SEGNALETICA BILINGUE NEL SUD TIROLO … LE RAGIONI DEL SI

17.03.06 Sud Tirolo, Alto Adige; segnaletica bilingueDi tanto in tanto riaffiora la questione della toponomastica bilingue nel Sud Tirolo.
Il caso più recente, di cui hanno riferito molti media italiani, riguarda la cosiddetta “Commissione dei Sei”.
Si tratta di un organo paritetico di esperti – tre nominati dal governo nazionale, tre dalla Provincia di Bolzano – con il compito di esprimersi sulla toponomastica del territorio sud-tirolese, che ora è rigorosamente bilingue: ogni comune, ogni villaggio, ogni fiume, ogni montagna ha un nome tedesco e un nome italiano.
La commissione dovrà indicare quali toponimi dovranno rimanere bilingui e quali invece potranno essere indicati soltanto in tedesco.
La decisione sarà presa nella seduta dell’8 marzo, vale a dire tra due giorni.
Le sue scelte dovranno poi essere esaminate dal consiglio dei ministri, per essere sottoposte infine alla firma del presidente della Repubblica.
Sulla questione di recente avevano preso posizione alcuni docenti di linguistica e accademici della Crusca, chiedendo con una petizione il rispetto del bilinguismo in Sud Tirolo.
Al documento avevano dato la loro adesione un centinaio di università italiane e straniere.
Da ultimo c’è stata una clamorosa presa di posizione nel Senato della Repubblica: 102 senatori (un terzo della seconda Camera) ha firmato la petizione.
Non si esclude che altre adesioni possano venire anche dalla Camera dei deputati, anche se non c’è più molto tempo a disposizione.
Non entriamo nel merito delle motivazioni che stanno alla base della petizione, alcune condivisibili, altre un po’ meno, altre a dir poco balorde. Ognuno deve essere libero di esprimere le proprie opinioni, così come ci sentiamo anche noi liberi di farlo qui ora, spiegando perché – al di là di ogni considerazione di diritto costituzionale e internazionale, di ordine storico e linguistico – ci sembra opportuno mantenere la toponomastica (e la segnaletica) bilingue, com’è attualmente.
Per spiegare il nostro convincimento dobbiamo partire dall’inizio, vale a dire dal 1918, quando a una regione di lingua tedesca, appartenente da secoli all’Austria, venne amputata una parte, il Tirolo del sud, e annessa al Regno d’Italia.
Non vi erano ragioni storiche o nazionali per farlo.
La “quarta guerra” del Risorgimento italiano mirava ad estendere la sovranità alle terre dov’era presente una popolazione di lingua italiana, mentre il Tirolo del Sud era popolato quasi esclusivamente da tedescofoni (90%), con alcune enclave di lingua ladina. Prevalse, dunque, la legge del vincitore.
Negli anni immediatamente successivi, prima ancora che il Fascismo andasse al potere, il Sud Tirolo fu sottoposto a una feroce opera di italianizzazione, che comprendeva tra l’altro la sostituzione della toponomastica originale, in tedesco, con una nuova toponomastica in lingua italiana.
All’operazione diede il suo zelante contributo il geografo Ettore Tolomei, che individuò circa 10.000 toponimi italiani per altrettanti luoghi del Sud Tirolo.
Alcuni di essi preesistevano o avevano una giustificazione storica (per le città più grandi, come Bozen e Meran, esisteva già il corrispondente italiano Bolzano e Merano; lo stesso accadeva per alcune località al confine con le province di Trento e di Belluno), altri invece furono inventati di sana pianta del geografo irredentista.
Lo stesso nome della provincia, Alto Adige, è pura invenzione (era stato usato ai tempi di Napoleone, ma per una differente area geografica).
Si stima che soltanto il 2% dei 10.000 toponimi del prontuario di Tolomei corrispondano alla realtà storica, tutti gli altri sarebbero frutto della sua fantasia.
Per i sud tirolesi di lingua tedesca – cioè per la quasi totalità degli abitanti della provincia del Sud Tirolo – il sopruso linguistico dell’Italia rappresentò una ferita lacerante, che si sarebbe potuta sanare soltanto ripristinando i precedenti toponimi in tedesco e abolendo quelli inventati da Tolomei.
Così non avvenne.
Soltanto dopo la seconda guerra mondiale e dopo gli accordi De Gasperi-Gruber e quelli successivi, che conferirono alla provincia di Bolzano uno statuto speciale di autonomia (va ricordato, in proposito, che non si trattò di un atto di liberalità dell’Italia, ma di una condizione imposta dagli alleati vincitori, che dopo la fine della guerra avevano deciso di lasciare all’Italia il Sud Tirolo, che pure a quel tempo era rivendicato dall’Austria), fu introdotta la toponomastica bilingue, che tutti ben conosciamo.
Da allora, da quando cioè nacque la questione toponomastica, è passato quasi un secolo.
Il Sud Tirolo di oggi non è più il Sud Tirolo di cento anni fa.
Non tanto perché da cento anni è parte dello Stato italiano, quanto perché una quota considerevole dei suoi abitanti è di lingua italiana.
Sono figli e nipoti delle migliaia di italiani che il Fascismo “deportò” nella provincia di Bolzano per favorirne forzatamente l’assimilazione.
Non hanno colpa di quel che accadde nel secolo dei nazionalismi, sono vittime anch’essi di quell’epoca, come lo furono i sud tirolesi doc.
Per lungo tempo le due comunità – quella italiana e quella di lingua tedesca – sono vissute separate, l’una accanto all’altra, come società parallele.
Il buon senso e la convivenza hanno consentito un po’ alla volta  di superare barriere che fino a ieri sembravano invalicabili.
Italiani e tedeschi ora frequentano spesso le stesse scuole, parlano entrambi due lingue, si sposano tra di loro.
Sono diventati italiani “migliori”, perché rispetto ai loro connazionali di altre regioni hanno una visione più aperta del mondo e hanno maturato un’esperienza di convivenza come pochi altri.
Perché allora proprio adesso rimettere in discussione una toponomastica che cento anni fa rappresentava un sopruso, mentre oggi è ormai entrata a far parte del paesaggio sudtirolese?
Perché cancellare nomi di luoghi che, per quanto inventati, sono stati metabolizzati da chi oggi vive nel Sud Tirolo?
Perché applicare un secolo dopo la legge del contrappasso, affliggendo la comunità italiana con un torto simile a quello inflitto alla comunità austriaca un secolo fa?
Lo Statuto di autonomia della Provincia di Bolzano fu adottato a tutela della minoranza di lingua tedesca in Italia, ma nella provincia di Bolzano è la minoranza italiana che ha bisogno di tutela.
Se non altro per essa la toponomastica bilingue deve essere conservata.
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