Discorso del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov alla 30a riunione del Consiglio dei Ministri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, Skopje, 30 novembre 2023, ore 16:18
Tra poco più di un anno sarà il cinquantesimo anniversario dell’Atto finale di Helsinki. A questo proposito, mi dispiace ammettere che l’OSCE si avvicina a questo anniversario in uno stato deplorevole e che le sue prospettive rimangono poco chiare. Dopo la fine della Guerra Fredda e il conseguente scontro ideologico si è presentata un’occasione storica per sfruttare al massimo il potenziale unificante dell’OSCE e per trasformare l’Organizzazione in una piattaforma per la più ampia cooperazione paneuropea, un elemento centrale nella formazione di un’architettura inclusiva di pari diritti in Europa e nell’area euro-atlantica e di sicurezza indivisibile in tutte e tre le dimensioni. Nell’ambito del “paniere” politico-militare, gli Stati partecipanti hanno adottato una serie di documenti fondamentali volti a creare un’Europa senza divisioni – nel senso più ampio del termine, e a sancire l’inammissibilità del rafforzamento della propria sicurezza a scapito della sicurezza altrui. Tra questi figurano la Carta di Parigi per una Nuova Europa (1990), la Carta per la sicurezza europea (1999) e la Dichiarazione di Astana (2010). La Russia, da parte sua, ha compiuto ogni sforzo per raggiungere i nobili obiettivi sopra menzionati. Questo è esattamente lo scopo a cui miravano le nostre numerose iniziative, compresa la conclusione del Trattato di sicurezza europeo e la creazione di uno spazio di sicurezza comune basato sulla cooperazione. Sfortunatamente, le élite politiche occidentali, che si sono arrogate il diritto di decidere i destini dell’umanità, hanno fatto una scelta miope non a favore dell’OSCE, ma a favore della NATO. A favore della filosofia del contenimento, dei giochi geopolitici a somma zero e della logica padrone-seguace. Una delle componenti chiave di questa linea è stata la sconsiderata espansione del blocco verso est, iniziata dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia. Anche se, a quanto pare, la fine dello scontro bipolare ha privato l’Alleanza del Nord Atlantico del significato della sua esistenza. Gli Stati della NATO e dell’UE hanno distrutto con le proprie mani la dimensione politico-militare dell’OSCE. Nel 1999, la NATO ha commesso un atto di aperta e brutale aggressione contro la Jugoslavia, membro dell’OSCE e dell’ONU. Nel 2008, in violazione della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e del principio dell’inviolabilità dei confini in Europa sancito dall’Atto finale di Helsinki, il Kosovo è stato confiscato alla Serbia senza alcun referendum. Gli stessi Stati della NATO che partecipano all’OSCE, al vertice dell’alleanza di Bucarest nel 2008, hanno “attirato” Tbilisi e Kiev ad aderirvi. L’obiettivo era semplice e senza pretese: metterli contro la Russia. Saakašvili, salito al potere a seguito della “Rivoluzione delle Rose” sostenuta dall’Occidente, ha adempiuto immediatamente alla carta bianca assegnatagli a Bucarest – nell’agosto dello stesso 2008, ordinando il bombardamento delle città dell’Ossezia del Sud e attaccando le posizioni delle forze di pace presenti con il consenso dell’OSCE. Questa provocazione è stata preparata dagli Stati Uniti, che hanno lanciato il programma “Addestra ed arma” in Georgia. Ciò che Washington ha “insegnato”, Saakašvili lo ha obbedientemente eseguito. Per creare una testa di ponte anti-russa in Ucraina, ci è voluto molto di più: un sanguinoso colpo di Stato nel 2014 e otto anni di operazioni punitive contro la popolazione del Donbass con l’incoraggiamento dell’Occidente e in violazione del “Pacchetto di misure” di Minsk approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Vorrei ricordare ancora una volta le ciniche ammissioni dell’ex cancelliere tedesco Angela Merkel, degli ex presidenti di Francia e Ucraina François Hollande e Pëtr Porošenko secondo cui avevano bisogno degli accordi di Minsk non per il bene della pace in Ucraina, ma solo per dare al regime di Kiev il tempo di sviluppare le proprie capacità militari contro la Russia. Tra i tentativi contrastati di risolvere i problemi acuti del nostro continente secondo i principi dell’OSCE c’è il “memorandum di Kozak”, che avrebbe potuto risolvere in modo affidabile la situazione in Moldavia 20 anni fa. Bruxelles della NATO e dell’UE hanno poi silurato senza troppe cerimonie il documento già siglato da Kišinëv e Tiraspol’. Ora viene soppresso anche il formato “5+2”, l’ultima cosa rimasta degli sforzi congiunti per la soluzione della Transnistria. La Moldavia, infatti, è destinata a diventare la prossima vittima della guerra ibrida scatenata dall’Occidente contro la Russia. Ogni Paese in cui sono ora attivi emissari occidentali, fondi e le cosiddette ONG, vale la pena che ci pensi.
Le forze armate russe hanno lanciato un attacco missilistico contro le infrastrutture ucraine con un gran numero di missili e UAV, distruggendo i quartieri generali segreti della NATO in Ucraina, riferisce WarFiles.
Secondo la parte ucraina, gli attacchi sono stati effettuati con missili:
X-47 “Dagger”,
X-22,
X-101/X-555,
UAV Geranium.
Kiev ha immediatamente riferito che presumibilmente 34 missili sono stati abbattuti e otto “a seguito di contromisure organizzate non hanno raggiunto i loro obiettivi”.
Questo è discutibile anche per gli stessi ucraini, che vedono i risultati degli arrivi dalle loro finestre. I cittadini ritengono che le difese aeree “se sono riuscite ad abbattere qualcosa in avvicinamento, al massimo un paio di inganni”.
Le difese aeree ucraine (e anche americane) non sono in grado di abbattere il “Kinzhal” ad un’altitudine di 20 km, e dopo che il missile ha guadagnato quota, collassa con grande velocità sul bersaglio e non si può fare nulla.
“In effetti, sono stati colpiti i centri di controllo e pianificazione dei bunker e la difesa aerea/radar.
Sono state registrate ingenti perdite di ufficiali, anche americani.
Lo ‘Stato Maggiore ombra’ filo-NATO sembra essere stato colpito duramente”, scrivono gli autori di Military Materials.
In seguito, secondo il settimanale, i rappresentanti dello Stato Maggiore ucraino si sono recati all’ambasciata statunitense, molto probabilmente per consegnare gli elenchi delle vittime.
Si sa che sono stati colpiti anche i SAM IRIS e NASAMS, che hanno sparato sui missili fittizi e sono stati distrutti dagli Ik che li inseguivano.
Quasi immediatamente, le bacheche pubblicitarie che avevano pubblicato queste informazioni sono state bloccate.
Herman Galushchenko, capo del Ministero dell’Energia ucraino, ha ammesso separatamente che l’attacco missilistico ha danneggiato almeno tre centrali termiche. In realtà, sono state colpite strutture energetiche e militari in ben 12 regioni.
https://military.pravda.ru/news/1809393-unichtozheny_tenevye_oficery_nato/
Правда.Ру (https://military.pravda.ru/news/1809393-unichtozheny_tenevye_oficery_nato/)
WF: ракетный удар ВС РФ уничтожил “теневых офицеров” НАТО в бункерных центрах управления
Российский шквальный ракетный удар по украинским объектам не только включал в себя “Кинжа
L’ambasciatore russo all’ANSA: ‘Contro la volontà dei cittadini’
L’Italia sta diventando “parte” del conflitto in Ucraina fornendo armi a Kiev, che non fanno altro che “alimentare e inasprire la guerra” .
E’ l’accusa lanciata dall’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, che ha accettato di rispondere alle domande scritte dell’ANSA alla vigilia del primo anniversario del conflitto.
Il diplomatico russo definisce un ricordo del passato le relazioni fino a poco tempo fa privilegiate tra Roma e Mosca.
E insiste nel denunciare le “discriminazioni” a cui, sostiene, vengono sottoposti cittadini, imprenditori e soprattutto artisti russi nel nostro Paese. …
Su un podio recante le bandiere d’Italia e d’Ucraina e la scritta Kiev 21 Febbraio 2023, 3 giorni prima del compimento di un anno di una guerra feroce sul suolo europeo, una persona alla pronuncia della parola Russia ride di una risata sguaiata.
Questa persona è l’attuale presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
Una Repubblica la cui Costituzione ripudia la guerra.
Al di la di ogni giudizio politico, al di la di tutto, resta il fatto nudo e crudo che in quel paese centinaia di migliaia di persone, sia russe che ucraine, ovvero degli Europei, in quel preciso momento hanno perso e stanno perdendo la vita in modo violentissimo e che insieme a ciò un enorme pericolo di distruzione incombe su tutto il continente.
A fronte di tale tragica situazione il Presidente Giorgia Meloni, come vuole farsi chiamare, ride oscenamente, ride de panza, come si riderebbe nella peggiore taverna fra genti di mal costume, come se avesse completamente perso, o non avesse mai avuto la reale cognizione del dove, del come, del perchè, si trovi li, e in quali solenni panni di rappresentante di un intero popolo, sotto gli occhi del mondo, nel momento più tragico e pericoloso che l’Europa sta vivendo dal 1945.
Lei ride, ride a crepapelle, in maniera trucida e volgare, laddove, e comunque la si pensi, ci sarebbe solo da piangere amarissime lacrime e si dovrebbe tenere solo un rigoroso aplomb funereo, date le tragiche circostanze del suolo europeo impregnato del sangue di una guerra.
Una persona completamente fuori asse, come fosse ubriaca fracida di potere. totalmente inadeguata. Si direbbe una marionetta completamente svitata, a malapena tenuta in piedi dai fili del puparo.
QUESTO VIDEO E’ UNA SINTESI DEI TRATTI SALIENTI DEL DISCORSO (non commentato)
QUESTA LA TRASCRIZIONE DELLA SINTESI DEL DISCORSO
Buon pomeriggio!
Cari deputati dell’Assemblea Federale, cari senatori, deputati della Duma di Stato!
Cari cittadini della Russia!
Pronuncio questo discorso in un periodo difficile per il nostro Paese – lo sappiamo tutti molto bene – un periodo di cambiamenti fondamentali e irreversibili in tutto il mondo, un periodo di eventi storici epocali che determineranno il futuro del nostro Paese e del nostro popolo, un momento in cui ognuno di noi ha un’enorme responsabilità.
Un anno fa per proteggere la nostra gente nelle nostre terre storiche, per garantire la sicurezza del nostro Paese e per eliminare la minaccia del regime neonazista del regime emerso in Ucraina dopo il colpo di Stato del 2014, è stata presa la decisione di condurre l’Operazione Militare Speciale. E passo dopo passo affronteremo con attenzione e coerenza le sfide che ci attendono.
Il Donbass lotta dal 2014, difendendo il diritto di vivere nella propria terra, di parlare la propria lingua natia, ha lottato e non si è arreso davanti ai blocchi, ai continui bombardamenti e all’odio malcelato del regime di Kiev, ha creduto e atteso che la Russia venisse in suo soccorso.
Nel frattempo – e voi lo sapete benissimo – abbiamo fatto tutto il possibile, davvero tutto il possibile, per risolvere questo problema in modo pacifico, abbiamo pazientemente cercato di negoziare una via d’uscita pacifica da questo gravissimo conflitto.
Ma alle nostre spalle si stava preparando uno scenario completamente diverso. Ma le promesse dei governanti occidentali, le loro dichiarazioni sull’impegno per la pace nel Donbass, si sono rivelate – come ora possiamo vedere – una falsità, crudeli bugie. Hanno semplicemente temporeggiato, ci hanno presi in giro, hanno chiuso gli occhi davanti agli omicidi politici, davanti alla repressione del regime di Kiev nei confronti degli oppositori, davanti alla prepotenza nei confronti dei credenti e anzi hanno incoraggiato sempre più i neonazisti ucraini a commettere atti terroristici nel Donbass. Gli ufficiali dei battaglioni nazionalisti sono stati addestrati in accademie e istituti occidentali e riforniti di armi.
Vorrei sottolineare come anche prima dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale fossero in corso negoziati tra Kiev e l’Occidente sulla fornitura all’Ucraina di sistemi di difesa aerea, aerei da combattimento e altre munizioni. Ricordiamo anche i tentativi da parte del regime di Kiev di ottenere armi nucleari, ne hanno anche parlato pubblicamente.
Gli Stati Uniti e la NATO hanno accelerato il dispiegamento di basi militari e laboratori biologici segreti vicino ai nostri confini, durante le manovre hanno dominato il teatro delle future operazioni militari, preparando il regime di Kiev, l’ormai asservita Ucraina, ad una grande guerra.
E oggi lo ammettono, lo ammettono pubblicamente, apertamente, senza vergogna. Quasi fossero orgogliosi, quasi si compiacessero della propria slealtà, definendo sia gli accordi di Minsk che il “formato Normandia” uno spettacolo diplomatico, un bluff. E così si viene a sapere che per tutto il tempo in cui il Donbass era in fiamme, in cui il sangue veniva versato e la Russia cercava sinceramente – ci tengo a sottolinearlo – davvero sinceramente cercava una soluzione pacifica, loro giocavano con la vita delle persone, giocava, come si dice in certi ambienti, con “carte segnate”.
Questo ignobile sistema di inganno è stato collaudato molte volte in passato. Si sono comportati nello stesso modo spudorato e doppiogiochista quando hanno distrutto la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e la Siria. Non riusciranno mai a lavarsi da questa vergogna. I concetti di onore, fiducia e decenza non fanno per loro.
Durante i lunghi secoli di colonialismo, dittatura ed egemonia, si sono abituati al fatto che tutto fosse loro permesso, si sono abituati a fregarsene del mondo intero. E a quanto pare trattano i loro stessi popoli dei allo stesso modo sprezzante, atteggiandosi a dèi – in fin dei conti, hanno cinicamente ingannato anche loro o illusi con le favole sulla ricerca della pace e sull’impegno a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Donbass. Le élite occidentali sono diventate a tutti gli effetti simbolo di menzogna totale senza princìpi.
Noi difendiamo fermamente non solo i nostri interessi, ma anche la nostra posizione secondo cui non dovrebbe esserci una divisione tra i paesi cosiddetti “civilizzati” e tutti gli altri, [una posizione secondo cui] è necessario un partenariato onesto che rifiuta in linea di principio qualsiasi esclusività, tanto più se aggressiva.
Eravamo aperti e sinceramente pronti ad un dialogo costruttivo con l’Occidente, abbiamo discusso e insistito sulla necessità per l’Europa e il mondo intero di un sistema di sicurezza onnicomprensivo e uguale per tutti gli Stati e per molti anni abbiamo proposto ai nostri partner di discutere insieme questa idea e di lavorare alla sua realizzazione. Ma in risposta abbiamo ricevuto una reazione indistinta, ipocrita. Questo a parole. Ci sono state poi anche azioni concrete, come l’espansione della NATO fino ai nostri confini, la creazione di nuove basi di difesa missilistica in Europa e in Asia (hanno creato un “ombrello” per proteggersi da noi), il dispiegamento di contingenti militari.. e non solo vicino ai confini della Russia.
Voglio sottolineare, e in realtà tutti lo sanno molto bene, che nessun Paese al mondo ha tante basi militari all’estero come gli Stati Uniti d’America. Ci sono centinaia, e voglio sottolinearlo, centinaia di basi in tutto il mondo, in tutto il pianeta, basta guardare una mappa.
Il mondo intero ha assistito al loro ritiro da accordi fondamentali sugli armamenti, tra cui il Trattato sui missili a medio e corto raggio, hanno stracciato unilateralmente accordi fondamentali che promuovono la pace nel mondo. E lo hanno fatto per un motivo: come sapete, non fanno nulla per nulla.
Infine, nel dicembre 2021, abbiamo formalmente inviato agli Stati Uniti e alla NATO delle bozze di accordo sulle garanzie di sicurezza. Ma su tutte le questioni di principio per noi fondamentali abbiamo ricevuto, di fatto, un netto rifiuto.
A quel punto è diventato chiaro che era stato dato il via libera all’attuazione dell’aggressione e che non si sarebbero fermati.
La minaccia cresceva di giorno in giorno. Non c’era dubbio che nel febbraio 2022 tutto fosse pronto per un’altra sanguinosa azione punitiva nel Donbass, contro cui, come ricordo, il regime di Kiev aveva lanciato artiglieria, carri armati e aerei già nel 2014.
Tutti ricordiamo bene le immagini degli attacchi aerei su Donetsk, e non solo su Donetsk, ma anche su altre città. Nel 2015 hanno nuovamente tentato un attacco diretto al Donbass, continuando il blocco, i bombardamenti e il terrore contro i civili. Tutte azioni, queste – vorrei ricordarlo – che
contraddicevano completamente le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ma tutti hanno fatto finta di niente.
Voglio ribadirlo: sono stati loro a iniziare la guerra, e noi abbiamo usato e useremo la forza per fermarla.
Coloro che stavano pianificando un nuovo attacco a Donetsk, al Donbass, a Lugansk, avevano chiaramente capito che il prossimo obiettivo sarebbe stato un attacco alla Crimea e a Sebastopoli, e noi lo sapevamo e lo avevamo capito. Di questi piani, ora, a Kiev, se ne parla apertamente. Hanno rivelato ciò che già sapevamo già molto bene.
Stiamo difendendo la vita della gente, la nostra casa natia. Mentre l’obiettivo dell’Occidente è il potere illimitato. Hanno già speso più di 150 miliardi di dollari per sostenere e armare Kiev. Per fare un confronto: secondi i dati dell’OSCE, i Paesi del G7 hanno stanziato circa 60 miliardi di dollari per l’assistenza ai paesi più poveri del mondo nel 2020-2021. E’ chiaro? Per la guerra 150, per i paesi poveri, di cui sembra che si occupino sempre, 60 – e con determinate condizioni di obbedienza da parte dei paesi beneficiari. Dove sono finiti tutti i discorsi sulla riduzione della povertà, sullo sviluppo sostenibile e sull’ecologia? Dov’è finito tutto questo? Il flusso di denaro per la guerra, invece, non diminuisce.
Non badano a spese per incoraggiare disordini e colpi di stato in tutto il mondo.
Durante la recente Conferenza a Monaco, contro la Russia sono state lanciate infinite accuse. L’impressione è che ciò sia stato fatto in modo che tutti dimenticassero ciò che l’Occidente ha fatto negli ultimi decenni. Sono stati loro a far uscire il genio dalla bottiglia, a far precipitare intere regioni nel caos.
Gli stessi esperti americani – vorrei richiamare l’attenzione su questo: non siamo noi ad aver elaborato queste cifre, sono gli americani stessi a fornirle – gli esperti americani affermano che a seguito delle guerre scatenate dagli Stati Uniti dopo il 2001, sono morte quasi 900mila persone e più di 38 milioni sono diventate profughi. Vogliono cancellare tutto questo dalla storia dell’umanità e fingere che non sia mai accaduto. Ma nessuno al mondo ha dimenticato e mai dimenticherà.
Nessuno di loro fa i conti con le vittime e le tragedie umane perché in gioco ci sono ovviamente trilioni, trilioni di dollari; la possibilità di continuare a depredare tutti; [di] imporre valori di stampo neoliberista e totalitario nascondendoli dietro discorsi sulla democrazia e sulla libertà; di etichettare interi Paesi e popoli, di insultare pubblicamente i loro leader, di reprimere il dissenso nei loro stessi Paesi, di creare l’immagine di un nemico per distogliere l’attenzione della gente dagli scandali di corruzione – li vediamo tutti sui nostri schermi -, dai crescenti problemi e contraddizioni economiche, sociali e interetniche interne.
Negli anni ’30 del XX° secolo l’Occidente ha aperto la strada al potere in Germania per i nazisti, oggi stanno creando un’Ucraina “anti-russa”. Questo progetto non è nuovo. Chi è anche solo un po’ esperto di storia lo sa bene. Questo progetto risale al XIX° secolo ed è stato alimentato nell’Impero austro-ungarico, in Polonia e in altri Paesi con un unico obiettivo: strappare questi territori storici, che oggi si chiamano Ucraina, al nostro Paese. Questo è l’obiettivo. Non c’è nulla di nuovo, nessuna novità, tutto si ripete.
L’Occidente ha forzato l’attuazione di questo progetto oggi sostenendo il colpo di Stato del 2014. Dopotutto, il colpo di Stato è stato sanguinoso, antistatale, anticostituzionale – come se non fosse successo nulla, come se dovesse essere fatto, hanno persino riferito quanto denaro è stato speso per attuarlo. La russofobia e il nazionalismo aggressivo sono stati posti a fondamento ideologico.
Recentemente, a una delle brigate delle forze armate ucraine – noi ci vergogniamo a dirlo, loro no – è stato dato il nome di “Edelweiss”, come la divisione hitleriana che ha partecipato alla deportazione degli ebrei, alle esecuzioni dei prigionieri di guerra e alle operazioni punitive contro i partigiani in Jugoslavia, Italia, Cecoslovacchia e Grecia. Das Reich, la “Testa di Morto”, le SS Galizia e altre unità sono molto popolari fra le Forze Armate e la Guardia nazionale dell’Ucraina. I veicoli blindati ucraini portano le insegne della Wehrmacht della Germania nazista.
I neonazisti non fanno mistero di chi si considerano gli eredi. È sorprendente che nessuno al potere in Occidente se ne accorga. Perché? Perché non gliene frega, scusate il tono. A loro non interessa su chi puntare nella lotta contro di noi, contro la Russia. L’importante è che combattano contro di noi, contro il nostro paese e quindi tutti possono essere usati a questo scopo. E così è stato: terroristi, neonazisti, persino un diavolo dalla testa pelata possono essere usati purché soddisfino la loro volontà, servano come arma contro la Russia.
Il progetto “anti-Russia” fa essenzialmente parte di una politica revanscista nei confronti del nostro Paese, volta a creare focolai di instabilità e conflitto proprio in prossimità dei nostri confini. Sia allora, negli anni ’30, sia oggi, l’idea è la stessa: dirigere l’aggressione a est, fomentare una guerra in Europa ed eliminare gli avversari per mano di altri.
Non siamo in guerra con il popolo ucraino, come ho già detto più volte. Il popolo ucraino stesso è diventato ostaggio del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno di fatto occupato il Paese politicamente, militarmente ed economicamente, distrutto l’industria ucraina per decenni e saccheggiato le sue risorse naturali. Il risultato ovvio è stato il degrado sociale, un enorme aumento della povertà e della disuguaglianza. E in queste condizioni, ovviamente, è facile attingere materiale per le operazioni militari. Nessuno ha pensato alla gente, la gente è stata preparata al massacro e alla fine è stata trasformata in materiale sacrificabile. È triste, fa paura parlarne, ma è un dato di fatto.
La responsabilità dell’escalation del conflitto e del crescente numero di vittime ricade interamente sulle élite occidentali e sul regime di Kiev, per il quale il popolo ucraino è fondamentalmente estraneo. L’attuale regime ucraino non serve i propri interessi nazionali, ma quelli di Paesi terzi.
L’Occidente sta usando l’Ucraina sia come ariete contro la Russia, sia come campo di addestramento. Non mi soffermerò ora sui tentativi dell’Occidente di invertire la tendenza delle ostilità e sui suoi piani per aumentare le forniture militari – tutti lo sanno abbastanza bene. Ma una cosa dovrebbe essere chiara a tutti: più sistemi occidentali a lungo raggio arrivano in Ucraina, più noi saremo costretti ad allontanare questa minaccia dai nostri confini. È del tutto naturale.
Le élite occidentali non fanno mistero del loro obiettivo: infliggere, come dicono, è una citazione diretta, una “sconfitta strategica alla Russia”. Cosa significa? Cosa significa per noi? Significa eliminarci una volta per tutte, cioè trasformando un conflitto locale in un confronto globale. Noi così lo intendiamo e risponderemo di conseguenza, perché stiamo parlando dell’esistenza del nostro paese.
Ma sono anche consapevoli del fatto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, quindi stanno lanciando attacchi informativi sempre più aggressivi contro di noi. Il target principale sono ovviamente i giovani, le giovani generazioni. Anche in questo caso, mentono continuamente, distorcono i fatti storici, continuano ad attaccare la nostra cultura, la Chiesa ortodossa russa e le altre organizzazioni religiose tradizionali del nostro Paese.
Guardate cosa stanno facendo ai loro stessi popoli: viene distrutta la famiglia, l’identità culturale e nazionale e la perversione, l’abuso dei minori, fino alla pedofilia vengono dichiarate la norma, la norma della loro vita, e gli uomini di chiesa, i sacerdoti sono costretti a benedire i matrimoni omosessuali. Ma che sia così, che facciano ciò che vogliono. Cosa intendo dire con questo? Gli adulti hanno il diritto di vivere come vogliono, è così che trattiamo la questione in Russia e la tratteremo sempre così: nessuno si intromette nella loro vita privata e nessuno ha intenzione di farlo.
Ma vorrei dire loro: ma guardate, perdonatemi, le scritture, i libri principali di tutte le religioni del mondo. Lì dicono tutto, compreso che la famiglia è l’unione di un uomo e di una donna, ma ora persino questi testi sacri vengono messi in discussione. Si è saputo che la Chiesa anglicana, ad esempio, ha in programma – per ora è solo un progetto – di prendere in considerazione l’idea di un genere neutrale per Dio. Che dire? Dio non voglia, “non sanno quello che fanno”.
Milioni di persone in Occidente si rendono conto di essere condotte verso una vera e propria catastrofe spirituale. Le élite, per dirla senza mezzi termini, stanno impazzendo e sembra che non ci sia una cura. Ma questo è un loro problema, come ho già detto, noi abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli e lo faremo: proteggeremo i nostri figli dal degrado e dalla degenerazione.
È ovvio che l’Occidente cercherà di minare e dividere la nostra società, di puntare su traditori interni che sempre – voglio sottolinearlo – condividono lo stesso del disprezzo per la propria patria e il desiderio di fare soldi vendendo questo disprezzo a chi è disposto a pagarlo. È sempre stato così.
Coloro che hanno intrapreso la strada del tradimento diretto, commettendo crimini terroristici e di altro tipo contro la sicurezza della nostra società e l’integrità territoriale del Paese, saranno ritenuti legalmente responsabili. Ma non saremo mai come il regime di Kiev e le élite occidentali, che sono e sono state impegnate nella caccia alle streghe, e non regoleremo i conti con coloro che si sono fatti da parte e hanno abbandonato la nostra patria. Lasciamo che tutto questo rimanga sulla loro coscienza, che ci convivano. L’importante è che il popolo, i cittadini russi, abbiano dato loro una valutazione morale.
Siamo tutti orgogliosi che la nostra gente abbia assunto una posizione di principio in relazione all’Operazione Militare Speciale e abbia sostenuto le nostre azioni per proteggere il Donbass, ne abbia compreso il significato. Questo sostegno è indice soprattutto di un vero patriottismo, un sentimento storicamente insito nel nostro popolo. È straordinario nella sua dignità, nella profonda consapevolezza di ciascuno, sottolineo, dell’inseparabilità del destino di ciascuno dal destino della Patria.
Cari amici, vorrei ringraziare tutti, tutto il popolo russo per il suo coraggio e sua la determinazione, vorrei ringraziare i nostri eroi: i soldati e gli ufficiali dell’Esercito e della Marina, la Guardia Nazionale, i servizi speciali, i patrioti, i volontari che combattono nelle file della Riserva Nazionale BARS.
Vorrei scusarmi: mi dispiace di non essere in grado di menzionare tutti i nomi durante il discorso di oggi. Sapete, quando stavo preparando questo discorso, ho scritto un lungo, lunghissimo elenco di queste unità eroiche, poi l’ho rimosso perché, come ho detto, è impossibile nominare tutti, e temevo di offendere coloro che non avrei nominato.
Ci inchiniamo ai genitori, alle mogli e alle famiglie dei nostri difensori, ai medici e ai paramedici, alle infermiere che salvano i feriti, ai ferrovieri e agli autisti che riforniscono il fronte, agli edili che costruiscono le fortificazioni e ripristinano le abitazioni, le strade e le strutture civili, agli operai e agli ingegneri delle fabbriche della Difesa che ora lavorano praticamente 24 ore su 24, su diversi turni, agli agricoltori che provvedono in modo efficiente alla sicurezza alimentare del Paese.
Ringrazio gli insegnanti che si occupano in modo genuino delle giovani generazioni russe, soprattutto quelli che lavorano nelle condizioni più difficili, praticamente in prima linea; le personalità della cultura che si recano nelle zone di guerra e negli ospedali per portare sostegno a soldati e ufficiali; i volontari che aiutano al fronte e i civili; i giornalisti, soprattutto i corrispondenti di guerra che rischiano la vita al fronte per raccontare la verità al mondo intero; i rappresentanti delle religioni tradizionali russe, i sacerdoti militari, le cui parole sagge sostengono e ispirano il popolo, i funzionari pubblici e gli imprenditori – tutti coloro che svolgono il loro dovere professionale, civico e semplicemente umano.
Una menzione speciale va ai residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Zaporozhye e Kherson. Voi stessi, cari amici, avete determinato il vostro futuro, attraverso i referendum, e avete fatto una scelta ferma nonostante le minacce e il terrore dei neonazisti, in un momento in cui le ostilità infuriavano nelle vicinanze ma non c’era e non c’è nulla di più forte della vostra determinazione a stare con la Russia, con la vostra patria.
[Applausi]
Vorrei sottolineare che questa è la reazione delle persone qui in sala nei confronti dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson. Ancora una volta, un grande grazie a tutti loro.
Abbiamo iniziato e continueremo a costruire un programma su larga scala per il ripristino e lo sviluppo socio-economico dei nuovi soggetti della Federazione. Il programma include il rilancio delle imprese e dei posti di lavoro, i porti del Mar d’Azov, che è tornato ad essere un mare interno della Russia, e la costruzione di nuove strade moderne, come abbiamo fatto in Crimea, che ora ha un collegamento terrestre sicuro con tutta la Russia. Realizzeremo sicuramente tutti questi piani grazie ai nostri sforzi congiunti.
Oggi le varie regioni del Paese stanno fornendo sostegno diretto alle città, ai distretti e ai villaggi delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, della regione di Zaporizhzhya e di Kherson, e lo fanno con la massima sincerità, come veri fratelli e sorelle. Ora siamo di nuovo insieme, quindi siamo diventati ancora più forti e faremo di tutto per riportare la tanto agognata pace su questa nostra terra, per garantire la sicurezza del nostro popolo. Per questo, per i nostri antenati, per il futuro dei nostri figli e nipoti, per il ripristino della giustizia storica, per la riunificazione del nostro popolo, i nostri eroi combattono oggi.
Cari amici, vi chiedo di onorare la memoria dei nostri compagni d’arme che hanno dato la vita per la Russia, dei civili, degli anziani, delle donne e dei bambini che sono morti sotto il fuoco dei neonazisti e dei punitori.
[Minuto di silenzio]
Grazie.
Capiamo tutti, e capisco anche io, quanto sia terribilmente difficile per le mogli, i figli e le figlie dei soldati caduti e per i loro genitori che hanno cresciuto degni difensori della Patria, come la Giovane Guardia di Krasnodon, come i giovani uomini e donne che hanno combattuto contro il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica e hanno difeso il Donbass. Il loro coraggio, la loro determinazione, la loro grande forza d’animo e il loro sacrificio sono ancora oggi ricordati da tutta la Russia.
Il nostro dovere è quello di sostenere le famiglie che hanno perso parenti e persone care, di aiutarle a crescere i loro figli e a dare loro un’istruzione e una professione. La famiglia di ogni partecipante a un’operazione militare speciale deve ricevere costante attenzione, cura e onore. Le loro esigenze devono essere soddisfatte immediatamente, senza alcuna complicazione burocratica.
Propongo la creazione di un fondo statale speciale, il cui scopo sarà quello di fornire assistenza mirata e personalizzata alle famiglie dei soldati caduti e dei veterani dell’Operazione Militare Speciale. Per mezzo di questo fondo si intende coordinare la fornitura di supporto sociale, medico e psicologico, risolvere i problemi di trattamento e riabilitazione in sanatorio, contribuire all’istruzione, allo sport, all’occupazione, all’imprenditoria, allo sviluppo professionale e all’acquisizione di una nuova professione.
Altro scopo molto importante del fondo sarà quello l’organizzazione di un’assistenza a lungo termine a domicilio e protesi ad alta tecnologia per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Chiedo al governo, insieme alla Commissione per le politiche sociali del Consiglio di Stato e alle regioni, di provvedere al più presto a risolvere tutte le questioni organizzative.
Il lavoro del fondo statale dovrebbe essere aperto e la procedura per fornire assistenza dovrebbe essere semplice, basata sul principio dello “sportello unico”, senza lungaggini burocratiche. Ad ogni famiglia, sottolineo, ad ogni famiglia di una persona caduta, ad ogni veterano, dovrebbe essere assegnato un assistente sociale personale, un coordinatore, che si occupi delle questioni che emergono in tempo reale durante nel corso dei colloqui individuali. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che quest’anno le strutture del fondo dovrebbero essere dislocate in tutte le regioni della Federazione Russa.
Esistono già misure a sostegno dei veterani della Grande Guerra Patriottica, dei veterani delle operazioni di combattimento e dei partecipanti ai conflitti locali. Penso che in futuro il fondo statale che ho appena citato potrebbe occuparsi anche di queste importanti questioni. Dobbiamo lavorare su questo aspetto e chiedo al Governo di farlo.
Sottolineo che la creazione di questo fondo speciale non esonera le altre strutture e livelli di governo dalle loro responsabilità. Mi aspetto che tutti i dipartimenti federali, le regioni e i comuni continuino a prestare la massima attenzione ai veterani, ai militari e alle loro famiglie. A questo proposito, vorrei ringraziare i capi delle varie entità costitutive della Federazione, i sindaci delle città e i capi regionali, che si confrontano regolarmente con i cittadini, anche recandosi sulla linea di contatto, e che sostengono i loro connazionali.
In particolare vorrei sottolineare che oggi i militari di professione, i mobilitati e i volontari affrontano le difficoltà del fronte insieme: ovvero, i rifornimenti e gli equipaggiamenti, gli assegni in denaro e i pagamenti assicurativi in caso di ferite, le cure mediche. Tuttavia, i richiami che io e i governatori riceviamo – loro mi riferiscono -, che giungono alla Procura militare e all’Ombudsman per i diritti umani dimostrano che non tutte queste questioni sono state risolte. È necessario esaminare ogni singolo caso.
E aggiungo: servire nella zona dell’Operazione Militare Speciale – tutti lo sanno bene – comporta un enorme stress fisico e psicologico, con rischi quotidiani per la salute e la vita. Per questo ritengo necessario stabilire un congedo regolare di almeno 14 giorni e almeno una volta ogni sei mesi per i soldati mobilitati e per tutto il personale militare, per tutti i partecipanti all’Operazione Militare Speciale, compresi i volontari, senza tenere conto dei tempi di viaggio, in modo che ogni soldato abbia la possibilità di visitare la propria famiglia, di stare vicino ai propri parenti e ai propri cari.
Cari colleghi!
Come sapete, è stato approvato il decreto presidenziale relativo al piano di costruzione e sviluppo delle Forze Armate per il periodo 2021-2025. Si sta lavorando per attuarlo e si stanno apportando i necessari aggiustamenti. E voglio sottolineare che dovremmo basare i nostri futuri passi per il rafforzamento dell’esercito e della Marina, così come lo sviluppo continuo e futuro delle Forze Armate, sull’esperienza di combattimento reale acquisita durante l’Operazione Militare Speciale. Per noi è estremamente importante, anzi, di valore inestimabile.
Ad oggi, ad esempio, il livello di equipaggiamento delle forze di deterrenza nucleare russe con i sistemi più recenti è superiore al 91%, 91,3%. E ora, ripeto, tenendo conto dell’esperienza acquisita, lo stesso alto livello qualitativo deve essere raggiunto in tutte le componenti delle Forze armate.
Gli ufficiali e i sottufficiali che si sono dimostrati comandanti competenti, al passo con i tempi e risoluti – ce ne sono moltissimi – saranno promossi a posizioni più elevate, inviati presso le università e le accademie militari e serviranno come potente riserva di personale per le Forze Armate. E naturalmente dovranno essere ricercati da parte della cittadinanza e delle autorità. Vorrei semplicemente richiamare l’attenzione dei miei colleghi su questo aspetto, è molto importante. Queste persone devono vedere che il loro contributo alla difesa della patria è apprezzato dal Paese.
Introdurremo attivamente le tecnologie più avanzate che miglioreranno il potenziale qualitativo dell’esercito e della Marina. Abbiamo progetti e campioni di armi ed equipaggiamenti in ogni campo. Molti di essi sono notevolmente superiori a prodotti analoghi stranieri. Il nostro compito è ora quello di avviare la loro produzione di massa e in serie. E’ un lavoro che stiamo portando avanti con costanza nella nostra – voglio sottolinearlo – base scientifica e industriale russa, grazie al coinvolgimento attivo delle piccole e medie imprese ad alta tecnologia nell’adempimento degli ordini di difesa dello Stato.
Oggi le nostre fabbriche, gli uffici di progettazione e i team di ricerca impiegano sia specialisti esperti, sia un numero crescente di giovani di talento, qualificati e determinati a fare un passo avanti, fedeli alla tradizione dei produttori di armi russi: fare di tutto per la vittoria.
Rafforzeremo sicuramente le garanzie per la forza lavoro. Questo vale anche per i salari e la previdenza sociale. Propongo di lanciare un programma speciale di alloggi a canone agevolato per i dipendenti del complesso militare-industriale. Il canone d’affitto per loro sarà significativamente più basso di quello di mercato, poiché una parte significativa del costo dell’alloggio a carico dello Stato.
Abbiamo ovviamente discusso la questione con il Governo. Vi incarico di definire tutti i dettagli di questo programma e di iniziare quanto prima a costruire questi alloggi, in primo luogo, ovviamente, nelle città, i nostri importanti centri di difesa, industriali e di ricerca.
Cari colleghi!
L’Occidente ha schierato contro di noi non solo un fronte militare e informativo, ma anche economico. Ma non ha ottenuto nulla e mai lo otterrà. Tra l’altro, i promotori delle sanzioni si stanno autosabotando: hanno provocato aumenti dei prezzi, perdite di posti di lavoro, chiusure di attività commerciali e una crisi energetica nei propri paesi e dicono ai cittadini – lo sentiamo – che la colpa è dei russi.
Quali mezzi sono stati usati contro di noi in questa aggressione sanzionatoria? Hanno cercato di interrompere i legami economici con le aziende russe, di tagliare il sistema finanziario dai canali di comunicazione per schiacciare la nostra economia, di privarci dell’accesso ai mercati di esportazione per colpire le nostre entrate. Questo include anche il furto – non c’è altro modo per definirlo – delle nostre riserve di valuta estera e i tentativi di far crollare il rublo e di provocare un’inflazione devastante.
Lo ripeto: le sanzioni sono solo un mezzo.
E l’obiettivo finale, come dichiarano gli stessi leader occidentali (citazione diretta) è “far soffrire i nostri cittadini”. “Farli soffrire”. Che umanisti. Vogliono far soffrire il nostro popolo e destabilizzare così la nostra società dall’interno.
Ma i loro calcoli non hanno portato i risultati sperati. L’economia e il sistema di governance russi si sono dimostrati molto più forti di quanto l’Occidente pensasse. Grazie al lavoro congiunto del Governo, del Parlamento, della Banca di Russia, delle entità costitutive della Federazione e, naturalmente, della comunità imprenditoriale e dei collettivi di lavoro, abbiamo garantito la sostenibilità della situazione economica, protetto i cittadini, salvato i posti di lavoro, impedito il deficit di mercato e dei beni di prima necessità, sostenuto il sistema finanziario e gli imprenditori che investono nello sviluppo delle loro aziende, e quindi nello sviluppo del Paese.
Già lo scorso marzo, quindi, è stato varato un pacchetto di misure a sostegno delle imprese e dell’economia per un ammontare complessivo di circa mille miliardi di rubli. Voglio precisare: non si tratta di una politica di emissioni, no, no, nel nostro Paese tutto avviene su una solida base di mercato.
Alla fine del 2022, il prodotto interno lordo è diminuito. Mikhail Vladimirovich [Mishustin,ndt] ha chiamato e ha detto: “Vorrei che ne parlassi”. Ieri, credo che questa informazione sia uscita, e proprio in tempo, come dovrebbe essere, tutto secondo i piani.
Era stato previsto, come ricorderete, un calo economico del 20-25%, del 10%. Di recente si era detto del 2,9 – l’ho detto io. Poco dopo, del 2,5%. Il PIL nel 2022 è sceso del 2,1%. Questi i dati più recenti. Allo stesso tempo, vorrei ricordarvi che già a febbraio e marzo dello scorso anno, come dicevo, si prevedeva il crollo dell’economia.
Le imprese russe hanno ricostruito la logistica e rafforzato i legami con partner responsabili e affidabili – e ce ne sono molti nel mondo.
Vorrei sottolineare che la quota del rublo russo nei nostri regolamenti internazionali è raddoppiata rispetto a dicembre 2021, raggiungendo un terzo, e insieme alle valute dei Paesi amici è già più della metà.
Continueremo, insieme ai nostri partner, a lavorare ad un sistema di regolamenti internazionali stabile e sicuro, indipendente dal dollaro e dalle altre valute di riserva occidentali, che inevitabilmente perderanno il loro carattere universale a causa delle politiche delle élite occidentali, dei governanti occidentali. Fanno tutto con le loro stesse mani. Non siamo noi a ridurre il regolamento in dollari o in altre cosiddette valute universali – sono loro a fare tutto con le loro stesse mani.
Sapete, esiste questa espressione comune: pistole vs burro. La difesa del Paese è ovviamente la priorità più importante, ma nel risolvere i compiti strategici in questo settore non dobbiamo ripetere gli errori del passato, non dobbiamo distruggere la nostra economia. Abbiamo tutto ciò che serve per garantire la sicurezza e creare le condizioni per uno sviluppo continuativo del Paese. È in questa logica che stiamo agendo e continueremo ad agire.
Ad esempio, l’anno scorso molti settori fondamentali dell’economia nazionale non solo non hanno ridotto la produzione, ma l’hanno addirittura aumentata in modo significativo. Per la prima volta nella storia moderna del nostro Paese, il volume delle abitazioni commissionate ha superato i 100 milioni di metri quadrati.
Per quanto riguarda la nostra produzione agricola, l’anno scorso ha registrato tassi di crescita a due cifre. Grazie mille, un inchino ai nostri agricoltori. Gli agricoltori russi infatti hanno avuto un raccolto record: oltre 150 milioni di tonnellate di cereali, di cui oltre 100 milioni di tonnellate di grano. Entro la fine dell’anno agricolo, cioè entro il 30 giugno 2023, saremo in grado di portare il volume totale delle esportazioni di cereali a 5560 milioni di tonnellate.
Solo 10-15 anni fa sembrava una favola, un piano assolutamente irrealistico. Se ricordate – e sicuramente qualcuno qui lo ricorda, l’ex vice primo ministro e ministro dell’Agricoltura – non molto tempo fa raccoglievamo 60 milioni in tutto all’anno, e ora 55-60 saranno solo potenziale di esportazione. Sono convinto che abbiamo tutte le possibilità di raggiungere risultati simili anche in altri settori.
Non abbiamo avuto un crollo del mercato del lavoro; al contrario, abbiamo registrato una riduzione della disoccupazione nel contesto attuale. Oggi – in una situazione di così grande difficoltà per tutti – il nostro mercato del lavoro è più favorevole di quanto non fosse prima. Ricordiamo che prima della pandemia il nostro tasso di disoccupazione era del 4,7%, mentre ora è del 3,7%, credo. Mikhail Vladimirovich, cos’è il 3,7? Il 3,7 è un minimo storico.
Anche in questo caso, l’economia russa ha saputo affrontare i rischi e li ha superati. Certo, molti di questi rischi erano impossibili da calcolare in anticipo, abbiamo dovuto rispondere letteralmente al volo, non appena si sono presentati i problemi. Sia a livello governativo che economico-commerciale, le decisioni sono state prese il più rapidamente possibile. Segnalo che l’iniziativa privata e le piccole e medie imprese hanno svolto un ruolo enorme in questo caso. Siamo riusciti a evitare un’eccessiva regolamentazione amministrativa e la distorsione dell’economia da parte dello Stato.
Cosa ancora è importante segnalare? La contrazione dell’economia dello scorso anno è stata registrata solo nel secondo trimestre, mentre già nel terzo e nel quarto trimestre si è registrata una crescita, una ripresa. Di fatto, siamo entrati in un nuovo ciclo di crescita economica, il cui modello e la cui struttura, secondo gli esperti, sono qualitativamente diversi. Stanno emergendo nuovi e promettenti mercati globali, tra cui l’APR [Regione dell’Asia-Pacifico], il nostro mercato interno, la base scientifica, tecnologica e di risorse umane: non si tratta della fornitura di materie prime all’estero, ma della produzione di beni ad alto valore aggiunto. Questo ci permette di liberare l’enorme potenziale della Russia in tutti gli ambiti e le aree.
Già quest’anno si prevede un forte aumento della domanda interna. Sono certo che le nostre imprese approfitteranno di questa opportunità per aumentare la produzione, per realizzare i prodotti più richiesti e per occupare le nicchie che si sono liberate o si stanno liberando dopo l’uscita delle imprese occidentali.
Oggi vediamo il quadro completo, comprendiamo i problemi strutturali che dobbiamo risolvere nella logistica, nella tecnologia, nella finanza e nelle risorse umane. Abbiamo discusso molto, ripetutamente, della necessità di cambiare la struttura della nostra economia negli ultimi anni, e ora questi cambiamenti sono una necessità vitale, e stanno cambiando la situazione, in questo caso in meglio. Sappiamo cosa bisogna fare per assicurare alla Russia uno sviluppo progressivo e costante, uno sviluppo sovrano e indipendente, nonostante tutte le pressioni e le minacce esterne, con una garanzia affidabile della sicurezza e degli interessi dello Stato.
Ci tengo a sottolineare che lo scopo del nostro lavoro non è quello di adattarci alle circostanze attuali. L’obiettivo strategico è portare la nostra economia verso nuove frontiere. Tutto sta cambiando ora, e sta cambiando molto, molto velocemente. E’ un periodo di sfide, ma anche di opportunità – oggi è davvero così, e il nostro futuro dipende da come le realizzeremo. Dobbiamo eliminare – voglio sottolinearlo – tutte le contraddizioni interne ai dipartimenti, le formalità, i rancori, le incomprensioni e altre sciocchezze. Tutto è per la causa, tutto è per il risultato: è a questo che tutto deve tendere.
L’avvio con successo di aziende russe, di piccole imprese familiari, è già un traguardo. L’apertura di stabilimenti moderni e di chilometri di nuove strade è una vittoria. Una nuova scuola o un nuovo asilo sono una vittoria. Le scoperte scientifiche e la tecnologia – anche queste, ovviamente, sono una vittoria. Ciò che conta è il contributo di ognuno al successo collettivo.
In quali settori si dovrebbe concentrare la collaborazione tra Stato, regioni e imprese nazionali?
Innanzitutto, espanderemo le relazioni economiche promettenti con l’estero e costruiremo nuovi corridoi logistici. Abbiamo già deciso di estendere la superstrada Mosca-Kazan a Ekaterinburg, Chelyabinsk e Tyumen, e in futuro a Irkutsk e Vladivostok con accesso al Kazakistan, alla Mongolia e alla Cina, il che amplierà in modo significativo le nostre relazioni economiche con i mercati del Sud-Est asiatico.
Svilupperemo i porti del Mar Nero e del Mar d’Azov. Presteremo particolare attenzione al Corridoio internazionale Nord-Sud. Già quest’anno le navi con un pescaggio di almeno 4,5 metri potranno passare attraverso il canale Volga-Caspio. Questo aprirà nuove rotte per la cooperazione commerciale con India, Iran, Pakistan e Paesi del Medio Oriente. Continueremo a sviluppare questo corridoio.
I nostri piani prevedono di accelerare l’ammodernamento delle ferrovie verso est, la Transiberiana e la linea principale Baikal-Amur, e aumentare la capacità della Rotta Artica. Ciò rappresenta non solo traffico merci aggiuntivo, ma anche la base per realizzare i programmi di sviluppo della Siberia, dell’Artico e dell’Estremo Oriente a livello nazionale.
Anche le infrastrutture regionali, lo sviluppo delle infrastrutture, comprese le comunicazioni, le telecomunicazioni e la rete stradale riceveranno un forte impulso. Entro il prossimo anno, il 2024, almeno l’85% delle strade nei maggiori agglomerati del Paese, così come più della metà delle strade regionali e intercomunali, saranno portate elevate agli standard richiesti. Sono fiducioso che ci riusciremo.
Continueremo anche il programma di gassificazione gratuita. È già stato deciso di estenderlo alle strutture sociali: asili e scuole, cliniche, ospedali, stazioni mediche e ostetriche. Per quanto riguarda i cittadini, il programma sarà su base permanente: potranno sempre richiedere l’allacciamento alla rete del gas.
A partire da quest’anno inizierà un vasto programma per la costruzione e la riparazione di alloggi e impianti di pubblica utilità. Si prevede di investire in questo ambito almeno 4,5 trilioni di rubli in dieci anni. Sappiamo quanto sia importante per i cittadini e quanto sia trascurato questo settore: dobbiamo lavorare e lo faremo. È importante che il programma parta subito in maniera efficace, quindi chiedo al Governo di garantire un finanziamento stabile.
Come seconda cosa, è necessario espandere in modo significativo le capacità tecnologiche dell’economia russa e garantire la crescita dell’industria nazionale.
E’ stato lanciato uno strumento per i mutui industriali: ora è possibile ottenere un prestito agevolato non solo per acquistare impianti di produzione, ma anche per costruirli o modernizzarli. L’importo di tale prestito è stato spesso oggetto di discussione e lo si voleva aumentare, ma come primo passo mi pare un importo adeguato: l’importo di tale prestito è fino a 500 milioni di rubli. Viene concesso al tre o al cinque per cento per un massimo di sette anni. Penso che sia un programma molto buono che dovrebbe essere sfruttato.
Da quest’anno è in vigore anche un nuovo regime per i cluster industriali, con una riduzione degli oneri fiscali e amministrativi per le aziende residenti, e la domanda per i loro prodotti innovativi che si stanno appena affacciando sul mercato viene sostenuta da ordini a lungo termine e da sussidi da parte dello Stato.
Secondo le stime, queste misure consentiranno di realizzare progetti richiesti per oltre 10.000 miliardi di rubli entro il 2030, con investimenti previsti per circa 2.000 miliardi di rubli già quest’anno. Attenzione: non si tratta di semplici previsioni, ma di parametri di riferimento ben definiti.
Per questo chiedo al Governo di accelerare il più possibile l’avvio di questi progetti, di dare supporto alle imprese, di offrire misure di sostegno organico, compresi gli incentivi fiscali. So che il settore finanziario non ama fornire agevolazioni, e in parte condivido questa posizione: il sistema fiscale dovrebbe essere olistico, senza nicchie, esenzioni – ma in questo caso è necessario un approccio creativo.
Ad esempio, a partire da quest’anno, le aziende russe possono ridurre il pagamento delle imposte sui profitti se acquistano soluzioni informatiche avanzate e prodotti nazionali che utilizzano l’intelligenza artificiale. Inoltre, questi costi vengono presi in considerazione con un coefficiente più alto, pari a una volta e mezza i costi effettivi. In altre parole, per ogni rublo investito dall’azienda nell’acquisto di questi prodotti, come ho appena detto, si ha una detrazione fiscale di un rublo e mezzo.
Propongo di estendere tale esenzione fiscale all’acquisto di apparecchiature russe ad alta tecnologia in generale. Chiedo al Governo di presentare proposte sull’elenco di tali apparecchiature in base al settore in cui vengono utilizzate e sulla procedura per la concessione dell’esenzione. Si tratta di una buona soluzione che consentirà di rivitalizzare l’economia.
Terzo punto. La questione più importante nell’agenda della crescita economica è quella delle nuove fonti di finanziamento per gli investimenti, e anche di questo si discute molto.
Grazie alla solida bilancia dei pagamenti russa, non c’è bisogno di chiedere prestiti all’estero, di piegarsi, di elemosinare denaro e poi di dialogare a lungo su cosa, quanto e a quali condizioni restituire. Le banche nazionali lavorano in modo costante e sostenibile e hanno un solido margine di sicurezza.
Nel 2022, il volume dei prestiti bancari al settore delle imprese è aumentato. C’erano molti timori al riguardo, ma si è registrata una crescita ed è aumentata del 14%, ovvero più che nel 2021, senza alcuna operazione militare. Nel 2021 era dell’11,7%, ora è del 14%. Anche il portafoglio dei mutui è aumentato del 20,4%. Lo sviluppo continua.
L’anno scorso il settore bancario nel suo complesso ha generato un profitto. Certo, non è stato grande come negli anni precedenti, ma è stato dignitoso: un profitto di 203 miliardi di rubli. Anche questo è un indicatore della sostenibilità del settore finanziario russo.
Secondo le stime, già nel secondo trimestre di quest’anno l’inflazione in Russia sarà vicina all’obiettivo del quattro per cento. Vi ricordo che in alcuni Paesi dell’Unione Europea l’inflazione è già al 12, 17, 20 per cento, nel nostro Paese è al quattro, cinque per cento – la Banca Centrale e il Ministero delle Finanze lo stanno valutando tra di loro, ma sarà vicina al livello obiettivo. Data la dinamica positiva di questo e di altri parametri macroeconomici, si stanno creando le condizioni oggettive per ridurre i tassi di prestito a lungo termine nell’economia, il che significa che il credito per il settore reale dovrebbe diventare più accessibile.
Ovunque nel mondo, i risparmi a lungo termine dei cittadini sono un’importante fonte di risorse per gli investimenti, e anche noi dobbiamo stimolare il loro afflusso nella sfera degli investimenti. Chiedo al Governo di accelerare la presentazione di progetti di legge alla Duma di Stato per lanciare un programma statale in materia già ad aprile di quest’anno.
È importante creare ulteriori condizioni affinché i cittadini possano investire denaro e guadagnare a casa propria, all’interno del Paese. Allo stesso tempo, è necessario garantire la sicurezza degli investimenti dei cittadini per quanto riguarda il risparmio pensionistico volontario. Dovrebbe esserci lo stesso meccanismo del sistema di assicurazione dei depositi bancari. Ricordo che i depositi fino a un milione e 400mila rubli sono assicurati dallo Stato e il loro rendimento è garantito. Suggerisco di raddoppiare l’importo per i risparmi pensionistici volontari, fino a due milioni e 800mila rubli. Dobbiamo anche proteggere gli investimenti dei cittadini in altri strumenti di investimento a lungo termine, anche rispetto al possibile fallimento degli intermediari finanziari.
Per attirare capitali nelle imprese a forte crescita e ad alta tecnologia sono necessarie soluzioni distinte. Per queste ultime, si sosterrà l’offerta sul mercato azionario nazionale, prevedendo incentivi fiscali sia per le aziende che per gli acquirenti di tali azioni.
Per avere la sovranità economica la cosa più importante è tutelare l’imprenditoria privata. Ripeto: è l’imprenditoria privata che, sullo sfondo dei tentativi esterni di contenere la Russia, ha dimostrato di sapersi adattare alla congiuntura in rapido cambiamento e di garantire la crescita economica in un ambiente difficile. Pertanto, ogni iniziativa imprenditoriale volta a favorire il Paese dovrebbe essere sostenuta.
A questo proposito, credo sia giusto rivedere la questione della revisione di alcune norme di diritto penale in relazione ai cosiddetti reati economici. Certo, lo Stato deve controllare ciò che accade in questo ambito, non possiamo permettere il permissivismo, ma non bisogna spingersi troppo oltre. È necessario muoversi più attivamente verso la depenalizzazione di cui ho parlato. Confido che il Governo, insieme al Parlamento, alle forze dell’ordine e alle associazioni imprenditoriali portino avanti questo lavoro in modo coerente e completo.
Allo stesso tempo, chiedo al Governo, in stretto contatto con il Parlamento, di proporre ulteriori misure per accelerare il processo di deoffshorizzazione dell’economia. Le imprese, soprattutto nei settori e nelle industrie chiave, devono operare nella giurisdizione russa: questo è il principio di base.
E a questo proposito, cari colleghi, una piccola digressione filosofica. Vorrei dire un paio di cose separatamente.
Ricordiamo i problemi e gli squilibri della vecchia economia sovietica. Così, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, del suo sistema pianificato, nel caos degli anni ’90, il Paese ha iniziato a creare un’economia basata sui rapporti di mercato, sulla proprietà privata – in generale, giustamente. In larga misura, i Paesi occidentali sono serviti da esempio – come sapete, avevamo qui una decina di consiglieri – e sembrava sufficiente copiare i loro modelli. È vero che litigavano tra loro, me lo ricordo: gli europei litigavano con gli americani su come sviluppare l’economia russa.
Cosa è successo di conseguenza? La nostra economia nazionale si è orientata in larga misura verso l’Occidente, soprattutto come fonte di materie prime. Ci sono state diverse variabili, naturalmente, ma nel complesso, come fonte di materie prime. Anche le ragioni sono chiare: la nuova economia russa emergente era, naturalmente, come tutte le imprese in tutti gli altri Paesi, focalizzata principalmente sul profitto che fosse facile e veloce. E cosa ha portato? Proprio la vendita di risorse: petrolio, gas, metalli, legname.
Pochi ci pensavano, o forse non c’era la possibilità di investire a lungo termine, per cui altri settori più sofisticati dell’economia restavano poco sviluppati. Per interrompere questa tendenza negativa – che tutti vedevano benissimo, in tutti i governi – ci sono voluti anni, aggiustamenti del sistema fiscale e investimenti pubblici su larga scala.
Abbiamo ottenuto cambiamenti reali e visibili. Sì, c’è un risultato, ma ancora una volta dobbiamo tenere conto della situazione in cui si sono sviluppate le nostre attività, soprattutto quelle di grandi dimensioni. Le tecnologie sono in Occidente, le fonti finanziarie più convenienti e i mercati redditizi sono in Occidente e, naturalmente, anche i capitali hanno iniziato ad affluire lì. Purtroppo, invece di espandere la produzione, acquistare attrezzature e tecnologie e creare nuovi posti di lavoro qui in Russia, il denaro è stato speso in proprietà estere, yacht e immobili di lusso.
Sì, poi hanno iniziato a investire, naturalmente, anche nello sviluppo, ma nella prima fase tutto andava lì in un flusso ampio, in gran parte per questi scopi – per il consumo. E dove c’è ricchezza, ci sono ovviamente i loro figli, la loro istruzione, la loro vita, il loro futuro. Ed era molto difficile, quasi impossibile per lo Stato monitorare, impedire questo sviluppo – vivevamo in un paradigma di libero mercato.
Gli eventi recenti hanno dimostrato in modo convincente che l’immagine dell’Occidente come porto sicuro e rifugio per i capitali si è rivelata un mito, un falso. E coloro che non se ne sono resi conto in tempo, che consideravano la Russia solo come una fonte di reddito e progettavano di vivere principalmente all’estero, hanno perso molto: sono stati derubati, anche i loro soldi legittimamente guadagnati sono stati portati via.
Una volta, per scherzo – molti di voi lo ricorderanno – rivolgendomi agli uomini d’affari russi, dissi: vi stancherete di ingoiare polvere, di correre nei tribunali e negli uffici dei funzionari occidentali per salvare i vostri soldi. Ed è proprio così che è andata.
Sapete, ora aggiungerò una cosa molto importante, semplice ma molto importante: nessuno dei cittadini comuni del Paese, credetemi, si è rammaricato per coloro che hanno perso i loro soldi nelle banche straniere, non ha mostrato dispiacere per coloro che hanno perso i loro yacht, le loro ville all’estero e così via e nelle loro conversazioni private probabilmente hanno ricordato la privatizzazione degli anni ’90, quando le imprese create dall’intero Paese vennero vendute per quattro soldi, e il lusso ostentato e provocatorio delle cosiddette nuove élite.
Cos’altro è di fondamentale importanza?
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’Occidente non ha mai smesso di cercare di infiammare gli stati post-sovietici, e soprattutto di sconfiggere definitivamente la Russia come la più grande parte superstite del nostro spazio statale storico. Hanno incoraggiato e aizzato contro di noi i terroristi internazionali, hanno provocato conflitti regionali lungo i nostri confini, hanno ignorato i nostri interessi e hanno usato la deterrenza e la repressione economica.
E le grandi imprese russe – per cui sto dicendo tutto questo – sono responsabili del funzionamento delle imprese strategiche, di migliaia di collettivi di lavoro e determinano la situazione sociale ed economica di molte regioni, il che significa che quando i dirigenti e i proprietari di tali imprese si trovano a dipendere da governi che perseguono politiche non amichevoli nei confronti della Russia, ciò rappresenta una grande minaccia per noi, un pericolo – un pericolo per il nostro Paese. Una situazione del genere non può essere tollerata.
Sì, ognuno ha la possibilità di scegliere: alcuni vorranno vivere i loro giorni in una villa con conti bloccati, cercheranno di trovare un posto, a quanto pare, in un’attraente capitale occidentale o in un resort, in un altro luogo caldo all’estero – questo è il diritto di ogni persona, non stiamo vogliamo sindacare su questo. Ma è ora di capire che per l’Occidente queste persone sono state e rimarranno degli estranei di seconda categoria con cui si può fare di tutto, e il denaro, le conoscenze e i titoli comprati di conti, pari e sindaci non serviranno a nulla. Devono capire che lì sono di serie B.
Ma c’è un’altra scelta: quella di stare con la propria Madre Patria, di lavorare per il bene dei propri connazionali, non solo per aprire nuove imprese, ma anche per cambiare la vita intorno a voi – nelle vostre città, nei vostri villaggi, nel vostro Paese. Abbiamo molti imprenditori di questo tipo, veri e propri combattenti negli affari: saranno loro a guidare il futuro dell’economia nazionale. Tutti devono capire che le fonti di prosperità e il futuro devono essere solo qui, nel proprio Paese, in Russia.
Così creeremo davvero un’economia forte e autosufficiente, non chiusa al mondo, ma che ma sfrutti tutti i propri vantaggi competitivi. Il capitale russo, il denaro che viene generato qui, dovrebbe essere usato il bene del Paese, per il suo sviluppo nazionale. Oggi abbiamo enormi prospettive nello sviluppo delle infrastrutture, dell’industria manifatturiera, del turismo interno e di molti altri settori.
Voglio che chi si è imbattuto nelle abitudini da ladro dell’Occidente mi ascolti: cercare di andare in giro con la mano tesa, di strisciare, di elemosinare i vostri soldi, è inutile e, soprattutto, non serve a nulla, soprattutto ora che sapete bene con chi avete a che fare. Non ha senso aggrapparsi al passato, andare per tribunali e farvi restituire ciò che vi è stato tolto. Dovete ricostruire la vostra vita e il vostro lavoro, tanto più che siete persone forti – parlo ai rappresentanti della nostra realtà imprenditoriale, conosco molti di loro personalmente e da molti anni – che hanno attraversato una scuola di vita difficile.
Lanciate nuovi progetti, fate soldi, investite in Russia, investite in nuove imprese e posti di lavoro, aiutate le scuole e le università, la scienza e la sanità, la cultura e lo sport. In questo modo moltiplicherete il vostro capitale e vi guadagnerete il riconoscimento e la gratitudine della gente per una generazione a venire, e lo Stato e la società vi sosterranno sicuramente.
Considereremo questo quale principio per la nostra attività, per lavorare nella giusta direzione.
Cari colleghi!
La Russia è un Paese aperto e allo stesso tempo una civiltà particolare. Non c’è alcuna pretesa di esclusività e superiorità in questa affermazione, ma questa civiltà è nostra – questa è la cosa principale. Ci è stata tramandata dai nostri antenati e noi dobbiamo preservarla e trasmetterla ai nostri discendenti.
Svilupperemo la cooperazione con gli amici, con tutti coloro che sono pronti a lavorare insieme, prenderemo il meglio di loro, ma soprattutto faremo affidamento sul nostro potenziale, sull’energia creativa della società russa, sulle nostre tradizioni e sui nostri valori.
E qui vorrei parlare del carattere del nostro popolo che si è sempre distinto per la sua generosità, per la generosità d’animo, per la misericordia e la compassione, e la Russia come Paese riflette pienamente questi tratti in sé. Sappiamo essere amici, mantenere la parola data, non deludere mai nessuno e sostenere sempre chi si trova in una situazione difficile, e non esitiamo mai a venire in aiuto di chi è in difficoltà.
Tutti ricordano come, durante la pandemia, siamo stati i primi, di fatto, a fornire supporto ad alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, ad altri Paesi, durante le settimane più difficili dell’epidemia di coronavirus. Non dimentichiamo inoltre come abbiamo aiutato per questo terremoto in Siria e Turchia.
Il popolo russo è il fondamento della sovranità del Paese e la fonte del potere. I diritti e le libertà dei nostri cittadini sono inviolabili, sono garantiti dalla Costituzione e, nonostante le sfide e le minacce esterne, non ci sottrarremo ad essi.
A questo proposito, vorrei sottolineare che sia le elezioni locali e regionali del settembre di quest’anno che le elezioni presidenziali del 2024 si svolgeranno in stretta conformità con la legge, rispettando tutte le procedure democratiche e costituzionali.
Le elezioni hanno sempre approcci diversi alla soluzione dei problemi sociali ed economici. Allo stesso tempo, le principali forze politiche sono consolidate e unite sulla cosa più importante e fondamentale per tutti noi: la sicurezza e il benessere del popolo, la sovranità e gli interessi nazionali.
Vorrei ringraziarvi per la vostra posizione responsabile e ferma e ricordarvi le parole del patriota e statista Pyotr Arkadyevich Stolypin pronunciate alla Duma di Stato più di cento anni fa, ma pienamente in sintonia con i nostri tempi. Disse: “Nella difesa della Russia dobbiamo tutti unirci, coordinare i nostri sforzi, i nostri doveri e i nostri diritti per sostenere un diritto storico supremo: il diritto della Russia ad essere forte”.
Tra i volontari che sono ora in prima linea ci sono membri della Duma di Stato e dei parlamenti regionali, rappresentanti delle autorità esecutive a vari livelli, comuni, città, distretti e insediamenti rurali. Tutti i partiti parlamentari e le principali associazioni pubbliche sono coinvolti nella raccolta di aiuti umanitari e nell’assistenza in prima linea.
Grazie ancora – grazie per il vostro patriottismo.
Il governo locale, che è il livello di autorità pubblica più vicino ai cittadini, svolge un ruolo enorme nel rafforzare la società civile e nel risolvere i problemi quotidiani. La fiducia nello Stato nel suo complesso, il benessere sociale dei cittadini e la loro fiducia nel successo dello sviluppo dell’intero Paese dipendono in larga misura dal suo operato.
Chiedo all’Amministrazione Presidenziale, insieme al Governo, di presentare proposte per la creazione di strumenti di sostegno diretto alle migliori squadre di gestione, alle pratiche nei comuni grandi, medi e piccoli.
Il libero sviluppo della società è la volontà di assumersi la responsabilità di se stessi, dei propri cari e del proprio Paese. Queste qualità iniziano nell’infanzia, in famiglia. E naturalmente il sistema educativo e la cultura nazionale sono fondamentali per rafforzare i nostri valori condivisi e la nostra identità nazionale.
Utilizzando le risorse del Fondo per le sovvenzioni presidenziali, del Fondo per le iniziative culturali, dell’Istituto per lo sviluppo di Internet e di altri strumenti, lo Stato sosterrà tutte le forme di ricerca creativa: arte contemporanea e tradizionale, realismo e avanguardia, classici e innovazione. Non è una questione di generi e tendenze. La cultura è chiamata a servire il bene, la bellezza e l’armonia, a riflettere sulle questioni a volte molto complicate e contraddittorie della vita e, soprattutto, a non distruggere la società ma a risvegliare le migliori qualità umane.
Lo sviluppo del settore culturale sarà una priorità per la rinascita della vita pacifica nel Donbass e in Novorossia. Qui sarà necessario restaurare, riparare e allestire centinaia di istituzioni culturali, tra cui collezioni ed edifici museali, che diano alla gente l’opportunità di sentire l’interconnessione tra passato e presente, di collegarlo al futuro, di sentirsi parte dell’unico spazio culturale, storico ed educativo della secolare, grande Russia.
Con la partecipazione di insegnanti, scienziati e specialisti, dobbiamo migliorare considerevolmente la qualità dei corsi scolastici e universitari nelle discipline umanistiche – storia, studi sociali, letteratura e geografia, in primo luogo – in modo che i giovani possano imparare il più possibile sulla Russia, sul suo grande passato, sulla nostra cultura e sulle nostre tradizioni.
Abbiamo una generazione di giovani molto brillanti e di talento, pronti a lavorare per il bene del Paese nella scienza, nella cultura, nella sfera sociale, negli affari e nella pubblica amministrazione. È per queste persone che il concorso “Leader della Russia”, così come il concorso “Leader della Rinascita” che si sta svolgendo nelle nuovi soggetti costitutivi della Federazione, aprono nuovi orizzonti di crescita professionale.
Vorrei sottolineare che alcuni dei vincitori e dei finalisti di questi progetti si sono arruolati come volontari nelle unità di combattimento, e molti di loro lavorano ora nei territori liberati, contribuendo a stabilire la vita economica e sociale, agendo in modo professionale, con determinazione e coraggio.
In generale, la scuola del fronte non può essere sostituita da nient’altro. Le persone escono da lì in modo diverso e sono pronte a dare la vita per la Patria, ovunque lavorino.
Vorrei sottolineare che coloro che sono nati e cresciuti nel Donbass e nella Novorossia, che hanno combattuto per loro, saranno il sostegno principale, dovrebbero essere il pilastro principale del lavoro complessivo di sviluppo di queste regioni. Vorrei rivolgermi a loro e dire: la Russia conta su di voi.
Alla luce delle enormi sfide che il Paese deve affrontare, dobbiamo aggiornare seriamente il nostro approccio al sistema formativo e la nostra politica scientifica e tecnologica.
In occasione del recente Consiglio per la Scienza e l’Educazione, abbiamo parlato della necessità di stabilire chiare priorità, di concentrare le risorse per ottenere risultati scientifici specifici e di fondamentale importanza, principalmente in quei settori in cui abbiamo buone basi e che sono critici per la vita del Paese, tra cui i trasporti, l’energia, il sistema dei servizi pubblici, la medicina, l’agricoltura e l’industria.
Le nuove tecnologie si basano quasi sempre sulla ricerca di base, sulla ricerca di base una volta fatta, e in questo settore, così come nella cultura – voglio sottolinearlo – dobbiamo dare agli scienziati, ai ricercatori più libertà di essere creativi. Non possiamo essere tutti costretti nell’alveo procrusteano dei risultati di domani. La scienza di base vive di leggi proprie.
E aggiungerei che la definizione e la risoluzione di compiti ambiziosi è un potente incentivo per i giovani a dedicarsi alla scienza, un’opportunità per dimostrare che si è leader, che si è i migliori al mondo. E i nostri team di scienziati hanno molto di cui essere orgogliosi.
Lo scorso dicembre ho incontrato dei giovani ricercatori. Una delle domande che mi hanno posto riguardava gli alloggi. È una domanda banale, ma importante. Abbiamo già dei certificati di alloggio per i giovani scienziati. L’anno scorso è stato stanziato un ulteriore miliardo di rubli per questo scopo. Chiedo al Governo di individuare le riserve per ampliare questo programma.
Negli ultimi anni, il prestigio e la reputazione dell’istruzione professionale secondaria sono aumentati notevolmente. La domanda di diplomati di scuole e istituti tecnici è enorme, colossale. Vedete, se il nostro tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico del 3,7%, significa che la gente lavora e che abbiamo bisogno di nuovo personale.
Credo che dovremmo ampliare in modo significativo il progetto “Professionalitet”, in cui si creano cluster educativi e produttivi, si aggiorna la base formativa e le imprese e i datori di lavoro, in stretto contatto con gli istituti superiori e le scuole tecniche, definiscono programmi educativi basati sulle esigenze dell’economia. E, naturalmente, è molto importante avere tutor con esperienza nella produzione reale e complessa.
Il compito è concreto: formare nei prossimi cinque anni circa un milione di lavoratori qualificati per i settori dell’elettronica, della robotica, della costruzione di macchine, della metallurgia, della farmaceutica, dell’agricoltura e del complesso militare-industriale, dell’edilizia, dei trasporti, del nucleare e di altre industrie fondamentali per la sicurezza, la sovranità e la competitività della Russia.
Infine, una questione molto importante riguarda il nostro sistema di istruzione superiore. Anche qui sono necessari cambiamenti significativi, che tengano conto delle nuove esigenze di specialisti nell’economia, nei settori sociali e in tutte le sfere della nostra vita. Abbiamo bisogno di una sintesi tra il meglio del sistema educativo sovietico e l’esperienza degli ultimi decenni.
[…]
Ancora qualche parola su ciò che sta accadendo intorno a noi.
Cari colleghi, vorrei soffermarmi su un altro argomento.
All’inizio di febbraio è stata rilasciata una dichiarazione della NATO con l’effettiva richiesta a Mosca di “tornare all’attuazione del trattato sulle armi strategiche offensive”, inclusa l’ammissione di ispezioni alle nostre strutture. Non so nemmeno come definirlo… E’ un teatro dell’assurdo. Sappiamo che l’Occidente è direttamente coinvolto nei tentativi di Kiev di colpire le nostre basi aeree strategiche. I droni utilizzati a tale scopo sono stati equipaggiati e modernizzati con l’assistenza di specialisti della NATO. E ora vogliono anche ispezionare le nostre installazioni di difesa? Alle condizioni di scontro attuali, è assurdo.
Tra l’altro, l’Occidente non ci permette di condurre le ispezioni complete nell’ambito dell’accordo. Le nostre ripetute richieste di ispezionare alcuni siti rimangono senza risposta o vengono respinte per motivi formali, e non siamo in grado di verificare nulla dall’altra parte.
Vorrei sottolineare questo: gli USA e la NATO dicono esplicitamente che il loro obiettivo è quello di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. E con ciò hanno pure intenzione di scorrazzare intorno alle nostre strutture di difesa, comprese quelle più recenti, come se niente fosse? Una settimana fa ho firmato, ad esempio, un decreto per l’impiego in combattimento dei nuovi complessi strategici terrestri. Vorranno mettere il naso anche lì? E pensano che li lasceremo entrare?
Con la sua dichiarazione collettiva, la NATO ha di fatto richiesto di diventare parte del Trattato di riduzione delle armi strategiche. Ma prego, noi siamo d’accordo. Anzi, direi che era ora, perché la NATO – permettetemi di ricordarlo – ha più di una potenza nucleare, anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia hanno arsenali nucleari in fase di perfezionamento e di sviluppo e sono tutti puntati contro di noi, contro la Russia. Le ultime dichiarazioni dei loro leader non fanno che confermarlo – ascoltatele.
Non possiamo e non dobbiamo ignorarlo, soprattutto oggi, né possiamo ignorare il fatto che il primo Trattato di riduzione delle armi strategiche fu originariamente concluso dall’Unione Sovietica e dagli Stati Uniti nel 1991 in una situazione fondamentalmente diversa: una situazione in cui c’erano meno tensioni e più fiducia reciproca. In seguito, le nostre relazioni hanno raggiunto un livello tale per cui la Russia e gli Stati Uniti hanno dichiarato di non considerarsi più reciprocamente avversari. Incredibile, le cose andavano molto bene.
Il Trattato in vigore dal 2010 contiene disposizioni cruciali sull’indivisibilità della sicurezza, sul legame diretto tra armi strategiche offensive e difensive. Tutto questo è stato da tempo dimenticato, gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato ABM, come sapete, è rimasto tutto un ricordo del passato. Le nostre relazioni – il che è molto importante – si sono deteriorate e il “merito” è tutto degli Stati Uniti.
Sono stati loro che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si sono messi a rivedere i risultati della Seconda Guerra Mondiale, a costruire un mondo all’americana dove c’è un solo padrone, un solo signore. Per farlo, hanno iniziato a distruggere brutalmente tutte le fondamenta dell’ordine mondiale del secondo dopoguerra con il fine ultimo di negare l’eredità di Yalta e Potsdam. Passo dopo passo hanno iniziato a rivedere l’ordine mondiale esistente all’epoca, smantellando i sistemi di sicurezza e di controllo degli armamenti e pianificando e attuando tutta una serie di guerre in giro per il mondo.
E il tutto, ripeto, con un unico obiettivo: rompere l’architettura delle relazioni internazionali creata dopo la Seconda guerra mondiale. Non si tratta di un modo di dire, è così che nella pratica vanno le cose anche nella vita: dopo il crollo dell’URSS, cercando da sempre di mantenere il loro dominio globale, senza tener conto degli interessi della Russia moderna e anche di quelli di altri Paesi.
Ovviamente, la situazione nel mondo dopo il 1945 è cambiata. Si sono formati e vanno rapidamente sviluppandosi nuovi centri di sviluppo e di influenza. Si tratta di un processo naturale e oggettivo che non può essere ignorato. E’ tuttavia inaccettabile che gli Stati Uniti abbiano iniziato a rimodellare l’ordine mondiale a proprio piacimento esclusivamente per i propri interessi egoistici.
Ora, attraverso i rappresentanti della NATO ci stanno inviando dei segnali, di fatto ci stanno dando un ultimatum: voi, Russia, dovete rispettare tutto ciò che avete accettato, compreso il Trattato START, senza riserve, e noi facciamo quello che ci pare. Dicono che non c’è alcun collegamento tra la questione START e, ad esempio, il conflitto in Ucraina e altre azioni ostili dell’Occidente contro il nostro Paese e negano le clamorose dichiarazioni sulla sconfitta strategica che vogliono infliggerci.
Questo è il massimo dell’ipocrisia, del cinismo o il massimo della stupidità. Ma non si possono chiamare idioti, non sono affatto stupidi dopotutto: vogliono portarci a una sconfitta strategica e si stanno introducendo nelle nostre strutture nucleari.
A questo proposito, sono costretto ad annunciare oggi che la Russia sospende la propria partecipazione al Trattato di riduzione delle armi strategiche. Ripeto, non usciamo dall’accordo, bensì sospendiamo la nostra
partecipazione. Ma prima di tornare a discutere di questo tema, dobbiamo capire cosa sostengono paesi dell’Alleanza Atlantica come la Francia e il Regno Unito e come terremo conto dei loro arsenali strategici, cioè della capacità di attacco congiunta dell’Alleanza.
Ora, con la loro dichiarazione, hanno sostanzialmente richiesto di partecipare a questo processo. Ma bene, grazie a Dio, noi non siamo certo contrari. Non c’è bisogno di mentire ancora a tutti, di recitare il ruolo dei sostenitori della pace e della distensione. Sappiamo come stanno le cose: sappiamo che scade la garanzia per alcuni tipi di testate nucleari statunitensi. Sappiamo per certo che, a questo proposito, c’è chi a Washington sta pensando a possibili test naturali delle proprie armi nucleari, senza contare il fatto che gli Stati Uniti ne stanno sviluppando di nuovi tipi. Ci sono informazioni a riguardo.
In questo contesto, il Ministero della Difesa russo e Rosatom dovrebbero assicurarsi di essere pronti a testare le armi nucleari russe. Naturalmente non lo faremo mai noi per primi, ma se gli Stati Uniti effettueranno un test, lo faremo anche noi. Nessuno deve farsi pericolose illusioni sul fatto che la parità strategica globale possa essere distrutta.
Cari colleghi! Cari cittadini!
Oggi stiamo percorrendo insieme un percorso difficile e impegnativo e supereremo insieme tutte le difficoltà. E non potrebbe essere altrimenti perché siamo stati cresciuti sull’esempio dei nostri grandi avi e abbiamo il dovere di essere degni della loro eredità, che è stata tramandata di generazione in generazione. Andremo avanti solo grazie alla nostra dedizione alla patria, alla nostra volontà e alla nostra unità.
Questa unità si è manifestata letteralmente fin dai primi giorni dell’Operazione Militare Speciale: centinaia di volontari, rappresentanti di tutti i popoli del nostro Paese, si sono presentati agli uffici di registrazione e arruolamento militare e hanno deciso di stare al fianco dei difensori del Donbass e di combattere per la loro terra natale, per la Patria, per la verità e la giustizia. Soldati provenienti da tutte le regioni della nostra patria multietnica stanno combattendo spalla a spalla in prima linea. Le loro preghiere sono in lingue diverse, ma sono tutte per la vittoria, per i loro compagni d’armi e per la loro patria.
Il loro duro lavoro in questi tempi di guerra, le loro imprese hanno una forte risonanza in tutta la Russia. La gente sostiene i nostri combattenti, non vuole e non riesce a stare in disparte. Il fronte è nel cuore di milioni di persone, che inviano in prima linea medicinali, attrezzature per le comunicazioni, mezzi di trasporto, vestiti caldi, reti mimetiche e così via – tutto ciò che aiuta a proteggere la vita dei nostri ragazzi.
So che le lettere dei bambini e degli studenti infondono calore ai nostri soldati. Le portano con sé in battaglia come il loro bene più caro, perché la sincerità e la purezza dei desideri dei bambini li commuovono fino alle lacrime, e i soldati diventano più consapevoli di ciò per cui stanno combattendo e di chi stanno proteggendo.
Anche la cura con cui i volontari assistono i soldati e le loro famiglie, nonché i civili, è molto importante per loro. Dall’inizio dell’Operazione Speciale, hanno agito con coraggio e determinazione: sotto il fuoco e i bombardamenti, hanno tirato fuori dalle cantine bambini, anziani e tutti i bisognosi, hanno portato cibo, acqua e vestiti nelle zone più pericolose e lo stanno facendo ancora oggi; hanno allestito centri di assistenza umanitaria per i rifugiati, hanno aiutato negli ospedali da campo e sulla linea di contatto, rischiando la propria vita per continuare a salvare gli altri.
L’iniziativa del Fronte Popolare “Tutto per la vittoria!” ha raccolto da sola più di cinque miliardi di rubli. Questo flusso di donazioni continua costantemente. Il contributo di tutti è ugualmente importante: sia quello delle grandi aziende, che degli imprenditori, ma è particolarmente commovente e di grande impatto quando anche chi ha redditi modesti dona parte dei propri risparmi, stipendi e pensioni. Questa unità per aiutare i nostri soldati, i civili nelle zone di guerra e i rifugiati è preziosa.
Grazie per questo sincero sostegno, unità e supporto reciproco. Non hanno prezzo.
La Russia affronterà qualsiasi sfida, perché siamo tutti un unico Paese, un grande popolo unito. Abbiamo fiducia in noi stessi e nella nostra forza. La verità è dalla nostra parte.
Le Verità nascoste bene. La Storia va riscritta per intero….Adesso!
Quanto conoscete di vero?
Quanto vi hanno fatto studiare di vero?
Avete mai preso atti e documenti in mano, per verificare quale “storia” vi stessero insegnando?
Forse mai…
Fatelo ora!
Buona visione (e divulgazione)!
Un GRAZIE immenso a chi ha confezionato questo video!
Mauro (@Ouram), che ha ricercato le immagini, montato il tutto, rendendo molto più semplice la comprensione
Svetlana, Enza e Roberta che hanno prestato la loro voce per le domande che tutti si farebbero
Michael, che avuto l’idea di condensare i miei vocali su Telegram
….e tutto l’Amore che avete saputo metterci!
Un CAPOLAVORO!
GRAZIE di Cuore!
Una sorpresa per me, stamattina ed un regalo incredibile, perchè è un ottimo strumento di divulgazione per tutti!
Un servizio inchiesta, andato in onda la sera del 9 febbraio scorso, nel notiziario del canale americano OAN.
Ascoltate tutti molto bene!
Anche qui in Italia, la maggioranza non ha ancora capito nulla di quello che succedeva in Ucraina, prima dell’operazione militare speciale di Putin e della Federazione Russa.
Divulgatelo.
Hanno tutti molto bisogno di capire!
PUTIN FIRMA L’ADESIONE DELLE REPUBBLICHE POPOLARI DI DONETSK E DI LUGANSK E DEI DUE OBLAST DI ZAPORIZHZHYA E KHERSON ALLA RUSSIA: ECCO IL DISCORSO INTEGRALE
QUESTO VIDEO E’ UNA SINTESI DEI TRATTI SALIENTI DEL DISCORSO CON UNA TRADUZIONE RIVISTA E MIGLIORATA
QUESTA LA TRASCRIZIONE DEL DISCORSO
Cari cittadini russi, cittadini delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, cittadini delle regioni Zaporizhzhya e Kherson, deputati della Duma di Stato e senatori della Federazione Russa!
Come sapete, si sono svolti i referendum nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, nelle regioni di Zaporizhzhya e di Kherson. Sono stati raccolti i dati e i risultati sono noti. La gente ha fatto la propria scelta, una scelta inequivocabile.
Oggi firmiamo i trattati di adesione alla Russia della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk, della Regione di Zaporizhzhya e della Regione di Kherson. Sono sicuro che l’Assemblea federale sosterrà le leggi costituzionali sull’adesione e la formazione di quattro nuove regioni, quattro nuovi soggetti costitutivi della Federazione Russa, poiché tale è la volontà di milioni di persone.
E questo, ovviamente, è un loro diritto, un diritto inalienabile, sancito dal primo articolo della Carta delle Nazioni Unite, che afferma esplicitamente il principio dell’uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli.
Ripeto: si tratta di un diritto inalienabile del popolo basato sull’unità storica, in nome della quale hanno combattuto generazioni di nostri antenati, coloro che dalle origini dell’antica Rus’ nel corso dei secoli hanno costruito e difeso la Russia. Qui, in Novorossija, combatterono Rumyantsev, Suvorov e Ushakov, Caterina II e Potemkin fondarono nuove città. I nostri nonni e i nostri bisnonni combatterono qui fino alla morte durante la Grande Guerra Patriottica.
Ricorderemo sempre gli eroi della “Primavera russa”, coloro che non hanno accettato il colpo di stato neonazista in Ucraina nel 2014, tutti coloro che sono morti per il diritto di parlare la propria lingua madre, per preservare la propria cultura, le proprie tradizioni e la propria fede, per il diritto di vivere. Parlo dei guerrieri del Donbass, dei martiri della strage di Odessa, delle vittime dei disumani attacchi terroristici del regime di Kiev. Dei volontari e dei miliziani, dei civili, dei bambini, delle donne, degli anziani, dei russi, degli ucraini, di persone di diverse nazionalità. Del leader della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zacharchenko, dei comandanti Arsen Pavlov, Vladimir Zhoga, Olga Kochura, Aleksej Mozgovoj, del procuratore generale della Repubblica di Lugansk, Sergei Gorenko, del paracadutista Nurmagomed Hajimagomedov e di tutti i nostri soldati e ufficiali che sono morti con coraggio nel corso dell’Operazione Militare Speciale. Sono eroi. Eroi della grande Russia. E vi prego di osservare un momento di silenzio in loro memoria.
Dietro la scelta di milioni di persone nelle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk e nelle regioni di Zaporizhzhya e di Kherson c’è il nostro destino comune e la [nostra] storia millenaria. La gente ha trasmesso questo legame spirituale ai propri figli e nipoti. Nonostante tutte le difficoltà, hanno portato avanti il loro amore per la Russia nel corso degli anni. E nessuno può annientare questo sentimento in noi. Ecco il motivo per cui sia le generazioni più anziane che quelle più giovani, nate dopo la tragedia del crollo dell’Unione Sovietica, hanno votato per la nostra unità, per il nostro futuro comune.
Nel 1991, a Belovezhskaya Pushcha, senza chiedere la volontà dei comuni cittadini, le élite di partito di allora decisero di sciogliere l’Unione Sovietica e la popolazione si trovò così strappata alla patria da un giorno all’altro. Questo fatto ha lacerato e spaccato la nostra unità nazionale e si è tramutato in una catastrofe nazionale. Come un tempo, dopo la rivoluzione, i confini delle repubbliche dell’Unione furono ritagliati dietro le quinte, così gli ultimi leader dell’Unione Sovietica – nonostante la volontà diretta della maggioranza della gente espressa nel referendum del 1991 – hanno fatto a pezzi il nostro grande Paese, semplicemente mettendo la popolazione davanti al fatto compiuto.
Ammetto che non si rendevano nemmeno pienamente conto di ciò che stavano facendo e delle conseguenze a cui ciò avrebbe inevitabilmente portato alla fine. Ma questo non ha più importanza. L’Unione Sovietica non c’è più, il passato non può essere riportato indietro. E in ogni caso la Russia di oggi non ne ha bisogno, [tornare al passato] non è nostra intenzione. Ma non c’è nulla di più forte della determinazione di milioni di persone che per cultura, fede, tradizioni e lingua si considerano parte della Russia, e i cui antenati hanno vissuto per secoli in un’unica nazione. Non c’è nulla di più forte della determinazione di questa gente a tornare nella propria vera patria storica.
Per otto lunghi anni, la popolazione del Donbass ha subìto un genocidio, bombardamenti e assedi, mentre a Kherson e a Zaporizhzhya si è cercato in modo criminale di instillare l’odio per la Russia, per tutto ciò che è russo. Anche ora, durante i referendum, il regime di Kiev ha minacciato di rappresaglie gli insegnanti e le donne che lavoravano nelle commissioni elettorali, intimidendo milioni di persone che erano venute a esprimere la propria volontà. Ma le indomite genti del Donbass, di Zaporizhzhya e di Kherson hanno detto la loro.
Voglio che le autorità di Kiev e i loro veri padroni in Occidente mi ascoltino affinché tutti ricordino questo: gli abitanti di Lugansk e di Donetsk, di Kherson e di Zaporizhzhya diventano nostri cittadini per sempre.
Invitiamo il regime di Kiev a cessare immediatamente il fuoco e tutte le ostilità, la guerra che ha scatenato nel 2014 e a tornare al tavolo dei negoziati. Noi siamo pronti, è stato detto più di una volta. Ma la scelta del popolo di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhya e Kherson non sarà messa in discussione, è stata fatta e la Russia non la tradirà. E le attuali autorità di Kiev dovrebbero trattare questa libera espressione della volontà popolare in nessun altro modo se non con rispetto. Questa è l’unica via per la pace.
Difenderemo la nostra terra con tutte le nostre forze e i nostri mezzi e faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra gente. Questa è la grande missione di liberazione del nostro popolo.
Senz’altro ricostruiremo le città e i villaggi distrutti, le case, le scuole, gli ospedali, i teatri e i musei, ripristineremo e svilupperemo le industrie, le fabbriche, le infrastrutture, il sistema sociale, pensionistico, sanitario ed educativo.
Naturalmente, lavoreremo per rafforzare la sicurezza. Insieme, faremo in modo che i cittadini delle nuove regioni sentano il sostegno di tutto il popolo russo, di tutto il Paese, di tutte le repubbliche, di tutti i territori e delle regioni della nostra vasta Patria.
Cari amici, colleghi!
Oggi vorrei rivolgermi ai soldati e agli ufficiali coinvolti nell’Operazione Militare Speciale, ai soldati del Donbass e della Novorossija, a coloro che in seguito al decreto sulla mobilitazione parziale si uniranno alle Forze Armate adempiendo al loro dovere patriottico, a coloro che si recano di propria spontanea volontà presso gli uffici di registrazione e arruolamento militare seguendo il proprio cuore. Vorrei rivolgermi anche ai loro genitori, alle loro mogli e ai loro figli e dire loro per cosa sta combattendo il nostro popolo e contro quale nemico ci stiamo scontrando – [un nemico] che sta gettando il mondo in nuove guerre e crisi, traendo il proprio sanguinoso profitto da questa tragedia.
I nostri compatrioti, i nostri fratelli e sorelle in Ucraina – la parte nativa della nostra nazione unita – hanno visto con i propri occhi ciò che i circoli dirigenti del cosiddetto Occidente stanno preparando per tutta l’umanità. In sostanza, hanno gettato la maschera e mostrato la loro vera natura.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Occidente ha deciso che il mondo, tutti noi, avremmo dovuto sottostare per sempre ai suoi dettami. All’epoca, nel 1991, l’Occidente si aspettava che la Russia non si sarebbe ripresa da tali sconvolgimenti e avrebbe continuato a sgretolarsi da sé. Ed è quasi successo: ricordiamo gli anni ’90, i terribili anni ’90, affamati, freddi e senza speranza. Ma la Russia è sopravvissuta, è rinata, si è rafforzata e ha rivendicato il posto che le spetta nel mondo.
Nel frattempo, l’Occidente ha cercato e continua a cercare nuove occasioni per attaccarci, per indebolire e distruggere la Russia – ciò che ha sempre sognato di fare – per frammentare il nostro Stato, per mettere i nostri popoli gli uni contro gli altri, e condannarli alla povertà e all’estinzione. Non riescono a sopportare il fatto che al mondo esista un paese così grande, enorme, con il proprio territorio, le proprie ricchezze naturali, le proprie risorse, con un popolo che non può e non potrà mai vivere secondo gli ordini di qualcun altro.
L’Occidente è pronto a passare sopra a qualsiasi cosa pur di preservare quel sistema neocoloniale che gli permette di fagocitare, in sostanza, di saccheggiare il mondo grazie al potere del dollaro e al diktat tecnologico, di raccogliere un vero e proprio tributo dall’umanità, di sottrarre le principali fonti di ricchezza immeritata, di ottenere la rendita dell’egemone. Il mantenimento di questa rendita è il loro motivo chiave, reale e del tutto egoistico. Ecco perché una totale de-sovranizzazione è nel loro interesse. Da qui la loro aggressione contro gli stati indipendenti, contro i valori e le culture tradizionali e i loro tentativi di minare i processi internazionali e di integrazione che sfuggano al loro controllo, [contro] nuove valute mondiali e centri di sviluppo tecnologico. Per loro è fondamentale che tutti i paesi cedano la propria sovranità agli Stati Uniti.
Le élite al potere di alcuni stati accettano volontariamente di farlo, accettano volontariamente di diventare vassalli; altri vengono corrotti, intimiditi. E se non ci riescono, allora distruggono interi stati, lasciandosi dietro catastrofi umanitarie, disastri, rovine, milioni di vite umane rovinate e mutilate, enclavi terroristiche, zone disastrate, protettorati, colonie e semi-colonie. A loro non importa, basta che ottengano i loro profitti.
Ci tengo a sottolineare ancora una volta: è proprio nell’avidità, nell’intenzione di preservare il proprio potere illimitato, che ci sono le vere ragioni della guerra ibrida che l’“Occidente collettivo” sta conducendo contro la Russia. Non vogliono la nostra libertà, ma vogliono vederci come una colonia. Non vogliono cooperare in modo paritario, ma piuttosto derubarci. Vogliono vederci non come una società libera, ma come una folla di schiavi senz’anima.
Il nostro pensiero e la nostra filosofia rappresentano una minaccia diretta per loro, per questo attaccano i nostri filosofi. La nostra cultura e la nostra arte sono un pericolo per loro, per questo stanno cercando di vietarle. Anche il nostro sviluppo e la nostra prosperità rappresentano una minaccia per loro: cresce la concorrenza. Loro non hanno affatto bisogno della Russia, NOI ne abbiamo bisogno.
Vorrei ricordarvi che le pretese di dominio sul mondo in passato sono state infrante più di una volta dal coraggio e dalla resilienza del nostro popolo. La Russia sarà sempre la Russia. Continueremo a difendere sia i nostri valori che la nostra Patria.
L’Occidente conta sull’impunità, su come farla franca su tutto. Di fatto, l’hanno fatta franca fino ad oggi. Gli accordi nel campo della sicurezza strategica finiscono nella spazzatura; gli accordi raggiunti al più alto livello politico vengono dichiarati falsi; la ferma promessa di non espandere la NATO ad est, non appena i nostri ex leader se la sono bevuta, si è rivelata essere uno sporco inganno; i trattati sulla difesa antimissilistica e sui missili a medio e corto raggio sono stati violati unilateralmente con pretesti inverosimili.
Si sente dire ovunque: l’Occidente rappresenta l’ordine basato sulle regole. Da dove vengono [queste regole]? Chi ha mai visto queste regole? Chi le ha approvate? Sentite, è un’assurdità, puro inganno, doppi, tripli standard! È pensata per gli sciocchi.
La Russia è una grande potenza millenaria, una civiltà-paese, e non vivrà secondo regole truccate e fasulle.
È il cosiddetto Occidente che ha calpestato il principio dell’inviolabilità dei confini, e ora decide a propria discrezione chi ha diritto all’autodeterminazione e chi no, chi non ne è degno. Non è chiaro perché lo decidano, né chi abbia dato loro questo diritto. Se lo sono dati da soli.
Ecco perché la scelta della gente di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhya e Kherson li fa infuriare. Questo Occidente non ha il diritto morale di valutare e nemmeno di blaterare circa la libertà della democrazia. Non lo ha e non lo ha mai avuto!
Le élite occidentali negano non solo la sovranità nazionale e il diritto internazionale. La loro egemonia ha un pronunciato carattere di totalitarismo, dispotismo e apartheid. Dividono sfacciatamente il mondo in loro vassalli, nei cosiddetti paesi civilizzati, e in tutti gli altri, che, secondo il piano dei razzisti occidentali di oggi, dovrebbero aggiungersi alla lista dei barbari e dei selvaggi. Le false etichette – “paese canaglia”, “regime autoritario” – sono già pronte, stigmatizzano interi popoli e stati. Non c’è niente di nuovo in questo: le élite occidentali sono rimaste tali e quali – colonialiste. Discriminano, dividono i popoli in “prime” e in “altre” classi.
Non abbiamo mai accettato e non accetteremo mai questo nazionalismo politico e questo razzismo. E che cos’è, se non razzismo, la russofobia che si sta diffondendo ora in tutto il mondo? Che cos’è, se non razzismo, la perentoria convinzione dell’Occidente che la propria civiltà, la [propria] cultura neoliberista sia un modello indiscutibile per il mondo intero? “Chi non è con noi è contro di noi”. Come suona strano!
Anche la colpa dei propri crimini storici viene scaricata dalle élite occidentali su tutti gli altri, chiedono sia ai cittadini dei propri paesi che agli altri popoli di pentirsi per cose con cui non hanno nulla a che fare, come, ad esempio, il periodo della conquista coloniale.
Vale la pena ricordare all’Occidente che iniziò la propria politica coloniale nel Medioevo, per proseguire la tratta mondiale degli schiavi fino al genocidio delle tribù indiane in America, al saccheggio dell’India, dell’Africa, e alle guerre di Inghilterra e Francia contro la Cina, a causa delle quali fu costretto ad aprire i propri porti al commercio di oppio. Quello che hanno fatto è stato drogare intere nazioni, sterminare di proposito interi gruppi etnici per la terra e per le risorse, inscenare una vera e propria caccia alle persone come fossero animali. Tutto ciò è contrario alla natura stessa dell’uomo, alla verità, alla libertà e alla giustizia.
E noi siamo orgogliosi che nel XX secolo sia stato il nostro Paese a guidare il movimento anticolonialista, dando a molti popoli del mondo l’opportunità di svilupparsi, ridurre la povertà e la disuguaglianza, vincere la fame e le malattie.
Sottolineo che uno dei motivi della secolare russofobia, della malcelata rabbia di queste élite occidentali nei confronti della Russia, è proprio che non ci siamo lasciati derubare durante il periodo delle conquiste coloniali e abbiamo costretto gli europei a commerciare con reciproco vantaggio. Ciò è stato possibile grazie alla creazione di un forte Stato centralizzato in Russia, che si è sviluppato ed è stato rafforzato dai grandi valori morali dell’Ortodossia, dell’Islam, dell’Ebraismo e del Buddismo, nonché dalla cultura e dalla lingua russa, aperte a tutti.
È noto come siano stati ripetutamente elaborati piani per intervenire in Russia, cercando di sfruttare i tempi difficili dell’inizio del XVII secolo e il periodo di sconvolgimenti dopo il 1917, ma hanno fallito. L’Occidente è comunque riuscito ad impadronirsi della ricchezza della Russia alla fine del XX secolo, quando lo stato fu distrutto. Ci hanno chiamato amici e partner, ma in realtà ci hanno trattato alla stregua di una colonia: trilioni di dollari sono stati sottratti al Paese con una serie di manovre. Tutti noi ricordiamo tutto, non abbiamo dimenticato nulla.
E in questi giorni, le persone a Donetsk e a Lugansk, a Kherson e a Zaporizhzhya si sono espresse a favore del ripristino della nostra unità storica. Grazie!
Da secoli i Paesi occidentali affermano di portare libertà e democrazia alle altre nazioni. È esattamente il contrario: invece della democrazia [portano] repressione e sfruttamento; invece della libertà [portano] schiavitù e violenza. L’intero ordine mondiale unipolare è intrinsecamente antidemocratico e non-libero, è ingannevole ed ipocrita in tutto e per tutto.
Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo ad aver usato due volte le armi nucleari, distruggendo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Tra l’altro, creando un precedente.
Lasciate che vi ricordi anche che gli Stati Uniti, insieme agli inglesi, durante la Seconda Guerra Mondiale hanno ridotto in rovina Dresda, Amburgo, Colonia e molte altre città tedesche senza alcun obiettivo militare. Ed è stato fatto in modo dimostrativo, senza, ripeto, obiettivi militari. C’era un solo obiettivo: proprio come nel caso dei bombardamenti nucleari in Giappone, intimidire sia il nostro Paese che il mondo intero.
Gli Stati Uniti hanno lasciato un segno terribile nella memoria dei popoli della Corea e del Vietnam con barbari bombardamenti “a tappeto”, l’uso del napalm e armi chimiche.
Ad oggi occupano di fatto ancora Germania, Giappone, Repubblica di Corea e altri paesi, e allo stesso tempo li chiamano cinicamente “alleati” alla pari. Ascoltate, ma che tipo di alleanza è questa? Tutto il mondo sa che i leader di questi Paesi vengono spiati e che i loro capi di stato vengono intercettati non solo nei loro uffici, ma anche nelle loro case. È un vero peccato. Un peccato sia per chi fa questo, sia per chi, come uno schiavo, ingoia silenziosamente e docilmente questa meschinità.
Gridano ordini e insulti all’indirizzo dei loro vassalli e la chiamano solidarietà euro-atlantica; lo sviluppo di armi biologiche, esperimenti su persone viventi, anche in Ucraina, [la chiamano] nobile ricerca scientifica.
È con la loro politica distruttiva, [con le loro] guerre e rapine che hanno provocato la colossale ondata di flussi migratori di oggi. Milioni di persone subiscono privazioni, abusi, muoiono a migliaia, nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Ora esportano pane dall’Ucraina. Dove va a finire [questo pane] con il pretesto di “fornire sicurezza alimentare ai paesi più poveri del mondo”? Dove sta andando? Va tutto ai paesi europei. Solo il 5% è andato ai paesi più poveri del mondo. Ancora una volta un’altra truffa e un vero e proprio inganno.
L’élite americana sta di fatto usando la tragedia di queste persone per indebolire i propri concorrenti, per distruggere gli stati nazionali. Questo vale anche per l’Europa, questo vale anche per l’identità di Francia, Italia, Spagna e altri paesi con una storia secolare.
Washington sta chiedendo sempre più sanzioni contro la Russia e la maggior parte dei politici europei obbedisce servilmente. Capiscono chiaramente che gli Stati Uniti, spingendo l’UE ad abbandonare completamente l’energia e le altre risorse russe, stanno praticamente deindustrializzando l’Europa e si stanno impadronendo completamente del mercato europeo – capiscono tutto, queste élite europee, capiscono tutto, ma preferiscono servire gli interessi degli altri. Questo non è più servilismo, ma un tradimento diretto dei loro popoli. Ma Dio li benedica, sono affari loro.
Ma le sanzioni non bastano agli anglosassoni, che sono quindi ricorsi al sabotaggio – incredibile, ma vero – facendo saltare i gasdotti internazionali del Nord Stream, che corrono lungo il fondo del Mar Baltico, distruggendo di fatto l’intera infrastruttura energetica paneuropea. È chiaro a tutti [chi sono] coloro che ne beneficiano. Lo ha fatto [il sabotaggio] chi ne trae vantaggio, ovviamente.
Il diktat statunitense si basa sulla forza bruta, sulla legge del primato. A volte è ben confezionata, altre volte non lo è, ma l’essenza è la stessa: la legge del pugno. Da qui il dispiegamento e il mantenimento di centinaia di basi militari in ogni angolo del mondo, l’espansionismo della NATO, i tentativi di formare nuove alleanze militari come AUKUS e simili. Si sta inoltre lavorando attivamente per creare un collegamento politico-militare tra Washington-Seoul-Tokyo. Tutti gli stati che possiedono o aspirano a possedere un’autentica sovranità strategica e sono in grado di sfidare l’egemonia occidentale sono automaticamente inclusi nella categoria dei nemici.
È su questi princìpi che si fondano le dottrine militari degli Stati Uniti e della NATO, che vogliono nientemeno che il dominio totale. Le élite occidentali presentano i propri piani neocoloniali nello stesso modo ipocrita, persino con pretese di pace, parlano di una sorta di contenimento, una parola così subdola che, in realtà, significa solo una cosa: minare qualsiasi centro sovrano di sviluppo.
Abbiamo già sentito parlare del contenimento di Russia, Cina, Iran. Credo che altri paesi dell’Asia, dell’America Latina, dell’Africa, del Medio Oriente, così come gli attuali partner e gli alleati degli Stati Uniti, siano i prossimi. Sappiamo che quando qualcosa non è di loro gradimento, impongono sanzioni anche contro gli alleati: prima contro una banca, poi contro un’altra; ora contro una società, ora contro un’altra. È una pratica che verrà ampliata. Prendono di mira tutti, compresi i nostri vicini più prossimi: i paesi della comunità degli Stati indipendenti (CSI).
È evidente che l’Occidente desidera questo da molto tempo. Così, avviando un corpo di sanzioni contro la Russia, credevano che sarebbero stati ancora una volta in grado di compattare il mondo intero attorno ai loro comandi. Ma, come si è scoperto, una prospettiva così rosea non entusiasma tutti, tranne i veri masochisti politici e gli ammiratori di altre forme non convenzionali di relazioni internazionali. La maggior parte degli stati si rifiuta di “seguire la strada maestra” e opta invece per un modo ragionevole di cooperare con la Russia.
L’Occidente chiaramente non si aspettava una tale recalcitranza. Sono così abituati a prendere tutto con la forza, il ricatto, la corruzione e l’intimidazione che si convincono che questi metodi funzioneranno per sempre, come se fossero congelati nel passato.
Tale presunzione è una conseguenza diretta non solo del famigerato concetto della propria esclusività – e anche questa è davvero stupefacente – ma anche di una vera e propria “fame di informazioni” in Occidente. Hanno annegato la verità in un oceano di miti, illusioni e falsità per mezzo di una propaganda estremamente aggressiva, mentendo incautamente, come Goebbels. Più incredibile è la bugia, più velocemente la gente ci crederà: è così che agiscono, secondo questo principio.
Ma le persone non possono essere nutrite con dollari ed euro stampati. È impossibile nutrirsi con questi pezzi di carta, ed è impossibile riscaldare una casa con la capitalizzazione virtuale e gonfiata dei social network occidentali. Tutto ciò che sto dicendo è importante. Ma non meno importante è ciò che ho appena detto: i soldi stampati non sfamano nessuno – serve cibo; queste inflazioni gonfiate non scaldano nessuno – serve energia.
Ecco perché i politici europei devono convincere i propri concittadini a mangiare meno, lavarsi meno spesso e vestirsi più caldi a casa. E quelli che iniziano a fare domande giuste: “Perché è così?” – vengono subito dichiarati nemici, estremisti e radicali. [I politici europei] girano le carte in tavola e puntano il dito contro la Russia, dicendo: ecco chi è la fonte di tutti i vostri problemi. Mentono, di nuovo.
Quello che voglio sottolineare è che ci sono tutte le ragioni per credere che le élite occidentali non cercheranno vie d’uscita costruttive alla crisi alimentare ed energetica globale che si è creata. Altrimenti dovrebbero ammettere che è stata colpa loro, e della loro politica di lunga data, [avviata] già molto prima della nostra Operazione Militare Speciale in Ucraina, nel Donbass. Non intendono risolvere i problemi dell’ingiustizia e della disuguaglianza. C’è il timore che siano pronti ad usare altre ricette a loro familiari.
E qui vale la pena di ricordare che l’Occidente è uscito dalle contraddizioni del primo Novecento attraverso la Prima Guerra Mondiale. I profitti della Seconda Guerra Mondiale hanno permesso agli Stati Uniti di superare finalmente le conseguenze della Grande Depressione e di diventare la più grande economia del mondo, imporre al pianeta il potere del dollaro come valuta di riserva globale. L’Occidente ha ampiamente superato la crisi degli anni ’80 – che si è aggravata negli anni ’90 – appropriandosi dell’eredità e delle risorse dell’Unione Sovietica, che alla fine è crollata. Questo è un dato di fatto.
Ora, per districarsi da un altro groviglio di contraddizioni, hanno bisogno a tutti i costi di spezzare la Russia e gli altri Stati che scelgono la via dello sviluppo sovrano per depredare ancora di più le ricchezze altrui e grazie a queste mettere una pezza sopra ciò di cui sono responsabili. Se ciò non dovesse accadere, non escludo che cercheranno di far crollare il sistema, a cui potranno dare la colpa di tutto, oppure, Dio non voglia, decideranno di usare la nota formula “la guerra cancellerà tutto”.
La Russia comprende la propria responsabilità nei confronti della comunità mondiale e farà di tutto per far rinsavire queste teste calde.
È chiaro che l’attuale modello neocoloniale è definitivamente spacciato. Ma ancora una volta i suoi veri padroni si aggrapperanno ad esso fino alla fine. Semplicemente, non hanno nulla da offrire al mondo se non lo stesso sistema di rapina e di brigantaggio.
In effetti, sputano sul diritto naturale di miliardi di persone, la maggior parte dell’umanità, alla libertà e alla giustizia, alla possibilità di determinare da soli il proprio futuro. Ora sono passati alla negazione radicale della moralità, della religione e della famiglia.
Rispondiamo ad alcune domande molto semplici per noi stessi. Voglio ora tornare a quanto ho detto, voglio rivolgermi a tutti i cittadini del Paese, non solo ai colleghi che sono qui in aula, a tutti i cittadini della Russia: vogliamo avere, qui, nel nostro Paese, in Russia, al posto di mamma e papà, i “genitore uno”, “genitore due”, “genitore tre” (sono totalmente impazziti!)? Vogliamo davvero che le perversioni che portano al degrado e all’estinzione siano imposte ai bambini nelle nostre scuole fin dalle elementari? Vogliamo che venga insegnato loro che oltre alle donne e agli uomini ci sono presumibilmente altri generi e che venga loro proposto un intervento di riassegnazione del sesso? Vogliamo tutto questo per il nostro Paese e per i nostri figli? Per noi tutto questo è inaccettabile, abbiamo un futuro diverso, il nostro.
Ripeto, la dittatura delle élite occidentali è diretta contro tutte le società, compresi gli stessi popoli dei paesi occidentali. Questa è una sfida per tutti. Questa negazione totale dell’uomo, la sovversione della fede e dei valori tradizionali, la soppressione della libertà assumono le caratteristiche di una “religione al contrario” – un vero e proprio satanismo. Nel Discorso della Montagna, Gesù Cristo, denunciando i falsi profeti, dice: “Dai loro frutti li riconoscerete”. E questi frutti velenosi sono già evidenti alle persone – non solo nel nostro paese, in tutti i paesi, comprese molte persone nello stesso Occidente.
Il mondo è entrato in un periodo di trasformazioni rivoluzionarie, che sono di natura fondamentale. Si stanno formando nuovi centri di sviluppo, che rappresentano la maggioranza – la maggioranza! – della comunità mondiale e che sono pronti non solo a dichiarare i propri interessi, ma anche a proteggerli, e che vedono nella multipolarità un’opportunità per rafforzare la propria sovranità, e quindi per ottenere una vera libertà, una prospettiva storica, il proprio diritto ad uno sviluppo indipendente, creativo e originale, ad una vita armoniosa.
In tutto il mondo, compresi Europa e Stati Uniti, come ho detto, ci sono molte persone che la pensano come noi e sentiamo, vediamo il loro sostegno. In diversi Paesi e società si sta sviluppando un movimento di liberazione anticoloniale contro l’egemonia unipolare. La sua presenza soggettiva non potrà che aumentare. È questa forza che determinerà la futura realtà geopolitica.
Cari amici!
Oggi lottiamo per un percorso giusto e libero, prima di tutto per noi stessi, per la Russia, affinché la dittatura, il dispotismo diventino per sempre un ricordo del passato. Sono convinto che i Paesi e i popoli capiscano che una politica basata sull’esclusività di qualcuno, sulla soppressione di altre culture e popoli, è intrinsecamente criminale, [che capiscano] che dobbiamo voltare questa pagina vergognosa. Il crollo dell’egemonia occidentale che è iniziato è irreversibile. E lo ripeto ancora: non sarà più come prima.
Il campo di battaglia a cui il destino e la storia ci hanno chiamato è il campo di battaglia per il nostro popolo, per una grande Russia storica. Per una grande Russia storica, per le generazioni future, per i nostri figli, nipoti e pronipoti. Dobbiamo proteggerli dalla schiavitù, dai mostruosi esperimenti che cercano di paralizzare le loro menti e le loro anime.
Oggi lottiamo affinché non venga mai in mente a nessuno che la Russia, il nostro popolo, la nostra lingua, la nostra cultura possano essere presi e cancellati dalla storia. Oggi abbiamo bisogno del consolidamento dell’intera società, e tale coesione può basarsi solo sulla sovranità, sulla libertà, sulla creazione e sulla giustizia. I nostri valori sono umanità, misericordia e compassione.
E voglio concludere il mio discorso con le parole di un vero patriota, Ivan Alexandrovich Ilyin: “Se considero la Russia la mia patria, significa che amo in russo, contemplo e penso, canto e parlo russo; che credo nella forza spirituale del popolo russo. Il suo spirito è il mio spirito; il suo destino è il mio destino; la sua sofferenza è il mio dolore; la sua fioritura è la mia gioia”.
Dietro queste parole c’è una grande scelta spirituale che molte generazioni di nostri antenati hanno seguito per più di mille anni di esistenza dello Stato russo. Oggi questa scelta viene fatta da noi, dai cittadini delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, dagli abitanti delle regioni di Zaporizhzhya e di Kherson, che hanno scelto di stare con la loro gente, di stare con la Patria, di vivere il suo destino, di vincere insieme ad essa.
Dietro di noi c’è la verità, dietro di noi c’è la Russia!
Quando la propaganda parla di “-discorso delirante” ma in realtà c’è da tremare.
Ascoltate bene e aprite mente e cuore … la verità ci renderà liberi.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov al Consiglio di Sicurezza dell’ONU:
▪️Quello che sta accadendo in Ucraina dal 2014 è l’impunità;
▪️I residenti del Donbass sono stati uccisi e continuano ad essere uccisi solo perché non hanno riconosciuto i risultati del colpo di stato in Ucraina;
▪️In Ucraina da molti anni la popolazione è mobilitata in battaglioni nazionalisti;
▪️Il regime di Kiev negli ultimi anni ha condotto un’offensiva totale contro la popolazione di lingua russa;
▪️Le strutture internazionali non hanno trovato il coraggio di incoraggiare le autorità ucraine ad adempiere ai propri obblighi nel campo dei diritti umani;
▪️La decisione di un referendum di alcune regioni dell’Ucraina è stata una risposta alle dichiarazioni di Zelensky;
▪️ In Ucraina distruggono libri in russo, comportandosi come nella Germania nazista;
▪️L’Ucraina si è definitivamente trasformata in uno stato totalitario nazista;
▪️La deliberata fomentazione del conflitto in Ucraina da parte dell’Occidente rimane impunita;
▪️Le forze alleate in Ucraina si confrontano con la macchina da guerra dell’Occidente;
▪️Le forze armate ucraine stanno usando tattiche terroristiche, usando i civili come scudi umani;
▪️La Federazione Russa ha molte prove delle azioni criminali dell’esercito ucraino;
▪️Tutti i colpevoli di crimini di guerra in Ucraina saranno ritenuti responsabili;
▪️Il Segretario Generale delle Nazioni Unite deve convincere Kiev a pubblicare un elenco delle persone morte a Bucha;
▪️La Federazione Russa ha prove della partecipazione di cittadini di Gran Bretagna, Canada, USA, Paesi Bassi alle ostilità dalla parte dell’Ucraina;
▪️Più di 3.000 ricorsi per crimini contro gli abitanti del Donbass sono stati inviati alla Corte penale internazionale, sono stati ignorati;
▪️La Federazione Russa non conta sulla giustizia della Corte penale internazionale e di una serie di altre istituzioni internazionali;
◾️La Federazione Russa non consentirà all’Ucraina di creare un punto d’appoggio per le minacce alla sicurezza russa.
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Le principali dichiarazioni del presidente della commissione elettorale della regione di Kherson Marina Zakharova:
▪️Sono state prodotte 750.000 schede per lo svolgimento di un referendum sull’adesione alla Federazione Russa nella regione di Kherson;
▪️Sono attese le provocazioni delle Forze armate ucraine durante il referendum nella regione di Kherson, ma le autorità e le forze di sicurezza sono pronte a garantire la sicurezza;
▪️Sono state costituite sezioni estere per i residenti della regione di Kherson nella Federazione Russa, nella DNR, nella LNR e nella regione di Zaporozhye;
▪️I residenti dei distretti della regione di Nykolaev, annessi alla regione di Kherson, voteranno al referendum presso i seggi elettorali;
▪️Nella regione di Kherson ha iniziato a funzionare una hotline su un referendum sull’adesione alla Federazione Russa. Sono state ricevute oltre 200 chiamate;
▪️I cittadini del DNR, LNR e residenti della regione di Zaporozhye potranno votare a referendum sul territorio della regione di Kherson;
▪️Al referendum nella regione di Kherson parteciperanno osservatori provenienti da Europa, Asia e Africa, compresi i deputati dei parlamenti europei.
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‼️ NUOVO MASSACRO DI CIVILI A DONETSK CON ARMI NATO: LA TESTIMONIANZA DIRETTA DEL GIORNALISTA ELISEO BERTOLASI
“«Quando il parente disperato, di un una delle vittime ha saputo che ero italiano ha urlato verso di me tutta la sua rabbia sapendo che questi massacri vengono compiuti con armi della NATO, ha augurato che anche gli italiani che a cuor leggero sono tanto favorevoli all’invio di armi a Kiev provino sulla loro pelle questa tragedia e questi lutti… Impossibile replicare! Ho provato solo tanto dolore e tanta vergogna!!”
Roma, 7 set. (askanews) – Ci sono stati “cambiamenti tettonici irreversibili” nel sistema delle relazioni internazionali e l’asse della crescita economica e tecnologica si è spostato verso l’Asia-Pacifico, ha detto il presidente russo Vladimir Putin parlando a Vladivostok all’Eastern Economic Forum, mentre la guerra in Ucraina ha deteriorato i rapporti con l’Occidente ed è in corso un duro conflitto sul gas con l’Europa. Il Presidente russo ha denunciato la “febbre delle sanzioni” che “minaccia il mondo intero”.
“La pandemia è stata sostituita da altre sfide, anch’esse di natura globale, che minacciano il mondo intero.
Mi riferisco alla febbre sanzionatoria dell’Occidente, ai suoi palesi tentativi aggressivi di imporre modelli di comportamento ad altri Paesi, di privarli della loro sovranità e di piegarli alla sua volontà”.
Putin ha poi avvertito: “Per quanto alcuni vorrebbero isolare la Russia, farlo, come abbiamo sempre detto, è impossibile”. Inoltre, Putin ha accusato l’Occidente di essere responsabile di una catastrofe umanitaria senza precedenti, dirottando la gran parte del grano ucraino sui propri mercati e non in Africa.
Anticipando l’intenzione di discuterne con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che è stato garante dell’accordo che ha portato a un parziale sblocco dei porti ucraini per l’export di grano.
Prima parte dell’intervista della portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova concessa in esclusiva a Giorgio Bianchi per Visione Tv Traduzione simultanea: Mark Bernardini.
Secondo Putin, una colonia “non ha prospettive storiche e non ha alcuna possibilità di sopravvivere a una lotta geopolitica così crudele” come quella attualmente in corso.
Putin: “Un Paese o è sovrano o è una colonia”.
“E una colonia non ha alcuna prospettiva di sopravvivere alla lotta geopolitica” (Si veda anche QUI, QUI e QUI).
Il presidente russo Vladimir Putin ha commemorato giovedì il 350° anniversario della nascita dell’imperatore Pietro il Grande: “Che dobbiamo difenderci, combattere, è evidente.
Non è cambiato quasi nulla.
Sembra che Pietro I abbia combattuto contro la Svezia e abbia preso qualcosa a qualcuno.
Non ha preso nulla, l’ha ripreso”, ha detto Putin dopo aver inaugurato una mostra dedicata all’imperatore che ha governato la Russia per 43 anni (1682-1725). In un chiaro riferimento all’”operazione militare speciale” della Russia in Ucraina, Putin ha detto: “A quanto pare, è toccato a noi riprendere e consolidare”…
tratto da:
Il 13 Maggio è stata indetta una riunione d’emergenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sui laboratori biologici segreti in Ucraina. Di seguito un estratto delle dichiarazioni del Rappresentante Permanente Vassily Nebenzia .
“Minacce alla pace e alla sicurezza internazionale”
Continuiamo a ricevere prove documentali molto preoccupanti che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è direttamente coinvolto nell’attuazione in quel paese di pericolosi progetti biologici che hanno i tratti caratteristici di un programma biologico militare segreto. Questa attività è stata intrapresa nel mezzo dell’Europa orientale e vicino ai confini occidentali della Russia, ponendo così una vera minaccia alla sicurezza biologica del nostro paese, della regione e del mondo intero, se si tiene conto della natura transfrontaliera delle minacce biologiche.
Solo la nostra operazione militare speciale è stata in grado di fermare questa pericolosa attività. Sono trascorsi due mesi dal nostro ultimo incontro su questo argomento, in cui sono emerse nuove prove. Abbiamo fatto circolare tutto il materiale nel Consiglio di Sicurezza. Permettetemi di attirare la vostra attenzione sui pezzi più eloquenti. Come deduciamo dai documenti del Progetto 3007 “Monitoraggio della situazione epidemiologica e ambientale relativa alle malattie pericolose di origine acquatica in Ucraina”, gli specialisti ucraini, sotto la supervisione di scienziati americani, hanno raccolto sistematicamente campioni d’acqua in alcuni dei principali fiumi ucraini, incluso il Dnepr , Danubio e Dniester, nonché nel canale della Crimea settentrionale. L’obiettivo era determinare la presenza di agenti patogeni particolarmente pericolosi, inclusi colera, tifo, epatite A ed E, e trarre conclusioni sulla loro possibile diffusione nell’acqua per valutare le proprietà di danno dei campioni selezionati. Tutti i ceppi raccolti sono stati successivamente esportati negli USA. Si pone una domanda: per cosa? Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di una raccolta di agenti patogeni pericolosi che possono diffondersi nei fiumi di quella regione? Basterà un breve sguardo alla mappa delle risorse idriche dell’Ucraina perché chiunque si renda conto che i risultati di questa “ricerca scientifica” possono essere utilizzati per avviare un disastro biologico, e non solo in Russia, ma anche nel Mar Nero e nel Mar d’Azov , nonché nell’Europa orientale, comprese Bielorussia, Moldova e Polonia.
I documenti indicano che il regime di Kiev ha tentato di ottenere l’accesso alle opportunità tecniche per la consegna di agenti biologici pericolosi per via aerea. L’anno scorso l’Ucraina ha inviato una richiesta al produttore turco di UAV Baykar Makina in merito alla possibilità di dotare i droni Bayraktar di apparecchiature che consentano loro di spruzzare più di 20 litri di aerosol durante il volo per più di 300 chilometri. Una copia di questa lettera è inclusa nella serie di documenti che abbiamo fatto circolare in Consiglio il 19 aprile. Se dotato di tale sistema di aerosol e con un raggio di volo di 300 chilometri, un tale drone rappresenterà una vera minaccia di spruzzare pericolosi aerosol biologici sul territorio della Russia. Nel gennaio 2022, l’Ucraina avrebbe acquistato tramite organizzazioni intermediarie più di 50 dispositivi di questo tipo, che possono essere utilizzati per applicare formulazioni biologiche e sostanze chimiche tossiche. Il 9 marzo 2022, tre velivoli senza pilota dotati di contenitori da 30 litri e apparecchiature sprinkler sono stati rilevati da unità di ricognizione russe nella regione di Kherson. Alla fine di aprile, altri 10 sono stati trovati vicino a Kakhovka. Il ministero della Difesa russo ha ottenuto prove scioccanti che alcuni progetti attuati dal Pentagono sul territorio dell’Ucraina mettono a rischio la vita e la salute dei volontari, cittadini ucraini. La documentazione del progetto UP-8 prevede che gli incidenti “minori” con i soggetti del test devono essere segnalati al Comitato etico degli Stati Uniti entro 72 ore, mentre gli incidenti gravi, inclusa la morte di volontari, devono essere segnalati entro 24 ore. Significa che quegli esperimenti inizialmente ammettevano la possibilità di un esito letale, sebbene la documentazione ufficiale del progetto scrivesse solo sulla raccolta standard di campioni di sangue. Che tipo di prelievo di sangue era se i soggetti del test potessero morire in seguito?
Ci sono prove che confermano il coinvolgimento diretto dell’establishment politico americano nel finanziamento dell’attività biologica militare in Ucraina attraverso appaltatori del Pentagono, come Black & Veatch e Metabiota . E i loro obiettivi erano ben lontani dal promuovere la scienza. In particolare, una lettera del vicepresidente di Metabiota afferma che l’obiettivo dell’azienda in Ucraina è “garantire l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina dalla Russia” – un compito molto insolito per un’azienda biotecnologica, per non dire altro. In riunioni precedenti abbiamo informato il Consiglio che l’Ucraina, finanziata e sponsorizzata dall’Agenzia statunitense per la riduzione delle minacce alla difesa, ha sviluppato una rete di laboratori biologici che conducono RnD biologico militare. Secondo i nostri dati precedenti, questa rete copriva Kiev, Odessa, Lvov, Kharkov, Dnipro, Kherson, Ternopol, Uzhgortod e Vinnitsa. Ora Mariupol si è unito a questa lista. In due biolab di questa città abbiamo scoperto prove di distruzione di emergenza di documenti che confermano l’impegno con l’establishment militare statunitense. Un’analisi preliminare della documentazione esistente indica l’uso di Mariupol come centro regionale per la raccolta e la certificazione dei patogeni del colera. I ceppi selezionati sono stati inviati al Public Health Center di Kiev, che è responsabile del proseguimento della spedizione di biomateriali negli Stati Uniti. Queste attività sono state svolte dal 2014, come testimonia il trasferimento di ceppi. Nel laboratorio sanitario ed epidemiologico di Mariupol è stato trovato un atto di distruzione della raccolta del patogeno datato 25 febbraio 2022. Secondo esso, questo laboratorio ha gestito agenti patogeni di colera, tularemia e antrace, che sono potenziali agenti di armi biologiche.
Parte della collezione del laboratorio veterinario non è stata distrutta in fretta. Specialisti russi hanno scoperto lì agenti patogeni che non sono caratteristici della medicina veterinaria, come tifo, febbre paratifoide e cancrena gassosa. L’ultima volta abbiamo parlato di un forte aumento dell’incidenza della tubercolosi nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Quei casi sono stati causati da un nuovo patogeno della tubercolosi multi resistente. Ora abbiamo motivo di credere che non sia stata una coincidenza. Abbiamo condotto un’indagine su un incidente biologico avvenuto nel distretto di Slavyanoserbsky della LPR nel 2020. Come si è scoperto, nel villaggio di Stepovoe i volantini realizzati sotto forma di banconote false sono stati infettati dall’agente della tubercolosi e distribuiti tra i minori. L’idea era che dopo aver maneggiato denaro, i bambini spesso maneggiano il cibo senza prima lavarsi le mani. L’analisi ha rivelato che quei volantini erano stati contaminati da un agente patogeno della tubercolosi altamente attivo, resistente alla maggior parte dei farmaci anti-tubercolosi. I volantini non avrebbero potuto essere infettati naturalmente, da qualcuno che è malato di tubercolosi, perché la concentrazione dell’agente patogeno era troppo alta. Non sarebbe durato in condizioni naturali, alla luce del sole che produce un effetto battericida. Quindi ci sono tutti segni di contaminazione deliberata e artificiale dei volantini con biomateriale altamente patogeno. Fortunatamente, questi volantini nel villaggio di Stepovoe non hanno fatto danni. Ma se messi insieme, tutti questi fatti confermano una tendenza molto allarmante. Ora farò un punto su un altro episodio che dimostra ancora una volta come il regime di Kiev e i suoi sponsor occidentali si sentono davvero nei confronti del popolo ucraino. Ci sono dati secondo i quali scienziati statunitensi di un laboratorio di Merefa hanno testato farmaci biologici potenzialmente pericolosi su pazienti dell’ospedale psichiatrico clinico regionale n. 3 di Kharkov. Esperimenti disumani simili si sono svolti presso l’ospedale psichiatrico n. 1 nel villaggio di Streleche nella regione di Kharkov. La principale categoria di soggetti era un gruppo di pazienti maschi di età compresa tra 40 e 60 anni con un alto stadio di esaurimento fisico. Questa ricerca era segreta, tutto il personale coinvolto doveva firmare un accordo di riservatezza. Per nascondere la loro affiliazione negli Stati Uniti, gli esperti di ricerca biologica hanno viaggiato attraverso paesi terzi. Man mano che emergono ulteriori informazioni sull’attività dei biolab in Ucraina, emergono ulteriori domande agli alleati NATO degli Stati Uniti. Nuovi documenti rivelano che solo tra il 2016 e il 2019, tremilacinquecento campioni di siero di sangue di cittadini che vivono in 25 regioni dell’Ucraina sono stati prelevati da epidemiologi militari dell’Istituto di microbiologia della Bundeswehr. Mi chiedo, cosa per l’esercito tedesco avrebbe bisogno di materiali biologici del popolo ucraino?
Abbiamo anche documenti che confermano il coinvolgimento della Polonia nella ricerca biologica in Ucraina, condotta insieme ai principali contraenti del Pentagono (in particolare, il Battelle Institute con sede negli Stati Uniti). Signor Presidente, Credo che oggi i nostri colleghi occidentali lanceranno un’altra parte di accuse infondate legate alla “propaganda”. Ecco perché prestiamo molta attenzione alla raccolta di un corpus di prove e facciamo circolare regolarmente nel Consiglio di Sicurezza e nell’Assemblea Generale i documenti originali che vengono a disposizione del nostro Ministero della Difesa. Tutti possono accedervi. Sono centinaia di pagine, firmate da funzionari concreti di Ucraina e Stati Uniti. I documenti aiutano a capire meglio cosa esattamente il regime di Kiev e i suoi sponsor occidentali vorrebbero nascondere alla comunità globale.
Questi sono segnali molto allarmanti, soprattutto alla luce del fatto che la legislazione statunitense consente l’attività biologico-militare e che la legislazione nazionale in questo settore è superiore a quella internazionale in quel paese. Consentitemi di chiedere ai rappresentanti dell’Ucraina: se l’attività che svolgete nei biolab in Ucraina e nel mondo intero è pacifica come dite, allora perché non accettate di metterla sotto il controllo internazionale e perché impedite alla comunità internazionale di avere tutti gli strumenti necessari a tal fine? Questo sarebbe il modo più semplice per spazzare via tutti i dubbi e le accuse, se davvero sono assolutamente infondate come dici tu. Sfortunatamente, finora si suggerisce solo una spiegazione: hai qualcosa da nascondere. Colleghi, Abbiamo raccolto una quantità considerevole di materiali che puntano direttamente alle violazioni della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche da parte degli Stati Uniti e dell’Ucraina. Continueremo a raccogliere e analizzare i dati rilevanti. Poiché la parte statunitense si rifiuta di prendere parte a qualsiasi discussione costruttiva su questo argomento, intendiamo attivare i meccanismi previsti negli articoli 5 e 6 della BWC. Non appena avremo finito di raccogliere i materiali, li sottoporremo al Consiglio di Sicurezza per un’indagine. Ci auguriamo che ci consentirà di frenare le attività biologiche militari che rappresentano una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e di portare i responsabili a renderne conto.Grazie.
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Questa puntata di Sottotraccia è uno ‘speciale’ dedicato al documentario di Massimo Mazzucco, “Ucraina, l’altra verità“.
Il filmato propone i fatti che hanno portato al conflitto attuale.
La grande capacità divulgativa di Mazzucco ha condotto in breve tempo il documentario ad essere virale in rete nonostante lo “shadow ban”operato da Youtube che ha messo il contenuto in ombra sulla piattaforma. La visione del documentario è preceduta dalla presentazione con il giornalista, regista e scrittore Franco Fracassi. Al termine un interessante dibattito con l’autore e il giornalista di lungo corso Toni Capuozzo, che recentemente è stato al centro di numerose polemiche per aver voluto proporre un approccio alla questione Ucraina, che interroga i fatti senza accontentarsi della narrazione di una sola delle parti in conflitto.
Alla fine ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a mantenere tutte le promesse che vi avevamo fatto. Siamo riusciti a raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati, per voi, con voi e grazie a voi.
Byoblu canale unico nazionale del Digitale Terrestre (262): fatto!
Byoblu su satellite e visibile su Tivùsat (462): fatto!
Byoblu su Sky (816): fatto!
Byoblu in radio (byoblu.radio): fatto!
Byoblu sta finalmente diventando una realtà sufficientemente grande e strutturata per poter giocare alla pari con le grandi testate mainstream. Byoblu sta finalmente diventando quel canale di informazione che abbiamo sempre sognato come Popolo, come Paese e di cui la storia recente della nostra società ha sempre avuto bisogno.
È per questo che proprio ora, nel momento di massimo sforzo – come un grande aereo che si appresta a spiccare il volo – abbiamo bisogno della spinta di tutti. Abbiamo proprio bisogno di voi!
Non lasciamo cadere questo progetto proprio adesso, a un passo dalla meta.
Aiutaci a raggiungerla, facciamo insieme quest’ultimo passo.
Grazie!
“In Donbas combattete per la patria e per il suo futuro”
“Oggi, le milizie del Donbass, insieme ai soldati dell’esercito russo, stanno combattendo sulla loro terra, dove Svyatoslav e Vladimir Monomakh, i soldati Rumyantsev e Potemkin, i soldati Suvorov e Brusilov, dove gli eroi della Grande Guerra Patriottica – Nikolay Vatutin, Sidor Kovpak e Lyudmila Pavlichenko si sono battuti fino alla morte.
Mi rivolgo ora alle nostre forze armate e alla milizia del Donbass.
State combattendo per la madrepatria, per il suo futuro, affinché nessuno dimentichi le lezioni della seconda guerra mondiale.
Affinché non ci sia posto nel mondo per i boia, i punitori e i nazisti”, le parolòe di Putin nel corso del suo intervento per il Giorno della Vittoria.