ATTUALITA
Il filo dei rapporti diplomatici diverrà sempre più sottile
«Il mondo, per i prossimi anni, ha bisogno soprattutto di grandi, di abili diplomatici».
«Il filo dei rapporti diplomatici tra i Paesi industrializzati diventerà sempre più sottile e spesso darà l’impressione di spezzarsi da un momento all’altro…
Sarà un delicato gioco di equilibri…
Ma il carico, fra una cinquantina di anni, sarà così elevato da rendere il filo quasi inesistente».
Sono parole pronunciate da Pio XII nel 1956. ‘
Il contenuto profetico è chiaro.
E riguarda un tempo vicino al Duemila.
In altra occasione, il Pontefice dichiarò che: «II mondo, per i prossimi anni, ha bisogno soprattutto di grandi diplomatici, perché le tensioni tra le grandi potenze arriveranno a livelli preoccupanti… e solamente l’abilità dei diplomatici potrà scongiurare catene di conflitti e di sangue…».
E ancora: «Quando inizierà a delinearsi la nuova realtà politica e sociale nei Paesi dell’Est, la diplomazia dovrà essere in grado di avviare un nuovo dialogo…
E non sarà facile, perché saranno da superare preconcetti da ambo le parti…».
Pio XII «vede» già il post-comunismo.
E si preoccupa per «l’inserimento» dei Paesi che per molto tempo sono rimasti soggetti all’Unione Sovietica.
E una preoccupazione costante, quasi come se «i tempi difficili» non siano quelli del crollo dell’Unione Sovietica, ma del periodo successivo, quando «si tratterrà di riprendere pietra su pietra, per edificare un nuovo edificio».
Ma questa volta l’edificio sarà costruito su misura umana.
IN ITALIA ASSISTERETE AL DISFACIMENTO DI UNA CLASSE POLITICA
lasciando ampi margini al ritorno di una dittatura. .. ».
Alla fine degli anni Quaranta, iniziarono a delinearsi delle «incomprensioni» tra la Democrazia Cristiana e la Chiesa.
Mentre De Gasperi, nei suoi discorsi, continuava a ribadire che la Democrazia Cristiana non costituiva una emanazione dell'autorità ecclesiastica, Pio XII sosteneva che la Chiesa aveva il diritto-dovere d'intervenire «per garantire il giusto equilibrio tra dovere e obbligo, da una parte, tra diritto e libertà dall'altra».
Con la morte di De Gasperi, avvenuta nel 1954, le preoccupazioni di Pio XII aumentarono.
«Finisce un tempo…», esclamò un giorno Pio XII «e non vediamo un futuro roseo… soprattutto la classe politica di domani avrà molti problemi.
Porterà il Paese alla rovina…
E farà una fine ingloriosa, lasciando ampi margini per il ritorno di una dittatura…».
Sono parole profetiche che si riferiscono al nostro tempo.
La Democrazia Cristiana, a quarant'anni dalla morte di De Gasperi, si è «sciolta come neve al sole».
Il Partito Socialista è finito proprio miseramente.
E parecchi parlamentari sono passati dal banco di Montecitorio al banco degli accusati.
L'Italia, con i suoi debiti che superano il milione di miliardi, è sull'orlo della bancarotta.
Questo quadro estremamente preoccupante, così profeticamente descritto da Pio XII, lascia ampi margini per il ritorno di una dittatura.
E sarà la dittatura «di chi sciupa il pane… che finirà per razionare il pane a chi ne ha sempre avuto poco».
Ma anche questo è necessario che avvenga, per preparare le coscienze al grande rinnovamento.
QUANDO IL PONTEFICE SARA’ ITINERANTE
«Arriverà un giorno in cui il Pontefice sarà itinerante… raggiungerà le terre più lontane e più abbandonate…».
La tradizione esigeva che il Segretario di Stato rimanesse costantemente a fianco del Pontefice.
Ma quando il cardinale Pacelli divenne Segretario di Stato, questa tradizione radicata nel tempo cambiò completamente.
Il cardinale Pacelli, dopo le sue esperienze di Nunzio Apostolico in Germania, era fermamente convinto dell’efficacia del «contatto diretto» con le persone che affrontavano i grandi problemi della politica e con il popolo, con la gente, con i fedeli sparsi nel mondo, che mai avrebbero avuto la possibilità d’incontrare il Pontefice.
Così, il cardinale Pacelli, avviò quella che negli ambienti vaticani veniva chiamata «la rivoluzione itinerante».
Quale Delegato Pontificio, rappresentò il Pontefice in Francia, in Brasile, negli Stati Uniti d’America.
E in tante altre parti del mondo.
Pio XI aveva ben accolto «questo nuovo modo di gestire i rapporti con l’estero», anche alla luce degli ottimi risultati che si raccoglievano ovunque.
Rientrando dal Congresso Eucaristico Internazionale di Buenos Aires il cardinale Pacelli, che Pio XI chiamava bonariamente «l’oratore di Pentecoste», nell’entusiasmo del momento, disse che: «… arriverà un giorno nel quale il Pontefice sarà itinerante, raggiungerà le terre più lontane e più abbandonate, incontrerà i fedeli e i capi di Stato… e questa semina finirà per dare frutti abbondanti e preziosi».
E così è avvenuto, soprattutto per il pontificato di Giovanni Paolo II, durante il quale il Pontefice ha visitato, come aveva profetizzato Pio XII, «le terre più lontane e più abbandonate».
DALLA CIVILTA’ DEL MATERIALISMO ALLA CIVILTA’ DELLO SPIRITO
Vivrete nella civiltà dello Spirito
«Un giorno l’uomo conoscerà la civiltà dello spirito.
E imparerà a vivere in una dimensione di pace…».
«La politica del grande consumismo finirà per disorientare l’uomo, che si aggrapperà ancora di più ai beni materiali e ai piaceri della vita, trascurando i contenuti profondi della vita stessa… Assistiamo all’attuazione di un progetto inquietante, perché si tende a condizionare l’uomo a un tipo di vita superficiale, rivolta esclusivamente all’esterno».
Sono parole pronunciate dal Pontefice nel 1952. Parole che meritano una riflessione.
E la stessa cosa si può dire per altre «considerazioni», questa volta dal contenuto profetico, che risalgono allo stesso periodo: «Si vuole orientare l’uomo a vivere un’esistenza materialistica… dove contano solamente i beni materiali. Su questa strada, la vita finirà per diventare un’angoscia senza fine».
Nelle «visioni» del Santo Padre c’è però, probabilmente, «qualcosa» che invita alla speranza. E questo traspare in alcune «considerazioni».
«Un giorno l’uomo conoscerà la civiltà dello spirito. E imparerà a vivere in una dimensione diversa… Sarà in quel tempo che nuovi valori saranno considerati… Sarà in quel tempo che s’impareranno ad apprezzare le cose che non si vedono, perché sono eterne».
Ma prima di approdare «alla spiaggia dello spirito» dovranno certamente passare alcune generazioni.
Questo si può capire, leggendo altri messaggi profetici. Nelle lettere profetiche della Monaca di Dresda si dice, a questo proposito, che: «… Giungerà un tempo in cui lo spirito guiderà il mondo… E grandi saranno gli uomini, se sapranno vivere di umiltà e di fede».
Per arrivare alla civiltà dello spirito sarà necessario però distruggere la civiltà della materia: la civiltà che ha prodotto l’angoscia collettiva.
LA DISOCCUPAZIONE ESPLODERA’ ALLA FINE DEL MILLENNIO…
In tutti i discorsi elettorali del dopoguerra, il complicato, grave problema della disoccupazione veniva posto al primo piano.
I sindacati parlavano di «mina vagante», i politici parlavano di «problema centrale».
Ma gli indici della disoccupazione, soprattutto giovanile, continuavano a crescere, soprattutto al sud, dove si considerava che almeno la metà dei giovani si trovasse senza un lavoro.
Le cose migliorarono sensibilmente al nord, con l'opera di ricostruzione.
E si iniziò a parlare di benessere.
Alcuni politici, con una visione limitata della realtà italiana, iniziarono allora a parlare della disoccupazione come di «un problema che ci si sta lasciando alle spalle… un problema superato».
Ma Pio XII non era dello stesso parere.
Il Pontefice «era capace di vedere molto lontano», e dichiarava: «La disoccupazione è un problema tutt'altro che risolto… anzi riemergerà drammaticamente alla fine del Millennio, quando le macchine sempre più sofisticate sostituiranno l'uomo e il benessere sarà all'ultima frontiera…».
Questa preveggenza si sta avverando ai nostri giorni.
I dati statistici presentano difatti percentuali di disoccupati in continuo aumento.
Un terzo dei giovani è senza lavoro.
Mentre il lavoro nero è una piaga che sta dilagando.
In alcune località del Meridione, si supera abbondantemente la percentuale del 50 per cento dei disoccupati.
II benessere, come aveva profetizzato il Santo Padre, non ha sconfitto la disoccupazione, che riemerge «in tutta la sua drammaticità».
LA SCIENZA NON PUO’ SOSTITUIRSI A DIO
«Ci sono dei limiti che la scienza non può valicare…
Alcune premesse lasciano scorgere inquietanti ricerche scientifiche…
Si cercherà di sostituire Dio con le equazioni matematiche».
Pio XII sapeva vedere lontano, difatti in queste parole profetiche, pronunciate all’inizio degli anni Cinquanta, si riflettono le ricerche scientifiche, soprattutto nel campo della biologia e della fisica, dei nostri giorni.
Oggi, con la Theory of Everything, «la teoria del tutto», si ha la presunzione di svelare il mistero dell’universo, per arrivare a sostituire Dio con una formula matematica.
In altre parole, non più «Dio Redentore», ma «Massimo Matematico».
Questa ricerca scientifica, priva di etica, la troviamo anche in altri vaticini.
Un messaggio della fine Ottocento, attribuito a una suora di clausura, dice che: «Alla fine del Millennio, l’uomo si sentirà potente, al punto tale da violare i grandi misteri dell’Eterno…
Ma l’uomo che si sentirà potente sarà più fragile di sempre perché questo sarà il tempo in cui le forze della natura si scateneranno per riportare il Creato alla sua bellezza originale…
Perché alla fine del Millennio… la terra sarà avvelenata e l’uomo si dibatterà in una ragnatela di difficoltà e di dolori.
Alla fine, risorgerà l’umiltà. E l’uomo, nella disperazione dei cieli fumosi, ritornerà a rivolgersi a Dio…
Perché i disastri provocati dall’uomo potranno essere sanati solamente con un intervento divino…».
A PROPOSITO DELLA MONARCHIA IN ITALIA
Mancano ventiquattro giorni al referendum della monarchia e Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto II.
La notizia giunge in Vaticano. E Pio XII ha una reazione immediata: «È troppo tardi!» esclama.
E in queste parole c’è un vaticinio: c’è la netta sensazione che la monarchia non sarebbe riuscita a farcela.
«È una decisione che non serve più», commentò il Pontefice «perché, anche se Vittorio Emanuele III esce dalla storia, la monarchia non si salva».
Sono parole che il Papa pronunciò certamente con disagio, perché era noto «l’apprezzamento del Pontefice per la monarchia», mentre nella sua segreteria c’era un orientamento repubblicano.
E questo si può dire anche per monsignor Montini, il futuro Paolo VI.
Gli osservatori politici non condividevano il parere del Pontefice, che alcuni giornali riportarono dopo la sua morte.
L’abdicazione del re, in favore del figlio Umberto, «luogotenente del regno», aveva disorientato l’opinione pubblica e sembrava che da questo gesto la monarchia potesse trarre nuovi argomenti per la campagna del referendum.
«Il re», dichiarò allora uno storico «si era compromesso con il fascismo e il nazismo, mentre il figlio Umberto nessuno potrà mai accusarlo di essersi compromesso con il passato regime…».
Si sperava insomma che, con questo gesto estremo e con l’esilio del re, la monarchia avesse la partita vinta.
Poche persone andarono a salutare l’ex re che s’imbarcava sull’incrociatore «Duca degli Abruzzi», diretto in Egitto.
Finiva un tempo.
Ma finiva anche la monarchia, come aveva profetizzato il Pontefice.
LE DIFFICOLTA’ DELLE NUOVA GENERAZIONE SARANNO MOLTE…

Sono parole pronunciate da Pio XII nel 1950. Si tratta di una visione profetica. E la conferma la troviamo nelle recenti dichiarazioni di un noto educatore che, analizzando «il problema droga», arriva a questa preoccupante conclusione: «… abbiamo una generazione fragile; una generazione con poche speranze, perché priva di fede… Una generazione con mille problemi, coinvolta in una competizione frenetica, devastante, nella quale non ha alcun posto l’umiltà…».
Parlando a un gruppo di madri cattoliche, nel 1950, il Pontefice ricordava anche: «… che i giovani vanno educati a vivere una vita interiore; vanno educati alla preghiera e alla meditazione, perché l’uomo che nei momenti difficili non riesce a rifugiarsi nella preghiera, vive male e non riesce a donare la pace alle persone che gli sono vicine…».
Anche qui Pio XII aveva «visto» giusto.
La conferma ci viene data anche da Giovanni Paolo II, che rivolgendosi soprattutto ai giovani, ha ripetutamente dichiarato che: «… oggi si vive male, perché non si è più capaci di vivere una vita interiore».
Tutto è all’insegna dell’esteriorità.
Nel mondo serpeggia una specie di culto blasfemo per le cose materiali, per i piaceri della carne.
Manca la fede, manca la spiritualità, manca l’umiltà: ecco la tragedia della nuova generazione.
Una tragedia che Pio XII aveva profetizzato.
Una tragedia che coinvolgerà, purtroppo, un numero sempre maggiore di giovani, spingendoli spesso sulla strada disperata della droga.
A PROPOSITO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA… “DI CRISTIANO HA SOLAMENTE L’INVOLUCRO.”

Nel 1943 un gruppo di laureati cattolici elaborava a Camaldoli un codice di etica sociale ispirato al messaggio evangelico che, in un secondo tempo, verrà considerato dai «padri della Costituzione».
I primi appunti di questo codice etico d'ispirazione evangelica vennero sottoposti al Pontefice, il quale fece un commento molto significativo: «L'amore per il prossimo e la giustizia devono essere i cardini di una Costituzione degna di essere ispirata ai principi cristiani…».
E quando, quattro anni dopo, la Costituzione venne approvata, alcuni giornali attribuirono a Pio XII un giudizio che provocò alcune polemiche: «Di cristiano ha solamente l'involucro…».
Sull'onda di questo giudizio, scaturì un vaticinio, sempre attribuito a Pio XII: «È una Carta Costituzionale che non diventerà longeva… cinquant'anni, un po' meno o un po' più».
Quarantanove anni dopo — la Costituzione è stata approvata il 27 dicembre 1947 — s'inizia a parlare di un nuova Costituente, perché la Costituzione «non corrisponde più alle esigenze politiche del nostro tempo».
Sono parole che farebbero rabbrividire l'onorevole Terracini, già presidente dell'Assemblea Costituente, il quale, in una intervista del 1947 dichiarava che: «La nuova Costituzione è quanto di meglio possa essere dato a un popolo civile, moderno e democratico…
È una Costituzione che coinvolgerà certamente più generazioni».
Pio XII non era dello stesso parere, perché sentiva che, nella migliore delle ipotesi, la Costituzione del 1947 avrebbe coinvolto una generazione.
I primi appunti di questo codice etico d'ispirazione evangelica vennero sottoposti al Pontefice, il quale fece un commento molto significativo: «L'amore per il prossimo e la giustizia devono essere i cardini di una Costituzione degna di essere ispirata ai principi cristiani…».
E quando, quattro anni dopo, la Costituzione venne approvata, alcuni giornali attribuirono a Pio XII un giudizio che provocò alcune polemiche: «Di cristiano ha solamente l'involucro…».
Sull'onda di questo giudizio, scaturì un vaticinio, sempre attribuito a Pio XII: «È una Carta Costituzionale che non diventerà longeva… cinquant'anni, un po' meno o un po' più».
Quarantanove anni dopo — la Costituzione è stata approvata il 27 dicembre 1947 — s'inizia a parlare di un nuova Costituente, perché la Costituzione «non corrisponde più alle esigenze politiche del nostro tempo».
Sono parole che farebbero rabbrividire l'onorevole Terracini, già presidente dell'Assemblea Costituente, il quale, in una intervista del 1947 dichiarava che: «La nuova Costituzione è quanto di meglio possa essere dato a un popolo civile, moderno e democratico…
È una Costituzione che coinvolgerà certamente più generazioni».
Pio XII non era dello stesso parere, perché sentiva che, nella migliore delle ipotesi, la Costituzione del 1947 avrebbe coinvolto una generazione.
2013.06.13 – NAPOLITANO (IL PRESIDENTE STRANIERO ITALIANO) INCITA ALLA REPRESSIONE …
La crisi macina persone, posti di lavoro e condizioni di vita.
Napolitano non trova di meglio che invitare i prefetti – quindi la polizia – a esercitare maggiore repressione.
Il discorsetto di prammatica alla platea durante la cerimonia di apertura della Conferenza dei Prefetti si è trasformato nella milionesima "esternazione" del destrutturatore più consapevole della Costituzione nata dalla Resistenza.
Giorgio Napolitano a infatti sollecitato i Prefetti perché prestino attenzione, nella gestione dell'ordine pubblico, all'acuirsi "dell'esasperazione estremistica e della violenza eversiva" legate alla drammatica crisi economica.
Episodi di disperazione ce ne sono stati diversi, negli ultimi tempi, Gente che si suicida, a decine; e un solitario sparatore fuori palazzo Chigi.
Ma di "violenza eversiva" – il solito scambio semantico di chi ignora il vocabolario: "sovversivi" sono i rivoluzionari, che stanno fuori dalle istituzioni e vogliono sostituirle con altre; "eversivi" sono i golpisti, coloro che hanno già la forza all'interno delle istituzioni e la usano per stravolgerle in senso reazionario) – nemmeno l'ombra, a meno che Napolitano non abbia sentito un "tintinnar di sciabole" tra i suoi corazzieri.
Imperterrito, ha proseguito sulla stessa canzone.
"Alle difficoltà per molti versi drammatiche delle imprese e del mondo del lavoro si accompagnano tensioni da affrontare con forte attitudine all'ascolto e alla mediazione.
Ma non c'è dubbio – ha aggiunto – che vi si leghino anche sia il rincrudirsi di certe tipologie di delinquenza comune sia il manifestarsi di focolai di esasperazione estremistica e perfino di violenza eversiva".
"Quello delle ricadute della grave recessione che purtroppo persiste e di un conseguente ampio disagio sociale – ha concluso Napolitano – è dunque il fronte principale su cui dispiegare oggi l'impegno delle Prefetture e dei Prefetti".
Tradotto per i non prefetti: la polizia deve pensare soprattutto a reprimere le manifestazioni di protesta.
Siccome di "uscita dalla crisi" non se ne vede l'ombra, preparate i manganelli…
2013.06.13 – SOLO UN ALTRO POVERO PAZZO DI STRANIERO CHE GIRA ARMATO DI COLTELLO, FA DANNI E MINACCIA…INSOMMA, TUTTO NORMALE!!!
Verona, un delirante 26enne semina il panico per il centro con un coltello
Mezz'ora di terrore e di continue segnalazioni al 113 per fermare un giovane nigeriano che aveva cominciato una folle corsa alle Golosine.
Lo hanno fermato vicino al teatro Romano dopo un rocambolesco inseguimento
Andrea Francato 7 Giugno 2013
Delirava in mezzo alla strada con un coltello in mano.
Un 26enne di origine nigeriana sembrava impazzito.
L'hanno trovato così i poliziotti delle Volanti, nei pressi del Teatro Romano, in via Regaste Redentore.
O meglio, sono riusciti a fermarlo dopo 30 minuti di terrore. Si, perchè l'uomo aveva cominciato a seminare il panico ieri pomeriggio in via Carlo Alberto dalla Chiesa, zona Golosine, rubando un coltello in un negozio.
Riuscito a scappare, con l'auto della sua ex ragazza ha cominciato poi a correre addosso alle auto ferme ai semafori e in transito verso il centro: prima in via Albere, dove l'automobilista, vittima dell'incidente, era sceso per chiedere spiegazione e per tutta risposta il 26enne gli aveva puntato il coltello allo stomaco.
Scena ripetuta in via Mameli, dove un altro conducente è stato prima tamponato e poi minacciato.
E' in zona Valdonega che il giovane straniero decide di lasciare l'auto per proseguire a piedi. Sudato, agitatissimo, vagava senza meta.
Durante il suo percorso delirava, urlava frasi senza senso.
Quando si era trovato di fronte una bambina l'aveva scaraventata a terra.
Sembrava cercasse qualcuno da uccidere.
Intanto in questura cominciavano a piovere segnalazioni e denunce che descrivono i movimenti del giovane.
La sua folle corsa è finita nei dintorni del teatro Romano, intercettato dai poliziotti delle Volanti che, pistola alla mano, gli avevano intimato di calmarsi e gettare a terra la lama.
Dopo averlo portato in ospedale per una visita psichiatrica, il 26enne è stato condotto in carcere a Montorio.
Le accuse per lui sono di danneggiamento aggravato, porto d'armi abusivo e minacce aggravate.
Ulteriori accertamenti clinici saranno eseguiti sulle condizioni psichiche dell'uomo.
I dirigenti della Questura scaligera hanno sottolineato che le numerose segnalazioni al 113 da parte dei cittadini "hanno evitato che la vicenda degenerasse in tragedia come è successo alcune settimane fa a Milano".

Mezz'ora di terrore e di continue segnalazioni al 113 per fermare un giovane nigeriano che aveva cominciato una folle corsa alle Golosine.
Lo hanno fermato vicino al teatro Romano dopo un rocambolesco inseguimento
Andrea Francato 7 Giugno 2013
Delirava in mezzo alla strada con un coltello in mano.
Un 26enne di origine nigeriana sembrava impazzito.
L'hanno trovato così i poliziotti delle Volanti, nei pressi del Teatro Romano, in via Regaste Redentore.
O meglio, sono riusciti a fermarlo dopo 30 minuti di terrore. Si, perchè l'uomo aveva cominciato a seminare il panico ieri pomeriggio in via Carlo Alberto dalla Chiesa, zona Golosine, rubando un coltello in un negozio.
Riuscito a scappare, con l'auto della sua ex ragazza ha cominciato poi a correre addosso alle auto ferme ai semafori e in transito verso il centro: prima in via Albere, dove l'automobilista, vittima dell'incidente, era sceso per chiedere spiegazione e per tutta risposta il 26enne gli aveva puntato il coltello allo stomaco.
Scena ripetuta in via Mameli, dove un altro conducente è stato prima tamponato e poi minacciato.
E' in zona Valdonega che il giovane straniero decide di lasciare l'auto per proseguire a piedi. Sudato, agitatissimo, vagava senza meta.
Durante il suo percorso delirava, urlava frasi senza senso.
Quando si era trovato di fronte una bambina l'aveva scaraventata a terra.
Sembrava cercasse qualcuno da uccidere.
Intanto in questura cominciavano a piovere segnalazioni e denunce che descrivono i movimenti del giovane.
La sua folle corsa è finita nei dintorni del teatro Romano, intercettato dai poliziotti delle Volanti che, pistola alla mano, gli avevano intimato di calmarsi e gettare a terra la lama.
Dopo averlo portato in ospedale per una visita psichiatrica, il 26enne è stato condotto in carcere a Montorio.
Le accuse per lui sono di danneggiamento aggravato, porto d'armi abusivo e minacce aggravate.
Ulteriori accertamenti clinici saranno eseguiti sulle condizioni psichiche dell'uomo.
I dirigenti della Questura scaligera hanno sottolineato che le numerose segnalazioni al 113 da parte dei cittadini "hanno evitato che la vicenda degenerasse in tragedia come è successo alcune settimane fa a Milano".
2013.06.12 – SCUSATE SE E’ POCO … MA C’E’ ANCHE IL DIRITTO DI INDIGNARSI!!!
Mi sono giunte in e-mail alcune foto scattate qui al Parco Commerciale di Villorba dove lavoro.
Probabilmente è anche una critica al mio operato, che sarà stato ritenuto troppo "indulgente" nei confronti del miei ex colleghi che parcheggiano l'auto di servizio sul posto dei disabili.
A onor del vero ricordo di averli visti, ma erano impegnati nel controllo del nominativo di due persone poco distante e probabilmente avranno poi deciso di prendere un caffè.
Durante il controllo che stavano operando, la pattuglia non mi è risultata essere delle volanti della questura trevigiana, ma del reparto prevenzione crimine, probabilmente in aggregazione sul territorio.
A scanso di ogni ulteriore equivoco, considerato l'equipaggiamento del veicolo di servizio e il cartello posizionato proprio davanti alla volante i poliziotti protrebbero aver preferito lasciare l'auto momentaneamente in una posizione ben ripresa dalle telecamere.
Per il resto… che dire.
Dovremmo aspettarci ritorsioni come successo a Milano ???
Normalmente sul parabrezza degli indisciplinati viene posto un foglietto come quello riportato qui sotto.
2013.06.12 – MA QUESTA ITALIA NON SI VERGOGNA MAI ???
“Amici miei ieri sono stato male e ho passato una notte molto pesante, solo poco fa sono riuscito con l'aiuto del mio badante ad alzarmi, vi devo comunicare un altra gravissima disgrazia che mi sta succedendo e che mi porterà a un morte veloce ….
La ASL di Carbonia e Iglesias ancora non mi ha portato le medicine e gli integratori del mese di giugno, quindi sono scoperto.
Se potete arrivare a informare il Presidente della Regione o il Ministro della Difesa in modo che intervengano nei confronti del direttore della Asl al fine che faccia il suo dovere nei miei confronti e mi diano i farmaci e gli integratori, vi sarei grato.
Questo mio appello disperato riveste carattere di estrema urgenza.
Ne vale la mia vita.
Grazie con amore cristiano.
MARCO DIANA
Notiziario 360
2013.06.12 – IL MINISTRO STRANIERO ITALIANO KYENGE ARRIVA A SIRENE SPIEGATE… I PASSANTI CONTESTANO LA SCORTA: “VERGONA”!
Tratto d aun articolo online de LA REPUBBLICA MILANO.IT (clicca qui)
Il titolare dell'Integrazione era arrivata al quartiere milanese di Niguarda e le tre auto della scorta avevano percorso anche un tratto di strada contromano. Il carosello con sirene e palette non è piaciuto ai residenti
Il ministro Kyenge a Milano
VIDEO
Kyenge: ''Stringo la mano a chiunque, anche a Borghezio''
TAG cecile kyenge La scorta è spesso vissuta dai cittadini come uno dei simboli dell'arroganza dei potenti.
E proprio per la scorta sono finiti in molti nel mirino.
Un destino che adesso coinvolge anche il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge.
Il suo arrivo a un evento a Milano, preceduta da un'auto a sirene spiegate e paletta fuori dal finestrino – con tanto di tratto di strada in contromano – è stato salutato dai fischi dei passanti, dalle critiche del popolo del web e da nuove invettive della Lega.
L'auto del ministro arriva contromano
Ore 10: quartiere Niguarda, periferia della città, lo stesso in cui tre passanti furono uccisi a picconate dal ghanese Kabobo.
A Villa Clerici sta per iniziare un convegno in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il ministro Kyenge è invitato.
Le sirene si sentono da lontano.
Tre auto arrivano a velocità sostenuta.
Ad aprire il corteo è una vettura dei finanzieri, con la paletta agitata fuori dal finestrino.
Percorrono alcune decine di metri della stretta via Terruggia – dove si trova il luogo dell'appuntamento – in contromano.
E si lasciano dietro alcuni residenti della zona, passanti e avventori del vicino mercato rionale, inviperiti. "Vergogna, vergogna", urlano in direzione delle macchine.
"Le scelte sulla sicurezza non le fa la sottoscritta", si giustificherà più tardi il ministro, sollecitata dai giornalisti a margine di un'altra tappa della sua giornata nel capoluogo lombardo.
Ma ormai il Carroccio aveva già preso al balzo l'occasione per tornare ad attaccarla.
"Il governo intervenga e la richiami ufficialmente a un uso più civile della scorta", è la protesta del consigliere comunale Massimiliano Bastoni.
Il segretario lombardo Matteo Salvini si affida invece ai social network: "La signora Kyenge stamattina arriva a un mercato di Milano con tre auto blu di scorta, sirene e palette.
La gente la contesta", scrive "Come mi dispiace, sicuramente la signora Boldrini farà subito un comunicato in difesa della poverina…".
Di certo, Milano non sembra portare fortuna al ministro.
Già lo scorso 21 maggio – altra sua lunga visita in città – si era parlato più di un incidente di percorso che delle iniziative a cui aveva partecipato: la mancata stretta di mano con il capogruppo lumbard in consiglio comunale, Alessandro Morelli.
Anche lì protagonista fu la scorta, che tenne il consigliere a distanza.
"E' un problema di sicurezza, Kyenge e la scorta non conoscono Morelli e si sono attenuti alle normali procedure", spiegarono dallo staff.
Almeno quel caso, però, si è chiuso.
Non a Villa Clerici, dove il leghista si era precipitato per un nuovo faccia a faccia, ma a Palazzo Marino, sede del Comune.
E' qui che i due, inaspettatamente, si sono incrociati: stretta di mano, sorrisi e l'augurio di "buon lavoro" da parte del ministro.
Il ministro Kyenge a Milano
VIDEO
Kyenge: ''Stringo la mano a chiunque, anche a Borghezio''
TAG cecile kyenge La scorta è spesso vissuta dai cittadini come uno dei simboli dell'arroganza dei potenti.
E proprio per la scorta sono finiti in molti nel mirino.
Un destino che adesso coinvolge anche il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge.
Il suo arrivo a un evento a Milano, preceduta da un'auto a sirene spiegate e paletta fuori dal finestrino – con tanto di tratto di strada in contromano – è stato salutato dai fischi dei passanti, dalle critiche del popolo del web e da nuove invettive della Lega.
L'auto del ministro arriva contromano
Ore 10: quartiere Niguarda, periferia della città, lo stesso in cui tre passanti furono uccisi a picconate dal ghanese Kabobo.
A Villa Clerici sta per iniziare un convegno in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il ministro Kyenge è invitato.
Le sirene si sentono da lontano.
Tre auto arrivano a velocità sostenuta.
Ad aprire il corteo è una vettura dei finanzieri, con la paletta agitata fuori dal finestrino.
Percorrono alcune decine di metri della stretta via Terruggia – dove si trova il luogo dell'appuntamento – in contromano.
E si lasciano dietro alcuni residenti della zona, passanti e avventori del vicino mercato rionale, inviperiti. "Vergogna, vergogna", urlano in direzione delle macchine.
"Le scelte sulla sicurezza non le fa la sottoscritta", si giustificherà più tardi il ministro, sollecitata dai giornalisti a margine di un'altra tappa della sua giornata nel capoluogo lombardo.
Ma ormai il Carroccio aveva già preso al balzo l'occasione per tornare ad attaccarla.
"Il governo intervenga e la richiami ufficialmente a un uso più civile della scorta", è la protesta del consigliere comunale Massimiliano Bastoni.
Il segretario lombardo Matteo Salvini si affida invece ai social network: "La signora Kyenge stamattina arriva a un mercato di Milano con tre auto blu di scorta, sirene e palette.
La gente la contesta", scrive "Come mi dispiace, sicuramente la signora Boldrini farà subito un comunicato in difesa della poverina…".
Di certo, Milano non sembra portare fortuna al ministro.
Già lo scorso 21 maggio – altra sua lunga visita in città – si era parlato più di un incidente di percorso che delle iniziative a cui aveva partecipato: la mancata stretta di mano con il capogruppo lumbard in consiglio comunale, Alessandro Morelli.
Anche lì protagonista fu la scorta, che tenne il consigliere a distanza.
"E' un problema di sicurezza, Kyenge e la scorta non conoscono Morelli e si sono attenuti alle normali procedure", spiegarono dallo staff.
Almeno quel caso, però, si è chiuso.
Non a Villa Clerici, dove il leghista si era precipitato per un nuovo faccia a faccia, ma a Palazzo Marino, sede del Comune.
E' qui che i due, inaspettatamente, si sono incrociati: stretta di mano, sorrisi e l'augurio di "buon lavoro" da parte del ministro.
2013.06.12 – IL BUSINESS DELL’AFFIDAMENTO DEI FIGLI DELLE FAMIGLIE DISAGIATE … MALEDETTI GIU LE MANI DALLE FAMIGLIE!
Ho letto questo posto su Facebook.
TOLGONO I FIGLI ALLE FAMIGLIE BISOGNOSE E LI RINCHIUDONO NELLE CASE FAMIGLIE DOVE COSTANO ALLO STATO 200,00 € AL GIORNO.
MA SE DESSERO ANCHE SOLO 50,00 € AL GIORNO ALLA FAMIGLIA, NON SI RISPARMIEREBBE SUI COSTI E SUI TRAUMI CHE SEGNERANNO A VITA QUESTI BAMBINI?
ANCHE QUESTO E' BUSINESS!!!
DICIAMO BASTA.
—
BASTA, forse è troppo poco, queste famiglie hanno il diritto di essere aiutate e non di vedersi portare via i figli che grazie allo stato italiano non sono in grado di "sostenere".
2013.06.12 – COSI’ L’ITALIA UCCIDE I MALATI
Tratto da SIGNORAGGIO.IT (clicca qui)

Nel "nostro" Paese (meglio dire in italia) i medicinali innovativi, che possono salvare migliaia di vite, arrivano con mesi o anni di ritardo.
Una tragedia, per i pazienti.
La colpa?
E’ di un mostro burocratico potentissimo, ricchissimo e malfunzionante.
Che si chiama Aifa.
E opera sotto la direzione del ministero della salute.
«Opera»?
Si fa per dire, purtroppo
(12 giugno 2013)
L’Agenzia è chiusa a riccio, come se non sentisse che infuria la tempesta fuori dal palazzo di via del Tritone a Roma dove ha sede.
L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), di fatto, pochi sanno cos’è.
Ma è sulla vita di tutti che incidono i suoi sì o i suoi no, come anche le sue difficoltà e il suo essere, come dicono molti, ormai un gigante.
Perché l’Agenzia, il cui direttore generale e presidente del consiglio di amministrazione sono nominati dal ministero della Salute, ha il compito di dare l’ok all’immissione in commercio dei nuovi farmaci, di definirne il prezzo, di sorvegliarne la sicurezza una volta che sono finiti in mano ai malati.
Insomma maneggia la nostra salute e circa 26 miliardi di euro l’anno, perché a tanto ammonta la spesa farmaceutica nel nostro Paese, i tre quarti della quale è a carico del Ssn.
Dovrebbe funzionare come un orologio, ma soprattutto essere una casa di vetro dove tutto ciò che accade è ben visibile dai cittadini.
E invece sembra oggi paralizzata, affaticata da elefantiasi burocratica e da scelte sulle quali infuriano polemiche, magari fatte a buon fine ma di certo risultate in ritardi e ulteriori aggravi burocratici.
Così come sembra incapace di comunicare con i medici, le aziende e i malati.
Insomma, con tutti gli stakeholder del sistema-farmaci italiano.
Siamo andati a vedere cosa succede a via del Tritone.
La nuova sede, a due passi da Fontana di Trevi e nel cuore del potere romano, che costa quasi quattro milioni di euro l’anno di affitto e ha sostituito nel 2010 un’anonima palazzina situata nella periferia di Roma: costava la metà, era discreta e a due passi dalla metropolitana.
Ma non rendeva plasticamente il potere dell’Agenzia che la fiscalità generale fa funzionare dotandola di 80 milioni di euro l’anno, e dove lavorano oggi circa 400 persone (erano 250 nel 2009).
Eppure, non c’è nessuno disposto a parlare open verbis con “l’Espresso” nel fortino di via del Tritone.
E già questo sorprende.
Diversi tecnici dell’Aifa da noi interpellati sparano a zero contro le inefficienze e la totale mancanza di trasparenza.
Ma poi, vogliono restare anonimi.
Tuttavia, rimangono i fatti.
E il primo è la questione criminale dei tempi per la registrazione dei medicinali innovativi, dilatati dal rimbalzo dei dossier tra una commissione e l’altra: servono dai dodici ai quindici mesi per avere l’autorizzazione dall’Aifa dopo che le autorità europee hanno dato il via libera, e già non si capisce a cosa serva una simile duplicazione; poi c’è bisogno di un altro anno per entrare nei prontuari delle Regioni, e di questo l’Agenzia non ha responsabilità.
Ma il dato è drammatico: circa 300 giorni di attesa per i pazienti italiani.
Per le aziende è un danno spaventoso, per i malati è una tragedia.
Ne dà notizia un rapporto di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche di qualche settimana fa, ma la situazione non è cambiata da quando “l’Espresso” ha denunciato questi ritardi nel novembre scorso dando voce a medici e associazioni di malati.
E da quando il direttore generale dell’Aifa, professor Luca Pani, ci rispose che i confronti con gli altri paesi europei non reggono in quanto l’Aifa si occupa anche di definire i prezzi.
Il che, però, non diminuisce il disagio dei malati.
Nel fare i confronti con l’Europa, Farmindustria annota oggi come le procedure negli altri paesi Ue siano meno farraginose, certamente anche a livello di regioni e ospedali oltre che a livello centrale, ma anche e soprattutto che altrove è chiaro cosa sia innovativo, quali siano le regole che sovraintendono ad approvazione e prezzo.
Dal punto di vista dei malati, ciò che conta è che le medicine davvero nuove, che apportano un maggiore beneficio clinico di quelle in commercio, in settori importanti come l’oncologia, le malattie infettive, metaboliche e del cervello, siano messe a disposizione di chi soffre il più rapidamente possibile, mentre le altre possono aspettare.
Ma come individuare i farmaci realmente salvavita per i quali non si può aspettare?
Fino a qualche anno fa i tecnici dell’Agenzia usavano un algoritmo, che poi è sembrato inadeguato e per questo lo si è abbandonato per andare alla ricerca di un nuovo più potente strumento che le consenta di farlo tenendo conto delle caratteristiche del farmaco e dello scenario della malattia.
Ma nonostante i reiterati annunci questa macchina magica è ancora ferma ai box.
Fonte: espresso.repubblica.it
L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), di fatto, pochi sanno cos’è.
Ma è sulla vita di tutti che incidono i suoi sì o i suoi no, come anche le sue difficoltà e il suo essere, come dicono molti, ormai un gigante.
Perché l’Agenzia, il cui direttore generale e presidente del consiglio di amministrazione sono nominati dal ministero della Salute, ha il compito di dare l’ok all’immissione in commercio dei nuovi farmaci, di definirne il prezzo, di sorvegliarne la sicurezza una volta che sono finiti in mano ai malati.
Insomma maneggia la nostra salute e circa 26 miliardi di euro l’anno, perché a tanto ammonta la spesa farmaceutica nel nostro Paese, i tre quarti della quale è a carico del Ssn.
Dovrebbe funzionare come un orologio, ma soprattutto essere una casa di vetro dove tutto ciò che accade è ben visibile dai cittadini.
E invece sembra oggi paralizzata, affaticata da elefantiasi burocratica e da scelte sulle quali infuriano polemiche, magari fatte a buon fine ma di certo risultate in ritardi e ulteriori aggravi burocratici.
Così come sembra incapace di comunicare con i medici, le aziende e i malati.
Insomma, con tutti gli stakeholder del sistema-farmaci italiano.
Siamo andati a vedere cosa succede a via del Tritone.
La nuova sede, a due passi da Fontana di Trevi e nel cuore del potere romano, che costa quasi quattro milioni di euro l’anno di affitto e ha sostituito nel 2010 un’anonima palazzina situata nella periferia di Roma: costava la metà, era discreta e a due passi dalla metropolitana.
Ma non rendeva plasticamente il potere dell’Agenzia che la fiscalità generale fa funzionare dotandola di 80 milioni di euro l’anno, e dove lavorano oggi circa 400 persone (erano 250 nel 2009).
Eppure, non c’è nessuno disposto a parlare open verbis con “l’Espresso” nel fortino di via del Tritone.
E già questo sorprende.
Diversi tecnici dell’Aifa da noi interpellati sparano a zero contro le inefficienze e la totale mancanza di trasparenza.
Ma poi, vogliono restare anonimi.
Tuttavia, rimangono i fatti.
E il primo è la questione criminale dei tempi per la registrazione dei medicinali innovativi, dilatati dal rimbalzo dei dossier tra una commissione e l’altra: servono dai dodici ai quindici mesi per avere l’autorizzazione dall’Aifa dopo che le autorità europee hanno dato il via libera, e già non si capisce a cosa serva una simile duplicazione; poi c’è bisogno di un altro anno per entrare nei prontuari delle Regioni, e di questo l’Agenzia non ha responsabilità.
Ma il dato è drammatico: circa 300 giorni di attesa per i pazienti italiani.
Per le aziende è un danno spaventoso, per i malati è una tragedia.
Ne dà notizia un rapporto di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche di qualche settimana fa, ma la situazione non è cambiata da quando “l’Espresso” ha denunciato questi ritardi nel novembre scorso dando voce a medici e associazioni di malati.
E da quando il direttore generale dell’Aifa, professor Luca Pani, ci rispose che i confronti con gli altri paesi europei non reggono in quanto l’Aifa si occupa anche di definire i prezzi.
Il che, però, non diminuisce il disagio dei malati.
Nel fare i confronti con l’Europa, Farmindustria annota oggi come le procedure negli altri paesi Ue siano meno farraginose, certamente anche a livello di regioni e ospedali oltre che a livello centrale, ma anche e soprattutto che altrove è chiaro cosa sia innovativo, quali siano le regole che sovraintendono ad approvazione e prezzo.
Dal punto di vista dei malati, ciò che conta è che le medicine davvero nuove, che apportano un maggiore beneficio clinico di quelle in commercio, in settori importanti come l’oncologia, le malattie infettive, metaboliche e del cervello, siano messe a disposizione di chi soffre il più rapidamente possibile, mentre le altre possono aspettare.
Ma come individuare i farmaci realmente salvavita per i quali non si può aspettare?
Fino a qualche anno fa i tecnici dell’Agenzia usavano un algoritmo, che poi è sembrato inadeguato e per questo lo si è abbandonato per andare alla ricerca di un nuovo più potente strumento che le consenta di farlo tenendo conto delle caratteristiche del farmaco e dello scenario della malattia.
Ma nonostante i reiterati annunci questa macchina magica è ancora ferma ai box.
Fonte: espresso.repubblica.it
2013.06.12 – DIETRO I LUOGHI COMUNI DELLA STORIA SCRITTA DAI VINCITORI, LA VERITA’ E’ QUESTA.
2013.06.12 – TREVISO: “ORA C’E’ UNO DEI NOSTRI IN CONSIGLIO, IO NON PAGO”, E SPACCA BOTTIGLIA IN TESTA AI POLIZIOTTI
Condiviso da "Tutti i crimini degli immigrati" (clicca qui)
Treviso: “ora c’è uno dei nostri in consiglio, io non pago!”, e spacca bottiglia in testa ad agenti
TREVISO
Aveva bevuto ed ha preso dei prodotti di una bancarella in piazza Giustinian Recanati rifiutandosi di pagarli.
Quando l’addetto ha tentato di fermarlo gli ha scagliato un pugno in faccia e poi ha spaccato una bottiglia minacciandolo col vetro rotto.
Immediatamente i presenti hanno chiamato la polizia. All’arrivo della volante, il 27enne marocchino ha insultato i poliziotti e li ha picchiati, ferendone uno con una testata.
Portato in Questura ha continuato a fare il matto, tanto che è stato necessario far intervenire il 118 per farlo calmare.
È stato arrestato: dovrà rispondere di rapina impropria, resistenza a pubblico ufficiale ed ubriachezza molesta.
Aveva bevuto ed ha preso dei prodotti di una bancarella in piazza Giustinian Recanati rifiutandosi di pagarli.
Quando l’addetto ha tentato di fermarlo gli ha scagliato un pugno in faccia e poi ha spaccato una bottiglia minacciandolo col vetro rotto.
Immediatamente i presenti hanno chiamato la polizia. All’arrivo della volante, il 27enne marocchino ha insultato i poliziotti e li ha picchiati, ferendone uno con una testata.
Portato in Questura ha continuato a fare il matto, tanto che è stato necessario far intervenire il 118 per farlo calmare.
È stato arrestato: dovrà rispondere di rapina impropria, resistenza a pubblico ufficiale ed ubriachezza molesta.
http://www.oggitreviso.it/node/62859
2013.06.11 – CURIOSITA’ – L’AEREO ATTERRA SENZA IL MUSO: MISTERO IN CINA. “COLPITO DA UN UFO” ????
Tratto d aun articolo di LEGGO (clicca qui)
Martedì 11 Giugno 2013
PECHINO – Un Boeing 757 dell'Air China dopo 20 minuti dal decollo è dovuto rientrare misteriosamente in aeroporto: il velivolo si è scontrato con un oggetto non identificato.
Il velivolo si trovava nei cieli tra Chengdu-Guangzhou quando ha subìto un violentissimo impatto con qualcosa di 'misterioso': l'urto ha causato un danno notevole al muso del Boeing, ma fortunatamente nessun passeggero è rimasto ferito.
Le autorità aeroportuali hanno immediatamente aperto un'inchiesta, ma hanno avvertito che l'incidente potrebbe essere stato causato dall'impatto dell'aereo con un volatile di grandi dimensioni.
PECHINO – Un Boeing 757 dell'Air China dopo 20 minuti dal decollo è dovuto rientrare misteriosamente in aeroporto: il velivolo si è scontrato con un oggetto non identificato.
Il velivolo si trovava nei cieli tra Chengdu-Guangzhou quando ha subìto un violentissimo impatto con qualcosa di 'misterioso': l'urto ha causato un danno notevole al muso del Boeing, ma fortunatamente nessun passeggero è rimasto ferito.
Le autorità aeroportuali hanno immediatamente aperto un'inchiesta, ma hanno avvertito che l'incidente potrebbe essere stato causato dall'impatto dell'aereo con un volatile di grandi dimensioni.
alla faccia del "grande" volatile …
2013.06.11 – E LA LIFE TORNA A FARSI SENTIRE …
tratto da un post su Facebook di Lucio Chiavegato:
Voglia di fare?
Stufo di essere preso per il c..o dai soliti politicanti?
Stufo di subire angherie dai rappresentanti dello stato delle banane?
Voglia di fare azioni concrete e non chiacchere da bar?
Voglia di guardare negli occhi chi mantieni da anni ?
Noi ci siamo e tu?
Stiamo organizzando una rete "culturale ghandiana" in tutta la penisola ed isole comprese, manda il tuo curriculum di incazzatura alla mail nella locandina, e presto, molto presto farai parte della nostra equipe di esperti di "porta a porta", avrai grandi soddisfazioni e verrai pagato puntualmente con crescita di dignità.
Ti aspettiamo.
Stiamo organizzando una rete "culturale ghandiana" in tutta la penisola ed isole comprese, manda il tuo curriculum di incazzatura alla mail nella locandina, e presto, molto presto farai parte della nostra equipe di esperti di "porta a porta", avrai grandi soddisfazioni e verrai pagato puntualmente con crescita di dignità.
Ti aspettiamo.
Questa proprio ci mancava….