CARMINE DAMIANO, UN PICCOLO UOMO CHE SI CREDEVA UN GRANDE QUESTORE … ITALIANO!

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0 carmine damianoIl “signor”Carmine Damiano, già questore straniero italiano a Treviso, verso il processo per corruzione.
Ironia della sorte, non appena appresa la notizia della sua inattesa assunzione dorata proprio nell’azienda di vigilanza privata che questo piccolo uomo intendeva a tutti i costi far chiudere per mancanza a suo dire dei requisiti di sicurezza, qui si era da subito scherzosamente – ma non tanto – ventilata l’ipotesi di un suo dietrofront comprato a suon di quattrini.
Come si dice, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca.
D’altro canto, cosa ci si poteva aspettare da quel questore straniero italiano piccolo piccolo che, abusando del suo potere, con le sue premeditate calunnie pianificate a tavolino, le sue innumerevoli menzogne, le sue infamanti mafiose dichiarazioni ai giornaletti prezzolati di regime, ha perseguitato a più riprese e senza sosta il legittimo Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Veneto e i suoi militanti?
Cosa aspettarsi, da un bandito italiano in divisa che d’intesa con un (ex) procuratore mafioso complice ha mandato la polizia politica italiana armi in pugno e manette in vista a casa dei Patrioti Veneti del MLNV per trascinarli via di forza, rapinare a man bassa beni ed effetti personali (mai più restituiti, ricordiamolo) e soprattutto per distruggere famiglie, anche terrorizzando mogli e figli in età scolare?
E tutto questo per tentare di impedire il legittimo percorso del MLNV volto al ripristino della Sovranità della mai sopita Repubblica Veneta.
Ora c’è solo da chiedersi se quanto meno anche questo prezzolato criminale razzista italiano sia stato sottoposto dalla polizia giudiziaria del suo stato agli obbligatori rilievi di legge foto dattiloscopici.
Chi lo sa?
Intanto goditi la tua giustizia italiana, Carmine Damiano: la rimpiangerai, quando dovrai rispondere di tutti i tuoi crimini odiosi contro il Popolo Veneto davanti alla Giustizia Veneta. È solo una questione di tempo, qui non va perso nulla.
WSM

Venetia, 16 ottobre 2014
dott. Paolo Gallina, vicepresidente del MLNV


Ma guarda un pò … quello che per noi è un deliquente, un mendace e calunnitatore adesso si ritrova indagato per corruzzione … sarà che non credo nella giustizia italiana ed è per questo che non vedo l'ora che arrivi quel giorno in cui la Polizia Nazionale Veneta verrà a catturarti e a portati in giudizio innanzi alla Giustizia Veneta … solo allora, ti renderai conto di quante malvagità hai commesso insieme a tuoi complici … noi non dimentichiamo nulla.
WSM
Venetia, 16.10.2014
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provvisorio – www.mlnv.org


Scandalo Nes, 7 indagati per bancarotta

Si aggrava la posizione di Luigi Compiano: 36 milioni distratti dai conti del gruppo.
L’ex questore Damiano verso il processo.
Un’indagine che di mese in mese si è arricchita di nuovi tasselli: prima l’accusa di appropriazione indebita per 104 milioni di euro per Luigi Compiano; poi, all’interno del perimetro di Nes, l’accusa di corruzione impropria per l’ex questore Carmine Damiano.
Ora un colpo di scena che da mesi aleggiava negli ambienti investigativi.
La Procura di Treviso ha modificato il capo di imputazione nei confronti del patron di Nes: da appropriazione indebita aggravata a bancarotta fraudolenta patrimoniale.
Secondo l’accusa (le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Massimo De Bortoli) Compiano avrebbe distratto da cinque società, tra cui la North East Services, una cifra che si aggira attorno ai 36 milioni di euro. Con lui risultano indagate altre sei persone, con l’accusa di bancarotta semplice.
Bancarotta fraudolenta.
L’indagine è ancora aperta, ci vorranno settimane per chiudere il cerchio.
Tuttavia, all’orizzonte, si prefigura un nuovo quadro di accuse: secondo il pm De Bortoli Compiano avrebbe fatto sparire dalle sue società (quattro, oltre la Nes) 36 milioni di euro.
Dove sono finiti quei soldi?
La Procura indaga, cerca il filo rosso che leghi i trasferimenti di denaro eseguiti negli anni da Luigi Compiano.
L’inchiesta, nel corso di un anno, ha cambiato pelle: è partita come appropriazione indebita aggravata, 104 milioni di euro spariti dal caveau per trasformarsi in bancarotta fraudolenta patrimoniale.
Un cambiamento del capo di imputazione che aggrava la posizione del patron della North East Services.
Sette indagati eccellenti.
L’inchiesta si è pure arricchita di nuovi protagonisti: il pubblico ministero ha iscritto altre sei persone nel registro degli indagati, oltre a variare il capo di imputazione nei confronti di Compiano.
Si tratta di sei membri del consiglio di amministrazione delle cinque società coinvolte nella presunta bancarotta.
Per i nuovi indagati l’ipotesi di reato contestata è bancarotta semplice: secondo la Procura non potevano non accorgersi dei movimenti finanziari sospetti eseguiti da Compiano.
Il pm De Bortoli continua a indagare: ancora non c’è nessun atto di chiusura indagini.
Gli investigatori, di settimana in settimana aggiungono nuovi tasselli, nuove carte che finiscono sul tavolo del pm e circoscrivono sempre più il sistema Compiano.
Nessuna misura cautelare è stata chiesta: non c’è pericolo di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove.
Chiusura indagini vicina.
Non cambia la posizione degli altri due indagati del primo capitolo del caso Nes: Massimo Schiavon, responsabile della sala conta del caveau via Belvedere a Silea, e Gianluca Campagnaro, l'uomo che, secondo l'accusa, avrebbe consegnato il denaro a Massimo Schiavon, a sua volta "girato" a Luigi Compiano restano indagati per appropriazione indebita aggravata.
Damiano verso il processo.
Durante le indagini relative allo scandalo Nes, il pubblico ministero Massimo De Bortoli è incappato in un nome eccellente, quello dell’ex questore Carmine Damiano, finito nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione impropria.
I riflettori della Procura si sono accesi su due documenti: da una parte un contratto di consulenza (che prevedeva un compenso da 50 mila euro) firmato da lui, quando ancora ricopriva l'incarico di questore e un atto in cui lo stesso Damiano sottoscriveva che in Nes tutto andava per il meglio.
La Procura vuole capire perché l'ex questore abbia deciso di accettare l'incarico nonostante rivestisse ancora il ruolo di numero uno della polizia.
Poi la carta rinvenuta dalla Finanza nel corso dell'indagine originaria, sul buco da 104 milioni.
Un documento in cui Damiano si spende per la Nes, sostenendo che tutto nell'azienda funziona per il meglio.
Ma pochi mesi prima Damiano aveva denunciato i vertici dell'istituto perché nel trasporto dei valori non sarebbero state rispettate le norme di sicurezza.
Il pm pochi giorni fa ha notificato l’avviso di chiusura indagini.
Tratto da (CLICCA QUI)