Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)
Che la situazione critica di Trieste dopo decenni di malgoverno italiano sia sul punto di non ritorno è abbastanza evidente anche agli osservatori più distratti. La rabbia dei cittadini cova sotto le ceneri di un incendio mai domato dagli invasori italiani. La rabbia che, giorno dopo giorno, monta nella disperazione assoluta della povertà dilagante, trasformandosi in odio. Odio verso gli arroganti e prepotenti occupanti italiani rappresentati pienamente da tutte le istituzioni di questa “particolare” Repubblica della malavita organizzata.
Odio attizzato dalla sempre più feroce repressione fiscale, che ha come esecutori l’illegittima Agenzia delle Entrate e i suoi bracci operativi: Equitalia SpA come esattore e la Guardia di Finanza, forza armata dello Stato, come minaccioso controllore ed esecutore. Una presenza quella delle “Fiamme Gialle” nel Territorio Libero di Trieste sgraditissima ed espressamente vietata dal Trattato di Pace del 1947 ad oggi in vigore e dalle leggi della stessa Repubblica Italiana che lo recepiscono. Obbligatoriamente si dovrebbe aggiungere, visto che l’Italia quale Paese aggressore ed alleato della Germania nazista aveva perso la seconda guerra mondiale.
Da queste parti le “fiamme gialle” si ricordano per le feroci repressioni tributarie, con cui l’Italia aveva voluto “colonizzare” la Trieste mitteleuropea proveniente da 536 anni di buon governo austriaco, avvenute durante la prima annessione italiana tra il 1920 ed il 1943, e per il ruolo che poi – arruolate nelle SS – ebbero durante l’interregno del Terzo Reich (si veda il post: http://robertainer.blogspot.it/2012/04/dalle-ss-alla-guardia-di-finanza-la.html) nella lotta antipartigiana e agli “evasori fiscali” (in tempo di guerra tra gli evasori fiscali rientravano i poveracci che per campare dovevano arrabattarsi per trovare i generi di sussistenza vitale: lo stesso comando militare tedesco definiva l’operato della GDF “troppo repressivo”…).
Trieste ebbe solo un periodo di pace tra il 1947 e il 1954 sotto il GMA (Governo Militare Alleato), quando gli uomini in divisa grigia con le loro mostrine gialle dovettero rimanere fuori dal confine del Territorio Libero. Ma dal 1954 con il ritorno dell’amministratore italico i finanzieri si ripresentarono immarcescibili a Trieste per continuare la loro opera vessatoria nei confronti dei cittadini di un territorio pervicacemente reclamato dallo Stato italiano, ma mai ad esso concesso ufficialmente. La presenza della GDF da quel giorno è quindi da considerarsi perfettamente illegale non essendo consentita dal Trattato di Pace che il Governo italiano quale amministratore civile provvisorio si era impegnato a rispettare con il Memorandum di Londra sottoscritto con USA e Regno Unito. Il successivo Trattato di Osimo accordo bilaterale con la ex Jugoslavia, spesso evocato per far credere che con esso sia stata normalizzata e definitivamente risolta la “questione Trieste”, nulla poteva modificare dei precedenti accordi internazionali.
Non avendo lo Stato italiano la possibilità di far pagare al Territorio Libero di Trieste il debito pubblico italiano passato ed attuale (tale esclusione è stabilita tassativamente dall’articolo 5 dell’Allegato X del Trattato di Pace che l’Italia e il Governo italiano si sono entrambi impegnati a rispettare), non potendo sovrapporre il proprio ordinamento a quello del TLT in fittizia simulazione di sovranità ad oggi inesistente ai sensi dell’art. 21 comma 2 del Trattato di Pace in vigore (l’art. 21 comma del Trattato di Pace del 1947 afferma che la sovranità italiana su Trieste è cessata il 15 settembre del 1947), tutte le tasse imposte della Repubblica Italiana nella Zona A del TLT sono assolutamente illegittime. Ed è quindi in conclamata violazione del diritto internazionale vigente che la Guardia di Finanza Italiana, agendo al di fuori della propria giurisdizione e quale Forza Armata dello Stato italiano – quindi in ulteriore elusione del Trattato di Pace che all’art. 3 dell’Allegato VI stabilisce che il TLT è smilitarizzato e neutrale e che a nessuna Forza Armata è permesso di insediarvisi al suo interno salvo che per ordine del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – sta attuando una azione di repressione nei confronti dei cittadini di Trieste che si oppongono alle illegali tasse imposte dall’Italia disconoscendo la sovranità della Repubblica italiana sulla Zona A del TLT.
Una repressione fatta anche di controlli fiscali intimidatori e vessatori da parte delle Fiamme Gialle che vogliono far sentire ai triestini il peso del potere di questa effettiva occupazione militare. Controlli, spesso brutali nel loro metodo, fatti nei confronti di un popolo sottomesso e reo di essere “troppo civile”. I triestini sono mitteleuropei ed hanno un senso del rispetto (fin troppo) nei confronti delle autorità ereditato dai cinque secoli e mezzo di appartenenza all’Impero Austroungarico. Ma l’Italia non è l’Austria. Per l’Italia Trieste è solo una preda di guerra, terra di saccheggio da sfruttare al massimo. Finché sarà possibile. I finanzieri qui si presentano armati a fare irruzione nei luoghi di lavoro o nelle case dei presunti “evasori”. Manco questa fosse una terra di mafia, come la loro. Provate a pensare di trovarvi questi uomini nelle loro grigie divise, mitraglietta PM 12 Beretta da 550 colpi al minuto in pugno e pistole automatiche calibro 9 mm ben in vista, che entrano nei vostri negozi, nei vostri uffici, nelle vostre case, per controllare la contabilità, verificare se i vostri clienti hanno gli scontrini fiscali; oppure semplicemente perché stanno svolgendo un’inchiesta come PG (Polizia Giudiziaria) al servizio della Procura della Repubblica italiana di Trieste.
Vi possono prelevare di forza e portare nei loro uffici o in tribunale per farvi “confessare” i vostri “reati”. Senza nessuna garanzia, senza nessun diritto: voi per loro non ne avete. Tutto è possibile in un Paese dove il diritto è nelle mani di un potere giudiziario assoluto, e in cui i cittadini possono essere condannati senza processo; condanne preventive le chiamano, servono a sveltire la “giustizia” dicono i professionisti del sistema giudiziario italiano. Ogni anno duemila illegittimi decreti penali di condanna vengono così emessi contro i cittadini di Trieste. Condanne illegittime in violazione dei fondamentali diritti umani che ora vanno a colpire coloro che osano sfidare i militari armati delle Fiamme Gialle denunciando le loro azioni nella Zona A del TLT. Perché per la Guardia di Finanza i cittadini di Trieste che si appellano al Trattato di Pace e alle stessi leggi italiane vigenti (il trattato di pace è ratificato con legge 3054 del 25.11.1952 in vigore, oltre che eseguito nella Costituzione repubblicana agli articoli 10 e 117) sono una seria minaccia. E il Movimento Trieste Libera punto di riferimento per l’affermazione dei diritti del TLT e dei suoi cittadini, e baluardo contro l’annessione italiana del Porto Franco Internazionale di Trieste, è diventato una “emergenzialità” tale da richiedere l’intervento urgente del Comando Generale del Corpo. Mano libera per stroncare la ribellione della legalità esplosa a Trieste. Questo è quello che chiedono a Roma i militari della GDF. Prima che questo pericoloso virus possa diffondersi e venga fatta luce su sessanta anni di criminale disamministrazione italiana a Trieste e sul suo Porto Internazionale. Della quale l’Italia deve rispondere alla comunità internazionale e ai cittadini amministrati.
Si può ben capire quindi che i ladri, gli eversori del diritto internazionale, siano entrati nello stadio di massimo allarme e abbiano interesse a innescare la violenza per coprire le loro malefatte. Come potrebbero altrimenti spiegare che nel loro BOTTINO DI GUERRA hanno incredibilmente inserito le proprietà inalienabili del Porto Internazionale di Trieste e dei suoi Punti Franchi, attribuendole ad amministrazioni della Repubblica Italiana, imponendovi così il pagamento di tasse e concessioni illegali, e tutto sotto lo stretto controllo della Guardia di Finanza insediata con i suoi gruppi operativi proprio all’interno delle aree extra doganali e al di fuori della giurisdizione italiana del Porto di Trieste?
Di seguito la richiesta della GDF alla Procura della Repubblica di Trieste per potere attivare contro il Movimento Trieste Libera (MTL) gli “Organi di Vertice” delle Fiamme Gialle. Naturalmente la Procura della Repubblica di Trieste ha dato il proprio assenso. La persona per cui è stata richiesta l’immediata condanna eseguita con decreto penale dalla sezione GIP del Tribunale di Trieste è un associato a MTL che di fronte ad un controllo fiscale da parte della GDF nella sede della sua attività commerciale aveva comunicato ai finanzieri che essi stavano violando i suoi diritti stabiliti dal Trattato di Pace. Tanto è bastato per far scattare la “punizione”. Ecco un estratto del verbale redatto dalla GDF: “Lo stesso, dopo la conclusione degli atti, ha inteso consegnare ai militari operanti un foglio, verosimilmente riconducibile al predetto Movimento (Trieste Libera n.d.r.), nel quale vengono riportate talune osservazioni circa la asserita carenza di sovranità italiana sul “Territorio Libero di Trieste” e si conclude con l’indicazione: “… Tutto ciò premesso: Si evidenzia che nel procedimento in corso il pubblico ufficiale procedente agendo in rappresentanza della Repubblica Italiana nella Zona A del Territorio Libero di Trieste sta violando il Trattato di Pace del 1947 e i diritti da questo garantiti al sottoscritto cittadino del Territorio Libero di Trieste che ne sta chiedendo il rispetto”.
Un cittadino di Trieste è stato quindi condannato dalla Giustizia italiana per avere esercitato un proprio diritto chiedendo il rispetto delle Leggi internazionali. Si tratta di un fatto gravissimo. E’ un atto di guerra. Ma quel cittadino appellandosi alle Leggi internazionali ha chiesto anche il rispetto delle Leggi e della Costituzione della Repubblica Italiana, la cui disapplicazione da parte degli stessi pubblici ufficiali italiani costituisce alto tradimento. Oppure no?
In collaborazione con http://robertainer.blogspot.it
Tratto da un articolo de LINDIPENZA (clicca qui)