L’articolo 19 della Costituzione italiana cita:
“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume”
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, proprio ieri sera 26 aprile, ha ritenuto opportuno blindare ancora una volta il mondo religioso e tutto ciò che concerne nello specifico la pratica del culto stesso. La fantomatica conferenza oramai attesa come momento di “straordinaria follia” ha però dell’inconsueto; il mondo ecclesiastico, l’intoccabile, l’innominabile, l’irraggiungibile mondo dei talari questa volta non ha potuto sorvolare all’ennesima violazione della libertà di culto. Cito:
“I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”
In una nota la Cei dunque afferma il totale disaccordo sui contenuti del Dpcm fase 2 che prevedono appunto il divieto delle celebrazioni liturgiche. Ciò che maggiormente indispone è l’oramai fissa presenza di provvedimenti incoerenti fra loro. Risulta essere assai difficile far capire in modo appropriato i motivi secondo i quali fabbriche, negozi, parchi e uffici potranno riaprire con le dovute norme di sicurezza laddove, invece, non si potrà partecipare alla messa domenicale. Possiamo accettare qualsivoglia sacrificio ma non l’ingiustizia.
Il riferimento alla costituzione italiana non mira a darne importanza in quanto il MLNV-GVP consta di un proprio ordinamento che con essa non ha nulla da spartire. E’ pur vero, però, che ogni “partita” dalla più seria alla più frivola necessita di una grande conoscenza del proprio avversario. La storia ci insegna che lo stato italiano, per noi invasore, è stato nei secoli un grande giocatore e noi in qualità di acuti osservatori abbiamo l’obbligo non solo morale di studiare e segnalare ogni passo falso dello stesso per colpire, come in questo specifico caso, in situazioni in cui egli opera in contraddizione legale non rispettando neppure le proprie leggi.
Risale al 250 a.C. la prima legge che sancisce la libertà religiosa, l’editto di Asoka, e siamo ben oltre il Cuius regio, eius religio…eppure la sensazione che ci pervade in un momento oramai tragicomico è quella di non progredire, dello scorrere del tempo non all’insegna del progresso e del futuro ma bensì dello sgranocchiare le fondamenta che i nostri padri hanno faticato a conquistare. Un vecchio detto diceva “la messa passa sette muri”, ma per come stanno le cose non possiamo nemmeno decidere come e quando a casa nostra.
Aerei ed elicotteri sorvolano i cieli, l’app Immuni per controllare i nostri spostamenti, incostituzionali autocertificazioni, mascherine che a livello sanitario non servono a nulla, smart working e fasulli cortei di bare.
La sfida rimasta è solo una: trovare chi ancor oggi abbia il coraggio di parlarmi di libertà.
Alice Lollo