«II grave problema della disoccupazione ricomparirà in tutta la sua drammaticità, alla fine del Millennio…».
In tutti i discorsi elettorali del dopoguerra, il complicato, grave problema della disoccupazione veniva posto al primo piano.
I sindacati parlavano di «mina vagante», i politici parlavano di «problema centrale».
Ma gli indici della disoccupazione, soprattutto giovanile, continuavano a crescere, soprattutto al sud, dove si considerava che almeno la metà dei giovani si trovasse senza un lavoro.
Le cose migliorarono sensibilmente al nord, con l'opera di ricostruzione.
E si iniziò a parlare di benessere.
Alcuni politici, con una visione limitata della realtà italiana, iniziarono allora a parlare della disoccupazione come di «un problema che ci si sta lasciando alle spalle… un problema superato».
Ma Pio XII non era dello stesso parere.
Il Pontefice «era capace di vedere molto lontano», e dichiarava: «La disoccupazione è un problema tutt'altro che risolto… anzi riemergerà drammaticamente alla fine del Millennio, quando le macchine sempre più sofisticate sostituiranno l'uomo e il benessere sarà all'ultima frontiera…».
Questa preveggenza si sta avverando ai nostri giorni.
I dati statistici presentano difatti percentuali di disoccupati in continuo aumento.
Un terzo dei giovani è senza lavoro.
Mentre il lavoro nero è una piaga che sta dilagando.
In alcune località del Meridione, si supera abbondantemente la percentuale del 50 per cento dei disoccupati.
II benessere, come aveva profetizzato il Santo Padre, non ha sconfitto la disoccupazione, che riemerge «in tutta la sua drammaticità».