2012.10.08 – LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL’IRRUZIONE NELLA SCUOLA DI GENOVA DURANTE IL G8


Diaz, la Cassazione conferma le condanne per i vertici della polizia: scatta la sospensione
Prescritto il reato di lesioni gravi per nove agenti del nucleo speciale della Mobile. Il Viminale: «Sentenza da rispettare»
La sentenza della CASSAZIONE sull'irruzione nella scuola di genova durante il g8
Diaz, la Cassazione conferma le condanne
per i vertici della polizia: scatta la sospensione
Prescritto il reato di lesioni gravi per nove agenti del nucleo speciale della Mobile. Il Viminale: «Sentenza da rispettare»
Confermate in via definitiva le condanne per falso aggravato inflitte agli alti funzionari di polizia coinvolti nelle violenze alla scuola Diaz di Genova, il 21 luglio 2001.
Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione. Nel dettaglio, la Cassazione ha confermato l'impianto accusatorio della Corte d'Appello di Genova del 18 maggio 2010.
Convalidata la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; convalidati anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore Ucigos ai tempi del G8, oggi capo del reparto analisi dell'Aisi.
Tre anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo.
Convalidata anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma.
La conferma delle condanne comporterà la sospensione dal servizio per i funzionari dal momento che nei loro confronti è stata applicata la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti.
Si tratta degli agenti di polizia Tucci, Cenni, Basili, Ledoti, Compagnone, Stranieri, Lucaroni e Zaccaria.
A quanto si è appreso nei loro confronti, data la dichiarazione di prescrizione, non dovrebbe scattare la pena accessoria della condanna all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
 
La conferma della condanna
 
IL VIMINALE (il ministero dell'interno italiano)
«La sentenza della Corte di Cassazione va rispettata come tutte le decisioni della Magistratura.
Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte.
La sentenza mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni.
Questo non significa che ora si debba dimenticare. Anzi, il caso della Diaz deve restare nella memoria».
Lo afferma in una nota il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri.
«Ma proprio le definitive parole dei giudici ci devono spingere a guardare avanti sicuri che le Forze di Polizia sono per i cittadini italiani una garanzia per la sicurezza e per la democrazia – prosegue il ministro –
Del resto nessuno può dimenticare l'attività quotidiana di tante donne e uomini della Polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti».
 
MANGANELLI (l'attuale capo della polizia italiana)
La Polizia «accoglie la sentenza della magistratura con il massimo dovuto rispetto e ribadisce l'impegno a proseguire nel costante miglioramento del percorso formativo relativo al complesso campo dell'ordine e della sicurezza pubblica».
Queste le parole del Capo della Polizia, Antonio Manganelli dopo la sentenza sui fatti di Genova. «Esprimo apprezzamento e orgoglio per la maturità, l'onestà, la dedizione e l'entusiasmo con cui quotidianamente il Paese viene servito dalle donne e dagli uomini delle forze di polizia» ha aggiunto Manganelli.
I LEGALI –
«Giustizia è fatta: ci sono voluti 11 anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa.
Mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della Polizia di così alto livello» ha commentato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global picchiati alla Diaz. «La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato, rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche» ha aggiunto l'avvocato Francesco Romeo, difensore di alcune vittime del pestaggio alla Diaz.
 
Il commento di G. Bianconi: «Sentenza terremoto»
 
«DE GENNARO SI DIMETTA»
«Chiedo formalmente che il Presidente Napolitano, come rappresentante dell'unità del Paese, chieda scusa alle vittime dei fatti della Diaz e di Bolzaneto» ha dichiarato Vittorio Agnoletto, l'ex portavoce del Genoa Social Forum del 2001.
Per Agnoletto, inoltre, Gianni De Gennaro, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex capo della Polizia, «deve rassegnare le dimissioni, perchè anche in assenza di una condanna giudiziaria esiste una condanna morale e professionale per ciò che è accaduto».
 
LE REAZIONI
«Una notizia positiva.
 Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione.
Vuol dire che in questo Paese c'è ancora un barlume di giustizia» ha commentato Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il giovane morto nel luglio 2001 durante gli scontri al G8.
«Ora -ha aggiunto- speriamo che ci siano altre pagine di questo genere.
Cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull'assassinio di Carlo».
«La nube tossica che per 11 anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta» ha commentato Nichi Vendola presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
«La Cassazione ci dice, con sentenza definitiva,- prosegue il leader di Sel – che a Genova nel luglio 2001 i tutori della legge si trasformarono in carnefici di ragazzini.
Per me, lo dico con viva emozione, è un raggio di verità e giustizia che illumina una pagina buia della storia italiana».
 
AMNESTY INTERNATIONAL
Per Amnesty International si tratta di «una sentenza importante, che finalmente e definitivamente, anche se molto tardi, riconosce che agenti e funzionari dello stato si resero colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere».
Tuttavia, per Amnesty «i fallimenti e le omissioni dello stato nel rendere pienamente giustizia alle vittime delle violenze del G8 di Genova sono di tale entità che queste condanne lasciano comunque l'amaro in bocca: arrivano tardi, con pene che non riflettono la gravità dei crimini accertati, e che in buona parte non verranno eseguite a causa della prescrizione, e a seguito di attività investigative difficili ed ostacolate da agenti e dirigenti di polizia che avrebbero dovuto sentire il dovere di contribuire all'accertamento di fatti tanto gravi.
Soprattutto, queste condanne coinvolgono un numero molto piccolo di coloro che parteciparono alle violenze ed alle attività criminali volte a nascondere i reati compiuti».
 
L'ITER GIUDIZIARIO
In primo grado, il 13 novembre del 2008, 13 imputati erano stati condannati complessivamente a 35 anni e 7 mesi di reclusione e altri 16, tra cui i vertici della catena di comando, erano stati assolti. Il 18 maggio del 2010 la terza sezione della Corte d'Appello di Genova ha sostanzialmente ribaltato la sentenza, condannando 25 imputati su 28, compresi tutti i vertici della polizia che erano stati assolti nel precedente giudizio, ad una pena complessiva di oltre 98 anni e 3 mesi di reclusione.
L'ex comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, era stato condannato a 5 anni, il capo del dipartimento centrale anticrimine, Francesco Gratteri e l'ex vicedirettore dell'Ucigos, Giovanni Luperi, a 4 anni, l'ex dirigente della Digos di Genova, Spartaco Mortola e l'ex vicecapo del Servizio centrale operativo, Gilberto Caldarozzi, a 3 anni e 8 mesi, con la pena accessoria dell'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
Per Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, e oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è stato fatto un processo parallelo.
De Gennaro, assolto in primo grado, ma condannato in appello a un anno e 4 mesi, viene prosciolto definitivamente da ogni accusa dalla Cassazione, che, nel novembre 2011, annulla la sentenza d'appello «perchè il fatto non sussiste».
 
IL BLITZ ALLA DIAZ
Il blitz alla scuola Diaz, dove il Comune di Genova aveva alloggiato gli attivisti del Genoa Social forum giunti nel capoluogo ligure per le manifestazioni contro il G8 del 2001, avviene nella serata del 21 luglio.
Il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani.
Quasi 400 agenti di polizia fanno irruzione nel complesso scolastico, molti vengono picchiati, le loro facce insanguinate vengono ritratte in foto e filmati e fanno il giro del mondo.
( tratto da un articolo da il CORRIERE DELLA SERA: http://www.corriere.it/cronache/12_luglio_05/diaz-cassazione_03e8bb5e-c6aa-11e1-8ab7-67e552429064.shtml )

ROMA
Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no-global inerti e innocenti, hanno «gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero».Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, appena depositate, del processo Diaz che ha decapitato i vertici della polizia. La «gravità» dei reati commessi dai funzionari della polizia, come quello della violazione «dei doveri di fedeltà» delle calunnie e dei falsi, legittima il no «al riconoscimento delle attenuanti generiche» a favore degli imputati. Hanno commesso una «consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura».

Le motivazioni della Cassazione.
La Cassazione, nelle motivazioni del processo Diaz evidenzia, come già fatto dalla Corte d'Appello di Genova, «l'odiosità del comportamento» dei vertici di comando. «Di chi, in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari – è scritto – una volta preso atto che l'esito della perquisizione si era risolto nell'ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze». In pratica, crearono verbali menzogneri «funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa». Ed avevano formulato le accuse «in modo logico e coerente, tanto da indurre i pubblici ministeri a chiedere, e ottenere seppure in parte, la convalida degli arresti».

I poliziotti gridavano bastardi.
I poliziotti che fecero irruzione alla scuola Diaz di Genova – durante il G8 del 2001 – «si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti tonfa) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di non violenza provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di bastardi». Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni di conferma delle condanne ai vertici della polizia per il pestaggio alla Diaz.
( tratto da un articolo de il MESSAGGERO: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/diaz_polizia_cassazione/notizie/223008.shtml )
 
Cassazione: prosciolto De Gennaro (eh eh eh … e quando mai!)
Roma
Il blitz delle forze dell’ordine alla scuola Diaz di Genova, la sera del 21 luglio del 2001, al G8 durante il quale perse la vita il giovane manifestante Carlo Giuliani, fu «eseguito con inusitata violenza dai 300 agenti operanti, pur in assenza di reali gesti di resistenza» da parte dei 93 no-global arrestati e portati nella caserma Bolzaneto dove «subiscono altri atti di prevaricazione», anche dalla polizia penitenziaria.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del proscioglimento dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ora sottosegretario con delega all’Intelligence , che la corte d’Appello – il 17 giugno 2010 – aveva condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per aver istigato alla falsa testimonianza l’ex questore Francesco Colucci, insieme all’ex capo della Digos Spartaco Mortola, condannato a un anno e due mesi e anche lui assolto.
Il fascicolo di De Gennaro e Mortola, che hanno scelto il rito abbreviato, è il primo capitolo del G8 ad approdare alla Suprema Corte – anche se nato per ultimo – ed, essendo corredato dalle due sentenze di merito già emesse nei confronti dei 25 agenti e dirigenti della polizia colpevoli del pestaggio alla Diaz, la Cassazione ne ha potuto prendere visione e maturare un giudizio «sul piano della ricostruzione storica degli eventi».
Questo in attesa che il processo principale del G8, quello sulla «macelleria messicana» avvenuta alla Diaz, si celebri il prossimo 11 giugno, quando è fissata la prima udienza innanzi alla Quinta sezione penale del Palazzaccio. Intanto, comunque, i supremi giudici – nella sentenza 20656 – affermano che «le indagini di polizia giudiziaria, rapidamente promosse dalla Procura di Genova, consentono, alla luce delle concordi dichiarazioni dei manifestanti, delle testimonianze assunte e di molti reperti video-fotografici e documentari, di chiarire subito i profili di abusività e ingiustificata durezza dell’azione portata a compimento nella scuola».
La Cassazione ricorda subito che il presupposto del blitz si basa sulla «accertata falsità del ritrovamento di due bottiglie molotov» nella Diaz, mendacio «asseverato nella maggior parte dei verbali di arresto» dei 93 no-global. In pratica, la storia delle molotov è servita alla polizia solo per legittimare «falsamente “a posteriori” l’arresto in flagranza» degli ospiti della Diaz. Venendo a De Gennaro, la Suprema Corte rileva che il verdetto di appello è «caratterizzato da elementi il più delle volte soltanto congetturali se non apodittici», di cui sono traccia i frequenti «non può non ritenersi» o frasi come «un astratto contributo».
Tutto il processo si riduce ad una circostanza – riassume la Cassazione – se sia stato lui a mandare Roberto Sgalla, allora capo delle relazioni esterne della polizia, alla Diaz, la sera dell’irruzione, o se Sgalla abbia ricevuto la chiamata da Colucci.
I supremi giudici osservano che dagli atti emerge che Colucci – il quale inizialmente disse che fu De Gennaro ad esortarlo a chiamare Sgalla e poi ritrattò la deposizione, dopo abboccamenti con lo stesso De Gennaro e Mortola – fece una prima chiamata a Sgalla e dopo a De Gennaro, il che farebbe presumere che fu l’ex questore a dire all’addetto stampa di andare alla Diaz, tanto più che il Capo della Polizia «ben più agevolmente e con l’autorevolezza del suo ruolo avrebbe potuto mettersi in contatto con Sgalla senza l’intermediazione del questore».
Nessuno, però, sottolinea l’alta Corte si è preso la briga, durante il processo, di chiedere a Sgalla da chi avesse ricevuto l’ordine: si tratta però di una faccenda «destituita di ogni profilo di seria pertinenza».
De Gennaro era al corrente del blitz, tanto che autorizzò l’uso anche di contingenti dei carabinieri, ricorda la Cassazione, ma non diede ordini sulle modalità dell’irruzione – non c’è nessuna prova – anzi raccomandò prudenza.
Per Colucci il processo è in corso e deve spiegare perché cambiò versione sulla catena di comando la sera del blitz nel quale 93 uomini e donne inermi, giornalisti compresi, furono massacrati di botte e sbattuti in carcere.
( tratto da un articolo de il SECOLO XIX: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/05/28/APbgXpbC-cassazione_prosciolto_gennaro.shtml ).