C’è chi, come Marisa – «la prego, non scriva il mio vero nome, qui in paese ci conoscono tutti»- ha accudito il marito malato in ospedale più di dieci anni fa. Insieme titolari di due ristoranti, tra malattia e crisi hanno saltato alcune rate.
E il debito si è ingigantito.
«Trecentomila euro in più rispetto a quanto non abbiamo pagato». Succede nel ferrarese.
Oppure c’è anche chi, come Nicola Bevilacqua, di fare il proprio nome non se ne fa scrupolo.
Trentaseienne imprenditore originario di Domodossola, anche lui come Marisa ha presentato denuncia, dopo una cartella lievitata a 170mila euro.
Chiedono entrambi che Equitalia sia perseguita per usura. A dare assistenza a loro e a centinaia di imprenditori che ogni giorno bussano alla sua porta è Wally Bonvicini, energica fondatrice di Federitalia.
L’hanno definita la Giovanna d’Arco dei piccoli imprenditori che si ritengono vittime del fisco.
L’Intraprendente le ha chiesto un piccolo vademecum: come si può capire se Equitalia sta passando il segno?
Wally, iniziamo dal momento che toglie il sonno a tanti imprenditori: suona il campanello, arriva il postino, porta una raccomandata.
È di Equitalia.
«Se la cartella viene inviata per raccomandata è nulla o inesistente.
Deve essere notificata da un ufficiale abilitato. È quindi da contestare.
Non vuol dire,ovviamente, che non deve essere pagata. Ma deve essere rispedita e notificata in modo corretto.
Il costo della raccomandata, tra l’altro, viene addebitato a chi la riceve.
Pure quello».
La cartella è arrivata, la apriamo.
«Nel 90% dei casi la prima pagina, la relata di notifica, non è compilata a dovere.
Quindi si può contestare la cartella».
Bene, ma come faccio io imprenditore a capire se gli interessi che secondo Equitalia si sommano al mio debito con l’Agenzia delle Entrate sono da denuncia?
«Da solo purtroppo non posso.
Ho bisogno di un esperto che faccia una perizia.
E purtroppo devo stare anche attento che l’esperto non mi chieda una cifra esagerata: consiglio ai contribuenti che non volessero rivolgersi a Federitalia di tenere gli occhi aperti».
Da soli quindi non è possibile difendersi?
«La somma che viene contestata nella cartella esattoriale purtroppo è comprensiva, non consente di risalire al tasso di interesse praticato.
Una violazione palese del diritto di difesa di ogni cittadino. Qualcosa però inizia a muoversi, per fortuna.
Pochi giorni fa i giudici tributari hanno portato l’aggio della riscossione – tra l’8 e il 9% ad oggi – alla Corte Costituzionale.
Da Torino e da Roma hanno sollevato il dubbio di incostituzionalità della somma che spetta a Equitalia per ripagare i costi del servizio di recupero di imposte e tributi. Violerebbe il principio di ragionevolezza insito nell’articolo 3 della Costituzione».
Quante tra le cartelle che esamina ogni giorno sono contestabili?
«Quasi tutte. Il 99,9% direi».
Perché Federitalia si muove attraverso denunce penali, per usura, e non come fanno la maggior parte delle altre associazioni, contestando solo responsabilità civili?
«Perché a nostro parere l’usura non si commette solo quando si presta denaro, ma anche quando si chiede una cifra sproporzionata per una prestazione come la riscossione.
In presenza di una rateizzazione, è come trovarsi di fronte a un prestito.
I tassi raggiungono in alcuni casi anche il 17 o il 18%, rendendo impossibile un concreto rientro del debito».
E il debito si è ingigantito.
«Trecentomila euro in più rispetto a quanto non abbiamo pagato». Succede nel ferrarese.
Oppure c’è anche chi, come Nicola Bevilacqua, di fare il proprio nome non se ne fa scrupolo.
Trentaseienne imprenditore originario di Domodossola, anche lui come Marisa ha presentato denuncia, dopo una cartella lievitata a 170mila euro.
Chiedono entrambi che Equitalia sia perseguita per usura. A dare assistenza a loro e a centinaia di imprenditori che ogni giorno bussano alla sua porta è Wally Bonvicini, energica fondatrice di Federitalia.
L’hanno definita la Giovanna d’Arco dei piccoli imprenditori che si ritengono vittime del fisco.
L’Intraprendente le ha chiesto un piccolo vademecum: come si può capire se Equitalia sta passando il segno?
Wally, iniziamo dal momento che toglie il sonno a tanti imprenditori: suona il campanello, arriva il postino, porta una raccomandata.
È di Equitalia.
«Se la cartella viene inviata per raccomandata è nulla o inesistente.
Deve essere notificata da un ufficiale abilitato. È quindi da contestare.
Non vuol dire,ovviamente, che non deve essere pagata. Ma deve essere rispedita e notificata in modo corretto.
Il costo della raccomandata, tra l’altro, viene addebitato a chi la riceve.
Pure quello».
La cartella è arrivata, la apriamo.
«Nel 90% dei casi la prima pagina, la relata di notifica, non è compilata a dovere.
Quindi si può contestare la cartella».
Bene, ma come faccio io imprenditore a capire se gli interessi che secondo Equitalia si sommano al mio debito con l’Agenzia delle Entrate sono da denuncia?
«Da solo purtroppo non posso.
Ho bisogno di un esperto che faccia una perizia.
E purtroppo devo stare anche attento che l’esperto non mi chieda una cifra esagerata: consiglio ai contribuenti che non volessero rivolgersi a Federitalia di tenere gli occhi aperti».
Da soli quindi non è possibile difendersi?
«La somma che viene contestata nella cartella esattoriale purtroppo è comprensiva, non consente di risalire al tasso di interesse praticato.
Una violazione palese del diritto di difesa di ogni cittadino. Qualcosa però inizia a muoversi, per fortuna.
Pochi giorni fa i giudici tributari hanno portato l’aggio della riscossione – tra l’8 e il 9% ad oggi – alla Corte Costituzionale.
Da Torino e da Roma hanno sollevato il dubbio di incostituzionalità della somma che spetta a Equitalia per ripagare i costi del servizio di recupero di imposte e tributi. Violerebbe il principio di ragionevolezza insito nell’articolo 3 della Costituzione».
Quante tra le cartelle che esamina ogni giorno sono contestabili?
«Quasi tutte. Il 99,9% direi».
Perché Federitalia si muove attraverso denunce penali, per usura, e non come fanno la maggior parte delle altre associazioni, contestando solo responsabilità civili?
«Perché a nostro parere l’usura non si commette solo quando si presta denaro, ma anche quando si chiede una cifra sproporzionata per una prestazione come la riscossione.
In presenza di una rateizzazione, è come trovarsi di fronte a un prestito.
I tassi raggiungono in alcuni casi anche il 17 o il 18%, rendendo impossibile un concreto rientro del debito».
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