IMMIGRAZIONE

QUANDO LA SINISTRA CHIUSE I PORTI…

Quando la sinistra chiuse i porti (e Repubblica batteva le mani)

Oggi la sinistra attacca Salvini.
Ma nel 1997 mise in campo un blocco navale ben più rigido di quello odierno.
Repubblica plaudeva alla linea dura contro gli “immigrati non in regola”.
 – Mar, 12/06/2018 – 08:13

Il tempo non cura solo le ferite, annebbia pure la memoria. Lo sanno, o dovrebbero saperlo, dalle parti della sinistra italiana (sia essa politica o dei media). Oggi Veltroni, Pd, Repubblica e compagnia bella criticano aspramente la chiusura dei porti italiani attuata da Salvini (e Toninelli).
Eppure ieri, quando l’Ulivo governava con Romano Prodi, mettevano in campo le stesse politiche (se non peggiori) e le lodavano apertamente sulle pagine dei giornali.

Era il marzo del 1997. Prodi aveva vinto le elezioni solo da un anno e non aveva ancora fatto in tempo ad abituarsi alla comoda poltrona di Palazzo Chigi che l’Albania si trasformò nell’Africa che conosciamo oggi. Una polveriera in preda ad una crisi politica impressionante (chiamata anche “anarchia albanese”), col Paese spezzato in due, vittima della crisi economica e con bande armate a gestire ampie zone di territorio in barba al governo ufficiale…. (TRATTA DA QUI – CONTINUA)

In quell’anno di crisi degli anni Novanta, la squadra di governo poteva schierare ministri di prim’ordine. Agli Esteri comandava Lamberto Dini, alla Difesa Beniamino Andreatta e all’Interno Giorgio Napolitano. Con loro pure il ministro dei Trasporti e della Navigazione (responsabile sui porti), Claudio Burlando. Ebbene. Cosa fece il governo della sinistra quando migliaia di immigrati albanesi tentarono di lasciare i Balcani via mare e approdare sulle coste della Puglia? Aprirono i porti? Misero in mare imbarcazioni umanitarie? Macché. Se da una parte offrirono “protezione temporanea” (temporanea!) ai profughi e sostennero economicamente l’Albania, dall’altra attuarono un vero e proprio blocco navale (ben più duro di quanto non abbia fatto oggi Salvini).

Non solo. Perché chi non aveva diritto d’accoglienza, veniva immediatamente ri-accompagnato da Re Giorgio a casa. “Il ministro Napolitano – spiegava Prodi alla Camera – si è adoperato senza risparmio per impartire direttive e formulare proposte legislative che (…) hanno consentito un’attenta vigilanza intesa a garantire che chi ha bisogno di aiuti e di accoglienza dal nostro paese la abbia, come è giusto che sia, ma chi invece appartiene alla delinquenza organizzata sia tempestivamente e doverosamente espulso o respinto“. E tanti saluti (buonisti).

Certo, Prodi di fronte ai deputati (era il 2 aprile 1997) provò a spiegare che “blocco navale” non era proprio il nome esatto con cui avrebbe chiamato l’operazione, da lui invece definita “attività volta soprattutto a stroncare la malavita organizzata che gestisce gli espatri“. Ma si trattava di masturbazione semantica.

Già, perché per capire quanto la sinistra appoggiasse lo stop all’arrivo dei migranti albanesi basta andare a rileggere un vecchio pezzo di cronaca pubblicato da Repubblica. Titolo: “Blocco navale per fermare gli albanesi“. Incipit: “Da ieri è scattata la linea dura. Non sono più profughi, ma immigrati non in regola. E quindi vanno respinti“. Si faccia attenzione alle parole, che pesano come un macigno. “Immigrati non in regola” sta per “clandestini”. E allora ci si chiede: perché se a fermare gli stranieri era il Professore, tutto bene (anzi: da lodare) e se invece il blocco navale porta la firma della Lega, allora gli africani diventano “ostaggi” del ministro? Come mai venti anni fa era possibile che sullo stesso barcone convivessero profughi e migranti economici (o criminali), mentre oggi tutti sono definiti (per principio) “rifugiati in fuga dalla guerra”? Il sottosegretario agli Interni, Giannicola Sinisi, nel ’97 spiegava: “Sulle nostre coste non stanno arrivando più profughi, gente spaventata, ma uomini e donne che vengono da zone dove la rivolta non è neppure arrivata. Cercano una vita migliore, un lavoro più redditizio, sono, insomma, immigrati”. Sarà stato leghista pure lui?

No, ovviamente. Era buonsenso. Buonsenso che allora la sinistra riconosceva ai suoi governanti e che oggi nega a Salvini&Co. Veltroni, per citarne uno, adesso critica il governo perché i 626 migranti della Aquarius “sono esseri umani, non oggetti, e scappano dalla guerra e dalla fame”, ma in quel lontano 1997 era vicepremier. Non proprio l’ultimo degli arrivati. Perché non si oppose anche allora?

E pensare che le politiche dell’odierno ministro dell’Interno sono molto meno dure di quelle messe in campo da Prodi Napolitano. Salvini si è infatti limitato a tenere in stallo la Aquarius, garantendo medici, soccorsi e viveri. Con l’accordo firmato allora col premier albanese, invece, l’Italia si impegnò a bloccare con mezzi navali l’emigrazione in massa dell’Albania. Le fregate italiane dovevano realizzare “manovre di allontanamento” in mare per intimidire i barconi carichi di immigrati e costringerli a fare marcia indietro. Solo due giorni dopo la firma, la motovedetta albanese Katër i Radës venne speronata da una nave della Marina italiana Sibilla. Fu una strage: 81 morti e 27 dispersi.

L’ALTRA “FACCIA” DELL’IMMIGRAZIONE.

Lettera a Salvini da parte di un’immigrata africana. ( Il meglio di Raiawadunia 2018 )

Ho visto la sua faccia ieri al telegiornale. 
Dipinta dei colori della rabbia. 
La sua voce ,poi, aveva il sapore amarissimo del fiele. 
Ha detto che per noi che siamo qui nella vostra terra è finita la pacchia. 
Ci ha accusati di vivere nel lusso, rubando il pane alla gente del suo paese. 
Ancora una volta ho provato i morsi atroci della paura…
Chi sono? 
Non le dirò il mio nome. 
I nomi, per lei, contano poco. 
Niente. 
Sono una di quelli che lei chiama con disprezzo “clandestini”.
Vengo da un paese, la Nigeria, dove ben pochi fanno la pacchia e sono tutti amici vostri. 
Lo dico subito. 
Non sono una vittima del terrorismo di Boko Haram. 
Nella mia regione, il Delta del Niger non sono arrivati. 
Sono una profuga economica, come dite voi, una di quelle persone che non hanno alcun diritto di venire in Italia e in Europa.
Lo conosce il Delta del Niger ? 
Non credo. 
Eppure ogni volta che lei sale in macchina può farlo grazie a noi. 
Una parte della benzina che usa viene da lì.
Io vivevo alla periferia di Port Harkourt, la capitale dello Stato del Delta del Niger.
Una delle capitali petrolifere del mondo. 
Vivevo con mia madre e i miei fratelli in una baracca e alla sera per avere un po’ di luce usavamo le candele. 
Noi come la grande maggioranza di chi vive lì.
E’ dura vivere dalle mie parti. 
Molto dura. 
Un inferno se sei una ragazza. 
Ed io ero una ragazza. 
Tutto è a pagamento. 
Tutto. 
Se non hai soldi non vai a scuola e non puoi curarti. 
Gli ospedali e le scuole pubbliche non funzionano. 
E persino lì, comunque, se vuoi far finta di studiare o di curarti, devi pagare. 
E come fai a pagare se di lavoro non ce ne è ? 
La fame, la miseria, la disperazione e l’assenza di futuro, sono nostre compagne quotidiane.
La vedo già storcere il muso. 
E’ pronto a dire che non sono fatti suoi, vero?
Sono fatti suoi, invece.
Il mio paese, la regione in cui vivo, dovrebbe essere ricchissima visto che siamo tra i maggiori produttori di petrolio al mondo. 
E invece no. 
Quel petrolio arricchisce poche famiglie di politici corrotti, riempie le vostre banche del frutto delle loro ruberie, mantiene in vita le vostre economie e le vostre aziende.
Il mio paese è stato preda di più colpi di stato. 
Al potere sono sempre andati, caso strano, personaggi obbedienti ai voleri delle grandi compagnie petrolifere del suo mondo, anche del suo paese. 
Avete potuto, così, pagare un prezzo bassissimo per il tanto che portavate via. 
E quello che portavate via era la nostra vita.
Lo avete fatto con protervia e ferocia. 
La vostra civiltà e i vostri diritti umani hanno inquinato e distrutto la vita nel Delta del Niger e impiccato i nostri uomini migliori. 
Si ricorda Ken Saro Wiwa? 
Era un giovane poeta che chiedeva giustizia pe noi. 
Lo avete fatto penzolare da una forca…
Le vostre aziende, in lotta tra loro, hanno alimentato la corruzione più estrema. Avete comprato ministri e funzionari pubblici pur di prendervi una fetta della nostra ricchezza.
L’Eni, l’Agip, quelle di certo le conosce. 
Sono accusate di aver versato cifre da paura in questo sporco gioco. 
Con quei soldi noi avremmo potuto avere scuole e ospedali. 
A casa, la sera, non avrei avuto bisogno di una candela…
Sarei rimasta lì, a casa mia, nella mia terra.
Avrei fatto a meno della pacchia di attraversare un deserto. 
Di essere derubata dai soldati di ogni frontiera e dai trafficanti. 
Di essere violentata tante volte durante il viaggio. 
Avrei volentieri fatto a meno delle prigioni libiche, delle notti passate in piedi perché non c’era posto per dormire, dell’acqua sporca e del pane secco che ti davano, degli stupri continui cui mi hanno costretta, delle urla strazianti di chi veniva torturato.
Avrei fatto a meno della vostra ospitalità. 
Nel suo paese tante ragazze come me hanno come solo destino la prostituzione. 
Lo sapete. 
E non fate niente contro la nostra schiavitù anzi la usate per placare la vostra bestialità. 
Io sono riuscita a sfuggire a questo orrore, ma sono stata schiava nei vostri campi. 
Ho raccolto i vostri pomodori, le vostre mele, i vostri aranci in cambio di pochi spiccioli e tante umiliazioni.
Ancora una volta, la pacchia l’avete fatta voi. 
Sulla nostra pelle. 
Sulle nostre vite. 
Sui nostri poveri sogni di una vita appena migliore.
Vedo che non ho mai pronunciato il suo nome. 
Me ne scuso, ma mi mette paura. 
Quella per l’ingiustizia di chi sa far la faccia dura contro i deboli, ma sa sorridere sempre ai potenti.
Vuole che torniamo a casa?
Parli ai suoi potenti, a quelli degli altri paesi che occupano di fatto casa mia in una guerra velenosa e mai dichiarata.
Se ha un po’ di dignità e di coraggio, la faccia brutta la faccia a loro.
—-
Alcuni mesi fa, ho incontrato una giovane immigrata. Ho ascoltato la terribile storia della sua vita, il racconto della miseria da cui fuggiva, l’orrore che le era toccato nel lungo pellegrinare tra deserti, terre assassine e un mare ingrato.
Mi chiedeva perché tanto disprezzo per quelli come lei, perché tanto odio.
Avrebbe voluto spiegarsi con la nostra gente, far arrivar loro un messaggio, la sua povera umanissima ragione.
E voleva che le sue ragioni arrivassero ai nostri governanti, soprattutto a quell’uomo cui tante volte aveva sentito dire che quelli come lei facevano la pacchia, erano ladri che rubavano vita e risorse agli italiani.
Da quell’incontro è nata una lettera che Raiawadunia ha deciso di pubblicare.
Quella lettera ora scuote la coscienza degli italiani.
E’ divenuta virale, fa discutere e ragionare.
Come lei, e tanti altri come lei, desideravano e desiderano.
Come da copione, ora c’è chi mette in giro che quella lettera sia falsa.
Lo fa perché spaventato dalla tragica bellezza di quel racconto, da quel dignitoso grido di dolore, da quell’urlo sacrosanto che chiede giustizia e ascolto.
Avete mai provato a parlare con loro, con quelli che guardate come nemici?
Fatelo. Riceverete mille e mille storie drammaticamente simili a quella da noi pubblicata.
Pensate davvero che un’africana non sia in grado di esprimersi con tanta forza e chiarezza?
E’ solo la vostra tragica ignoranza con l’unica discolpa che a tanto non sapere vi hanno portato i pifferai che occupano ogni potere nel nostro paese.
Leggete Kourouma, Senghor, Achebe, Ken Saro Wiwa, Narrudin Farah.
Le loro poesie e i loro racconti.
Quelli di mille e mille altri poeti e scrittori africani.
Osservate le opere di Malangatana, Dago, Tita Mbaye, Reinata, Camara.
Reinata non sa scrivere, ma il suo inno all’amore e alla fratellanza commuove chiunque abbia l’occasione di vedere i suoi manufatti.
Ha una potenza magnetica, come la ha la poesia e l’arte che non hanno problemi di color di pelle o altre sciocchezze.
L’Africa è cultura, tanta cultura. L’espressione di uomini e donne come noi, con la stessa capacità di amare e produrre il bello.
Fatelo e scoprirete semplici verità che metteranno in crisi le favole bugiarde che vi hanno propinato.
Ritornerete umani tra gli umani.
Finalmente.
E non perderete, non perderemo più tempo prezioso.
L’umanità chiede cooperazione, non odio, per risolvere problemi che sono comuni ad ogni latitudine e parallelo.
Ad ogni latitudine e parallelo, infatti, ci sono solo uomini e donne.
E il loro diritto a vivere.
silvestro montanaro
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GEORGE SOROS: IL DOCUMENTO CHE RIVELA IL SUO PIANO IMMIGRAZIONE

È uno degli uomini più ricchi del mondo e ha una precisa agenda politica.
Su cui non bada a spese.
Parliamo del finanziere americano, George Soros.
È uno degli uomini più ricchi del mondo e ha una precisa agenda politica.
Su cui non bada a spese. Parliamo del finanziere americano, di origine ungherese, George Soros, quasi 88 anni, che mira alla «società aperta», un mondo in cui, cancellate le frontiere, non vi sia più ostacolo allo spostamento di persone e merci sotto il potere della grande finanza.
Da tempo Soros ostacola le scelte sovraniste di molti Paesi, soprattutto europei, che intendono salvaguardare indipendenza e identità etnico-culturale.
L’ultimo episodio, proprio ieri, quando la stampa britannica ha divulgato che proprio Soros sarebbe fra i maggiori finanziatori della campagna «The Best for Britain», guidata da Lord Malloch Brown, che vorrebbe convincere l’opinione pubblica inglese e il Parlamento a stracciare il risultato del referendum popolare sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, indicendo una seconda consultazione.
Difficile che Londra pigi davvero il tasto replay sulla Brexit, dopo tempo e fatica spesi nei negoziati per il divorzio da Bruxelles, ma il finanziere ci crede, se è vero che ha versato per la campagna filo-Ue un assegno da 400.000 sterline, ovvero 450.000 euro.
Già a gennaio al forum di Davos, Soros stesso diceva: «Mi piacerebbe vedere la Gran Bretagna rimanere membro della Ue, o almeno rientrarci».
Nella stessa sede aveva anche lanciato strali verso il presidente americano Donald Trump: «È un pericolo per il mondo e verrà spazzato via entro il 2020 o forse prima».
Parole che non stupiscono, avendo egli donato nel 2016 ben 10,5 milioni di dollari per la campagna elettorale di Hillary Clinton.
Soros usa come strumento la Open Society Foundation, la sua «Fondazione Società Aperta», nei tentativi di influenzare la politica in casa altrui.
Su un patrimonio stimato in 24,5 miliardi di dollari, il nababbo ne ha trasferito la gran maggioranza, ovvero 18 miliardi, nelle casse della sua fondazione (nel novembre 2017 il Wall Street Journal aveva così definito la mossa di Soros: «È il maggior storno fiscale mai visto nella storia degli Usa e nessuno, a destra e a sinistra, ha battuto ciglio»).
Gran parte di questi soldi, 420 milioni di euro, hanno foraggiato una longa manus in Ungheria, la Central European University con sede a Budapest, che attacca le politiche del primo ministro magiaro Viktor Orban in termini di limitazione dei flussi migratori.
Il governo ungherese sostiene che il miliardario premerebbe su Bruxelles con quello che è stato battezzato «piano Soros», ovvero convincere l’Ue a distribuire un milione di immigrati l’anno in tutti i territori della comunità, in più obbligando gli stati membri a investire per ogni immigrato una cifra di 28.000 euro l’anno in welfare.
Orban ha però varato una legge contro la fondazione di Soros, stabilendo che ogni ong che incameri più di 24.000 euro di donazione all’anno deve pubblicare l’elenco di tutti i suoi finanziatori e se stranieri, deve registrarsi come ong straniera.
In Russia, addirittura, a Putin è toccato nel novembre 2015 mettere al bando la Open Society, accusata di propaganda sovversiva, e dopo che la fondazione vi aveva speso ben 100 milioni di euro nell’arco di vari anni, ufficialmente in programmi di educazione.
Anche Israele teme l’ingerenza del finanziere, tanto che il 4 febbraio il premier Netanyahu lo ha accusato di finanziare le proteste contro il rimpatrio dei clandestini africani.
Articolo segnalato da Benedetto e tratto da (CLICCA QUI)
 

STRANE COSE ACCADONO AI PAESI EUROPEI CHE RESISTONO ALL’ASSALTO DI GEORGE SOROS

Strane cose accadono nell’Europa orientale e centrale che non vengono menzionate nei media.
Due capi di stato, i premiers della Slovenia e della Slovacchia, hanno rassegnato le dimissioni quasi contemporaneamente.
Il primo ministro slovacco Robert Fico è stato vittima dello scandalo per l’omicidio di Jan Kuciak, un giornalista che stava indagando sulla corruzione del governo.
Il primo ministro ha dovuto dimettersi durante le proteste di massa.
Fico era noto per il suo sostegno a un rafforzamento del Visegrad Group (il gruppo dei paesi dell’Est anti-EU). 
Lui stesso si era opposto a Bruxelles su molte questioni.
Vale la pena notare che Fico è il premier europeo ha chiesto di abolire le sanzioni e migliorare i rapporti con Mosca.
Il premier era fermamente convinto che la Russia fosse un partner affidabile per l’energia .
Sarà una coincidenza che sia stato costretto a rassegnare le dimissioni in mezzo alla campagna anti-Russia innescata dal caso Skripal e altre storie chiaramente inventate utilizzate come falsi pretesti per incessanti attacchi contro Mosca?
Fico non era forse considerato una minaccia per la cosiddetta unità dell’UE contro la Russia?
Lo era sicuramente.
Il primo ministro slovacco non ha nascosto il fatto che la sua decisione è stata presa sotto forte pressione .
L’estromissione è stata progettata da forze esterne, incluso il miliardario “filantropo” George Soros.
Ad esempio, il presidente slovacco Andrej Kiska ha avuto un incontro privato con il miliardario nel settembre 2017.
Si è trattato di una conversazione privata.
Nessun diplomatico slovacco era presente durante l’incontro.
Non si sa quali siano stati gli argomenti trattati.
Secondo il ministro degli Esteri slovacco, Miroslav Lajčák, “George Soros è un uomo che ha avuto una grande influenza sullo sviluppo dell’Europa centrale e orientale e oltre.
Questo è un fatto che non può essere messo in discussione.
“Il premier ungherese Viktor Orbán ha detto questo sull’evento:”
George Soros e la sua rete stanno sfruttando ogni possibile occasione per rovesciare i governi che stanno resistendo all’immigrazione “.
Il premier sloveno Miro Cerar è stato attaccato da Soros per la sua opposizione alla politica dell’UE in materia di immigrazione.
George Soros non nascondeva il fatto di essere un ardente avversario della posizione di Miro Cerar.
“E ‘un obbligo per l’Europa a ricevere i migranti”, come il finanziere statunitense ha preteso di insegnare agli europei.
Ora anche il premier sloveno deve dimettersi, dopo che i risultati di un referendum su un progetto economico chiave sono stati annullati dalla Corte Suprema e gli attacchi dei media sulla sua posizione riguardo ai richiedenti asilo si sono intensificati.
Con Cerar non più al timone, il movimento di opposizione alla dittatura di Bruxelles si è indebolito.
Chi è il prossimo?
Probabilmente l’Ungheria, che è diventata un bersaglio per gli attacchi di Soros .
Il miliardario americano ha investito oltre $ 400 milioni nel suo paese natale dal 1989. 
Ha anche annunciato la sua intenzione di influenzare la campagna elettorale ungherese e ha impiegato 2.000 persone a tale scopo.
Il governo vuole che le sue proposte di leggi ” Stop Soros ” diventino leggi.
Senza dubbio l’Ungheria verrà attaccata duramente per essersi opposta alla rete del finanziatore.
Bruxelles solleverà una protesta e si lamenterà, criticando il “regime antidemocratico” che governa il paese.
Le prossime elezioni parlamentari in Ungheria si terranno l’8 aprile 2018.
Sarà una dura lotta per preservare l’indipendenza e allo stesso tempo contrastare i tentativi di imporre la pressione degli Stati Uniti attraverso le ONG e le istituzioni educative sostenute da Soros.
Le attività di Soros sono anche consolidate nella Repubblica Ceca.
Il presidente ceco Milos Zeman ha accusato i gruppi affiliati a Soros di intromettersi negli affari interni della sua nazione (anche Zeman è un forte oppositore di Bruxelles).
Inoltre Il finanziere esorta l’UE a fare pressioni sulla Polonia per costringerla a “preservare lo stato di diritto” (secondo la UE sarebbe violato dalle nuove leggi emanate dal governo di Varsavia).
Anche la Macedonia, il piccolo stato, resiste alle attività sovversive, ispirate dalla rete del miliardario, che mirano ad un cambio di regime.
La “rete Soros” ha una grande influenza sul Parlamento europeo e altre istituzioni.
La lista scandalosa degli alleati di Soros comprende 226 deputati al Parlamento su 751.
Un terzo dei membri – pensateci!
Se quella non è corruzione, allora che cos’è?
I legislatori che sono influenzati dall’estero ballano al ritmo di Soros.
Fanno quello che gli viene detto, che include l’isteria anti-Russia e il favoreggiamento delle migrazioni.
Mosca ha una sua storia di rapporti con la rete Soros.
Nel 2015, l’Open Society Institute di George Soros è stato espulso da quel paese come “organizzazione indesiderabile” che era stata istituita per rafforzare l’influenza degli Stati Uniti nel paese slavo.
Sarebbe davvero ingenuo pensare che Soros agisca da solo.
È un segreto di Pulcinella che il governo degli Stati Uniti interferisce in modo flagrante negli affari interni di altri paesi usando il miliardario come veicolo o quinta colonna.
L’Europa è un concorrente degli Stati Uniti che deve essere indebolito. 
L’USAID e la rete di Soros collaborano spesso per perseguire obiettivi comuni. 
Nel marzo 2017, sei senatori statunitensi hanno firmato una lettera in cui chiedevano al Dipartimento di Stato di esaminare i finanziamenti governativi delle organizzazioni sostenute da Soros.
Ma quegli sforzi non sono andati da nessuna parte, Foggy Bottom è sempre dalla parte di Soros , qualunque cosa accada.
Molti paesi europei sono impegnati in una feroce battaglia per proteggere la loro indipendenza.
L’impero del finanziere sta tentennando un po ‘per conquistare l’Europa con tangenti e sovversive versate dalla sua rete di ONG.
Questi paesi dell’Est Europa e la Russia stanno resistendo alla stessa minaccia.
Forse è questo il motivo per cui le sanzioni contro la Russia sono così impopolari tra molti politici dell’Europa orientale.
La Bonino premiata da George Soros
Nota: La rete di Soros è estesa anche in Italia in modo palese ed occulto, si tratta di una rete estesa ed intricata con vari collegamenti e diramazioni.
Questa include ex ministri come la Bonino (esteri) e la Kyenge (ex ministro integrazione), entrambe direttamente responsabili per la gestione dei flussi migratori accettati dall’Italia negli ultimi anni, oltre a vari esponenti del PD e della sinistra.
Vengono finanziati anche gruppi che sostengono la manipolazione e la censura sui media in tema di migranti, il supporto legale e pubblicazioni varie.
I bilanci sono pubblicati solo in pochi casi.
Soros-network
Il perno principale della rete è la Open Society ed la finalità è quella di usare leggi anti-discriminazioni per promuovere l’abolizione dei confini e l’immigrazione illimitata.
L’idea è apertamente dichiarata nei manifesti di diverse organizzazioni.
Altro tema ricorrente è quella della promozione del proprio approccio estremista come ‘’basato sui fatti’’ e ‘’di buon senso’’ per mantenere un’aura di credibilità scientifica, tuttavia suggerendo interpretazioni soggettive ed ideologiche dei dati o omettendo informazioni.
Un esempio è la richiesta di omettere la nazionalità dei criminali, l’equivalente di ammettere che il problema esiste, ma non si deve parlarne.
L’atteggiamento è tipico di regimi totalitari, non democratici e certamente non ‘’società aperte’’.
Un’altro obiettivo della rete ultimamamente è quello di ottenere lapprovazione dello Jus Soli dal Parlamento italiano.
Inoltre sono in azione una serie di ONG che agevolano il trasferimento dei migranti nel Mediterraneo dal nord Africa alle coste italiane.
Tramite fondi, pubblicazioni, conferenze, ricerche o canali di informazione per i migranti, la rete produce un efficace sostegno per i migranti, indipendentemente dal fatto che siano legali o meno.
A questo si aggiunge una attività di propaganda per le migraizoni fatta in alcuni paesi dell’Africa sub sahariana.
Traduzione e nota: Luciano Lago
 
Articolo segnalato da Bendetto e tratto da (CLICCA QUI)
 

LA CHIESA E I MINGRANTI

Città del Vaticano
Il giorno dopo l'exploit elettorale della Lega che ha impostato la campagna elettorale contro i migranti, il Segretario di Stato vaticano ha fatto sapere che la Santa Sede continuerà a predicare come ha sempre fatto a favore dell'accoglienza e delle porte aperte dell'Europa ai migranti.
«La Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano.
Noi non possiamo avere la società che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere. Quindi credo che, anche in questa situazione, la Santa Sede continuerà la sua opera di educazione, che richiede molto temp».
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, commenta con l'agenzia dei vescovi Sir – a margine dell’incontro della Commissione internazionale cattolica sulle migrazioni  – i risultati delle elezioni politiche.
Per il segretario di Stato la cosa più importante è insistere con i fedeli.
«E' importante riuscire ad educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo ad un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti.
E’ un lavoro che continua, anche se le condizioni possono essere più o meno favorevoli.
Da parte della Santa Sede ci sarà sempre questa volontà di proporre il suo messaggio fondato sulla dignità delle persone e la solidarietà».
Alle organizzazioni cattoliche impegnate in prima linea nell’accoglienza e integrazione dei migranti Parolin consiglia di continuare ad «impegnarsi per creare una visione positiva della migrazione.
Perché ci sono tanti aspetti della migrazione positivi che all’interno di tutta questa complessità non si percepiscono».
«Consiglio di continuare il loro lavoro sul terreno perché questo le contraddistingue e caratterizza, ma al tempo stesso non avere paura di aiutare la popolazione ad avere questo nuovo approccio».  
Sulla necessità di conciliare le esigenze di sicurezza dei cittadini e i bisogni di chi fugge da situazioni difficili ha osservato: «Non è facile, dobbiamo riconoscerlo.
Ma questa è una sfida che spetta alla politica, ossia conciliare le due esigenze, ambedue imprescindibili.
E’ logico, i cittadini devono sentirsi sicuri e protetti ma allo stesso tempo non possiamo chiudere le porte in faccia a chi sta fuggendo da situazioni di violenza e di minaccia». 
Martedì 6 Marzo 2018
 
 
Tratto da (clicca qui)

PIANO KALERGI: FASE FINALE!

Anche se molti considerano il Piano Kalergi solo una "Teoria di complotto", è indubbio che la storia recente stia procedendo sorprendentemente nella medesima direzione auspicata dal conte oltre 50 anni fa!!!
Una storia divisa in 4 fasi: 3 fasi sono in corso d'opera, mentre la quarta è ormai imminente!!!
 
 

 

IL TIROLO E LO SPETTRO DELL’INVASIONE DA SUD

Il governatore del Tirolo agita lo spettro dell’invasione dal sud
Günther Platter, governatore del Tirolo, ha il chiodo fisso dei profughi che potrebbero arrivare dall’Italia. A giorni alterni ne evoca la minaccia, benché ormai non se ne vedano da queste parti dal 2015. Se, di tanto in tanto, sulla stampa austriaca (e, per ricaduta, su quella italiana) si riparla della chiusura del Brennero, il merito è tutto suo.
Che l’Italia sia la sponda naturale di approdo di quanti fuggono dall’Africa è un dato di fatto. Che gli sbarchi nelle ultime settimane siano aumentati è fuori discussione. Ma ormai da tempo l’Italia sta facendo il proprio dovere, nel rispetto degli impegni presi a livello europeo, e registra tutti quelli che arrivano e poi, bene o male, se ne fa carico. Alcuni sfuggono ai controlli, perché sono richiedenti asilo in attesa di sapere che ne sarà di loro, e non possono essere trattati come fossero prigionieri. Chi sfugge punta dritto al nord. Ma quando arriva al Brennero, in treno o con altri mezzi di fortuna, viene fermato dalle pattuglie di polizia e, se mette piede in Austria, viene riconsegnato all’Italia.
Le pattuglie sono miste, con poliziotti austriaci e italiani, che operano insieme. Alle volte si aggiungono anche poliziotti tedeschi. Tutti dicono che il sistema di controlli funziona alla perfezione e che il travaso di profughi dall’Italia all’Austria, attraverso il Tirolo, è azzerato o quasi. Lo dicono i ministri degli Interni dei due Paesi, quando si incontrano, lo dice il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher (che è la controparte italiana del governatore di Innsbruck Platter), lo ha riconosciuto il presidente della Repubblica austriaca, Alexander Van der Bellen, in occasione della sua recente visita a Roma.
E pur tuttavia Platter non la smette di evocare la minaccia di un’invasione da sud. Lo ha fatto di nuovo l’altro ieri, negli incontri che ha avuto a Roma con il sottosegretario per l’immigrazione, Domenico Manzione, e con il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Lo accompagnava il presidente della Provincia di Bolzano Kompatscher.
In quell’occasione il governatore tirolese ha sottolineato come la crisi del profughi non sia stata superata e come, anzi, il numero degli sbarchi sulle coste italiane sia fortemente aumentato da gennaio. “Gli ingressi sono cresciuti del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – ha osservato Platter – Perciò servono vigilanza e massicci controlli da parte dell’Italia, affinché siano impediti ingressi illegali in Tirolo”.
Il governatore ha ribadito questi concetti ieri mattina intervenendo nel servizio radiofonico dell’Orf “Morgenjournal”. Ha detto che “i controlli a sud del Brennero devono essere fortemente intensificati” e ha sostenuto la necessità di creare centri di asilo in Libia. “Così come l’Italia non può essere lasciata sola – ha detto – così l’Italia e l’Europa devono aiutare la Libia”. Detto questo, Platter ha ritornato a battere sul suo solito chiodo: “Se l’Italia ricomincia a rimandare avanti i profughi, come è già accaduto in passato, allora si dovranno ripristinare i controlli direttamente al Brennero”. Insomma, di nuovo la minaccia di chiudere il confine lungo la più importante via di comunicazione – stradale, autostradale e ferroviaria – tra l’Italia, l’Austria e il Centro Europa.
Quanto l’allarmismo di Platter sia fuori tempo e ingiustificato lo dimostra il fatto che il suo collega carinziano, Peter Kaiser, non è altrettanto agitato, benché anche il valico di Tarvisio corra gli stessi rischi del Brennero. Si sa che in futuro un problema di transiti alle frontiere potrebbe ripresentarsi e per questo sono state adottate misure per essere pronti a intervenire in caso di emergenza, ma perché agitare questo spettro anche quando l’emergenza non c'è? L’unica spiegazione è che Platter lo faccia per ragioni di politica interna: per guadagnare consensi non c’è nulla meglio che inventare una minaccia e mostrare a tutti che si è determinati ad affrontarla.
 
NELLA FOTO, il governatore del Tirolo, Günther Platter.

L’UNGHERIA ALL’ITALIA … CHIUDETE I PORTI!

Migranti, dopo l'Austria ecco Orban. "Italia chiuda i porti". 
Gentiloni: "Non accettiamo lezioni improbabili" 
Il giorno dopo la richiesta dell'austriaco Kurz ad Alfano di bloccare i migranti a Lampedusa, il premier ungherese anticipa il contenuto di una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Gentiloni dai leader del gruppo di Visegrad, comprendente anche Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca.
"Se i porti non verranno chiusi il problema diventerà ingestibile: tedeschi e austriaci chiuderanno presto le loro frontiere".
Rapporto Oim: aumentato del 600% il numero delle migranti arrivate in Italia a rischio sfruttamento sessuale

Secca la replica del presidente del Consiglio: "Dai Paesi dell'Ue abbiamo diritto di pretendere solidarietà, non accettiamo lezioni, tanto meno possiamo accettare parole minacciose. Noi facciamo il nostro dovere, pretendiamo che l'Europa intera lo faccia al fianco dell'Italia invece di dare improbabili lezioni al nostro Paese. L'Italia – ha sottolineato Gentiloni – è un Paese impegnato a farsi carico di non alimentare odi e paure, impegnato a farsi carico di un peso che dovrebbe essere più condiviso in Europa".
Orban ha anticipato il contenuto della missiva in un'intervista alla radio pubblica. I quattro di Visegrad fanno una serie di proposte al governo italiano. In particolare, ribadiscono la necessità che "i veri richiedenti asilo" siano "identificati prima di entrare in Ue". "Le nostre frontiere esterne devono essere protette", affermano. Per questo i quattro leader spiegano, "l'Ue ed i suoi Stati dovrebbero mobilitare risorse finanziarie e di altro genere per creare condizioni sicure e umane in hotspot o centri di accoglienza fuori dall'Ue", e offrono un "contributo significativo".
"Il flusso immigratorio deve essere fermato in Libia" e "se non verranno chiusi i porti ai migranti – scrivono i leader del V4 – il problema diventerà ingestibile, dato che tedeschi e austriaci chiuderanno presto le loro frontiere". All'obiezione che in Libia non esiste un potere pronto a mettere in atto il piano italiano (portare sulle coste libiche la linea di confine a Sud dell'Europa fermando lì i migranti in centri supervisionati da Onu e ong) e a collaborare con l'Ue per fermare i trafficanti, Orban risponde: "Penso ad azioni militari". Il premier ungherese critica infine anche le stesse organizzazioni non governative che stanno aiutando i profughi in mare e per le quali l'Ungheria fronteggia una nuova procedura di infrazione dalla Commissione Ue per la sualegge anti-ong. "Sono finanziate ed appoggiate da George Soros", il miliardario americano di origine ungherese, secondo il premier di Budapest.
Rievocando il "muro", Orban spiega che nel 2015, all'epoca della crisi dei flussi lungo la rotta balcanica, l'Ungheria aspettò tre mesi una soluzione europea e poiché, questa non arrivava, chiuse le frontiere e modificò le leggi. "E' ciò che consiglio di fare a tutti", ha aggiunto Orban, perché l'assistenza Ue è inefficace. "Non abbiamo bisogno di una politica comune europea sui migranti, e non abbiamo bisogno di un'agenzia comune europea per i migranti, perché porteranno soltanto caos, difficoltà e sofferenza". Presto, secondo Orban e il V4, lo faranno anche Austria e Germania, che "ne hanno abbastanza". E se lo faranno "tutti i migranti che arrivano da Sud resteranno in Italia. Per questo l'Italia dovrebbe smettere di far sbarcare i migranti nei suoi porti".
E' solo il caso di ricordare che la Commissione europea ha aperto la procedura di infrazione a carico di Slovacchia, Polonia e Ungheria per essersi sottratti agli impegni assunti nel 2015 per l'accoglienza di una quota di richiedenti asilo per alleggerire il peso dell'emergenza sostenuto da Italia e Grecia. Quanto all'Austria, sebbene abbia evitato la stessa procedura, la Commissione è ben consapevole della sua influenza sul V4 e giudica le posizione non collaborativa del blocco dell'Europa centrale puramente ispirato da tornaconti elettorali interni. Esattamente quanto ha affermato lo stesso Alfano rispetto alla richiesta austriaca di bloccare i migranti a Lampedusa.
Mentre l'Italia attende che l'Europa si dimostri tale manifestandole concreta solidarietà, gli sbarchi proseguono e il fenomeno migratorio si arricchisce di nuove e drammatiche sfumature. L'organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha diffuso il suo nuovo rapporto, intitolato "La tratta di esseri umani attraverso la rotta del mediterraneo centrale". Da cui emerge che negli ultimi di tre anni il numero delle potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale arrivate via mare in italia è aumentato del 600%. Lo studio è basato sui dati raccolti dall'agenzia Onu presso i luoghi di sbarco e nei centri di accoglienza per migranti nelle regioni del Sud dell'Italia. L'incremento, secondo Oim, è continuato anche nei primi sei mesi del 2017 e coinvolge ragazze sempre più giovani, spesso minorenni, che diventano oggetto di violenza e di abusi già durante il viaggio verso l'Europa. In particolare, il fenomeno riguarda circa l'80% delle ragazze arrivate dalla Nigeria, il cui numero è passato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016.
 
Tratto da (CLICCA QUI)
 
 

IO STO CON TRUMP !

Questa mattina, al bar, la mia attenzione è stata rubata per un attimo dalla fastidiosa e commediante propaganda mediatica di turno.
Trump è solo contro il mondo …
Sale la protesta contro Trump.
Oceaniche manifestazioni in America contro Trump …
L’assassino che ha ucciso in Canada sarebbe stato ispirato da Trump e da Jean-Marie Le Pen del partito di estrema destra francese.
Anche l’ONU e la U.E. condannano Trump contro lo stop ai migranti islamici.
Infine anche il capo del governo italiano avrebbe espresso contrarietà contro Trump e la sua politica "isolazionista".
Insomma il Presidente degli Stati Uniti d’America adesso sarebbe un mascalzone.
È un dovere verificare l’attendibilità delle notizie fornite anche qui dai media così detti “nazionali italiani” perché l’informazione di TV e giornali è quasi sempre e metodicamente alterata per fini direttamente ideologici.
Come domestici incapaci questi servono anche male i loro padroni e l'ipocrisia di questa falsa classe politica domina in modo nauseante la scena mediatica.
Se tutti quelli che nel mondo sostengono una "ragion di stato" diversa da quella che la deriva politica di sinistra anche qui ci vuole imporre …
bene, 
allora IO STO CON TRUMP.
WSM
Venetia 31 gennaio 2017
Sergio Bortotto,
Presidente del MLNV e del Governo Veneto Provisorio.
(www.mlnv.org)
Manco nominato presidente
e Trump ha già costruito il muro che separa Messico e Usa.
Ah no, scusate.
Mi dicono dalla regia che il muro (nella foto qui a destra)
lo ha costruito Bill Clinton, marito di Hillary nel 1993 … dicono.
Si protesta contro Trump il bullo, e poi si fa i bulli contro suo figlio di appena 10 anni (la violenza verbale contro Barron Trump è vergognosa);
si protesta contro Trump il misogino e poi si denigra la moglie Melania (donna molto intelligente che, tra le altre cose, parla correttamente 5 lingue);
si protesta contro il maschilismo di Trump e non si dice una parola sul fatto che Linda Sarsour, una delle principali organizzatrici della Women’s March, vorrebbe la Sharia sul suolo statunitense;
si parla di diritti delle donne, ma si dimentica che il 20% della campagna elettorale della Clinton è stata finanziata dall’Arabia Saudita (paese dove alle donne è perfino proibito avere la patente e possono essere frustate in piazza se escono “non accompagnate” da un familiare di sesso maschile);
si protesta contro il muro di Trump, ma per decenni il muro costruito da Bill Clinton non ha costituito un problema;
si protesta contro le “potenziali” guerre di Trump, e per 8 anni si sono appoggiati tutti gli interventi militari del nobel Obama.
Così, giusto per dire.
Così, giusto per ricordare che siete liberi di protestare, ma un po' di coerenza non guasterebbe.
 
Bergoglio, il papa, critica Trump per il muro (costruito già da Clinton) … ma ecco un'immagine del perimetro Vaticano
“Lo scopo confessato della propaganda è persuadere e non illuminare… la propaganda è sempre un tentativo di asservimento.” 
SIMONE VEIL
"Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità"
Frase di Joseph Goebbels Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945.
Ma per fortuna non tutti sono servi della politica e ci svelano qualche scomoda verità per la sinistra:
 
E finsero felici e contenti:
(ecco alcune testate giornalistiche moto di parte)
 

“IL MONTELLO SARA’ IL VOSTRO INFERNO”

Non commentiamo le giuste e condivisibili preoccupazioni e proteste dei Veneti … quello che non sopportiamo è la speculazione politica fatta dalla lega e da Luca Zaia, governatore italiano dell'ente regione veneto (ente inventato dall'italia), che insiste a parlare a nome del Popolo Veneto che sa benissimo di non poter rappresentare.

VOLPAGO DEL MONTELLO (TV)
«Il Piave mormora: non passa lo straniero».
«Benvenuti sul Montellosarà il vostro inferno».
«Lo Stato tutela i clandestini: chi tutela donne e bambini?».
Niente mezze misure negli striscioni srotolati dai mille cittadini che ieri sera hanno dato vita a una fiaccolata per le strade di Volpago del Montello, il paese scelto dalla prefettura per ospitare il terzo centro di raccolta profughi della provincia di Treviso.
Hanno partecipato in molti, dai residenti del luogo agli abitanti di Oderzo e Treviso, che già stanno sperimentando gli hub vicino a casa, ai sindaci della zona, ai militanti della Lega, pronti ad applaudire il governatore Luca Zaia, che non ha voluto mancare all'appuntamento.
«Siamo in tanti – ha detto il presidente della Regione Veneto – ma dovrebbe esserci la statale Marosticana bloccata.
Abbiamo il diritto di dire no.
Due su tre delle persone che arrivano non sono profughi.
I centri di accoglienza vanno creati in Africa».
Immancabile il riferimento a «quel migrante di Lampedusa che poi ci siamo trovati a Berlino». (R.T.)

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E ADESSO … DOPO L’ENNESIMA STRAGE … COSA ASPETTIAMO?

La polizia: il tir "lanciato deliberatamente sulla gente, presunto attacco terroristico".
L'automezzo ha targhe polacche, forse rubato o dirottato.
Uno degli occupanti era fuggito ma è stato catturato.
210544309-3400b428-1c10-42f1-94be-38a1dae644a7L'altro, un cittadino polacco, è stato trovato cadavere sul camion.
Merkel "piange" le vittime
BERLINO
Una corsa folle tra le persone che passeggiavano nel mercatino di Natale di Berlino.
I morti investiti da un lungo tir nero, simile a quello della strage di Nizza, sono 12.
Quarantotto i feriti, alcuni dei quali sono in gravi condizioni.
L'attacco è avvenuto intorno alle 20.15 a Breitscheidplatz, nei pressi della Kurfuerstendamm, vicino alla chiesa intitolata al Kaiser Guglielmo, nella zona più commerciale della parte occidentale della città, molto frequentata anche da turisti, nei pressi dei grandi magazzini KaDeWe e del centro commerciale Europa Center.
A bordo del camion erano in due.
Uno è stato trovato cadavere sul sedile del passeggero all'interno del tir, ucciso a colpi di arma da fuoco, e dopo diverse ore la polizia ha reso noto che si tratta di un cittadino polacco.
L'altro sarebbe saltato fuori e fuggito a piedi in direzione del Tiergarten, il grande parco pubblico della capitale tedesca, ed è stato poi arrestato: secondo alcune fonti sarebbe stato alla guida al momento dello schianto e sarebbe di nazionalità pachistana, afgana o cecena, un rifugiato entrato in Germania nel febbraio scorso, stando alle informazioni riportate da Die Welt.
La zona è stata immediatamente blindata dalle forze di sicurezza.  "Al momento non voglio usare la parola attentato anche se molti indizi lo indicano", ha detto il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maizière.
Ma all'alba la polizia ha parlato su Twitter di "presunto attacco terroristico" confermando che il camion è stato "lanciato deliberatamente sulla folla".

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LA MENZOGNA DEI NUOVI DEPORTATI

1Ho tradotto per voi questo articolo comparso sul sito Gefira.
Dice cose molto gravi ma che abbiamo sospettato per mesi, se non anni.
Soprattutto a causa di quella menzogna, martellata ogni sera dai media nel tentativo di farla diventare verità, relativa ai "salvataggi nel canale di Sicilia" e sempre di "donne e bambini" e sempre "rifugiati", mentre la realtà, se ciò che racconta Gefira è vero, è totalmente diversa.
Il video è veramente impressionante. In un paese normale e in un mondo normale tutto questo sarebbe inaccettabile e impensabile.

Per due mesi, utilizzando marinetraffc.com, abbiamo monitorato gli spostamenti di navi di proprietà di un paio di ONG,  incrociandone i dati con quelli dell'UNHRC relativi agli arrivi giornalieri di migranti africani in Italia.
Ciò che abbiamo scoperto è un grande inganno e un'operazione illegale di traffico di esseri umani su larga scala.
Le ONG, gli scafisti, la mafia, di concerto con la UE, hanno trasportato via mare migliaia di clandestini in Europa con il pretesto di salvare vite umane, assistiti dalla guardia costiera italiana che ha coordinato le loro attività.
I trafficanti di uomini contattano la guardia costiera italiana in anticipo sulla partenza per preavvertirli della necessità di prelevare i passeggeri delle loro imbarcazioni.
Le navi delle ONG si dirigono nel punto di "soccorso" quando coloro che sono da salvare risultano ancora in Libia.
Le 15 navi che abbiamo osservato, di proprietà o noleggiate da ONG, sono state viste lasciare i porti italiani, dirigersi a sud, fermarsi a poche miglia dalla costa libica, prelevare il carico umano e ritornare per le 260 miglia che la separano dall'Italia, nonostante il porto di Zarzis in Tunisia sia appena a 60 miglia dal punto di raccolta.
Le organizzazioni non governative in questione sono: MOASJugend RettetStichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open ArmsSea-Watch.org, Sea-Eye and Life Boat.
Le reali intenzioni delle persone che stanno dietro alle ONG non sono del tutto chiare.
Non ci sorprenderebbe se la loro vera motivazione fosse il denaro.
Rispondono anche a direttive politiche.
Ad esempio il MOAS, di stanza a Malta, trasportando i migranti in Italia impedisce che essi giungano sulle coste maltesi.
Il MOAS è diretto da un ufficiale di marina maltese ben noto a Malta per non essere tenero con i migranti.
E' anche possibile che queste organizzazioni siano gestite da benefattori in buona fede che non capiscono che, offrendo i loro servigi, fungono da magnete per le popolazioni africane, provocando così più partenze, più naufragi e più vittime, senza contare che le loro azioni stanno destabilizzando l'Europa.
Qualunque sia la motivazione di queste organizzazioni, le loro azioni finiscono per essere criminali, dato che la maggior parte di questi migranti risulteranno non avere diritto ad asilo e finiranno per le strade di Roma o Parigi, sollecitando tensioni sociali e razziali.
Bruxelles del resto ha creato leggi speciali a tutela dei trafficanti.
In una sezione dedicata di una risoluzione della UE dell'aprile 2016", si afferma che "armatori privati e organizzazioni non governative che assistono i salvataggi nel Mediterraneo, non devono essere soggetti a punizioni per l'assistenza che prestano".
Nei due mesi della nostra osservazione del traffico marittimo, abbiamo monitorato il trasferimento illegale in Italia di almeno 39.000 africani, eseguito con il pieno consenso delle autorità italiane ed europee.
Inoltre, in ottobre abbiamo scoperto che quattro ONG hanno prelevato persone all'interno delle acque territoriali libiche.
Abbiamo prova del fatto che questi scafisti avessero preventivamente comunicato la partenza alle autorità italiane.
Dieci ore prima che i migranti lasciassero la Libia, la guardia costiera italiana infatti diresse la ONG verso il punto di raccolta.
Potete leggere i dettagli completi in questo articolo: “Caught in the act: NGOs deal in migrant smuggling”.
Il MOAS ha legami stretti con la famosa compagnia americana di contractors Blackwater, con l'esercito americano e con la marina maltese: “The Americans from MOAS ferry migrants to Europe”.
 

VERGOGNA BERGOGLIO ! ECCO LA CHIESA SPA.

Con ripristino della Repubblica pronti ad espropriare tutti i beni della chiesa sui nostri territori.
Violenza-anziana-620x264VENEZIA
Ordini di Bergoglio.
Di fronte all’arrivo dei sedicenti profughi raccattati ogni giorno in Libia, le parrocchie devono a mettere a disposizione case o spazi in un’ottica di accoglienza diffusa.
A spese degli italiani.
E non solo in termini di 35 euro a ‘profugo’ al giorno.
Infatti iniziano gli sfratti degli anziani che vivono nelle case del Vaticano.
A Malamocco, antico borgo di pescatori al Lido di Venezia, c’è un appartamento inagibile perché ha l’impianto elettrico e quello del riscaldamento fuori norma, e la parrocchia, retta da don Cesare Zanusso, non ha i soldi per sistemarli.
La casa è abitata da una parrocchiana di 77 anni, vedova da tre mesi. Lo scorso gennaio l’anziana ha ricevuto la lettera di sfratto, che oggi per la seconda volta l’ufficiale giudiziario e le forze dell’ordine cercheranno di rendere esecutivo.
La parrocchia vuole metterlo a disposizione dei sedicenti profughi, in cambio, la Prefettura deve essere disposta a restaurare l’immobile.
A spese dei contribuenti.
«La casa è inagibile, l’impianto di riscaldamento e quello elettrico sono fuori norma, se succede qualcosa la responsabilità è della parrocchia – spiega don Cesare – ora la casa verrà chiusa, noi non abbiamo soldi per restaurarla.
Seguendo le parole di papa Francesco, che ha invitato le parrocchie ad accogliere i profughi, potremmo mettere a disposizione la casa se la Prefettura o la Regione sono disponibili a eseguire i lavori necessari ad avere l’agibilità».
Osceno.
L’inquilina oggi si vedrà arrivare per la seconda volta l’ufficiale giudiziario con la forza pubblica.
Pubblica e abusiva.
Per lei, con la pensione di reversibilità del marito, sarebbe impossibile trovare un’altra casa, finirà per strada.
Don Cesare parla come un manager, spiega che l’affitto pagato dalla signora è fuori mercato, «con quella cifra non sono in grado neppure di pagare le tasse, è uno sfruttamento della parrocchia».
Ieri il presidente Danny Carella, assieme a Matelda Bottoni della Consulta della Casa del Comune, l’ha incontrata.
«Era molto spaventata dall’idea di essere buttata fuori casa e molto confusa – riporta Carella – mi auguro che si trovi un accordo con la parrocchia».
Bottoni spiega che avendo una pensione, seppure bassa, la signora non rientra nei canoni previsti per l’Edilizia residenziale pubblica, in quelli ci rientrano solo gli immigrati: «Purtroppo le proposte fatte dalla parrocchia sono avvenute tutte a voce – dice Bottoni – e il parroco non può pensare che la signora riesca a sobbarcarsi i lavori degli impianti e il rialzo dell’affitto a prezzo di mercato: si parla di un importo di 800 euro».
Vaticano Spa.
Vuole i profughi (finti), perché sono un business.
Butta gli anziani per strada.
Tratto da (CLICCA QUI).
 
 

ITALIA, CANCELLO APERTO ALL’INVASIONE DI MIGRANTI IN EUROPA.

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"Mentre la rotta migratoria che attraversa l'Egeo, la Grecia e i Balcani va via via assottigliandosi per effetto del controverso accordo tra Unione Europea e Turchia, i paesi del Nord Europa paiono convinti che l'Italia sara' il cancello aperto da cui penetrera' la prossima grande invasione di migranti nel Continente".
Lo si trova scritto in prima pagina oggi sul quotidiano americano Washington Post, alfiere del giornalismo impegnato americano, reso celebre per essere riuscito perfino – con le proprie inchieste – a far dimettere un presidente degli Stati Uniti: Richard Nixon.
"Per il momento – sottolinea in questo articolo d'analisi Washington Post – questi timori non trovano un forte riscontro nei dati concreti: dall'inizio dell'anno sono approdati in Italia circa 28 mila migranti, un numero paragonabile a quello del 2015, che però e' stato di emergenza.
L'Austria, tuttavia, cita l'ammassamento di un milione di potenziali migranti in Libia a giustificazione dei suoi piani di blindare" il valico del Brennero, principale arteria di collegamento del paese alpino con l'Italia".
E questo numero impressionante quanto catastrofico trova riscontro da fonti locali libiche, che denunciano una situazione "incredbile" di centinaia di migliaia di africani arrivati ed in arrivo in Libia per poi tentare l'approdo in Italia.
"La Francia e soprattutto la Germania hanno espresso solidarietà a parole all'Italia, che denuncia l'iniziativa di Vienna come "a-storica" e dettata da esigenze politiche ed elettoralistiche.
Nel frattempo, però . sottolinea il Washington Post –  anche quei paesi si sono affrettati a chiedere e ottenere dall'Ue una proroga semestrale ai controlli straordinari imposti alle frontiere".  
E questo è in tutta evidenza un doppiopesismo ai danni dell'Italia.
"Ma i politici austriaci – aggiunge il Washington Post – non paiono disposti a scendere a compromessi: "Non possiamo diventare lo Stato sociale dell'Africa", ha recentemente dichiarato al quotidiano Usa Rudi Federspiel, leader regionale del Partito della liberta' austriaco, formazione nazionalista che appare ormai maggioritaria nel paese.
Federspiel ha sottolineato come la maggior parte dei migranti che arrivano nel paese siano "islamici, non cattolici romani", e come l'immigrazione stia causando gravi problemi sociali".
E qui, su questo tema, il Washington Post non si tira indietro: "Ci sono stupri, stupri nelle citta'.
Stupri ovunque.
E questo perche' i maschi islamici non hanno alcun rispetto per la donna.
Non sono in alcun modo compatibili con gli europei", ha tuonato il politico austriaco.
L'Italia si trova in una posizione scomoda, ma non nuova: nel 2014, prima che la crisi investisse la Grecia, proprio il Belpaese era considerato il "ground zero" dell'epocale flusso migratorio diretto in Europa.
Di fronte alle barriere erette dai paesi vicini, il governo del premier italiano Matteo Renzi prova a giocare la carta della ragionevolezza – conclude il quotidiano americano.
Ragionevolezza che però è sinonimo di invasione, di "cancello spalancato" per l'invasione dell'Europa da parte di milioni di disperati capaci di tutto.
"Reggerà l'Italia sotto questa tempesta di migranti che si prepara per l'estate in arrivo? – si domandano a Washington.
E anche moltissimi italiani in Italia.
Redazione Milano
Tratto da: (CLICCA QUI)
 

VITTO E ALLOGGIO SENZA LAVORARE NE’ STUDIARE: IN ITALIA NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA

SCUOLA DI FANCAZZISMO – VITTO E ALLOGGIO SENZA LAVORARE NE’ STUDIARE: IN ITALIA NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA
    1
Quasi nessuno di loro viene da guerre o persecuzioni, tutti hanno presentato domanda d’ asilo politico – con ricorsi e controricorsi – per guadagnare tempo e intanto restare qui. La lentezza della giustizia italiana è il loro più grande alleato…
Dagospia, 26 aprile
Dice di avere diciannove anni, ma ne dimostra dieci di più.
Dice che di solito si sveglia alle nove e trascorre le sue giornate in modo semplice: « Manger , dormir , Facebook, un film».
Qualche volta, una partita di calcio.
Tiene pulita la sua stanza?
No: ci pensa la signora Antonella, la donna delle pulizie.
Si prepara da mangiare?
«No. Vedo il cibo quando è pronto. Io non cucino».
Fofana Samba, che si dichiara cittadino del Mali, conduce precisamente questo stile di vita da quando è sbarcato senza documenti dalla Libia a Vibo Valentia nel giugno di due anni fa.
Appena riemerso dal riposo del dopopranzo porge una debole stretta di mano, il tablet sottobraccio, attorno a lui tanti altri ragazzi sub-sahariani assorti nei loro smartphone all’ ombra dei pini dell’ hotel sul mare che oggi li accoglie.
Quasi nessuno di loro viene da guerre o persecuzioni, tutti hanno presentato domanda d’ asilo politico – con ricorsi e controricorsi – per guadagnare tempo e intanto restare qui.
La lentezza della giustizia italiana è il loro più grande alleato.
Fofana sorride con indolenza.
«Voglio essere un rifugiato», è la sua posizione.
In due anni un piccolo avvocato locale – Vibo Valentia è prossima al record europeo per densità di legali nella popolazione – ha presentato per lui una serie di domande di asilo.
Cento euro l’ una, pagate con l’ argent de poche dell’ accoglienza.
Tutte respinte fino al ricorso attuale, pendente da mesi, ma Fofana non ha mai fatto lo sforzo di imparare una parola d’ italiano.
Ha capito anche lui che questo Paese, per inerzia, sta riproducendo con i migranti le peggiori tare dell’ assistenzialismo degli anni 70 e 80 del secolo scorso.
Forse è la sola risposta che la macchina amministrativa sia in grado di fornire nell’ emergenza, se non altro perché è quella che conosce già.
Questo è il welfare che dà qualcosa in cambio di niente.
È un sistema che distribuisce vitalizi e protezione senza pretendere dai beneficiari lo sforzo di imparare un mestiere, né le leggi o la lingua del Paese ospitante, o anche solo senza chiedere loro una mano a tenere pulita la strada comunale qui fuori.
Una perla del Mediterraneo come Briatico ne avrebbe un gran bisogno, ora che ha di nuovo un sindaco accusato di concorso in associazione mafiosa
Non deve per forza finire così, neanche nei Paesi più aperti agli stranieri.
Perché il problema non è se accogliere o no, ma come farlo.
Il 14 aprile scorso i leader della grande coalizione al governo in Germania sono riemersi da sette ore di negoziati fra loro con un annuncio che, visto dall’ Italia, suona lunare: ci sarà una nuova legge sull’ integrazione degli stranieri.
La cancelliera ha spiegato che l’ obiettivo è rendere più facile per chi richiede asilo accedere al mondo del lavoro.
Non renderli alienati, passivi e depressi, con un futuro da accattoni o da manovalanza criminale.
Il modo per farlo è superare il welfare paternalista e chiedere ai migranti qualcosa in cambio di qualcos’ altro.
Lo Stato federale tedesco li nutre e alloggia, proprio come lo Stato italiano versa anche una piccola diaria a chi arriva senza documenti chiedendo asilo politico.
In contropartita però la Germania pretende dagli stranieri alcuni impegni specifici:
– obbligo di frequenza a corsi di lingua,
– cultura e legislazione tedesca, con regolari verifiche dell’ apprendimento;
per chi non adempie c’ è il ritiro progressivo dei benefici.
La grande coalizione di Merkel prevede anche ciò di cui avrebbero tanto bisogno Briatico e molte altre municipalità italiane che ospitano i migranti: piccole somme in più, magari un euro l’ ora, a chi svolge lavoretti per la comunità locale.
Vista dal fondo della Calabria, la Germania è lontana.
Qui di recente l’ Associazione Monteleone, una delle centinaia che gestiscono l’ accoglienza per conto delle Prefetture, si è vista costretta ad andare all’ estremo opposto.
Nella gara vinta per la gestione dei migranti deve impegnare un bilancio che vale oltre 1.100 euro al mese per ciascuno di essi.
Ha investito 85 mila euro in un centro computer nell’ hotel dell’ accoglienza, ha organizzato corsi di italiano e da elettricista, fabbro, pizzaiolo, cartongesso, guida macchine agricole, salvataggio e primo soccorso in spiaggia, teatro.
Non si è presentato quasi nessuno.
I 219 richiedenti asilo sono rimasti tutti in camera a sonnecchiare e guardare la tivù, semplicemente perché potevano. 
Alla fine, spiega la direttrice dell’ associazione Lelia Pazienza, il solo argomento per stanarne alcuni – pochi – è stato un piccolo zuccherino: 50 euro in cambio della frequenza dei corsi.
Neanche in Italia, dove i migranti in strutture «temporanee» di questo tipo sono oggi ufficialmente 82 mila, deve finire per forza così.
Non è scritto nelle leggi che debba continuare a riprodursi con gli stranieri l’ assistenzialismo responsabile del debito pubblico.
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
A novembre scorso il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l’ immigrazione al ministero dell’ Interno, ha scritto ai sindaci invitandoli a far fare ai richiedenti asilo piccoli lavori per i Comuni.
Non è successo quasi nulla.
Da settimane esiste poi al ministero della Giustizia una bozza di decreto per velocizzare nei tribunali le pratiche sui ricorsi degli stranieri.
Eppure non approda in Consiglio dei ministri.
A Vibo Valentia intanto l’ associazione Monteleone ha fatto incetta di tic tac.
Da quando i migranti hanno scoperto che qui le medicine sono gratis, lamentano ogni giorno mal di testa, mal di pancia e giradito come nell’ Italia di prima del ticket.
Ma almeno gli stranieri, per ora, non distinguono fra un farmaco e una caramella alla menta.
 

FRANCIA GERMANIA AUSTRIA BELGIO DANIMARCA E SVEZIA … UN MURO CONTRO L’ITALIA

ar_image_4829_lFRANCIA GERMANIA AUSTRIA BELGIO DANIMARCA SVEZIA ALZANO MURI ALLE LORO FRONTIERE CONTRO L'ARRIVO DI MIGRANTI DALL'ITALIA
domenica 1 maggio 2016
BERLINO
Austria e Germania confermano l'asse sulla questione dei controlli delle frontiere e orchestrano una 'iniziativa a Sei Paesi' per ottenere da Bruxelles l'estensione della "clausola straordinaria" in vigore per ora fino al 13 maggio.
Gli Stati membri devono "poter continuare a realizzare, in funzione della situazione e in modo flessibile, controlli alle loro frontiere interne", ha dichiarato oggi il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière, in una dichiarazione rilanciata anche da France Presse.
Secondo il suo portavoce, il responsabile dell'Interno intende partecipare "a una iniziativa comune con altri Stati membri" affinchè la Commissione europea dia il via libera a una proroga di almeno sei mesi dei controlli autorizzati l'estate scorsa sulla scia dell'emergenza migratoria.
Ora la rotta balcanica, quella che ha portato decine di migliaia di profughi in Germania via Austria e Paesi dell'ex Jugoslavia, è stata chiusa, ma Vienna si dice allarmata per un possibile aumento di arrivi dall'Italia, da cui la costruzione di barriere in Austria di controllo al Brennero.
E de Maizière ha confermato, senza citare direttamente l'Italia, che la richiesta di estensione dei controlli è motivata proprio con "l'evoluzione della situazione a livello di frontiere esterne dell'Ue". Perchè, ha detto il ministro tedesco, "anche se la situazione lungo la rotta dei Balcani per il momento è calma, osserviamo con inquietudine" altri sviluppi.
"Confermo – ha concluso – che stiamo discutendo con la Commissione europea e i nostri partner europei a tale riguardo".
In mattinata, ieri, era stata Vienna a rivelare l'avvio di un confronto con l'Ue sull'argomento.
Poi le indiscrezioni sull'iniziativa a Sei.
In pratica, Austria, Germania, Francia, Belgio, Danimarca e Svezia hanno deciso di chiedere a Bruxelles di prolungare per altri sei mesi – portandoli quindi a un anno – i controlli alle loro frontiere dal 13 maggio, termine per ora previsto dalla clausola speciale degli accordi di Schengen che permette l'introduzione di controlli provvisori in caso di particolare emergenza.
I sei Stati membri invieranno domani, lunedì, una richiesta, sulla base di una perdurante emergenza in termini migratori.
"Chiediamo che facciate una proposta per permettere agli Stati membri che reputano necessaria questa proroga di estenderla oltre il 13 maggio", scrivono i sei Paesi membri Ue e membri dello spazio di libera circolazione Schengen, secondo le indiscrezioni del quotidiano tedesco Die Welt.
La Commissione europea, che per ora non si è espressa sulla questione, deve, il 12 maggio, fare il bilancio riguardo la Grecia in materia di protezione delle frontiere esterne dell'Ue. In caso di bilancio negativo, l'esecutivo europeo potrebbe effettivamente autorizzare una estensione dei controlli alle frontiere.
Resta il fatto che queste sei nazioni, che formano tutta l'Europa continentale, hanno deciso di innalzare un muro di controlli severissimi a tutte le frontiere con l'Italia, considerata in tutta evidenza una nazione appestata.
Il governo Renzi con la sua politica dell'immigrazione di massa senza freni dall'Africa è riuscito a isolare l'Italia e distruggere il fondamento della Ue, la libera circolazione.
Bravo.
Redazione Milano
 
(Tratto da: CLICCA QUI)
 

L’AUSTRIA E LA NUOVA SEVERA ”LEGGE MIGRANTI”.

ar_image_4830_lL'AUSTRIA HA VARATO UNA NUOVA SEVERA ''LEGGE MIGRANTI'' CHE ALZA UNA BARRIERA INVALICABILE CONTRO L'INVASIONE DALL'ITALIA
lunedì 2 maggio 2016
LONDRA – Sono passati pochi giorni da quando il candidato del Freedom Party Norbert Hofer e' arrivato primo al primo turno delle elezioni presidenziali e sembra che la sua vittoria stia gia' influenzando la politica austriaca.
Infatti pochi giorni fa il parlamento austriaco ha approvato una legge che dà al governo il potere di dichiarare lo stato di emergenza qualora il numero di rifugiati diventasse una minaccia all'interesse nazionale.
Questa legge, approvata con una maggioranza di 98 su 167 deputati permette al governo austriaco di dichiarare lo stato di emergenza qualora il numero dei richiedenti asilo aumentasse improvvisamente e tale stato durerebbe sei mesi e potrebbe essere estero tre volte per un massimo di 18 mesi.
Questa legge inoltre consente alla polizia di frontiera di bloccare l'ingresso di tutti gli immigrati ad eccezione di coloro che hanno già parenti in Austria o rischiano la vita nei paesi di transito, ed evidentemente arrivando dall'Italia questa condizione decade, nonche' ai minori non accompagnati e alle donne in stato interessante.
I richiedenti asilo dovranno fare richiesta in appositi centri che verranno costruiti ai confini, nel caso anche al Brennero, e non potranno entrare liberamente in territorio austriaco. Coloro – precisa la legge – che hanno gia' visto riconosciuto il loro status di rifugiati da un'altra nazione della Ue potranno rimanere in Austria per un numero di anni il cui limite verra' abbassato, e comunque il loro stato non dà loro diritto a ricevere assistenza economica o di altro genere da parte dello stato austriaco.
Queste misure draconiane si aggiungono alle decisioni prese di recente di costruire barriere ai confini al fine di bloccare l'afflusso di immigrati e dimostrano che l'Austria non ha alcun interesse ad essere invasa.
Certo le elezioni del 24 Aprile hanno influito su queste decisioni ma e' probabile che i legislatori austriaci siano spaventati dalla decisione del governo italiano di far entrare chiunque senza tenere conto delle conseguenze negative di tale invasione.
Questa notizia ha avuto una discreta copertura da parte della stampa britannica ma e' stata censurata in Italia perche' evidentemente non conviene far conoscere agli italiani la verita'. Va poi aggiunto che l'Austria non è la sola ad opporsi alle "frontiere spalancate": altre cinque nazioni oltre l'Austria, e cioè la Germania, la Francia, il Belgio (dove ha sede il quartier generale della Ue) la Svezia e la Danimarca si sono unite nel chiedere – nel senso di comunicare, perchè la Commissione Ue non si può opporre – la continuazione per altri sei mesi del blocco della libera circolazione, sospendendo quindi il Trattato di Schengen per un anno di fila. 
Le conseguenze della nuova legge austriaca sui "migranti" e del blocco delle frontiere ai "migranti" ormai in tutta l'Europa continentale producono – assieme – il totale isolamento in Italia di chiunque arrivi dall'Africa, dato che di profughi sui barconi dalla Libia non ce ne sono. Neppure Uno.
Un aspetto – infatti – di questa invasione dalle coste libiche verso l'Italia che nessun mezzo d'informazione italiano ha voluto mettere in luce è che di libici – che avrebbero davvero un motivo per fuggire chiedendo giustamente lo status di profughi – non ce ne sono, sui barconi. E così pure di veri profughi in fuga dal Medio Oriente.
 
GIUSEPPE DE SANTIS – Londra.
 
(Tratto da: CLICCA QUI)