La tradizione ci ha tramadato una Venezia settecentesca sinistra e piena di delitti ma è falso.
La criminalità a Venezia era la più bassa nella penisola italica, in media non si lamentavano più di quattro omicidi l’anno.
Il vero problema era il gioco.
Di bische e casinò ce ne erano ovunque.
Il più famoso era il Ridotto che nel 1774 venne soppresso dal governo. Il motivo di questa decisione era semplice: fino ad allora il Ridotto era la più ricca fonte di introiti, ma alla fine ci si rese conto che inghiottendo i patrimoni della nobiltà inevitabilmente questa si indeboliva.
Questa soppressione si rivelò però disastrosa perché come scrisse il solito Goudar “I vizi sono assolutamente necessari alla vita dello Stato”.
I rimedi furono subito trovati e tutto si trasformò in Ridotto: i salotti, i caffè, le case delle cortigiane.
Scrive Ballarino: “ Vi si vedono mescolati dame delle maggiori famiglie e miserabili d’infima estrazione.
Il procuratore Morosini e molti altri nobili signori vi si affiancano a una turba infame.
In ogni angolo si gioca al panfilo.
Qualche donna rimasta a corto di denaro, per potere continuare a giocare e a divertirsi, si presta apertamente al piacere di chi la vuole.”
Ed un gioco era diventato anche l’amore, o meglio il sesso.
Ne erano contaminati anche i conventi.
Secondo un libello del tempo, le suore ricevevano in parlatorio i loro spasimanti; a Carnevale uscivano mascherate e scollate servendosi delle giovani converse come mezzane delle loro tresche.
Il De Brosses racconta che nel 1737 scoppiò una rissa fra tre monasteri che si contendevano l’onore di fornire un’amante al nuovo Nunzio Pontificio.
Le cortigiane arrivarono a lamentarsi della concorrenza.
“Venezia non ha bordelli…lo è” scriveva un visitatore francese.
La criminalità a Venezia era la più bassa nella penisola italica, in media non si lamentavano più di quattro omicidi l’anno.
Il vero problema era il gioco.
Di bische e casinò ce ne erano ovunque.
Il più famoso era il Ridotto che nel 1774 venne soppresso dal governo. Il motivo di questa decisione era semplice: fino ad allora il Ridotto era la più ricca fonte di introiti, ma alla fine ci si rese conto che inghiottendo i patrimoni della nobiltà inevitabilmente questa si indeboliva.
Questa soppressione si rivelò però disastrosa perché come scrisse il solito Goudar “I vizi sono assolutamente necessari alla vita dello Stato”.
I rimedi furono subito trovati e tutto si trasformò in Ridotto: i salotti, i caffè, le case delle cortigiane.
Scrive Ballarino: “ Vi si vedono mescolati dame delle maggiori famiglie e miserabili d’infima estrazione.
Il procuratore Morosini e molti altri nobili signori vi si affiancano a una turba infame.
In ogni angolo si gioca al panfilo.
Qualche donna rimasta a corto di denaro, per potere continuare a giocare e a divertirsi, si presta apertamente al piacere di chi la vuole.”
Ed un gioco era diventato anche l’amore, o meglio il sesso.
Ne erano contaminati anche i conventi.
Secondo un libello del tempo, le suore ricevevano in parlatorio i loro spasimanti; a Carnevale uscivano mascherate e scollate servendosi delle giovani converse come mezzane delle loro tresche.
Il De Brosses racconta che nel 1737 scoppiò una rissa fra tre monasteri che si contendevano l’onore di fornire un’amante al nuovo Nunzio Pontificio.
Le cortigiane arrivarono a lamentarsi della concorrenza.
“Venezia non ha bordelli…lo è” scriveva un visitatore francese.