Siamo alle solite … i politicanti italiani fanno il rimpianttino sulle responsabilità (almeno quelle politiche).
C'è da chiedersi che ci stiano a fare al governo italiano questi personaggi … ma la digos della polizia italiana da chi dipende???
Il caso è stato coperto dal MLNV nei seguenti articoli: 2013.07.12 – 2013.07.11 – 2013.07.08
Caso Kazakistan: la Bonino nega responsabilità sul rimpatrio della moglie del dissidente.
Fuoco di fila contro il vicepremier che reagisce: "Salteranno molte teste"
Massimiliano Scafi – Lun, 15/07/2013 – 08:38
«Salteranno molte capocce, si fermeranno molte carriere.
Chi mi ha ingannato deve pagare».
Sì, stavolta Angelino Alfano si è arrabbiato davvero.
Sotto tiro da tre giorni, accusato di aver ordinato, o coperto, l'espulsione della Shalabayeva, convinto che dietro l'attacco ci sia una manovra per far cadere il governo: il vicepresidente del Consiglio aspetta soltanto di avere in mano la relazione del capo della polizia per passare alla controffensiva.
Alfano dovrà tenere botta fino a mercoledì, intanto incassa le parole di Emma Bonino: «Il due giugno, durante la Festa della Repubblica, dissi al ministro dell'Interno di seguire il caso Kazakistan di persona».
Ecco, il due giugno: ma già dal 31 maggio la moglie del dissidente Ablyazov era stata «impacchettata e riconsegnata» alle autorità di Astana.
Il prefetto Alessandro Pansa ha ancora 48 ore a disposizione per completare l'inchiesta e ricostruire la vicenda.
Quale funzionario ha dato l'ordine del blitz?
Chi si è messo d'accordo con l'ambasciatore del Kazakistan a Roma?
Perché il governo non è stato informato?
Sono queste le domande del ministro al capo della polizia.
Quando avrà le risposte, quando tutte le «ombre» saranno sparite, Alfano passerà agli «atti formali» e deciderà quali teste tagliare.
Non vuole solo salvare se stesso e il governo, ma anche, carte alle mano, «dare un segnale di pulizia» e «preservare l'immagine» dell'Italia».
Pure secondo la Bonino «non c'è traccia di un coinvolgimento a livello politico nella faccenda».
Evidentemente «la pressione del Kazakistan è stata fortissima, ma si è scaricata sui livelli più bassi: può essere che abbiano approfittato del vuoto di potere negli apparati in quei giorni tra maggio e giugno».
E in effetti, proprio il 31 Alessandro Marangoni aveva lasciato l'incarico che aveva assunto come vicario dopo la morte di Antonio Manganelli.
Pansa è diventato capo della polizia il primo giugno.
Sel e grillini presenteranno delle mozioni di sfiducia individuali.
Ma per Fabrizio Cicchitto «la ricostruzione della Bonino consente di chiarire in modo ineccepibile i tempi nei quali Alfano è venuto a conoscenza della questione Shalabayeva.
Solo chi è in malafede e gioca a far cadere il governo può aprire un'offensiva contro di lui».
La Farnesina si chiama fuori: «Il ministero degli Esteri – si legge in una nota ufficiale – non ha alcuna competenza in materia di espulsione di cittadini stranieri dall'Italia né ha accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia riconosciuto da Paesi terzi lo status di rifugiato politico».
E poi, «nessuna indicazione è stata fornita sui motivi della richiesta di informazioni sull'eventuale status diplomatico della signora Shalabayeva».
Conclude Emma Bonino: «Tutto quello che posso fare io, lo farò.
Qualcuno però dovrà pagare, dovrà dire all'opinione pubblica sì, sono stato io».
Da Astana l'ambasciatore Alberto Pieri segue «con attenzione» il caso.
«Spero in futuri spiragli.
Occorre sensibilizzare i kazaki con la moral suasion, però bisogna essere prudenti con i tempi della diplomazia».
Diplomazia che non è stata usata dai nostri servizi, secondo la Shalabayeva: «Credevo volessero a ucciderci.
Continuavano a gridare in italiano ma l'unica cosa che ho capito è stato puttana russa».
A fare irruzione, «30, 35 persone vestite di nero: tra loro pure una donna che non mi lasciava mai sola».
Da lì all'ufficio immigrazione della questura.
«Ci sono rimasta 15 ore, stremata e affamata.
Ho raccontato la mia storia, quella del Kazakistan e di Nazarbaev, un dittatore che elimina i leader dell'opposizione.
Mi hanno ascoltato con attenzione».
«Salteranno molte capocce, si fermeranno molte carriere.
Chi mi ha ingannato deve pagare».
Sì, stavolta Angelino Alfano si è arrabbiato davvero.
Sotto tiro da tre giorni, accusato di aver ordinato, o coperto, l'espulsione della Shalabayeva, convinto che dietro l'attacco ci sia una manovra per far cadere il governo: il vicepresidente del Consiglio aspetta soltanto di avere in mano la relazione del capo della polizia per passare alla controffensiva.
Alfano dovrà tenere botta fino a mercoledì, intanto incassa le parole di Emma Bonino: «Il due giugno, durante la Festa della Repubblica, dissi al ministro dell'Interno di seguire il caso Kazakistan di persona».
Ecco, il due giugno: ma già dal 31 maggio la moglie del dissidente Ablyazov era stata «impacchettata e riconsegnata» alle autorità di Astana.
Il prefetto Alessandro Pansa ha ancora 48 ore a disposizione per completare l'inchiesta e ricostruire la vicenda.
Quale funzionario ha dato l'ordine del blitz?
Chi si è messo d'accordo con l'ambasciatore del Kazakistan a Roma?
Perché il governo non è stato informato?
Sono queste le domande del ministro al capo della polizia.
Quando avrà le risposte, quando tutte le «ombre» saranno sparite, Alfano passerà agli «atti formali» e deciderà quali teste tagliare.
Non vuole solo salvare se stesso e il governo, ma anche, carte alle mano, «dare un segnale di pulizia» e «preservare l'immagine» dell'Italia».
Pure secondo la Bonino «non c'è traccia di un coinvolgimento a livello politico nella faccenda».
Evidentemente «la pressione del Kazakistan è stata fortissima, ma si è scaricata sui livelli più bassi: può essere che abbiano approfittato del vuoto di potere negli apparati in quei giorni tra maggio e giugno».
E in effetti, proprio il 31 Alessandro Marangoni aveva lasciato l'incarico che aveva assunto come vicario dopo la morte di Antonio Manganelli.
Pansa è diventato capo della polizia il primo giugno.
Sel e grillini presenteranno delle mozioni di sfiducia individuali.
Ma per Fabrizio Cicchitto «la ricostruzione della Bonino consente di chiarire in modo ineccepibile i tempi nei quali Alfano è venuto a conoscenza della questione Shalabayeva.
Solo chi è in malafede e gioca a far cadere il governo può aprire un'offensiva contro di lui».
La Farnesina si chiama fuori: «Il ministero degli Esteri – si legge in una nota ufficiale – non ha alcuna competenza in materia di espulsione di cittadini stranieri dall'Italia né ha accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia riconosciuto da Paesi terzi lo status di rifugiato politico».
E poi, «nessuna indicazione è stata fornita sui motivi della richiesta di informazioni sull'eventuale status diplomatico della signora Shalabayeva».
Conclude Emma Bonino: «Tutto quello che posso fare io, lo farò.
Qualcuno però dovrà pagare, dovrà dire all'opinione pubblica sì, sono stato io».
Da Astana l'ambasciatore Alberto Pieri segue «con attenzione» il caso.
«Spero in futuri spiragli.
Occorre sensibilizzare i kazaki con la moral suasion, però bisogna essere prudenti con i tempi della diplomazia».
Diplomazia che non è stata usata dai nostri servizi, secondo la Shalabayeva: «Credevo volessero a ucciderci.
Continuavano a gridare in italiano ma l'unica cosa che ho capito è stato puttana russa».
A fare irruzione, «30, 35 persone vestite di nero: tra loro pure una donna che non mi lasciava mai sola».
Da lì all'ufficio immigrazione della questura.
«Ci sono rimasta 15 ore, stremata e affamata.
Ho raccontato la mia storia, quella del Kazakistan e di Nazarbaev, un dittatore che elimina i leader dell'opposizione.
Mi hanno ascoltato con attenzione».
In serata la smentita della questura riguardo al trattamento denunciato dalla signora: «La Ablyazov non ha subito maltrattamenti nel blitz».
Eppure questi (mal)trattamenti a noi del MNV ricordano qualcosa … certe "visitine" della digos di Treviso, certi sequestri di persona per ore e ore negli uffici della polizia politica della questura straniera italiana a Treviso, i furti, le perquisizioni, le offese, gli scherni, le calunnie anche mediatiche …