ATTUALITA

2011.11.14-EUROGENDFOR, LA NUOVA POLIZIA EUROPEA CON POTERI ILLIMITATI. NOI DICIAMO NO ALL’ ITALIA E NO A QUESTA EUROPA!!!


Pochi giorni fa un nero e grosso elicottero militare, (probabilmente un NH90) sembrerebbe pesantemente armato di mitragliatrici e apparentemente privo di insegne sorvolava ripetutamente l’autostrada nei pressi di Treviso in direzione Venezia… chissà cosa “scortava” lungo le nostre strade, (scorie nucleari? armi nucleari? armi chimiche? era forse della Eurogendfor? o cos’altro…???).

Ma cos’altro siamo disposti a sopportare a casa nostra???
Sergio Bortotto, Presidente del MLNV
14 novembre 2011

Praticamente non ne ha parlato nessuno.

Praticamente la ratifica di Camera e Senato è avvenuta all’unanimità.
Praticamente stiamo per finire nelle mani di una superpolizia dai poteri pressoché illimitati.
Che sulla carta è europea, ma che nei fatti è sotto la supervisione statunitense.
Tanto è vero che la sede centrale si trova a Vicenza, la stessa città dove c’è il famigerato Camp Ederle delle truppe USA

 

 Alzi la mano chi sa cos’è il trattato di Velsen. Domanda retorica: nessuno.
Eppure in questa piccola città olandese è stato posto in calce un tassello decisivo nel mosaico del nuovo ordine europeo e mondiale.
Una tappa del processo di smantellamento della sovranità nazionale, portato avanti di nascosto, nel silenzio tipico dei ladri e delle canaglie. 
L’acronimo sta per Forza di Gendarmeria Europea (EGF): in sostanza è la futura polizia militare d’Europa. E non solo.
Per capire esattamente che cos’è, leggiamone qualche passo.
I compiti: «condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici» (art. 4).
Il raggio d’azione: «EUROGENDFOR potrà essere messa a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche» (art. 5).
La sede e la cabina di comando: «la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a Vicenza (Italia).
Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN – ovvero – l’Alto Comitato Interministeriale.
Costituisce l’organo decisionale che governa EUROGENDFOR» (art. 3).
Ricapitolando: la Gendarmeria europea assume tutte le funzioni delle normali forze dell’ordine (carabinieri e polizia), indagini e arresti compresi; la Nato, cioè gli Stati Uniti, avranno voce in capitolo nella sua gestione operativa; il nuovo corpo risponde esclusivamente a un comitato interministeriale, composto dai ministri degli Esteri e della Difesa dei paesi firmatari.
In pratica, significa che avremo per le strade poliziotti veri e propri, che non si limitano a missioni militari, sottoposti alla supervisione di un’organizzazione sovranazionale in mano a una potenza extraeuropea cioè gli Usa, e che, come se non bastasse, è svincolata dal controllo del governo e del parlamento nazionali.
Ma non è finita.
L’EGF gode di una totale immunità: inviolabili locali, beni e archivi (art. 21 e 22); le comunicazioni non possono essere intercettate (art. 23); i danni a proprietà o persone non possono essere indennizzati (art. 28); i gendarmi non possono essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei paesi ospitanti (art. 29). Come si evince chiaramente, una serie di privilegi inconcepibili in uno Stato di diritto.
Il 14 maggio 2010 la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ratifica l’accordo.
Presenti 443, votanti 442, astenuti 1. Hanno votato sì 442: tutti, nessuno escluso.
Poco dopo anche il Senato dà il via libera, anche qui all’unanimità.
Il 12 giugno il Trattato di Velsen entra in vigore in Italia. La legge di ratifica n° 84 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello.
Come ha fatto notare il giornalista che ha scovato la notizia, il freelance Gianni Lannes (uno con due coglioni così, che per le sue inchieste ora gira con la scorta), non soltanto è una vergogna constatare che i nostri parlamentari sanciscano una palese espropriazione di sovranità senza aver neppure letto i 47 articoli che la attestano, ma anche che sia passata inosservata un’anomalia clamorosa. Il quartiere generale europeo è insediato a Vicenza nella caserma dei carabinieri “Chinotto” fin dal 2006.
La ratifica è dell’anno scorso.
E a Vicenza da decenni ha sede Camp Ederle, a cui nel 2013 si affiancherà la seconda base statunitense al Dal Molin che è una sede dell’Africom, il comando americano per il quadrante mediterraneo-africano.
La deduzione è quasi ovvia: aver scelto proprio Vicenza sta a significare che la Gestapo europea dipende, e alla luce del sole, dal Pentagono.
Ogni 25 Aprile i patetici onanisti della memoria si scannano sul fascismo e sull’antifascismo, mentre oggi serve un’altra Liberazione: da questa Europa e dal suo padrone, gli Stati Uniti.

 

2011.11.14 – NO AL GOVERNO MONTI… NO ALLA DITTATURA DELLA FINANZA!

Apriamo gli occhi o ce li chiuderanno per sempre.
 
 

BERSANI: "MONTI è UNA GARANZIA"…
IL GOVERNO NELLE MANI DEI BANCHIERI, SOSTENUTI DALLA SINISTRA… che "scalava le banche" ed evidentemente è arrivata molto in altro…
Chissà cosa penserebbero Togliatti e Berlinguer delle scelte che stanno facendo i loro successori; sicuramente niente di molto diverso da quello che Almirante penserebbe di Gianfranco Fini, che dai "saluti romani" è passato a festeggiare insieme ai sessantottini… l'unica coerenza di questi politici, è la continuità del potere: restare in sella sempre e comunque, a qualsiasi costo…
 
 
 
 
 
 
 
 
Medea Giò
 
Mario Monti faccia parte del comitato esecutivo dell’Aspen Insititute Italia, un’inquietante struttura internazionale foraggiata, al momento della nascita, dalla Rockefeller Brothers Fund e dalla Fondazione Ford che, fra l’altro, finanziarono il golpe in Cile di Pinochet.
In Italia, Aspen fa propria la riservatezza e le riunioni a porte chiuse.
E’ stata fondata da Gianni Letta che, se Monti divent…asse Presidente del Consiglio, rimarrebbe sicuramente sottosegretario, ed è oggi presieduta da Giulio Tremonti ed ha, fra i vicepresidenti, oltre John Elkann e Lucio Stanca, anche Enrico Letta (nipote di Gianni).
Del comitato esecutivo di Aspen Institute Italia fanno parte, fra gli altri, Emma Marcegaglia, Fedele Confalonieri, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giacomo Vaciago, Cesare Romiti, Corrado Passera, Francesco Caltagirone e tanti altri.
 
Un ritratto di Mario Monti.

Mario Monti è stato nominato, ieri, Senatore a vita dal Presidente della Repubblica.
E’ ovvio che si tratta di un passaggio obbligato verso il Governo Monti; ma la mossa di Giorgio Napolitano, ben vista da molti, andrebbe analizzata più attentamente rispetto alle prime reazioni a caldo.
In effetti, chi esulta forse dovrebbe rileggersi la biografia, la carriera, la vita e le opere di Mario Monti.
Si parla di un “alto profilo”……ma alto profilo de che, verrebbe da chiedersi?
L’altissimo merito è di essere stato commissario europeo con deleghe economiche, dal 1994 al 1999 per nomina del primo governo Berlusconi; dal 1999 al 2004 per nomina del primo governo D’Alema.
Forse il merito è anche per la sua presidenza alla famigerata Commissione Trilateral, una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger che riunisce capi di stato, amministratori di multinazionali, leader politici, banchieri, accademici, insomma un’elite esclusiva e potentissima che non ama troppo la pubblicità.
Ci voleva, quindi, un ex sedicente comunista dell’area migliorista, per formalizzare attraverso la persona di Monti il ruolo extraparlamentare dell’economia liberista che sta condizionando l’Europa intera attraverso le politiche della Banca Centrale (oggi presieduta da Mario Draghi, ex collega di Monti e di Prodi come consulente della Goldman Sachs), del Fondo Monetario Internazionale e delle borse.
A questo si può aggiungere qualche altro “piccolo” dettaglio.
Per esempio, il fatto che Mario Monti faccia parte del comitato esecutivo dell’Aspen Insititute Italia, un’inquietante struttura internazionale foraggiata, al momento della nascita, dalla Rockefeller Brothers Fund e dalla Fondazione Ford che, fra l’altro, finanziarono il golpe in Cile di Pinochet.
In Italia, Aspen fa propria la riservatezza e le riunioni a porte chiuse.
E’ stata fondata da Gianni Letta che, se Monti diventasse Presidente del Consiglio, rimarrebbe sicuramente sottosegretario, ed è oggi presieduta da Giulio Tremonti ed ha, fra i vicepresidenti, oltre John Elkann e Lucio Stanca, anche Enrico Letta (nipote di Gianni).
Del comitato esecutivo di Aspen Institute Italia fanno parte, fra gli altri, Emma Marcegaglia, Fedele Confalonieri, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giacomo Vaciago, Cesare Romiti, Corrado Passera, Francesco Caltagirone e tanti altri.
Ne faceva parte anche il defunto Tommaso Padoa Schioppa.
Soci di Aspen?
C’è di tutto: Impregilo, Enel, Eni, Rai, Mediaset, SKY, Telecom, Siemens, FIAT, Finmeccanica, API, un elenco infinito.
Monti, quindi, piace a tutti quelli che raccontano la favola delle “grandi intese”, centrosinistra in primis.
Ma le “grandi intese” sono pericolosissime.
Mario Monti ha più volte evidenziato la sua profonda convinzione sulla durezza delle misure da prendere e sulla necessità di presentarle in modo convincente ai cittadini.
Non solo, ha in sostanza fatto proprie tutte le indicazioni contenute nella lettera della Bce al governo italiano del 5 agosto, ossia misure per la crescita che devono comprendere la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali; una nuova riforma del sistema di contrattazione salariale che renda gli accordi aziendali più rilevanti rispetto agli altri livelli di contrattazione.
Senza dimenticare, infine, l’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti.
Quindi, a buon intenditore, poche parole!
 
(Alberto De Cristofaro) 11 nov, 2011

2011.11.09 – LA DITTATURA EUROPEA

Caricato il 29/nov/2011
Interessante intervista, concessa recentemente dal deputato europeo Nigel Farage, al sito Byoblu.
Vengono trattati alcuni temi caldi, come il mancato referendum greco, la caduta dei governi di Grecia ed Italia, l'inadeguatezza dell'euro, l'inquietante introduzione di una nuova norma (Il MES), a cui dovranno adeguarsi tutti gli stati dell'UE, e molto altro ancora.
 
 
 
 

IL VATICANO CHIEDE UNA RIFORMA DEL SISTEMA FINANZIARIO E MONETARIO INTERNAZIONALE


…PROPRIO COME STA SCRITTO NELL'APOCALISSE DI GIOVANNI!!!
SEGUIRA' MARCHIO DEL NUOVO TIRANNO MONDIALE
SULLA FRONTE O SULLA MANO DESTRA!!!

ROMA

Il Vaticano chiede una «riforma del sistema finanziario e monetario internazionale», «una autorità pubblica universale» che governi la finanza.
Chiede «multilateralismo» non solo in diplomazia ma per «sviluppo sostenibile e pace».
Denuncia il rischio di una generazione di «tecnocrati» che ignori il bene comune.
Il Vaticano chiede inoltre di tornare al «primato della politica» sulla «economia e la finanza».
E tra gli obiettivi a medio termine propone la creazione di una Banca centrale mondiale.
Lo afferma un documento di Giustizia e pace sulla gravità della crisi mondiale in corso, pubblicato questa mattina.
L'autorità mondiale che governi la finanza, e la riforma del sistema finanziario che, in prospettiva dovrebbe portare a una Banca centrale mondiale, per il Vaticano deve «avere una impostazione realistica», essere «messa in atto con gradualità», per giungere a sistemi monetari e finanziari efficienti ed efficaci, mercati liberti e stabili, disciplinati da un «adeguato quadro giuridico».
Deve nascere da un «accordo libero e condiviso» e con una «fase preliminare di concertazione» per far emergere una «istituzione legittimata» e «super partes».
Tutto ciò viene prospettato nel documento "Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di una autorità pubblica a competenza universale", del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, una quarantina di pagine che sviluppano intuizioni e prospettive della dottrina sociale della Chiesa, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, presentato in sala stampa vaticana dal cardinale Peter Turkson e dal mons.Mario Toso, presidente e segretario di Giustizia e pace.
«Logica vorrebbe» per il Vaticano che questa autorità mondiale si sviluppasse «avendo come punto di riferimento l'Organizzazione delle Nazioni Unite».
Nella nuova autorità politica mondiale, dovrebbero convivere politiche di «governance» e di «shared government», cioè il coordinamento orizzontale e una autorità super partes.

2011.10.21 – LA LIBIA DI GHEDDAFY… MA QUANTE PERPLESSITA’!


Elettricità domestica gratuita per tutti

Acqua domestica gratuita per tutti
Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro
Il costo della vita in Libia è molto meno caro di quello dei paesi occidentali.
Per esempio il costo di una mezza baguette di pane in Francia costa più o meno 0,40 euro, quando in Libia costa solo 0,11 euro.
Se volessimo comprare 40 mezze baguette si avrebbe un risparmio di 11,60 euro.
Le banche libiche accordano prestiti senza interessi
I cittadini non hanno tasse da pagaren e l’IVA non esiste.
Lo stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro
La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel Gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i paesi occidentali continua a crescere
Il prezzo delle vetture (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault…) è al prezzo di costo
Per ogni studente che vuole andare a studiare all’estero, il governo attribuisce una borsa di 1 627,11 Euro al mese.
Tutti gli studenti diplomati ricevono lo stipendio medio della professione scelta se non riescono a trovare lavoro
Quando una coppia si sposa, lo Stato paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati)
Ogni famiglia libica, previa presentazione del libretto di famiglia, riceve un aiuto di 300 euro al mese
Esistono dei posti chiamati « Jamaiya », dove si vendono a metà prezzo i prodotti alimentari per tutte le famiglie numerose, previa presentazione del libretto di famiglia
Tutti i pensionati ricevono un aiuto di 200 euro al mese, oltre la pensione.
Per tutti gli impiegati pubblici in caso di mobilità necessaria attraverso la Libia, lo Stato fornisce una vettura e una casa a titolo gratuito.
Dopo qualche tempo questi beni diventano di proprietà dell’impiegato.
Nel servizio pubblico, anche se la persona si assenta uno o due giorni, non vi è alcuna riduzione di stipendio e non è richiesto alcun certificato medico
Tutti i cittadini della libia che non hanno una casa, possono iscriversi a una particolare organizzazione statale che gli attribirà una casa senza alcuna spesa e senza credito. Il diritto alla casa è fondamentale in Libia.
E una casa deve essere di chi la occupa.
Tutti i cittadini libici che vogliono fare dei lavori nella propria casa possono iscriversi a una particolare organizzazione, e questi lavori saranno effettutati gratuitamente da aziende scelte dallo Stato.
L’eguaglianza tra uomo e donna è un punto cardine per la Libia, le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.
 Ogni cittadino o cittadina della Libia si puo’ investire nella vita politica e nella gestione degli affari pubblici, a livello locale, regionale e nazionale, in un sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA (iniziando dal Congresso popolare di base, permanente, fino ad arrivare al Congresso generale del popolo, il grande Congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno) .
Se questo era lo stato di un dittatore non democratico allora preferisco la dittatura alla democrazia dei colonizzatori e alle GUERRE di pace!
Onore al Colonello Gheddaffi.
Stay Humam.
 

2011.10.19 – VISTO CHE AI DISABILI SONO STATI DIMEZZATI I FONDI…

link importante … fatelo girare….

  
Visto che ai disabili sono stati dimezzati i fondi a loro disposizione, mentre i nostri cari politici del CAZZO……… non si tolgono un fottuto centesimo dal loro "misero" stipendio per mandare l'italia a puttane, vorrei che..la gente capisse che i bambini disabili non hanno una malattia, la disabilità e' una condizione.
Essi non cercano cure, ma accettazione..e nemmeno pietà.
Solo rispetto.
Il 93% di persone non CONDIVIDERA' questo nella sua bacheca.
Farai parte del 7% che lo farà e lo lascerà almeno un giorno?
Fallo in favore di tutti i bambini con disabilità.
Io l'ho fatto e non intendo cancellarlo!!!!!!!!!!
 
 

 

 

2011.10.19 – AIUTATECI A TROVARE TANIA.

il giorno 18/10/2011 intorno alle ore 17 Tania Costaggiu (20 anni) si è allontanata dai suoi amici da Piazza Catalogna (Barcellona) senza più re-incontrarli!! Tania non ha con sé soldi, bagagli, né documenti e non si sa più nulla di lei! I suoi amici sono già imbarcati per il ritorno, e lei si trova lì da sola e senza nessun mezzo! vi prego contattate tutte le persone che potrebbero aiutarci! vi ringraziamo!!! Indossava una felpa maschile multicolore, dei pantaloni neri e delle scarpe da tennis nere con le strisce bianche con la scritta asics.

2011.09.24-NO ALLE CENSURE DEL REGIME ITALIANO!

Zago Cagliostro Moreno
 
NESSUN TELEGIORNALE HA AVUTO IL PERMESSO DI DIFFONDERE QUESTA NOTIZIA PASSIAMO PAROLA CON IL WEB
 
per il futuro
 
Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60.
Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo… il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.
In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.
Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet.
L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro.
Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali.
MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta.
In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.
ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.
Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.
Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l'Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l'Iran.
Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata "Punto Informatico" e il blog di Grillo.
Fatela girare il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica la "democrazia" è un concetto VUOTO.
Documentazione diffusa da Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
 
 
tratto da: clicca qui 

2011.09.22 – LICENZIATO PERCHE’ RIVELA IL TERRORISMO DI STATO DALL’INTERNO.

Stralci da un articolo di Paul J. Wilson tradotto da Pino Cabras.
Articolo completo: 
http://www.megachipdue.info/finestre/zero-11-settembre/6484-licenziato-perche-rivela-il-terrorismo-di-stato-dallinterno.html

 
di Paul Joseph Watson – Prison Planet.com
Traduzione di Pino Cabras

Un analista di intelligence della polizia britannica, al quale fu chiesto di creare una valutazione strategica riguardante le minacce terroristiche è stato licenziato quando ha detto ai suoi superiori che la minaccia di una "tirannia interna" era di gran lunga superiore a quella del terrorismo islamico, dopo aver scoperto che sia quello del 7 luglio 2005 sia quello dell’11 settembre 2001 sono stati degli attentati false flag (sotto falsa bandiera, NdT).

Tony Farrell, una laurea in statistica, ha lavorato per 12 anni come “analista di intelligence della polizia” presso la polizia del South Yorkshire. Il suo incarico consisteva nel fornire ogni anno una 'Matrice di valutazione delle minacce strategiche' volta a consentire alla polizia di scegliere le priorità nell’uso delle risorse e nelle attività.
Aspettandosi che Farrell rigurgitasse la tesi che gli estremisti musulmani costituivano la più grande minaccia, i suoi capi rimasero sbalorditi quando Farrell riferì invece che gli attentati di Londra del 2005 erano stati organizzati dai servizi segreti britannici e che la versione ufficiale era una "menzogna mostruosa".
«Qualcosa che non aveva sospettato nemmeno ‘nei suoi sogni più sfrenati’ a quel punto ha cominciato a svilupparsi», scrive Nick Kollerstrom. «Dopo aver letto gran parte delle testimonianze, disponibili ma non riportate pubblicamente, nonché altre prove relative ai fatti del 7 luglio, Tony ha scoperto che non poteva che concludere che la versione ufficiale del 7 luglio era “una mostruosa menzogna.”
Anziché verso gli attentatori suicidi della versione ufficiale, alla quale lui e tutti i suoi colleghi avevano creduto senza ombra di dubbio, si è reso conto che il peso delle prove puntava fortemente in direzione del fatto che il 7 luglio sia stato un evento orchestrato dai servizi segreti britannici più che qualsiasi altra cosa.»
Al veloce avvicinarsi del termine conclusivo entro il quale doveva presentare il suo rapporto all’Intelligence Strategic Management Board, Farrell ha lottato con la propria coscienza, ben sapendo che se avesse divulgato la sua tesi sul fatto che la tirannia interna e non il terrorismo interno o islamico fosse la principale minaccia, avrebbe potuto facilmente perdere il suo lavoro e con esso una carriera di 12 anni.
In un colloquio con il direttore dei dell’intelligence presso la polizia del South Yorkshire svoltosi il 6 luglio, Farrell avvertì che la sua scoperta sul fatto che il 7/7 era stato "deliberatamente progettato" da parte dello Stato minacciava di causare un «crollo totale della fiducia tra il governo e le masse.»
Dopo aver affermato che la minaccia proveniente dalla tirannia interna «superava di gran lunga» quella posta dal terrorismo islamico, il direttore dell’Intelligence che interloquiva con Farrell gli ha risposto così: «Tony, tu e io non potremo mai ottenere da loro che dicano la verità …. Noi siamo semplici soldatini del governo».
A Farrell venne detto che la sua conclusione non combaciava con il “Modello Nazionale di Intelligence” e che le sue convinzioni erano "incompatibili" con la sua posizione. Nonostante sia stato lodato per il suo eccellente servizio e nonostante che il direttore delle Finanze della polizia gli abbia detto che la sua conclusione "poteva essere giusta", Farrell è stato sollevato da ogni incarico il 2 settembre 2010.
Il suo caso è ora in appello presso un Tribunale del lavoro ed è stabilito che sarà ascoltato a Sheffield ai primi di settembre 2011.
La storia di Farrell ci ricorda che la consapevolezza del terrorismo sotto falsa bandiera è così diffusa che le persone all'interno sono ormai prossime alla realizzazione che l'intera guerra al terrore è una favola costruita in base a miti su inesistenti complotti di Al-Qa’ida.
Come abbiamo già sufficientemente documentato, ogni singola grande trama terroristica nel Regno Unito o negli Stati Uniti è stata progettata, provocata o addirittura messa in scena da elementi all'interno del governo.
Questa consapevolezza è ormai così diffusa che le persone oneste all'interno del sistema stanno scoprendo la verità e la fanno trapelare, nonostante i media dell’establishment si producano nei loro sforzi più intensi per demonizzare qualsiasi scetticismo nei confronti della versione ufficiale di un qualsivoglia grande evento equiparandolo alla malattia mentale.
Questa storia serve anche a
ricordare il grandissimo numero di professionisti equilibrati, rispettati, preparati e credibili che si sono pubblicamente esposti per denunciare le favole ufficiali che stanno sia dietro l’11/9, sia dietro il 7/7.

Fonte:


Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras
 

TRATTO DA: CLICCA QUI

 

 

2011.09.22 – 11 SETTEMBRE 2001, CHI HA PAURA DEL WOOLWORTH BUILDING?

 


Questo scritto nasce come prima parte di un lungo articolo, che in origine si intitolava "11 settembre, crisi finanziaria e nuovo ordine mondiale".
Per rendere però più agevole la lettura, e anche per non ingenerare possibili ambiguità interpretative, ho deciso di separare i due articoli rendendoli indipendenti l'uno dall'altro. (In realtà, comunque, le connessioni ci sono. L'11/9, l'attuale crisi e il NWO sono eventi strettamente collegati tra loro).
(La stesura è iniziata il 9 ottobre 2008, allo scoppio della crisi finanziaria e prima delle elezioni USA.)


 
11 SETTEMBRE, CHI HA PAURA DEL WOOLWORTH BUILDING?
erché ci sono due scuole di pensiero
(e io seguo la terza)

Dall'11 settembre 2001 il processo verso un nuovo ordine mondiale (New World Order), portato avanti con tanta dedizione per decenni interi senza sosta e nell'ombra, ha avuto un'accelerata spaventosa, di cui oggi stiamo vivendo alcuni aspetti con la crisi finanziaria mondiale.
Siamo in dirittura d'arrivo, credo, e stiamo perciò assistendo ad un crescendo di "fuochi d'artificio" in questa spettacolare messinscena a cui qualcuno ha lavorato con grande impegno e dispiego di energie.


 
-1-
CHI HA PAURA DEL WOOLWORTH BUILDING?

I pianificatori della “nuova Pearl Harbor” [1] hanno disseminato il più grande e spettacolare attentato della storia di prove della loro colpevolezza.
In genere un criminale si guarda bene dal lasciare le proprie impronte sulla scena del reato, fa di tutto per non farsi scoprire, magari pianificando per settimane o mesi ogni più piccolo dettaglio.
Invece l’11/9 è una sequela impressionante di errori, che hanno permesso a chiunque non sposi la Versione Ufficiale per partito preso di constatare come quegli attentati non possano essere opera di 19 dirottatori arabi, guidati da un fanatico in dialisi nascosto in una qualche grotta in medio oriente.
L’11/9 propone una sfilza talmente lunga di errori più o meno macroscopici [2] che è lecito chiedersi: “E se non fossero errori?”.
Se fossero tracce deliberatamente lasciate dai pianificatori di quella strage, proprio affinché qualcuno riconoscesse l’impossibilità della Versione Ufficiale che il governo USA avrebbe dato in pasto al mondo?
Questo dubbio, che ormai molti si pongono, non solo è legittimo, ma diventa di capitale importanza nel momento in cui riportiamo i “dettagli tecnici” dell’11/9 all’interno di una visione più ampia, che arriva fino ai giorni nostri.
Proviamo dunque a prendere spunto da uno di questi “dettagli” e ad allargare la riflessione sulla base dei dubbi e delle domande che esso pone.
Non considererò un dettaglio “qualsiasi”, uno di quelli (numerosissimi e certo importanti) che abbondano in qualunque sito si occupi di 11/9: considererò invece uno di quei dettagli di cui quasi nessuno parla.
Non i “debunker”, non i “complottisti” (odiose categorie create ad arte e su cui torneremo), non ovviamente i mass-media.
Solo qualche testardo “cercatore indipendente” ha provato a sollevare il velo di silenzio attorno all’elemento di cui sto per parlare: ma con scarsi risultati.
Il “dettaglio” è in realtà un edificio: il Woolworth Building, costruito nel 1910, che si erge per 241 metri al numero 233 di Broadway, a New York.

Posto proprio di fronte al complesso del WTC (World Trade Center), era un punto da cui si aveva una visione ottimale delle Torri Gemelle.
Nessun edificio si frapponeva tra il Woolworth e le Torri.

 

[woolworth-lineup.jpg]


Quella mattina di sette anni fa, tra le numerose segnalazioni di cittadini e di agenti presenti sul posto, ci sono anche varie “curiose” dichiarazioni che un volenteroso sito in inglese si è premurato di riportare, a futura memoria [3].
Queste registrazioni dimostrano che quel giorno qualcosa di molto strano accadde al Woolworth Building.
< "Qualcuno ha lanciato missili contro la Torre Nord del WTC dalla cima del vicino Woolworth Building." >
WNBC News
< "…abbiamo appena avuto una seconda esplosione, probabilmente un missile dal tetto del Woolworth Building."
>
Port Authority Police Officer
< "Stanno sparando al WTC dal Woolworth Building."
>
Radio Dispatch – NY Daily News
< "Il primo a cui pensano era un uomo che ha lanciato il missile dal Woolworth Building."
>
WTC Police Channel 07
< "Il Woolworth Building! Stanno lanciando missili dal Woolworth Building!"
>
Police Channel
< "…c’è stato un lancio di missile dal Woolworth Building." >
Police Officer, 09:18AM
< "la polizia ha notizia che un missile è stato sparato contro il WTC dal Woolworth Building" >
Alan Reiss, WTC Police Desk
< [Circa 45 metri dalla torre] "C’è stato un suono tipo “swoosh”, poi un’esplosione, ed era un suono molto basso. Era come se qualcuno, uno o due piani sopra di me, avesse lanciato un missile brandeggiabile a spalla." >
Lance Cpl. Alan Reifenberg
< "Appena girato l’angolo, ci fermammo, e un poliziotto venne verso di noi e disse “Li ho visti sparare un missile dall’edificio [Woolworth], ragazzi state attenti lassù." >
NYC Fireman

Anche il sito danese Terrorize.dk aveva riportato segnalazioni simili: fortunatamente diverse persone ne hanno fatto una copia, perché attualmente quel sito non è più on-line [4].
< "Il Detective Sergeant Zika riporta un probabile lancio di missile dal Woolworth Building e richiede di avere contatto NYPD per controllare il Woolworth Building." >
Alan T. DeVona, 0908
< "Nell’uscire dal veicolo il Detective Molina ci ha informati che il NYPD Citywide ha segnalato che un terzo aereo si stava avvicinando e che persone sconosciute stavano sparando dal Woolworth Building." >
Detective Sergeant Raymond DiLena
< "Ho sentito diversi rapporti su esplosioni secondarie di bombe, missili lanciati da edifici e altro." >
P.O. Anthony L. Croce
< "Al nostro arrivo al WTC, i sottoscritti presero contatto con il Detective D. Roger, il quale riportava che l’informazione iniziale era stata ricevuta da testimoni nei pressi di West Broadway e Barclay Street, secondo cui un missile è stato probabilmente lanciato dall’American Express Building contro la Torre 1." >
Dennis P. Stafford
< "In quel momento il Detective DeMello e io eravamo all’intersezione tra Barclay e Greenwich, quando tre uomini bianchi non identificati vestiti da business-men corsero verso di me e iniziarono a gridare che un missile era stato sparato contro la Torre 2 dalla cima del Woolworth Building. Guardai su verso il tetto del Woolworth Building e sembrò ci fosse del fumo proveniente dal punto più alto dell’edificio. Quindi il Detective DeMello e io corremmo verso il Woolworth Building. Appena entrammo, chiesi subito del capo della sicurezza. Un uomo bianco non identificato in uniforme di sicurezza ci corse incontro e ci chiese come poteva aiutarci. Gli dissi che avevo bisogno di un ascensore sicuro per raggiungere il tetto, la sua risposta fu “Seguitemi”. Ci recammo verso degli ascensori quando si aprì la portiera di un’auto. Due uomini si fermarono fuori dall’ascensore. Un uomo in apparenza ispanico si identificò come il sovrintendente alla sicurezza; mostrava una ID card sulla maglia. La guardia di sicurezza sembrava conoscerlo così gli credemmo. Lui affermò che il tetto era sicuro. Gli dissi che avevamo avuto segnalazioni secondo cui un missile era stato sparato dal tetto di quell’edificio e lui ci assicurò che non era un missile, ma un aereo, un grosso aereo. Ci garantì inoltre di essere stato sul tetto quando esso si schiantò contro la Torre 2. In quel momento lasciammo l’edificio e ci dirigemmo di nuovo verso Barclay Street." >
R.P. Mendenhall
< "Membri del JK Detective Squad stavano prendendo copertura quando pervenne una trasmissione da New York City Radio, secondo cui “Stanno sparando dal Woolworth Building”. Furono fatti ripetuti tentativi per utilizzare PAPD 800 MHz per confermare questo ma tutti i tentativi fallirono." >
Detective Sergeant Thomas Bomengo
< "Avviso [inudibile]… c’è qualcosa… sembra un missile proveniente dalle pareti del [inudibile]… il secondo edificio."
>
PADP Officer
< "Il Woolworth Building! Stanno sparando contro il WTC dal Woolworth Building!"
>
MALE C
< "E’ un missile o… è qualcosa che ha a che fare col Woolworth Building [inudibile]." >
Greg at Trade Center
< "PAPD-DESK: Potete mandare delle unità al Woolworth Building per controllare il tetto? C’è un possibile… dicono che era… abbiamo appena avuto una seconda esplosione, probabilmente un missile dal tetto del Woolworth Building.
FEMALE OPERATOR: Il Woolworth Building? PAPD-DESK: Sì, a… a Broadway."
>
< "MALE: [sovrapposizione] Canale-W, qui è otto-cinque, otto-cinque… [sovrapposizione/inubile] che segnalano possibili missili [inudibile] dal.. dal Woolworth Building. MALE: PPG(?), se stai monitorando la discussione qui [inudibile] che controllino il Woolworth Building, [inudibile] copia." >
< "Quando ci avvicinammo, il secondo aereo si schiantò. Le strade erano intasate, come a capodanno in Times Square. Eravamo a circa un isolato quando colpì. Quando uscimmo un poliziotto ci disse di aver visto un razzo che proveniva dal Woolworth Building colpire la Torre. Io dissi “Oh mio Dio. Come possiamo combattere questo incendio se ci stanno sparando addosso?"" >
Firefighter Pete Fallucca, Engine 16, East 29th St.
< "Qualcuno diceva che ci stavano colpendo con razzi sparati dal Woolworth Building. All’inizio non sapevamo che fosse un aereo." >
Sal D’Agostino, Firefighter
 
 

In sostanza, numerose dichiarazioni, tra cui molti rapporti di poliziotti e pompieri, affermano che dal Woolworth Building fu lanciato qualcosa come un missile che colpì le Torri.

 

Diverse persone testimoniano di avere udito il suono di un missile, partito da qualche piano elevato o dal tetto dell’edificio.
Sono affermazioni sconcertanti.
Perché nessuno ne parla?
Perché sono state relegate sotto il velo dell’oblio?
Ma non è finita: il Woolworth è stato teatro di altri fatti “anomali” quel giorno, tra cui inspiegabili incendi sul tetto (di cui esistono anche testimonianze filmate), uno proprio nell’angolo da cui sarebbero stati lanciati i missili di cui parlano i testimoni [5].
Ben pochi siti di “contro-informazione” ne hanno parlato.
Personalmente ho trovato il link a Orbwar.com grazie alle segnalazioni di due utenti di LuogoComune.net, che in quattro diverse occasioni hanno cercato di portare l’attenzione su questo “edificio dei misteri”.
Ma nessun sito o blog italiano, che io sappia, ha affrontato realmente l’argomento Woolworth Building, se non MarioRossi.net [6].
Sorgono interrogativi importanti.
Cosa accadde davvero quel giorno? Cosa successe al Woolworth Building e perché tutte le segnalazioni che lo riguardano sono cadute nel dimenticatoio?
Forse, se è vero che l’edificio 7 del WTC può essere la “pistola fumante” [7] che demolisce la Versione Ufficiale, il Woolworth potrebbe essere la pistola fumante che smaschera i veri responsabili di quel crimine.
L’11/9 è stato uno spettacolo pirotecnico grandioso, andato in scena in diretta sul palcoscenico del mondo; un evento di una tale portata emotiva da riuscire a narcotizzare il raziocinio di milioni di persone per lungo tempo. Non mi vergogno ad ammettere che io ero una di queste.
-2-
TESI, ANTITESI, SINTESI

Ogni buon ricercatore indipendente ha nel suo block-notes mentale una serie di “citazioni notevoli”, che aiutano a mettere un po’ d’ordine in un quadro, volutamente caotico e frammentato, come quello della storia che stiamo vivendo: una storia fatta di potenti che giocano su uno scacchiere nascosto agli occhi delle popolazioni, e che ci mostra solo i pezzi che i giocatori vogliono farci vedere, o i pezzi “decaduti”, mangiati perché hanno fatto il loro tempo e non servono più.
Alcune di queste citazioni tornano utili nella presente riflessione, per esempio quella relativa alla dialettica formulata dal filosofo Hegel: “Tesi, antitesi, sintesi”.
Forse però questo concetto non è stato sviscerato fino in fondo, anche se sono sempre più le persone che si accostano al problema con il “distacco emotivo” che una tale situazione richiede.
Per molti non sarà una novità riconoscere nella Sintesi proprio il Nuovo Ordine Mondiale.
Ma che dire della Tesi e dell’Antitesi?
Che dire delle modalità con cui si vuole realizzare la Sintesi finale?
Ci sono molte tesi e antitesi sul cammino verso il NWO: e non può essere altrimenti, perché questo meccanismo ormai ben collaudato, che si basa in sostanza sul “Divide et impera”, sta al fondamento di ogni potere centralizzato che voglia sopravvivere.
Facisti e comunisti, ecologisti e consumisti, interisti e milanisti, debunker e complottisti… quante divisioni vi vengono in mente, create o comunque alimentate da quello stesso potere che ne trae vantaggio (con somma gioia e sberleffo di chi detiene le redini del gioco)?
A livelli diversi, da quello più banale a quello politico, da quello economico a quello religioso, viviamo in un perenne stato di “dualità indotta”, nel quale le persone che scelgono di sottrarsi a questo gioco truccato in partenza vengono derise, ignorate, perseguitate, demonizzate, escluse insomma dalla “normalità edulcorata” imposta dal sistema.
Questo lungo excursus teorico serve ad inquadrare il discorso sul NWO all’interno del più vasto e generale meccanismo di controllo tipico del potere, e delle dinamiche con cui esso si esplica.
Perché sono sempre le stesse, e mirano a far sì che la gente ci caschi ogni volta.
Tesi e antitesi, si diceva.
Dunque proviamo ad inserire i dubbi che ho esposto a proposito del Woolworth Building in questo quadro.
Perché le testimonianze inerenti il Wollworth non compaiono tra gli indizi portati contro la Versione Ufficiale dai maggiori siti del cosiddetto “9/11 Truth Movement”?
Potrebbero esserci diverse spiegazioni, ma nessuna mi appare convincente.
Addirittura qualcuno potrebbe pensare: “E’ giusto che un fatto collaterale come questo non venga presentato tra gli indizi principali contro la V.U., e poi vuoi mettere? Già il movimento per la verità è deriso per via di quei visionari del no-plane e quegli altri degli ufo, se ci mettessimo a dire che quel giorno hanno sparato missili contro il WTC da un edificio vicino, sai che risate si fa la gente? E addio credibilità del Truth Movement!”
Ora, io non so se qualcuno potrebbe addurre una simile obiezione, ma la cosa non mi stupirebbe affatto. Questo mantra della “credibilità del movimento” è qualcosa di molto sottile, e più ci si ragiona sopra e più inizia a puzzare.
Nel mare magnum della disinformazione sull’11/9, le precauzioni non sono mai troppe.
Soprattutto quando si inzia ad indagare sulle possibili manipolazioni e infiltrazioni del Truth Movement.
Che il movimento per la verità sull’11/9 possa essere manipolato è qualcosa di molto reale: d’altra parte, non sarebbe certo la prima volta che un movimento d’opinione nato spontaneamente, dopo aver acquisito voce e spazio mediatico, viene cavalcato da furbastri che fino al giorno prima lo ignoravano, o addirittura osteggiavano.
In Italia abbiamo abbondanza di esempi, anche recenti [8].
E’ ovvio che a qualcuno possa tornare utile tentare di manipolare una protesta popolare per i suoi scopi, non foss’altro per accaparrarsi un nuovo bacino di voti: così facendo, si fa deviare la protesta dai suoi fini originari, indebolendone le richieste, assimilando le persone che in buona fede credono che così il movimento possa magari “avere più voce”.
Tutt’altra cosa, ovviamente, è l’infiltrazione del movimento fin dalla sua nascita. Qui si aprono scenari del tutto differenti.
I dubbi si moltiplicano, in questo caso [9].
Su LuogoComune.net è stata aperta una discussione nei forum proprio su questo secondo scenario [10].

E’ estremamente difficile parlare di questi argomenti.
Molti temono che così si faccia solo “il gioco dei debunker”, che si lavori contro gli interessi del Truth Movement, che ha bisogno di unità e non di divisioni interne…
Ma se c’è qualcosa di poco chiaro nel movimento, voglio saperlo, e farlo sapere.
Se ci sono infiltrazioni, o se addirittura tutto l’11/9 è stato pianificato perché si creasse un movimento di opposizione alla Versione Ufficiale neo-con, chiudere gli occhi risulta più deleterio che aprirli e parlarne pubblicamente.
Che il Truth Movement si presenti, consapevolmente o no, come protesta al regime neo-con, è un fatto che va preso seriamente in considerazione, specialmente alla luce di quanto stiamo vivendo oggi.
Già ai tempi delle prime conferenze italiane sull’11/9, come quella ormai storica di Bologna [11], qualcuno tra i più smaliziati avanzò alcune perplessità: per esempio facendo notare certi richiami perché il movimento americano diventasse un partito (!), o l’insistenza della richiesta per una commissione internazionale capeggiata da Chavez e altri leader mondiali con “garanzia” di non essere neo-cons… [12].
Come a dire: Bush è il demonio, i neo-cons sono i soli responsabili dell’11/9, buttiamoci nelle mani dei loro avversari. Si chiama specularità del potere, ed è un ottimo meccanismo, sempre basato sulla “dualità imposta”, per ingannare la gente.
Che Bush rappresenti ciò che di peggio un’amministrazione possa essere, non ci piove.
Che i suoi apparenti avversari internazionali siano perciò il bene, è qualcosa di troppo grosso per poterci credere.
Chi sta spingendo affinché le sacrosante rivendicazioni del movimento per la verità sull’11/9 prendano i connotati di una protesta internazionale contro l’amministrazione neo-con?
Chi ha fatto in modo che i neo-cons si abbuffassero di ricchezze e potere, specialmente dall’11/9, in modo così plateale e sfacciato, quasi a invogliare la reazione avversa anche dei più “tiepidi”?
Qualcuno sta facendo in modo che questa amministrazione cada, e forse che con lei cada il modello nordamericano come prodotto malefico di decenni di rapacità repubblicana?
Chi ha interesse a far credere che l’11/9 sia stato un inside-job orchestrato dai soli neo-cons?
Le responsabilità neo-con sono evidenti, ma sarebbe ingenuo pensare che dietro un’azione simile non ci siano persone ben più potenti, che agiscono nell’ombra senza metterci la faccia.
Chi sta spingendo antitesi contro tesi per ottenere la sintesi finale?
Queste domande si fanno più pressanti ogni giorno che passa, oggi più che mai con l’attuale crisi finanziaria mondiale, la peggiore della storia.
 
Non sostengo infatti che l’11/9 furono sparati missili dal Woolworth e che ci sia stato un insabbiamento di questo fatto da parte del Truth Movement.
Lungi da me una simile idea, peraltro piuttosto strampalata.
Il mio intento è solo quello di poter stimolare una riflessione di portata generale, su eventi le cui conseguenze stiamo vivendo con grande impatto ancor oggi, partendo da un particolare poco noto anche tra coloro che non accettano più la Versione Ufficiale governativa.
Non so cosa sia accaduto davvero quel giorno, ma proprio per questo vorrei che si cercasse di fare chiarezza su tutti gli aspetti oscuri e ambigui che permangono ancora a distanza di 8 anni.
Qualunque risultato possano portare.





TRATTO DA: CLICCA QUI

2011.09.22 – MOVIMENTU DE LIBERATIONI NATZIONALI SARDU

Martin Luther King:
"Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione
che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla perché è giusta!"
 
Il MLNS agisce, in qualità di soggetto di Diritto Internazionale, in nome di un intero Popolo e questo può essere considerato inpopolare…ma ritiene che è arrivato il momento di lasciare ogni indugio e agire con forza e decisione contro lo stato straniero occupante italiano prima che sia troppo tardi. Se non si ottiene l'indipendenza alla svelta il Popolo Sardo ha i giorni contati !!! Il nostro è un programma di assoluta "rottura" con lo stato italiano che ci ha colonizzato.
 

 
16.09.2011
 
L'UNIONE SARDA
Cronaca Regionale
 
Indipendentisti – «Un Movimento di liberazione»
 
Venerdì 16 settembre 2011
 
Si chiama Movimentu de liberatzioni natzionali sardu, ma non è un nuovo partito indipendentista: «Semmai un contenitore in cui altri potranno confluire e collaborare», spiega il presidente Sergio Pes, «perché il Movimentu sarà costituito come un soggetto di diritto internazionale. Potrà perciò chiedere il riconoscimento all'Onu della nazione sarda, disconoscendo l'occupazione italiana». «Sarà in contatto costante con i movimenti di liberazione baschi, catalani, scozzesi, e di regioni italiane come il Veneto», sottolinea durante la presentazione alla stampa Doddore Meloni, leader di Malu entu, che è tra i fondatori. Il Movimentu, precisa Pes, «vuole riaffermare la piena sovranità del popolo sardo, e si scioglierà quando i sardi, con libere elezioni, eleggeranno i loro governanti al di fuori dell'autorità dello Stato italiano».
 

 
13.09.2011 
 
PRESENTAZIONE
de su MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU
 
Domani 14 Settembre 2011 subito dopo la fine della Conferenza Stampa indetta da
Giacomo Meloni alle ore 10.30 , nella saletta dell'hotel Mediterraneo in Cagliari
( ma non inerente con la nostra conferenza stampa, anche se dalle caratteristiche
politiche ideologiche similari) verra' presentata la nascita de su MOVIMENTU DE
LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU presieduto dal Presidente , Sergio Pes, dal vice-
Presidente Francesco Pascalis, dai componenti il direttivo Mauro Senis, Felice
Pani , Onorato Scanu e Doddore Meloni.

 
31.08.2011
 
Il giorno 31.08.2011 un gruppo di patrioti Sardi ha dato vita a su “MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIUNALI SARDU”; il Movimento di Liberazione Nazionale del Popolo Sardo.
Il MLNS non è un partito politico ne’ un movimento culturale; il MLNS è stato costituito come Soggetto di Diritto Internazionale, pertanto diviene destinatario legittimo delle norme di diritto internazionale, agisce al pari di uno Stato e si propone di creare le condizioni “ giuridiche e materiali” per poter esercitare il diritto di autodeterminazione del Popolo Sardo come già previsto dal diritto internazionale.
Quindi agisce e si qualifica sempre e necessariamente nell’ambito della legalità, soprattutto internazionale, ed è legale disconoscere l’autorità di uno stato occupante presente con la forza e che impedisce l’esercizio del diritto di Sovranità del Popolo Sardo.
Il MLNS agisce contro l’attuale ordinamento giuridico in quanto la Nazione Sarda è occupata da uno stato straniero, quello italiano, e questo è illegittimo e illegale.
Il MLNS, infatti, non riconosce l’autorità delle istituzioni straniere italiane presenti sui territori occupati della auspicata Repubblica di Sardegna perché agiscono in difetto assoluto di giurisdizione ( il giudice straniero italiano infatti giudica in nome del popolo italiano e mai potrà giudicare un cittadino del Popolo Sardo in nome del Popolo Sardo e soprattutto nell’ambito territoriale della nostra Patria; tutto ciò lo può fare come atto di forza perché autorità occupante la nostra Terra e pertanto illegale.
Ripristinare la legalità è un dovere nei confronti del Popolo Sardo
e il ripristino della legalità nel territorio della nostra amata Patria è il nostro primo scopo.
La legalità si ripristina con la liberazione dallo stato straniero occupante e  con il ripristino della totale Sovranità esercitata solo ed esclusivamente dal Popolo Sardo.
La Sovranità si eserciterà solo quando il Popolo Sardo eleggerà liberamente i propri rappresentanti secondo le norme, gli usi e i costumi che esso deciderà.
Appena raggiunto questo determinante obiettivo lo stesso MLNS rimetterà a tali rappresentanti il proprio mandato perché avrà concluso il proprio compito.
Quando sarà ripristinata la legalità, con il pieno diritto di Sovranità per il Popolo Sardo, sarà necessario avviare una Costituente e lavorare per le nuove prime libere elezioni degli organi rappresentativi.
Fatto questo il MLNS cesserà di esistere avendo raggiunto il suo scopo e si metterà a disposizione dei nuovi membri eletti dal Popolo Sardo.
Il MLNS collaborerà parecchio col MLNV di cui tuttora faccio parte con la qualifica di Procuratore Delegato e come membro permanente del Direttivo;  ci si aiuterà a vicenda in questa lotta, per la liberazione delle nostre rispettive Patrie….E CI RIUSCIREMO !!!!!!    
Sergio Pes (Presidente MLNS)
 

2011.09.13 – TESSERA CITY / QUADRANTE DI TESSERA – LA SPECULAZIONE – VERSIONE INTEGRALE

Su segnalazione di Enzo TRENTIN – ACCADEMIA DEGLI UNITI, riportiamo:
Il presente documentario, "Tessera City: sviluppo – speculazione?" è stato fortemente voluto dall'associazione AmicoAlbero, dalla Lipu e dall'Ecoistituto del Veneto Alex Langer.
La regia e la costruzione del documentario, è stata effettuata da Multi Media Records, specializzata in edizioni e divulgazioni televisive.
Hanno partecipato in qualità di esperti il prof. Stefano Boato, docente dello IUAV di Venezia, e Luca Mamprin, dottore forestale, presidente dell'associazione AmicoAlbero.
Questo filmato rappresenta la voce "contro" rispetto a quella del Comune di Venezia, che in questi giorni sta organizzando degli incontri a livello di Municipalità per spiegare ai cittadini il PAT, di cui Tessera City, o Quadrante di Tessera ne rappresenta uno dei cardini. Ma non ci vogliamo divulgare molto, sarà più interessante seguire le due parti del filmato. Se quanto verrà detto risulterà condivisibile allo spettatore, noi siamo qui a chiedere semplicemente di farlo conoscere a quante più persone possibili.
Solo conoscendo l'altra faccia della medaglia, si potrà comprendere appieno verso quale abisso l'amministrazione del Comune di Venezia sta trascinando questi preziosi territori, nel nome della speculazione, della cementificazione, dell'arricchimento di pochi .
Buona visione.
L'Associazione AmicoAlbero
 
 
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2011.09.11 – GLI ATTENTATI ALLE TORRI GEMELLE E AL PENTAGONO

1024px-UA_Flight_175_hits_WTC_south_tower_9-11_editGli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati una serie di quattro attacchi suicidi, organizzati e realizzati da un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qāʿida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America, spesso citati dall'opinione pubblica come i più gravi attentati terroristici dell'età contemporanea.
La mattina dell'11 settembre 2001 diciannove affiliati all'organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica al-Qāʿida dirottarono quattro voli civili commerciali.
I terroristi fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea venne dirottato contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre causarono circa tremila vittime.
Nell'attacco alle torri gemelle morirono 2.752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti.
La maggior parte delle vittime era civile; settanta le diverse nazionalità coinvolte.
Gli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando la "guerra al terrorismo" e attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver volontariamente ospitato i terroristi.
Il parlamento statunitense approvò lo USA PATRIOT Act mentre altri stati rafforzarono la loro legislazione anti-terroristica, incrementando i poteri di polizia.
Le borse rimasero chiuse quasi per una settimana, registrando enormi perdite subito dopo la riapertura, con quelle maggiori fatte registrare dalle compagnie aeree e di assicurazioni.
L'economia della Lower Manhattan si fermò per via della distruzione di uffici del valore di miliardi di dollari.
I danni subiti dal Pentagono furono riparati un anno dopo e sul luogo fu eretto un piccolo monumento commemorativo.
La ricostruzione del World Trade Center è invece stata più problematica, a seguito di controversie sorte riguardo ai possibili progetti e sui tempi necessari al loro completamento.
La scelta della Freedom Tower per la ricostruzione del sito ha subito ampie critiche, conducendo all'abbandono di alcune parti del progetto originario.
Le vittime degli attentati furono 2 974, esclusi i diciannove dirottatori: 246 su quattro aeroplani (87 sul volo American Airlines 11, 60 sul volo United Airlines 175, 59 sul volo American Airlines 77 e 40 sul volo United Airlines 93; non ci fu alcun superstite), 2 603 a New York e 125 al Pentagono.
Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.[32] Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono.
Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.
Il NIST ha stimato che circa 17 400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey (l'"Autorità portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una presenza media di 14 154 persone sulle Torri Gemelle alle 8:45 del mattino.
La gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuò in sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto della torre meridionale.
Al contrario, 1 366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della torre settentrionale; secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del collasso della torre.
Quasi 600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella torre meridionale.
Almeno 200 persone saltarono dalle torri in fiamme e morirono, come raffigurato nella emblematica foto The Falling Man ("L'uomo che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia di metri più in basso.
Alcune persone che si trovavano nelle torri al di sopra dei punti di impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.
Le vittime tra i soccorritori furono 411.
Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici; il New York City Police Department (la polizia di New York) perse 23 agenti, il Port Authority Police Department (la polizia portuale) 37. I servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105 del WTC 1, perse 658 impiegati, più di qualunque altra azienda.
La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.
Dopo New York, lo Stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con la città di Hoboken a registrare il maggior numero di morti.
È stato possibile identificare i resti di sole 1 600 delle vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa 10 000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere collegati alla lista dei decessi».
Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di composti tossici (quali amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World Trade Center.
La gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri – che investirono tutta la punta sud dell'isola di Manhattan – fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle normali attività della città così gravemente ferita.
A seguito degli attacchi, negli Stati Uniti e nel mondo sono stati sollevati diversi dubbi circa il reale svolgimento dei fatti e sono state formulate numerose teorie difformi da quelle comunemente accettate, generalmente configurabili come teorie del complotto.
Tali dubbi e teorie hanno dato luogo a innumerevoli dispute e controversie circa la natura, l'origine e i responsabili degli attentati, contestando il contenuto dei resoconti ufficiali circa l'accaduto e suggerendo, tra l'altro, che persone con incarichi di responsabilità negli Stati Uniti fossero a conoscenza del pericolo e che deliberatamente avrebbero deciso di non prevenirli, o che individui estranei ad al-Qāʿida avrebbero partecipato alla pianificazione o all'esecuzione degli attacchi.
Una delle più diffuse teorie pone in dubbio che gli edifici colpiti a New York siano crollati per conseguenza del solo impatto degli aerei e degli incendi che ne sono seguiti.
Tuttavia, la comunità degli ingegneri civili concorda con la versione che vuole il collasso delle Torri gemelle provocato dagli impatti ad alta velocità degli aviogetti e dai conseguenti incendi, piuttosto che da una demolizione controllata della quale non è mai stata fornita alcuna prova.
Tracce di esplosivi di nano-termite sono stati individuati tra i detriti delle Twin Towers del World Trade Center di New York. Sì, proprio le Torri, quelle Torri che l’opinione pubblica americana e non è stata indotta a credere siano state abbattute dal più terribile e spettacolare attentato terroristico della storia.
Analizzando numerosi detriti raccolti subito dopo il crollo, il Dr. Steven Jones, professore di Fisica della Brigham Young University, coadiuvato da un team internazionale composto da nove scienziati, ha individuato chiaramente residui di esplosivo nano-termite, generalmente usato per scopi militari e per le demolizioni controllate degli edifici.
Dopo un rigoroso processo di peer-review, la notizia della scoperta e la relativa documentazione sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Bentham Chemical Phisics Journal, una delle testate più accreditate e rispettate negli U.S.A.
In sintesi, come già dimostravano (per chi aveva gli occhi attenti per capirlo) alcuni filmati girati durante il crollo, è possibile adesso affermare ufficialmente che a determinare il crollo delle Twin Towers non sono stati gli aerei che le hanno colpite, ma tutta una serie di cariche di esplosivo piazzate con estrema perizia e maestria in numerosi punti dei due edifici.
Non ditemi che c'e gente che crede ancora che la causa è stata il dirottamento.
Anche i bambini di 10 anni lo sanno, che è stata l'ennesima menzogna mondiale.
Serviva una scusa per dichiarare la guerra ,e costi quel che costi l'hanno trovata.
www.lonesto.it
 
 

2011.09.06 – TRAGEDIA A TORINO – MUORE NELLA MACCHINA DOVE VIVEVA DOPO LO SFRATTO

TORINO – Ieri mattina Anna Maria lo ha chiamato una, due, tre volte: «Silvio, svegliati». Lo ha scosso, ma l’uomo non ha risposto: «Gli ho preso il polso ma non ho sentito il battito». Uscita dall’auto, Anna Maria ha telefonato con il cellulare: «Non c’era credito ma ho composto il numero d’emergenza e ho chiamato l’ambulanza». Poi la donna è rientrata nella vecchia Fiat Punto e ha accarezzato il volto del fratello maggiore: «Non lasciarmi sola», ha implorato. Però Silvio Garino, 65 anni, non respirava più. Morto nel sonno durante la notte, forse per un infarto, secondo il medico legale Paolo Guizzardi. Disteso sul sedile posteriore di quell’auto che per lui e la sorella Anna Maria, di due anni più giovane, era diventata la casa.
Perché a fine maggio i due erano stati sfrattati per morosità da quel piccolo appartamento di Cirié, non pagavano più l’affitto e le bollette, la luce era stata tagliata. Non avevano un quattrino e «si erano ridotti a vivere come barboni», dice ora chi li conosce. «Non è vero – ha spiegato la donna al capitano Roberto Capriolo, comandante della compagnia di Venaria che ha competenza su Lanzo Torinese, centro di mezza montagna dove la coppia si era rifugiata -. Noi non abbiamo mai chiesto l’elemosina, non siamo dei mendicanti e nonostante le difficoltà di questi ultimi mesi, abbiamo sempre mantenuto, per quanto ci è stato possibile, un comportamento dignitoso». La donna giura che il periodo buio sarebbe finito presto: «Avevamo fatto domanda per la pensione e ci era stato promesso che l’avremmo ottenuta, così da poterci permettere di nuovo un alloggio».
A Cirié, cittadina a Nord di Torino, poco più di quindicimila abitanti, Silvio e Anna Maria erano conosciuti: «Per anni hanno gestito un bar-tavola calda. Ci sapevano fare, erano affiatati: lui serviva, lei cucinava», ma poi le cose sono andate male. «Siamo stati costretti a chiudere. Non riuscivamo più a pagare i fornitori, avevamo dei debiti, abbiamo anche avuto dei problemi nel lasciare l’attività» ed è stato il tracollo. «All’inizio – spiega Anna Maria – e in attesa di una sistemazione, abbiamo alloggiato per due settimane in una pensione. Poi, finiti i nostri pochi risparmi, siamo andati via e ci è rimasta solo l’auto».
Scosso Francesco Brizio, sindaco di Ciriè: «Mi chiedo perché – dice – non si siano rivolti ai servizi sociali del Comune, li avremmo certamente aiutati». Forse per vergogna, per un sussulto di dignità: «C’è da comprenderli – riferisce un vecchio cliente del bar trattoria -. Silvio, in particolare, era una persona orgogliosa e nascondeva a tutti la sua condizione di indigenza. Non a caso a dormire andavano a Lanzo, qualche chilometro fuori da Ciriè, perché temevano che qualcuno potesse accorgersi del loro dramma». A Lanzo, sempre nello stesso parcheggio di via Loreto «perché – ha spiegato Anna Maria ai carabinieri -, a Loreto c’é la casa della Madonna e io in questi mesi ho sempre pregato perché anche noi potessimo trovare una sistemazione». Una casa, una pensione, tornare alla normalità, invece «di girare, dopo l’orario di chiusura, per tutti i mercati della valle alla ricerca degli scarti che vengono abbandonati e che per noi erano il pasto», ha detto Anna Maria tra le lacrime. «Non ne potevamo più di frugare nei cassonetti, ma sempre stando attenti a non farci vedere da nessuno». Fratello e sorella, compagni in una vita che li ha visti sempre insieme, «nessuno di noi due si è mai sposato» e ora separati «dopo la disgrazia. Non c’è più il mio faro – conclude Anna Maria -, Silvio è sempre stato una guida, vorrei morire anch’io».
La donna, affidata ai servizi sociali già nella serata di ieri, è stata accolta in una comunità della zona, gestita proprio dalle religiose della congregazione «Santa Maria di Loreto», devote alla Madonna che Anna Maria ha pregato durante le notti trascorse in auto, in quel parcheggio di Lanzo, in via Loreto, «dove il mio Silvio – dice – se ne è andato per sempre».
 

2011.09.06 – DISUBBIDIèNTZIA

E Doddore MELONI, tanto per non lasciare nulla d'intentato per la liberazione della propria Patria, la Nazione Sarda, ha fondato un nuovo movimento DISUBBIDIèNTZIA.
Come non prendere ad esempio quest'uomo e le sue iniziative…forza Doddore, anche dalla Repubblica Veneta, speriamo presto liberata dal giogo italiano, ti giunga tutta la nostra solidarietà e gratitudine… qualunque cosa tu stia facendo per la tua Patria, per il tuo Popolo, aiuti anche tutti noi.
Che lo stato straniero italiano si senta sempre più circondato da Popoli pronti a rivendicare e a lottare per la propria libertà.
W IL POPOLO SARDO, W LA NAZIONE SARDA.
 
 

2011.08.22 – LA LOMBARDIA SI RIBELLA A BOSSI.

Giovedí 18.08.2011 22:45
 
di Fabio Massa
 
Altro che militanti veneti e bossi pontida 420autonomisti di Belluno. La Lega Nord è tutta un fermento anche nella sua Regione simbolo, la Lombardia. E per la prima volta l'antipatia dei militanti e di buona parte dei dirigenti non si appunta solo sull'ormai famoso "cerchio magico", e quindi sulla corrente che fa capo a Rosy Mauro e a Marco Reguzzoni, ma inizia a indirizzarsi sul Senatùr in persona. L'analisi che si fa in Lombardia, del resto, è spietata. Al di là della difesa d'ufficio davanti alle continue rimostranze di Roberto Formigoni, in un refrain infinito che dura ormai da oltre un anno, anche i meno avvertiti hanno ormai capito che i tagli agli enti locali, de facto, sono il contrario della ricchezza promessa ai territori del Nord grazie all'affermazione del federalismo. In più, il ceto medio e imprenditoriale, che elezione dopo elezione il Carroccio aveva eroso al Pdl, con l'ultima stangata si trova disorientato, arrabbiato, inferocito. A peggiorare la situazione il fatto che il partito ribolle per il taglio dei consiglieri, dei posti di potere in quegli enti nei quali la Lega stava lottando per entrare. Per questo motivo Bossi aveva parlato di "persone che nel movimento ragionano come i terroni".
In Lombardia, terra pragmatica, di quella che una volta era solo un'idea sussurrata, si inizia a parlare liberamente, apertamente: occorre sostituire il Senatùr. Il delfino c'è già, e si chiama Roberto Maroni, unito in un ticket di ferro (almeno per adesso), con Roberto Calderoli. "Qui rischiamo l'implosione come mai. Prima abbiamo perso Milano, adesso tassiamo tutti – si confida un dirigente leghista con Affaritaliani.it – Alle prossime elezioni sarà un bagno di sangue se non si fa qualcosa, e invece l'Umberto si mette a parlare di Brunetta, del nano di Venezia e continua con le sue inutili provocazioni". Secondo quanto risulta ad Affari, è proprio in Lombardia il laboratorio che ormai da tempo sta preparando il dopo-Bossi. Del resto, il futuro del partito è condizionato ai congressi dell'autunno: in quella sede si svolgerà l'ultima battaglia tra "cerchio magico" e "maroniti", con Reguzzoni che va all'assalto della segreteria di Giorgetti. Sta a Bossi decidere se vuole continuare ad essere il padre nobile del Carroccio o l'ennesimo caso di pensionato eccellente (e pure un po' scomodo).
 
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2011.08.22 – C’ERA UNA VOLTA IL “SENATUR”…

La normalizzazione della Lega e del suo leader si è completata.
E il declino del Pdl ha colpito anche il Carroccio.
Per diverse ragioni, a partire dalla crisi economica.
Eppure difficilmente Bossi potrà essere messo da parte
di ILVO DIAMANTI
 
Umberto Bossi
IL PASSAGGIO di Bossi in Cadore, per festeggiare il compleanno dell'amico Tremonti, insieme a Calderoli, è durato poco. Qualche giorno appena. Per l'incalzare della crisi, ma soprattutto, per paura dei fischi, delle proteste e dei contestatori. Così, niente interviste e niente conferenze stampa.
C'era una volta il SenaturUna nemesi: il contestatore contestato. Il portavoce della Protesta protestato. A casa propria (visto che il bellunese è culla del leghismo). Un tempo, invece, Bossi era costantemente (in) seguito da una comunità di giornalisti "specializzati". Soprattutto d'estate, in attesa di una provocazione quotidiana, che desse un po' di colore politico a una stagione altrimenti incolore.
E Bossi non deludeva mai. Sparava (verbalmente) contro l'Italia, i "vescovoni" e il Papa polacco. Contro Berlusconi, le destre e le sinistre – romane. Da qualche anno, però, nessuna sorpresa e meno giornalisti, a Ponte di Legno come in Cadore. La Lega non riserva più sorprese. Si è normalizzata. Tutti i politici, d'altronde, si sono un po' "leghizzati". Le sparano grosse per ottenere spazio sui media. Sul modello del Senatur nel comizio di ieri sera a Schio.
Poi, soprattutto, il declino del berlusconismo ha "colpito" anche la Lega. Che, come il Pdl e Forza Italia, è un "partito personale". Quantomeno: altamente "personalizzato". "Impersonato" dalla "persona" di Umberto Bossi, fin dai primi anni Novanta. Quando il Senatùr, dopo aver riunito
le diverse leghe regionaliste intorno al nucleo lombardo e dopo aver "epurato" tutti gli altri leader concorrenti, è divenuto il solo, indiscusso Capo della Lega. Unico riferimento strategico e simbolico. Unica bandiera. Più della stessa Padania (che egli, d'altronde, incarna).
Oggi, quella parabola pare essersi consumata. Nonostante che la Lega, negli ultimi anni, abbia riconquistato il peso elettorale di un tempo. Nonostante che, da dieci anni stia al governo, quasi ininterrottamente. E sia divenuta il "partito forte" della maggioranza. Eppure, da qualche tempo, pare finita in un cono d'ombra. Insieme al Capo. Per diverse ragioni.
a) La crisi di consenso della maggioranza, messa in luce dalle amministrative e dal referendum degli scorsi mesi, alimentata dalla bufera dei mercati.
b) Le difficoltà provocate dalle manovre finanziarie del governo, ultima quella discussa in queste settimane. Hanno alimentato l'insoddisfazione popolare, ma, soprattutto, hanno costretto la Lega a giocare un ruolo sgradito e innaturale. A indossare una sola maschera. Quella del "partito di governo". Che chiede sacrifici. Impone tasse. Senza contropartite, perché parlare di federalismo mentre si tagliano le risorse agli enti locali, anzi: mentre si tagliano migliaia di enti locali, è quantomeno ardito.
c) E poi c'è il problema di Bossi, la Persona intorno a cui ruota il partito Personale leghista. Non è più quello di un tempo. La malattia l'ha segnato profondamente. Anche se i segni del male e della sofferenza, esibiti apertamente e senza timidezza, hanno, per certi versi, rafforzato il carisma del Capo. Non solo tra i suoi "fedeli". Oggi, però, la debolezza del corpo appare sempre più un limite. All'esterno, perché Bossi insiste ad atteggiarsi come un tempo. Come se nulla fosse cambiato. La stessa canotta d'antan. E poi gli sfottò, le pernacchie, il dito levato. Come se fosse lo stesso degli anni Ottanta e Novanta. Ma non lo è più. Così, però, rischia di apparire patetico. Il peggio che possa capitare a un Barbaro orgoglioso come lui.
d) Inoltre, su di lui pesano i segni, più che i sospetti, dell'omologazione ai vizi della politica politicante. L'impressione di essere sensibile ai (e condizionato dai) consigli di un circolo esclusivo e ristretto di dirigenti (e di parenti). Per non parlare del "familismo", visto che il suo portavoce pare essere divenuto il figlio Renzo.
e) La sua debolezza "personale", però, sembra riflettersi anche all'interno del partito. Attraversato da tensioni centrifughe. Fra territori e leader, che corrono e si rincorrono, ciascuno per proprio conto. Talora, contro gli altri. Mentre cresce l'insoddisfazione degli elettori e degli stessi militanti, espressa in modo aperto all'adunata di Pontida dello scorso giugno.
Eppure è difficile, quasi impossibile, che Bossi possa venir messo da parte. Nessuno ne ha la forza, nel partito. E se lo stesso Bossi decidesse di uscire di scena, per propria decisione, difficilmente la Lega gli potrebbe sopravvivere, così com'è ora. Perché l'unica bandiera, l'unico mito fondativo, l'unico legame biografico: resta lui. Senza di lui, tutte le mille differenze locali e personali che oggi, faticosamente, coabitano nella Lega, rischiano di esplodere. Ostaggio di se stesso e del proprio passato, il Capo non è mai sembrato tanto solo.
 
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