Di Malamocco, già tribuno sotto il dogado di Giovanni Galbaio e sposato con una nobildonna franca, aveva tendenze filofranche e proprio per questo fu eletto: una reazione dei gruppi di potere ostili al precedente doge Giovanni Galbaio che era filobizantino.
Obelerio si associò il fratello Beato (co-doge) senza chiedere l’approvazione popolare, racconta Giovanni Diacono, mentre altre fonti dicono che gli fu assegnato il fratello di tendenze filobizantine per una ricerca di equilibrio politico.
Obelerio si associò il fratello Beato (co-doge) senza chiedere l’approvazione popolare, racconta Giovanni Diacono, mentre altre fonti dicono che gli fu assegnato il fratello di tendenze filobizantine per una ricerca di equilibrio politico.
Questo conferma il clima di incertezza del tempo: i veneziani si trovavano al centro di due appetiti, quello dei franchi con Carlo Magno il quale, avendo rinnovato l’impero d’Occidente, pretendeva un tributo anche dai dogi (tradizionalmente legati a Costantinopoli), e quello dei bizantini di Costantinopoli che dominavano le coste dell’Alto Adriatico.
Così, quando i franchi tentarono di attrarre nella loro orbita le coste dalmate, in modo da togliere ai bizantini un punto di appoggio nell’Alto Adriatico, i due fratelli si schierarono contro i filobizantini, mettendo in atto una nuova distruzione di Eraclea (che successivamente risorse per merito del doge Angelo Partecipazio e si chiamò Cittanova), ma quando la flotta bizantina inviata dal basileus Niceforo (802-811) risalì l’Adriatico e bloccò la laguna nell' 807, allora Obelerio e il fratello diventarono filobizantini, resero omaggio al basileus e gli offrirono i propri servigi.
Il doge Obelerio fu così ossequioso da meritarsi il titolo di spatario, riservato alle più alte cariche dell’impero bizantino, mentre Beato venne trattenuto per due anni a Costantinopoli, dove prima ricevette lezioni di bon ton e poi il titolo di Ipato.
Così, quando i franchi tentarono di attrarre nella loro orbita le coste dalmate, in modo da togliere ai bizantini un punto di appoggio nell’Alto Adriatico, i due fratelli si schierarono contro i filobizantini, mettendo in atto una nuova distruzione di Eraclea (che successivamente risorse per merito del doge Angelo Partecipazio e si chiamò Cittanova), ma quando la flotta bizantina inviata dal basileus Niceforo (802-811) risalì l’Adriatico e bloccò la laguna nell' 807, allora Obelerio e il fratello diventarono filobizantini, resero omaggio al basileus e gli offrirono i propri servigi.
Il doge Obelerio fu così ossequioso da meritarsi il titolo di spatario, riservato alle più alte cariche dell’impero bizantino, mentre Beato venne trattenuto per due anni a Costantinopoli, dove prima ricevette lezioni di bon ton e poi il titolo di Ipato.
Rimasto solo Obelerio nominò co-doge un altro proprio fratello filobizantino, Valentino, nell' 807.
Naturalmente i Franchi non se la misero via e nell'809 il giovane figlio di Carlo Magno, Pipino, radunò una forte flotta che conquistò facilmente Eraclea, Jesolo, Chioggia e Pellestrina. I Venetici abbandonarono allora Malamocco per ritirarsi nelle isole interne ed in modo particolare a Rialto e con uno stratagemma riuscirono a sconfiggere la flotta dei Franchi.
Naturalmente i Franchi non se la misero via e nell'809 il giovane figlio di Carlo Magno, Pipino, radunò una forte flotta che conquistò facilmente Eraclea, Jesolo, Chioggia e Pellestrina. I Venetici abbandonarono allora Malamocco per ritirarsi nelle isole interne ed in modo particolare a Rialto e con uno stratagemma riuscirono a sconfiggere la flotta dei Franchi.
Questi ultimi non conoscevano il movimento di marea della laguna e quindi i Venetici, condotti da Vittorio d'Eraclea, finsero di attaccare usando piccole imbarcazioni che poi simularono la fuga. Le pesanti imbarcazioni nemiche furono sorprese dalla bassa marea, si insabbiarono nelle varie secche e furono quindi sottoposte ad una pioggia di frecce e di pece bollente. Fu una carneficina ed il Canale dove si svolse la battaglia fu nominato Canale Orfano. Pipino si arrese e promise di non più attaccare i Venetici. Morì dopo pochi mesi, nel luglio dell'810.
Questi avvenimenti crearono la base per la fondazione di una Repubblica unita e di una vera città che venne nominata "Venezia".
Obelerio venne però destituito perché con i suoi maneggi aveva provocato il tentativo di invasione dei franchi: al suo posto fu eletto Angelo o Agnello Partecipazio.
Esiliato a Costantinopoli, Obelerio ritornò nell’anno 831 con l’intento di riprendersi il Dogado. Sbarcò a Vigilia, un’isola vicino a Malamocco poi scomparsa. Al fine di non lasciargli spazio per ulteriori congiure, Giovanni Partecipazio (futuro dodicesimo doge) fece incendiare i due insediamenti pro Antenoreo (Malamocco e Vigilia) e dopo averlo catturato lo fece impiccare.
Il fratello Beato cercò di vendicarne la morte, ma il doge Agnello Partecipazio lo fece prendere e decapitare e ne ordinò l’esposizione della testa come si usava con i traditori.
Una gran parte della nobiltà veneziana, che aveva avuto lo zampino nel ritorno di Obelerio, non vide di buon grado l’ulteriore rafforzamento del potere dinastico dei Partecipazio e così Giovanni, colto di sorpresa da una congiura, fu costretto a rifugiarsi presso i franchi.
Questi avvenimenti crearono la base per la fondazione di una Repubblica unita e di una vera città che venne nominata "Venezia".
Obelerio venne però destituito perché con i suoi maneggi aveva provocato il tentativo di invasione dei franchi: al suo posto fu eletto Angelo o Agnello Partecipazio.
Esiliato a Costantinopoli, Obelerio ritornò nell’anno 831 con l’intento di riprendersi il Dogado. Sbarcò a Vigilia, un’isola vicino a Malamocco poi scomparsa. Al fine di non lasciargli spazio per ulteriori congiure, Giovanni Partecipazio (futuro dodicesimo doge) fece incendiare i due insediamenti pro Antenoreo (Malamocco e Vigilia) e dopo averlo catturato lo fece impiccare.
Il fratello Beato cercò di vendicarne la morte, ma il doge Agnello Partecipazio lo fece prendere e decapitare e ne ordinò l’esposizione della testa come si usava con i traditori.
Una gran parte della nobiltà veneziana, che aveva avuto lo zampino nel ritorno di Obelerio, non vide di buon grado l’ulteriore rafforzamento del potere dinastico dei Partecipazio e così Giovanni, colto di sorpresa da una congiura, fu costretto a rifugiarsi presso i franchi.
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Ciò che sappiamo di questa parte di storia è raccontato da Giovanni Diacono, di cui però non si ha la certezza che tutto ciò che racconta sia veritiero, semplicemente per il fatto che visse due secoli dopo i fatti avvenuti. Comunque, i Franchi invasero le Venetie perchè i Veneti non rispettarono l'ordinatio de ducibus et populis tam Venetiae quam Dalmatiae che il doge stesso Antenoreo, e il co-doge Beato accettarono a Diedenhofen, in Gallia, allora sotto il dominio dei Franchi.
Personalmente ritengo che non si possa dare la colpa dell'invasione delle Venetie a Obelerio e Beato, perchè a scatenare questa guerra furono più cause, una di queste è il fatto che i Veneti furono divisi tra Filofranchi e Filobizantini, e non riuscirono a prendere decisioni in ambito internazionale. Un'altra prova che la politica partitocratica (di partito) divide il popolo, e non aiuta a prendere decisioni.