ALPINI ITALIANI
IL DOVERE MORALE DI RESISTERE ALLO STATO STRANIERO ITALIANO.
PROVEDITORATO GENERALE DE LA POLISIA JUDISIARIA
DIPARTIMENTO DE JUSTIXIA
come Cittadino del Popolo Veneto
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ha pubblicamente espresso la propria capacità a manifestare validamente e coscientemente la propria volontà nel compimento di atti giuridici di cui è palesemente consapevole.
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ha così manifestamente espresso e notificato ad ogni autorità d'occupazione straniera italiana il proprio diritto a non essere costretto a eseguire alcunché in relazione a qualsiasi tipo di provvedimento da esso emanato.
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non è suddito dello stato italiano e non è obbligato in alcun modo verso di esso.
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come essere umano, manifestamente di nazionalità e cittadinanza Veneta, ha anche il dovere morale di opporsi ad ogni artifizio e inganno che lo induca ad essere reso in schiavitù o asservito in qualsivoglia maniera alle autorità d'occupazione straniere italiane.
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non si identifica con l'imposta cittadinanza italiana e non si sente obbligato a riconoscere l'illegale giurisdizione dello stato straniero italiano.
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ha manifestamente esercitato il diritto e potere di rappresentare se stesso.
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si è riconosciuto Veneto per diritto naturale identificandosi nel Popolo Veneto quale comunità di Genti Venete liberamente accomunate da un duraturo sentimento di appartenenza, avente un riferimento comune ad una propria cultura, lingua e una propria tradizione storica e sviluppate su un territorio geograficamente determinato costituito dalle proprie terre d’origine.
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si riconosce di Nazionalità Veneta quale espressione dell’identità del Popolo Veneto di cui sente e dichiara di far parte.
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riconosce come la propria Nazionalità Veneta sia conforme e si manifesti con il concetto di Nazione Veneta, destinata a identificare, qualificare e valorizzare la pluralità della comunità dei Popoli universalmente intesa come umanità;
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Alla “Denuncia di occupazione, dominazione e colonizzazione della Nazione Veneta da parte dello stato straniero italiano – Rivendicazione di sovranità del Popolo Veneto” di questo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto (MLNV) datata 27.09.2010 e depositata alla sede O.N.U. di Ginevra in data 28.09.2010 e alla sede O.N.U. di New York in data 27.11.2011.
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All’Ultimatum del MLNV datato 13.12.2010 e notificato allo stato straniero, colonialista e razzista italiano e alla sede O.N.U. di Ginevra in data 14.12.2010 e alla sede O.N.U. di New York in data 27.11.2011.
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Che questo MLNV ha il dovere di ripristinare la legalità sui territori della Serenissima Patria.
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Che questo MLNV ha stabilito di non usare violenza o di far uso della guerra di liberazione nonostante sia prevista e conforme alla legge.
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Che questo MLNV disconosce e rigetta l'illegale e imposta autorità delle istituzioni italiane.
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Che lo stesso stato straniero occupante razzista e colonialista italiano ha sancito l’illecita e illegale permanenza della sua occupazione sui Territori della Repubblica di Venezia con il decreto legislativo 13.12.2010, n. 212, in vigore dal 16 dicembre 2010, che ha espressamente abrogato a tutti gli effetti il regio decreto italiano 04.11.1866, n. 3300, “col quale le provincie della Venezia e di Mantova fanno parte integrante del regno d’italia”.
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Che non esiste prova documentata che ogni singola Persona di Nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto sia un cittadino italiano e che abbia firmato un contratto regolarmente valido con l’entità correntemente identificata con il nome di “stato italiano” e che obblighi loro a seguire le sue emanazioni politiche, penali, civili, commerciali, fiscali, stradali e qualsivoglia altra sua norma.
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Che qualsiasi relazione e negozio giuridico determina uguali doveri fra le parti rispetto anche all’illegale e illegittima possibilità e pretesa di asservimento e sottomissione in schiavitù in qualsivoglia maniera e forma di qualsiasi Persona umana;
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tutti gli effetti di atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio non possono produrre asservimento e sottomissione in schiavitù in qualsivoglia maniera e forma di qualsiasi Persona umana.
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Che la mancanza della prova documentale da tempo dettagliatamente richiesta e che dimostri la legittima e legale pretesa anche di qualsivoglia riscossione di natura economica e/o fiscale intimata ad ogni Persona di nazionalità Veneta e/o che dichiari di far parte del Popolo Veneto non possono essere neppure condizionatamente accettate e di conseguenza produrre gli effetti che ne deriverebbero.
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Che qualsiasi documentazione riferita ad atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio deve essere trasparente, di facile comprensione, anche trascritta in lingua Veneta e priva di ambiguità interpretative rispetto anche a definizioni giuridiche.
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Che tutti gli atti giuridici, sia pubblici che privati, recettizi e non, normativi e precettivi, discrezionali, dovuti e necessari, compresi quelli di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali siano essi unilaterali, bilaterali, plurilaterali e collegiali, e anche degli stessi negozi giuridici di diritto privato che si estrinsechino quali manifestazione di pensiero attraverso la parola, orale o scritta o altri segni, operazioni o atti materiali o atti reali, ossia comportamenti umani diversi dalle dichiarazioni che riguardino atti negoziali espressione di dichiarazioni di volontà o di conoscenza, di giudizio, di desiderio o d’autorità e d’imperio, anche in difetto degli adempimenti richiesti col presente documento entro e non oltre dieci giorni dalla sua pubblicazione all’ALBO UFFICIALE del Governo Veneto Provvisorio avente effetto di notifica a pubblica menzione sono a tutti gli effetti nulli, inesigibili, inesistenti e devono comunque ritenersi estinti.
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al principio naturale per cui ogni essere umano è Persona ed espressione della propria personalità derivante dalla propria originale individualità;
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al principio naturale per cui ogni Persona è sovrana di sé stessa e unica titolare della propria identità;
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al principio naturale per cui l’esistenza di ogni Persona costituisce un imprescindibile diritto naturale universalmente efficace e come tale non può che essere libera;
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al principio naturale per cui ogni Persona è libera di scegliere di non far parte di una società per la quale non nutra sentimenti di appartenenza, non identificando con essa le proprie radici etniche e un comune riferimento culturale, di lingua, tradizioni e storia;
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alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789;
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alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata a Parigi il 10 dicembre 1948;
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al principio di autodeterminazione dei Popoli che è stato accettato e iscritto nell'articolo 1.2 della Carta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (firmata a San Francisco il 26 giugno 1945 ed entrata in vigore il 24 ottobre 1945);
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al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici – New York 16 dicembre 1966, ratificato anche dallo stato straniero occupante italiano con legge 881/77 del 25 ottobre 1977;
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al principio di uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei Popoli di cui alla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’O.N.U. nr.2625 del 24.10.1970;
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ai principi stipulati con la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki, 1 agosto 1975)
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tutti gli atti e/o i provvedimenti di qualsiasi natura posti in essere da una qualsiasi autorità straniera italiana nei Territori occupati della Repubblica Veneta sono privi di qualsiasi effetto giuridico in quanto posti in essere in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio;
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ogni e qualsiasi atto e/o provvedimento, comunque denominato, in ogni sua fase e/o grado del procedimento, posto in essere da una qualsiasi autorità e/o ente e/o società privata e/o pubblica straniera italiana di occupazione, sui Territori della Repubblica Veneta è a tutti gli effetti INESISTENTE, ovvero tamquam non esset.
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l’attuale occupazione straniera italiana dei territori della Serenissima Patria è da ritenersi illegale e illegittima "ab origine", ossia fin dall’inizio della sua prevaricazione, pertanto anche ogni sua autorità e provvedimenti da essa emanati sono abusivi e appunto per questo vietati.
Il persistere e/o proseguire nell’attuazione di tali comportamenti, atti, azioni, omissioni e/o procedure di qualsivoglia maniera, anche tese alla riscossione di natura economica e/o fiscale per conto dello stato straniero occupante italiano anche ex Corporations,
La responsabilità dell’esecuzione di tali norme criminose verrà ascritta personalmente e singolarmente a ciascuno dei responsabili nei modi, tempi e condizioni che saranno ritenute di adottarsi per assicurarli alla Giustizia Veneta per i provvedimenti indennizzanti e giudiziari del caso, con tutti i propri beni, presenti e futuri e fino alla settima generazione e valutati approssimativamente a partire dal minimo di € diecimila per ogni giorno dalla loro formazione.
Come tutto il diritto internazionale, il principio di autodeterminazione è stato anche ratificato dallo stato italiano con la legge nr.881/1977.
I MISERABILI
Venetia 15 giugno 2017
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
ALPINI VENETI – ITALIA… NO, GRAZIE!
COMUNITA’ ALPINO VENETA – NO ALLA SFILATA IN TIROLO
Altro che raduno di amici, l’adunata è l’occasione per ricordare il momento di passaggio del Tirolo meridionale prima al Regno d’Italia, alla Repubblica italiana poi.
Eventi sui quali meglio sarebbe stendere un pietoso velo di silenzio, consegnando il tutto esclusivamente agli studi storici.
Con ciò, nessun divieto e nessuna proibizione: gli Alpini italiani vadano pure a Vittorio Veneto, a Caporetto, dove accidente vogliono.
Lascino però in pace il Tirolo e il Veneto.
E ricordino bene gli Alpini italiani che in guerra non hanno conquistato nemmeno una zolla di terra tirolese e che a Trento sono entrati solamente a guerra finita e dopo gli Inglesi.
Gli Alpini, questi portatori di "aiuti, solidarietà, e soprattutto tanta genuina umanità" sarebbero sicuramente bene accolti.
Forse potrebbero sfilare insieme all'IS, ponendo così fine alla discordia che, in assenza degli Alpini, sta dilagando in Libia.
Gli Alpini veneti hanno combattuto le guerre che sono stati costretti a combattere, non se le sono scelte!
Come tutti i soldati compresi quelli Autriaci del tempo, hanno obbedito a degli ordini così com'è in dovere di fare qualsiasi Soldato!
La tregua di Natale venne quindi vista come la dimostrazione che i montanari erano e sono fondamentalmente buoni e che erano stati spinti alla guerra da governi stupidi e irresponsabili, tanto che appena liberi di farlo avevano scelto la pace e la fratellanza.
IL FANATISMO ITALIANO … E’ COSA DI ALPINI?
1) ai popoli soggetti a potenza coloniale (estesa poi ai casi di cd neocolonialismo)
2) ai popoli soggetti a dominio straniero
3) ai popoli soggetti a regime razzista, ovvero che attua una discriminazione razziale.
Il diritto all'autodeterminazione è un diritto erga omnes, che quindi si può far valere nei confronti di tutti gli altri stati.
Gli Organi che sono dotati di personalità giuridica primaria non possono essere di natura privata e perseguire interessi privati.
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Articolo 2: Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
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Articolo 6: Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
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Articolo 10: Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
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Articolo 12: Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
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Articolo 15: Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
L’IMPOSTO TRICOLORE E’ UN IGNOBILE ATTO DI RAZZISMO ISTITUZIONALE.
L'ostentazione del tricolore italiota appeso quasi ad ogni palo delle nostre strade non fa che aumentare il sentimento anti-italiano.
Per quanto strano possa apparire tutto ciò sta incidendo sfavorevolmente sull'opinione pubblica.
In giro, per la strade e nel locali pubblici, non ho udito una sola parola di compiacimento per tale insolente e grottesca iniziativa.
O non ci si bada o da al voltastomaco.
A quasi due mesi dall'adunata degli alpini italiani, una forza armata dello stato invasore, questi ci impongono il loro tricolore.
Ma badate bene come questo infame vessillo dello stato straniero occupante italiano è issato ben in alto ad ogni palo, lontano da mani che lo strapperebbero volentieri.
I tricolori non sventolano dalle finestre delle abitazioni o dai terrazzi (se non forse di qualche italiano verace) ma sono vergognosamente imposti e issati sui pali pubblici della luce.
Ma con tutti i problemi che ci sono e che lo stato italiano ci sta creando c'è da chiedersi quanti soldi sono stati spesi per ostentare la "strasa italiana".
Vergognatevi alpini… meritate di essere e rimanere italiani, sicuramente non Veneti, perché la Serenissima Patria non potrà mai riconoscere come suoi figli coloro i quali omaggiano la bandiera del nemico.
WSM
Venetia 13 marzo 2017
Sergio Bortotto Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio
QUESTA E' LA NOSTRA BANDIERA … NON LO SCORDINO NEPPURE GLI ALPINI!
IGNORANZA E ARROGANZA … APPUNTO, ALPINI ITALANI!
E' proprio vero che la più grande "arma di distruzione di massa" è l’ignoranza, ma quando ad essa si accompagna l'arroganza del "mona di turno", beh allora gli alpini meritano di essere e rimanere italiani e non Veneti.
"Semo cojoni noialtri" ha annuito qualcuno di loro mentre si accingeva a legare a un palo della luce l'ennesima "strasa tricolore".
Un'altro cencio bianco, rosso e verde … (mi ricorda la strofa canticchiata da bambino … il colore delle tre m….) appeso lungo le nostre strade di comuni non certo amministrati da rossi comunisti, ma italianissimi leghisti.
Italianissimo come il sindaco leghista di Villorba (Tv) Serena (ora commissariato) che autorizza questi alpini, servi del regime straniero italiano, a insozzare per mesi le nostre strade con i tricolori, per autocelebrarsi con la loro adunanza di maggio.
L'infame emblema italiano è furbescamente issato ad ogni angolo e questo perché l'italia non sa proprio più come coinvolgere la cittadinanza con le celebrazioni dei suoi falsi miti, del falso patriottismo, di una invereconda e sfrontata pretesa di ritenerci italiani per forza.
Non basteranno neppure gli alpini a impedirci di spazzare via una volta per tutte questo sciagurato periodo di occupazione italiana.
Un giorno lo ricorderemo e i nostri discendenti lo studieranno a scuola ricordando, quale perenne esortazione, che chi omaggia la bandiera del nemico italiano non potrà mai più calpestare il sacro patrio suolo e sarà additato per sempre come un impostore, un indegno servo dello stato straniero occupante, anche se sul capo porta un cappello d'alpino.
WSM
Venetia, 11 marzo 2017
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio.
IL TRICOLORE E IL FANATISMO ITALIOTA DEGLI ALPINI
Sgradito e vergognoso riscontro dell’italianità della giunta leghista e del sindaco di Villorba (Tv), che affligge gli abitanti obbligando di percorrere le proprie vie insozzate dall’infame bandiera dello stato straniero occupante italiano.
Gli alpini devono placare la loro sottomessa italianità e aver più rispetto della loro vera Patria, la Serenissima Repubblica Veneta o saranno destinati a estinguersi nel futuro prossimo venturo.
Basta veneti servi dello stato straniero italiano.
Basta alpini veneti asserviti alla politica d’occupazione, razzista e colonialista dello stato straniero italiano.
Non c’è nulla di orgoglioso e di patriottico nell’onorare il tricolore italiano, una bandiera lorda del sangue di molti Patrioti che l’hanno combattuta e vinta molte volte ma che solo la congiura massonica internazionale ha preteso di issare a vessillo di una falsa, inesistente e infame unità d’italia.
Imparate a conoscere il suo vero significato invece di andarne fieri.
Ricordate chi siete, non chi vi dicono di essere.
WSM
Venetia, 12 settembre 2015
ALPINI ITALIANI – ECCO ANCHE COSA SONO.
La creazione di queste truppe alpine era già espressione del nazionalismo italiano, nato nel XIX secolo, che poneva un’attenzione sempre maggiore sul presunto confine naturale del paese lungo l’arco alpino.
Già nel 1888 gli alpini, nati per difendere il confine alpino, furono invece inviati in Africa per conquistare delle colonie per l’Italia.
Alla guerra contro la Turchia 1911/12, iniziata dall’Italia per annettersi le province turche della Tripolitania e della Cirenaica (Libia) nonché del Dodecaneso, parteciparono dieci battaglioni di Alpini.
Reparti di Alpini erano anche coinvolti nella dura repressione del movimento per la liberazione della Libia, durata fino al 1933.
La popolazione libica fu decimata nei campi di concentramento, con marce di morte nel deserto e con le armi chimiche usate anche contro i civili.
Questa guerra crudele viene ricordata dal monumento all’Alpino di Merano e, al cimitero di Bressanone, dalla scritta sotto il busto del brissinese Heinrich Sader, morto in circostanze misteriose in Libia.
„Caduto in terra d’Africa per la più grande Italia“, cioè per le mire espansionistiche italiane, recita questa scritta. Secondo la propaganda, ripetuta ancora oggi, l’Italia avrebbe portato cultura e civiltà, in realtà ha portato solo morte e distruzione.
„I veri barbari siamo noi“, scrisse a suo tempo il giornale socialista „Avanti“.
Nella guerra d’aggressione contro l’Austria a partire dal 1915 gli Alpini sostennero gran parte dei combattimenti soprattutto sul fronte col nostro Tirolo.
Dopo la guerra la propaganda fascista creò il mito dell’Alpino come soldato montanaro che avrebbe conquistato per l’Italia quella parte delle Alpi che sarebbe stata destinata all’Italia dalla natura o addirittura da Dio.
Fino ad oggi quasi tutti i media italiani si attengono strettamente alla retorica fascista secondo la quale l’Alpino sarebbe un montanaro semplice, tenace, buono, coraggioso e patriottico. In questo spirito nazionalistico fu fondata nel 1919 l’Associazione Nazionale Alpini (ANA), associazione subito allineata al regime fascista dal quale non si è mai distanziata in modo inequivocabile.
Un ruolo molto importante gli Alpini hanno svolto nella guerra d’annientamento contro l’impero etiopico (1935-1936).
Proprio per questa guerra fu costituita il 31 dicembre del 1935 la divisione alpina „Pusteria“, che infanga ancora oggi il buon nome della valle.
In questa guerra l’Italia fece uso delle armi chimiche in quantità mai viste anche contro i civili.
Le truppe italiane non fecero quasi mai prigionieri.
Anche gli Alpini parteciparono alle uccisioni di massa della nobiltà etiope e dei religiosi cristiani.
Soltanto nella città sacra di Debre Libanos furono uccisi circa 2000 tra preti e monaci.
La Divisione Pusteria partecipò alle battaglie cruente di Tigrai, Amba Aradan, Amba Alagi e Tembien ed ai massacri di Mai Ceu e al lago Ashangi.
I massacri continuarono anche dopo la fine ufficiale della guerra.
Nell’aprile del 1937 la Divisione Pusteria ritornò in Italia e sfilò per le vie di Roma.
Nel 1938 Mussolini ordinò di persona la costruzione di un monumento a Brunico per glorificare le „gesta eroiche“ della Divisione Pusteria.
Davanti a questo monumento degli orrori gli Alpini depongono ancora oggi delle corone.
La Divisione Pusteria intervenne anche quando l’Italia il 10 giugno del 1940 dichiarò guerra alla Francia. Successivamente partecipò all’aggressione contro la Grecia, aggiungendosi alla „Julia“ presente in questa campagna sin dall’inizio.
L’occupazione italiana della Grecia costò la vita a circa 100.000 Greci.
La Divisione Pusteria fu trasferita nell’estate del 1941 in Montenegro ed in Croazia per la lotta contro i partigiani.
Il comportamento degli Alpini in questi paesei balcanici non era meno crudele che in Etiopia.
Interi paesi furono bruciati, persone sospette torturate ed uccise.
Un capitolo a parte merita la partecipazione degli Alpini alla guerra contro l’Unione Sovietica.
L’Italia dichiarò la guerra all’Unione Sovietica il 23 giugno del 1941, un giorno dopo che la Germania nazista aveva attaccato questo paese.
Mussolini inviò tre divisioni di fanteria, il cosiddetto Corpo di spedizione italiana in Russia (CSIR) al fronte orientale.
Nel 1942 il numero delle divisioni aumentò a dieci, che formarono la nuova VIII Armata oppure „Armata italiana in Russia (ARMIR).
Di queste dieci divisioni tre erano divisioni alpine, e cioè Cuneense, Julia e Tridentina.
I comportamenti dei soldati italiani nei confronti della popolazione dei territori occupati non si differenziarono da quelli dei soldati nazisti.
Secondo le direttive degli alti comandi ogni resistenza attiva o passiva della popolazione civile era da reprimere con metodi durissimi.
Le cosiddette spie erano da giustiziare sul posto.
Il generale Gabriele Nasci, comandante del corpo alpino, aveva dato l’ordine di rispondere con „rappresaglie di severità esemplare“ ad ogni atto ostile.
Le truppe dovevano prendere ostaggi ed ucciderli nel caso fosse necessario.
Diversi documenti provano come questo sia veramente successo.
I commissari politici delle forze armate sovietiche, i „ribelli“ e gli „elementi indesiderati“ come ebrei e nomadi venivano consegnati il più presto possibile ai tedeschi, conoscendo ed approvando quello che era loro destinato.
Ampiamente documentata è la completa distruzione dei paesi di Snamenka e di Gorjanowski nell’ Ucraina nonché l’uccisione di tutta la popolazione di questi paesi da parte delle truppe italiane.
L’Unione Sovietica ha condannato per crimini di guerra diversi ufficiali italiani, caduti in prigionia, ed ha chiesto l’estradizione di diversi altri criminali di guerra all’Italia, estradizione negata dall’Italia.
Perfino comandi militari tedeschi criticavano a volte il comportamento troppo crudele degli italiani, mentre il comandante dell’ARMIR, generale Giovanni Messe, scrisse subito dopo la guerra che il corpo di spedizione italiano si sarebbe distinto da tutti gli altri eserciti „per la sua cultura superiore, il suo senso di giustizia e la sua comprensione umana“.
Nelle lettere dei soldati italiani, raccolte nel centro di censura a Mantova, si legge invece di soprusi e di uccisioni di civili.
Dopo la guerra è uscita in Italia una ricca letteratura giustificativa che ha creato il nuovo mito dell’Alpino come vittima e non come colpevole in questa campagna di Russia.
In realtà gli alpini erano vittime di un governo irresponsabile.
Dei 57.000 Alpini che parteciparono all’aggressione contro l’Unione Sovietica, soltanto 11.000 ritornarono. Erano però non solo vittime, ma anche colpevoli .
Il loro sacrificio è stato strumentalizzato dal fascismo, e questo viene fatto ancora oggi, per giustificare comportamenti non giustificabili e creare nuovi miti.
Uno di questi nuovi miti è quello di Nikolajewka.
Secondo questa leggenda la Divisione Tridentina avrebbe sfondato il 26 gennaio 1943, dopo aspri ed eroici combattimenti, l’accerchiamento sovietico, aprendo la strada verso ovest a tanti soldati sia italiani che tedeschi.
In realtà l’accerchiamento è stato rotto dal 24° corpo corrazzato tedesco.
Più di questo falso storico-militare preoccupa però il fatto che gli alpini ricordano ancora oggi una presunta vittoria in una guerra criminale, identificandosi in questo modo ancora oggi con questa guerra.
Dopo la guerra il governo Degasperi, dopo l’amnistia decretata dal ministro alla giustizia Togliatti, ha fatto di tutto per impedire procedimenti contro militari italiani per crimini commessi in Libia, Etiopia, nei paesi balcanici o nella Unione Sovietica.
Si cercava di creare l’impressione che le forze armate italiane, pur essendo stata l’Italia alleata della Germania nazista, si sarebbero sempre comportate in modo impeccabile.
Nella logica della guerra fredda Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, per tenere l’Italia nel blocco occidentale, non avevano alcun interesse di perseguire crimini di guerra italiani commessi nei paesi comunisti.
Questo perdono generale per i crimini del regime fascista è stato fondamentale per la memoria collettiva europea.
Dopo la guerra gli Alpini hanno sempre dato grande importanza alla continuità della loro tradizione e non hanno mai preso le distanze dal loro passato.
La deposizione di fiori e corone ai monumenti di Merano e Brunico dimostra che gli Alpini non si vergognano per niente dei crimini commessi in Libia ed in Etiopia.
In Sudtirolo gli Alpini si comportarono sempre da forze occupatrici.
A Bressanone riuscirono nel 1958 a far sospendere il sindaco Valerius Dejaco per sei mesi, perché si era rifiutato di partecipare il 4 novembre alla festa degli Alpini per la „vittoria“ contro la popolazione che il sindaco stesso rappresentava.
Oggi tutto questo non si vuole ricordare.
Si cerca invece di costruire nuove leggende come quella che il greto del Talvera a Bolzano sarebbe stato sistemato dagli Alpini, leggenda sfatata ampiamente dall’ex-direttore dei bacini montani.
Tratto da (CLICCA QUI)
Letteratura (piccola scelta):
-
Angelo Del Boca, Gli italiani in Libia, 2 volumi, Roma, Bari, 1986-88
-
Nicola Labanca (ed.), Un nodo. Immagini e documenti sulla repressione coloniale in Libia. Bari 2002
-
Asfa Wossen Asserate, Aram Mattioli (Hg.), Der erste faschistische Vernichtungskrieg. Die italienische Aggression gegen Äthiopien 1935-1941. Köln 2006
-
Aram Mattioli, Experimentierfeld der Gewalt. Der Abessinienkrieg und seine internationale Bedeutung. Zürich 2005
-
Gerald Steinacher (Hg.), Zwischen Duce und Negus. Südtirol und der Abessinienkrieg 1935-41. Bozen 2006
- Thomas Schlemmer (Hg.), Die Italiener an der Ostfront 1942/43. Dokumente zu Mussolinis Krieg gegen die Sowjetunion, München 2005.
- David Bidussa, Il mito del bravo italiano, Milano 1994