“La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c’è bisogno di sprecare il tempo andando a votare” Charles Bukowski, “Compagno di sbronze”.
Sembra una beffa del destino che il capo della polizia italiana si chiami Manganelli. Non sarà stato messo lì apposta? Nel nome una garanzia. C’è qualcosa di intrinsecamente osceno nelle manganellate delle forze dell’ordine distribuite ad inermi manifestanti, tanto è vero che i poliziotti inglesi – i Bobby – per lungo tempo furono sprovvisti di sfollagente. E lo sono ancora di più le manganellate date ai terremotati abruzzesi. Ma come? Nel 1976, dopo il terremoto del Friuli, ai miei conterranei furono elargiti aiuti economici, mentre a quelli abruzzesi manganellate. Cos’è cambiato, in Italia, in questi ultimi trentacinque anni?
Proviamo per un attimo, come esercizio psicologico, a sforzarci di vedere le cose, attraverso la visiera dell’elmetto, dal punto di vista del celerino. Noi rimaniamo singoli individui anche quando ci mescoliamo ad altre centinaia di manifestanti e ci stupiamo di tanta cattiveria nei nostri confronti, mentre un poliziotto addestrato a picchiare la gente ci vede come una massa indistinta. Non conosce i nostri nomi, non sa che lavoro facciamo (se ne facciamo uno), non sa che partito abbiamo votato alle ultime elezioni, se siamo donatori di sangue o se tifiamo per l’Inter, se abbiamo una madre anziana da accudire o se abbiamo figli da mandare all’università. Soprattutto non si rende conto che siamo dei borghesi come lui, a cui la scuola e l’intera società ha fatto il lavaggio del cervello, facendoci credere negli ideali della democrazia e nel rispetto delle istituzioni. La cosa è semmai ancora più paradossale: nonostante sia un servitore delle istituzioni, il poliziotto manganellatore non si rende conto che con ogni manganellata distribuita mina alle radici la fiducia della persona colpita in quella democrazia e quelle istituzioni che, manganellando, è chiamato a proteggere e tutelare. La fiducia è una cosa seria.
Ogni botta sulla testa o nei gomiti o sulle mani dei manifestanti è un colpo di piccone alla diga di credibilità dell’intero sistema basato sulla fiducia del cittadino votante, che delega i suoi rappresentanti alla gestione del bene comune, il bene della Polis.
Evidentemente, questo metodo funziona e gli psicologi della polizia sanno che si può strapazzare il cittadino quanto si vuole, ché tanto le masse digeriscono in fretta le offese e dimenticano, tornando a votare, quando chiamate, come un gregge di pecorelle al suono del flauto del Dio Pan. Sanno, gli psicopoliziotti, che si può mandare all’ospedale un gran numero d’individui, ché tanto la società continuerà ciecamente ad avere fiducia nelle istituzioni e a delegare burattini politici che si metteranno a saltellare in televisione con quei salti tipici delle marionette, a scatti, qualche volta sbraitando nei “talk show” all’uopo predisposti, qualche volta rilasciando pacate dichiarazioni nei salotti di Bruno Fazio o Fabio Vespa, ma sempre suonando l’arpa dell’ipnosi suadente e perbenista. Se si pensa che in passato c’è scappato il morto, più di una volta, e la gente continua a credere nella democrazia; se si pensa che decine di contadini e operai sono stati falciati dalle pallottole delle forze dell’ordine, e i campi hanno continuato a essere lavorati e le fabbriche hanno continuato a produrre, ci si deve arrendere all’evidenza: la violenza paga. E la violenza della polizia paga ancora di più.
I poliziotti sono pagati per picchiarci, per imporre la volontà dei padroni occulti del mondo, i veri dominatori che ci affumicano la vista con una schiera di superpagati saltimbanchi della politica. Ma i poliziotti sono anche pagati per correre dietro a ladri e assassini e dunque svolgono anche una funzione sociale. Ed è quella che ci viene rinfacciata ogni giorno attraverso i telegiornali. La caccia a mafiosi, criminali comuni e terroristi.
Ora, io mi chiedo: poiché è assodato che mafia e terrorismo sono spesso, se non quasi sempre, un’emanazione del sistema occulto di potere, non sarà che anche la criminalità abbia la stessa origine? Su mafia e terrorismo ho le idee abbastanza chiare. Troppi indizi mi fanno capire che lo Stato è la matrice dell’una e dell’altro, mentre sulla criminalità posso affermare che c’è una base fisiologica da parte dei banditi comuni, ma che forse i gangsters sono anch’essi funzionali al sistema, se non altro perché offrono un pretesto all’esistenza delle forze dell’ordine. Potrebbe darsi che le sperequazioni e le ingiustizie sociali, unitamente a certi contesti sociali disagiati e a una filosofia popolare diffusa secondo cui la felicità è possibile solo attraverso la ricchezza, portino un certo numero di persone a intraprendere la strada del crimine. Ma le forze dell’ordine ci sguazzano. Siccome il fenomeno della criminalità è autorigenerante, sarebbe saggio cercare le cause di tale genesi e neutralizzarle, ma i padroni del vapore, come li si chiamava un tempo, si guardano bene dal farlo, preferendo lasciare che la società vada in malora, che i cittadini soffrano e intervenire a posteriori, anziché preventivamente. Poi magari c’è sempre lo psicologo di turno che parla di prevenzione del crimine, ma sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, dal momento che se si prevenisse veramente il crimine, migliaia di poliziotti dovrebbero essere licenziati.
Analogamente, se si curassero veramente le malattie, migliaia di dottori rimarrebbero disoccupati. Così, se Satana non esistesse, la Chiesa Cattolica e le sue figliastre protestanti dovrebbero chiudere Barabba e burattini. E addio introiti!
Come si dice a Roma? “Urbis et orbi, mandate tanti sordi!”. Noi gente per bene possiamo disquisire quanto si vuole sul piano metafisico, dicendo che senza il Male non sapremmo cos’è il Bene e senza il Diavolo non potremmo immaginare l’esistenza di Dio, ma questi qua ci campano!
La Chiesa è diventata la multinazionale più ricca del mondo, in assoluto, e hanno la faccia tosta di chiederci il cinque per mille! Lo Stato, con la Triade mafia, terrorismo e criminalità, si fa i suoi conticini, vede che gli conviene e per guadagnarsi lo stipendio mette in opera i piani degli Illuminati. I quali saranno anche pazzi fanatici, ma non sono mica scemi: hanno inventato il sistema delle tasse, oggi chiamate entrate, e per pagare i suoi scagnozzi usa i nostri soldi così che di noi, tapini, si può dire, alla meridionale: “Contenti e mazziati!”. Oppure, “Cornuti e mazziati!”, ché il senso è lo stesso.
Chi paga lo stipendio dei manganellatori della Val Susa? Noi, che veniamo predati del frutto del nostro lavoro, vilipesi e svuotati di dignità, dovendo subire decisioni calate dall’alto, da molto in alto. Chi paga le scie chimiche? Sempre noi, che veniamo trattati come scarafaggi da irrorare, con la differenza che le manganellate le sentiamo eccome, ma le nubi tossiche disperse nell’atmosfera non le percepiamo con altrettanta evidenza.
La conclusione logica di questo ragionamento, che vorrebbe essere una specie di legittima difesa o di rigurgito d’orgoglio, sarebbe che non si dovrebbero pagare le tasse, per togliere l’ossigeno che mantiene in piedi i manganellatori della Val Susa, unitamente ai piloti che rilasciano sostanze tossiche nell’aria. Forse anche le multinazionali, del farmaco, del cibo o degli altri bisogni indotti, avrebbero qualche conseguenza economica negativa dalla nostra ponderata astensione a finanziarle, ma a questo punto, posti di fronte alla gamma di opzioni a nostra disposizione, ci rendiamo conto che siamo belli e fregati. Se non paghiamo le tasse veniamo prima demonizzati e poi incarcerati e se boicottiamo cibi e farmaci veniamo prima ridicolizzati dalle altre pecorelle e poi….facciamo la fame. Dove ce lo procuriamo il cibo, noi cittadini ultradipendenti? Direttamente dal contadino? Perché, esistono ancora contadini, fuori dai libri di scuola delle elementari?
Siamo in un “cul de sac” e i margini di manovra paiono ristretti. Non ci resta che piangere, direbbero Benigni e Troisi, ma almeno facciamolo con dignità. E nel frattempo, piangendo, mettiamo in chiaro alcune cose. Se mafia e terrorismo sono emanazioni dello Stato, funzionali alla sua esistenza, non potrebbe darsi che anche istituzioni insospettabili abbiano parte in causa? Per esempio, assodato che ricchissime famiglie d’origine ebraica manovrano i fili dell’alta finanza, creano disoccupazione e crisi economiche, provocano colpi di stato e mettono i loro lacché nei posti di comando, a piacere, e siccome ad alti livelli gli estremi si toccano, facendo incontrare nascostamente quelli che sulla scena del Matrix-teatrino sono acerrimi nemici, non sarà che anche la Chiesa Cattolica, riconosciuta potenza mondiale senza territorio, faccia parte dell’élite mondialista che spinge nella direzione del nuovo ordine mondiale?
Mi pongo questa domanda perché a parole la Chiesa si oppone alla distruzione della vita e della natura, ma in pratica non fa nulla per fermare la devastazione di entrambe le cose. Riconoscerete l’albero dai suoi frutti e il frutto della Chiesa Cattolica è un non frutto. Cioè, in pratica, è come se non esistesse. Una mente fredda e razionale è obbligata a constatare che è la Chiesa stessa a rendere atei, perché se Dio esistesse veramente questo mondo non andrebbe a catafascio, ovvero non sarebbe lasciato campo libero a chi sta distruggendo la Val di Susa e tutto il restante pianeta.
Nel caso dell’alta velocità, il clero non ha neanche preso posizione a favore delle popolazioni locali. Non che io sappia. Forse l’avrà fatto qualche prete di campagna, che a sua volta, poverino, diventa funzionale al sistema. E’ come con i preti animalisti: diventano funzionali, lasciando credere che l’istituzione di cui fanno parte sia animata da buone intenzioni, mentre l’unica cosa coerente e sensata che potrebbero fare è di andarsene. Lasciate Babilonia la Grande, finché siete in tempo!
Il manganello è la forma gentile del potere. All’epoca di Bava Beccaris usavano direttamente le palle di moschetto e i morti non si contavano. A Genova, tutti noi abbiamo visto all’opera i manganellofori, portatori di manganello. Abbiamo visto il sangue scorrere, ma a quanto sembra, come società nel suo complesso, non ne abbiamo tratto grandi insegnamenti. E’ bastato che le sirene dei telegiornali e i giornalisti prezzolati spargessero le loro menzogne per tranquillizzare il popolo bue. Nessuno impara mai niente dalla violenza dello Stato, ma incamera il concetto che con le autorità non si può discutere. Messaggio forte e chiaro!
Un episodio di cui sono stato testimone risale al 2004. Ne parlo perché non è salito agli onori della cronaca, benché abbia portato all’ospedale numerosi manifestanti. Come animalisti siamo figli di un dio minore e anche quando le prendiamo dalla polizia non viene a saperlo nessuno. A San Polo d’Enza (RE) all’epoca esisteva il più grande allevamento italiano di animali per la vivisezione. Di manifestazioni pacifiche se n’erano tenute a bizzeffe. Gli organizzatori delle proteste erano giovani anarchici toscani e dico questo per inquadrare la situazione, permettendomi pure di evidenziare il dato di fatto che, quando ci sono di mezzo gli anarchici, va sempre a finirla male! Scartata l’ipotesi che gli anarchici siano masochisti a cui piace essere picchiati dalla polizia, se no non si sentono abbastanza anarchici, mi chiedo se per caso quel genere di ambiente iperpoliticizzato, che si richiama a stereotipi ottocenteschi, non sia facile preda di infiltrazioni da parte della polizia.
Ma diamo pure per scontato che si tratti di fossili politici sinceri, genuini e autentici, chiusi in un’isola felice come i dinosauri del mondo perduto di Conan Doyle, vorrei dire loro: le vie di mezzo non funzionano. A star seduti su due sedie ci si ritrova con il sedere per terra. Tu, anarcollerico, vuoi fare le cose per bene? Organizzati militarmente, altrimenti è solo tempo perso. Ragazzate.
Se tu, giovane anarchico vestito di nero, con il fazzoletto sulla faccia, vai a insultare i carabinieri – 10, 100, 1000 Nassirya – non puoi pretendere che non scatti una risposta uguale e contraria. E’ fisica, diamine! Sei sicuro che gli altri manifestanti, quelli che tu disprezzi chiamandoli piccoli borghesi e che non vengono alle tue riunioni, siano pronti per la guerriglia urbana? Ti senti autorizzato a coinvolgerli in un massacro di botte e fratture ossee? Non è che potresti, magari, se proprio ti prude di menar la mani, andare allo stadio o fare quei demenziali giochini di guerra con proiettili di vernice?
Perché è così che andò, il 20 novembre 2004, a San Polo d’Enza: gente inerme maciullata e inseguita fin nel pronto soccorso degli ospedali della zona. Poi, alla fine, dopo qualche anno, l’allevamento fu chiuso, ma in quell’occasione il Potere si mostrò senza maschera, con la smorfia beffarda del suo teschio ghignante, mentre normalmente, alla gente, si mostra con il soave sorriso di un Garattini, un Veronesi o una serafica Levi Montalcini.
Avevamo per caso bisogno di conferme circa la violenza delle forze dell’ordine? Non ci bastano tutti gli esempi che abbiamo raccolto fin qui? Una mole enorme!
Insomma, il gioco al massacro non mi piace, come concetto filosofico prima ancora che letterale e siccome noi siamo obiettivamente meglio dotati cerebralmente dei poliziotti, è nostro compito cercare la vittoria senza andare a farci ammazzare di botte. “Qui si parrà la tua nobilitate”, diceva Dante nel secondo canto dell’Inferno e un sistema per sconfiggere l’infernale Sistema in cui viviamo ci deve pur essere, da qualche parte.
Prima di arrivare alla guerra civile, dove gli ormoni e gli entusiasmi guerreschi dei ragazzi dei centri sociali verranno utili, è meglio scandagliare tutte le possibilità. Sì, lo so, i ragazzi – è fisiologico – hanno sempre fretta. Tutto e subito è il loro motto. Ma non siamo tutti ragazzi carichi di testosterone, per fortuna e, a un certo punto, con una leggera pacca sulla spalla, bisognerà anche dirvi: “Ragazzo spostati e lasciami lavorare!”.
Che poi, pensa, anche se ci organizzassimo militarmente, come avveniva settanta anni fa sulle montagne piemontesi, quante probabilità avremmo non dico di vincere, ma solo di sfangarla e di portare a casa la pellaccia? Davvero c’è qualcuno che pensa di poter combattere le forze di quest’ordine, che sono solo i prodromi edulcorati del prossimo governo mondiale? Ma li leggete i siti di controinformazione su internet? Avete idea delle armi che la polizia di tutto il mondo ha a disposizione? Una guerra civile offrirebbe il pretesto all’élite mondialista per ammazzare qualche milionata di civili, che è quello a cui aspirano. La riduzione della popolazione.
Dunque, cerchiamo di farci venire un’idea per ostacolare i piani dei padroni del mondo. Per ora i valsusini si stanno comportando bene. Danno un esempio a tutti e sono semplicemente da ammirare. E’ in loro che, a distanza, anch’io ripongo la speranza di poter fermare la schiacciasassi da guerra dell’élite mondialista.