“Nel seguente anno 1785 i cannoneri del reggimento artiglieria si distinguevano nel violento bombardamento della citta della di Sfax. La bombarda “Distruzione” nel combattimento del 30 luglio colpiva 31 volte il segno su 32 tiri, il 31 luglio 23 volte su 47, il 1 agosto infine 39 volte su 47. La bombarda “Polonia” il 1 agosto stesso colpiva 55 volte il nemico su 61 colpi lanciati.
Il porto di Trapani, con sagace intuito prescelto dall’Emo per servire da base eventuale di rifornimento per la propria squadra, e delle artiglierie venete, ferveva allora di preparativi guerreschi. Quivi si apportavano gli ultimi ritocchi alle batterie galleggianti protette, ideate ed allestite dal grande ammiraglio.
“La poca influenza delle navi – così egli lasciò scritto – sopra le batterie rasenti del molo, suggerì alla mia immaginazione un espediente alla prima apparentemente ridicolo… di formare cioè, con artificiosa connessione, clausura e rivestimento della unita superficie, di due masse di venti botti, due zattere o galleggianti munite di un grosso cannone da 40 ciascuno… protetto da parapetti formati da una doppia riga di mucchi di sabbia… bagnata e rinchiusa da sacchi” (lettera di Angelo Emo dell’11 ottobre 1785).
Il 5 ottobre l’Emo, coadiuvato dai suoi cannonieri impegnava per la prima volta due di tali batterie blindate galleggianti nel bombardamento della Goletta “ ed era molto cosa piacevole – scriveva un testimone oculare – nel veder da tutti i lati cadere fulminanti le nostre bombe sopra la rinomata Goletta, che, tutta fumante, mi sembrava un Vesuvio”.
Queste batterie galleggianti, migliorate in seguito ed accresciute di numero – ricevettero due cannoni ognuna, tra cui un obice, e quindi appresso anche un mortaio da 200. Al comando dell’artiglieria di ciascuna zattera blindata furono destinati due ufficiali del reggimento (di artiglieria) e le zattere stesse si denominarono obusiere, bombardiere o cannoniere a seconda del tipo dei pezzi imbarcati”.
Eugenio Barbarich
la campagna del 1796 nel Veneto edizione del 1910
Il porto di Trapani, con sagace intuito prescelto dall’Emo per servire da base eventuale di rifornimento per la propria squadra, e delle artiglierie venete, ferveva allora di preparativi guerreschi. Quivi si apportavano gli ultimi ritocchi alle batterie galleggianti protette, ideate ed allestite dal grande ammiraglio.
“La poca influenza delle navi – così egli lasciò scritto – sopra le batterie rasenti del molo, suggerì alla mia immaginazione un espediente alla prima apparentemente ridicolo… di formare cioè, con artificiosa connessione, clausura e rivestimento della unita superficie, di due masse di venti botti, due zattere o galleggianti munite di un grosso cannone da 40 ciascuno… protetto da parapetti formati da una doppia riga di mucchi di sabbia… bagnata e rinchiusa da sacchi” (lettera di Angelo Emo dell’11 ottobre 1785).
Il 5 ottobre l’Emo, coadiuvato dai suoi cannonieri impegnava per la prima volta due di tali batterie blindate galleggianti nel bombardamento della Goletta “ ed era molto cosa piacevole – scriveva un testimone oculare – nel veder da tutti i lati cadere fulminanti le nostre bombe sopra la rinomata Goletta, che, tutta fumante, mi sembrava un Vesuvio”.
Queste batterie galleggianti, migliorate in seguito ed accresciute di numero – ricevettero due cannoni ognuna, tra cui un obice, e quindi appresso anche un mortaio da 200. Al comando dell’artiglieria di ciascuna zattera blindata furono destinati due ufficiali del reggimento (di artiglieria) e le zattere stesse si denominarono obusiere, bombardiere o cannoniere a seconda del tipo dei pezzi imbarcati”.
Eugenio Barbarich
la campagna del 1796 nel Veneto edizione del 1910
Tratto da www.raixevenete.com