Come nulla fosse, gran parte degli istituti scolastici sul territorio facenti parte della fascia 0-6 anni hanno iniziato il loro anno scolastico. Le parole d’ordine per questa fase dell’infanzia dovrebbero essere libertà e serenità ed ogni comprensorio dovrebbero lavorare al fine di costruire un ambiente organizzato e ordinato, che richiami l’ambiente familiare di ogni individuo. Tutto questo è scomparso ed ha lasciato spazio a terminologie quali responsabilità civile, penale, indicazioni igienico-sanitarie, isolamento immediato, valutazione del caso, procedure diagnostiche: l’oramai famoso “patto di responsabilità reciproca”. In tipico stile italiano le famiglie si sono ritrovate a dover analizzare documenti e valutare la situazione a ridosso del primo giorno di scuola, come se tale decisione potesse essere presa con leggerezza. Abominevoli misure di sicurezza sono diventate parte integrante delle routine come divisori, pannelli altezza uomo, igienizzanti, corredo usa e getta e una meravigliosa pistola puntata ogni sacrosanta mattina per la misurazione della febbre. Ma c’è di più! Tuo figlio non lo puoi accompagnare ma lo devi affidare fuori dalla struttura, non puoi rassicurarlo, vestirlo, coccolarlo; nessuno può mettere piede all’interno della scuola. Già questo dovrebbe bastare a svegliare le menti dei genitori i quali problemi sono <<può portare il ciuccio>> oppure <<devo sterilizzare ogni volta l’orsacchiotto>>. Ma andiamo anche oltre: qual è il protocollo sicurezza? Se un bambino riscontra la febbre viene immediatamente isolato e affidato al responsabile covid. Vengono chiamati i genitori i quali dovranno conferire con il pediatra per la valutazione del caso. Se lo stesso lo ritiene opportuno prescrirrà il tampone. Nel caso di positività l’ulss avvierà un’indagine arrivando, nella peggiore delle ipotesi, alla quarantena preventiva e comunicherà una serie di tamponi a sua discrezione. Vi può bastare? Eppure c’è chi ha ancora il coraggio di trovare del positivo in tutto questo. Perché il tampone è sierologico quindi non così grave, perché l’isolamento non è immediato quindi il problema non si pone subito, perché alla pistola puntata in testa i bambini ci si abituano subito e le insegnanti con mascherina in modalità marziane non sono poi così male. Il punto è un altro. I bambini non si devono abituare a nulla di tutto questo. E voi adulti, imparate a capire ciò che firmate. Il fantomatico patto di responsabilità reciproca non è altro che un mezzo per scaricare colpe e responsabilità. Allora non lamentiamoci se ci danno del popolo di caproni! Fintanto che non accade a noi stessi allora il problema non sussiste: tipica mentalità italiana. Esiste un’etica secondo la quale bisogna per principio guardare oltre il nostro giardino. Quindi ringrazio mia madre per avermi insegnato ad essere una mosca bianca.
Alice Lollo