2012.06.01 – INDIPENDENTISTI ANTI-ITALIANI, UNO STATO NELLO STATO


Scritto da Giulio Todescan il 1 giugno 2012.

Inserito su LA SETTIMANA, POLITICA
Un mese fa hanno creato un «governo provvisorio», che si è riunito per la prima volta a Vicenza il 17 maggio.
Il MLNV – Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto – la considera la «fase tre».
La fase uno è stata la rivendicazione di autodeterminazione depositata nel dicembre 2010 alla sede dell’Onu, a Ginevra.
Fase due: «ultimatum all’Italia».
«E’ scaduto il 31 dicembre del 2010 – dice Sergio Bortotto, presidente del «governo provvisorio» – Abbiamo atteso che lo Stato italiano facesse opposizione al nostro atto, in cui li denunciamo come forza occupante della nostra patria.
Ma ci hanno ignorati, ci considerano quattro gatti.
Ma attenzione, il fatto di ignorarci produce diritto, per quanto ci riguarda costituisce un fatto giuridico».
Via alla fase tre, dunque: costituzione di «istituzioni» come il governo provvisorio, richiesta di riconoscimento da parte di stati esteri, carte d’identità targate MLNV, e in un futuro non troppo lontano anche un «codice unico», per far pagare le tasse dei venti direttamente sul conto corrente del movimento.
«Le tasse al governo italiano sono illegali – afferma Bortotto – L’Italia è uno stato straniero che ci occupa, Imu e Iva sono tasse illegali, anche la Finanza che va in giro a fare i controlli degli scontrini è illegale».
Il MLNV non è solo uno dei tanti gruppuscoli della galassia venetista.
E’ il più radicale, rifiuta di partecipare alle elezioni e non riconosce le autorità italiane.
La scorsa settimana è finito in prima pagina del settimanale L’Espresso con un’inchiesta di Fabrizio Gatti e un titolo forte: «Le milizia antitasse».
Gatti ha seguito con taccuino e videocamera per dieci giorni i militanti tra Vicenza e Treviso, trascrivendo parole forti contro Equitalia e le tasse, allusioni alle armi.
«L’Espresso ha dato una versione di parte, sbagliata – dice Bortotto – Ma dopo la pubblicazione abbiamo registrato un aumento delle adesioni al nostro anagrafe, c’è una spinta.
I veneti sono sensibili al problema delle tasse ma non solo, iniziano a capire ciò che rappresentiamo».
Bortotto è vicentino di nascita e vive a Treviso dal 1989, è stato ispettore di polizia fino al 2000, quando ne è uscito per problemi di incompatibilità: «Sono diventato indipendentista quando ho visto che stare nell’ambito italiano non serviva a niente – racconta –
In polizia subivo un mobbing incredibile perché facevo il mio dovere, sono andato fino al Consiglio di Stato ma ho perso.
Avevo denunciato i superiori per peculato, droga, contrabbando».
Bortotto viene dalla «Polisia Veneta»: nel 2009 insieme ad altri dodici viene accusato di associazione paramilitare quando a Cittadella il gruppo viene bloccato dalla Digos mentre vestiti in divisa e camminando col passo dell’oca per un «atto dimostrativo» nei confronti del presidente della Regione Luca Zaia.
Nella casa di uno di loro, Paolo Gallina, viene trovato un arsenale di armi.
Ora è in corso il processo, ma il MLNV non riconosce i giudici italiani.
Nel frattempo raccolgono adesioni tramite un «anagrafe del popolo veneto» on line, dove si può auto-certificare di far parte del popolo veneto.
«Non posso rivelare da quante persone è formato il movimento – continua Bortotto – Siamo un movimento di liberazione, esattamente come quelli dell’Africa e dell’Asia degli anni Sessanta.
La Repubblica Veneta, a rigor di legge, non ha mai cessato di esistere, rivendichiamo la liberazione dallo stato italiano occupante».
Già oggi i dirigenti del movimento – come il coordinatore per Vicenza e responsabile del dipartimento Esteri, Gabriele Perucca – hanno riconsegnato la carta d’identità italiana, e girano con documenti autoprodotti, con tanto di immagine del leone di S. Marco armato di spada e scudo.
Quando li fermano, alla polizia italiana rispondono che non li riconoscono come autorità, e si appellano all’Onu, al patto sui diritti civili e politici approvato nel 1966 e ratificato in Italia con la legge 881 del 1977.
Nella galassia indipendentista veneta c’è movimento: qualche mese fa era emerso Veneto Stato (ne avevamo parlato in gennaio) che, sull’onda del declino leghista, ha rilanciato il sogno indipendentista con la proposta di un referendum sul modello della Scozia.
Ma alle urne delle amministrative il boom non c’è stato, e il movimento è diviso, come è tipico in queste formazioni dilaniate da rivalità e gelosie.
«Rispettiamo Veneto Stato, ma politicamente stanno sbagliando tutto – commentano dal MLNV –
La Costituzione italiana non consente l’indipendenza tramite referendum, la Regione verrebbe commissariata all’istante dallo Stato centrale».
L’unica via, ripetono, è quella «legale» della richiesta di riconoscimento internazionale del «governo provvisorio» veneto da parte di altre entità nazionali.
E la «Polisia veneta»?
La rivendicano con orgoglio: «Il movimento nasce da quell’esperienza, la stiamo per costruire, la dobbiamo costruire.
Se lo Stato italiano continua a rimanere qua e non alza i tacchi, prima o poi si arriverà allo scontro».
Intanto dal repertorio della Serenissima hanno rispolverato le Cernide, le milizie territoriali veneziane, sorta di ronde ante litteram, con compiti di «difesa e protezione civile».
Sul sito del movimento ne sono registrate una ventina, di cui otto nella provincia di Vicenza, che spartisce il grosso dei nuclei con Treviso.
Ma la futura «polizia» sarà armata?
«Ovvio, in quale Stato la polizia non ha le armi? – risponde Bortotto –
Se la polizia nascerà quando sarà ancora in atto l’occupante straniera, lo valuteremo a tempo debito.
Speriamo che l’Italia si fermi in tempo e che non voglia replicare qui quello che è successo vent’anni fa nei Balcani.
articolo commentato online dal Presidente del MLNV alle ore 13.02 del 1 giugno 2012.
E’ necessario anche in questo caso fare subito chiarezza su alcuni aspetti:
01 – le armi sequestrate al Vice Presidente del MLNV, dott. Paolo GALLINA, (Comandante Ufficiale di Polizia Locale) erano tutte regolarmente detenute; le armi da collezione e di servizio sono state rubate dagli inquirenti italiani con il pretesto della perquisizione e gli sono servite per la successiva sceneggiata mediatica in televisione (lo stesso verbale della digos di Treviso di quel giorno che alle ore 13.30 conferma “armi legalmente detenute” … come può un questore che rilascia le autorizzazioni non esserne a conoscenza?).
In sostanza non è mai esistito alcun arsenale della Polisia Nationale Veneta e la cosa peggiore, vigliacca e spudoratamente criminale è che nel dire quello che hanno detto, gli inquirenti italiani sapevano di mentire all’opinione pubblica.
E’ evidente che il tentativo posto in essere non era legato a motivi di sicurezza pubblica ma politico, anzi di una spregiudicata e criminale repressione politica.
2) – E’ infatti risultato patetico il tentativo di inquisire dei Patrioti sulla base di una legge del 1947 (una legge varata appena dopo la seconda guerra mondiale per impedire il proliferare di gruppi armati) per costituzione di associazione paramilitare, una norma che oltre ad essere stata abrogata e poi non si sa come reintegrata, nulla ha a che vedere con le intenzioni del MLNV e negli stessi fatti contestati.
L’insostenibilità delle accuse formulate da digos e procura italiana a Treviso dovevano in qualche modo essere sostenute almeno da una certa potenzialità offensiva del MLNV, ma dal momento che non erano state trovate armi, (se non quelle legalmente detenute da un ufficiale di Polizia Locale) si rendeva necessario inscenare in tutta fretta un pretesto;   non a caso la Digos, in una “ulteriore” perquisizione del garages del dott. Paolo Gallina (il Comandante della Polizia Locale) stranamente trovavano poi alcuni proietteli incompatibili con i calibri delle armi in dotazione e la detenzione di un numero maggiore di colpi consentiti… ma guarda che coincidenza.
Con tale pretesto si è poi dato vita alla sceneggiata mediatica con tanto di presunto arsenale di armi attribuito al MLNV e agli altri cittadini del Popolo Veneto che non avevano mai neppure avuto modo di aver visto quelle stesse armi.
3) – non bastando ancora, gli inquirenti italiani si sono letteralmente inventati e non si comprende sulla base di quale elementi probatori, le teoria del complotto o del presunto tentativo di attentato all’allora (2009) Ministro italiano Luca Zaia.
E’ chiaro che un simile pretesto doveva servire a sostenere il teorema accusatorio e la presunta potenzialità offensiva del MLNV, tant’è che oltre a non esserci stato alcun attentato, si è cercato di attribuire al MLNV e quindi alla Polisia Veneta, l’intenzione di provvedervi in occasione della propria apparizione alla “festa dei Veneti” del settembre 2009.
Nove giovani che indossavano una tuta usata dai meccanici della RAF inglese con sovrapposta la scritta POLISIA si erano recati sul posto come concordato con gli organizzatori per collaborare ad un servizio antincendio;   nel portarsi presso lo “stand” espositivo condiviso dalla Life e dalle Istituzioni di Autogoverno del Popolo Veneto (Istituzioni dalle quali era stato varato il progetto Polisia Nationale Veneta), nessuno è stato fermato dalla digos, bensì osteggiati dagli organizzatori (per noi palesemente sostenitori del partito italiano Lega Nord).
Per mera opportunità si è così deciso di rinunciare alla presenza sul posto e andarsene ma nessuno di quei giovani ha marciato al passo dell’oca (molti indossavano scarpe da tennis e molti non avevano neppure mai fatto il servizio militare).
4) – forse dimenticate anche di dire che la corte costituzionale italiana, con l’ordinanza 341/2011 ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’articolo 2268, comma 1, numero 297, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell’ordinamento militare), sollevata in riferimento agli artt. 18, 25, secondo comma, e 76 della Costituzione, dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Treviso e ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’articolo 14, commi 14 e 14-ter, della legge 28 novembre 2005, n. 246 (Semplificazione e riassetto normativo per l’anno 2005) e, per l’effetto, dell’articolo 2268, comma 1, numero 297), del d.lgs. n. 66 del 2010, sollevata in riferimento all’art. 76 della Costituzione, dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Treviso… così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 12 dicembre 2011.
(potete vedere l’ordinanza sul sito del MLNV: http://www.mlnv.org/main/?p=6948).