La nuova didattica a distanza ha creato nuove emergenze in materia di cybergbullismo e responsabilità digitale.
Cybergstupidity, happy slapping, flaming, spamming, stalking, harassment, sexintg: purtroppo non sono parole in codice ma rappresentano il volto nascosto della cittadinanza digitale. La sfida educativo-pedagogica legata all’evoluzione delle nuove tecnologie è diventata un tema molto sentito da ogni esperto sul campo. Oggi il docente si trova ad avere ulteriori responsabilità in qualità di mediaeducator, trovandosi così a dover non solo accompagnare gli studenti, ma controllare e censurare. Delle recenti statistiche hanno affermato che il 45% dei ragazzi dai 9 ai 17 anni è vittima di cyberbullismo. Perchè nessuno ne parla?
Oggi più che mai viene rivendicata ai docenti la responsabilità di aiutare i ragazzi in difficoltà in quanto oggetto di prevaricazioni on line e, non da ultimo, sensibilizzare le generazioni sugli eventuali rischi della rete. Non stiamo forse andando oltre? Sono davvero competenze dei docenti? Non si sta snaturando il loro ruolo primordiale?
Dirigenti, docenti e genitori in qualità di agenzie educative sono chiamati a fissare con decisione ciò che è lecito e ciò che non lo è in rete. Fondamentale è far capire che ogni atto illegale è un reato perseguibile.
Alice Lollo