IL VENETO ITALIANO … UNA TRAGEDIA DOPO L’ALTRA.

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Così come ce la raccontano:
Dalla fine dell'Ottocento ebbe luogo una intensa emigrazione di italiani all'estero.
Gli abitanti del Veneto si spostarono particolarmente verso Argentina, Uruguay e Brasile.
 
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale a fianco delle potenze dell'Intesa con l'obbiettivo di sottrarre all'Impero Austro-Ungarico la Venezia-Giulia, con Trieste e Gorizia, l'Istria e Fiume.
Il Veneto divenne pertanto la retrovia del lunghissimo fronte esteso dalle Dolomiti, alla Carnia e all'altopiano carsico.
Treviso divenne sede dell'Intendenza del Regio Esercito, mentre a Padova si stabilirono vari Comandi Superiori, compreso quello della Terza Armata, numerosi reparti logistici ed il principale ospedale militare del fronte.
Proprio dai pressi di Padova, dal piccolo aeroporto di San Pelagio, nel comune di Due Carrare, partì Gabriele D'Annunzio per il celebre volo su Vienna.
Il collasso del fronte nella notte del 24 ottobre 1917, durante la battaglia di Caporetto, trasformò di colpo il territorio veneto nel cuore del nuovo fronte.
Sotto la minaccia dell'accerchiamento e della sconfitta totale, l'esercito tentò un ripiegamento in breve trasformatosi in rotta.
La via che minacciava i capoluoghi veneti si presentava completamente spalancata per l'imperial-regio esercito austro-ungarico.
Nel disperato tentativo di difendere Venezia e la sua preziosa base navale, l'esercito italiano tentò di riorganizzarsi prima sul Livenza, quindi si attestò sul Piave, dove si impegnò in una lunghissima battaglia di resistenza.
I territori a nord del fronte rimasero quindi in mano austriaca sino al 1918 e alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto.
L'armistizio che pose fine alla guerra tra Italia e gli Imperi Centrali venne firmato a Villa Giusti del Giardino nei pressi di Padova.
La Prima guerra mondiale lasciò sul territorio gravi danni.
Interi paesi vennero cancellati lungo la linea del Piave, mentre le campagne risultavano incolte e spopolate.

 

IL PRIMO DOPOGUERRA
L'enorme povertà lasciata dalle macerie della guerra favorì una massiccia emigrazione, diretta in massima parte verso i paesi dell'America latina e le altre regioni d'Italia.
In questo stesso periodo si assistette tuttavia anche alla nascita del polo industriale di Porto Marghera, territorio espropriato dall'allora comune di Mestre ed assegnato a Venezia per divenirne, negli anni venti l'area industriale e portuale.

 
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
La Seconda guerra mondiale apportò nuove distruzioni.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 il territorio venne occupato dalle truppe germaniche.
A Verona il comandante dell'VIII reggimento d'Artiglieria rifiutò di consegnare le armi e diede battaglia ai tedeschi, mentre in città si verificarono numerosi scontri.
La città divenne quindi una delle capitali della RSI, con l'insediamento di importanti comandi militari e di alcuni ministeri.
Qui si tenne l'unico congresso fascista presso castel Vecchio (in cui si decisero le basi del nuovo stato, la militarizzazione del partito e la socializzazione), ed il famoso processo di Verona, in cui si decise la condanna a morte per cinque dei partecipanti alla sfiducia a Mussolini nel Gran Consiglio del Fascismo.
In questo periodo enormi distruzioni vennero causate dei bombardamenti aerei (particolarmente feroce quello che colpì e rase al suolo gran parte di Treviso).
E altri massicci bombardamenti su Padova e Verona e in particolare Vicenza, anche questa quasi rasa al suolo.
Enormi distruzioni patì in particolare poi il polo industriale di Marghera, ripetutamente colpito dai bombardamenti alleati.
Il territorio veneto divenne quindi terreno delle azioni di guerriglia durante la Resistenza partigiana.
Con la resa incondizionata dell'occupante tedesco il 29 aprile 1945 il Veneto venne infine liberato dal nazi-fascismo.

 

DAL SECONDO DOPOGUERRA AD OGGI
Il 2 giugno 1946 massiccia fu la partecipazione della popolazione veneta al referendum che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica, (questa per esempio è una grande infame menzogna, perché molti dei Veneti non poterono votare perché volutamente dimenticati come gli Istro/Veneti decimati nelle foibe e nell'ex Yugoslavia).
Con l'entrata in vigore il 1º gennaio 1948 della Costituzione della Repubblica Italiana, nella nuova organizzazione dello stato venne prevista la creazione del Veneto come regione a statuto ordinario.
Nel dopoguerra, riprese l'emigrazione che interessò, oltre ad Argentina, Uruguay e Brasile, Venezuela, Colombia, Stati Uniti, Canada e Australia.
Flussi migratori a breve termine si ebbero inoltre verso il Belgio, la Francia e la Germania.
Si stima in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal 1876 al 1976 dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000).
Si calcola che ci siano attualmente nel mondo circa 9 milioni di oriundi veneti.
Durante gli anni cinquanta l'attività industriale di Porto Marghera iniziò a riprendersi dalle devastazioni portate dal conflitto, riprendendo a crescere, fino a raggiungere la massima espansione negli anni sessanta, quando il polo industriale divenne uno dei più importanti d'Europa.
A partire dagli anni ottanta, al declino della grandi industria il Veneto ha risposto con una massiccia proliferazione di piccole imprese, che accelerarono lo sviluppo economico, rendendo la regione una delle più produttive d'Italia e del continente.
Al contempo, con la crescita economica, il Veneto è divenuto terra d'immigrazione.
Una piccola parte dei nuovi arrivati sono in realtà cittadini italiani, emigrati negli anni duri, che ritornano ai loro paesi; talvolta essi parlano una versione della lingua veneta più arcaica di quella ora utilizzata nel Veneto.