L’Ossezia del Sud è una repubblica del Caucaso, rivendicata dalla Georgia e de facto indipendente.
Il territorio è prevalentemente montuoso e ricco di corsi d’acqua a regime torrentizio.
Il terreno è coperto in prevalenza da foreste e pascoli che permettono un vasto allevamento ovino.
La capitale Tskhinvali (38.000 abitanti) sorge sul versante meridionale del Grande Caucaso ed è un notevole mercato agricolo.
Dal 1934 al 1961 la capitale si chiamò Staliniri.
SITO UFFICIALE DELLA REPUBBLICA DELL’OSSEZIA DEL SUD
L’emblema nazionale utilizzato dal governo della Repubblica dell’Ossezia del Sud, adottato nel 1998, si basa sull’emblema dell’Ossezia Settentrionale-Alania (repubblica facente parte della Russia), disegnato dallo scienziato georgiano Vakhushti Bagrationi nel 1735.
A questo stemma il governo dell’Ossezia del Sud aggiunge sul bordo il testo russo “Республика Южная Осетия” (traducibile con “Repubblica dell’Ossezia del Sud”), sopra il sigillo, e il cirillico osseto “Республикæ Хуссар Ирыстон” (con la stessa traduzione della scritta in cirillico russo) sotto la guarnizione. I colori della bandiera dell’Ossezia del Sud (giallo, rosso, bianco) sono gli stessi dell’emblema.
Il primo conflitto con la Georgia
L’Ossezia del Sud e la Georgia
La tensione nella regione aumentò insieme all’incremento dei nazionalismi tra georgiani e osseti nel 1989.
Prima di allora, le due comunità avevano vissuto in pace con l’unica eccezione del conflitto del 1920.
Entrambi i gruppi etnici avevano un alto livello di interazione ed un alto tasso di matrimoni interetnici.
Nello stesso anno, l’influente Fronte Popolare dell’Ossezia del Sud (Ademon Nykhas) richiese l’unificazione con l’Ossezia del Nord come un mezzo per difendere l’autonomia osseta.
Il 10 novembre 1989, il Soviet Supremo dell’Ossezia del Sud inviò un appello per l’unione dell’Ossezia del Sud con la repubblica autonoma dell’Ossezia del Nord, appartenente alla Russia, in un’unica repubblica autonoma.
Il giorno dopo, il Soviet Supremo della Georgia ignorò l’appello ed abolì l’autonomia dell’Ossezia del Sud.
Oltretutto, il parlamento autorizzò la soppressione dei quotidiani e delle dimostrazioni.
Dopo l’indipendenza della Georgia nel 1991, grazie al leader nazionalista Zviad Gamsakhurdia, il governo georgiano dichiarò la lingua georgiana come l’unico idioma amministrativo permesso nel paese.
Durante l’era sovietica invece, come lingua ufficiale della Repubblica socialista sovietica georgiana vi erano il georgiano ed il russo, come assicurato dalle due costituzioni della RSS nel 1936 e nel 1979.
La decisione del 1991 causò un forte sconcerto nell’Ossezia del Sud, i cui leader chiesero che la lingua osseta diventasse l’idioma del loro stato.
La minoranza osseta continuò a godere di un alto livello di autonomia, ma dovette confrontarsi con il crescente sentimento nazionalista della maggioranza georgiana.
Violenti scontri animarono la fine del 1991, durante i quali molti villaggi sudosseti furono attaccati e dati alle fiamme, così come subirono attacchi case e scuole georgiane a Tskhinvali, capoluogo dell’Ossezia del Sud.
In conseguenza di questi scontri, circa 1.000 persone persero la vita e tra i 60.000 e i 100.000 profughi lasciarono la regione, rifugiandosi lungo il confine con l’Ossezia del Nord e nel resto della Georgia.
Molti profughi furono accolti nelle aree disabitate dell’Ossezia del Nord, dalle quali Stalin attuò l’espulsione degli Ingusci nel 1944, a risoluzione del conflitto tra Osseti ed Ingusci.
Solo il 15% della popolazione Osseta vive oggi nell’Ossezia del Sud.
Nel 1992, la Georgia è stata costretta ad accettare un “cessate il fuoco”.
Il governo georgiano e gli indipendentisti dell’Ossezia del Sud raggiunsero un accordo per evitare l’uso della forza tra di loro.
Fu istituita una forza di peacekeeping costituita da osseti, russi e georgiani.
Il 6 novembre 1992 l’OSCE organizzò una missione in Georgia per monitorare le operazioni di peacekeeping.
Da allora fino alla metà del 2004, l’Ossezia del Sud è stato un territorio pacifico.
Nel giugno 2004, è riesplosa la tensione a causa dell’ultra-nazionalismo di Saakashvili.
Prese di ostaggi, sparatorie e occasionali bombardamenti hanno lasciato decine di morti e feriti.
Un cessate il fuoco fu raggiunto il 13 agosto, ma è stato ripetutamente violato da parte di Tbilisi.
Sebbene ci fossero periodicamente colloqui tra le due parti, alcuni progressi sono stati realizzati dal governo di Eduard Shevardnadze (1993-2003).
Il suo successore Mikheil Saakašvili (eletto nel 2004) ha invece fatto della riaffermazione dell’autorità del governo Georgiano una priorità politica.
Dopo aver felicemente posto fine all’indipendenza de facto della provincia dell’Ajaria nel sud-ovest nel maggio 2004, ha provato a imporre una soluzione simile all’Ossezia del Sud.
Dopo gli scontri del 2004, il governo Georgiano ha intensificato gli sforzi per portare il problema all’attenzione della comunità internazionale.
Il 25 gennaio 2005, il presidente Saakashvili presentò il piano Georgiano per la risoluzione del conflitto in Ossezia del Sud all’assemblea del Parlamento del Consiglio d’Europa, riunito a Strasburgo. Nell’ottobre dello stesso anno, il governo degli Stati Uniti e l’OSCE espressero il loro supporto al piano d’azione Georgiano presentato dal primo ministro Zurab Noghaideli al consiglio permanente dell’OSCE a Vienna il 27 ottobre 2005.
Il 6 dicembre il consiglio dei ministri dei paesi dell’OSCE, riunito a Lubiana, adottò all’unanimità una risoluzione a supporto del piano di pace Georgiano, che fu successivamente respinta dall’autorità de facto dell’Ossezia del Sud.
Il 26 agosto 2006, un’alta delegazione di senatori statunitensi, guidata dal senatore dell’Arizona John McCain effettuò una visita sulle zone del conflitto Georgiano-Osseto.
Il gruppo visitò Tskhinvali ed incontrò il governatore de facto Eduard Kokoity.
Parlando della sua visita a Tskhinvali, il senatore McCain disse che il viaggio era stato “per niente produttivo”.
Le sue parole furono:« e questo perché non c’è stata una risposta diretta alla nostra questione sul perché all’OSCE è stato impedito di fare il suo lavoro.
Perché non ci sono stati progressi alle iniziative di pace da parte della Georgia, dell’ONU, dell’OSCE, di altre organizzazioni.
Io penso che l’atmosfera laggiù si descriva da sola da quello che vedete se guidate a Tskhinvali: un grandissimo manifesto con una foto di Vladimir Putin, sui cui è scritto ‘Vladimir Putin nostro presidente’.
Io non penso che Vladimir Putin sia ora, o sarà mai, il presidente del suolo Georgiano»
Eduard Kokojty, Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud
Due giorni dopo, il 28 agosto, il senatore Richard Lugar, visitando la capitale georgiana Tbilisi, incontrò i politici Georgiani sui problemi della missione di peacekeeping russa, affermando che “l’amministrazione USA sostiene la determinazione del governo georgiano al ritiro delle forze di peacekeeping russe dalle zone di conflitto in Abcasia e nel distretto di Tskhinvali”.
L’11 settembre 2006, il comitato per la stampa e l’informazione dell’Ossezia del Sud annunciò che la repubblica avrebbe indetto un referendum di indipendenza (il primo referendum non fu riconosciuto valido dalla comunità internazionale nel 1992) il 12 novembre 2006.
Gli elettori avrebbero deciso se l’Ossezia del Sud avrebbe dovuto preservare o meno il suo status de facto di stato indipendente.
La Georgia denunciò la mossa come un'”assurdità politica”.
Ad ogni modo, « L’autorità secessionista dell’Ossezia del Sud, regione della Georgia, sta perdendo tempo e sforzi nell’organizzazione di un “referendum di indipendenza” a novembre.
Non credo che qualcuno riconoscerà il risultato del referendum. Se le persone al potere nell’Ossezia del Sud sono realmente sensibili agli interessi del popolo che dicono di rappresentare, dovrebbero impegnarsi in negoziati con il governo georgiano per cercare di trovare una soluzione pacifica ed accettata a livello internazionale. »
Il 13 settembre 2006 il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Peter Semneby, mentre visitava Mosca, disse: “i risultati del referendum sull’indipendenza dell’Ossezia del Sud non avranno significato per l’Unione Europea“.
Peter Semneby aggiunse anche che questo referendum non avrebbe contribuito al processo di risoluzione pacifica del conflitto nell’Ossezia del Sud.
Il 5 ottobre 2006, Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, espresse la possibilità di rimpiazzare i peacekeepers russi con una forza dell’UE.
Oltre a ciò, il 10 ottobre, l’inviato dell’UE per il Caucaso meridionale Peter Semneby ammise che “Le azioni della Russia nel caso di spionaggio con la Georgia hanno danneggiato la sua credibilità come un peacekeeper neutrale presso i paesi dell’UE vicini al Mar Nero.
Gli Osseti del Sud approvarono quasi all’unanimità il referendum del 12 novembre 2006, optando per l’indipendenza dalla Georgia.
Il referendum fu estremamente popolare, con una percentuale di vittoria tra il 98 ed il 99% delle preferenze; sventolii di bandiere e feste di celebrazione si ebbero in tutta l’Ossezia del Sud, ma dovunque gli osservatori furono poco entusiasti.
I critici internazionali hanno affermato che la mossa avrebbe potuto aggravare le tensioni regionali, ed il governo di Tbilisi accuratamente non ne riconobbe l’esito.
“Tutti hanno bisogno di capire, una volta e per sempre, che nessun tipo di referendum o elezioni spingeranno la Georgia a rinunciare a ciò che appartiene al popolo Georgiano per volere di Dio”, dichiarò Georgi Tsagareishvili, leader del blocco degli industriali nel parlamento georgiano.
Il 13 novembre, Terry Davis, segretario generale del Consiglio d’Europa a 46 nazioni, definì il referendum sull’indipendenza come “non necessario, inutile ed ingiusto” perché alle persone di etnia georgiana non fu concesso il diritto di votare perché nella gran parte non sono in possesso del passaporto della Ossezia del sud (necessario per il voto).
La situazione è rimasta tesa ma tendenzialmente pacifica sino all’inizio di agosto 2008, anche se Mosca e Tskhinvali vedevano il riarmo georgiano con preoccupazione.
Nell’ultimo anno la Georgia aveva acquistato gli aerei d’attacco di produzione russa Su-25 dalla Repubblica di Macedonia e dalla Bulgaria e gli elicotteri, anch’essi di produzione russa, Mi-8 dall’Ucraina. Queste armi sono state trasportate con l’aiuto dei Marines statunitensi.
Il governo georgiano, dal canto suo, protestava con forza contro la continua crescita economica della Russia e la sua presenza politica e militare nella regione.
Il secondo conflitto con la Georgia
Mappa del secondo conflitto con la Georgia (agosto 2008)
Monumento alle vittime del conflitto tra Georgia e Ossezia a Tskhinvali
Nella notte dell’8 agosto 2008 la Georgia ha avviato un’offensiva militare (preceduta da un attacco di artiglieria e lanciarazzi) per riconquistare il controllo della regione contesa.
Poche ore dopo la Russia è intervenuta con l’aeronautica e ne sono nati aspri scontri intorno alla capitale regionale tra l’esercito giorgiano e i miliziani osseti, affiancati dai soldati russi sopravvissuti che facevano parte, su mandato della NATO, delle truppe di interposizione russo-giorgiane).
La 58 armata russa è arrivata a Tskhinvali il 9 agosto.
Nonostante quattro riunioni in quattro giorni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il conflitto è proseguito anche il giorno seguente.
La Georgia ha dichiarato lo stato di guerra e chiesto aiuto internazionale contro l’intervento russo.
La Svezia, gli Stati Uniti d’America, la Polonia e le tre repubbliche baltiche hanno preso posizione in difesa della Georgia, ma nessuno ha inviato aiuti militari, preferendo inviare sul posto diplomatici per contrattare un cessate il fuoco.
La mattina del 10 agosto, terzo giorno di combattimenti, la Russia ha imposto un blocco navale alla Georgia, e ha sbarcato 10.000 soldati pronti ad attaccare la repubblica ex-sovietica.
La situazione si è aggravata nel pomeriggio dell’11 agosto quando la Georgia ha accusato Mosca di aver iniziato un’invasione su larga scala del territorio georgiano mirante a sovvertire il governo del presidente Saakashvili e a occupare il paese.
Nella serata dell’11 si sono fatte pressanti le voci di una marcia russa su Tbilisi e la Georgia ha fatto sapere di aver asserragliato l’esercito a difesa della capitale.
Secondo dei testimoni, la mattina del 16 agosto i militari russi erano ancora dislocati nelle zone di Gori e Kareli.
Altri non identificati hanno provveduto alla distruzione di un importante ponte ferroviario che si trovava a Kaspi, non lontano da Gori e 45 km a ovest della capitale Tbilisi, comunque ben oltre 50 km il confine dell’Ossezia del Sud.
L’8 settembre 2008 viene firmato l’accordo fra Sarkozy, presidente di turno dell’Unione europea, e Medvedev, presidente russo, che prevede l’impegno russo di ritirarsi da Poti entro una settimana e dal resto della “Zona cuscinetto” entro un mese; e il passaggio della zona cuscinetto sotto il controllo di osservatori UE (EUMM) e non dell’esercito georgiano.
Il 18 ottobre 2010 la Russia si ritira dall’ultimo avamposto mantenuto in territorio georgiano, il villaggio di Perevi.
In Ossezia del Sud, circa il 61% della popolazione è di religione cristiana ortodossa.
Fino all’indipendenza dalla Georgia, la Chiesa ortodossa locale era parte del Patriarcato di Georgia.
Successivamente, le parrocchie ortodosse hanno proclamato la loro indipendenza dal Patriarcato di Georgia; tuttavia, l’atto non è riconosciuto dalle chiese ortodosse canoniche.
La nuova Chiesa è parte della Chiesa vetero calendarista ortodossa di Grecia – Santo Sinodo in Resistenza come Diocesi di Alania (Ossezia del Sud).
Esistono minoranze di musulmani sunniti, cristiani armeni ed ebrei
La lingua statale è quella osseta, tuttavia secondo l’articolo 4.2 della Legge fondamentale “la lingua russa, insieme a quella osseta e il georgiano – nei luoghi di insediamento di cittadini della Repubblica dell’Ossezia del Sud di nazionalità georgiana – sono riconosciute come lingue ufficiali degli organi di potere statale, del governo nazionale e locale della Repubblica dell’Ossezia del Sud”.
L’ONU, l’Unione europea, l’OSCE, il Consiglio d’Europa, gli Stati Uniti e la NATO riconoscono l’Ossezia del Sud come parte integrante della Georgia.
Tuttavia, il paese è indipendente de facto dal 1991.
Il governo locale ha tenuto un secondo referendum per l’indipendenza il 12 novembre 2006, dopo che il primo referendum del 1992 non era stato riconosciuto valido dalla comunità internazionale; nella seconda consultazione la maggioranza dei votanti si è espressa per l’indipendenza dalla Georgia.
Anche l’esito di questa consultazione popolare non è stato riconosciuto dall’Unione Europea, dall’OSCE, dalla Nato e dalla Federazione Russa a causa della mancanza di partecipazione della popolazione di etnia georgiana.
Parallelamente al referendum secessionista ed alle elezioni, il movimento dell’Ossezia di opposizione a Kokoity ha organizzato proprie elezioni, nelle quali il 2% degli elettori ha votato in favore di Dmitri Sanakoev, come presidente alternativo dell’Ossezia del Sud.
Le cose sono mutate in seguito alla guerra russo-georgiana del 2008, scoppiata in seguito all’invasione dell’Ossezia del Sud da parte delle forze armate georgiane.
Il 26 agosto 2008 il Cremlino ha emanato un decreto di riconoscimento dell’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia.
Il successivo 5 settembre il Nicaragua è stato il secondo Paese al mondo, dopo la Russia, ad aver ufficialmente riconosciuto le due entità indipendentiste come stati indipendenti e sovrani.
Il 10 settembre 2009 il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha annunciato che anche il suo Paese riconosceva ufficialmente l’Abcasia e l’Ossezia del Sud.
Da ultimo, il 15 dicembre 2009 Nauru ha riconosciuto le due Repubbliche.
La Repubblica dell’Ossezia del sud ha stretto una alleanza con la Russia e non sono esclusi progetti di riunificazione con l’Ossezia del Nord, attualmente repubblica autonoma all’interno della Federazione russa.
Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Ossezia del Sud:
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Russia – (26 agosto 2008)
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Nicaragua – (3 settembre 2008)
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Venezuela – (10 settembre 2009)[18]
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Nauru – (16 dicembre 2009)
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Tuvalu – (19 settembre 2011)
Stati non membri delle Nazioni Unite che riconoscono l’Ossezia del Sud:
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Abcasia – (17 novembre 2006)
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Transnistria – (17 novembre 2006)
Stati non membri delle Nazioni Unite che riconoscono de facto l’Ossezia del Sud:
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Repubblica Araba Saharaui Democratica