Il nome è uno scioglilingua: Arkadij Romanovich Rotenberg.
Ha 63 anni ed è uno dei più cari amici di Vladimir Putin. Rotenber però è finito nella “black list” compilata dagli Stati Uniti da sanzionare per le manovre di Mosca in Ucraina.
Per la precisione, il sodale dello “zar” russo è al quinto posto nella lista.
E’ un imprenditore e si è aggiudicato numerosi appalti per le Olimpiadi di Sochi dello scorso febbraio.
E contro Rotenberg, in Italia, come rivela il Corriere della Sera, è scattato il “congelamento dei beni”, una misura prevista dall’Unione europea contro i “fedelissimi” del presidente russo dopo il conflitto scatenato a Kiev. In Italia è la prima volta che viene adottata una simile misura.
I beni sigillati
Nel dettaglio sono stati sequestrate ville e appartamenti in Sardegna e in Lazio; poi il congelamento di quote societarie, conti correnti bancari, un lussuoso albergo a Roma, a due passi da via Veneto.
Il blitz è stato orchestrato dalla Guardia di Finanza, così come stabilito dalla procedura prevista in caso di “misure previste per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”.
Ma l’elenco degli immobili “sigillati” si allunga: c’è un appartamento a Cagliari, una villa a Villasimius, una a Tarquinia e due ad Arzachena. I
n totale fanno 30 milioni di euro di beni che il magnate russo ha acquistato attraverso le aziende che possiede all’estero.
Chi è mister Rotenberg
Un colpo durissimo, dunque, contro mister Rotenberg.
Ma chi è, mister Rotenberg?
In breve lo si potrebbe definire come il “migliore amico” di Putin.
Cresciuto in quella che ai tempi dell’Unione Sovietica si chiamava Leningrado (oggi San Pietroburgo), con il fratello Boris ha conosciuto e frequentato il presidente russo, con il quale condivide la passione per il judo.
Rotenberg è un magnate del settore dei gasdotti, e il suo patrimonio netto viene stimato da Forbes in 3,4 miliardi di dollari.
Tra le altre, è proprietario di una magione-castello alle porte di Mosca.
Ma quello che più interessa è il gas.
Già, perché Putin, alla fine di agosto, era stato piuttosto esplicito: “Se Usa e Ue insisteranno con le sanzioni in relazione alla crisi ucraina, la Russia dovrà rivedere la presenza delle aziende americane ed europee nei settori strategici della sua economia, e in particolare dell’energia”.
Il coltello dello zar
Già, l’energia: il coltello che Putin tiene ben saldo in mano, e che un’Unione europea miope continua a non vedere.
Tanto che il 6 settembre Barroso ha annunciato la scelta di “estendere la lista dei cittadini russi che andranno incontro al congelamento dei beni in Europa e al divieto di viaggio, tra cui la nuova leadership a Donbass, il governo di Crimea, oligarchi e altre figure di rilievo”.
E tra queste figure c’è Rotenberg.
E dunque l’Italia ha agito contro il sodale di Putin.
E ora l’Italia, come gran parte d’Europa, rischia grosso.
Rischia la ritorsione di Putin.
Rischia il freddo.
Già, perché l’Italia importa il 30% del gas che utilizza proprio dalla Russia, e se per caso lo “zar” Vladimir decidesse di rispondere alle sanzioni imposte alla Russia e ai suoi oligarchi, è semplice immaginare come potrebbe farlo.
Messaggio trasversale
Per inciso, già da settimane arrivano dei “segnali” dalla Russia: improvvisi cali delle forniture di gas, ingiustificati.
Messaggi neppure troppo trasversali.
L’ultimo risale a pochissime ore fa, è stato denunciato nella mattinata di martedì 23 settembre.
L’Austria ha infatti appena rivelato un improvviso calo delle forniture di gas.
E l’Austria è uno snodo strategico, un Paese imprescindibile per il transito del combustibile che l’Italia che acquista da Gazprom.
Sarà un caso, ma nei giorni del blitz contro mister Rotenberg il regolatore austriaco dei mercati energetici, E-Control, ha constatato un calo delle consegne pari al 25% venerdì e al 20% sabato.
Un calo, ha spiegato il direttore esecutivo di E-Control, “tutt’altro che normale”.
E tutto quel gas che non è arrivato in Austria era desinato all’Italia.
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