DONECK

2023.03.06 – MISSILI DELLE FORZE ARMATE RUSSE HANNO UCCISO “UFFICIALI (anche americani)” DELLA NATO, ALL’INTERNO DI ALCUNI BUNKER CHE FUNGEVANO DA QUARTIER GENERALE SEGRETO

Le forze armate russe hanno lanciato un attacco missilistico contro le infrastrutture ucraine con un gran numero di missili e UAV, distruggendo i quartieri generali segreti della NATO in Ucraina, riferisce WarFiles.

Secondo la parte ucraina, gli attacchi sono stati effettuati con missili:

X-47 “Dagger”,
X-22,
X-101/X-555,
UAV Geranium.

Kiev ha immediatamente riferito che presumibilmente 34 missili sono stati abbattuti e otto “a seguito di contromisure organizzate non hanno raggiunto i loro obiettivi”.

Questo è discutibile anche per gli stessi ucraini, che vedono i risultati degli arrivi dalle loro finestre. I cittadini ritengono che le difese aeree “se sono riuscite ad abbattere qualcosa in avvicinamento, al massimo un paio di inganni”.

Le difese aeree ucraine (e anche americane) non sono in grado di abbattere il “Kinzhal” ad un’altitudine di 20 km, e dopo che il missile ha guadagnato quota, collassa con grande velocità sul bersaglio e non si può fare nulla.

“In effetti, sono stati colpiti i centri di controllo e pianificazione dei bunker e la difesa aerea/radar.

Sono state registrate ingenti perdite di ufficiali, anche americani.

Lo ‘Stato Maggiore ombra’ filo-NATO sembra essere stato colpito duramente”, scrivono gli autori di Military Materials.

In seguito, secondo il settimanale, i rappresentanti dello Stato Maggiore ucraino si sono recati all’ambasciata statunitense, molto probabilmente per consegnare gli elenchi delle vittime.

Si sa che sono stati colpiti anche i SAM IRIS e NASAMS, che hanno sparato sui missili fittizi e sono stati distrutti dagli Ik che li inseguivano.

Quasi immediatamente, le bacheche pubblicitarie che avevano pubblicato queste informazioni sono state bloccate.

Herman Galushchenko, capo del Ministero dell’Energia ucraino, ha ammesso separatamente che l’attacco missilistico ha danneggiato almeno tre centrali termiche. In realtà, sono state colpite strutture energetiche e militari in ben 12 regioni.
https://military.pravda.ru/news/1809393-unichtozheny_tenevye_oficery_nato/

Правда.Ру (https://military.pravda.ru/news/1809393-unichtozheny_tenevye_oficery_nato/)
WF: ракетный удар ВС РФ уничтожил “теневых офицеров” НАТО в бункерных центрах управления
Российский шквальный ракетный удар по украинским объектам не только включал в себя “Кинжа

2023.02.23 – RAZOV: “CON LE ARMI A KIEV L’ITALIA È PARTE DEL CONFLITTO”

L’ambasciatore russo all’ANSA: ‘Contro la volontà dei cittadini’

L’Italia sta diventando “parte” del conflitto in Ucraina fornendo armi a Kiev, che non fanno altro che  “alimentare e inasprire la guerra” .
E’ l’accusa lanciata dall’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, che ha accettato di rispondere alle domande scritte dell’ANSA alla vigilia del primo anniversario del conflitto.
Il diplomatico russo definisce un ricordo del passato le relazioni fino a poco tempo fa privilegiate tra Roma e Mosca.
E insiste nel denunciare le “discriminazioni” a cui, sostiene, vengono sottoposti cittadini, imprenditori e soprattutto artisti russi nel nostro Paese. …

(se vuoi leggere tutto l’articolo CLICCA QUI)

 

 

2023.02.21 – INCONTRO ITALIA E UCRAINA … IL TEATRINO CONTINUA, CHE VERGOGNA!

 

Buongiorno a tutti.
Grazie.
Grazie per l’accoglienza, grazie per il tempo che abbiamo passato insieme, che passeremo ancora insieme in questa emozionante giornata.
Io sono particolarmente contenta di essere qui, ho fortemente voluto essere qui in una delle mie prime missioni bilaterali entro pochi mesi dall’avvio del nuovo governo.
Ho voluto farlo per ribadire il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, per ribadire che l’Italia non intende tentennare in questa vicenda e non lo farà.
Noi siamo a quasi un anno – anche questo volevamo che accadesse: che questa visita si celebrasse prima del 24 febbraio – dal giorno che ha portato indietro le lancette della storia d’Europa di qualche decennio.
L’invasione, che è iniziata in quello scorso 24 febbraio, nella mente di chi la muoveva doveva durare lo spazio di qualche giorno, ma le cose non sono andate come ci si aspettava.
E non sono andate come ci si aspettava perché evidentemente è stata sottovalutata l’eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la propria libertà, la propria sovranità, la propria identità.
Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano, presidente Zelensky.
Perché c’era un tempo nel quale si diceva che l’Italia come Nazione non esistesse e che l’Italia fosse semplicemente un’espressione geografica.
Poi arrivò il Risorgimento italiano e l’Italia dimostrò di essere una Nazione.
È un po’ simile a quello che accade a voi oggi: che qualcuno riteneva che sarebbe stato facile piegare l’Ucraina, perché l’Ucraina non era una Nazione, ma con la capacità che avete avuto di battervi, di resistere, voi avete dimostrato di essere una straordinaria Nazione.
Quindi intanto voglio dire che l’Ucraina al cospetto del mondo ha già vinto la sua battaglia per rivendicare la propria identità.
Ho letto su un quotidiano italiano il verso di un giovane soldato ucraino che prima di arruolarsi nell’esercizio faceva il giornalista, scriveva delle poesie.
Dedica dei versi a un suo commilitone che non ce l’ha fatta e gli dice “prima del confine salva questo amore che cresce dappertutto come le more selvatiche”.
Mi ha fatto riflettere perché racconta il tema che l’amor di Patria è qualcosa che nasce spontaneamente e che non puoi fermare; non ha bisogno di essere indotto e non è qualcosa rispetto a cui puoi far valere la tua coercizione.
E allora noi dobbiamo ricordarci questo, dobbiamo ricordarci che le Nazioni si fondano soprattutto sulla dimensione dei sacrifici che si è disposti a compiere insieme, sulla dimensione dei sacrifici che si sono compiuti insieme.
Questo è un grande insegnamento che l’Ucraina dà oggi, è qualcosa che la storia di questo Paese ha già conosciuto, per esempio con il genocidio per carestia indotta provocato dal regime sovietico di Stalin, l’Holodomor, e io sono fiera di venire qui con una risoluzione approvata dalla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati sul riconoscimento dell’Holodomor come genocidio, perché solo sulla verità e sulla giustizia si costruisce la pace tra i popoli.
Il prezzo che l’Ucraina sta pagando è un prezzo molto alto.
Noi l’abbiamo visto stamattina.
Abbiamo voluto recarci a Bucha, a Irpin per vedere con i nostri occhi la devastazione, la sofferenza e per cercare di trasmettere quello che abbiamo visto anche ai nostri popoli, perché a volte si tende a raccontare la storia magari con i numeri, con le astrazioni, ma è vita, carne, morte, sofferenza, capacità di reagire.
E credo che vada raccontata questa storia nella sua umanità, credo che vada ricordato che quello che ieri accadeva Bucha o a Irpin oggi accade in molte altre città in Ucraina – penso alla città simbolo di Bachmut, penso a quello che mi è stato raccontato stamattina su persone che venivano uccise mentre erano al mercato, non lontano da qui, nella stessa ora in cui noi visitavamo la devastazione dei mesi passati.
E credo, ripeto, che sia diverso vederlo con i propri occhi e io farò quello che posso per trasferire questo racconto a ogni italiano, perché qui non sono in gioco teorie astratte, ma sono in gioco la vita e la morte delle persone, e di fronte a questo è impossibile girarsi dall’altra parte. Però dico qualcosa di più: è impossibile girarsi dall’altra parte e sarebbe anche molto stupido farlo, non solo perché qui c’è un popolo aggredito, ma perché gli interessi ucraini coincidono con gli interessi dell’Europa.
Le sorti dell’Unione europea e delle democrazie occidentali passano anche per la vittoria dell’Ucraina di fronte a chi vuole calpestare il diritto internazionale con la forza.
E si illude chi pensa che girandosi dall’altra parte costruirà la pace. Chi pensa di potersi girare dall’altra parte sta solamente avvicinando la guerra.
La battaglia che combatte il popolo ucraino è una battaglia che combatte per ciascuno di noi ed è giusto che noi si faccia la nostra parte. È quello che l’Italia ha fatto dall’inizio, anche lavorando come abbiamo fatto anche oggi nelle nostre interlocuzioni sulla soluzione del conflitto, immaginare strade per arrivare a una soluzione del conflitto.
Tutti vogliamo la pace, però bisogna intendersi su cosa pace sia, perché nessuna pace ingiusta per l’Ucraina può essere vera pace; nessuna pace che preveda una resa degli ucraini può essere vera pace, sarebbe banalmente un’invasione e un’invasione non è pace, è un’altra cosa; così come una vittoria della Russia non sarebbe pace ma sarebbe appunto un’invasione, e una sconfitta dell’Ucraina altro non rappresenterebbe che il preludio di una possibile invasione di altri Stati europei.
Questo è quello che alcuni in Europa fingono di non capire. Io credo che le cose vadano chiamate con il loro nome.
Chi sostiene l’Ucraina anche militarmente è chi lavora per la pace, ed è quello che facciamo noi ogni giorno per offrire la possibilità a un popolo, che chiaramente non aveva di partenza le stesse forze da mettere in campo, la possibilità di difendersi.
Io penso che vada riconosciuto in ogni caso che, oltre a esserci un aggressore e un aggredito, oggi è l’aggredito, per paradosso, a presentare un piano di pace in dieci punti alla comunità internazionale.
Lo dico perché ho sentito le dichiarazioni di questa mattina, di chi dall’altra parte sostiene di aver fatto del suo meglio per impedire il conflitto.
Rimane agli atti che c’è un aggredito e c’è un aggressore.
Rimane agli atti che per paradosso è l’aggredito che cerca soluzioni diplomatiche, che cerca di discutere di ipotesi di piani di pace.
E io penso che questo sia uno sforzo notevole che va riconosciuto al Presidente Zelensky, che va riconosciuto all’Ucraina.
Noi siamo pronti a fornire ogni possibile assistenza quando ci dovessero essere le condizioni per avviare un qualsiasi negoziato, ma fino ad allora noi offriremo all’Ucraina ogni genere di supporto.
Lo abbiamo fatto finora e continueremo a farlo: supporto militare  – siamo arrivati al nostro sesto pacchetto di invio anche di strumenti militari – basato soprattutto su sistemi di difesa anti-aerea per difendere la popolazione civile, per difendere le infrastrutture strategiche, perché il gioco cinico di provare a piegare la popolazione civile è un gioco a cui bisogna rispondere con determinazione- , sul piano umanitario, sul piano finanziario, sul piano civile – abbiamo visto stamattina la consegna di uno dei tanti generatori di elettricità che l’Italia ha inviato proprio per sostenere la popolazione civile -, sul tema della ricostruzione.
Noi abbiamo parlato molto oggi di ricostruzione, non solo della ricostruzione di quando dovesse finire il conflitto, la ricostruzione è anche adesso, perché il simbolo di un palazzo distrutto che viene ricostruito è un simbolo di speranza e perché parlare di ricostruzione per l’Ucraina vuol dire scommettere sulla vittoria dell’Ucraina, vuol dire sapere che l’Ucraina può vincere questo conflitto.
E io credo che questo sia un grande segnale ed è il motivo per il quale l’Italia lavora per la organizzazione di una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile, sulla quale intendiamo collaborare con grande dinamicità insieme.
C’è un know-how che le imprese italiane, che le eccellenze italiane possono offrire: lo metteremo tutto a disposizione perché l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista nella ricostruzione, da oggi, di questo Paese.
E poi il sostegno politico.
L’Italia riconosce le legittime aspirazioni europee dell’Ucraina che si batte per difendere valori europei di democrazia, di libertà, che è un avamposto della sicurezza nel continente europeo.
Noi per questo abbiamo avuto un ruolo decisivo nel sostenere l’attribuzione per l’Ucraina dello status di Paese candidato all’Unione europea.
E anche su questo intendiamo fare pienamente la nostra parte, così come su un tema che viene discusso meno degli altri, ma che per noi non è secondario: la cooperazione sul piano culturale, sul piano della tutela del patrimonio culturale, del patrimonio artistico.
Su questo l’Italia, che obiettivamente ha un’esperienza senza uguali essendo la Nazione con il più ricco patrimonio artistico del pianeta, sappiamo che può fare la differenza. Stiamo già collaborando nella difesa dell’identità culturale dell’Ucraina.
Tutte queste materie sono oggetto di questa Dichiarazione congiunta che abbiamo firmato oggi con il presidente Zelensky sul percorso di pace, sul percorso di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea, sulla ricostruzione della Nazione.
Torno sul tema della ricostruzione, perché riflettevo stamattina sul fatto che in Italia il nostro ultimo dopoguerra è stato un periodo di grande crescita e di sviluppo. Sono quelli anni che noi chiamiamo “il miracolo Italiano”, sono gli anni che hanno fatto dell’Italia una delle più grandi potenze industriali e la Nazione che è oggi. Ecco, io sono certa che nei prossimi anni noi potremo parlare anche di un miracolo ucraino.
Ed è questo l’augurio che faccio, ed è questo l’impegno che prendo a nome dell’Italia per sostenere questa Nazione in questo importante obiettivo e ribadire, Volodymyr, che l’Italia è con l’Ucraina, che il mondo libero è con voi e che noi vi siamo debitori e non lo dimentichiamo.

 

2023.02.09 – CONFLITTO IN UCRAINA … ECCO IL PERCHE’!

Un servizio inchiesta, andato in onda la sera del 9 febbraio scorso, nel notiziario del canale americano OAN.
Ascoltate tutti molto bene!
Anche qui in Italia, la maggioranza non ha ancora capito nulla di quello che succedeva in Ucraina, prima dell’operazione militare speciale di Putin e della Federazione Russa.
Divulgatelo.
Hanno tutti molto bisogno di capire!

 

2022.08.05 – INTERVISTA A MARIA ZACHAROVA –

Maria Zacharova: “Ridicolo ipotizzare la mano di Mosca dietro la caduta del governo Draghi”

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Prima parte dell’intervista della portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova concessa in esclusiva a Giorgio Bianchi per Visione Tv Traduzione simultanea: Mark Bernardini.
Guarda la seconda parte al link https://youtu.be/xdeJyjSmm4g 
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2022.05.09 – IN DONBAS COMBATTETE PER LA PATRIA E PER IL SUO FUTURO

“In Donbas combattete per la patria e per il suo futuro”

“Oggi, le milizie del Donbass, insieme ai soldati dell’esercito russo, stanno combattendo sulla loro terra, dove Svyatoslav e Vladimir Monomakh, i soldati Rumyantsev e Potemkin, i soldati Suvorov e Brusilov, dove gli eroi della Grande Guerra Patriottica – Nikolay Vatutin, Sidor Kovpak e Lyudmila Pavlichenko si sono battuti fino alla morte.

Mi rivolgo ora alle nostre forze armate e alla milizia del Donbass.

State combattendo per la madrepatria, per il suo futuro, affinché nessuno dimentichi le lezioni della seconda guerra mondiale.

Affinché non ci sia posto nel mondo per i boia, i punitori e i nazisti”, le parolòe di Putin nel corso del suo intervento per il Giorno della Vittoria.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

TRATTO DA

2022.03.31 – LA STRAGE DI ODESSA DIVENTA UN INCENDIO CASUALE: WIKIPEDIA RISCRIVE LA STORIA

LA STRAGE DI ODESSA DIVENTA UN INCENDIO CASUALE_ WIKIPEDIA RISCRIVE LA STORIA

Ai tempi di Wikipedia riscrivere la storia a proprio piacimento è semplicissimo. È sufficiente entrare a fare parte dell’élite degli utenti autorizzati e si possono modificare eventi storici acclarati secondo i propri gusti personali.

Da “massacro” a “incendio casuale”

È quello che è successo alla pagina Wikipedia dedicata al rogo di Odessa, un evento che risale al 2 maggio 2014 e strettamente collegato all’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Bene fino a circa un mese fa Wikipedia forniva una precisa versione dei fatti. Il rogo di Odessa veniva infatti definito come un massacro presso la Casa dei sindacati in Ucraina ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo.

È bastato un mese, inframmezzato dall’inizio delle ostilità tra Russia e Ucraina insieme ad un allineamento della stampa occidentale su posizioni anti russe, per far riscrivere la pagina Wikipedia sulla strage di Odessa. Ora la versione fornita dall’enciclopedia della Wikimedia Foundation è completamente diversa.

Adesso il rogo di Odessa non è più un massacro, ma un semplice incendio verificatosi presso la Casa dei sindacati a seguito di violenti scontri armati tra le fazioni di militanti filo russi e di sostenitori del nuovo corso politico ucraino che ha portato alla morte di 42 persone.

La nuova versione di Wikipedia in contrasto con le fonti ufficiali

Insomma secondo il nuovo corso dell’enciclopedia online sembra che l’incendio scoppiato alla casa dei sindacati di Odessa sia stato un evento casuale, scaturito non si sa bene per quale fenomeno: un po’ di vento? Un improvviso processo di autocombustione? O un fulmine che casualmente ha colpito proprio la casa dei sindacati?

Lascia stupefatti poi l’incredibile piroetta che Wikipedia compie nel descrivere i gruppi ucraini coinvolti negli scontri di Odessa. Da estremisti e neonazisti sono infatti diventati degli innocui sostenitori del nuovo corso politico ucraino. Una versione dei fatti decisamente in contrasto con quanto emerge da tutti i rapporti ufficiali sulla vicenda, compreso il report dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’ONU.

Secondo questo documento tra i gruppi ucraini c’erano diversi esponenti del partito politico Pravyj Sektorche è anche un gruppo paramilitare dichiaratamente neonazista. Non solo. Secondo le ricostruzioni ufficiali i militanti filo russi, numericamente inferiori, si sono rifugiati all’interno della casa dei sindacati di Odessa e sono stati poi circondati dai gruppi ucraini. Sempre secondo le ricostruzioni, dai gruppi ucraini sono partiti diversi colpi di pistola contro l’edificio, nonché un fitto lancio di molotov.

Solo un ristretto gruppo può modificare la pagina

Le indagini non hanno ancora portato ad accertare la responsabilità dell’incendio al 100%, tuttavia non si può negare che un gruppo di filonazisti abbia preso d’assalto un palazzo con molotov e pistolettate, creando quindi tutti i presupposti per la morte di quelle 42 persone. Insomma una versione dei fatti evidentemente occultata dall’enciclopedia del web.

Ora la pagina Wikipedia dedicata al rogo di Odessa risulta bloccata, questo significa che le modifiche possono essere fatte solo dalla stretta cerchia di rollbacker, di utenti convalidati e autoverificati. Si tratta di un ristretto gruppo di persone, spesso nascoste dietro l’anonimato e generalmente scelte dagli amministratori. Ecco come la storia può essere oggi facilmente manipolata da una fondazione con sede a San Francisco.

Come sostenere Byoblu, la Tv dei cittadini

Per sostenere la TV dei cittadini, la vostra televisione, potete fare una donazione mediante bonifico a queste coordinate:

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Importo: libero.

Oppure potete usare il bottone qui sotto per donare con carta di credito o con PayPal.

Grazie!
Claudio Messora

UCRAINA. LA VERITÀ CHE NON CI PIACE (O NON CI FANNO) SENTIRE

Dario Rivolta.

di Dario Rivolta * –

Non avrei voluto continuare a scrivere di Ucraina né parlare ancora di questa guerra che non piace a nessuno. I morti, le distruzioni, la miseria e i drammi che implica sono un colpo al cuore per tutti. Tuttavia, il vergognoso servilismo della stampa dominante e l’ipocrisia di chi si dispera solo per i morti di una parte e non dell’altra, non consentono alla mia coscienza di analista di politica internazionale e di osservatore critico della realtà di tacere in merito alle falsità che continuano ad essere diffuse. La propaganda è sempre stata in ogni guerra uno degli strumenti usati per attirare il consenso verso se stessi e cercare di nullificare quello dei “nemici”. Non ci sarebbe quindi da stupirsi che anche questa volta ognuno vi ricorra. Ciò che mi fa specie è che vastissimi settori della nostra società, i nostri politici di ogni partito, il nostro attuale governo siano tutti diventati attori protagonisti di una tragedia che recitano come fosse una farsa.
Capisco chi sinceramente piange nel vedere le immagini di famiglie in fuga e di bambini impauriti e a volte uccisi da bombe, di cui nemmeno capiscono perché e da dove vengano. Non comprendo però perché non abbiano mostrato la stessa sensibilità quando, sotto bombe molto simili e altrettante distruzioni, ciò avveniva in un’altra regione della stessa Ucraina: il Donbass.
Una possibile spiegazione forse esiste: le immagini della guerra di oggi sono profuse a iosa da tutte le televisioni, i discorsi dei politicanti anti-Russia sono continuamente ripetuti in tutti i telegiornali e sembrano tutti concordare tra loro. Del Donbass non si parlava o lo si descriveva solo come una inspiegabile ribellione di alcuni fanatici. Come accettare che possa esistere un diverso punto di vista se chi volesse esprimerlo viene preventivamente censurato o messo alla berlina da chi gestisce il monopolio della verità?
C’è sempre un po’ di pigrizia in ciascuno di noi nell’andare a cercare documenti passati ed è molto più comodo accettare ciò che viene proposto al momento. Se poi il racconto che si sente o si legge sembra convincente e tutti lo ripetono tale e quale, perché mettersi contro la vulgata generale se farla propria è così comodo? Vorrei allora aiutare questi cuori sensibili invitandoli a guardare anche questo video, girate nel 2015 da una giornalista francese nel Donbass. È impossibile che l’abbiate già visto perché, guarda caso, è stato censurato appena fu proposto poiché non rientrava nella narrativa che faceva comodo a chi detiene il vero potere. È in lingua francese, ma le immagini parlano da sole e comunque per noi italiani capire la parlata dei “cugini” non è così difficile.

Se volete veramente vederlo è meglio che vi affrettiate perché temo che, vedendolo scaricato da un po’ di persone, “qualcuno” lo elimini anche da YouTube.
Naturalmente è più facile, e sembra naturale, affermare che la Russia sia un prepotente aggressore guidata da un autocrate, forse pazzo, che sta cercando di ricomporre con la forza l’impero che fu sovietico e che, come prossimo obiettivo, guarderà ai Paesi Baltici, alla Polonia e magari anche oltre. Peccato che questa narrativa sia totalmente falsa e solo frutto di quella propaganda cui accennavo poco sopra.
La verità, verificabile da chiunque si prenda la briga di scorrere gli avvenimenti degli ultimi vent’anni o di guardare le mappe dell’Europa e i confini della NATO come erano negli anni novanta e come sono oggi, è che nessuno può nascondersi cosa sia veramente accaduto in questi anni e il perché di ciò che accade oggi.
Nessuno vuole o può nascondere i morti civili in tutto il territorio ucraino da che le truppe russe vi sono entrate. Le immagini di palazzi sventrati e di persone di ogni età che si rifugiano negli scantinati sono vere (esattamente lo stesso di quanto accadeva nel Donbass sotto il tiro delle artiglierie dell’esercito ufficiale ucraino) ed è terribile e scandaloso che ciò succeda a pochi chilometri da casa nostra, nell’Europa che si pensa civilizzata. Ma rendersi conto del perché stia succedendo non è superfluo o poco importante.
Il conflitto Russia-Ucraina è stato coltivato da anni, ma non per l’appetito di un feroce Putin che voleva sentirsi il nuovo zar, bensì perché gli Stati Uniti e i loro “amici” polacchi hanno continuato a usare l’Ucraina come parte del loro strategico disegno di annientare la Russia o di renderla un vassallo dei propri interessi politici ed economici.
Questa guerra poteva essere certamente evitata. Bastava concordare che l’Ucraina restasse neutrale e indipendente come lo fu l’Austria dal dopoguerra. Perché si voleva a tutti i costi che entrasse a far parte della NATO? A chi servirebbe? E per fare cosa? Se lo domandino tutti i pacifisti di oggi e trovino una risposta sincera!
La domanda che Mosca sta avanzando da più di vent’anni per le normali vie diplomatiche è di non avere basi NATO sulla porta di casa. Questa domanda noi occidentali abbiamo sempre fatto finta di non sentirla e, al contrario, abbiamo continuato a incoraggiare gli oligarchi e i politici ucraini convincendoli che si trattava di una questione di tempo. La NATO e la UE li stavano aspettando a braccia aperte. Nel frattempo, mandavamo quantità crescenti di armi, invitavamo i loro soldati a partecipare alle manovre militari congiunte con l’Alleanza e inondavamo quel Paese di soldi e di “consiglieri” civili e militari.
I veri criminali, i responsabili delle morti che dobbiamo vedere con raccapriccio siamo proprio noi, gli americani e gli europei. Ancora peggio: tutti abbiamo sempre saputo che, in caso di attacco russo (che volevamo credere “impossibile” nei fatti) l’esercito ucraino non sarebbe stato in grado di far fronte a quello russo, molto più forte. Tutti i nostri politici che hanno incontrato negli ultimi mesi i vertici di Kiev hanno continuato a rassicurarli, sapendo di mentire, che non li avremmo abbandonati. In realtà, nessuno in Europa o negli USA ha mai veramente pensato che la NATO avrebbe mandato, nemmeno all’occorrenza, proprie truppe. Farlo, lo sapevamo, avrebbe significato, come lo stesso Biden ha detto, l’inizio di una terza guerra mondiale e noi non lo volevamo.
Anche oggi tutti sappiamo che, prima o poi, il governo ucraino dovrà cedere e venire a patti con gli inviati di Putin. Perché allora continuare a mandare altre armi, glorificare la loro (inaspettata) resistenza, fingere di poter vincere pur essendo consci che ogni giorno di guerra in più significa altri bombardamenti e altre morti? La spiegazione sta nel fatto che, ancora una volta, da parte occidentale questa è una guerra per procura. A nessuno, a Washington e a Bruxelles, interessa la sorte degli ucraini: l’obbiettivo è Putin in persona.
Ogni giorno in più di guerra è un danno per il regime moscovita. Putin aveva sottovalutato la resistenza ucraina e pensava che in una settimana o poco più l’Ucraina sarebbe stata così sopraffatta da essere costretta a venire a patti. Il prolungamento della guerra sta spolpando, anche grazie alle sanzioni, le capacità economiche e militari della Russia ma è soprattutto l’impatto sull’opinione pubblica di quel Paese ciò cui gli americani puntano. La speranza è che le immagini cruente della guerra e il numero di morti tra i soldati russi inneschi nel popolo russo una crescente disapprovazione verso il loro presidente. Pochi giorni prima dell’invasione, il Levada Center (una società indipendente di sondaggi con sede a Mosca) aveva rilevato che una grande maggioranza di russi sosteneva il riconoscimento delle Repubbliche separatiste e incolpava l’Ucraina e la NATO per quel conflitto. Questi sentimenti hanno cominciato a cambiare dopo lo scoppio di questa guerra e la popolarità di Putin, al suo massimo dopo l’assimilazione della Crimea, ha iniziato una caduta sempre più visibile. Ecco, è questo il vero obiettivo degli USA: togliere di mezzo, attraverso uno sconvolgimento interno magari innescato da quegli oligarchi che sono particolarmente colpiti dalle sanzioni occidentali, un leader che è riuscito a riportare il suo Paese al livello di potenza internazionale, che ha ridato al suo popolo umiliato un senso di appartenenza e di orgoglio nazionale. In particolare, un leader (ecco la sua massima colpa) che ha saputo impedire che multinazionali straniere si impadronissero delle immense ricchezze naturali del suo Paese. Non è un democratico, si dice. Ed è certamente vero che reprime i suoi oppositori. Tuttavia ad ogni elezione (magari con risultati gonfiati ma sostanzialmente veri, come dimostrano tutti i sondaggi indipendenti) la maggior parte degli elettori lo ha riconfermato. Eppure, se teniamo così tanto alla democrazia come noi la intendiamo, come mai stringiamo a noi come cari alleati i Sauditi, Erdogan, e perfino l’ungherese Orban o il polacco Kaczynski? Forse perché loro sono più disponibili ad ascoltare i “suggerimenti” che arrivano da oltre-oceano?
Non mi meravigliano i giornalisti che chiudono volutamente gli occhi davanti alla realtà delle cose, devono pensare al proprio portafoglio o alla loro carriera. Quel che mi stupisce è il becero conformismo di tanta gente che nemmeno vuol veder un poco al di là dell’indottrinamento assillante che li circonda e non si accorge che le libertà di espressione che pensavamo acquisite una volta per sempre ci vengono ridotte ogni giorno di più. Prima con l’emergenza Covid, ora con quella ucraina.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.

Tratto da qui

NUOVI CRIMINI DI GUERRA UCRAINI A GORLOVKA – DONBASS

Dichiarazione Di Emergenza Dell’esercito Della Repubblica Democratica Del Donbass Sui Nuovi Crimini Di Guerra Ucraini A Gorlovka

Testo della dichiarazione di urgenza del rappresentante ufficiale della Polizia Popolare (NM) del DPR.

La parte ucraina continua a cercare di destabilizzare la situazione nel Donbass, provocando le divisioni delle NM per aggravare la situazione.

Stanotte alle 1:35 i militanti della 58a brigata, per ordine di un criminale di guerra, Kashchenko , ha sparato contro l’insediamento minerario intitolato a Gagarin con artiglieria da 122 mm, hanno sparato 10 proiettili contro il villaggio.

A seguito del bombardamento, una linea elettrica ad alta tensione nel villaggio di Kurgan è stata danneggiata. Più di 1000 abbonati sono rimasti senza elettricità, i locali caldaie n. 13, 14 e 15 sono stati bloccati. I servizi di emergenza sono al lavoro per ripristinare l’elettricità.

Secondo i dati aggiornati, a seguito del bombardamento dell’area, è possibile evacuarla. L’Insediamento minerario Gagarin, di Gorlovka ha subito l’attacco con pezzi di artiglieria da 122 mm, tre civili sono rimasti feriti : un uomo di sessantasette anni, una donna cinquantanovenne  e anche un adolescente di quattordici anni.

Le vittime sono state portate all’ospedale cittadino n.2 di Gorlovka, dove hanno ricevuto cure mediche qualificate. Attualmente, non si teme per loro vita e salute.

Il cinismo dei militanti ucraini ha attraversato tutti i confini. Il genocidio in corso della popolazione civile del Donbass non dovrebbe passare inosservato agli osservatori internazionali e alla comunità mondiale. A questo proposito, esortiamo i leader dei paesi occidentali a esercitare influenza sulla leadership ucraina per fermare gli atti criminali contro la Repubblica, e riprendere i comandanti delle forze armate per frenare i loro subordinati, dei quali l’uccisione di civili è diventata la loro norma.

I materiali comprovanti il ​​bombardamento saranno consegnati ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali situate nella Repubblica, nonché all’Ufficio del Procuratore Generale del DPR per l’avvio di procedimenti penali avviati contro il comandante della brigata UAF Kashchenko.

Esortiamo gli osservatori internazionali influenti a condannare le azioni criminali e di denunciare presso i Tribunali di Kiev le stesse azioni criminali al fine di prevenire ulteriori azioni aggressive dell’Ucraina contro la popolazione civile del Donbass.

IL PD CHIEDE LA CHIUSURA DEL CENTRO DI RAPPRESENTANZA DNR IN ITALIA “MA FARÀ LA FINE DELLA CLINTON”

image-0-02-05-f9e08bf26f2811985fa2555674707475072e50a6505d9d58fb96f1918ce653e7-v-_1-768x576I Parlamentari del Partito Democratico (Mattiello, Boccuzzi, D’Ottavio, Fregolent, Bragantini, Rossomando) chiedono al Ministro Alfano di intervenire per chiudere il Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk, recentemente inaugurato a Torino per portare anche in Italia la voce della popolazione del Donbass massacrata dal governo ucraino filo UE, in oltre due anni di conflitto.

Non si fa attendere la replica del Presidente della Rappresentanza DNR in Italia Maurizio Marrone, il quale ha riferito ai giornalisti di DONi News Agency che «i deputati PD sono degni esponenti di quel Parlamento che ha delegato a rappresentare l’Italia nella commissione Nato per i rapporti con l’Ucraina nientemeno che Scilipoti: e ancora parlano?

Non sanno nulla di questa guerra, hanno addirittura sbagliato i nomi delle città, scrivendo nella loro patetica interrogazione “Donestk” invece di Donetsk … vergognosi! Inseguono i loro cuginetti democrats americani in questa assurda nuova guerra fredda scatenata in Europa, dove pretendono di schierare anche i nostri soldati contro la Russia, ma faranno proprio la fine della Clinton!».

«Chiedono al Ministro Alfano se l’apertura di una Rappresentanza della Repubblica indipendente di Donetsk non sia in “palese contrasto con le scelte di politica estera del nostro Paese e dell’UE”?

Gli rispondiamo noi – prosegue Marrone –, rivendicando che è orgogliosamente in contrasto con la politica estera dei governi Renzi/Gentiloni e della UE, destinati a durare ancora poco di fronte al voto popolare».

«Infine – aggiunge il Presidente della Rappresentanza DNR – chiedono al Ministro Alfano quali misure intenda assumere?

Rispondiamo ancora noi: non può assumere alcuna misura contraria, perché la Rappresentanza DNR in Italia è un’associazione di diritto privato, riconosciuta ufficialmente dal Governo repubblicano di Donetsk.

Il riconoscimento internazionale delle Repubbliche Popolari del Donbass non è un presupposto di esistenza del Centro di Rappresentanza, bensì il suo obiettivo finale.

Si mettano il cuore in pace i piddini, dal momento che numerosi cittadini del Donbass, fuggiti nelle nostre città dalle bombe dei loro amici ucraini, si sono già rivolti al Centro di Rappresentanza per ottenere il passaporto della Repubblica di Donetsk, mentre in tutta Italia organizzazioni e comitati di volontariato stanno già organizzando conferenze con il nostro patrocinio sulla verità dei crimini di guerra del governo di Kiev».

DONi News Agency

 

IN DONETSK UCCISO IN UN ATTENTATO ARSENIJ PAVLOV COMANDANTE DELLA BRIGATA “SPARTA”

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Al cessate il fuoco unilaterale proclamato un mese fa dalle milizie della Novorossija, Petro Porošenko risponde con l'intensificazione dei bombardamenti e la continuazione della guerra.
Alle ripetute e sonore sconfitte sul campo collezionate nei due anni e mezzo di aggressione al Donbass, Kiev risponde con gli attentati terroristici.
Ieri sera, intorno alle 9 ora italiana, è stato assassinato a Donetsk Arsenij Pavlov, 'Motorola', comandante della Brigata “Sparta” e uno dei combattenti più coraggiosi e più leggendari delle milizie della DNR.
Una bomba comandata a distanza è stata fatta esplodere nell'ascensore in cui si trovava Pavlov, nel condominio in cui viveva con la famiglia nella capitale della DNR; altre persone sono rimaste ferite.
A Donetsk sono state immediatamente rinforzate le misure antiterroristiche.
Il leader della DNR Aleksandr Zakharčenko, definendo Pavlov “mio amico stretto”, ha apertamente accusato Kiev dell'omicidio e della rottura del cessate il fuoco.
“Per noi” ha detto Zakharčenko, questa morte non è la solita sfida, ma è una sfida a tutta la Repubblica” e ha annunciato una degna risposta ai mandanti e agli organizzatori dell'atto terroristico.
Con l'assassinio di Pavlov, ha detto ancora Zakharčenko: "Porošenko ha rotto la tregua.
Ora aspettate.
Abbiamo più che sopportato; hanno promesso abbastanza.
Basta”.
Nel giugno scorso un tentativo di attentato era già stato compiuto contro 'Motorola', all'ospedale di Donetsk, in cui il comandante era ricoverato per una ferita al fronte.
In agosto, un attentato era stato realizzato contro il leader della LNR,Igor Plotnitskij, senza gravi conseguenze e nella primavera precedente era stato ucciso il comandante della Brigata “Prizrak”, Aleksej Mozgovoj.
Insieme a lui erano rimaste uccise altre sei persone e in quell'occasione, oltre che di un attentato organizzato dai servizi segreti ucraini, si era parlato anche di un possibile contrasto di Mozgovoj con la direzione della Repubblica, per le sue posizioni coerentemente antifasciste e comuniste.
Da parte di Kiev, dopo che i canali ufficiali hanno confermato la morte di 'Motorola', il consigliere del Ministro degli interni, Zorjan Škirjak, ha accusato dell'omicidio i servizi segreti russi.
“Il terrorista 'Motorola' è stato eliminato a Donetsk!” ha scritto Škirjak su feisbuc; “in maniera professionale hanno “spazzato via” un altro “prodotto della Novorossija” creato dal Cremlino.
Secondo lo sviluppo logico degli avvenimenti, i prossimi da liquidare sulla lista del FSB sono “Givi” (Mikhail Tolstykh, comandante del battaglione “Somalia”) e Aleksandr Khodakovskij (esponente politico-militare della DNR) e dopo di loro gli stessi Zakharčenko e Plotnitskij”.
Già ieri sera, il consigliere del capo dei Servizi di sicurezza ucraini, Jurij Tandit, aveva invece di fatto rivendicato a Kiev l'omicidio, dichiarando al canale tv “112” di poter “confermare la notizia sull'uccisione di Arsenij Pavlov.
L'uomo che ha commesso delitti contro l'integrità dell'Ucraina e che era da noi ricercato, è stato ucciso oggi in casa sua”.
I leader di DNR e LNR avevano ancora di recente ammonito di doversi attendere il passaggio di Kiev alle azioni terroristiche, vista l'incapacità delle forze ucraine di avere la meglio sul campo di battaglia e lo stesso comandante 'Motorola', a proposito dei bombardamenti terroristici ucraini contro i quartieri delle città del Donbass, aveva dichiarato “gli ukri non sono in grado di vincere in guerra.
Possono solo uccidere le persone disarmate”.
Fabrizio Poggi
Tratto da (CLICCA QUI)
Ecco il messaggio di cordoglio inviato al Sig. Presidente della Repubblica Popolare di Donetck:
Mr. President, we would like to express our distress at the tragic death of Arsen Sergeyevich Pavlov, killed in a terrorist attack.
With honor and respect.
WSM
Venetia, 21 ottobre 2016
IL PRESIDENTE del MLNV-GVP
Sergio Bortotto

Signor Presidente, vorremmo esprimere il nostro dolore per la tragica morte di Arsen Sergeyevich Pavlov, ucciso in un attacco terroristico.
Con onore e rispetto.
WSM
Venetia, 21 ottobre 2016
IL PRESIDENTE del MLNV-GVP
Sergio Bortotto

I BAMBINI DEL DOMBASS

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Le finalità e gli obbiettivi della visita del leader del movimento Antiguerra, Victoriya Shilova
Dal 14 aprile del 2014 nel Donbass divampa il fuoco della guerra civile.
Durante questo periodo secondo i dati dei mezzi informativi tedeschi sono deceduti 50 000 persone tra cui sono 10.000 dei civili, le centinaia dei bambini e adolescenti.
In tutto questo tempo il movimento "Antiguerra" ha lottato attivamente per porre fine alla guerra e,contemporaneamente, aiuta i civili e sopratutto ai bambini.
E molto importante che il pubblico europeo inizi a rendersi conto che nel conflitto nel Donbass il primo colpevole e' il governo di Kiev, che ha mandato l'esercito contro la popolazione civile.
Viktoria Shilova, come leader del movimento contro la guerra "Antivoina", sta combattendo da quasi due anni per il ripristino della pace nel tormentato Donbass; la sua organizzazione è impegnata nelle attività umanitarie, informative, dei diritti umani e analitiche. Inoltre, lavora a una raccolta dati sulla situazione dei detenuti politici, prigionieri di guerra e persone scomparse nel Donbass. Sulla questione dei detenuti politici e prigionieri di guerra collabora con il gruppo umanitario degli accordi di Minsk e con la missione OSCE in Ucraina; in Italia collaboa con il Centro Diritti Umani/CIVG, costituito da avvocati e giuristi italiani. Insieme alle madri dei soldati delle forze armate ucraine, il movimento ha organizzato la missione "Il corridoio della pace" nel Donbass ed e' stata ricevuta da Alexandr Zaharcenko (leader della repubblica autoproclamata RPD).
I punti di raccolta per gli aiuti umanitari funzionano in Ucraina, Russia, Bielorussia, Europa, Italia e nel Donbass.
Per quanto riguarda la situazione in Ucraina e la crisi umanitaria, e' stata intervistata durante una Conferenza stampa all’Europarlamento di Bruxelles nel dicembre 2015. E' stata invitata anche da esponenti del Senato e Parlamento della Repubblica Ceca, incontrando personalità e associazioni delle comunità locali.
Victoriya Shilova, la leader del movimento Antiguerra e' stata in Italia dal 28 al 30 di settembre per la presentazione del libro "Noi sotto le bombe.
Parlano i Bambini del Donbass” e dei Progetti di Solidarietà in Italia connessi.In Italia congiuntamente con attivisti per i diritti umani e volontari per la pace, ha avuto diverse conferenze pubbliche. Victoriya Shilova ha raccontato cosa sta accadendo veramente in Ucraina, diritti umani, detenuti politici, pregioni segreti.
Cosa sta succedendo nel Donbass, come vive la gente nel Donbass, la tragedia dei bambini vittime della guerra fratricida,come si stanno effettuando gli accordi del Minsk, sottoscritti dal Ucraina, Russia, Germania e Francia.
 

LA MISSIONE RUSSA IN SIRIA E LA CRISI UCRAINA

MARZO 20, 2016
Dmitrij Sedov Strategic Culture Foundation 18/03/2016
 
Il buon esito della missione militare russa in Siria ha causato, oltre a una straordinaria quantità di commenti positivi, alcune speculazioni sulla possibile esistenza di un accordo tra Russia e Stati Uniti, probabilmente qualcosa del genere: ritiro dalla Siria e imposizione a Kiev dell’accordo Minsk II. Sembrerebbe che l’esistenza di tale disposizione sia possibile.
Tuttavia, non è affatto così.
Ed ecco perché: agli occhi degli interessati l’attuazione dell’accordo Minsk II da parte di Kiev cesserebbe di svolgere un ruolo fondamentale.
Il regime di Kiev sta crollando e neanche Minsk II lo salverà.
Oggi la preoccupazione principale dei protettori esteri di Kiev è trovare i modi per preservare il regime anti-russo in Ucraina.
E’ da tale punto di vista va considerato il ritorno delle Forze di Difesa Aerospaziale russe in Patria.
Il riuscito test nei combattimenti dei militari russi significa portare un nuovo dato nel gioco politico internazionale.
E Vladimir Putin l’ha introdotto tenendo conto dell’analisi di breve e medio termine degli sviluppi sulla scena globale.
Prima di tutto, l’arrivo del “nuovo dato” è legato alla crisi ucraina.
Che tipo di rapporti di forza in questa crisi s’erano visti fino ad oggi?
Le azioni del regime Poroshenko e dei suoi burattinai statunitensi potrebbero essere spiegate interamente citando Carl von Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. Nelle loro menti, una nuova guerra è l’unico modo per salvare il regime.
Con l’inizio della fase acuta della crisi socio-economica in Ucraina, le autorità non avrebbero altra scelta che entrare in guerra con il Donbas, chiedendo la coscrizione obbligatoria totale e l’instaurazione dello stato di polizia.
L’obiettivo di ciò, però, non è sconfiggere le repubbliche ribelli.
Le nuove ostilità verrebbero avviate per scopi diversi, cioè accusare la Russia di aggressione e sollevare la questione d’inviare i “caschi blu” nel Paese.
La logica di tale l’idea è che l’accordo di Minsk II sarà gettato nella pattumiera, e quindi sarà necessario un nuovo approccio per la soluzione della crisi.
Il nucleo di tale “nuovo approccio” è l’internazionalizzazione del conflitto che, secondo gli strateghi di Washington, dovrebbe finalmente eliminare l’influenza russa in Ucraina.
Naturalmente, nella NATO gli accordi sull’“internazionalizzazione” saranno raggiunti senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e senza l’approvazione russa, similmente al caso dei bombardamenti della Jugoslavia.
I partner possono essere in disaccordo, ma ricordando le competenze statunitensi sul “braccio di ferro”, gli Stati Uniti inevitabilmente raggiungeranno il loro obiettivo.
Inoltre, i calcoli si basano sul fatto che l’immagine russa è già tanto “demonizzata” che alcun argomento particolare seguirà e le “forze di pace” entrerebbero in Ucraina “su richiesta del governo legittimo”.
Dopo di che, le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk potrebbero essere attaccate, la dittatura militar-fascista insediata e il regime esistente a Kiev permanenrre.
Non ci sono altre opzioni per Kiev e Washington.
O finire di sostenere il regime o avviare una provocazione militare, con la prima opzione che porta a conseguenze incerte per i responsabili della crisi.
E a giudicare dai preparativi militari di Kiev, fino ad oggi la seconda opzione è stata presa seriamente in considerazione.
È significativo che tutti parlino di guerra con la Russia, non col Donbas.
Le richieste per riprendersi la Crimea con la forza si sentono.
Il tutto può sembrare un mucchio di sciocchezze militariste, ma Pentagono e NATO favoriscono sempre la guerra, che gli porta soldi.
Tutto il resto sono “effetti e danni collaterali”.
Ma, ripetiamo, sembrava così prima che Vladimir Putin presentasse la sua “nuova carta” nel gioco.
Dopo di che, le cose sono cambiate drasticamente.
Mosca sa che, anche se la Russia avesse un volto angelico verrebbe sempre demonizzata.
All’improvviso, la Russia affronta il compito d’impedire lo scenario bellico occidentale in Ucraina.
Ed è possibile solo impedendo all’esercito ucraino di passare dall’offensiva a una vasta operazione sul fronte.
I piloti russi dall’esperienza siriana possono agire nel più breve tempo possibile.
La loro esperienza su attacchi mirati, ricognizione e attacchi chirurgici è inestimabile.
cdmucwmxeaadvuxLa “Grande Guerra” farebbe crollare il regime.
Il diritto internazionale supporterebbe tale azione?
La risposta è chiara se si considerano le seguenti circostanze:
– Il 16 marzo, la Repubblica Popolare di Donetsk iniziava a rilasciare passaporti ai propri cittadini,
– Un attacco alla Crimea sarà considerato aggressione militare non provocata e necessitante una risposta adeguata,
– L’aggressione al Donbas richiederebbe un’operazione di mantenimento della pace di emergenza.
Dopo che le Forze Aerospaziale russe avranno adempiuto al compito di fermare l’aggressione al Donbas, gli ulteriori sviluppi varierebbero.
In particolare, vi è la possibilità di un’offensiva strategica del Donbas su Kiev, comportando l’ascesa al potere di nuove forze politiche pronte a cooperare con Mosca.
Altri scenari sono possibili, ma alcuno a vantaggio di Kiev.
La Russia, naturalmente, sarà dichiarata ancora come aggressore, ma Mosca conosce bene il vero valore dell’informazione oggi. Garantire la sicurezza del Paese è molto più importante.
In breve, le Forze Aerospaziali russe dall’esperienza siriana sono il dato che cambia di molto i rapporti di forza nella crisi ucraina.
Le menti dietro la crisi dovranno pensarci due volte prima d’istigare un nuovo bagno di sangue. Possiamo solo sperare che ci pensino bene.La ripubblicazione è gradita un riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

(Tratto da: CICCA QUI)