Sul blog di Beppe Grillo appare un articolo alquanto vago sulla possibile dissoluzione dello stato italiano, non fa chiarezza sul fatto se sia un monito di avvertimento dello sfascio italiano o se sia una sorta di cavalcata indipendentista vista la ormai diffusa aspirazione dei popoli della penisola a tornare sovrani sulle proprie terre di origine.
Quello che appare chiaro però è una apertura da parte del capo del M5S alla Lega Nord (che non ha perso tempo ad abbracciare Grillo) richiamando il concetto di macroregioni, e l'avvicinamento alle richieste dei vari partiti cosidetti indipendentisti sparsi in tutta la penisola, con il richiamo ai referendum autonomisti.
Tutto questo non può che far pensare ad un movimento catalizzatore del malcontento generale dove la gente, stanca di questo stato italiano, possa trovare una valvola di sfogo ma che di fatto non porta a nulla ed il tutto poi si dissolva in una bolla di sapone come è di abitudine in un "paese" come l'italia.
La Lega, come appare chiaro ormai da anni, ha contribuito più a mantenere unita l'italia di qualsiasi altro partito, inoltre oggi è risaputo che la via referendaria non è il percorso di rivendicazione del diritto di autodeterminazione dei popoli: questo articolo apparso sul blog di Grillo quindi non fa che confermare come lo stato italiano, pur di placare gli animi, sfrutti ogni strategia e mezzo possibile per catalizzare il malcontento popolare convogliandolo sul partito politico di turno illudendo i cittadini, di fatto poi per questi movimenti e partiti politici di turno vengono sempre riservate in cambio le comode poltrone di Roma e lauti compensi.
WSM
Enrico Pillon
Delegato del MLNV e Provveditore Generale Segretario di Stato del GVP
Ecco l'articolo di sabato 5 marzo sul Blog di Beppe Grillo http://www.beppegrillo.it/2014/03/e_se_domani.html
E se domani, alla fine di questa storia, iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all'Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai servizi deviati(?) dello Stato. Quale Stato? La parola "Stato" di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti. E se domani, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme? La Bosnia è appena al di là del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora spenti. E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere all'interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant'anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all'estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche. E se domani, invece di emigrare all'estero come hanno fatto i giovani laureati e diplomati a centinaia di migliaia in questi anni o di "delocalizzare" le imprese a migliaia, qualcuno si stancasse e dicesse "Basta!" con questa Italia, al Sud come al Nord? Ci sarebbe un effetto domino. Il castello di carte costruito su infinite leggi e istituzioni chiamato Italia scomparirebbe. E' ormai chiaro che l'Italia non può essere gestita da Roma da partiti autoreferenziali e inconcludenti. Le regioni attuali sono solo fumo negli occhi, poltronifici, uso e abuso di soldi pubblici che sfuggono al controllo del cittadino. Una pura rappresentazione senza significato. Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene. E se domani…