile, un periodo di fame che effettivamente si è riproposto.

Titolo originale:”Kissinger’s 1974 plan for food control genocide”

2013.05.25 – 24 MAGGIO 1915 LA TRAGEDIA DEL POPOLO TRENTINO

Tratto dal blog: AUSTRIACI D'ITALIA
 
L’INCUBO DELLA GRECIA RICHIAMA LA TRAGEDIA ECONOMICA DEL POPOLO TRENTINO NEL 1918
24 MAGGIO 1915. 
LA TRAGEDIA DEL POPOLO TRENTINO. 
110.000 SFOLLATI. 
UNA DATA CHE PERO’ NON SI RICORDA MAI SUL CALENDARIO
 
Pubblicato: maggio 22, 2012 
Autore: austriaciditalia
 
L’anniversario sarà come sempre ignorato da tutti. 

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Ed è singolare che in un’ epoca in cui si ricorda con iniziative di ogni genere le grandi tragedie del Novecento, nessuno pensi mai a loro, i 110.000 profughi trentini che per ragioni diverse furono allontanati dalle loro abitazioni durante la prima guerra mondiale.
Una immensa tragedia di popolo che, diversamente da altri tragici eventi (vedi foibe, shoah, rifugiati politici cui sono state dedicate giustamente apposite giornate del ricordo) non trova posto nel calendario e che, al di là delle retoriche celebrazioni, continua ad essere ignorata dai più.
E allora proviamo noi, attraverso le pagine di questo blog, a dedicare un attimo della nostra attenzione al ricordo di questi nostri fratelli che il 24 maggio 1915, in seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia contro l’Austria, furono costretti a lasciare le loro abitazioni in condizioni drammatiche. 
Oltre 70 mila finirono nei baraccamenti dell’Alta Austria, della Moravia e della Boemia. 
Altri quarantamila, in seguito all’arretramento del fronte austriaco, si trovarono in balìa delle autorità italiane che ne ordinarono il trasferimento in centinaia di diverse località della Penisola, spesso guardati con sospetto dalla popolazione locale perché ritenuti “austriacanti”.
Una tragedia che comportò fame e miseria, ma soprattutto la decimazione della popolazione trentina colpita massicciamente da febbre spagnola e paratifo. 
Riportiamo un passo del diario di Amabile Broz, di Vallarsa, sfollata dagli italiani a Vicenza che ricordava quel giorno con queste parole:
Siamo arrivati a Vicenza fuori per la notte verso le 11 deboli ed affamati come i lupi; pareva che lì ci dassero qualche cosa da cena ma niente non abbiamo ricevuto, tutte le botteghe erano chiuse non si poteva mandarsi a prendere niente, ci anno messi rinchiusi in una piazza di dietro alla stazione, era una notte buia e piovigginosa ma noi stanchi, deboli ed affamati (coi soldi in tasca) abbiamo dovuto sdraiarci per terra e così rimanere quasi tutta la notte.
Quì nessuno può immaginarsi, benchè io non sia di quelle che per poco si lamentano e spropositano, ma io dico la verità che non gliene ò mai dito tante a questa genia come in quella notte, vedere mio padre vecchio impotente giacere a terra al cielo aperto aveva disteso sotto solo una coperta che avevamo presa da casa, il mio caro padre stratolto com’era dormiva in questo stato, il lo guardavo contemplandolo in tale stato sdraiata a canto a lui mi strugeva in dirroto pianto.
Chi non ha veduto in quella piazza quella notte non possono immaginarsi com’era chiunque ci avessero veduti che avessero avuto un pò di cuore e umanità sarebbero stati incapaci di trattenere il pianto; non dico degli italiani perché questi non anno né cuore né umanità, (parlo di gente nostra) in questa piazza vi era anche dei profughi italiani, di Asiago, ma questi gli trattavano più bene di noi questi gli anno messi al coperto benchè sono stati fermi poche ore perché coi primi treni sono partiti.
Noi siamo stati tutta la notte in piazza senza ricevere nepur una tazza di acqua, i bambini piangevano di fame ma nessuno a potuto avere un pò di latte neppure pagando, sul far del giorno ci anno fatti montare in treno quel treno era abbastanza comodo al confronto di quello che da Schio cià condoti a Vicenza che era un treno delle bestie che puzzava come una sfronda senza avere nei vagoni neppure una banca per sedersi vi era solo sparsa un pò di paglia e sù di quella noi abbiamo dovuto sdraiarci, abbiamo avuti tanto gli ossi frantumati che eravamo quasi incapaci di camminare dalla piazza al treno.
Siamo partiti da Vicenza diggiuni ancora, nei vagoni eravamo messi come le sardele che tanti doveva stare in piedi.
Pagine di storia ancora tutte da riscrivere. 
Perché tragedie come queste vanno interpretate ma anche e soprattutto ricordate.

TRIESTE LIBERA

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Il movimento Trieste Libera nasce in un momento di estrema difficoltà per la città di Trieste, per il suo Territorio e per l'Europa intera.
Mentre le attuali amministrazioni operano in uno status di illegalità locale e internazionale, il Trattato di Pace con l'Italia, firmato a Parigi nel 1947 e assolutamente in vigore, viene completamente ignorato.
Noi, il popolo, siamo cittadini del Territorio Libero di Trieste,
e rivendichiamo il nostro diritto a vivere in una condizione di benessere individuale e collettivo.
Il Territorio Libero di Trieste è, per definizione, multiculturale, multilingue e intimamente mitteleuropeo.
Noi favoriamo il processo di internazionalizzazione del tessuto del Territorio:
vogliamo fare parte di una popolazione aperta a lingue e culture, in grado di trovare ispirazione nella lunga fase di sviluppo come emporio del Centro Europa.
Il Porto Libero di Trieste, motore principale dell'economia, non può decollare o sostenere investimenti reali, senza che venga prima ristabilito uno status di legalità.
Una volta rianimato il cuore pulsante del Territorio, intendiamo agevolare processi avanzati di innovazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione industriale di qualità.
Vanno sostenuti la lavorazione e l'uso dell'alta tecnologia, anche al fine di diminuire l'impatto sull'ambiente.
Il Territorio è stato infatti stravolto da un fortissimo inquinamento di natura dolosa, che è potuto avvenire solamente grazie alla complicità di tutte le amministrazioni che si sono succedute nei decenni passati.
Siamo inoltre coscienti di come uno stato in fallimento — il cui debito non appartiene per legge ai triestini! – non possa essere in grado di far fronte alle priorità reali del Territorio, come trovare la soluzione ad un insostenibile regime fiscale.
Mentre l'Europa si interroga sulle condizioni di profonda crisi in cui versa, il movimento punta a migliorare drasticamente la qualità della vita nel Territorio, garantendo la piena applicazione dei Diritti umani, collettivi ed individuali che appartengono ad ognuno di noi.
Il movimento Trieste Libera rappresenta gli interessi fondamentali della stragrande maggioranza del popolo del Territorio, e ne rivendica le specificità politiche, legislative, economiche e fiscali determinate dal Trattato di Pace.
Per tutte queste ragioni, il raggiungimento di uno status di legalità è il nostro obiettivo principale.
Noi, il popolo, chiediamo pertanto la piena e completa finalizzazione del Territorio Libero di Trieste. 
 

2013.05.16 – E IL PRESIDENTE ITALIANO CHIEDE L’INTERVENTO DELLA POLIZIA PER LA “TROPPA LIBERTA'” SUL WEB… DA CHE PULPITO ARRIVA LA PREDICA.

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Il Presidente Giorgio Napolitano: "Troppa libertà sul Web, ADESSO BASTA. Polizia intervenga".
Ma da che pulpito arriva la predica.
Questo "signore" finge di non ricordare con quanta spudorata infamia la sua polizia italiana ha usato internet e i media per calunniare, diffamare, screditare e offendere i membri del MLNV con le loro inchieste farsa sulla POLISIA VENETA.
Questo "signore" non fa altro che ricordarci di quanto sia urgente liberarci di gente come lui e del suo stato straniero occupante, colonialista e razzista, della retorica e della nauseante e falsa ipocrisia
istituzionale italiana.
"Caro" Napolitano … lei non è il nostro presidente, lei non è il Presidente dei Veneti, per noi lei è solo un'autorità d'occupazione straniera!
"Caro" Napolitano … lei è il presidente di uno stato nemico, che con arroganza, prepotenza, infamia, crudeltà, occupa e sfrutta il Popolo Veneto.
La sua italia è il nostro tumore, il cancro che dobbiamo estirpare dal nostro corpo.
Se lo ricordi bene "caro" Napolitano… nonostante gli anni dell'occupazione italiana, il Popolo Veneto è ancora qui, non ha smesso di esistere, soprattutto non è mai diventato italiano.
Quindi se ne faccia una ragione e rifletta prima di ostinarsi a reprimere ciò che dovrebbe garantire.
Come si può pensare di impedire ai cittadini di pensare con la propria testa e di esprimere il proprio dissenso.
Come si può arrivare a tanto, come si può avere una simile pretesa.
I Cittadini non hanno bisogno di cani da guardia e di museruole, vogliono che i propri diritti, tutti i loro diritti, siano rispettati.
Ed è per questo che condividiamo questo articolo, questo anelito di sovranità personale…
É davvero conflittuale il rapporto tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il web.
Nell’Italia repubblicana esiste un reato che si chiama “Vilipendio”.
L’articolo 278 del Codice penale lo riporta “Offese all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica.
Chiunque offenda l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano,
prima che lei approdasse sul Web, avrebbe dovuto chiedere al suo ufficio stampa, cosa sono i Forum, blog o Social Network.
I Forum, Blog o Social Network, non sono controllati o gestiti da “editori o giornalisti leccaculo”, i quali scrivono solo quello che più le piace o conviene.
I Forum, blog o Social Network, sono gestiti dal POPOLO, non ESISTE alcuna censura, silenzio o dittatura.
Questi strumenti sono LIBERI.
Illustre Presidente Giorgio Napolitano, credo che nel nostro Paese ci siano problemi ben più seri a cui pensare, non crede?
Anziché preoccuparsi OGGI del Web, perché in questi anni non si é mai preoccupato dei tanti corrotti, collusi e mafiosi, presenti in Parlamento?
  • Illustre Presidente, chi pagava e chi prendeva tangenti, non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato; ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
  • Illustre Presidente, i corrotti, i collusi ed i mafiosi, non andavano candidati, non andavano giustificati, non andavano elogiati: ma andava semplicemente isolati, puniti e CONDANNATI.
  • Illustre Presidente, chi usava i nostri soldi per farsi rimborsare massaggi, escort, iPhone, iPad, iPod, profumi, matrimoni, pranzi, cene, nutella e carta igienica; non andava candidato, non andava giustificato, non andava elogiato: ma andava semplicemente isolato, punito e CONDANNATO.
Illustre Presidente, quando sbattete in faccia al popolo stremato e in recessione tutti i vostri privilegi e gli sprechi pubblici, quando chiedete tasse e sacrifici per finanziare le banche estere, quando spolpate fino all’osso il popolo mentre voi ve la godete tra auto blu, escort, benefits e pensioni milionarie… beh questo non è un vero e proprio insulto a tutti noi comuni cittadini?
Illustre Presidente, avrebbe dovuto tirare i pugni sulla scrivania, urlando ai suoi Parlamentari, Onorevoli e Senatori; chi DERUBA i soldi nelle casse dello Stato, non é un furbo da imitare o invidiare, ma un CRIMINALE da punire, condannare e detestare; perché deruba i soldi di tutti NOI comuni ed onesti cittadini. Cazzo!
Adesso può ordinare ai suoi “angeli custodi”, di farmi arrestare.

 

2013.05.15 – FRANA TUNNEL DEL FELBERTAUERN

Nella notte tra lunedì 13 e martedì 14, attorno alle 1:40, una frana si è abattuta sul Tunnel del Felbertauern, che collega Salisburgo e Tirolo.
Il MLNV e le sue Istituzioni si rammaricano per l'accaduto, si augurano non vi siano feriti o dispersi, e che la situazione possa essere risolta al più presto.

2013.05.03 – VIAGGIO A VIENNA ALLA CANCELLERIA FEDERALE AUSTRIACA

Il giorno di venerdì 3 maggio 2013, i membri del Direttivo del MLNV Rocco, Matteo , Fabrizio e Aldo, con il compito di depositare di persona plichi riservati del Governo Veneto Provvisorio del MLNV sono stati inviati presso la Cancelleria Federale Austriaca a Vienna.
Ecco un breve resoconto della missione di quel giorno.
Giorno 03.05.2013, condizioni meteorologiche avverse con pioggia lieve e nuvole sparse nel cielo, temperatura mite, né calda ne fredda, piacevole e con un leggero vento di bora in alcuni momenti.
Punto di ritrovo è stato fissato alle ore 7:00 presso il Parco Commerciale a Villorba presso l’Ufficio Sicurezza anche sede provvisoria del MLNV – Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto.
Sul posto il Presidente del Movimento Sergio Bortotto che ha consegnato due buste indirizzate alla Cancelleria Austriaca.
Matteo, proveniente dalla provincia di Verona, dopo essere passato in una nota ridente località della provincia trevisana a prendere Fabrizio verso le ore 7:00 circa, è arrivato al punto d’incontro con la sua auto alle 7:35.
Dopo le opportune direttive da parte del Presidente con la consegna dei plichi siamo partiti alle ore 7:47 in direzione Casello di Treviso Nord imboccando l’Autostrada A27 con alla guida Matteo, io come passeggero e responsabile del diario di viaggio con annotazione spese e tabella di marcia e Fabrizio responsabile della documentazione.
Abbiamo imboccato il casello di Treviso nord alle 7:54, con direzione Conegliano per prendere il quarto delegato che ci avrebbe fatto da interprete.
Dopo aver passato il Ponte sul Fiume Piave, Sacro alla Patria Veneta, siamo usciti al casello di Conegliano alle 8:05 pagando l’importo di € 1,20.
Purtroppo nonostante la richiesta dell’attestazione di pagamento questa non è stata rilasciata.
Poche decine di metri più avanti Aldo è in attesa e manifesta subito la preoccupazione per l’orario.
Si decide comunque di proseguire imboccando nuovamente l’autostrada in direzione Portogruaro.
Il tempo è nuvoloso e non da segni di apertura al sole.
Alle ore 8:16 siamo alla barriera di Cordignano.
Pagato l’importo di € 1.70 abbiamo preso direzione Portogruaro, “capolinea” dell’autostrada A28.
Transitati per Sacile e Pordenone alle 8:34 siamo arrivati al Casello di Portogruaro, ossia inizio dell’Autostrada A4 in prossimità del Raccordo A28-A4 e abbiamo preso direzione Udine.
Alle 8:45, temendo di non arrivare in tempo, Aldo ha chiamato gli uffici della Cancelleria Federale Austriaca venendo rassicurati circa la loro disponibilità all'attesa.
Alle 8:55 siamo transitati per il bivio A4-A23 a Palmanova dove o si prosegue dritto verso Trieste o si svolta a sinistra verso Udine raggiunta dopo circa 15 e precisamente alle 9:10.
Dopo circa 1 ora di viaggio, alle ore 09.15 abbiamo effettuato la sosta all’Area di Servizio di Gemona del Friuli per una pausa caffè (offerto da Aldo) e acquistare anzitempo, il talloncino (Vignette) da posizionare sul parabrezza per usufruire della rete viaria in Austria; abbiamo quindi pagato l’importo di € 8.30.
Alle 9:22 abbiamo ripreso il viaggio in direzione Tarvisio località di confine della Repubblica Veneta con lo stato Austriaco.
Abbiamo fiancheggiato il lago di Cavazzo, proceduto verso Tolmezzo e Pontebba (da cui deriva il nome della Strada Pontebbana n° 13 che collega appunto tale località con la Capitale Venezia).
Siamo giunti alla barriera di Malborghetto alle ore 9:54 e abbiamo pagato l’importo di € 12.10 il cui scontrino questa volta è stato emesso.
Siamo ripartiti alla volta di Tarvisio, ultimo grande centro urbano della Repubblica prima del confine e raggiunto alle 10:03.
In prossimità di esso si vede ancora la vecchia dogana con ampi parcheggi riservati agli autoarticolati e mezzi pesanti per il controllo delle merci di passaggio.
E’ stata quindi imboccata la rete autostradale austriaca A2 con direzione Villach raggiunta alle 10:15.
Subito ci siamo accorti del cambiamento del paesaggio, dove tutto appare ordinato e pulito.
Passata l’interconnessione con l’autostrada per Salisburgo, dopo circa una ventina di minuti siamo transitati per Klagenfurt avviandoci verso Graz, ultimo grande centro prima della Capitale Vienna, meta della nostra missione. Alle 10:52, abbiamo sostato all’area di servizio di Rammersdorf per rifornimento gasolio e una breve pausa.
Alle ore 10.59, pagati € 50,00 per il gasolio abbiamo ripreso il viaggio e dopo essere transitati per Voelkermarkt, Wolfsberg e Mooskirchen e passata l’importante interconnessione con l’autostrada A9 verso est per Budapest, abbiamo raggiunto Graz verso mezzogiorno.
Fino ad ora, nel percorre l’A2 austriaca ci ha colpito la scarsissima presenza di mezzi pesanti, ne abbiamo notati solo uno o due; abbiamo costatato che anche i lavori in autostrada sono fatti a modo e con le opportune segnalazioni a debita distanza e che i limiti di velocità sono rispettati; l’ambiente circostante sembra armonizzarsi con l’infrastruttura e la condotta disciplinata … non c’è caos o fretta di sorta.
Alle 13:29 percorriamo il tratto finale dell’autostrada che ci porta a Vienna dove le due/tre corsie si moltiplicano in quattro/cinque e il traffico si è fatto consistente.
Qui anche il numero dei mezzi pesanti è aumentato dovuto probabilmente al concentrarsi del traffico proveniente da est e da nord/ovest, dalla Germania.
Il tragitto risulta comunque percorribile fino alla capitale Austriaca.
Alle 13:35 siamo entrati in centro a Vienna, e percorrendo uno dei ring interni, poco dopo abbiamo avuto accesso alla zona storica della capitale con palazzi maestosi dell’epoca imperiale.
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Alle 13.56 abbiamo parcheggiato l’auto in prossimità della Cancelleria e dopo aver avute le opportune indicazioni da un poliziotto abbiamo raggiunto l’Ufficio Protocollo.
Alle ore 14.00 in punto abbiamo così adempiuto ai nostri doveri e consegnati i plichi del MLNV e con l’aiuto di Aldo, il nostro interprete, sono stati presi contatti con una funzionaria in attesa e verosimilmente già a conoscenza dell’intercorsa corrispondenza fra la Cancelleria Federale e il Governo Veneto Provvisorio del MLNV.
L’iter si è così concluso con la restituzione delle copie timbrate per protocollazione da parte del preposto ufficio della Cancelleria Federale Austriaca.
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Abbiamo così deciso di godere della magnificenza del centro storico della capitale austriaca accarezzando l’impossibile idea, per ora, di visitare posti meravigliosi, come i vicini appartamenti imperiali della principessa Sissi.
Ovunque molte carrozze con cavalli, poca polizia se non innanzi a sedi istituzionali, molti turisti, gente serenamente a passeggio, mostre, eventi d’intrattenimento, tutte cose piacevoli che rallegrano la giornata a quell’ora apertasi con un bel sole.
Siamo entrati al Cafè Central di Vienna, un magnifico locale ricavato in un antico palazzo, con uno splendido colonnato e un’arredamento molto raffinato … al suo interno anche una pasticceria con una vetrina nella quale perdere letteralmente gli occhi.
Abbiamo pranzato gustando con il palato e lo sguardo, rapiti dalla cura dei particolati, dalla fastosità e dalla raffinatezza del luogo.
Abbiamo pagato il conto per un importo complessivo € 80.00.
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Alle 15:35, tornati all’auto Aldo ha sostituito Matteo nella guida.
Il viaggio di ritorno è cominciato accompagnati alla nostra sinistra da un rampo del Danubio.
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Alle 15.55 abbiamo imboccato l’autostrada in direzione di Graz che abbiamo raggiunto dopo circa un’ora ora e mezza.
Considerato anche il minor costo del carburante alle 17:25 abbiamo deciso di effettuare rifornimento all’area di aervizio di Dobl-Kaiserwald.
Ancora una volta abbiamo apprezzato come la cura e il rispetto per l’ambiente sono importanti per questi territori.
Fatto rifornimento di gasolio per un importo complessivo di € 50.00 ci siamo anche gustati un caffè offerti da Matteo.
Alle 18:00 abbiamo ripreso il viaggio in direzione Klagenfurt che abbiamo raggiunto allo ore 18:59.
Alle ore 19.20 ci siamo lasciati alle spalle anche Villach.
A pochi chilometri dal confine si è tornati a parlare del passaggio commerciale delle merci e poi del problema della mancanza di lavoro e delle famgilie sempre più impoverite dalla situazione disastrosa … si è così pensato a questa drammatica priorità che deve darsi il Governo Veneto Provvisorio.
Alle ore 19:37 abbiamo passato il confine e con l’autostrada A23 abbiamo preso direzione Tarvisio.
Poco prima di arrivare alla barriera di Malborghetto il brutto tempo ci ha fatto rallentare la marcia e poco dopo si è scatenato un temporale.
Alle 19:57 dopo aver transitato in prossimità dei centri di Pontebba e Tolmezzo e attraversate due gallerie abbiamo preso direzione per Udine ed effettuato l’ultima sosta ad un’area di servizio.
Ci siamo rifocillati con bevande e gelato per un totale di € 8.95.
Alle 20:10 abbiamo lasciato la città di Udine alla nostra sinistra, accompagnati da un tempo calmatosi ma ancora carico di nuovle e con una pioggia che scende a tratti.
Dopo circa 20 minuti, al bivio A4-A23 abbiamo preso direzione Portogruaro e contatto telefonicamente il Presidente in attesa del nostro ritorno.
Alle 20:58, alla barriera di Portogruaro, abbiamo pagato il pedaggio per un importo di € 12.10 e preso direzione Conegliano.
Dopo essere transitati per Pordenone e Sacile siamo arrivati alla barriera di Cordinagnao, ossia la fine della tratta esente da pagamento della A28.
Alle ore 21:20 abbiamo raggiunto il casello autostradale di Conegliano e dopo aver pagato il pedaggio di € 1.70 abbiamo lasciato Aldo alla sua macchina.
Sono quindi stati consegnati a Matteo € 20.00 come rimborso per il viaggio di andata della mattina.
Alle 21:34 siamo arrivati al Casello di Treviso Nord e pagato il pedaggio di € 1.30 e poco dopo e precisamente alla 21.40 siamo tornati presso la sede provvisoria del MLNV presso l’ufficio sicurezza del Parco Commerciale Willorba dove ci attende il Presidente e il Segretario di Stato.
Dopo 1.236 km il viaggio può dichiararsi conclusa e la missione compiuta.
I documenti depositati, timbrati e vidimati in copia dalla Cancelleria Federale austriaca sono stati consegnati al Presidente.
La serata è terminata cenando in compagnia presso il Ludwigs Krone pagando un importo di € 79.00.
Nel congedarsi a Matteo sono stati resi altri € 20.00 per il viaggio di ritorno.
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mercoledì 8 maggio 2013
Rocco D.F.
 
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2013.05.03 – ATTENTATO DAVANTI A PALAZZO CHIGI IN ITALIA… UN FALSE FLAG ALL’ITALIANA???

LO STRANO ATTENTATO DAVANTI AL PALAZZO DEL GOVERNO ITALIANO !!!
 
 
mercoledì, maggio 01, 2013
Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana
Nell’era dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)
E' la tarda mattinata del 28 aprile 2013: le televisioni nazionali stanno trasmettendo la diretta del giuramento per opera dei ministri del nuovo governo del Presidente.
E’ un governo nato secondo il Diktat di organismi sovranazionali che controllano questo paese, ormai da tempo esautorato di qualsivoglia potere da Stato sovrano.
Questo 25 aprile rappresenta, per coloro che hanno deciso l'ennesimo golpe, un punto di svolta decisivo che, però, necessita di un'ulteriore legittimazione agli occhi dei cittadini e soprattutto esige un nuovo casus belli, al fine di restringere ulteriormente le libertà dei singoli, con l’introduzione di nuove norme coercitive atte a vietare assembramenti e manifestazioni in luoghi “sensibili”.
E' il giorno migliore per un "attentato in diretta televisiva", per cui qualcuno, negli apparati, decide di architettare e mettere in atto una scena da Far West, con tanto di vittime sacrificali in divisa, mentre l'attentatore deve risultare un cittadino esasperato, perché disoccupato e bramoso di eliminare fisicamente qualche politico.
Così, mentre i principali networks mostrano le immagini in diretta dell'insediamento del nuovo esecutivo, emuli della cinematografia false flag statunitense, ecco che il collegamento con la Sala di Montecitorio viene interrotto per dare immediatamente spazio ad una… "diretta" della sparatoria in corso proprio dinnanzi al Palazzo.
Sono le 11:40 e RAI News 24 trasmette le confuse e traballanti immagini di un attentatore sconosciuto che apre il fuoco contro i Carabinieri di servizio in Piazza Colonna, a Roma.
Per la verità si comprende ben poco di quanto sta avvenendo, poiché l'operatore, nonostante la sua supposta professionalità, porta la sua telecamera da un obiettivo all'altro, zooma avanti ed indietro, punta in alto, punta a terra… Insomma, si tratta delle peggiori riprese eseguite da un cameraman RAI in tutta la storia della televisione di Stato.
Questo elemento subito suscita dei dubbi su quanto sta accadendo in quegli istanti e le perplessità aumentano nel momento in cui si menzionano tre feriti: due Carabinieri ed una donna incinta.
Dei due militari – si riferisce – uno è gravemente ferito al collo, mentre l'altro ad una gamba.
L'attentatore sembra aver esploso ben 7 colpi dalla sua Beretta calibro 7,65, senza che i militari abbiano risposto al fuoco con uno solo proiettile!
Davvero strano…
Le stranezze, però, aumentano, giacché dei due feriti meno gravi non si vede alcuna traccia sulla scena, mentre lo sconosciuto è già a terra, ai piedi del blindato dei Carabinieri, oltre le barriere di protezione.
L'inviata di RAI News 24, con tono da attrice poco convincente, descrive al direttore del TG, una scena "terrificante" che non corrisponde assolutamente a quanto evidenziano le poche riprese trasmesse nella… diretta.
Le sequenze mostrano un uomo in pantaloni corti e maglietta intento a far cenno a tre militari di spostarsi un po' più a destra (è il regista?), mentre, tra le urla ed il fuggi fuggi generale dei pochi turisti presenti, alcuni fotoreporters (uno con camera a spalla, altri due con macchina fotografica tradizionale, ma delle loro riprese non si trova neanche un fotogramma) con estrema tranquillità si avvicinano a pochissimi metri dalla scena del crimine ed eseguono le loro riprese, ben eretti e stabili, come se tutto quel trambusto intorno non li riguardasse.
Questo atteggiamento è in netto contrasto con quello manifestato dall'operatore RAI che, pur essendo distante decine di metri, trema a guisa di una foglia, come se, in realtà, la sua intenzione fosse proprio quella di non mostrare alcunché di quanto avviene in quegli istanti cruciali.
Lo scopo desiderato è presto ottenuto ed immediatamente il Governo appena insediatosi, ripristina la scorta a chi non l'aveva e rafforza quella dei politici che già ne avevano diritto.
Analizzando il filmato di RAI News 24 ci si avvede che alcuni fotogrammi sono stati sottoposti a manipolazione.
Casualmente sono i pochi istanti in cui si può osservare il volto del Carabiniere, Giuseppe Giangrande, ma il viso è stato in modo maldestro oscurato in post-produzione.
E’ un oscuramento che, malauguratamente per chi ha operato per nasconderci qualcosa, occupa anche parte del palo che si trova davanti al viso del militare.
Poco prima che il cameraman sposti ancora con movimento repentino l'obiettivo dal Carabiniere "ferito", si può notare che egli non mostra tracce di sangue sul collo.
Abbiamo accennato alla post-produzione…
Come è possibile, se le immagini, da quanto a noi raccontato, erano in diretta?
Evidentemente non lo erano e ciò è dimostrato dall'ora mostrata da un agente che, di lì a poco, pare soccorrere il Giangrande a terra. Il suo orologio da polso mostra le 11:30, mentre la diretta del TG di RAI News 24 (come anche quella del TGCOM24) segna a schermo le 11:40.
Dieci minuti sono più che sufficienti per preparare una finta diretta, così come avvenne il giorno 11 settembre 2001, durante l'”attacco” alle Torri gemelle.
Inoltre un nostro testimone, esperto di armi, presente casualmente durante il parapiglia, non solo conferma che potevano essere le 11:30 circa, ma ricorda che le deflagrazioni degli spari esplosi apparivano essere originati da cartucce a salve!
E' interessante notare che, il video in questione, riproposto sul canale You-Tube della testata "Il fatto quotidiano", è stato subito rimosso, pochi minuti dopo la nostra segnalazione, su Face book, di dette anomalie.
Per quale motivo?
Un secondo filmato, proposto sempre da RAI News 24 e realizzato qualche minuto dopo, in prossimità del militare a terra, colpito al collo, contiene una serie di tracce audio sovrapposte.
Si sentono le sirene, sullo sfondo, mentre al secondo 10 ed al secondo 24 (sul video originale) si odono due persone gridare: "Dio!" e "Che stamo a scherza’?" ed un'altra voce sembra dire: "Che… non vedi?". Poi l'audio risulta troncato e si sente l'inviata ansimare, mentre un agente della sicurezza intima a tutti di allontanarsi.
Che cosa intende dire quel personaggio che esclama: "Che stamo a scherza’?"
Forse si è reso conto che si tratta di una pantomima?
Una messa in scena?
In modo incauto il regista che ha sovrapposto le sequenze audio, con l'intenzione di inserire l'esclamazione "Dio!", ha pure introdotto due volte "Che stamo a scherza?"… il che dimostra che la traccia audio è stata manipolata.
Quindi, riepilogando, abbiamo due filmati trasmessi come "diretta TV" che, invece, non lo sono.
Non possono esserlo, giacché sia parti di sequenze video sia tracce audio sono state contraffatte.
Ciò porta ad una sola conclusione e cioé che quella diretta televisiva è una montatura che rientra nella strategia della tensione.
Quale migliore occasione di un attentato in diretta, mentre il Governo Letta (del gruppo Bilderberg) si insedia?
Questo aspetto chiarisce, senza ombra di dubbio, che il false flag all'italiana è stato messo in atto con la piena complicità dei principali networks italiani, come accadde con l'inganno del 9 11, allorquando le poche sequenze in grafica 3D, realizzate per mostrare il secondo aereo che si schiantava sulla torre Sud (secondo la versione ufficiale), furono distribuite, con qualche modifica, a tutti i canali televisivi statunitensi e nel mondo e ritrasmesse come fatto reale.
Proseguiamo.
Anche TG-COM trasmette la sua “diretta” da Palazzo Chigi ed interrompe il collegamento dalla Sala del giuramento per collegarsi… in diretta, con la piazza dell'attentato, salvo poi scoprire che, anche in questo caso, si trattava di riprese video mandate in play con qualche minuto di ritardo.
Infatti, non solo anche qui l'ora a video mostra che sono le 11:40, ma, per qualche frazione di secondo, appaiono a schermo le icone della telecamera Panasonic che le ha inviate alla redazione.
Quelle stesse sequenze video, dopo la breve interruzione che mostra le icone della Panasonic, ricominciano dal principio, sempre spacciate per diretta televisiva, dopo un improvvido fermo immagine. Curiosa è l'esitazione dell'inviata che ripete tre volte la sua introduzione, dopo aver notato che le immagini si erano fermate e che quindi la farsa della diretta era saltata.
Oltretutto, si nota benissimo che i video disponibili sui fatti di Piazza Colonna sono almeno sei o sette!
Ripetiamo: anche questa non è una diretta, se confrontata con l'ora indicata (le 11:30) da uno dei Carabinieri che soccorrono Giangrande a terra in una pozza di sangue.
Già… il sangue.
Osserviamo le chiare incongruenze presenti negli scatti pubblicati in Rete e sui media nazionali.
Stando alla versione ufficiale l'attentatore, Luigi Preiti, ha sparato al Carabiniere Giuseppe Giangrande da distanza ravvicinata (meno di mezzo metro), puntando l'arma alla testa del multare, mentre questo si trovava in piedi di fronte a lui in prossimità della garitta. In tale frangente le anomalie sono tante, ma ne elenchiamo solo alcune.
a) L'agente ferito al collo, sul lato sinistro, è stato colpito mentre era in piedi, di conseguenza la linea di sangue sarebbe dovuta colare verso il petto.
Nelle foto il rivolo scende solo a lato del collo.
b) Nelle sequenze trasmesse da RAI News 24 si intravvede chiaramente il volto di Giangrande, senza sangue, mentre a fianco della sua mano destra si scorge un cilindro, dal quale scorre un liquido rosso.
 c) Normalmente in una ferita al collo il sangue schizza copiosamente, ma non si vedono tracce di sangue sulla divisa né sotto al mento ed intorno al collo del Giangrande.
 d) Non ci sono tracce di polvere da sparo, tipiche delle ferite subìte da distanza ravvicinata ed inoltre il foro di entrata è minuscolo ed incompatibile con quello procurato da un calibro 7,65 da distanza ravvicinata.
 e) Il militare a terra si trova a circa dieci metri di distanza dalla posizione in cui si trovava, secondo la versione ufficiale, quando è stato colpito dal Preiti.
 f) Il bollettino medico diramato dai chirurghi che avrebbero operato d'urgenza il Giangrande menziona un proiettile che, entrando dal lato sx del collo, si è poi conficcato nella scapola, passando attraverso la colonna vertebrale.
Ciò implicherebbe una traiettoria curvilinea nonché dall'alto verso il basso (una finestra…) e non ad altezza uomo!
 g) I medici descrivono difficoltà respiratorie, ma il militare a terra, a giudicare dalle foto e dalle seppur confuse riprese video, non appare boccheggiante e non gli è stata procurata, dai soccorritori, alcuna tracheotomia per aiutarlo a respirare.
Se davvero il Giangrande avesse subìto i danni dichiarati dai chirurghi, sarebbe comunque morto per asfissia, in quelle condizioni, giacché, stando sempre alla versione ufficiale, la prima ambulanza è sopraggiunta ben dieci (10) minuti dopo il fatto.
 h) A proposito delle ambulanze, non si comprende da dove provenissero le sirene presenti nell'audio del servizio RAI, se, come dichiarato, i primi soccorsi sono giunti diversi minuti dopo.
Tra l'altro tutti gli agenti intorno al Giangrande sembrano più voler oscurare la vista a cameramen e fotografi non autorizzati a riprendere la fiction, piuttosto che agire per soccorrere il loro collega. In effetti in nessun fotogramma si scorge un paramedico intorno al Carabiniere apparentemente ferito e disteso a terra.
Uno degli agenti in borghese sembra operare con una flebo, ma questa, dalle foto successive, rilasciate a giornali ed emittenti televisive, non risulta inserita in un braccio ed anzi, durante le riprese del TGCOM, l'uomo in borghese alza per un attimo il flacone (ad uso delle telecamere), poi, pochi istanti dopo, coperto dai colleghi, lo riappoggia a terra.
Ovviamente nessuna flebo può operare correttamente se non posta in alto e soprattutto se questa non ha l'ago presente in vena!
Inoltre… dove sono il militare ferito ad una gamba e la donna incinta?
Nessuna sequenza video o fotografia ne mostra la presenza sulla scena del delitto… o meglio… sul set cinematografico.
Occupiamoci ora dell'attentatore.
Costui arriva in Piazza Colonna in giacca e cravatta, con abito firmato e scarpe da 150 euro. Ha l'aspetto ben curato e non sembra di certo un muratore disoccupato da tempo.
Sembra un sicario, piuttosto che un povero disperato.
L'attentatore voleva colpire i politici, tuttavia nessun politico era presente al momento della sparatoria.
Al Preiti sarebbe bastato attendere una manciata di minuti ed avrebbe potuto perpetrare una strage di parassiti, invece…
Passiamo in rassegna alcuni punti degni di nota.
1) L'attentatore "squilibrato" presenta capelli corti semi rasati: è il classico taglio delle forze dell'ordine o dei militari.
Inoltre è perfettamente sbarbato.
 2) Il completo che indossa il Preiti è identico a quelli usati dagli addetti alla sicurezza delle sedi istituzionali.
 3) Dalle sequenze di RAINews 24, l’uomo si intravede già dai primi momenti dietro le transenne ed in pochi istanti appare placcato ed atterrato.
Strano, visto che la versione ufficiale lo colloca a poca distanza dalla garitta, ma dall'altra parte della piazzetta a circa 6 metri dalla camionetta e dalle barriere.
Un qualsiasi deficiente che volesse scappare dopo aver sparato, non si getterebbe tra le braccia dei Carabinieri, scavalcando le transenne di protezione ed infilandosi tra queste ed il blindato dei militari.
4) La pistola ed il caricatore dell'attentatore sono state posate a terra con precisione (si veda la foto del quotidiano “La Repubblica”), nonostante nessuno potesse toccare l'arma prima dell'arrivo della polizia scientifica e l'attentatore, lasciandole cadere a terra, non avrebbe mai potuto allineare pistola e caricatore cosi vicini tra loro.
Inoltre la Beretta 7,65, una volta esplosi tutti i colpi si blocca e rimane come nella foto sopra.
5) Il Preiti, immortalato nelle fotografie, mentre esce dalla questura, pur essendo stato ferito al capo durante la colluttazione con gli agenti, non ha alcuna ferita né tumefazione né cerotto o benda sulla testa.
6) Il giallo della punta di trapano che il Preiti aveva in una borsa.
Oltre ai proiettili (una cinquantina) che l’attentatore portava con sé, gli inquirenti hanno trovato – così viene riportato – nella sua borsa anche la punta di trapano: a che cosa serviva?
Perché l’ha portata con sé?
La prima ipotesi è che abbia adoperato l’utensile per cancellare il numero di matricola dalla pistola che ha usato per sparare ai due Carabinieri.
Il fatto è che il Preiti ha riferito ai magistrati di aver acquistato l’arma già con la matricola abrasa, al mercato clandestino di Genova, quattro anni addietro.
7) Poco chiara è anche la ricostruzione degli spostamenti del Preiti.
L’attentatore sarebbe partito da Gioia Tauro alle 9.35 di sabato.
All’altezza di Praia a Mare la Polizia ferroviaria gli chiede una verifica dei documenti.
È un controllo di routine, l’uomo non si scompone. Ha probabilmente l’arma nella borsa, però non ha precedenti penali ed è difficile che possa subire una perquisizione.
Arriva alla stazione Termini alle 15.00. Poco dopo entra all’Hotel Concorde, appena dietro piazza dei Cinquecento.
Prende l’ultima stanza disponibile.
Esce dopo poco.
Racconta il portiere dell’albergo: “È uscito verso le 17.00.
Tra le 18.00 e le 19.00 è entrato nella stanza, senza uscirne più”.
8) Quando viene fermato dopo la sparatoria, il Preiti ha con sé una borsa.
Dentro, oltre alla punta del trapano, viene trovata una cartina di Roma, segnata in più punti, non solo su Palazzo Chigi dove ha appena compiuto il suo folle gesto.
Il dubbio è il seguente: è stato lui a segnare la cartina, indicando il percorso che l’avrebbe condotto fino a Palazzo Chigi, o qualcuno l’ha fatto per lui?
Infatti non è ancora perspicuo come abbia agito il Preiti nel lasso di tempo che intercorre tra l’uscita dall’albergo e la sparatoria.
9) I vestiti.
Il Preiti indossa un abito identico a quelli portati dagli addetti alla sicurezza di Palazzo Chigi e delle altri sedi istituzionali della politica.
E’ un elemento che spinge a pensare che l’attentatore non abbia affatto agito d’impeto, perché disperato.
La sua azione è stata meditata, lucida, organizzata. Senza contare che il Preiti, secondo la versione ufficiale, ha sparato con precisione millimetrica, cercando di colpire dove i Carabinieri non erano protetti dal giubbotto antiproiettile.
10) Sempre dalle sequenze RAI si scorge il Giangrande distendersi a terra, (più che stramazzare) a dieci metri dal blindato dei Carabinieri, dietro le transenne e distante almeno sette metri dal punto dove, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato colpito dal Preiti.
Riassumendo, dal momento dell'unico sparo udito nelle riprese RAI, si vedono due o tre militari chinarsi con calma a terra, di fronte al furgone blindato e dietro le barriere, insieme con il presunto attentatore, già a terra.
Contemporaneamente, dal lato opposto, il Carabiniere Giuseppe Giangrande si adagia sul selciato, sempre dietro le transenne di protezione.
La posizione dei protagonisti di questa messa in scena è del tutto incongruente con le dichiarazioni di media ed istituzioni e già solo questo aspetto metterebbe in seria discussione l'autenticità di quanto verificatosi, ma l'enorme mole di dati sin qui raccolti, senza nemmeno approfondirli tutti, dimostra chiaramente che siamo al cospetto di un false flag in piena regola, attuato con la piena collaborazione e complicità di mezzi di comunicazione, sanitari, magistratura inquirente etc.
Non è un caso se, come negli episodi del 9-11-2001, i testimoni oculari sentiti sono quasi sempre giornalisti.
E' alquanto curioso il fatto che la nota enciclopedia Wikipedia, dopo aver, in un primo momento, creato una pagina ad hoc per raccontare la versione del regime, ora abbia sottoposto a blocco quella stessa pagina, rimuovendo inoltre tutto il precedente contenuto e non rendendolo disponibile nemmeno attraverso la cache di Google.
Chi ha la coscienza sporca e perché?
Infine qualche indizio “esoterico”.
Il presunto attentatore è originario di Rosarno.
La firma dei Rosacroce deviati?
L'ex moglie di Luigi Preiti si chiama Ivana Dan.
Dan è un raro cognome di origine ebraica e si richiama ad una delle tribù perdute d'Israele, di solito evocata in riti ed in trame occulte.
Il figlio di Preiti e della consorte… ha undici (11) anni. Il numero 11 è, per gli "illuminati", il numero dell'inganno, ricorrente in auto-attentati nel mondo.
La giornalista conduttrice al TG2: "Il governo si è appena insediato con pieni poteri di sparatoria".
Un lapsus freudiano di grande importanza.
I tre filmati in esame sono visionabili qui, qui e qui.
Se per qualche motivo non riusciste a visionare i filmati in esame, è possibile accedere a questa pagina, nella quale i video sono riuniti assieme.
Rosario Marcianò – TUTTI I DIRITTI RISERVATI
 

 

2013.03.29 – ANONYMUS ABBRACCIA PATRIA MORETTI… E IL SINDACATO DELLA POLIZIA STRANIERA ITALIANA D’OCCUPAZIONE COISP SI VADA A NASCONDERE.

Anonymous Italia abbraccia Patrizia Moretti.
Chiusi i siti del COISP
anonymous_moretti
Proprio mentre le agenzie stampa rilanciavano i flash con le ultime farneticazioni di Franco Maccari – il segretario nazionale del COISP, ieri tra i protagonisti dell'orribile sit-in in solidarietà ai poliziotti che hanno assassinato Federico Aldrovandi – qualcuno ha pensato bene di chiudergli la bocca.
Infatti, a pochi minuti l'uno dall'altro, i siti del sindacatino di polizia ( http://www.coisp.it/ e http://www.coispnewsportale.it/ ) sono volati gambe all'aria sotto i colpi di un attacco DDOS.
Gli autori?
Sempre loro, gli hacker di Anonymous Italia.
Un gesto attraverso il quale gli attivisti hanno voluto esprimere, non solo una ferma condanna nei confronti degli autori della provocazione inscenata nel pomeriggio di mercoledì sotto le finestre del comune di Ferrara, ma anche solidarietà verso la mamma di Federico, facendole sentire in questo modo la loro vicinanza.
Nel comunicato, asciutto e molto duro, con cui è stata rivendicata l'azione, gli Anon hanno messo in chiaro che il loro operato contro gli abusi della polizia non si ferma qua.
Anzi fanno una promessa: quella di utilizzare tutte le armi in loro possesso «per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio».
Un silenzio minaccioso ed assordante.
A dimostrarlo una lunga lista di nomi che chiude il post dell' #OpCOISP: Federico, Stefano, Carlo, Aldo, Marcello ed altri ancora.
Vittime di una violenza brutale ed impunita che uccide due volte: prima in strada, in carcere o in piazza con pestaggi, torture e manganellate.
Poi nei tribunali e sui media, quando il ricordo viene infangato e la verità seppellita sotto un cumulo di menzogne infamanti.
Ma per antonomasia Anonymous non dimentica e nella sua mente «l'ombra del sangue di Federico», la stessa che ieri Patrizia Moretti ha sbattuto in faccia agli agenti del COISP, è più viva che mai.
A due ore dall'inizio dell'attacco i portali del "Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia" non danno segni di vita.
Sui monitor un messaggio d'errore: 404 officer not found.
 
Leggi il comunicato di Anonymous Italia
Salve, servi dello Stato.
apprendiamo dell'ennesima dimostrazione di viltà alla quale avete dato adito.

 

Il vostro pseudo-sindacato manifesta solidarietà verso mani colpevoli e sporche di sangue innocente.
Insabbiate la verità, sprezzanti di una madre orfana di un figlio strappatole barbaramente da quattro assassini, rendendovi complici di una sanguinosa mattanza e di un dolore che non può essere sopito.

Infangate i diritti umani incarnando il ruolo di capri espiatori, mentre vi prodigate in azioni violente, repressive e deplorevoli.

L'ombra del sangue di Federico è più viva che mai.

Non dimentichiamo chi è caduto per mano di vili assassini asserviti al potere.

Non dimentichiamo lo strazio delle madri e dei padri che chiedono giustizia e rispetto. Le loro urla e le loro lacrime sono anche le nostre.

E a loro ci stringiamo, con la promessa di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio.

VITTIME DELLO STATO:

Federico Aldrovandi (2005)

Stefano Cucchi (2009)

Riccardo Rasman (2006)
Giuseppe Uva (2008)
Niki Aprile Gatti (2008)
Carlo Giuliani (2001)
Massimo Casalnuovo (2011)
Gregorio Durante (2011)
Aldo Bianzino (2007)
Gabriele Sandri (2007)
Simone La Penna (2009)
Manuel Eliantonio (2008)
Marcello Lonzi (2003)

Michele Ferrulli (2011)

Dino Budroni (2011)
Carmelo Castro (2009)
Daniele Franceschi (2010)
Giuseppe Casu (2006)
Piero Bruno (1975)
Giovanni Ardizzone (1962)
Rodolfo Boschi (1975)

 

SOPRAVVISSUTI

 

Luciano Isidro Diaz

Stefano Gugliotta

Luigi Morneghini

Paolo Scaroni

Il sangue sparso per mano di deplorevoli divise è il sangue di tutti.

Che giustizia sia fatta, dunque.

SIC SEMPER TYRANNIS

We are Anonymous
We are Legion
We do not forgive
We do not forget
Expect Us

#Anonymous #ACAB #Humanrights #Italy