ATTUALITA

CASO “SKRIPAL” – OPINIONE DELL’AMBASCIATA RUSSIA IN ITALIA.

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Commento dell'Ambasciata Russa in Italia in relazione alla decisione di espellere funzionari di rappresentanze russe all'estero
È con profondo rammarico che abbiamo recepito la decisione di espellere due funzionari di rappresentanze russe in Italia.
Peraltro non ci è stata fornita alcuna prova del loro coinvolgimento in attività incompatibili con lo status di diplomatico.
Tale eclatante gesto, prettamente politico, è stato spiegato con la necessità di attuare la decisione assunta dal Consiglio Europeo relativamente alla famigerata solidarietà euroatlantica con Londra.
Naturalmente questo atto non resterà senza risposta da parte nostra.
Considerando illegittimi i riferimenti al cosiddetto «affare Skripal» – un'aperta provocazione della Gran Bretagna, – rileviamo che questo gesto di inimicizia di Roma è in netto contrasto con la plurisecolare tradizione di buone e stabili relazioni russo-italiane, introduce un elemento di sfiducia in quel dialogo pragmatico che non si è mai interrotto neanche quando la UE ha adottato la politica sanzionatoria, indebolisce i positivi sviluppi potenziali della cooperazione bilaterale.
Vorremmo ricordare che anche nel periodo della contrapposizione ideologica della «guerra fredda» tra Occidente e Unione Sovietica, l'Italia si è fatta guidare prima di tutto da una propria visione dell'opportunità politica e non da pareri imposti dall'esterno.
Attiriamo l'attenzione sul fatto che questa iniziativa è stata intrapresa da un Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana formalmente dimissionario.
Auspichiamo che il nuovo governo del paese, espressione dell’esito delle elezioni parlamentari, voglia perseguire con decisione una politica di sostegno al dialogo costruttivo e di sviluppo della collaborazione in tutti i campi con la Russia.
 
 
VERGOGNA ITALIA!
Dove sono le prove della responsabilità del Governo Russo circa il caso "Skripal"?
Ma come si può pretendere che un Governo di una Nazione possa rispondere ad altri governi su fatti di cui vi è solo la presunzione di responsabilità e nessuna prova diretta?
Almeno un pò di decenza sarebbe doverosa … o vi dovete sempre sottomettere al volere di altri?
Noi speriamo di liberarci presto dalla dominazione straniera italiana e di poter intraprendere un rapporto diplomatico franco e corretto nei confronti soprattutto della Nazione Russa e di tutte le altre Nazioni che amano agire in trasparenza e nel rispetto reciproco.
W il Popolo Russo, W il Popolo Veneto.
WSM
Venetia, 30.03.2018
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 

STRANE COSE ACCADONO AI PAESI EUROPEI CHE RESISTONO ALL’ASSALTO DI GEORGE SOROS

Strane cose accadono nell’Europa orientale e centrale che non vengono menzionate nei media.
Due capi di stato, i premiers della Slovenia e della Slovacchia, hanno rassegnato le dimissioni quasi contemporaneamente.
Il primo ministro slovacco Robert Fico è stato vittima dello scandalo per l’omicidio di Jan Kuciak, un giornalista che stava indagando sulla corruzione del governo.
Il primo ministro ha dovuto dimettersi durante le proteste di massa.
Fico era noto per il suo sostegno a un rafforzamento del Visegrad Group (il gruppo dei paesi dell’Est anti-EU). 
Lui stesso si era opposto a Bruxelles su molte questioni.
Vale la pena notare che Fico è il premier europeo ha chiesto di abolire le sanzioni e migliorare i rapporti con Mosca.
Il premier era fermamente convinto che la Russia fosse un partner affidabile per l’energia .
Sarà una coincidenza che sia stato costretto a rassegnare le dimissioni in mezzo alla campagna anti-Russia innescata dal caso Skripal e altre storie chiaramente inventate utilizzate come falsi pretesti per incessanti attacchi contro Mosca?
Fico non era forse considerato una minaccia per la cosiddetta unità dell’UE contro la Russia?
Lo era sicuramente.
Il primo ministro slovacco non ha nascosto il fatto che la sua decisione è stata presa sotto forte pressione .
L’estromissione è stata progettata da forze esterne, incluso il miliardario “filantropo” George Soros.
Ad esempio, il presidente slovacco Andrej Kiska ha avuto un incontro privato con il miliardario nel settembre 2017.
Si è trattato di una conversazione privata.
Nessun diplomatico slovacco era presente durante l’incontro.
Non si sa quali siano stati gli argomenti trattati.
Secondo il ministro degli Esteri slovacco, Miroslav Lajčák, “George Soros è un uomo che ha avuto una grande influenza sullo sviluppo dell’Europa centrale e orientale e oltre.
Questo è un fatto che non può essere messo in discussione.
“Il premier ungherese Viktor Orbán ha detto questo sull’evento:”
George Soros e la sua rete stanno sfruttando ogni possibile occasione per rovesciare i governi che stanno resistendo all’immigrazione “.
Il premier sloveno Miro Cerar è stato attaccato da Soros per la sua opposizione alla politica dell’UE in materia di immigrazione.
George Soros non nascondeva il fatto di essere un ardente avversario della posizione di Miro Cerar.
“E ‘un obbligo per l’Europa a ricevere i migranti”, come il finanziere statunitense ha preteso di insegnare agli europei.
Ora anche il premier sloveno deve dimettersi, dopo che i risultati di un referendum su un progetto economico chiave sono stati annullati dalla Corte Suprema e gli attacchi dei media sulla sua posizione riguardo ai richiedenti asilo si sono intensificati.
Con Cerar non più al timone, il movimento di opposizione alla dittatura di Bruxelles si è indebolito.
Chi è il prossimo?
Probabilmente l’Ungheria, che è diventata un bersaglio per gli attacchi di Soros .
Il miliardario americano ha investito oltre $ 400 milioni nel suo paese natale dal 1989. 
Ha anche annunciato la sua intenzione di influenzare la campagna elettorale ungherese e ha impiegato 2.000 persone a tale scopo.
Il governo vuole che le sue proposte di leggi ” Stop Soros ” diventino leggi.
Senza dubbio l’Ungheria verrà attaccata duramente per essersi opposta alla rete del finanziatore.
Bruxelles solleverà una protesta e si lamenterà, criticando il “regime antidemocratico” che governa il paese.
Le prossime elezioni parlamentari in Ungheria si terranno l’8 aprile 2018.
Sarà una dura lotta per preservare l’indipendenza e allo stesso tempo contrastare i tentativi di imporre la pressione degli Stati Uniti attraverso le ONG e le istituzioni educative sostenute da Soros.
Le attività di Soros sono anche consolidate nella Repubblica Ceca.
Il presidente ceco Milos Zeman ha accusato i gruppi affiliati a Soros di intromettersi negli affari interni della sua nazione (anche Zeman è un forte oppositore di Bruxelles).
Inoltre Il finanziere esorta l’UE a fare pressioni sulla Polonia per costringerla a “preservare lo stato di diritto” (secondo la UE sarebbe violato dalle nuove leggi emanate dal governo di Varsavia).
Anche la Macedonia, il piccolo stato, resiste alle attività sovversive, ispirate dalla rete del miliardario, che mirano ad un cambio di regime.
La “rete Soros” ha una grande influenza sul Parlamento europeo e altre istituzioni.
La lista scandalosa degli alleati di Soros comprende 226 deputati al Parlamento su 751.
Un terzo dei membri – pensateci!
Se quella non è corruzione, allora che cos’è?
I legislatori che sono influenzati dall’estero ballano al ritmo di Soros.
Fanno quello che gli viene detto, che include l’isteria anti-Russia e il favoreggiamento delle migrazioni.
Mosca ha una sua storia di rapporti con la rete Soros.
Nel 2015, l’Open Society Institute di George Soros è stato espulso da quel paese come “organizzazione indesiderabile” che era stata istituita per rafforzare l’influenza degli Stati Uniti nel paese slavo.
Sarebbe davvero ingenuo pensare che Soros agisca da solo.
È un segreto di Pulcinella che il governo degli Stati Uniti interferisce in modo flagrante negli affari interni di altri paesi usando il miliardario come veicolo o quinta colonna.
L’Europa è un concorrente degli Stati Uniti che deve essere indebolito. 
L’USAID e la rete di Soros collaborano spesso per perseguire obiettivi comuni. 
Nel marzo 2017, sei senatori statunitensi hanno firmato una lettera in cui chiedevano al Dipartimento di Stato di esaminare i finanziamenti governativi delle organizzazioni sostenute da Soros.
Ma quegli sforzi non sono andati da nessuna parte, Foggy Bottom è sempre dalla parte di Soros , qualunque cosa accada.
Molti paesi europei sono impegnati in una feroce battaglia per proteggere la loro indipendenza.
L’impero del finanziere sta tentennando un po ‘per conquistare l’Europa con tangenti e sovversive versate dalla sua rete di ONG.
Questi paesi dell’Est Europa e la Russia stanno resistendo alla stessa minaccia.
Forse è questo il motivo per cui le sanzioni contro la Russia sono così impopolari tra molti politici dell’Europa orientale.
La Bonino premiata da George Soros
Nota: La rete di Soros è estesa anche in Italia in modo palese ed occulto, si tratta di una rete estesa ed intricata con vari collegamenti e diramazioni.
Questa include ex ministri come la Bonino (esteri) e la Kyenge (ex ministro integrazione), entrambe direttamente responsabili per la gestione dei flussi migratori accettati dall’Italia negli ultimi anni, oltre a vari esponenti del PD e della sinistra.
Vengono finanziati anche gruppi che sostengono la manipolazione e la censura sui media in tema di migranti, il supporto legale e pubblicazioni varie.
I bilanci sono pubblicati solo in pochi casi.
Soros-network
Il perno principale della rete è la Open Society ed la finalità è quella di usare leggi anti-discriminazioni per promuovere l’abolizione dei confini e l’immigrazione illimitata.
L’idea è apertamente dichiarata nei manifesti di diverse organizzazioni.
Altro tema ricorrente è quella della promozione del proprio approccio estremista come ‘’basato sui fatti’’ e ‘’di buon senso’’ per mantenere un’aura di credibilità scientifica, tuttavia suggerendo interpretazioni soggettive ed ideologiche dei dati o omettendo informazioni.
Un esempio è la richiesta di omettere la nazionalità dei criminali, l’equivalente di ammettere che il problema esiste, ma non si deve parlarne.
L’atteggiamento è tipico di regimi totalitari, non democratici e certamente non ‘’società aperte’’.
Un’altro obiettivo della rete ultimamamente è quello di ottenere lapprovazione dello Jus Soli dal Parlamento italiano.
Inoltre sono in azione una serie di ONG che agevolano il trasferimento dei migranti nel Mediterraneo dal nord Africa alle coste italiane.
Tramite fondi, pubblicazioni, conferenze, ricerche o canali di informazione per i migranti, la rete produce un efficace sostegno per i migranti, indipendentemente dal fatto che siano legali o meno.
A questo si aggiunge una attività di propaganda per le migraizoni fatta in alcuni paesi dell’Africa sub sahariana.
Traduzione e nota: Luciano Lago
 
Articolo segnalato da Bendetto e tratto da (CLICCA QUI)
 

ALIMENTAZIONE E TUMORI ECCO LA VERITÀ NASCOSTA

Alimentazione e tumori ecco tutta la verità nascosta dalla medicina ufficiale.
La vera causa dei tumori si nasconde proprio nei cibi che mangiamo tutti i giorni, in questo video l'autore del best seller "Vivere 120 anni" Adriano Panzironi ci svela questa verità.
 
https://youtu.be/e-jjcu6G-Ls
 

LA LOBBY DEL LATTE IN POLVERE CONVINCE LE DONNE A NON ALLATTARE

Il mercato del latte in polvere è molto redditizio, ma dare questo prodotto ai bambini può essere a volte pericoloso perché nelle zone più povere del mondo non sempre l’acqua è di ottima qualità, e può veicolare malattie.
Ma stando a quanto denuncia un’inchiesta condotta dal Guardian e da Save the Children, queste considerazioni non sembrerebbero interessare molto le grandi multinazionali del settore.
Nonostante il codice internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità lo proibisca, i big del settore userebbero metodi aggressivi, clandestini e spesso illegali per indirizzare le madri nelle zone più povere del mondo a scegliere il latte in polvere per l’allattamento.
Come riporta Europa Today in alcune delle aree più povere delle Filippine venivano offerti a medici, ostetriche e operatori sanitari locali viaggi gratuiti per conferenze, pasti, biglietti per spettacoli e cinema e persino per il gioco d’azzardo online, per guadagnare la loro lealtà e fare consigliare alle loro assistite l’utilizzo di latte in polvere.
E, guarda caso in quelle stesse aree delle Filippine le percentuali di allattamento esclusivo al seno nei primi sei mesi di vita del bambino sono bassissime, solo il 34%.
Qui, secondo quanto riferito dal quotidiano britannico, le multinazionali distribuiscono opuscoli sull’alimentazione infantile alle madri, che sembrano essere consigli medici, ma in realtà raccomandano marche di formule specifiche e talvolta hanno addirittura dei buoni sconto.
E con ottimi risultati.
Il codice internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità impedisce esplicitamente alle aziende del settore di prendere direttamente di mira madri e operatori sanitari e limita la pubblicità.
Soprattutto nei Paesi più poveri queste pratiche sono sconsigliate perché c’è un maggior rischio per i piccoli di contrarre polmonite e diarrea e, con la mancanza di accesso alle cure sanitarie, le madri sono meno informate sui benefici dell’allattamento al seno.
In Messico solo il 31% dei bambini è allattato esclusivamente al seno per i primi sei mesi: qui il 50% delle madri ha dichiarato di aver ricevuto latte in polvere direttamente dal proprio medico.
In Cile il 75% di medici, infermieri e ostetriche negli ospedali ha riferito che ci sono costantemente visite di rappresentanti delle aziende del settore nelle strutture ospedaliere.
La replica della Nestlé
Le aziende dal canto loro hanno negato le accuse.
“Questa immagine non rappresenta la cultura e le pratiche commerciali di Nestlé”, ha scritto l’azienda in una nota in cui assicura che “la prima e più fondamentale espressione del nostro rispetto per le madri e i bambini è il supporto per l’allattamento al seno, il rispetto della legge e le nostre procedure rigorose”.
 
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 
 

LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI SOTTO ATTACCO: PARTONO LE PRIVATIZZAZIONI

Oggi Padoan ha proposto di cedere una quota rilevante della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), di cui il Tesoro detiene l’82,77%, per abbattere il debito pubblico.
Lo annuncia l’articolo de Il Fatto dicendo che il Governo “punta a cedere entro fine anno una nuova tranche di Poste e a portare in Borsa le Frecce delle Ferrovie dello Stato”.
Il Governo intende cedere il 15% di CDP a qualche banca d’affari della City di Londra, di quelle dove in genere finiscono i Ministri dell’Economia o i dirigenti del Tesoro quando terminano la propria carriera politica (…), e rimborsare circa 5 miliardi di euro di debito pubblico in modo da rientrare nei vincoli imposti dall’UE.
Ma si può rimborsare il debito pubblico cedendo aziende e industrie strategiche di Stato?
Analizziamo due dati chiave.
Nei 15 anni che vanno dal 2001 al 2016 la liquidità primaria in Italia, data dalle monete, dalle banconote e dai conti correnti bancari (detta anche M1) è cresciuta di 520 miliardi di Euro.
Nello stesso periodo, il debito pubblico dello Stato è cresciuto di 598 miliardi di Euro (dati Bankitalia).
Tenendo conto che una parte dell’incremento del debito pubblico si deve al pagamento di interessi passivi e che parte di questi interessi vanno a beneficio di soggetti non residenti che quindi drenano liquidità dal Paese, possiamo concludere che l’incremento di debito pubblico negli ultimi 15 anni si rapporta quasi perfettamente all’incremento di liquidità netta nell’economia domestica (liquidità netta cioè dopo la fuoriuscita dovuta al pagamento di interessi a soggetti non residenti).
Non è una sorpresa.
In un sistema di moneta-debito quale è l’Euro-sistema, l’ammontare di debito pubblico è sostanzialmente pari alla massa monetaria in circolazione.
Basta immaginare uno Stato che si formasse da zero, senza debito e senza moneta e che aderisse all’Eurozona.
Cosa farebbe il primo giorno?
Emetterebbe obbligazioni sottoscritte dalle banche, iscriverebbe un debito pubblico nel bilancio del Tesoro e con la liquidità raccolta farebbe spesa pubblica in modo da mettere la massa monetaria nelle mani di famiglie ed imprese.
Ecco come nasce il debito pubblico (la semplificazione del linguaggio ha finalità esplicative).
Dunque, quando il Ministro Padoan ci racconta che intende rimborsare 5 miliardi di debito pubblico in realtà sta dicendoci un’altra cosa: che intende drenare il sistema Italia di 5 miliardi.
Se non fosse così, chiedo al Ministro di spiegare a tutti come poteva l’Italia negli ultimi 15 anni introdurre 520 miliardi di liquidità primaria nel sistema economico senza fare debito?
Ecco, io vorrei che il Ministro Padoan rispondesse a questa semplice domanda e che inoltre illustrasse come pensa di far crescere la liquidità primaria nei prossimi 20 anni, senza aumentare il debito pubblico.
Pensa di svendere altri pezzi dello Stato?
Cioè, intende cedere lo Stato italiano per dotarci della moneta che servirà a scambiare beni e servizi?
Mi permetto un consiglio al Ministro Padoan: visto che il debito è aumentato a fronte di carta e impulsi elettronici, perché non restituiamo parte di questa carta e di impulsi elettronici – anziché pezzi di Stato – sostituendoli con strumenti monetari paralleli controllati dalla Repubblica, come peraltro vorrebbe l’art. 47 della Costituzione (“La Repubblica controlla il credito….”)? (“Le basi economiche di un new deal italiano”)
Ma c’è dell’altro.
Non solo il Ministro Padoan vuole drenare liquidità dal Paese facendolo passare come rimborso di debito pubblico, quindi come qualcosa di virtuoso anziché di scellerato, ma vuole anche farlo attraverso la cessione del 15% del più importante strumento di governo dell’economia che lo Stato italiano ha ancora a disposizione.
Infatti, la Cassa Depositi e Prestiti è l’ultimo vero baluardo che resta per sperare di ricostruire una sovranità industriale, economica e monetaria nel Paese.
Detiene oltre 240 miliardi di Euro di depositi postali, eroga già crediti al sistema impresa, possiede partecipazioni strategiche in Terna, Eni, Snam, Poste, Fincantieri, Saipem, Italgas ed altre aziende strategiche dalle quali si potrebbe ripartire per impostare una politica industriale, ed inoltre potrebbe essere il perno per l’emissione di una moneta parallela che ci consenta di de-finanziarizzare il Paese e diminuire gradualmente l’impiego di Euro (“De-finanziarizzare l’economia”).
Corre l’obbligo di ricordare al Ministro Padoan che nel far questo violerebbe almeno due fondamentali articoli della Costituzione italiana, il 43 ed il 47.
L’art. 43 stabilisce che “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire…allo Stato…determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia…. ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.
Ministro Padoan, non le sembra, tanto per citarne due, che ENI e SNAM siano classificabili come “fonti di energia”?
L’art 47 stabilisce che “La Repubblica ….favorisce l’accesso del risparmio popolare … al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
Non le sembra, dunque, Ministro Padoan che la Cassa Depositi e Prestiti, che vuol dire Fincantieri, Saipen ed Italgas, per citarne alcune, rientri nei “grandi complessi produttivi del Paese”?
E dunque, perché cederla alle banche d’affari della City di Londra anziché riservarla al “risparmio popolare”?
Per chi lo avesse dimenticato, Padoan è lo stesso che ha rifiutato di costituirsi parte civile nel processo di Trani contro le agenzie di rating, su invito del PM Michele Ruggiero, dal che potevano ricevere il pagamento di ingenti danni erariali che la Corte dei Conti ha stimato in oltre 120 miliardi di Euro (“Sentenza storica a Trani..”).
Teniamolo bene a mente.
La difesa della Cassa Depositi e Prestiti, ed il suo rilancio come banca pubblica (“Una banca pubblica per rilanciare il Paese“), sono un’altra delle trincee dove ci giochiamo uno degli ultimi brandelli di sovranità nonché la vera chance di risorgere.
Alberto Micalizzi
 
Articolo proposto da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 

VITTIMA DEI BULLI PER LA SUA CONDIZIONE FISICA CAUSATA DA UN DANNO DA VACCINO. MICHELE SI È TOLTO LA VITA

“ Mio figlio si è ucciso per colpa dei bulli ”, la straziante denuncia della mamma di Michele
di Antonio Palma
Il 17enne Michele Ruffino si è tolto la vita gettandosi da un ponte, ora la madre e il padre denunciano: “Mio figlio è stato vittima dei bulli, sono loro che me lo hanno ammazzato. 
Lo hanno deriso fino all’ultimo anche al funerale”
“Si è ucciso perché voleva un amico della sua età e riceveva solo porte in faccia e prese in giro”, così  Maria Catrambone Raso, assieme al marito Aldo Ruffino, hanno deciso di denunciare pubblicamente gli atti di bullismo che avrebbero portato il figlio 17enne Michele Ruffino  a uccidersi il 23 febbraio scorso gettandosi dal ponte di Alpignano, nell’area metropolitana di Torino.
Una decisione sofferta e arrivata dopo giorni di dolore straziante vissuti nel dubbio se chiudersi ed elaborare da soli quanto accaduto o rivelare a tutti il calvario vissuto del figlio. 
“Mio figlio è stato vittima dei bulli, l’ha ucciso chi lo umiliava, sono loro che me lo hanno ammazzato. 
Lo hanno fatto fino all’ultimo anche al funerale” accusa senza mezzi termini la madre di Michele, rivelando un episodio sconcertante: “Uno di quei ragazzini ha guardato la foto di mio figlio al funerale e ha detto che da vivo era molto più brutto. 
Chi lo ha ascoltato si è sentito gelare il sangue nelle vene”.
Secondo la donna tutto sarebbe iniziato con i problemi di salute di Michele a causa di un vaccino fatto quando aveva solo sei mesi che gli ha causato problemi motori alle braccia e alle gambe. 
“Una sentenza ha stabilito che Michele ha subito un danno da vaccino.
Non riusciva a muoversi con naturalezza, anche se con gli anni eravamo riusciti a superare i suoi problemi. 
I suoi compagni di classe invece lo deridevano. 
Dicevano che cadeva sempre, qualcuno lo chiamava handicappato”, ha raccontato la donna, aggiungendo: “Voleva solo una pacca sulla spalla, una parola amica. 
Invece oggi siamo qui: disperati. 
Non vogliamo vendetta, ma se c’è qualcuno che ha sbagliato deve pagare”.
“Lui aveva voglia di vivere, cercava una pacca sulla spalla, un amico, una ragazza.  
Ma ha trovato solo risate cattive e porte in faccia”, ha proseguito la 51enne ricordando che Michele sognava di diventare pasticcere e studiava per questo ma aveva diverse passioni come il nuoto e la palestra.
“Se mio figlio non avesse avuto problemi di salute, sarebbe ancora qui” accusa ancora la mamma di Michele, rivelando anche alcune lettere di addio che il giovane, che avrebbe compiuto 18 anni a ottobre, ha lasciato sul suo computer. 
“Ti scrivo questa lettera, la mia ultima lettera. 
Si hai capito bene, perché non credo di riuscirci più.
Ho intenzione di mollare. 
Questo ragazzo moro piange davanti allo specchio e non trova nessuno dietro di sé che gli dica ‘ehi oggi sei maledettamente bello’” si legge nell’ultima nota prima del suicidio.
Prima però vi erano stati altri scritti analoghi in cui il giovane annunciava l’intento di farla finita a dimostrazione di una situazione per lui ingestibile. 
La madre ha sporto denuncia ai carabinieri e portato il computer agli investigatori. 
“Era un appassionato di internet e andava molto spesso sui canali Youtube dove aveva allacciato rapporti con vari coetanei. 
Anche a loro aveva confidato la voglia di farla finita” ha raccontato Maria. 
Sul caso indagano ora i carabinieri anche se al momento in procura non esiste ancora un fascicolo con una ipotesi di reato.
Fonte: fanpage.it
via Informare per Resistere
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 
 
 

ACCORDO PER LA RIDUZIONE DEI SALARI E L’AUMENTO DEGLI ORARI; SINDACATO VENDUTO AL GRANDE CAPITALE…

L’accordo sul sistema contrattuale firmato con scene di giubilo comune tra i vertici di CgilCislUil e quelli di Confindustria è la peggiore politica di austerità fatta contratto. 
Esso conclude un percorso iniziato nel 2009 da un’ intesa che la Cgil inizialmente non sottoscrisse, salvo poi cambiare idea successivamente. 
L’ultimo contratto dei metalmeccanici sottoscritto anche dalla Fiom – il peggiore della storia della categoria con zero aumenti salariali, la flessibilità a go go e i fondi sanitari- ha dato il via libera definitivo a quest’intesa.
L’accordo programma la riduzione dei salari impedendo di chiedere aumenti nei contratti nazionali e legando rigidamente quelli aziendali ai massimi profitti dell’impresa. 
Nello stesso tempo flessibilità e precarietà sono assunti come elementi costitutivi del rapporto di lavoro. 
E l’orario di lavoro e l’intensità della prestazione possono solo aumentare. 
Questa è la nuova costituzione delle relazioni sindacali e l’organizzazione che non l’accetta vedrà messo in discussione il suo stesso diritto ad esistere. 
Un accordo liberticida contro tutti i diritti dei lavoratori.
I metalmeccanici tedeschi hanno raggiunto le 28 ore settimanali con aumento dei salari. 
L’accordo sul sistema contrattuale italiano non solo impedisce che simili risultati possano essere mai acquisiti, ma vieta persino che possano essere richiesti. 
La piattaforma della IgMetall nel sistema sottoscritto da Camusso e compagnia sarebbe semplicemente fuorilegge. 
Neppure i vertici della UE avrebbero saputo imporre ai lavoratori italiani un sistema così capace di farli lavorare sempre di più e guadagnare sempre di meno.
CgilCislUil e Confindustria cancellano la possibilità per i lavoratori di ottenere contratti degni di questo nome, ma si mettono definitivamente assieme in affari. 
Fondi pensione, sanità privata, formazione e traffici vari sul lavoro, di questo si occuperanno davvero.
Alla firma dell’intesa i leader sindacali e confindustriali si sono abbracciati e hanno fatto sapere alla politica che essa non deve occuparsi di loro, che i lavoratori sono roba loro. 
Pensano così di essersi salvati dal crollo del PD, partito che, pur con finte polemiche, hanno sempre sostenuto.
Hanno organizzato un sindacato unico di regime in cui padroni e vertici sindacali operano affratellati in una sola corporazione.
E hanno offerto i servigi di questo “sindacato” al nuovo governo, qualunque esso sia purché sia responsabile.
Questo accordo della vergogna, sottoscritto senza neanche un’assemblea nei luoghi di lavoro, è come la controriforma costituzionale di Renzi. 
E deve fare la stessa fine. 
Combattere e rovesciare il sindacato CGILCISLUILCONFINDISTRIA è oggi indispensabile per riconquistare diritti, salario e libertà in tutto il modo del lavoro.
 
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)

PS : Guardate questa foto, non hanno neanche il senso del decoro..

 

FRANCIA, L’EX PRESIDENTE NICOLAS SARKOZY IN STATO DI FERMO

Francia, Nicolas Sarkozy in stato di fermoFrancia, Nicolas Sarkozy in stato di fermo
Sarkozy insieme all'ex vice presidente Usa Al Gore (ap)
L'ex presidente è sotto interrogatorio della polizia su presunti finanziamenti illeciti alla sua campagna elettorale del 2007, probabilmente legati alla Libia di Gheddafi
PARIGI
La storia della guerra in Libia e il fantasma di Gheddafi continuano a perseguitare Nicolas Sarkozy. 
L'ex Presidente è da stamattina in stato di fermo dai magistrati anti-corruzione di Nanterre nell'ambito dell'inchiesta sul presunto finanziamento della sua campagna elettorale del 2007 – la prima in cui era candidato all’Eliseo – da parte dell’allora potentissimo raìs libico.
Le prime accuse erano state rivelate dal sito Mediapart sei anni fa e documentate in un libro uscito qualche mese fa dal titolo “Avec les compliments du Guide” firmato da due cronisti del sito Fabrice Arfi e Karl Laske. I giornalisti avevano raccontato di borse piene di banconote passate da Tripoli e Parigi, bonifici sospetti, lettere con promesse di milioni di euro per favorire l’elezione dell’allora leader della destra francese, fino ai ricatti, le minacce e la guerra scatenata da Sarkozy. Nelle varie ricostruzioni si parla di finanziamenti di quasi 50 milioni di euro in diversi pagamenti cash. 
L'ex capo di Stato ha sempre smentito le accuse. 
Dall'autunno 2016 si è ritirato dalla vita politica dopo la sconfitta alle primarie del centrodestra. Sarkozy è già stato rinviato a giudizio per non aver rispettato le regole sul finanziamento della sua campagna elettorale del 2012, avendo speso circa 20 milioni in più rispetto al tetto dei 22,5 milioni consentiti per legge.
Dal 2013 i magistrati francesi indagano sul presunto finanziamento da Tripoli a Parigi. 
L'inchiesta ha proceduto a rilento, anche per la morte di Gheddafi e di molti suoi fedelissimi. 
Un nuovo colpo di accelerazione è arrivato a gennaio con l'arresto all'aeroporto londinese di Heathrow dell'uomo d'affari francese Alexandre Djouhri con un mandato di arresto internazionale emesso dalla Francia: sarebbe stato lui a fare da tramite per il denaro ricevuto dall'ex leader libico.
L'udienza per l'estradizione inizierà il 17 aprile.
 
Articolo su segnalazione di Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)

FINAL FANTASY XV

VENEZIA NON HA NULLA A CHE FARE CON L'ITALIA.
Ed ecco un videogioco del genere fantasy che ci racconta di una Venezia del futuro.
Final Fantasy è una delle leggende di lunga vita dello storia dei videogiochi e siamo arrivati alla versione XV.
Nel videogioco la città di Altissia è presentata come una Venezia del futuro e non solo perché viene definita la "città sull'acqua" ma perché rispecchia i suoi canali, le gondole, i suoi ponti, le caratteristiche architetture veneziane e la sua cattedrale è sagomata con la Basilica di San Marco.
La trama di FINAL FANTASY XV è un lungo viaggio tra amici per riuscire a riconquistare un reame rubato …
proprio come il regno d'italia ha rubato Venezia e la sua Serenissima Repubblica con la frode e l'inganno.
In alcuni articoli viene riferito che Hajime Tabata, game director di Final Fantasy XV, circa  vent’anni fa compì un lungo viaggio in italia, partendo da Milano e passando per Venezia, Firenze, Roma sino ad arrivare a Napoli; fu quest’esperienza a dargli l’ispirazione di questo quindicesimo capitolo.
In alcuni articoli promozionali del videogioco si parla di Venezia come se facesse parte dell'italia.
Si dice che lo stesso Hajime Tabata avrebbe cercato di ricostruire la "tipica atmosfera italiana" negli scenari del gioco tra architettura e arte culinaria, con una città ispirata del tutto a Venezia ed elementi tipici della cucina napoletana, di cui il director è perdutamente innamorato.
Ecco proprio due realtà di due civiltà colonizzate ancora oggi dallo stato straniero occupante italiano e che nulla può vantare a proprio merito.
La civiltà Veneta, di cui Venezia è una significativa portavoce non ha nulla a che fare con l'italia che da poco più di un centinaio d'anni occupa illegalmente e illecitamente i suoi territori.
Venezia non l'hanno fatto di certo gli italiani.
Venezia è e rimane ancora oggi la capitale della Serenissima Repubblica Veneta e non è certo quella che erroneamente viene definita il capoluogo veneto, che è solo una regione nell'ambito illegale italiano.
Ecco un tipico esempio di neo/colonialismo tendente a frodare le nuove generazioni dell'identità del proprio Popolo nascondendo la verità e cercando di appropriarsi della civiltà veneta e di altre Nazioni pre-unitarie.
Ed è così che la frode continua.
Ma, tanto per essere chiari … Venezia non è italia e non lo sarà mai.
WSM
Venetia 19 marzo 2018
Sergio Bortotto
Presidente del Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto
e del Governo Veneto Provvisorio.
 
 
Nel negozio Funbox Videogiochi & Fumetti sito in via O. Marinali nr.69 a Bassano del Grappa potete trovare oltre ai vostri videogiochi preferiti anche alcune copie del nostro libro "LIBERO POPOLO IN LIBERA PATRIA", il racconto di una storia vera che come una leggenda rispecchia un pò la trama della lotta intrapresa dal Principi Lucis Noctis Caelum per riconquistare il regno rubato.
 
 

LA RUSSIA A THERESA MAY: “NON ABBIAMO PAURA DI TE”

di Jonas E. Alexis
 
“Theresa May aveva dato all’amministrazione di Vladimir Putin un termine fino a mezzanotte di martedì per spiegare come un’ex spia sia stata avvelenata a Salisbury, altrimenti avrebbe concluso che è stato un ‘uso illegale della forza’ da parte dello stato russo contro il Regno Unito.”
Questo è simile alla vecchia tattica, “Hai smesso di picchiare tua moglie?
” Se dici di sì, allora hai appena ammesso di essere colpevole di aver commesso un crimine.
Se dici di no, allora sei ancora colpevole di aver commesso un crimine.
L’accusa promiscua di Theresa May non funzionerà mai in un mondo sano dove le regole di evidenza sono rispettate e applicate in modo coerente.
Semplicemente non puoi accusare qualcuno di un crimine e pretendere che la stessa persona produca prove che non è colpevole.
Semplicemente non si sommano.
In realtà, non è necessario essere un politico o un avvocato per rendersi conto che la posizione di May è semplicemente folle.
Questa sembra essere una delle ragioni per cui la Russia non sta prendendo sul serio le accuse della May im modo palese.
Quello che gli agenti dellla May e del nuovo ordine mondiale devono fare è semplicemente questo: produrre prove rigorose che dimostrino che la Russia è colpevole.
Ma c’è qualcos’altro in questa storia.
Quando nel maggio 2016 era stato chiesto alla May se fosse pronta ad autorizzare uno bombardamento nucleare su migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini in Medio Oriente, lei aveva risposto dicendo:
” Sì!
L’unico punto di dissuasione è che i nostri nemici devono sapere che noi saremo pronti a usarlo”.
In un mondo razionale, questo è inesplicabile.
Facciamo solo qualche esperimento mentale qui.
Supponiamo che la Russia sia colpevole.
Potrebbe essere che la Russia stava semplicemente seguendo la visione prevalente della May?
Potrebbe essere che la Russia stia effettivamente universalizzando l’ideologia della May?
La Theresa May è pronta per usare le armi nucleari su migliaia di nemici percepiti come tali, ma altri paesi non possono fare lo stesso!
In che modo hanno eletto questi personaggi (come la May) come leader del cosiddetto mondo libero?
Questo non è nemmeno un fatto di equazioni differenziali o fisica matematica.
Questo è il senso comune che si applica a ogni essere umano sul pianeta.
Quello che stiamo vedendo qui è che gli agenti del Nuovo Ordine Mondiale (NWO) come la May sono disperati perché la Russia li ha umiliati in Siria.
Gli agenti del NWO stanno ancora perpetuando il coro che Assad deve andare via.
Ma Assad, la Russia e l’ran stanno ancora esponendo i mercanti di guerra nella regione.
Quanto tempo ci è voluto dagli Stati Uniti per cancellare l’Iraq?
Solo pochi mesi.
Libia?
Solo pochi mesi.
Ma la Siria?
Bene, sia la Russia che l’Iran stanno dicendo che l’imperialismo anglo USA ha già fatto abbastanza danni.
Alla May e agli altri burattini del regime sionista ovviamente non piace.
Pertanto, stanno evocando scenari non plausibili per mantenere viva e sana la spedizione sionista nei paesi del Medio Oriente.
Ma la Russia non sta prendendo sul serio quelle persone.
Fonte: Veterans Today
Traduzione: Luciano Lago
Articolo segnalato da Benedetto, tratto da (CLICCA QUI)
 
 

SINDACO NON CONFORME … ALL’ITALIA? RIDIAMOCI SU!

Szumski diffidato dalla Prefettura: "Sindaco non conforme"
Arrivata la missiva che lo invita a tenere "atteggiamenti più conformi come sindaco"
 
SANTA LUCIA DI PIAVE
Il sindaco di Santa Lucia Riccardo Szumski diffidato dalla Prefettura. 
Lo ha reso noto lo stesso primo cittadino sul proprio profilo Facebook: “Lo Stato mi ha ufficialmente diffidato come sindaco non conforme” ha scritto oggi nel primo pomeriggio.
Szumski è stato invitato infatti a tenere “atteggiamenti più conformi come sindaco”, ha chiarito l’interessato. 
Non è dato sapere molto di più sulla conformità a cui la Prefettura ha invitato il primo cittadino santalucese, che ha preferito non divulgare la lettera.
“Mi sto informando con i miei legali” ha annunciato Szumski, che ha reso nota l’intenzione di rispondere alla missiva inviata dalla Prefettura.
E’ possibile che l’invito si riferisca alle esternazioni (anche social) del sindaco, da sempre molto critico nei confronti dell’atteggiamento tenuto dallo Stato nei confronti degli enti locali.
Intanto Szumski ha incassato la solita solidarietà su Facebook: tantissimi infatti i commenti pro-sindaco, che sulla piazza virtuale riscuote sempre grande successo. 
Anche in questo caso tanti cittadini di Santa Lucia si sono schierati dalla sua parte: in molti commenti compare la sigla “wsm” (viva san Marco), tipica degli indipendentisti veneti.
 
Articolo segnalato da BENEDETTO
Tratto da (CLICCA QUI)
 

IL BUON GOVERNO DI VLADIMIR PUTIN PAGA: IL 71,9 PER CENTO DEI RUSSI LO VOTA

Vladimir Putin, secondo i primi exit-poll, è in testa col 71,9 per cento dei consensi.
L’affluenza, alle 19, era del 60 per cento, ma coi dati definitivi aumenterà ancora.
L’appello del pregiudicato Navalni a non andare a votare è caduto nel vuoto, i russi hanno preferito scegliere il loro presidente.
Putin si avvia così trionfalmente al sui quarto mandato.
Erano in funzione oltre centomila seggi per oltre 100 milioni di aventi diritto al voto.
E’ stato insomma accolto dello “zar” ad andare a votare: ieri Putin aveva sollecitato i russi ad andare a votare alle elezioni presidenziali per uno degli otto candidati in lizza.
“E’ la volontà dei russi, la volontà di ogni cittadino russo, a determinare quale sarà la strada che prenderà il nostro Paese”, ha dichiarato Putin in un appello video trasmesso dalle televisioni ieri sera in cui sottolinea che chi non vota, “chi evita di decidere personalmente come adempiere alla sua libertà di scegliere il futuro della nostra amata e grande Russia”, deve sapere che “le scelte saranno fatte senza tenere a conto la sua opinione”.
I russi sono l’”unica fonte di potere” del Paese, ha aggiunto confermando che il capo si identifica con il popolo.
“Noi russi abbiamo sempre scelto da soli il loro destino, abbiamo sempre fatto le cose seguendo la nostra coscienza, la nostra idea di verità e giustizia e ci ha sempre indirizzato il nostro amore per la madrepatria.
E’ il nostro carattere nazionale riconosciuto in tutto il mondo”, ha concluso.
Secondo con l’11 per cento il comunista Grudinin
Secondo è arrivato il 57enne Pavel Grudinin, fra le poche novità delle elezioni, candidato del Partito comunista, scelto dopo che il 73enne segretario Gennadi Ziuganov (candidato alle elezioni presidenziali nel 2012, nel 2008, nel 2000 e nel 1996) ha fatto un passo indietro.
Novità come candidato alle presidenziali, ma non un volto nuovo della politica.
In passato ha fatto parte di Russia unita, con cui è stato eletto nella regione di Mosca per tre mandati alla Duma e con cui ha rotto dopo che non ha sostenuto la sua candidatura per la presidenza di distretto.
Dopo la rottura, Grudinin ha anche provato a stringere un’alleanza con il Partito liberal democratico di Vladimir Zhirinovsky, arrivato terzo, secondo gli exit-poll .
I suoi rapporti con la verticale del potere della regione di Mosca sono considerati buoni.
Grudinin è il direttore della cooperativa Sovkhoz Lenin, trasformata con successo da fattoria collettiva a impresa fiorente, ancor di più grazie alle sanzioni e allo slancio dell’agricoltura in Russia negli ultimi anni.
E’ un populista comunista, le cui aspre critiche alle autorità, associate alle promesse di condizioni migliori di vita, hanno colto l’interesse di gruppi trasversali, tanto che sono fioccate in campagna elettorale nei suoi confronti accuse di conti all’estero.

 

PREMIER DELL’OLANDA AVVISA FRANCIA E GERMANIA: NON DEVONO IMPORRE RIFORME DELLA UE CONTRO LA VOLONTA’ DI STATI MEMBRI!

AMSTERDAM
Se non è una frattura verticale nella Ue, molto poco ci manca.
Non è mai accaduto in passato che una nazione del nord Europa, del calibro dell’Olanda, prendesse una netta posizione contraria ai governi di Parigi e Berlino sul tema cardinale della struttura dell’Unione europea  e dei ruoli delle nazioni che ne fanno parte.
“Germania e Francia non dovrebbero cercare di imporre le proprie riforme dell’Unione Europea contro la volontà degli altri Stati membri”: lo ha affermato il premier olandese Mark Rutte, intervistato dal settimanale tedesco Der Spiegel.
“Nell’Ue esiste la libertà di movimento, e ovviamente il governo tedesco può incontrare quello francese anche non in nostra presenza, ma ciò non significa che noi e altri Paesi dell’Ue si debba essere d’accordo su quello che decidono tedeschi e francesi: non staremo certo a dire di sì a qualsiasi cosa”, ha avvertito Rutte.
Il premier olandese si è più volte detto contrario specialmente ad alcune delle proposte di riforma avanzate dal presidente francese Emmanuel Macron, che incontra oggi la Cancelliera tedesca Angela Merkel, e in particolare sulla creazione di un Ministro delle Finanze europeo.
“Credo che in primo luogo sia responsabilità di ogni singolo Paese membro dell’Ue essere preparati ad un’eventuale crisi, e una solida politica finanziaria costituisca la precauzione migliore” ha sottolineato Rutte, contrario anche ad aumentare il contributo olandese all’Ue per compensare il “buco” di bilancio creato dalla Brexit e incline piuttosto a dei tagli di spesa.
La chiara posizione del premier olandese Rutte è diametralmente contraria a quella della Merkel, il cui programma di coalizione prevede invece l’aumento dei contributi nonostante la Germania – come l’Olanda – sia un contributore netto dell’Ue.
Rutte non è peraltro l’unico critico delle riforme accarezzate da Berlino e Parigi: la scorsa settimana i Ministri delle Finanze di otto Paesi (Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Svezia e Olanda) hanno firmato un comunicato congiunto a favore di “riforme strutturali” mirate al rafforzamento della stabilità economica dell’Ue.
Riforme quali completare l’unione bancaria, secondo le otto nazioni firmatarie, dovrebbero avere la priorità sulle “proposte di ampio respiro” come quelle difese da Macron e volute contemporaneamente dalla Merkel.
L’unione bancaria, va ricordato, prevederebbe garanzie a livello almeno dell’Eurozona per i depositi dei correntisti di tutte le banche presenti, di fatto distribuendo il rischio di possibili bancarotte fra tutte le nazioni che aderiscono all’euro, in modo che i salvataggi siano a carico di tutti e non solo dei singoli stati come avviene ora.
E come è avvenuto in Italia con i noti dissesti bancari come quello di Banca Etruria.
 
Segnalato da Benedetto
Tratto da (CLICCA QUI)
 

Netherlands’ Prime Minister Mark Rutte holds a news conference during an EU Summit at the European Council headquarters in Brussels, Belgium December 15, 2016. REUTERS/Eric Vidal

 

ORBÁN: “DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO UNA RETE INTERNAZIONALE ORGANIZZATA”

In occasione della Giornata Nazionale e tre settimane prima delle elezioni, Viktor Orbán dimostrava la propria popolarità e determinazione a lottare contro “una rete internazionale organizzata”.
Il 15 marzo, l’Ungheria celebra la rivoluzione per l’indipendenza del 1848-1849.
Questo è un giorno eminentemente politico per gli ungheresi, e tradizionalmente ogni partito organizza un evento coi propri sostenitori.
I vari partiti di opposizione hanno raccolto circa un migliaio di partecipanti.
Ma l’evento del giorno era innegabilmente la “marcia della pace”.
Il Fidesz, partito di Viktor Orbán, organizzò tra il 2012 e il 2014 queste “marce della pace” per dimostrare la propria popolarità ed ineguagliata capacità di radunare le folle.
La prima marcia mirava a dimostrare all’Unione europea il sostegno che Viktor Orbán gode in Ungheria, mentre negoziava sulla nuova costituzione.
Ma dal 2014 non fu organizzata alcuna marcia per la pace.
E quest’anno è stato un record: circa 500000 persone, nonostante la pioggia, hanno marciato a Budapest per esprimere il sostegno a Viktor Orbán.
La vera dimostrazione di forza per indecisi, opposizione ed estero, la marcia dei sostenitori di Viktor Orbán riunitisi al richiamo del polemista e presentatore televisivo Zsolt Bayer, si concluse presso il parlamento dove il Primo Ministro ungherese tenne il suo discorso, il 15 marzo.
Prima dell’inizio della marcia, Zsolt Bayer, personaggio storico di Fidesz e della televisione ungherese, affermò che i partecipanti sono coloro che sanno ancora cosa significa “Dio, Nazione e Patria, chi sa cos’è la famiglia e cosa i bambini rappresentano, e riconosce i due generi, donna e uomo“.
 
ORBÁN: “DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO UNA RETE INTERNAZIONALE ORGANIZZATA”
 
Ecco i punti salienti del discorso di Viktor Orbán del 15 marzo 2018:
All’apertura del discorso, Viktor Orbán salutava i partecipanti, in particolare le centinaia di polacchi presenti, ricordando i forti e antichi legami che uniscono Polonia e Ungheria.
Per il Primo Ministro ungherese, la forza di ogni Paese è una garanzia per l’altra.
E in questo senso, “la marcia della pace di quest’anno non è stata solo una questione nazionale, è stata anche un sostegno alla Polonia”.
“Nelle prossime elezioni che si terranno tra tre settimane, non si tratta di votare per i prossimi quattro anni […] il problema è il futuro del Paese“.
Per Viktor Orbán, i suoi sostenitori sono gli eredi dei combattenti per la libertà del 1848-49.
Ricordando che per trent’anni i suoi sostenitori, unitisi dietro di lui, hanno combattuto numerose e importanti lotte, Viktor Orbán annunciava che “la battaglia principale deve ancora venire“, perché “alcuni vogliono toglierci il nostro Paese“.
Vogliono che nel giro di pochi decenni, di nostra spontanea volontà, abbandoniamo il nostro Paese ad altri, estranei di altre parti del mondo che non parlano la nostra lingua, non rispettano la nostra cultura, le nostre leggi e i nostri modi di vita.
Chi vuole sostituire il nostro popolo col proprio.
Vogliono in futuro che non siano noi e i nostri discendenti a vivere qui, ma altri.
E non c’è esagerazione nelle mie parole“, aveva detto il Primo Ministro ungherese, spiegando la situazione nell’Europa occidentale e presentandola come controesempio.
Chi non ferma l’immigrazione ai propri confini sparirà“.
Secondo Viktor Orbán, “alcune forze esterne e potenze internazionali cercano d’imporci questo“.
E le elezioni dell’8 aprile sono a suo parere una buona opportunità per queste forze di far valere i loro obiettivi.
Quindi non vogliamo solo vincere un’elezione, ma il nostro futuro“.
L’Europa, e al suo interno, l’Ungheria, è arrivata a un punto critico: mai le forze patriottiche e internazionaliste si sono contrapposte così“.
Per l’uomo forte di Budapest, l’opposizione è tra i milioni di patrioti e democratici e le élite globaliste antidemocratiche.
Dobbiamo confrontarci col passaggio di persone che minaccia il nostro modo di vivere. (…)
Non sono i piccoli deboli partiti di opposizione che dobbiamo combattere, ma una rete internazionale organizzata come un vero impero.
Media supportati da consorzi stranieri e oligarchi locali, attivisti ed agitatori pagati, ONG finanziate da speculatori internazionali, ciò che George Soros rappresenta e incarna.
È questo mondo che dobbiamo combattere per preservare il nostro“.
Con retorica marziale, Viktor Orbán considerava l’opposizione nell’insieme un obiettivo alleato di George Soros e dei suoi interessi.
L’Europa è invasa.
Se non facciamo nulla, decine e decine di milioni di persone da Africa e Medio Oriente verranno in Europa“.
Rifiutando la passività dell’Europa occidentale, Viktor Orbán l’avvertiva contro la futura demografia africana.
Bruxelles non difende l’Europa“, aveva detto insistendo sulla disponibilità di Bruxelles a sostenere tale immigrazione.
Dopo le elezioni, cercheremo un risarcimento.
Moralmente, politicamente e legalmente“.
Per l’opposizione, questa frase sembrava una minaccia.
Come i nostri antenati hanno giustamente detto, un popolo codardo non ha nazione. […]
Abbiamo sempre combattuto e alla fine abbiamo sempre vinto.
Abbiamo rimandato a casa il Sultano e i suoi giannizzeri, abbiamo espulso l’imperatore asburgico e i suoi soldati, i sovietici e i loro compagni, e ora stiamo per espellere George Soros e le sue reti.
Gli chiediamo di tornarsene negli USA e badare a loro!
Tornando al tema dell’immigrazione, Viktor Orbán spiegava che basta un solo errore: “se la diga crolla e l’acqua scorre“, diceva, “la conquista culturale diverrà irreversibile“.
In conclusione, il Primo Ministro ungherese rivolse un appello ai giovani sull’importanza di avere una patria.
Caro giovane ungherese, la Patria ha bisogno di te, vieni ed unisciti a noi nella nostra lotta in modo che quando avrai bisogno della patria ne avrai ancora una“.
Il discorso si concluse con la recitazione, non il canto, dell’inno nazionale, una preghiera, e l’invito a combattere.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
(segnalato da Benedetto) tratto da (CLICCA QUI)
 
 

GIÙ LE MANI ITALIANE DAL GONFALONE DI SAN MARCO

PADOVA.
La bandiera del Veneto da esporre nelle prefetture e questure?
«Non mi risulta che la questione esista, perché le Regioni dal 1970 hanno solo i gonfaloni e gli stemmi», mentre le bandiere nazionali degli Stati indipendenti sono quasi 200 «Quella italiana è il tricolore: verde, bianco e rosso partendo dall’asta, come recita l’articolo 12 della Costituzione».
Filippo Bubbico, sottosegretario agli Interni, getta acqua nel fuoco della polemica divampata sul simbolo che Zaia ha rispolverato dal pantheon del venetismo: il vessillo della Serenissima, che non sventola più su Venezia dal 12 maggio 1797, quando il Maggior Consiglio dei Dogi abdicò e dichiarò decaduta la repubblica dopo l’invasione di Napoleone. 
220 anni dopo, il moto è sempre lo stesso: “Pax tibi”, dice l’Evangelista, ma la bandiera con il leone di San Marco imposta per legge dal consiglio regionale a tutti gli uffici pubblici ha rischiato di creare un serio incidente diplomatico tra Venezia e Roma nei giorni in cui in Catalogna la Guardia Civil ha fatto scattare il blitz per impedire il referendum sull’indipendenza il 1 ottobre.
Nelle stesse ore della protesta, Luca Zaia su twitter scriveva: «Venezia come Barcellona, ci facciano votare per l’autonomia di Veneto e Lombardia».
E ancora: sul referendum «come la Catalogna pronto a farmi arrestare».
Il Serenissimo Governatore, con la sua giacca “skinny” da eterno dj avvolto nello stendardo del leone alato, sembrava sul piede di scalare il campanile di san Marco, in un sussulto di venetismo, in vista del referendum del 22 ottobre.
Uno show mediatico che ha emulato quello sul palco di Pontida del 17 settembre.
Letti i tweet, sfogliato l’album delle foto su Fb, al Viminale non hanno esitato un solo attimo ad ascoltare le vibrate proteste dei prefetti, più che mai imbarazzati dal diktat partito da palazzo Balbi: l’obbligo di esporre la bandiera del Veneto, pena il pagamento di una multa da 100 a mille euro.
Una spada di Damocle eliminata con rara efficacia burocratica: Minniti ha preteso che nel consiglio di ministri di venerdì scorso, il premier Gentiloni firmasse il decreto per impugnare la legge regionale sull’utilizzo dei simboli e ne sollevasse l’incostituzionalità.
I motivi del contendere, in linea di diritto, sono noti: per il governo la legge del Veneto «invade la competenza legislativa riservata allo Stato, stabilita dall’articolo 117 della Costituzione.
E vìola i principi costituzionali di ragionevolezza, uguaglianza e di unità».
E adesso cosa accadrà?
Sarà la Consulta a dirimere il conflitto, ma il sottosegretario agli Interni Filippo Bubbico, ex governatore della Basilicata, non cambia idea: «La bandiera è tale in quanto identifica una Nazione, sia essa una repubblica o una monarchia.
Il Veneto è una regione e nello statuto approvato nel 1970 ha scelto il gonfalone e lo stemma per essere identificato.
So che il 22 ottobre verrà celebrato il referendum per chiedere maggiori forme di autonomia, come previsto dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione: l’unità di questo Paese è un valore da salvaguardare anche con il federalismo fiscale.
Temo invece che possano prevalere calcoli di convenienza politica rispetto alle esigenze di buona efficienza dell’ amministrazione regionale.
Il ministero degli Interni ha autorizzato le consultazioni di Veneto e Lombardia perché si muovono all’interno dei principi costituzionali: insomma, il governo è sereno e non vede pericoli».
E la bandiera di San Marco?
Il sottosegretario Bubbico sorride e ammette che il tentativo di elevare la Regione Veneto al rango di Stato, con il vessillo ufficiale, è operazione assai complicata che gli uffici legislativi del Viminale hanno bloccato in poche ore.
La legge approvata dal consiglio regionale presenta una grave lacuna, quando all’articolo 7 septies fissa le multe: chi non esponela bandiera «verrà punito con una sanzione amministrativa da 100 a 1000 euro».
Va prima risolto un rebus: chi eleva e incassa le multe?
Le Regioni non hanno né vigili né agenti.
A meno che il Veneto non diventi come la Catalogna, con i suoi “Mossos d'Esquadra” che Madrid ha incatenato… 
Tratto da (CLICCA QUI)
Quando la moltonaggine governa in regione.
La regione veneto italiana ha gia la sua bandiera che è ben diversa da quella della Nazione Veneta che non è affatto di competenza delle autorità d'occupazione straniere italiane, Zaia compreso.
Zaia e i politicanti della Lega continuano solo a sfruttare il Gonfalone di San Marco per meri fini partitocratici in ambito italiano … un vero tradimento nei cofronti della Serenissima Patria.
Ci sarà tempo comunque per ogni cosa, anche per chiarire tali responsabilità.
Per quanto riguarda gli "esperti" del viminale italiano si diano una bella calmata … non avete nè la competenza e tanto meno la possibilità di decidere alcunché sul Gonfalone della Serenissima Repubblica di Venezia … vi siete abusivamente insediati sui nostri territori  e con la frode "ab origine" pretendete di dare lezione ai Veneti.
Eppure lo dite voi stessi "esperti" del Minitero dell'interno italiano …"Una bandiera è tale perchè identifica una Nazione" … appunto.
Pensate che insulto per la Nazione Veneta se il proprio Gonfalone di San Marco fosse esposto a fianco del tricolore italiano.
Esponete la bandiera della regione veneto italiana (composto anche da 7 frangie che rappresentano le provincie) e non il nostro Gonfalone di San Marco (composto dai sei sestieri).
WSM
Venetia 12 marzo 2018
Sergio Bortotto
Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

I VACCINI E LA DITTATURA ITALIANA.

Vaccini, termini scaduti: niente scuola per bimbi non in regola
Il 10 marzo ultima data per presentare la certificazione dell’avvenuta vaccinazione o la prenotazione in Asl. 
Da oggi i bambini delle scuole materne o dei nidi che sono senza documentazione non possono entrare nelle aule. 
Obbligo per presidi di invitare a regolarizzarsi
L'ingresso dei bimbi nei nidi e nelle scuole materne, oggi 12 marzo, potrebbe essere suscettibile di brutte sorprese: i genitori che sono ancora sprovvisti della certificazione dell'avvenuta vaccinazione o della prenotazione in una Asl, infatti, rischiano di veder negare l'entrata dei propri piccoli nelle aule. Lo ha precisato Antonello Giannelli, presidente dell'Anp (l'Associazione nazionale presidi), dopo la circolare Miur-Salute che ha fissato al 10 marzo il termine ultimo per la presentazione dei documenti.
Obbligo di invitare le famiglie a vaccinare
E da oggi, chiarisce l'Istituto superiore di sanità, si avvia il meccanismo messo a punto dalla circolare congiunta dei ministeri della Salute e dell'Istruzione che impone ai dirigenti scolastici l'obbligo di inviare, entro il 20 marzo, una comunicazione scritta alle famiglie dei bambini non ancora in regola con le vaccinazioni, invitandole a provvedere.
Vaccini, scade il termine per presentare la certificazione
Giannelli: “Questa situazione per noi è lacerante”
L'operatività dei presidi, ha spiegato Giannelli, “è dettata dalla legge, ma questa situazione per noi è lacerante e peraltro, come avevamo ampiamente denunciato, ci fa lavorare in una situazione di grande incertezza”. 
Anche perché, ha aggiunto, “noi non siamo i gendarmi della burocrazia”. 
In ogni caso, a suo giudizio, la situazione non si presta a dubbi o a interpretazioni di sorta: “I bimbi delle scuole materne o dei nidi non in possesso della documentazione che comprovi l'avvenuta vaccinazione o la prenotazione per adempiere all'obbligo non potranno entrare nelle scuole”.
I presidi, se decidessero altrimenti, “potrebbero incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio”. 
Tuttavia “è evidente che dopo la promulgazione, mesi fa, della legge sull'obbligo vaccinale si poteva fare di più e meglio”.
Bimbi fuori dalle aule finché non in regola.
Anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, ha sottolineato l'improrogabilità del termine del 10 marzo per la presentazione della documentazione richiesta: da oggi, dunque, i presidi che hanno già le informazioni relative ai bambini non in regola con le vaccinazioni possono convocare le famiglie o trasmettere loro una comunicazione scritta. 
Nello specifico, i bambini di asili nido e scuole materne che non sono stati vaccinati e che non sono in lista d'attesa per esserlo non potranno entrare finché la loro situazione non sarà regolarizzata. 
I tempi in cui questo accadrà sono variabili. 
Ad esempio, si prevede che possano essere più rapidi nelle regioni che hanno adottato l'anagrafe vaccinale: in questo caso le scuole ricevono direttamente dalle Asl la situazione relativa a quanti sono in regola con le vaccinazioni. 
Dove l'anagrafe vaccinale ancora non c'è, invece, è la scuola a dover raccogliere la documentazione dalle famiglie e questo potrebbe richiedere tempi più lunghi.
I genitori: “Siamo tranquilli che entreranno”.
Increduli i genitori che sostengono la libera scelta in fatto di vaccinazioni.
“Non credo che nessun dirigente scolastico si prenderà l'onere di lasciare un bimbo fuori dalla scuola senza alcun preavviso, nessuna comunicazione ufficiale”, ha detto Matteo Angelini, uno dei genitori dell'associazione “E pur si muove” di Rimini aderente al Comilva, il Coordinamento del Movimento italiano per la Libertà delle vaccinazioni. 
“Siamo tranquilli che entreranno. 
Se dovesse accadere che lasciano qualcuno fuori, ne risponderanno in sede legale”, ha aggiunto.
Proposto da Benedetto
Tratto da (CLICCA QUI)

LA CHIESA E I MINGRANTI

Città del Vaticano
Il giorno dopo l'exploit elettorale della Lega che ha impostato la campagna elettorale contro i migranti, il Segretario di Stato vaticano ha fatto sapere che la Santa Sede continuerà a predicare come ha sempre fatto a favore dell'accoglienza e delle porte aperte dell'Europa ai migranti.
«La Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano.
Noi non possiamo avere la società che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere. Quindi credo che, anche in questa situazione, la Santa Sede continuerà la sua opera di educazione, che richiede molto temp».
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, commenta con l'agenzia dei vescovi Sir – a margine dell’incontro della Commissione internazionale cattolica sulle migrazioni  – i risultati delle elezioni politiche.
Per il segretario di Stato la cosa più importante è insistere con i fedeli.
«E' importante riuscire ad educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo ad un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti.
E’ un lavoro che continua, anche se le condizioni possono essere più o meno favorevoli.
Da parte della Santa Sede ci sarà sempre questa volontà di proporre il suo messaggio fondato sulla dignità delle persone e la solidarietà».
Alle organizzazioni cattoliche impegnate in prima linea nell’accoglienza e integrazione dei migranti Parolin consiglia di continuare ad «impegnarsi per creare una visione positiva della migrazione.
Perché ci sono tanti aspetti della migrazione positivi che all’interno di tutta questa complessità non si percepiscono».
«Consiglio di continuare il loro lavoro sul terreno perché questo le contraddistingue e caratterizza, ma al tempo stesso non avere paura di aiutare la popolazione ad avere questo nuovo approccio».  
Sulla necessità di conciliare le esigenze di sicurezza dei cittadini e i bisogni di chi fugge da situazioni difficili ha osservato: «Non è facile, dobbiamo riconoscerlo.
Ma questa è una sfida che spetta alla politica, ossia conciliare le due esigenze, ambedue imprescindibili.
E’ logico, i cittadini devono sentirsi sicuri e protetti ma allo stesso tempo non possiamo chiudere le porte in faccia a chi sta fuggendo da situazioni di violenza e di minaccia». 
Martedì 6 Marzo 2018
 
 
Tratto da (clicca qui)

8 MARZO 2018 – FESTA DELLA DONNA

E così anche oggi 8 marzo 2018 si celebra la FESTA DELLA DONNA.
Già "perfino" oggi 8 marzo 2018, giornata in cui a livello mondiale non mancano le rivendicazioni sul rispetto dei diritti umani, civili e politici delle donne, rimarcando, se mai ce ne fosse bisogno, la riprovazione per ogni forma di violenza sulle donne.
Ma è o non è la FESTA DELLA DONNA?
Allora è mai possibile che alla donna si debba associare sempre e ogni volta la rivendicazione del rispetto di diritti violati e non si riesca a onorale per le persone che in realtà sono ?
Mi spiego, per non essere travisato.
L'abitudine alla speculazione politica di ogni evento vuol farci credere, anche in questa occasione, che la sensibilizzazione sociale rispetto alle donne sia legata necessariamente all'esigenza di por rimedio al concetto di abuso sessuale e violenza in genere su di loro.
Ecco così ultimamente concepito il reato di "femminicidio" , come se la violenza esercitata su qualsiasi essere vivente possa essere diversa per la natura sessuale di chi la subisce.
Sotto il profilo politico, in realtà, si traduce in una riflessione sull'opportunità di mettere in discussione (anche non a torto talvolta) il malcostume di uno snaturato e subordinato ruolo che si vuol attribuire alle donne.
Ma la peggiore politica matura spesso con ideologie partitiche dettate da una ingannevole matrice ideologica tesa a sfruttare i problemi sociali e non a risolverli … è una mera finzione ideologica dell'attuale sistema  partitocratico (governo dei partiti) e che non è affatto democratico (governo del Popolo).
Tutto questo significa sottomettere in schiavitù le persone e non solo le donne  ma anche uomini, bambini, anziani, interi gruppi etnici e razziali e addirittura Popoli.
Non ho mai creduto e non crederò mai alla ipocrita sensibilità dell'attuale sistema politico che continua a propinarci problemi che loro stessi creano e di cui loro stessi vogliono essere la soluzione.
Oggi è la FESTA DELLA DONNA e vorrei allora pensare a loro con la mia testa e non con quella del sistema che mi vuol insegnare a vivere.
Cosa mi viene in mente pensando alle donne?
Senza le donne non esisterebbe l'umanità.
Non è solo per una ragione biologica legata alla maternità ma è l'apporto, il contributo vitale all'umanità per la loro sensibilità, il carattere, il temperamento, la femminilità e che rendono senza dubbio questo mondo un mondo migliore.
Ecco come vorrei festeggiare la Donne oggi.
WSM
Venetia, 8 marzo 2018
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
 
Ecco una donna veneta di cui non si può che essere fieri:
ELENA CORNARO nasce nel 1646 e fu’ la prima donna laureata al Mondo.
 
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E LA CHIESA CONTINUA A FARE POLITICA.

Don Andrea Vena: "non votare è peccato".
Secondo il parroco di Bibione sarebbe un peccato di omissione non andare a votare.
Don Andrea Vena, che è anche il vice direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Concordia Pordenone, da buon italiano che probabilmente vuol dimostrare di essere, conferma il paradosso delle sue affermazioni precisando: "quest'anno non si vota per chi vuoi ma per non far vincere chi non vuoi" … e per fortuna che la chiesa cattolica romana non dovrebbe far politica oltre che accumulare scandali su scandali.
In realtà però si ha peccato di omissione quando non si realizza o non si concorre ad un "bene dovuto", quando per volontaria negligenza, non si compie ciò che si è chiamati a fare.
Ed ecco la contraddizione delle affermazioni di tale prete che dimostra innanzitutto un'ignoranza spaventosa in merito alla realtà in cui oggi, i Veneti, sono costretti a vivere sotto dominazione straniere italiana.
E' provato che l'italia è uno stato fondato sull'inganno e sulla frode e che l’attuale occupazione straniera italiana dei territori della Serenissima Patria è da ritenersi illegale e illegittima "ab origine", ossia fin dall’inizio della sua prevaricazione.
In una recente sentenza la Corte Costituzionale italiana, negando la validità ai Referendum consultivi sulla Indipendenza del Veneto, ha asserito che il Popolo Veneto non esiste (decidono loro adesso se io esisto o no).
Il Popolo Veneto, a detta del massimo Organo di Giustizia italiano ha cessato di esistere in virtù del Plebiscito del 1866, scegliendo di diventare popolo italiano.
Nulla di più falso e menzognero perché il Popolo Veneto non ha mai scelto di essere italiano in quel referendum del 1866 … è provato e documentato il falso storico di questo avvenimento che è una frode commessa dal regno italiano e che è anche poi stata ammessa dallo stesso Conte Thaon di Revel, plenipotenziario del re d’italia di allora e responsabile dell’operazione, che ammise in un suo successivo memoriale il raggiro commesso.
Ed è così che a mentire in proposito non  è solo il massimo organo di giustizia italiana ma anche tutte le più alte cariche istituzionali dello stato straniero occupante, razzista e colonialista italiano, partiti politici compresi.
Il crimine che tramandano è pesantissimo e ne sono profondamente compromessi.
E chi non va a votare commetterebbe peccato di omissione?
Ma questo prete si rende conto di quello che dice?
Si sa che chi vive con lealtà e onestà d'intenti non può essere compromesso con inganno e frode.
Tutta questa gente manca del "coraggio del giusto" perché sa di essere illegalmente costituita.
Tutta questa gente sa che deve tacere e mentire pur di mantenere inalterato il sistema malavitoso e clientelare che assicura loro una falsa apparenza di nazione.
Francamente non credo che Dio si indigni se i Veneti non vanno a votare a elezioni straniere italiane quando a loro è negata la LIBERTA' che è uno dei diritti fondamentali per ogni essere umano.
E poi c'è il diritto all'autodeterminazione previsto per legge anche per tutto il Popolo Veneto.
Caro reverendo, la contraddizione delle sue dichiarazioni sta proprio in questo perché il peccato di omissione non si realizza con il "non voto" ma continuando a far finta di nulla e divenendo complici e conniventi di un crimine gravissimo.
Ci mancava così anche il prete di turno che ventilando il rischio determinato dal disimpegno degli elettori adesso chi non va a votare rischia l'inferno (mi chiedo se Gesù Cristo direbbe le stesse cose).
Tutti dunque, compreso questo prete, a sostenere la tesi che in democrazia non è solo un diritto ma è anche un dovere per i cittadini andare a votare.
Tutto vero … solo che non siamo in democrazia e non mi dica che non lo sa.
Si sa che "il lupo perde il pelo ma non il vizio" e così l'italia smaschera da sé il suo malcostume rimpiazzando la democrazia (governo del popolo) con la partitocrazia (governo dei partiti).
Caro reverendo, a noi Veneti la cittadinanza italiana ci viene imposta con la frode e profanando norme previste dal Diritto Internazionale e soprattutto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo (art.15).
Questa è la verità che ci viene nascosta perchè solo attraverso la conoscenza della nostra vera storia possiamo comprendere l'eredità di tremila anni del nostro passato.
Noi Veneti oggi siamo un Popolo costretto a vivere come schiavo in casa propria e lo stato straniero italiano teme il risveglio dell'identità nazionale Veneti.
Peccare è ben altra cosa caro reverendo, altro che non andare a votare a inutili e illegali elezioni politiche italiane sui nostri territori.
WSM
Venetia, 28 febbraio 2018
Sergio Bortotto
 

AMNESTY INTERNATIONAL … MOLTO DI PARTE FA CAMPAGNA ELETTORALE IN ITALIA!

Riceviamo una e-mail da Amnesty International che ci parla di una campagna elettorale che si dimostrerebbe intrisa d'odio nei confronti degli immigrati da parte di esponenti dei partiti politici della "destra" italiana.
C'è da chiedersi perché tale presa di posizione viene pubblicata adesso a pochi giorni dal voto italiano.
Troppo comodo schierarsi a favore di una sinistra italiana che sembra comprovare l'esistenza del progetto (chiamato piano Kalergi) teso a favorire l'immigrazione africana per rimpiazzare e sostituire i Popoli delle Nazioni pre-unitarie che in Italia stanno avendo un risveglio di coscienza identitaria. 
C'è anche tutta un'attività illegale e vessatoria che lo stato italiano sta applicando contro il Popolo Veneto e gli altri Popoli della penisola italiana che si stanno svegliando e scoprono che non sono mai realmente diventati italiani.
Lo stato italiano impone a molti Popoli delle Nazioni pre-unitarie, la cittadinanza italiana anche in violazione dell'art.15 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Lo stato italiano inoltre infierisce e distrugge anche attività e imprese locali con una imposizione fiscale che costringe le aziende ad andarsene … ma favorisce provvedimenti a sostegno di immigrati che non sono certo tutti profughi.
Mai una risposta, invece alle nostre segnalazioni delle violenze subite come Veneti e dell'attuale situazione della Serenissima Repubblica Veneta occupata illegalmente dall'italia quale stato straniero che è, dal suo regime razzista e colonialista
Come mai neppure una risposta alle nostre segnalazioni?
Siamo anche noi populisti?

QUANTA IPROCRISIA.

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SPECIALE CAMPAGNA ELETTORALE
 
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Cresce ogni giorno di più la violenza verbale che caratterizza la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento italiano e dei governi regionali del Lazio e della Lombardia.
Sono già più di 500 le frasi contenenti odio segnalate dai nostri attivisti e raccontate attraverso grafici e approfondimenti nel nostro "Barometro dell'odio".
Un dato che sembra confermare la fotografia scattata nel nostro Rapporto Annuale che denuncia l'escalation dei discorsi di odio e delle politiche divisive in tutto il mondo.
Salvini e Meloni sono i leader politici che hanno pubblicato sui loro social network il maggior numero di frasi contenenti odioApprofondisci.
Migranti e rifigiati sono i bersagli maggiormente presi di mira dai discorsi d'odio in campagna elettorale.
Odio contro amore: presentato il Rapporto Annuale 2017
 
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Il mondo sta raccogliendo i terribili frutti della retorica intrisa d’odio che ha dominato nelle politiche di leader mondiali come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi. 
A documentarlo è il lavoro di ricerca raccolto nel 
 
REPUBBLICA ITALIANA
Capo di stato: Sergio Mattarella
Capo di governo: Paolo Gentiloni
 
L’Italia ha collaborato con autorità e attori non statali libici per limitare la migrazione irregolare attraverso il Mediterraneo centrale.
Di conseguenza, rifugiati e migranti sono stati sbarcati e sono rimasti intrappolati in Libia, dove hanno subìto violazioni dei diritti umani e abusi.
I rom hanno continuato a essere sgomberati con la forza e segregati in campi dove le condizioni di vita erano al di sotto degli standard minimi.
La Commissione europea non è riuscita a intraprendere azioni decisive contro l’Italia per la discriminazione contro i rom nell’accesso a un alloggio adeguato.
È stato introdotto il reato di tortura ma la nuova legge non ha soddisfatto tutti i requisiti richiesti dalla Convenzione contro la tortura.
 
DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI NELLA REPUBBLICA ITALIANA
Secondo le stime, oltre 2.800 rifugiati e migranti sono morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia su imbarcazioni inadatte alla navigazione e sovraffollate.
Il numero è diminuito rispetto ai 4.500 decessi registrati nel 2016.
Oltre 119.000 persone sono riuscite ad attraversare il mare e a raggiungere l’Italia, a fronte dei 181.000 arrivi del 2016.
A maggio, il settimanale italiano L’Espresso ha pubblicato nuove informazioni sul naufragio dell’11 ottobre 2013 nell’area di ricerca e salvataggio di competenza maltese nel Mediterraneo centrale.
Nel naufragio morirono più di 260 persone, in gran parte rifugiati siriani, tra cui circa 60 minori.
Secondo alcune conversazioni telefoniche registrate ottenute dal settimanale, nel periodo precedente al rovesciamento dell’imbarcazione dei rifugiati, ufficiali della marina e della guardia costiera italiana sono stati riluttanti a impiegare la nave militare Libra, che era la più vicina all’imbarcazione in difficoltà, nonostante le ripetute richieste delle autorità maltesi in tal senso.
A novembre, un giudice del tribunale di Roma ha ordinato l’incriminazione di due alti ufficiali della marina e della guardia costiera italiana e lo svolgimento di ulteriori indagini sulla condotta della comandante della Libra.
Le accuse contro altri quattro ufficiali della marina e della guardia costiera sono state archiviate.
A fine anno il processo era ancora in corso.
Il governo ha continuato a non adottare i decreti necessari all’abolizione del reato d’“ingresso e soggiorno illegale”, nonostante avesse ricevuto specifico mandato dal parlamento nell’aprile 2014.
Cooperazione con la Libia per il controllo dell’immigrazione
A febbraio, allo scopo di ridurre il numero degli arrivi, l’Italia ha sottoscritto un memorandum d’intesa con la Libia, con il quale s’impegnava a fornire supporto alle autorità libiche responsabili dei centri ufficiali di detenzione per migranti.
Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti diffusi in questi centri.
L’Italia ha continuato ad applicare misure per migliorare le capacità della guardia costiera libica d’intercettare rifugiati e migranti e di riportarli in Libia.
Ciò è stato fatto in un contesto in cui aumentavano le prove del comportamento violento e sconsiderato della guardia costiera libica durante le intercettazioni delle imbarcazioni e del suo coinvolgimento in violazioni dei diritti umani.
A maggio, l’Italia ha fornito alla guardia costiera libica quattro motoscafi pattugliatori.
Ha inoltre continuato ad addestrare ufficiali della guardia costiera e della marina libica, nell’ambito delle operazioni della Forza navale del Mediterraneo dell’Eu (European Union Naval Force Mediterranean – Eunavfor Med).
A luglio, in seguito a una richiesta del governo libico, l’Italia ha disposto una missione navale nelle acque territoriali della Libia per combattere l’immigrazione irregolare e il traffico di rifugiati e migranti.
A novembre, un vascello della guardia costiera libica ha interferito in un’operazione di salvataggio in corso nelle acque internazionali.
Numerose persone sono affogate.
L’imbarcazione della guardia costiera libica, una di quelle donate dall’Italia, è stata ripresa mentre si allontanava ad alta velocità, ignorando le persone in acqua e con un uomo ancora aggrappato alle funi che i marinai libici avevano lanciato dall’imbarcazione.
Tra agosto e dicembre, la collaborazione dell’Italia con le autorità libiche è stata criticata da vari esperti e organi delle Nazioni Unite, tra cui l’Alto commissario sui diritti umani delle Nazioni Unite e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Il Comitato contro la tortura ha espresso preoccupazione per la mancanza di assicurazioni che la cooperazione con la guardia costiera libica o con altri attori della sicurezza libici potesse essere rivista alla luce delle violazioni dei diritti umani.
Operazioni di ricerca e salvataggio da parte di Ngo
Molte delle persone giunte in Italia via mare (oltre 45.400) sono state salvate da Ngo.
A luglio, con l’appoggio dell’Eu, l’Italia ha imposto un codice di condotta alle Ngo che operavano in mare, limitando la loro capacità di soccorrere le persone e farle sbarcare in Italia.
Nel corso dell’anno, le Ngo che effettuavano soccorso in mare sono state al centro di accuse da parte di alcuni funzionari, che sostenevano che esse incoraggiassero le partenze dalla Libia.
Sono state aperte indagini penali, che a fine anno erano ancora in corso, contro alcune Ngo accusate di favorire la migrazione irregolare.
Procedure d’asilo
A fine anno, circa 130.000 persone avevano chiesto asilo in Italia, con un aumento del sei per cento rispetto alle circa 122.000 del 2016.
Nel corso dell’anno, oltre il 40 per cento dei richiedenti ha ottenuto qualche forma di protezione in prima istanza.
Ad aprile è stata approvata una nuova normativa per accelerare le procedure d’asilo e per contrastare la migrazione irregolare, anche attraverso la riduzione delle tutele procedurali nei ricorsi in appello contro il respingimento delle richieste d’asilo.
La nuova legge non ha chiarito in modo adeguato la natura e la funzione degli hotspot, istituiti dall’Eu e dal governo a seguito degli accordi del 2015.
Gli hotspot sono strutture per la prima accoglienza, l’identificazione e la registrazione di richiedenti asilo e migranti giunti nell’Eu via mare.
Nel rapporto pubblicato a maggio, il meccanismo nazionale per la prevenzione della tortura ha messo in evidenza la continua mancanza di una base giuridica e di norme applicabili che regolino la detenzione delle persone negli hotspot.
Sempre a maggio, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha criticato la prolungata detenzione di rifugiati e migranti negli hotspot, la mancanza di salvaguardie contro l’errata classificazione di richiedenti asilo come migranti economici e l’assenza d’indagini sulle segnalazioni di uso eccessivo della forza durante le procedure d’identificazione.
A dicembre, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha espresso preoccupazione per la mancanza di tutele contro il rimpatrio forzato di persone in paesi in cui potrebbero essere a rischio di violazioni dei diritti umani.
A settembre è iniziato a Perugia il processo penale contro sette funzionari coinvolti nell’espulsione illegale in Kazakistan di Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, moglie e figlia del politico d’opposizione kazako Mukhtar Ablyazov, avvenuta nel 2013. Tra gli accusati, incriminati per rapimento, false dichiarazioni e abuso di potere, c’erano tre alti funzionari di polizia e il giudice che aveva convalidato l’espulsione.
Minori non accompagnati
All’incirca 16.000 minori non accompagnati sono giunti in Italia via mare. Ad aprile è stata introdotta una nuova legge per rafforzare la loro protezione. Questa prevedeva l’accesso ai servizi e introduceva tutele contro l’espulsione. Tuttavia, le autorità hanno continuato a incontrare ostacoli nel garantire che i minori non accompagnati fossero accolti in conformità con gli standard internazionali.
Programmi di ricollocazione e reinsediamento
Dei circa 35.000 richiedenti asilo che dovevano essere trasferiti in altri paesi dell’Eu secondo il programma di ricollocazione dell’Eu, a fine anno soltanto 11.464 avevano lasciato l’Italia, mentre altri 698 dovevano essere trasferiti in tempi brevi.
L’Italia ha continuato ad accordare accesso umanitario alle persone trasferite attraverso un programma finanziato dalle associazioni di volontariato religiose Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e Tavola valdese.
Dall’avvio di questo programma nel 2016, sono state accolte oltre 1.000 persone.
A fine dicembre, l’Italia ha anche garantito l’accesso a 162 rifugiati vulnerabili, evacuati dalla Libia all’Italia dall’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
 
DIRITTO ALL’ALLOGGIO E SGOMBERI FORZATI NELLA REPUBBLICA ITALIANA
I rom hanno continuato a subire una discriminazione sistemica nell’accesso a un alloggio adeguato.
La Commissione europea non è ancora riuscita a intraprendere azioni decisive contro l’Italia per la violazione delle leggi comunitarie contro la discriminazione, per aver negato il diritto all’alloggio, tra l’altro per la mancanza di tutele contro gli sgomberi forzati e la continua segregazione dei rom nei campi.
Ad aprile, centinaia di rom che vivevano nell’insediamento informale di Gianturco, a Napoli, sono stati sgomberati con la forza, dopo che le autorità non erano state in grado di effettuare consultazioni significative con le famiglie interessate.
L’unica alternativa offerta dalle autorità è stata la ricollocazione di 130 persone in un nuovo campo autorizzato segregato.
I restanti adulti e minori sono rimasti senza tetto. Circa 200 di loro si sono spostati nell’area di un ex mercato a Napoli e sono rimasti a rischio di sgombero forzato.
Ad agosto, le autorità hanno sgomberato con la forza centinaia di persone, tra cui molti minori, da un edificio nel centro di Roma.
Molti erano rifugiati riconosciuti che vivevano e lavoravano nella zona da diversi anni.
Le autorità non hanno fornito alternative di alloggio adeguato, lasciando decine di persone a dormire all’aperto per giorni, prima di essere allontanate con la violenza dalla polizia in tenuta antisommossa.
Diverse persone sono state ferite dalla polizia, che ha usato cannoni ad acqua e manganelli.
Alcune famiglie sono state infine temporaneamente rialloggiate fuori Roma.
 
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI NELLA REPUBBLICA ITALIANA
A luglio, l’Italia ha finalmente approvato una legge che ha introdotto il reato di tortura, dopo che aveva ratificato la Convenzione contro la tortura nel 1989.
Tuttavia, a dicembre, il Comitato contro la tortura ha evidenziato che la definizione di tortura contenuta nella nuova legge non era conforme alla Convenzione.
Inoltre la nuova legge non prevedeva l’applicazione di altre norme fondamentali, tra cui la revisione dei metodi d’interrogatorio della polizia e le misure per il risarcimento delle vittime.
A settembre, il Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa ha reso pubblico il rapporto della sua visita compiuta in Italia ad aprile 2016.
Il Cpt ha raccolto denunce di maltrattamenti, tra cui l’uso non necessario ed eccessivo di forza da parte di agenti di polizia e di custodia, in praticamente tutte le strutture detentive visitate.
Il Cpt ha rilevato la persistenza del sovraffollamento, nonostante le recenti riforme.
A ottobre, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il trattamento di 59 persone da parte della polizia e del personale medico durante la detenzione, a seguito delle proteste contro il summit del G8 di Genova nel 2001, si configurava come tortura.
Sempre a ottobre, 37 agenti di polizia in servizio nella zona della Lunigiana, nella Toscana settentrionale, sono stati accusati per numerosi casi di lesioni personali e altri abusi.
Le vittime erano in molti casi cittadini stranieri; in due episodi erano stati utilizzati bastoni elettrici.
A fine anno, il processo era ancora in corso.
 
DECESSI IN CUSTODIA NELLA REPUBBLICA ITALIANA
A luglio, in seguito a una seconda indagine della polizia iniziata nel 2016, cinque agenti di polizia sono stati incriminati per il decesso in custodia di Stefano Cucchi, avvenuto nel 2009.
Tre agenti sono stati accusati di omicidio colposo e due di diffamazione e false dichiarazioni.
A fine anno, il processo era ancora in corso.